28 March, 2024
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Matteo Leone ha vinto il 14° Premio Andrea Parodi, il più importante contest europeo riservato alla world music. All’artista di Cussorgia (Calasetta) vanno anche le menzioni per testo, musica ed arrangiamento. Il premio della critica è andato a Sorah Rionda (da Cuba / Veneto), che si è aggiudicata anche il Premio Bianca d’Aponte International.

A Elliott Morris (Regno Unito) vanno la menzione per la miglior interpretazione ed il premio assegnato dai ragazzi in sala. Il premio per la migliore interpretazione di un brano di Andrea Parodi se l’è meritato Francesco Forni (Campania), mentre la giuria internazionale ha premiato, a pari merito, Siké (Sicilia) e Terrasonora (Campania). Infine il premio assegnato da tutti i concorrenti è andato a Yarákä (Puglia). In gara anche Ayom (da Toscana / Brasile / Angola / Portogallo).

Le finali si sono svolte venerdì 12 e sabato 13 novembre al Teatro Si’ e Boi di Selargius (Cagliari), condotte da Gianmaurizio Foderaro ed Ottavio Nieddu. Principale e prestigioso media partner dell’evento era Rai Radio 1.

Il Premio è nato per rendere omaggio a Andrea Parodi, importante artista sardo di world music, scomparso 15 anni fa, ed è realizzato dall’omonima Fondazione con la direzione artistica di Elena Ledda.

Le due serate sono state trasmesse in diretta streaming sulle pagine Facebook della Fondazione Andrea Parodi, di EjaTV e di SardegnaEventi24. La seconda anche su quelle di Rai Radio1 e Rai Radio Tutta Italiana.

Il vincitore assoluto ha diritto ad una borsa di studio di € 2.500, oltre alla possibilità di esibirsi in alcuni festival partner del Parodi, come European Jazz Expo (Sardegna), Folkest (Friuli) e lo stesso Premio Andrea Parodi 2022. La vincitrice del Premio della Critica avrà invece la possibilità di realizzare un videoclip professionale del brano in concorso, prodotto dalla Fondazione Andrea Parodi. Inoltre, alcuni dei festival partner (come Mare e Miniere) sceglieranno i propri ospiti tra i finalisti.

Venerdì in veste di ospiti si sono esibiti i vincitori del Parodi nel 2019, i Fanfara Station, trio cosmopolita composto da Marzouk Mejri, cantautore e polistrumentista tunisino, Charles Ferris, trombettista statunitense, e Marco Dalmasso aka Ghiaccioli e Branzini, dj e producer torinese.

Nella serata finale sono saliti sul palco gli Still Life (vincitori dell’ultima edizione del Premio), duo siculo / portoghese con sede a Barcellona, formato dalla cantante Margherita Abita e dal violinista João Silva. Ospite d’eccezione è stata la cagliaritana Anna Tifu, violinista fra le più apprezzate a livello internazionale nella musica classica di oggi. L’artista italo-rumena ha ricevuto il Premio Albo d’oro, assegnato a personalità che abbiano contribuito a diffondere e promuovere la Sardegna nel mondo. Ad accompagnarla, il pianista Romeo Scaccia. I due hanno anche eseguito, in omaggio ad Andrea Parodi “No potho reposare”.

Tre erano le giurie impegnate nel voto: una giuria tecnica, una critica e una internazionale, composte da autorevoli esponenti del settore, alcuni dei quali collegati in remoto.

Della giuria tecnica hanno fatto parte: Gigi Camedda (musicista), Lia Careddu (attrice), Gaetano d’Aponte (Premio Bianca d’Aponte, partner), Andrea Del Favero (Folkest, partner), Pippo Rinaldi Kaballà (musicista), Elena Ledda (direttrice artistica, musicista), Silvano Lobina (musicista), Annamaria Loddo (operatrice culturale), Marco Lutzu (etnomusicologo), Ignazio Macchiarella (Università di Cagliari), Gino Marielli (musicista), Michele Palmas (S’ard Music), Marti Jane Robertson (ingegnere del suono), Andrea Ruggeri (musicista), Simonetta Soro (musicista, attrice), Nicola Spiga (operatore culturale), Jacopo Tomatis (Premio Città di Loano, partner); Sergio Delle Cese (manager), Gigi Di Luca (Ethnos Festival, partner), Nicola Meloni (operatore culturale), Stefano Starace (Mo’l’estate, partner), Gisella Vacca (musicista, attrice), Dario Zigiotto (operatore culturale).

La giuria critica era composta da: Simone Cavagnino (Unica Radio, partner), Flavia Corda (Tgr Sardegna), Tore Cubeddu (Eja Tv, partner), Daniela Deidda (SardegnaEventi24, partner), Ciro De Rosa (Songlines /Globofonie), Max De Tomassi (Rai Radio 1), Salvatore Esposito (Blogfoolk), Elisabetta Malantrucco (Rai Radio Techete), Luigi Mameli (Radiolina), Marco Mangiarotti (Qn – Il Giorno), Maria Grazia Maxia (Federazione degli autori, partner), Duccio Pasqua (Rai Radio1), Timisoara Pinto (Gr1), Giovanni Lorenzo Porrà (L’Unione sarda), Cristiano Sanna (Tiscali), Claudio Scaccianoce (Linkiesta); Claudio Agostoni (Radio Popolare, partner), Paolo Ardovino (La Nuova Sardegna), Angela Calvini (Avvenire), Franz Coriasco (Rai Italia), Valerio Corzani (Rai Radio3), Enrico de Angelis (Storico della canzone), Flaviano De Luca (manifesto), Luigi Fontana (U.N.A. Unione Autori Musicali), Tonino Merolli (Funweek), Fausto Pellegrini (Rai News), Paolo Talanca (Fatto Quotidiano), John Vignola (Rai Radio1), Giuseppe Vota (Rai).

La giuria internazionale era formata da Sergio Albertoni (Rsi Radio Svizzera Italiana), Thorsten Bednarz (DeutchlandFunk Kultur, Germania), Andrew Cronshaw (Froots Magazine, Rough Guide To World Music, Regno Unito), Petr Doruzka (Czech Radio, Rep. Ceca), Edyta Łubińska (Università di Varsavia, Istituto di Etnologia e Antropologia culturale), Piotr Pucylo (Globaltica Festival, Polonia), Albert Reguant (Radio Ona de Barcelona, Catalogna), Juan Antonio Vazquez (Mundofonias, Spagna).

Il Premio Andrea Parodi è realizzato dall’omonima Fondazione grazie a: Regione autonoma della Sardegna (fondatore) – Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, Fondazione di Sardegna, Comune di Selargius (CA), NUOVOIMAIE.

Partner della manifestazione sono: European Jazz Expo, Folkest, Premio Bianca d’Aponte, Premio Città di Loano per la musica tradizionale italiana, Mare e Miniere, Musiconnect-italy, Ethnos Festival, Mo’l’estate Spirit Festival, Mare aperto, Associazione Culturale S’Ardmusic, Fondazione Barùmini – Sistema cultura, Labimus (Laboratorio Interdisciplinare sulla musica dell’Università degli studi di Cagliari, Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni culturali), SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, Federazione degli Autori, U.N.A. (Unione nazionale autori), Boxofficesardegna, Rockhaus Blu Studio, Produzioni Sardegna, Video Gum Productions, AF Motors.

Media partner sono Rai Radio 1, Rai Radio Tutta Italiana, Rai Sardegna, Tiscali, Radio Popolare, Unica Radio, Ejatv, Sardegnaeventi24.it, Il giornale della musica, Blogfoolk, Folk Bulletin, Mundofonías (Spagna), Petr Dorůka (Repubblica Ceca).

Dopo la prima tappa di fine agosto a Carloforte, si appresta a sbarcare a Cagliari Creuza de Mà, il festival di musica per cinema diretto dal regista Gianfranco Cabiddu, per completare – sabato 18 e domenica 19 – il cammino della sua quindicesima edizione, con la sezione dedicata al cinema muto musicato dal vivo. E sarà tutto nel segno di “Sonos ‘e memoria” l’appuntamento in programma nel capoluogo sardo, dove il celebre cine-concerto ritorna in scena il 18.00 sera – all’Arena Parco della Musica, con inizio alle 21.00 – dopo ben diciotto anni.
 
Ideato e diretto da Gianfranco Cabiddu, lo spettacolo – che ha debuttato nel 1995 al cinquantaduesimo Festival del Cinema di Venezia per girare poi in Italia e all’estero, nel corso degli anni, sempre con grande successo – si basa su un film di montaggio realizzato dallo stesso regista con immagini d’archivio dell’Istituto Luce; immagini in bianco e nero girate in Sardegna tra gli anni Venti e Cinquanta del Novecento, e musicate dal vivo da un ensemble di musicisti di estrazioni e ambiti stilistici differenti diretto da Paolo Fresu; con Furio Di Castri al contrabbasso e Federico Sanesi alle percussioni, ne fanno parte il grande maestro di launeddas Luigi Lai (ottantanove anni compiuti lo scorso luglio) e gli altri artisti sardi che compongono il cast fin dal debutto: Mauro Palmas alla mandola, la cantante Elena LeddaAntonello Salis alla fisarmonica, Carlo Cabiddu al violoncello, il coro Su Cuncordu ‘e su Rosariu di Santu Lussurgiu, oltre allo stesso Paolo Fresu alla tromba e al flicorno.
 
“Sonos ‘e memoria” sarà anche al centro dei due appuntamenti in agenda l’indomani, domenica 19: il primo, alle 10.30 nella sala “Nanni Loy” dell’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario, in via Trentino, è una tavola rotonda che indagherà sul lascito culturale e musicale di “Sonos ‘e memoria” con la partecipazione dei musicisti e attraverso gli interventi degli etnomusicologi Ignazio Macchiarella e Marco Lutzu, dell’antropologo Francesco Bachis, di Gigliola Sulis, docente di letteratura italiana all’Università di Leeds, e dello studioso e critico cinematografico Sergio Naitza. Proposto in collaborazione con l’Università degli Studi di Cagliari, “25 anni di Sonos ‘e memoria: la Tradizione è la vita che continua”, questo il titolo dell’incontro, è dedicato alla memoria di quattro personalità scomparse in anni recenti, che hanno legato i loro nomi al progetto “Sonos ‘e memoria”: Giovanni Ardu, voce bassu del coro Su Cuncordu ‘e su Rosariu di Santu Lussurgiu, lo scrittore Salvatore Mannuzzu, l’antropologo e scrittore Giulio Angioni, ed il medico e scrittore Giorgio Todde.
 
Poi, in serata, alle 21.00, Creuza de Mà tornerà al Parco della Musica per l’ultimo atto della sua quindicesima edizione: la proiezione di Passaggi di tempo, il viaggio di Sonos ‘e memoria”, il pluripremiato documentario diretto nel 2005 da Gianfranco Cabiddu che, dieci anni dopo il debutto, ripercorre l’avventura artistica e umana dello spettacolo: un “film sul film”, un mix di fiction, musica e documentario, un viaggio nella genesi di “Sonos ‘e memoria”, nel suo “dietro le quinte” e nell’intreccio di legami fra i suoi protagonisti e fra questi e la Sardegna.

Sonos e memoria

Sonos e memoria

Prosegue il cammino di Mare e Miniere, la rassegna itinerante di musica popolare organizzata dall’associazione culturale Elenaledda Vox con la direzione artistica di Mauro Palmas, inaugurata a fine giugno con l’intensa settimana di seminari e concerti a Portoscuso. Domani sera (martedì 27), alle 21.30, nuovo appuntamento a Monserrato, nella sede dell’associazione culturale Paùly: l’etnomusicologo Marco Lutzu presenta il saggio “Deus ti salvet Maria” – L’Ave Maria sarda tra devozione, identità e “popular music” nel corso di una serata affidata alla conduzione di Ottavio Nieddu, esperto di musica e tradizioni della Sardegna, e con gli interventi musicali di due voci ben note della scena isolana, Elena Ledda e Simonetta Soro.  

 

Seconda giornata, domani (martedì 22) a Portoscuso per Mare e Miniere, la rassegna e i seminari di musica, teatro e danza di matrice popolare – quest’anno alla quattordicesima edizione – in programma fino a domenica prossima (27 giugno) per l’organizzazione dell’associazione culturale Elenaledda Vox e la direzione artistica del compositore e polistrumentista Mauro Palmas.
La mattina – dalle 10.00 alle 13.00 – e nel pomeriggio – dalle 16.00 alle 19.00 – negli spazi dell’antica tonnara di Su Pranu proseguono le attività didattiche con le lezioni tenute da Luigi Lai (suo il corso di launeddas), Marcello Peghin (chitarra), Elena Ledda e Simonetta Soro (canto popolare), Andrea Piccioni (tamburo a cornice), Cuncordu de Orosei (canto a tenore), Alessandro Foresti (canto corale), Gigi Biolcati (body percussion), Giulia Cavicchioni (laboratorio musicale per bambini e adulti), Mauro Palmas (mandola), Mario Incudine e Silvano Lobina (musica d’insieme). Un corpo docente che annovera musicisti di primo piano nel campo della musica di matrice popolare.
In serata, sempre all’antica tonnara, il cartellone dei concerti propone alle 21.30 “A Cuncordia”, un evento speciale dedicato alla memoria di Giovanni Ardu, scomparso un anno fa a luglio: uno dei quattro cantori di Su Cuncordu ‘e su Rosariu, il coro della Confraternita del Rosario del paese di Santu Lussurgiu (in provincia di Oristano), formazione tra le più rappresentative del tipico canto “a cuncordu” che accompagna i riti liturgici in Sardegna, in particolare della Settimana Santa.
Tra musica, immagini, ricordi e testimonianze, la serata vedrà la partecipazione degli etnomusicologi Ignazio Macchiarella e Marco Lutzu, dell’esperto di musica e tradizioni della Sardegna Ottavio Nieddu, del regista Gianfranco Cabiddu e di Luigi Lai, Mauro Palmas, Elena Ledda e dello stesso Cuncordu ‘e su Rosariu, cioè alcuni dei musicisti del cast di “Sonos ‘e memoria”, il celebre cine-concerto ideato e diretto da Gianfranco Cabiddu che ha debuttato nel 1995 per contare poi decine di repliche negli anni successivi: un film di montaggio con immagini di repertorio della Sardegna tratte da vecchi documentari dell’Istituto Luce, e musicato dal vivo da un assortito e originale gruppo di musicisti di estrazioni e ambiti stilistici differenti che comprende Paolo Fresu (tromba e flicorno) alla direzione musicale, Antonello Salis (fisarmonica), Carlo Cabiddu (violoncello), Furio Di Castri (contrabbasso), Federico Sanesi (percussioni), oltre, appunto a Luigi Lai (launeddas), Elena Ledda (voce), su Cuncordu ‘e su Rosariu di Santu Lussurgiu e Mauro Palmas (mandola).

 

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Nasce nel cuore di Quartu il Museo Multimediale della Poesia Improvvisata. Sa Domu ‘e Farra è stata infatti scelta come la nuova casa de is cantadoris: è qui che a breve sarà inaugurato il primo percorso tecnologico e interattivo nel quale il visitatore potrà scoprire l’affascinante e complesso mondo della poesia orale campidanese e non solo.

Quartu Sant’Elena, terzo comune della Sardegna per numero di abitanti, vanta tra le sue peculiarità ed eccellenze anche l’aver dato i natali a numerosi e importanti poeti improvvisatori, is cantadoris. Una antica tradizione che negli anni ha dato vita a un fitto calendario di appuntamenti in città, nei quali is cantadoris hanno avuto, e hanno tutt’oggi, l’opportunità di esprimere il proprio talento sfidandosi in appassionanti gare poetiche estemporanee e dando sfoggio delle proprie abilità di fronte agli attenti ed esperti frequentatori degli agoni poetici. L’allestimento del Museo Multimediale della Poesia Improvvisata nasce come un tributo ai protagonisti di questo mondo culturale.

Fortemente voluto dalla assessora della Cultura e delle tradizioni popolari, Maria Lucia Baire, il Museo nasce con il contributo della Fondazione di Sardegna, la collaborazione scientifica del Laboratorio Interdisciplinare sulla Musica dell’Università di Cagliari, che ha affidato all’etnomusicologo Marco Lutzu la cura dei contenuti, e del Crs4 che realizzerà il percorso espositivo esperienziale utilizzando le più moderne e innovative tecnologie.
Le immagini d’archivio, le nuove realizzazioni audiovisive e la comunicazione sono a cura della ditta Produzioni Sardegna di Nicole Nieddu, il progetto grafico è di Sean Scaccia, mentre la regia multimediale del progetto è di Francesco Casu.

I contenuti sono tutti concepiti in forma divulgativa, accessibili anche a coloro che si avvicinano per la prima volta a questa forma d’arte poetica. Grazie alle nuove tecnologie, adulti e ragazzi, esperti e meno esperti, potranno scoprire i segreti della poesia improvvisata in maniera avvincente, suggestiva e divertente allo stesso tempo.

Attraverso dei ritratti interattivi, il visitatore potrà incontrare virtualmente i poeti di oggi e di ieri, che si racconteranno in prima persona. Apposite installazioni descriveranno le forme metriche, le figure retoriche e le regole che governano la competizione tra i poeti.

In quella che è stata concepita come la casa della poesia improvvisata della Sardegna e delle culture del mondo, il visitatore, grazie a un grande planisfero interattivo potrà confrontare la sapiente arte poetica della Sardegna meridionale con le tradizioni di improvvisazione presenti nel resto del mondo.

Il Museo Multimediale della Poesia Improvvisata conterrà inoltre un vasto archivio digitale contenente centinaia di gare poetiche che saranno a disposizione di tutti i visitatori.

https://we.tl/t-NeLluJ0eMo

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La lingua sarda, la tradizione di poesia improvvisata isolana, e le nuove tecnologie del digitale. Un intreccio in grado di stravolgere e innovare il modo di fare poesia e teatro nell’anno 2020. “Poesia aumentada” è lo spettacolo di poesia estemporanea e nuove tecnologie che andrà in scena sabato 25 gennaio alle ore 21 e domenica 26 alle ore 19, a Cagliari allo Spazio DOMOSC – Domo de sa Cultura, via Newton 12, Cagliari.

Sa cantada, complessa tradizione di poesia improvvisata in lingua campidanese, viene portata in scena dai giovani poeti attraverso una narrazione originale e digitale, che avvicina il pubblico alla più alta e raffinata espressione della cultura sarda, un sapere antico intriso di storia, valori morali, ironia e abilità retoriche.

Improvvisare in versi è un’arte complessa e affascinante che oggi rischia di scomparire. Accompagnati dalla chitarra, i poeti dialogano tra loro intonando mutetus, forme metriche tipiche della tradizione sarda, trattando temi tra i più vari attraverso un complesso sistema di similitudini, metafore, analogie.

Lo spettacolo “Poesia aumentada” permetterà allo spettatore di riscoprire sa cantada, incontrare sulla scena i giovani poeti sardi, nativi digitali, in gara teatrale con le nuove tecnologie. In scena i poeti improvvisatori: Simone Monni (Burcei), Luca Pinna (Quartu Sant’Elena), mentre l’accompagnamento alla chitarra è curato da Mario Aledda (Burcei), la regia e la drammaturgia da Ilaria Nina Zedda. Ancora, regia e nuove tecnologie e luci da Marco Quondamatteo. Per il team creativo digitale presenti Claudia Pupillo e Simone Murtas. Elvio Corona: fonico. La consulenza scientifica è a cura dell’etnomusicologo Marco Lutzu.

La produzione del progetto di poesia aumentada è stata realizzata all’interno del Progetto DOMOSC- Domo de sa Cultura dell’Aquilone di Viviana, Video Gum Production e Mega Coop. Soc. Il progetto ha vinto infatti il Bando Domos de sa Cultura – Sostegno finanziario alle imprese operanti nel settore culturale e creativo per progetti mirati alla valorizzazione degli elementi ed espressioni del patrimonio culturale immateriale della Sardegna- POR FESR Sardegna 2014-2020 – Azione 3.3.2 dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna.

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E’ stato inaugurato stamane il sistema interattivo di canto a tenore e ballo del Museo Multimediale di Bitti.

Sono stati gli alunni della quinta classe elementare dell’istituto comprensivo di Bitti Giuseppe Musio i primi a sperimentare, questa mattina, il nuovo sistema interattivo. Doppia inaugurazione per la rinnovata struttura: la mattina dedicata alla sperimentazione da parte degli studenti, e il pomeriggio il taglio del nastro con le autorità, il sindaco Giuseppe Ciccolini e gli ideatori e realizzatori dei nuovi contenuti multimediali. Il progetto è stato infatti promosso e gestito da tre partner vincitori del bando regionale Domos de sa Cultura, destinato ai progetti mirati alla valorizzazione degli elementi ed espressioni del patrimonio culturale immateriale della Sardegna, e finanziato attraverso il POR FESR 2014 – 2020 Azione: 3.3.2.

I tre soggetti sono: Mommotty srl (giovane casa di produzione cagliaritana attiva nel mondo dell’audiovisivo e del cinema), Istelai società cooperativa (opera nel settore dei servizi turistico culturali portando avanti attività volte al recupero delle tradizioni di Bitti ed è gestore del Museo), e Produzioni Sardegna di Nicole Nieddu (ditta specializzata nelle produzioni audiovisive e multimediali e nell’organizzazione e gestione di eventi di carattere culturale e folklorico). La direzione artistica è di Francesco Casu, mentre Marco Lutzu è responsabile scientifico del progetto, entrambi autori del precedente museo multimediale.

Il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini. «Oggi inauguriamo uno spazio più ricco di contributi e di nuove tecnoligie utili ad avvicinare cittadini e appassionati verso le antiche melodie della nostra terra». Così il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini, che ha aggiunto: «Sentiamo forte la responsabilità, insieme alle tante comunità della Sardegna accomunate da questa tradizione, nel valorizzare e tramandare il vecchio canto dei pastori. Questo non è il Museo di Bitti, ma di tutti gli appassionati di etnomusicologia del mondo».

Il direttore artistico Francesco Casu. «Il Museo multimediale diventa la casa di tutti i tenores della Sardegna, un luogo dove esperire immersivamente la musica, in una dimensione esperienziale dove il visitatore scopre l’ancestrale mondo del canto a tenore in maniera diretta. La didattica si innesta quindi dentro una esperienza, si alleggerisce dalla teoria e diventa più fruibile e immediata. La poesia, il ballo, l’esperienza del corpo e tutte le componenti si mettono in gioco, infatti, attraverso le installazioni interattive che fanno in modo che si crei una attiva partecipazione, rendendo il museo un luogo vivo e sempre nuovo».

Il responsabile scientifico ed etnomusicologo Marco Lutzu. «E’ stato di fondamentale importanza per questo progetto il lavoro di squadra: insieme alle altre figure professionali coinvolte abbiamo cercato di sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie per proporre ai visitatori una divulgazione scientifica accattivante nelle modalità di presentazione, rigorosa, nei contenuti. I visitatori del Museo potranno fare un viaggio alla scoperta della storia e delle peculiarità musicali del canto a tenore, del suo rapporto con la poesia e con la danza, dell’importanza sociale che questo affascinante genere di canto riveste a Bitti e in tutte le comunità dell’isola in cui viene ancora oggi praticato».

Come funziona il rinnovato Museo di Bitti. I Tenores oggi diventano ancora più interattivi grazie all’evolversi delle tecnologie e il visitatore può esperire il canto corale a quattro voci maschili entrando nel cerchio del canto. All’interno del Museo si trovano quattro grandi schermi verticali, montati su una struttura di design, che richiama la postura dei quattro cantori, che trasmettono attraverso una interfaccia touch selezionabile una antologia di repertori e di diversi gruppi rappresentativi di tutta l’area geografica dove questa particolarissima forma canora ha tradizione. Una volta selezionato il canto attraverso un touch-pad compaiono sui quattro schermi – disposti intorno al visitatore – i quattro cantori che intonano il canto con un effetto audio-visivo avvolgente. Non solo: vi è la possibilità di selezionare come una sorta di direttore d’orchestra le singole parti di ciascuna voce.

Sa oche, su bassu, sa contra e sa mesa oche vivono sia separatamente sia “in ensemble” in tempo reale, attraverso gli schermi touch-screen, dove si può attivare o fermare la traccia audiovisiva sempre sincronizzata. Così si scompone e si ricompone la tessitura delle voci esplorandone le peculiarità delle modalità esecutive.

Il legame tra il canto a tenore e la comunità: cantos e ballos, la festa. Esiste un legame profondissimo e indissolubile tra il canto a tenore e la comunità, le sue feste, la dimensione del ballo. Infatti, nella tradizione bittese, durante le feste solenni come su Meraculu o sa Annossata i tenores animavano con le loro voci ritmate i passi del ballo: su ballu lestru, su dillu, su passu torrau, che rivivono in una delle sezioni dedicate del museo, attraverso una installazione dotata di un sistema appositamente progettato di ballo interattivo. Una pedana dà la possibilità di delimitare un’area per il ballo, e si invita il visitatore a entrare nei passi. I tenores di Bitti cominciano a cantare scandendo ritmicamente la danza che compare visivamente: una coppia di ballerini interpreta i passi tipici del ballo tradizionale. Il visitatore, grazie a una apposita interfaccia, è invitato a imitare i passi all’interno della struttura fonico-ritmica dell’esecuzione. Ma non finisce qui, infatti, il sistema digitale interattivo rileva i passi e le posture del ballerino-visitatore, e attribuisce uno “score”, un punteggio, che compare in tempo reale creando una dinamica di messa alla prova condivisa.

I luoghi del canto e il Sistema Oculus. Il canto a tenore non nasce sui palchi, ma nel gusto di stare insieme, è un linguaggio intimo di partecipazione. Il Museo multimediale da oggi la possibilità di essere come “teletrasportati” nei contesti originari del canto attraverso il sistema immersivo oculus. Il visitatore potrà indossare il visore oculus e selezionare differenti occasioni di canto. Il bar con gli amici dove abitualmente si canta tra un bicchiere e l’altro di buon vino da degustare, “lo spuntino” che generalmente trova spazio nella casa in campagna o nell’azienda agricola di uno degli stessi tenores o dei loro amici, dove tra una prelibatezza e l’altra si canta. Sono stati registrati anche i Tenores nelle strade del paese, in sas cantonadas de sa bidda, dove non è raro trovare i tenores che cantano le serenate alle innamorate o il canto festoso durante la notte.

App georeferenziata. Una app dedicata al canto a Tenore dove il racconto dei canto si snoda tra le viuzze del paese. Un viaggio diacronico e sincronico dove il visitatore esce dal museo e respira il canto e i luoghi più belli del paese. Ma anche i personaggi del passato bittese rivivono in questa app con Bachisio Bandinu che ci racconta il grande antropologo Michelangelo Pira di fronte alla sua casa natale.

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Il rinnovato Museo Multimediale del Canto a Tenore di Bitti apre le sue porte, con una inaugurazione per mostrare la sua nuova veste interattiva, mercoledì 15 gennaio, alle ore 18.00. Il lavoro è stato quello di ampliare il già esistente museo multimediale, grazie a nuove tecnologie che rendessero ancora più tangibile ed esperibile per il visitatore ciò che succede dentro il cerchio del canto e del ballo. L’esperienza si arricchisce con la possibilità di ritrovarsi virtualmente dentro le vie del paese, durante le ricorrenze nelle quali queste manifestazioni canore avvengono. Una vera e propria app georeferenziata, infatti, tra le novità del Museo, porterà il visitatore tra le vie del paese dove il canto a tenore raggiunge le finestre nelle serenate notturne. Il progetto prevede infatti quattro ambienti interattivi e un’applicazione mobile: Sala Tenores Interattivi; Sala Cantos e Ballos; Aula didattica interattiva; I luoghi del canto con Visore Oculus; Applicazione Mobile Genius Loci. L’Installazione Tenores Interattivi, realizzata grazie al coinvolgimento dell’Associazione Tenores Sardegna, rende possibile la selezione e quindi l’audio-visualizzazione di numerosi gruppi tenores, e nello specifico i tenores di: Abbasanta, Bitti (Remunnu e Locu e Mialinu Pira), Bono, Fonni, Illorai, Lodè, Mamoiada, Nuoro, Oliena, Oniferi, Orgosolo, Orosei, Orune, Ottana, Scano Montiferru, Seneghe, Silanus, Siniscola, Pattada e Thiesi.

L’ideazione e la realizzazione dei nuovi contenuti e delle nuove installazioni. Sono stati possibili grazie al bando regionale Domos de sa Cultura, destinato ai progetti mirati alla valorizzazione degli elementi ed espressioni del patrimonio culturale immateriale della Sardegna, e finanziato attraverso il POR FESR 2014 – 2020 Azione: 3.3.2.

Il progetto è stato promosso e gestito da tre partner: Mommotty srl (giovane casa di produzione cagliaritana attiva nel mondo dell’audiovisivo e del cinema), Istelai società cooperativa (opera nel settore dei servizi turistico culturali portando avanti attività volte al recupero delle tradizioni di Bitti ed è gestore del Museo), e Produzioni Sardegna di Nicole

Nieddu (ditta specializzata nelle produzioni audiovisive e multimediali e nell’organizzazione e gestione di eventi di carattere culturale e folklorico). La direzione artistica è di Francesco Casu, mentre Marco Lutzu è responsabile scientifico del progetto, entrambi autori del precedente museo multimediale.

Inaugurazione. Ad aprire, con i saluti istituzionali, sarà il sindaco di Bitti; interverranno a seguire tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del progetto. L’appuntamento è a Bitti, alle ore 18.00, in via Goffredo Mameli 52. A seguire rinfresco conviviale.

 

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Un Museo capace di trasportare il visitatore dentro il “cerchio magico” corale dei tenores, o ancora di scoprire le regole del ballo sardo attraverso un gioco interattivo che guida i passi a ritmo di su ballu lestru, su dillu, e su passu torrau. Il Museo Multimediale del Canto a Tenore di Bitti diventa sempre più interattivo: una convenzionale visita museale si trasforma così in una vera e propria giornata esperienziale, all’interno di un’arte come quella del Canto a Tenore, inserita dall’Unesco tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità.

Il progetto. Obiettivo degli autori del rinnovato Museo Multimediale del Canto a Tenore è stato quello di ampliare il già esistente museo multimediale, grazie a nuove tecnologie che rendessero ancora più tangibile ed esperibile per il visitatore ciò che succede dentro il cerchio del canto e del ballo. L’esperienza si arricchisce con la possibilità di ritrovarsi virtualmente dentro le vie del paese, durante le ricorrenze nelle quali queste manifestazioni canore avvengono. Una vera e propria app georeferenziata infatti – tra le novità del Museo – porterà il visitatore tra le vie del paese dove il canto a tenore raggiunge le finestre nelle serenate notturne. Il progetto prevede quattro ambienti interattivi e un’applicazione mobile: Sala Tenores Interattivi; Sala Cantos e Ballos; Aula didattica interattiva; I luoghi del canto con Visore Oculus; Applicazione Mobile Genius Loci.

L’Installazione Tenores Interattivi, realizzata grazie al coinvolgimento dell’Associazione Tenores Sardegna, rende possibile la selezione e quindi l’audio-visualizzazione di numerosi gruppi tenores, e nello specifico i tenores di: Abbasanta, Bitti (Remunnu e Locu e Mialinu Pira), Bono, Fonni, Illorai, Lodè, Mamoiada, Nuoro, Oliena, Oniferi, Orgosolo, Orosei, Orune, Ottana, Scano Montiferru, Seneghe, Silanus, Siniscola, Pattada e Thiesi.

L’ideazione e la realizzazione dei nuovi contenuti e delle nuove installazioni, sono stati possibili grazie al bando regionale Domos de sa Cultura, destinato ai progetti mirati alla valorizzazione degli elementi ed espressioni del patrimonio culturale immateriale della Sardegna, e finanziato attraverso il POR FESR 2014- 2020 Azione: 3.3.2.

Il progetto è stato promosso e gestito da tre partner: Mommotty srl (giovane casa di produzione cagliaritana attiva nel mondo dell’audiovisivo e del cinema), Istelai società cooperativa (opera nel settore dei servizi turistico culturali portando avanti attività volte al recupero delle tradizioni di Bitti ed è gestore del Museo), e Produzioni Sardegna di Nicole

Nieddu (ditta specializzata nelle produzioni audiovisive e multimediali e nell’organizzazione e gestione di eventi di carattere culturale e folklorico). La direzione artistica è di Francesco Casu, mentre Marco Lutzu è responsabile scientifico del progetto, entrambi autori del precedente museo multimediale.

L’inaugurazione del Museo. E’ prevista l’apertura al pubblico del Museo di Bitti il giorno 15 gennaio: la mattina sarà dedicata agli studenti delle scuole, mentre il pomeriggio a tutti i visitatori. (Per maggiori dettagli si rimanda alla locandina in cartella stampa e all’evento FB).

Il responsabile scientifico ed etnomusicologo Marco Lutzu. «Il mio compito in qualità di responsabile scientifico è stato quello di garantire che i contenuti veicolati dal Museo rispondessero a requisiti di scientificità e rendessero conto dei più recenti studi sulla cultura musicale della Sardegna e sul canto a tenore in particolare. Di fondamentale importanza è stato il lavoro di squadra: insieme alle altre figure professionali coinvolte nel progetto abbiamo cercato di sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie per proporre ai visitatori una divulgazione scientifica accattivante nelle modalità di presentazione, rigorosa, nei contenuti. I visitatori del Museo – ha concluso Marco Lutzu – potranno fare un viaggio alla scoperta della storia e delle peculiarità musicali del canto a tenore, del suo rapporto con la poesia e con la danza, dell’importanza sociale che questo affascinante genere di canto riveste a Bitti e in tutte le comunità dell’isola in cui viene ancora oggi praticato».

Il direttore artistico Francesco Casu. «Il primo segnale della nuova Domo del Museo multimediale del canto a tenore è proprio la dichiarazione Unesco del “canto a tenore come patrimonio dell’umanità”. La parola Domo, “Casa”, si unisce e si fonde nell’espressione “Domo de sos tenores”, la casa dei tenores, di tutti i tenores della Sardegna. Una casa dove abita un bene immateriale di inestimabile valore, una casa sarda, ma al contempo europea che parla i linguaggi della contemporaneità attraverso un articolato sistema di installazioni interattive. Così la Domo si articolerà in un percorso immersivo einterattivo dove il visitatore al contempo farà esperienza del canto, comprendendone il linguaggio fonico, ritmico e le strutture musicali, saperi tramandati oralmente in una continua pratica di apprendistato diretto».

Come funziona il rinnovato Museo di Bitti. I Tenores oggi diventano ancora più interattivi grazie all’evolversi delle tecnologie e il visitatore può esperire il canto corale a quattro voci maschili entrando nel cerchio del canto. All’interno del Museo si trovano quattro grandi schermi verticali, montati su una struttura di design, che richiama la postura dei quattro cantori, che trasmettono attraverso una interfaccia touch selezionabile una antologia di repertori e di diversi gruppi rappresentativi di tutta l’area geografica dove questa particolarissima forma canora ha tradizione. Una volta selezionato il canto attraverso un touch-pad compaiono sui quattro schermi – disposti intorno al visitatore – i quattro cantori che intonano il canto con un effetto audiovisivo avvolgente. Non solo: vi è la possibilità di selezionare come una sorta di direttore d’orchestra le singole parti di ciascuna voce.  Sa oche, su bassu, sa contra e sa mesa oche vivono sia separatamente sia “in ensemble” in tempo reale, attraverso gli schermi touch-screen, dove si può attivare o fermare la traccia audiovisiva sempre sincronizzata. Così si scompone e si ricompone la tessitura delle voci esplorandone le peculiarità delle modalità esecutive.

Il legame tra il canto a tenore e la comunità: cantos e ballos, la festa. Esiste un legame profondissimo e indissolubile tra il canto a tenore e la comunità, le sue feste, la dimensione del ballo. Infatti, nella tradizione bittese, durante le feste solenni come su Meraculu o sa Annossata i tenores animavano con le loro voci ritmate i passi del ballo: su ballu lestru, su dillu, su passu torrau, che rivivono in una delle sezioni dedicate del museo, attraverso una installazione dotata di un sistema appositamente progettato di ballo interattivo. Una pedana dà la possibilità di delimitare un’area per il ballo, e si invita il visitatore a entrare nei passi. I tenores di Bitti cominciano a cantare scandendo ritmicamente la danza che compare visivamente: una coppia di ballerini interpreta i passi tipici del ballo tradizionale. Il visitatore, grazie a una apposita interfaccia, è invitato a imitare i passi all’interno della struttura fonico-ritmica dell’esecuzione. Ma non finisce qui, infatti, il sistema digitale interattivo rileva i passi e le posture del ballerino-visitatore, e attribuisce uno “score”, un punteggio, che compare in tempo reale creando una dinamica di messa alla prova condivisa.

I luoghi del canto e il Sistema Oculus. Il canto a tenore non nasce sui palchi, ma nel gusto di stare insieme, è un linguaggio intimo di partecipazione. Il Museo multimediale da oggi la possibilità di essere come “teletrasportati” nei contesti originari del canto attraverso il sistema immersivo oculus. Il visitatore potrà indossare il visore oculus e selezionare differenti occasioni di canto.Il bar con gli amici dove abitualmente si canta tra un bicchiere e l’altro di buon vino da degustare, “lo spuntino” che generalmente trova spazio nella casa in campagna o nell’azienda agricola di uno degli stessi tenores o dei loro amici, dove tra una prelibatezza e l’altra si canta. Sono stati registrati anche i Tenores nelle strade del paese, in sas cantonadas de sa bidda, dove non è raro trovare i tenores che cantano le serenate alle innamorate o il canto festoso durante la notte.

App georeferenziata. Una app dedicata al canto a Tenore dove il racconto dei canto si snoda tra le viuzze del paese. Un viaggio diacronico e sincronico dove il visitatore esce dal museo e respira il canto e i luoghi più belli del paese. Ma anche i personaggi del passato bittese rivivono in questa app con Bachisio Bandinu che ci racconta il grande antropologo Michelangelo Pira di fronte alla sua casa natale.

Il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini. «Bitti si conferma punto di riferimento importantissimo per la valorizzazione del canto a tenore. Questo intervento è un primo passo che ci porterà all’apertura, entro i prossimi 12 o 15 mesi, di un polo museale dedicato alle sonorità e dove l’antico canto dei pastori avrà un ruolo centrale. La mia comunità, grazie ai tanti gruppi di cantori che negli ultimi decenni hanno portato il canto a tenore nelle più grandi città del mondo, ha sempre lavorato per tutelare e tramandare un pezzo importante della nostra storia collaborando insieme ad altri soggetti affinché le millenarie sonorità del centro Sardegna divenissero patrimonio dell’Unesco. Oltre 25 anni fa – ha proseguito il sindaco – siamo stati i primi ad aprire la scuola di canto a tenore, frequentata da decine di giovani e appassionati che hanno permesso alla tradizione di andare avanti. Conservare una ricchezza significa anche avere la forza di condividerla con il mondo e così abbiamo deciso, sempre una ventina di anni fa, di allestire il primo museo del canto a tenore. Ci credevamo allora e continuiamo a crederci oggi».

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I tenores diventano sempre più interattivi grazie al progetto per il rinnovamento del Museo Multimediale del canto a tenore di Bitti, che sarà presentato durante una conferenza stampa dedicata, venerdì 10 gennaio 2020, alle ore 10.30, nella sala del secondo piano dell’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, Viale Trieste 186.
Alla conferenza stampa saranno presenti l’assessore regionale
Andrea Biancareddu, o un suo rappresentante istituzionale, il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini, il direttore artistico del progetto Francesco Casu, il responsabile scientifico Marco Lutzu, e i tre partners del progetto, realizzato grazie al bando regionale “Domos de sa Cultura”: Mommotty srl, Istelai Società Cooperativa e Produzioni Sardegna di Nicole Nieddu.