26 April, 2024
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In vista del prossimo round dei colloqui climatici dell’ONU che si svolgono a Bonn dal 6 al 17 novembre, i deputati invitano l’UE a definire una strategia “emissioni zero” entro il 2018.

Nella risoluzione votata ieri, i deputati hanno approvato raccomandazioni per le Istituzioni dell’UE e per i Paesi in vista della riunione COP23 di novembre a Bonn. 

Poiché tutte le parti dell’UNFCCC sono invitate a comunicare entro il 2020 le loro strategie a lungo termine, i deputati esortano la Commissione a preparare entro il 2018 una strategia per una UE a zero emissioni entro il 2050, allo scopo di mantenere l’aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C e proseguire gli sforzi per limitare tale aumento a 1,5 °C. 

Decisione statunitense “un passo indietro”, ma i deputati chiedono una forte risposta a livello mondiale

I deputati esprimono la proprio delusione per l’intenzione annunciata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di ritirarsi dall’accordo di Parigi. Rilevando che tale decisione “rappresenta un passo indietro”, tuttavia i deputati si compiacciono delle ferme risposte dei governi di tutto il mondo in favore della piena attuazione dell’accordo di Parigi.

Nel documento si chiedono impegni concreti da parte dell’UE e a livello internazionale per trovare altre fonti di finanziamento. Le pratiche per i prestiti e per gli investimenti dovrebbero allinearsi con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2°C, incluso l’abbandono degli investimenti in favore dei combustibili fossili. 

I deputati accolgono con favore lo sviluppo di sistemi di scambio di quote di emissione (ETS) a livello mondiale, ivi compresi i 18 sistemi di scambio delle emissioni attualmente operativi in quattro continenti. Incoraggiano la Commissione a promuovere collegamenti tra l’ETS dell’Unione e gli altri sistemi di scambio di quote di emissione, allo scopo di ridurre il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio (in inglese: carbon leakage).

 La risoluzione è stata approvata per alzata di mano. I deputati auspicano che la Conferenza di Bonn chiarifichi la struttura del “Dialogo di facilitazione” del 2018, che mira a fare il punto dei progressi compiuti dai governi verso l’obiettivo di lungo termine.

Una delegazione del Parlamento, guidata dalla presidente della commissione per l’ambiente, parteciperà alla conferenza dal 13 al 17 novembre.

Il Parlamento europeo sta attualmente lavorando su tre atti legislativi per attuare l’accordo di Parigi: la riforma del mercato del carbonio post-2020 (EU ETS) (relatrice Julie Girling), il regolamento del 2030 per la condivisione degli sforzi (relatore Gerben-Jan Gerbrandy) e il regolamentazione sulle emissioni di gas a effetto serra risultanti dall’uso del suolo, dal cambiamenti di uso del suolo e dalla silvicoltura (relatore Norbert Lins).

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Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva i nuovi limiti nazionali sulle emissioni delle principali sostanze inquinanti, tra cui NOx, particolato e biossido di zolfo, da raggiungere entro il 2030. Tali tetti sono già stati informalmente concordati con la Presidenza del Consiglio dei Ministri UE. L’inquinamento atmosferico provoca circa 400mila morti premature all’anno nell’UE.

 «L’inquinamento atmosferico è la prima causa ambientale di morte nell’UE – ha dichiarato la relatrice Julie Girling (ECR, UK) -. Il contesto politico è cambiato drasticamente nel corso degli ultimi tre anni, con il problema della qualità dell’aria balzato agli onori della cronaca a livelli senza precedenti, insieme allo scandalo VW e la questione delle emissioni reali di guida. Forse si deve ammettere che abbiamo passato gli ultimi dieci anni concentrandosi sulla CO2, trascurando la qualità dell’aria. Credo fermamente che questo voto sia un passo nella giusta direzione. Non rappresenta la soluzione ideale – ha concluso Julie Girling -, ma rappresenterà un importante miglioramento per la salute dei nostri cittadini.» 

Nella nuova normativa, approvata con 499 voti a favore, 177 contrari e 28 astensioni, si stabiliscono gli impegni nazionali per la riduzione delle emissioni di biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili non metanici (COVNM), ammoniaca (NH3) e particolato fine (inferiore a un diametro di 2,5 micrometri).

Tali proposte potrebbero ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute di circa il 50% entro il 2030. Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, gli inquinanti provengono da varie fonti:

  • il particolato (PM), principalmente dal riscaldamento, dall’industria e dai trasporti,
  • il NOx, principalmente dai trasporti,
  • il SOx, per lo più dalla produzione di energia e dai trasporti non stradali,
  • la quasi totalità delle emissioni di NH3 dall’agricoltura,
  • le emissioni di CO dal riscaldamento e dai trasporti, e
  • la maggior parte delle emissioni di metano (CH4) dall’agricoltura, dai rifiuti e dall’energia.

Emissioni degli autoveicoli

Come sostenuto dai deputati, nel testo si ribadisce l’impegno dell’UE a identificare e rispondere alla normativa di controllo che si è dimostrata inefficace, come dimostrato dalla discrepanza tra i valori delle emissioni in condizioni di guida reale e le emissioni di NOx nei test di prova delle autovetture diesel Euro 6.

Metano

Gli Stati membri hanno insistito sull’esclusione del metano dal campo di applicazione della direttiva. La Commissione europea ha tuttavia confermato che potrebbe riesaminare questo punto.

Contesto

Nel 2010, l’inquinamento atmosferico ha provocato oltre 400mila morti premature nell’UE ed esposto oltre il 62% del territorio UE all’eutrofizzazione, incluso il 71% degli ecosistemi di Natura 2000. I suoi costi totali esterni variano dai 330 ai 940 miliardi di euro all’anno e includono i danni economici diretti, pari a 15 miliardi di euro per i giorni lavorativi persi, a 4 miliardi di euro per le spese sanitarie, a 3 miliardi di euro per la perdita di resa delle colture e a 1 miliardo di euro per i danni agli edifici (dati della Commissione europea).

Il mancato rispetto delle norme vigenti sulla qualità dell’aria e dei nuovi obblighi internazionali dell’UE nel quadro del protocollo di Göteborg impediscono una migliore protezione dell’ambiente e dei cittadini UE. Le aree non conformi agli standard PM10 e NO2 rappresentano, rispettivamente, il 32% e il 24% del territorio UE e 40 milioni di cittadini sono tuttora esposti a livelli di PM10 superiori ai limiti UE.