28 March, 2024
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Nuovo tavolo di filiera, domani mattina, in Prefettura a Cagliari, alle 11.00, per tentare di trovare un’intesa sul prezzo del latte ovicaprino. Sarà presente il ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, con i rappresentanti della Regione Sardegna, le associazioni degli allevatori, i pastori, gli industriali e i responsabili delle cooperative.

Dopo il tavolo di filiera svoltosi ieri al Viminale, conclusosi senza un risultato per le distanze presenti ancora sul prezzo del latte (1 euro + iva la richiesta degli allevatori, 65 centesimi l’offerta degli industriali), oggi non ci sono state manifestazioni di protesta blocchi stradali, in attesa dell’esito del nuovo incontro in programma domani.

Le manifestazioni nei giorni scorsi si sono estese a macchia d’olio in tutta la Sardegna. Alleghiamo tre fotografie relative alla protesta messa in atto a Narcao, nella piazza Municipio, e due brevi video ed altre fotografie scattate a Sant’Antioco, dove alla protesta si sono uniti gli studenti.

 

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«Accogliamo con favore l’intenzione annunciata dal Governo di incontrare le parti in causa per affrontare le problematiche del comparto ovicaprino riunendo i rappresentanti delle associazioni di categoria e dei produttori, con lo scopo di ridare dignità ai pastori sardi; esprimiamo analogo apprezzamento per la convocazione al Mipaaft del tavolo di filiera del settore ovicaprino, per le ventilate ipotesi di istituire un organismo per monitorare il prezzo del latte e per gli interventi sul fronte creditizio e previdenziale, da attuare in collaborazione con l’Inps e con l’ABI.»

Così la Copagri alla luce delle odierne dichiarazioni del ministro dell’interno Matteo Salvini e all’indomani dell’incontro con il ministro Gian Marco Centinaio, svoltosi nell’ambito della visita in Sardegna del ministro, insieme al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e alla responsabile del dicastero per il Sud Barbara Lezzi.

«Ribadiamo che le remunerazioni ai pastori ristagnano, con prezzi compresi tra i 55 e i 60 centesimi al litro che non bastano nemmeno a coprire i costi di produzione e sono ben lontani dalla forbice richiesta dai produttori, compresa tra 90 centesimi e 1 euro al litro», spiega la Copagri, che ha partecipato all’incontro con il ministro Gian Marco Centinaio con il responsabile nazionale ovicaprino Pietro Tandeddu.

«Per questo motivo, riteniamo necessario intervenire attraverso l’Agea per ritirare almeno 20-25mila quintali di pecorino romano, in modo da favorire lo smaltimento delle giacenze, e individuare adeguati strumenti per garantire il rispetto dei programmi di autoregolamentazione della produzione da parte dei consorzi di tutela, partendo dal presupposto secondo cui gli strumenti attuali sono inefficaci in mancanza di linee guida riguardanti eventuali penalizzazioni ai danni di chi sfora», aggiunge la Copagri.

«Riteniamo inoltre prioritaria l’approvazione di norme che impediscano l’accesso ai finanziamenti pubblici a chi viola le regole, così come l’emanazione di un decreto ministeriale che obblighi gli acquirenti a comunicare agli stati membri i quantitativi di latte ricevuto, come previsto dal regolamento UE n. 1308 del 2013», conclude la Copagri.

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La rivolta del mondo agropastorale sardo non si ferma neppure dopo la visita del Premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio e del Sud Barbara Lezzi che ieri, all’aeroporto di Elmas, dove è sbarcato per partecipare ad una serie di incontri a Cagliari, hanno incontrato una delegazione dei pastori.

Stamane le manifestazioni di protesta sono proseguite in tutta l’Isola. Nel Sulcis ci sono stati tre momenti particolarmente significativi. Prima, a Santadi, dove i pastori hanno regalato il latte agli studenti dell’Istituto professionale statale per l’Agricoltura Sante Cettolini che da alcuni anni nel loro corso di studi hanno la produzione del formaggio; poi sulla SS 126, all’altezza della rotonda di Is Cordeddas, all’incrocio per Matzaccara e Tratalias, hanno versato sull’asfalto il latte contenuto in un’autocisterna e in alcune decine di bidoni, presente il sindaco di San Giovanni Suergiu Elvira Usai; da lì si sono trasferiti a Sirai, dove hanno raggiunto i colleghi che erano già pronti a mettere in atto un’altra manifestazione sul ponte della SP2, da dove hanno versato il latte contenuto in diverse decine di bidoni sulla SS 126.

Tutte le manifestazioni si sono svolte correttamente, sotto l’attento controllo dei carabinieri.

Alleghiamo un album fotografico delle manifestazioni di Is Cordeddas e di Sirai, un filmato che documenta il versamento del latte alla rotonda di Is Cordeddas e l’intervista con Alessio Lentini, uno degli allevatori protagonisti della protesta e tre filmati della protesta a Sirai.

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10218665726262249/

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10218665543257674/

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/pcb.10218665984708710/10218665787103770/?type=3&theater

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/pcb.10218665984708710/10218665919467079/?type=3&theater

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/pcb.10218665984708710/10218665942827663/?type=3&theater

 

 

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«Mentre la produzione di latte ovino cresce, i consumi interni e le esportazioni calano drammaticamente, e le remunerazioni ai pastori ristagnano, con prezzi compresi tra i 55 e i 60 centesimi al litro, che non bastano nemmeno a coprire i costi di produzione e sono ben lontani dalla forbice richiesta dai produttori, compresa tra 90 centesimi e 1 euro al litro.»

Così il presidente della Copagri Franco Verrascina in occasione dell’odierna visita in Sardegna del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, accompagnato dai ministri delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio e per il Sud Barbara Lezzi, facendo notare che «allo stato attuale un litro di acqua minerale ha un costo maggiore di un litro di latte».

«Vale la pena di ricordare che la Sardegna conta circa 12mila aziende agropastorali, le quali allevano 2,6 milioni di pecore, corrispondenti a quasi la metà del patrimonio ovino italiano, che forniscono oltre 3 milioni di quintali di latte, più del 50% del quale destinato alla produzione del Pecorino Romano, formaggio a denominazione d’origine conosciuto in tutto il mondo ed esportato prevalentemente negli Stati Uniti», sottolinea il presidente della Copagri.

«Quella che stanno vivendo da tempo i pastori sardi è una situazione di straordinaria emergenza, che necessita di risposte certe e immediate. Bisogna lavorare a delle soluzioni che possano dare ristoro nell’immediato, stanziando le necessarie risorse e valutando la possibilità di sospendere i mutui e i contributi e di ritirare dal mercato determinate quantità di prodotto; allo stesso tempo, bisogna ragionare su soluzioni di più ampio respiro che possano stabilizzare il comparto, quali la convocazione del tavolo di filiera nazionale, affinché si affronti seriamente la questione del prezzo e della programmazione produttiva, nonché quella dell’obbligo per gli acquirenti di latte ovino a comunicare mensilmente i quantitativi ricevuti», spiega Franco Verrascina.

«Bisogna inoltre verificare ed attenzionare le importazioni di prodotto dall’estero, per evitare il rischio che questi fenomeni causino dumping economico ai danni degli allevatori sardi», conclude il presidente della Copagri.

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La protesta dei pastori sardi contro il prezzo del latte troppo basso imposto dagli industriali, a 60 centesimi il litro, dilaga in tutta la Sardegna. Anche oggi manifestazioni di protesta sono state messe in atto in diversi centri, con blocchi stradali e riversamento di centinaia di litri di latte sull’asfalto. In alcuni casi forzato, dalle autobotti degli industriali, in tanti altri volontario degli stessi allevatori.

Una delle tante manifestazioni è stata messa in atto dagli allevatori del Basso Sulcis a Santadi, all’altezza della rotonda tra la SS 293 e la SP 79, davanti alla Cantina e al Caseificio. Alcune decine di allevatori hanno riversato sulla sede stradale diverse decine di bidoni di latte appena munto. Tutti si sono dichiarati decisi di andare avanti a oltranza, fino a quando non avranno avuto le risposte attese sull’adeguamento del prezzo del latte che, a 60 centesimi il litro, non copre neppure i costi di produzione. E proseguiranno nelle proteste nonostante l’annuncio dell’arrivo in Sardegna del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio che ha promesso un concreto intervento per andare incontro alle richieste degli produttori.

A fine mattinata una delegazione dei pastori si è recata ad Asseminello, quartier generale del Cagliari, dove hanno formato un cordone per impedire alla squadra rossoblu di partire per Milano, dove domani affronteranno il Milan. I calciatori hanno solidarizzato con i pastori ed alcuni di loro hanno rovesciato per terra il latte contenuto nei bidoni, insieme ai pastori. Solo allora questi ultimi hanno sciolto il presidio, consentendo alla squadra di recarsi all’aeroporto. L’obiettivo, quello di far parlare della loro legittima vertenza su tutti i media nazionali, anche quelli sportivi, è stato pienamente raggiunto, come si può constatare nelle TV e in tutti i principali giornali online.

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A meno di due settimane dal riconoscimento ufficiale dell’Organismo interprofessionale latte ovino sardo (Oilos) da parte del ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del Turismo, la Giunta Pigliaru ha approvato pochi giorni fa una delibera, proposta dall’assessore dell’Agricoltura Pier Luigi Caria, che finanzia con 100mila euro il programma di avviamento delle Organizzazioni interprofessionali. In Sardegna opera l’Oilos, un’associazione senza scopo di lucro, composta dai rappresentanti delle attività economiche connesse alla produzione del latte ovino ed alla trasformazione dei prodotti lattiero-caseari; costituita ufficialmente il 22 dicembre 2016 è stata appunto riconosciuta con decreto del ministro Gian Marco Centinaio il 10 dicembre scorso.

«L’Oilos rappresenta una quota significativa delle attività economiche del settore all’interno della circoscrizione economica Sardegna nella quale intende operare– spiega Pier Luigi Caria –, ed è chiamata a svolgere un ruolo determinante per il miglioramento delle relazioni e dell’equilibrio di mercato, con lo scopo di rafforzare la posizione competitiva del sistema produttivo territoriale nel settore lattiero caseario ovino, attraverso l’uso di strumenti atti a favorire il dialogo, il coordinamento e la cooperazione tra i diversi soggetti della filiera. Alla luce di questo importante risultato in termini di aggregazione della filiera – conclude Pier Luigi Caria -, la Giunta regionale ha definito un regime di aiuti per l’avviamento a favore delle organizzazioni interprofessionali riconosciute così da favorire un maggiore governo del comparto e assicurare più tutela agli anelli più deboli della filiera, in questo caso i pastori.»

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«Il ministro delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del Turismo, Gian Marco Centinaio ha firmato il decreto di riconoscimento dell’Organismo interprofessionale latte ovino sardo (Oilos). Si tratta di un passaggio storico che cambierà il futuro del settore e che avvierà nuove politiche di governo del comparto con l’obiettivo di garantire l’anello più debole della filiera rappresentato dal mondo dei produttori primari, i pastori.»

Così l’assessore dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria, che ha aggiunto: «Per la prima volta nella storia moderna delle produzioni lattiero casearie ovine, tutti gli attori più rappresentativi del comparto sardo siederanno ad un tavolo ufficiale riconosciuto dal Ministero e proprio a quel tavolo si confronteranno su come intervenire proattivamente nella gestione di produzioni di latte e trasformazione dei suoi derivati. Pastori, trasformatori privati e cooperative decideranno finalmente insieme su come amministrare una media di 300milioni di litri di latte a stagione che vengono da circa 3milioni di ovini allevati in Sardegna. Un’amministrazione che potrà accompagnare la definizione di una forbice giusta sul prezzo del latte pagato ai pastori. Il progetto Oilos – ha aggiunto l’assessore – è un percorso avviato a inizio legislatura e che aveva tagliato un primo grande traguardo a dicembre 2016 con la nascita formale a Oristano, presso una sede notarile. Allora fu presentato uno statuto che fu sottoscritto da decine di rappresentanti di uno dei settori più importanti del tessuto produttivo isolano. Ora, tutti insieme – ha concluso Pier Luigi Caria -, avremo la grande responsabilità di agire ed operare da subito per il bene di oltre 10mila aziende ovine, delle loro famiglie e dei tanti lavoratori che operano quotidianamente nell’indotto»”.

L’organismo interprofessionale non ha al proprio interno rappresentanti della Regione Sardegna che opera solo come soggetto di supporto per le attività di assistenza tecnico-amministrativa. L’Oilos, con sede legale a Oristano presso l’ARAS di Nuraxinieddu, è composta da 25 soggetti che hanno designato a loro volta 11 rappresentanti: 5 del mondo della cooperazione; 3 per la parte privata dell’industria e 3 per i produttori primari (le Organizzazioni dei produttori composte dai pastori). Fanno parte di Oilos anche i Consorzi di tutela del Pecorino romano, Pecorino e Fiore sardo, e le associazioni di categoria agricola: Coldiretti, Cia, Copagri, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop e AGCI. Presidente è Salvatore Pala, già presidente della Coop. Unione pastori di Nurri, mentre vice presidenti sono Pier Luigi Pinna, della Fratelli Pinna di Thiesi, e Rino Putzolu dell’Op Pastori associati Sardegna (PAS) di Villanovaforru.

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È sempre più in dirittura d’arrivo il percorso di riconoscimento ufficiale da parte governativa dell’Organismo interprofessionale latte ovino sardo (Oilos). La Commissione Politiche agricole, riunita oggi a Roma, ha dato il via libera all’iniziativa proposta dalla Regione Sardegna e dall’Organismo interprofessionale.

«Siamo all’ultimo miglio del lungo iter di riconoscimento dell’Oilos, adesso manca un passaggio in Conferenza Stato-Regioni e quindi la firma del ministro delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del Turismo, Gian Marco Centinaio – è il primo commento dell’assessore dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria -. Siamo sempre più vicini a raggiungere il traguardo dove, per la prima volta, i maggiori attori del comparto lattiero-caseario ovino sardo potranno operare per governare al meglio il mercato, fra programmi di produzione e diversificazione delle trasformazioni, così da costruire percorsi di stabilità rispetto al costante saliscendi del prezzo del latte pagato ai pastori. Abbiamo di fronte a noi una sfida unica e storicamente determinante per assicurare un futuro alle migliaia di produttori primari che tutti i giorni faticano nelle proprie aziende. Garantire una stabilità del prezzo del latte per almeno un triennio – ha auspicato l’assessore dell’Agricoltura – darebbe una solidità e una capacità organizzativa maggiore alle imprese pastorali, soprattutto sul piano della programmazione e degli investimenti. È impensabile che, come accade da troppi anni, si passi da stagioni dove il latte viene pagato 1 euro al litro ad altre dove si scende sotto i 60centesimi. In queste condizioni qualsiasi comparto produttivo non avrebbe la forza di poter rimanere sul mercato.»

L’organismo interprofessionale non ha al proprio interno rappresentanti della Regione Sardegna che opera solo come soggetto di supporto per le attività di assistenza tecnico-amministrativa. L’Oilos, con sede legale a Oristano presso l’ARAS di Nuraxinieddu, è composta da 25 soggetti che hanno designato a loro volta 11 rappresentanti: 5 del mondo della cooperazione; 3 per la parte privata dell’industria e 3 per i produttori primari (le Organizzazioni dei produttori composte dai pastori). Fanno parte di Oilos anche i Consorzi di tutela del Pecorino romano, Pecorino e Fiore sardo, e le associazioni di categoria agricola: Coldiretti, Cia, Copagri, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop e AGCI. Presidente è Salvatore Pala, già presidente della Coop. Unione pastori di Nurri, mentre vice presidenti sono Pier Luigi Pinna, della Fratelli Pinna di Thiesi, e Rino Putzolu dell’Op Pastori associati Sardegna (PAS) di Villanovaforru.

«Con il riconoscimento finale – ha spiegato Salvatore Pala – avremo tutti gli strumenti di legge per lavorare a pieno regime e chiedere le risorse per fare partire una macchina che ci permetta di intervenire davvero sulle dinamiche e le pratiche che possono essere messe in moto per governare positivamente uno dei settori più radicati nella tradizione e nei diversi territori della Sardegna.»

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«La mancata ratifica del trattato di libero scambio Ceta tra Unione europea e Canada sarebbe un clamoroso autogol per l’Italia e un’opportunità di espansione commerciale negata per le imprese agroalimentari sarde.»

La Cia Nord Sardegna sollecita il Governo e il Parlamento nazionali ad approvare l’accordo Ceta entrato in vigore in forma provvisoria il 21 settembre 2017, e ora in attesa di una ratifica dei vari Parlamenti nazionali.

Il trattato economico siglato fra il Paese nordamericano e l’Ue riconosce del principio delle indicazioni geografiche dei prodotti e del loro legame con il territorio, e rappresenta quindi un importante passo avanti in tema di semplificazione e regolamentazione del commercio globale e del progressivo abbattimento dei dazi doganali. Il recepimento in Italia di questo trattato non è certo, dato che una sua mancata ratifica in sede parlamentare è stata annunciata più o meno velatamente da alcuni esponenti del Governo nazionale facendo eco a qualche organizzazione agricola dalle nobili origini Bonomiane. In seguito il ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, ha fatto una parziale apertura, dichiarando «di voler capire con dati concreti quali e quanti sono i vantaggi del Ceta per il made in Italy»; un segnale valutato positivamente e con speranza dalla Confederazione italiana agricoltori.

«A beneficiare del Ceta saranno in primo luogo le grandi produzioni isolane quali il Pecorino Romano, ma anche le altre produzioni agroalimentari che guardano ai mercati esteri come una grande occasione di sviluppo. Non possiamo pensare che i nostri prodotti siano venduti all’interno dei confini Italiani e magari solo nei mercatini locali; contrasteremo con ogni mezzo le visioni miopi di taluni, facendo capire loro che abbiamo necessità di internazionalizzare sempre più le nostre imprese e di stringere accordi commerciali internazionali che promuovano la qualità dei nostri prodotti e ne accrescano il valore aggiunto», dichiara il direttore della Cia Nord Sardegna, Fabio Chessa.

«La mancata ratifica dell’accordo, inoltre, oltre a creare disagi diplomatici e di immagine tra l’Ue e il Canada, rappresenterebbe anche uno “strappo” del Paese nei confronti del Parlamento e dell’Esecutivo comunitario, in una fase tra l’altro delicata in cui si discute della riforma della Pac e dove il no al Ceta arrecherebbe un grave danno al principio della politica commerciale dell’Ue, fondamentale per contrastare il sistema dei dazi introdotto dal presidente Usa, Trump, e per scongiurare lo scoppio di nuove guerre commerciali», aggiunge il presidente della Cia Nord Sardegna, Michele Orecchioni.

Secondo i dati rilevati dall’Istat, il Canada è il secondo Paese al mondo, dopo il Giappone, per importazione di pecorino romano sardo. Sempre l’Istituto nazionale di statistica ha rilevato che nel primo trimestre del 2018, con gli scambi già regolati secondo il Ceta, le esportazioni di pecorino romano in Canada hanno avuto un’impennata del 24 per cento nelle quantità, arrivate a 164 tonnellate, pari a un incremento di valore del 41,57 per cento.

«Sosteniamo pertanto le ragioni che il Consorzio del Pecorino Romano e il Coordinamento nazionale di Agrinsieme stanno portando avanti, affinché si giunga presto alla ratifica del trattato da parte del Parlamento italiano», conclude Michele Orecchioni. 

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Gli stati maggiori della filiera lattiero-casearia ovina sarda si sono incontrati oggi in Regione in occasione del Tavolo del latte convocato dell’assessore dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria, per fare il punto sullo stato di salute del comparto, con la chiusura dell’ultima campagna ormai in vista e alle porte della prossima stagione 2018-2019.
Tutti intorno a un tavolo per ragionare innanzitutto su produzioni del latte e trasformazione dei formaggi, tenendo sempre ben a mente i margini di tenuta o di crescita dei mercati nell’ottica di garantire un prezzo del latte dignitoso per i pastori. Ai lavori hanno partecipato, oltre a Pier Luigi Caria, i direttori generali dell’Assessorato e delle Agenzie Agris, Argea e Laore, i rappresentanti delle associazioni di categoria agricola, del mondo della cooperazione, quindi Abi e ConFidi. E poi l’Oilos, le organizzazioni dei produttori dei pastori, la trasformazione privata e cooperativistica, i Consorzi di tutela di Pecorino romano, Fiore sardo e Pecorino sardo, e altri portatori di interesse.
Il direttore generale di Agris Sardegna, Roberto Zurru, ha illustrato alcuni dati, ancora in elaborazione e che saranno presentati nei prossimi giorni, sulle produzioni del latte ovino in Sardegna nelle ultime stagioni. Pier Luigi Caria ha quindi invitato tutti i presenti a «misurare le dichiarazioni e i commenti sugli andamenti produttivi di latte e formaggi, poiché spesso capita che certe notizie, date anche in buona fede, possono causare danni al precario equilibrio della filiera».
«Con ragionamenti oculati e con una programmazione delle produzioni casearie attenta – ha concluso l’assessore – si possono affrontare i prossimi mesi con maggior forza e stabilità.»
Durante il lungo faccia a faccia si è parlato di Pegno rotativo e diversificazione delle produzioni, di programmi per l’internazionalizzazione delle vendite dei formaggi e di nuove collaborazioni con il neo ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio.
La Sardegna, con circa 3milioni di pecore allevate sull’Isola, produce ben oltre la metà del latte ovino d’Italia. Questa materia prima viene trasformata per circa il 60% nelle tre DOP casearie sarde, mentre la parte rimanente, se lavorata e non rivenduta come latte grezzo fuori regione, è utilizzata per altri tipi di formaggi.