25 April, 2024
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Nasce con l’obiettivo di essere uno strumento di assistenza, di ricerca e divulgazione, per realizzare, da una parte, un’azione di prevenzione e trattamento delle conseguenze sulla salute mentale delle vittime di violenza, dall’altra, per sensibilizzare operatori del settore e popolazione al problema della vittimologia. Con questo spirito ha iniziato a muovere i primi passi il “Centro di vittimologia e prevenzione della violenza” della Clinica psichiatrica dell’Aou di Sassari diretta da Liliana Lorettu. Nei giorni scorsi, in occasione dell’incontro dal titolo “dal trauma alla resilienza”, lo sportello con sede a San Camillo è stato presentato nell’aula magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia, davanti a un folto pubblico di studenti, docenti dell’Ateneo turritano ed operatori della Sanità sassarese.

Il progetto del Centro-sportello punta a creare percorsi di valutazione, cura e tutela alle differenti tipologie di vittime da un unto di vista sanitario, sociale, di ordine pubblico e giudiziario. Si guarda anche ad attuare specifici programmi di identificazione, prevenzione, sensibilizzazione e trattamento, indirizzati sia alle vittime che agli autori di violenza. Al centro quindi c’è l’individuo vittima e i suoi bisogni di salute e cura. E con vittime di violenza viene inteso un ampio spettro di soggetti: bambini, donne, anziani, malati psichiatrici, vittime di bullismo e sul posto di lavoro, di stalker, di rapimento, di sette, di incidenti stradali, guerre e torture. «Soggetti nei quali – è stato spiegato da Paolo Milia della Clinica di Psichiatria dell’Aou di Sassari – l’evento traumatico provoca conseguenze psichiche».

«L’Azienda ospedaliero universitaria ha voluto dare una particolare attenzione al tema – ha ricordato il direttore sanitario dell’Aou Nicolò Orrù – e con il nuovo atto aziendale, nel dipartimento Tutela delle fragilità ha inserito la struttura Coordinamento codice rosa e vittime di violenza.» Una struttura che troverà spazio all’interno del pronto soccorso e che, grazie a una stretta sinergia con il Comune, i centri antiviolenza e la procura della Repubblica, si muoverà per favorire il riconoscimento precoce dei casi di violenza e assicurare efficaci percorsi dedicati.

Un lavoro simile dovrà farlo anche il Centro-sportello di San Camillo attraverso la creazione di una fitta rete a livello territoriale.

«Il Centro – ha spiegato Alessandra Nivoli della Clinica di San Camillo – si propone un intervento multidisciplinare attraverso la valutazione clinica delle vittime delle varie tipologie di violenze attraverso il lavoro integrato di professionalità differenti». Un’equipe numerosa che vede lavorare assieme psichiatri, psicologi, tecnici della riabilitazione psichiatrica, educatori, infermieri, assistenti sociali e medici in formazione specialistica.

Il Centro-sportello quindi punta a prendere in carico la vittima nella fase immediatamente successiva all’emergenza. Saranno importanti i collegamenti diretti con il pronto soccorso, con la struttura Coordinamento codici rosa e vittime di violenza. A questi si aggiungono la rete territoriale composta da soggetti istituzionali, la rete ambulatoriale quella dei vari centri antiviolenza e di accoglienza alle vittime presenti sul territorio e le forze dell’ordine e gli organi di giustizia.

La sinergia tra istituzioni e strutture sanitarie diventa così basilare perché, oltre alle cure, venga avviata la presa in carico territoriale successiva, sulla base della valutazione delle esigenze di tutela e protezione delle vittime attraverso l’attivazione di percorsi che rispondano alle loro esigenze. Al Centro si farà anche formazione, in particolare degli operatori sanitari.

Per accedere al Centro è possibile telefonare, dal lunedì al venerdì, dalle 8.00 alle 18.00 ai numeri 079 25.44.06 – 079 22.83.50. Per appuntamenti è possibile anche scrivere all’indirizzo mail: centrodivittimologia@gmail.com .

All’incontro sono intervenuti anche il rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli, il direttore del dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e sperimentali dell’Aou Alberto Porcu ed il direttore del dipartimento delle Fragilità Stefano Sotgiu che hanno sottolineato come la creazione del Centro-sportello rappresenti un segno di accrescimento culturale e sociale.

Durante l’incontro, dal direttore della Clinica di Psichiatria, Liliana Lorettu, è stato fatto un cenno particolare al fenomeno della violenza sulle donne. Sarà questo, infatti, uno dei temi portanti di cui si occuperà il “Centro di vittimologia e prevenzione della violenza” di San Camillo.

Dal 2000 al 2017 sono oltre tremila le vittime di femminicidio, oltre 150 all’anno, quasi una vittima ogni due giorni. E ancora, nel 70 per cento dei casi, il femminicidio è avvenuto in ambito familiare. Numeri inquietanti che danno il quadro di un fenomeno che nel tempo si è mantenuto costante e che continua a preoccupare, se si considerano anche i 20 casi registrati già nei primi mesi del 2018. Una vera e propria piaga sociale che «rappresenta un reato di prossimità, perché avviene in famiglia tra persone che hanno una forte relazione», ha detto Liliana Lorettu.

«Si tratta – ha aggiunto Liliana Lorettu – di un fenomeno che vede l’uomo cercare di riposizionare una gerarchia di genere e cercare una posizione di dominio quando sente la donna allontanarsi.» È la dinamica che sta alla base del femminicidio. E se per il direttore della Clinica in quest’ambito «non esiste il raptus di follia», nella quasi totalità «si tratta di omicidi annunciati, premeditati».

La Clinica psichiatrica di Sassari dal 1999 è sede della direzione della Società italiana di Psichiatria forense, di cui la vittimologia risulta una sezione specifica.

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Una rete regionale per l’insufficienza respiratoria severa che consente di automatizzare il percorso di cure in precedenza affidato a realtà intensive della penisola. Una rete in grado di dare le soluzioni migliori per superare la fase più acuta della malattia, oltre che mettere a disposizione un’equipe specializzata per il posizionamento dell’Ecmo “on site” e avviare la centralizzazione dei casi più gravi. Nata formalmente ieri, con le Rianimazioni dell’Aou di Sassari centro regionale di riferimento, la rete regionale punta alla creazione di un registro delle attività, alla creazione di protocolli condivisi e alla possibile estensione delle attività di assistenza extracorporea ad altre condizioni cliniche.

Ieri mattina, nella sede del Rettorato dell’Università di Sassari, si sono ritrovati gli operatori delle strutture di Anestesia e Rianimazione della Sardegna, da quelle dell’Aou di Sassari a quella di Olbia, quindi Nuoro, Oristano, Carbonia, San Gavino, Ozieri e Alghero e ancora Cagliari, con quelle della Santissima Trinità, del Brotzu, dell’Oncologico e del Marino. Con loro le strutture di Cardiochirurgia dell’Aou di Sassari e della Cardioanestesia del Brotzu di Cagliari.

«Abbiamo avviato un percorso necessario di cambiamento – ha detto l’assessore regionale della Sanità Luigi Arru – perché l’insularità ci obbliga ad avere un servizio sanitario sardo più efficiente. Con l’Ecmo avete creato una rete che consente di condividere le professionalità e raggiungere risultati importanti. Siete la testimonianza concreta di rete in questo momento di cambiamento.»

Un esempio da estendere, anche ad altre specialità come quella Chirurgica, «un’esperienza interessante che dimostra una forte sinergia tra operatori e cooperazione. Dobbiamo abituarci ai lavori di squadra», ha sottolineato il direttore generale di Ats Fulvio Moirano, intervenuto all’incontro con il direttore sanitario Francesco Enrichens.

«Una bella dimostrazione di cooperazione – ha aggiunto il direttore generale dell’Aou di Sassari Antonio D’Urso presente assieme al direttore sanitario Nicolò Orrù – in cui le professionalità lavorano assieme per garantire la migliore risposta che, per un territorio come la Sardegna, è importantissima. Consente di non trasferire i pazienti fuori dall’isola.»

Concetto ribadito anche dal rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli che ha sottolineato il fatto che la nascita di questa rete a Sassari nell’Aou, «rappresenta l’esempio di ciò che vorremmo: realtà che fanno servizio al territorio e diventano un punto di riferimento, anche nazionale».

E i numeri illustrati dal direttore del dipartimento di Emergenza e urgenza dell’Aou di Sassari, professor Pier Paolo Terragni, sono il chiaro esempio del lavoro messo in campo da tutti i professionisti delle Rianimazioni isolane.

Da ottobre 2017 a marzo 2018 sono stati 34 i pazienti trattati per insufficienza respiratoria severa nelle due Rianimazioni dell’Aou di Sassari: in media avevano 55 anni, 23 erano uomini mentre 11 erano donne.

Nel 59 per cento dei casi si è trattato di pazienti centralizzati, cioè trasportati a Sassari da altre strutture della regione mentre nel restante 41 per cento si è trattato di pazienti del Sassarese.

Sono stati 24 i pazienti ricoverati per complicanze da influenza e di questi 10 con virus A H1N1, 11 con H1N1 e altri virus, 2 con virus dell’influenza B e 1 solo con virus A e B.

Gli altri 10 pazienti, invece, presentavano altri patogeni che avevano provocato l’insufficienza respiratoria severa.

Nel 26 per cento dei casi presentavano anche una broncopneumopatia cronica ostruttiva, nel 23 obesità e nel 20 per cento dei casi soffrivano d’ipertensione arteriosa.

I pazienti hanno trascorso in media 23 giorni in terapia intensiva. La durata media della ventilazione artificiale è stata di 19 giorni; per 7 pazienti è stato necessario il trattamento Ecmo della durata media di 15 giorni. Per 6 pazienti, poi, a causa di un’insufficienza multiorgano è stata necessaria anche la dialisi renale. Infine, ha fatto notare il professor Terragni, abbiamo riscontrato nei pazienti ricoverati una valida risposta alle cure con un tasso di sopravvivenza superiore a quella prevista.

Un pensiero quindi è andato all’ultimo paziente ricoverato in Ecmo a Sassari poco prima di Pasqua. Il giovane era arrivato alla Rianimazione del Santissima Annunziata in Ecmo direttamente da Cagliari, dove una equipe dell’Aou di viale San Pietro era andata per prelevarlo.

Il paziente è uscito dal trattamento extracorporeo il 6 aprile e – secondo il bollettino medico – «superata la fase più critica, ha ripreso conoscenza e risulta in contatto con familiari e curanti. Nelle prossime 24 ore potrà essere scollegato dalla ventilazione meccanica e riprendere la nutrizione regolarmente. È in atto un ampio programma riabilitativo motorio. Resta comunque in trattamento in area critica fino a stabilizzazione consolidata».

Durante la riunione del tavolo di lavoro in Rettorato, il cardiochirurgo Michele Portoghese ha illustrato l’evoluzione negli anni del trattamento con Ecmo mentre l’epidemiologo e presidente del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia Paolo Castiglia ha illustrato i dati dell’influenza 2017-2018 e presentato il sito VaccinarsinSardegna.org che sta diventando punto di riferimento per un pubblico vasto di specialisti e cittadini.

Angela Fenu e Davide Piredda, invece, hanno presentato la scheda di contatto con il centro di riferimento regionale mentre Luigi Solinas e Giangiacomo Carta, infine, hanno illustrato le modalità di intervento Ecmo mobile.

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I dipartimenti dell’Aou di Sassari hanno i loro direttori. Sono stati nominati mercoledì con delibera del direttore generale con la quale sono stati nominati anche i vice direttori di dipartimento e i coordinatori di area funzionale dipartimentale. Sempre mercoledì, è stato costituito il collegio di direzione dell’Aou di Sassari.

«Abbiamo creato una squadra di professionisti clinici – afferma il direttore generale Antonio D’Urso – che supporteranno la direzione aziendale nel governo dell’Aou. Un’attività corale e condivisa che, assieme alla professionalità degli attori coinvolti, deve rappresentare e contraddistinguere l’azione della nostra azienda.»

Sono undici i direttori di dipartimento nominati dal direttore generale: dieci quelli dei dipartimenti dell’assistenza integrata e uno del dipartimento amministrativo e tecnico. Per quanto riguarda i primi, cinque sono direzione universitaria e cinque a direzione ospedaliera.

Per quelli a direzione universitaria, il direttore generale Antonio D’Urso ha preso atto della nota del rettore dell’Ateneo turritano Massimo Carpinelli che ha indicato quale direttore del dipartimento Emergenza Urgenza Pierpaolo Terragni, per quello Chirurgico Alberto Porcu, per quello Oncoematologico Gian Vittorio Campus, per quello della Tutela della Salute donna e bambino Salvatore Dessole, per il dipartimento Tutela delle fragilità Stefano Sotgiu.

Per quelli a direzione ospedaliera, il rettore dell’Università di Sassari ha espresso parere favorevole sulle nomine comunicate dal direttore generale. Queste ultime, sulla base del regolamento per l’organizzazione e funzionamento dei dipartimenti, sono state fatte sui candidati in possesso dei requisiti validi. I loro nominativi sono venuti fuori dalle riunioni dei comitati di dipartimento che si sono svolte nei giorni scorsi. Direttore del dipartimento Medico sarà Francesco Bandiera, del dipartimento Specialità mediche e della riabilitazione Maria Cossu, del dipartimento Neuroscienze testa collo Francesco Bussu, del dipartimento Cardio toraco vascolare Pierfranco Terrosu e del dipartimento Farmaco e diagnostica Stefano Profili.

Chiara Seazzu, infine, sarà il direttore del dipartimento amministrativo e tecnico.

Contestuali quindi le nomine dei coordinatori di area funzionale dipartimentale. Per il dipartimento Farmaco e diagnostica saranno Stefano Profili all’area della diagnostica per Immagini e interventistica quindi Salvatore Rubino all’area della diagnostica di laboratorio. Per il dipartimento amministrativo e Tecnico, invece, Chiara Seazzu all’area amministrativa e Luigi Spanu all’area tecnica.

Nominati anche i vice direttori del dipartimento Farmaco e diagnostica, sarà Salvatore Rubino, e del dipartimento amministrativo e tecnico, sarà Luigi Spanu.

Successivamente saranno nominati gli altri vice direttori di dipartimento. Restano ancora da istituire il comitato di dipartimento delle Professioni sanitarie e da nominare il relativo direttore.

L’incarico di direttore di dipartimento ha natura fiduciaria, è triennale, rinnovabile a seguito di valutazione e decade in ogni caso trascorsi 90 giorni dalla cessazione dell’incarico di direttore generale.

È stato costituito, infine, il collegio di direzione, cioè l’organo deputato a supportare la direzione strategica nel perseguimento della missione aziendale e nel governo complessivo dell’azienda.

È formato dal direttore generale che lo presiede, quindi dal direttore sanitario, Nicolò Orrù, e amministrativo, Lorenzo Pescini, dai direttori di dipartimento, dal direttore della direzione Medica di presidio, Bruno Contu, e dal direttore Igiene e controllo delle infezioni ospedaliere Ida Mura. A questi componenti con diritto di voto si affiancano i componenti senza diritto di voto rappresentati dai vice direttore del dipartimento Farmaco e diagnostica e dal vice direttore del dipartimento amministrativo e tecnico, quindi dal direttore della struttura complessa di Farmacia, Gabriella Carmelita, e dal direttore della struttura complessa delle Professioni sanitarie, Pina Brocchi.

 

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Le patologie del pavimento pelvico femminile, l’incontinenza urinaria femminile e il prolasso degli organi pelvici, saranno i temi portanti del corso in uroginecologia in programma il 9 marzo nell’aula magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia, nel complesso biologico di viale San Pietro. Il corso, organizzato dall’unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari diretta da Salvatore Dessole, punta ad aumentare la “cultura uroginecologica”, con particolare riferimento alle terapie non invasive. All’incontro, che prenderà il via alle ore 9.00, sono stati coinvolti i maggiori esperti uroginecologi della Sardegna. I lavori saranno aperti dai saluti del rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli del direttore generale dell’Aou di Sassari Antonio D’Urso.

Un corso multidisciplinare che vedrà alternarsi al tavolo dei relatori medici specialisti in Ginecologia e ostetricia, in Urologia, in Chirurgia generale, in Colon-proctologia. Il confronto scientifico sarà aperto anche a ostetriche e fisioterapisti che evidenzieranno le diverse figure professionali coinvolte nella cura delle disfunzioni del pavimento pelvico.

Due le sessioni previste nell’aula magna, una mattutina e una pomeridiana. Nella mattinata medici ginecologi, ostetriche, chirurghi e fisioterapisti, presenteranno l’inquadramento diagnostico-terapeutico con i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta o anche ‘care pathway’) dell’incontinenza urinaria femminile e del prolasso degli organi pelvici. Nel pomeriggio i chirurghi uroginecologi mostreranno i video degli interventi chirurgici di cura della dell’incontinenza urinaria e di ricostruzione dei difetti del pavimento pelvico. Sempre nel pomeriggio, ma nell’aula A, sarà presentato il percorso ostetrico di riabilitazione del pavimento pelvico per il trattamento non invasivo delle disfunzioni perineali.

Gli argomenti, inoltre, riguarderanno sia la terapia riabilitativa e medica sia i pro e i contro dell’approccio chirurgico mininvasivo, alla luce anche dei dati provenienti dalle nuove pubblicazioni scintifiche. Saranno presentate le nuove terapie chirurgiche dell’incontinenza urinaria da sforzo. Saranno discusse, poi, le innovative terapie del prolasso genitale che prevedono l’utilizzo di protesi di ultima generazione biocompatibili, efficaci nella risoluzione del difetto anatomico e funzionale e, al tempo stesso, sicure in mani esperte.

L’incontro si svolge sotto l’egida della associazione italiana di Uroginecologia (Aiug) e con il patrocinio del dottorato di ricerca in Scienze Biomediche dell’Università di Sassari.

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La Regione ha celebrato oggi con due eventi, a Sassari e Cagliari, la “Festa de sa limba mama”. Il tema scelto per la giornata è “Sa trasmissione intergeneratzionale de sa limba”. Iscolas e familias a confrontu. A Sassari, l’assessore della Pubblica istruzione Giuseppe Dessena, ha presenziato l’incontro-dibattito che si è tenuto all’Università, nel Dipartimento di Scienze Umanistiche, mentre a Cagliari, alla Mem, si è svolta una caccia al tesoro linguistica dedicata ai ragazzi delle scuole, e la proiezione di film in lingua sarda in collaborazione con lo Sportello linguistico regionale e la Cineteca Sarda.
«La Giornata internazionale della lingua madre – ha detto l’assessore Giuseppe Dessena – è stata proclamata dalla Conferenza Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura UNESCO nel novembre del 1999, e dal 2000 viene celebrata per promuovere la diversità linguistica e culturale e il poliglottismo. Per ciò che concerne la Sardegna, la famiglia è il luogo dove i ragazzi conoscono e imparano la lingua sarda, mentre la scuola e l’Università hanno il compito di fornire un insegnamento formale. Occorre dunque sensibilizzare le famiglie, i luoghi dell’Istruzione e le Istituzioni affinché avvenga la trasmissione di un patrimonio così importante, come la lingua, ai giovani. La Regione investe molte risorse per la valorizzazione della lingua e della cultura sarda. Per ciò che concerne solo la conoscenza della lingua la cifra è di circa 3,5 milioni per il 2018.»
La Regione promuove la lingua sarda con un finanziamento, per il 2018, di circa 3,5 milioni. Per la Tutela delle minoranze linguistiche (legge 482/99) sono previsti 700mila euro di fondi statali, ai quali si aggiungono 550mila euro di integrazione regionale, dedicati agli sportelli linguistici comunali. Lo Sportello linguistico regionale invece conta su un contributo di 200mila euro. Altri 850mila euro sono destinati alla sperimentazione linguistica nelle scuole, un contributo che viene erogato dal 2009 e che è andato aumentando negli anni (50mila euro nel 2009), e interessa 350 scuole, molte delle quali primarie.
«Ci siamo focalizzati sull’insegnamento nelle scuole perché i ragazzi – ha precisato Giuseppe Dessena – imparino in maniera formale e attraverso processi didattici la lingua, dopo averla conosciuta e parlata in famiglia. La Regione ha inserito progetti nel programma di Tutti a Iscol@ e abbiamo riscontri molto positivi sulla partecipazione dei giovani. Anche all’Università e nelle istituzioni l’uso della lingua è in aumento: un plauso va agli studenti che hanno sostenuto la loro tesi in sardo, dando un esempio importante.» 
Per “Sa die de Sa Sardigna” e le celebrazioni in lingua sarda sono previsti 50mila euro. Per i cori e le bande dell’isola 700 mila euro di contributo, 210mila dei quali per la parte in lingua. La lingua sarda viene inoltre promossa attraverso i canali di comunicazione, radio e tv, e l’editoria, con oltre un milione di euro. Rai tv, ha un finanziamento di 300mila euro, 90mila dei quali per programmazione in lingua sarda. Le tv locali hanno un contributo di 1milione 700mila euro, 340mila euro destinati alla programmazione in lingua sarda. Stesso discorso vale per le testate giornalistiche on line: 250mila euro, 50mila per la lingua. Le pro loco hanno 75mila euro di finanziamento per la lingua, sui 250mila totali. Per la produzione di materiale didattico la Regione ha stanziato 200mila euro, per i periodici non quotidiani invece 50mila euro. Sul Cinema, per il doppiaggio in lingua sarda, sono previsti 150mila euro.
Presenti a Sassari, oltre all’assessore della Pubblica Istruzione Giuseppe Dessena, Massimo Carpinelli, Magnifico Rettore dell’Università di Sassari, Aldo Maria Morace, Direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali, Nicola Sanna, sindaco. Gli interventi sono stati curati da Fiorenzo Toso, professore ordinario del Dipartimento, Michele Pinna, Insegnante e Direttore Scientifico dell’Istituto Bellieni, Giovanni Strinna, Ricercatore del Dipartimento, Mauro Maxia, professore associato di linguistica e filologia italiana e Letizia Portas, esperta e insegnate di lingua catalana ad Alghero. Hanno partecipato ai lavori gli studenti delle scuole e dell’Università di Sassari, e la loro presenza è stata certificata tramite attestato per i crediti formativi. Si è esibito il coro degli studenti “Città di Sassari”.

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Un incontro scientifico e una messa in reparto dedicata al protettore della gola e patrono degli specialisti otorinolaringoiatri, così nei giorni scorsi l’Aou di Sassari ha celebrato la ricorrenza di San Biagio.

Nell’aula azzurra del Centro Didattico, nei giorni scorsi una nutrita rappresentanza di direttori di dipartimento, studenti e personale medico e infermieristico hanno partecipato all’incontro scientifico dal titolo “Gli impianti cocleari: l’esperienza ventennale del Policlinico Gemelli”. A parlare alla platea è stato Gaetano Paludetti, professore e direttore dell’istituto clinica Otorino dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma.

Dopo i saluti del rettore dell’Ateneo turritano Massimo Carpinelli e del direttore amministrativo dell’Aou di Sassari Lorenzo Pescini, il docente romano, tra i primi ad eseguire gli impianti cocleari in Italia, ha illustrato l’esperienza del Gemelli e le ultime frontiere della ricerca. Gli impianti cocleari – è stato spiegato – consentono di curare la sordità profonda negli adulti e nei bambini, attraverso l’impianto di una sorta di orecchio bionico. Un intervento quindi in grado di sconfiggere il sordomutismo.

Nel reparto di Otorinolaringoiatria, al secondo piano della stecca bianca di viale San Pietro, l’arcivescovo di Sassari Gianfranco Saba ha celebrato una messa raccolta e partecipata. Alla funzione eucaristica hanno partecipato degenti e personale medico e infermieristico. Per l’occasione e, grazie alla collaborazione con il parroco della cattedrale di San Nicola, don Dino Pittalis, è stata esposta anche la preziosa reliquia del santo incastonata in un reliquario d’argento del 1500, oggetto di secolare devozione per i sassaresi.

L’appuntamento, molto sentito dalla comunità ospedaliera, è stato organizzato dalla struttura complessa di Otorinolaringoiatria, diretta da Francesco Bussu.

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In termini di esiti, cioè di rispondenza delle attività agli indicatori fissati da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, l’Aou di Sassari fa registrare nel complesso dei buoni risultati. È quanto emerso ieri durante l’incontro-convegno che si è svolto nell’aula magna dell’Università di Sassari e dedicato alla presentazione dei risultati del programma nazionale esiti 2017.

All’attenzione c’erano, per l’Aou di Sassari, una serie di indicatori utili a fornire valutazioni sull’efficacia, la sicurezza, l’efficienza e la qualità delle cure fornite nelle strutture del Santissima Annunziata e delle Cliniche di viale San Pietro. Sotto “esame” le aree cliniche del Cardiocircolatorio, Nervoso, Respiratorio, della Chirurgia generale, della Chirurgia oncologica, della Gravidanza e parto e dell’Osteomuscolare.

In particolare, a destare maggiore attenzione i dati dei parti cesarei primari. Sul programma nazionale 2016, riferito ai dati del 2015, l’Aou mostrava di avere una percentuale del 40,65 per cento contro una media nazionale del 25,11.

I dati presentati ieri mattina, invece, hanno mostrato un miglioramento, con uno spostamento della bilancia del livello di aderenza a standard di qualità da “molto basso” (rosso) del 2015 a “basso” (arancione), con una nuova percentuale per il 2016 del 34,23 per cento, tuttavia ancora distante da quella nazionale pari al 24,52 per cento.

«Per questo motivo l’Azienda, a febbraio 2017, ha adottato un piano di rientro – ha spiegato il direttore generale Antonio D’Urso – che è stato implementato, concentrando il lavoro dei professionisti su due aree: quella dei saperi professionali e quella dei saperi gestionali e organizzativi.»

Questo, intanto, ha consentito di verificare la correttezza della codifica delle schede di dimissione ospedaliera e di correggere alcuni dati, proprio sui parti cesarei. Nella pratica professionale di compilazione delle schede di dimissione ospedaliera è stata introdotta la classificazione di Robson – pratica che consente di suddividere le partorienti in gruppi a diversa complessità assistenziale – quindi è stata implementata la conoscenza di ambito di codifica delle Sdo, anche attraverso l’utilizzo di strumenti informatici di supporto.

«Ancora prima, però, è aumentata la qualità e l’accuratezza nell’indicazione al taglio cesareo – ha detto ancora Antonio D’Urso – che si fa sempre più appropriatamente. Le donne sono state seguite meglio, con maggiore cura e attenzione. Si è scelto inoltre – ha aggiunto il direttore generale – di identificare gli indicatori del Pne con gli obiettivi della contrattazione di budget delle varie strutture dell’azienda. E ancora di implementare la rete con i consultori. Ci resta da avviare la partoanalgesia.»

L’azienda ha avviato una procedura concorsuale, in fase di conclusione, per l’assunzione di tre anestesisti a tempo indeterminato. Il loro inserimento potrà contribuire all’avvio proprio di questa pratica che ancora manca a Sassari.

All’incontro sono intervenuti oltre al direttore generale Antonio D’Urso e all’assessore regionale della Sanità Luigi Arru, anche il rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli, il direttore sanitario dell’Aou Nicolò Orrù, il direttore generale dell’assessorato regionale della Sanità, Giuseppe Sechi, gli esperti di Agenas Mario Braga e Alice Basiglini, quindi Federico Argiolas ed Antonello Antonelli del servizio assessorato Sanità della Regione Sardegna, quindi i direttori generali di Ats, Fulvio Moirano, dell’Aou di Cagliari, Giuseppe Sorrentino, dell’Ao Brotzu, Graziella Pintus, e dell’Areus, Giorgio Lenzotti.

Il Programma nazionale esiti è un’attività istituzionale del Servizio sanitario italiano e fornisce valutazioni comparative a livello nazionale sull’efficacia, la sicurezza, l’efficienza e la qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario nazionale. Il programma, sviluppato da Agenas per conto del ministero della Salute, rappresenta uno strumento operativo a disposizione delle Regioni, delle aziende e degli operatori per il miglioramento delle performance e per l’analisi delle criticità, attraverso attività di verifica della correttezza dei dati.

I risultati dell’edizione 2017 del programma nazionale esiti (Pne) sui dati aggiornati al 2016, sono stati ricavati attraverso l’analisi di 166 indicatori, 67 di esito-processo, 70 volumi di attività e 29 indicatori di ospedalizzazione. Secondo Agenas i risultati «confermano il trend di progressivo miglioramento della qualità dell’assistenza nel nostro Paese, già evidenziato negli anni passati».

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L’aula magna dell’Università di Sassari ospiterà domani la presentazione dei risultati del programma nazionale esiti 2017. Una giornata di studi che vedrà seduti al tavolo dei relatori gli esperti di Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), dell’assessorato regionale della Sanità e i direttori generali delle aziende ospedaliere e sanitarie della Sardegna.

I lavori si apriranno alle 9,30 con i saluti del rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli e del sindaco Nicola Sanna. Spetterà all’assessore regionale della Sanità Luigi Arru e al direttore generale dell’assessorato regionale della Sanità, Giuseppe Sechi, presentare la giornata. Sarà invece il direttore sanitario dell’Aou di Sassari, Nicolò Orrù, a dare il via alla prima sessione di lavori. In primo piano i risultati dell’edizione 2017, da una parte le principali evidenza a livello nazionale che saranno introdotte da Mario Braga, coordinatore delle attività Pne AgeNaS, e dall’altra le principali evidenze in Sardegna che saranno esposte da Alice Basiglini, supporto tecnico-scientifico di Pne AgeNaS.

La seconda sessione, incentrata sui risultati del Pne e le azioni a livello regionale sarà moderata da Federico Argiolas, direttore del servizio assessorato Sanità della Regione Sardegna. Le attività regionali del Pne saranno il tema della relazione di Antonello Antonelli del servizio assessorato Sanità della Regione mentre i risultati del Pne e l’esperienza della Aou di Sassari saranno presentati dal direttore generale dall’Aou di Sassari Antonio D’Urso.

Dopo le relazioni spazio alla tavola rotonda “I risultati Pne nel panorama di riordino del Servizio sanitario regionale”, alla quale parteciperanno l’assessore regionale Luigi Arru, il direttore generale dell’assessorato regionale Giuseppe Sechi, quindi i direttori generali di Ats, Fulvio Moirano, dell’Aou di Sassari, Antonio D’Urso, dell’Aou di Cagliari, Giorgio Sorrentino, dell’Ao Brotzu, Graziella Pintus, e dell’Areus, Giorgio Lenzotti.

L’incontro garantirà crediti formativi Ecm al personale sanitario delle aree specialistiche cardiocircolatorie, nervoso, osteo muscolare, gravidanza e parto, chirurgia generale e chirurgia oncologica della sanità pubblica e privata isolana.

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I risultati dell’edizione 2017 del programma nazionale esiti, quindi le rilevanze a livello nazionale e regionale e poi ancora le esperienze dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari: saranno questi i temi dell’incontro in programma venerdì 26 gennaio a Sassari, nell’aula magna dell’Università di Sassari, in piazza Università. Una giornata di studi che vedrà seduti al tavolo dei relatori gli esperti di Agenas, dell’assessorato regionale della Sanità e i direttori generali delle aziende ospedaliera e sanitarie della Sardegna.

«Il Programma nazionale esiti – affermano da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – è un’attività istituzionale del Servizio sanitario italiano e fornisce valutazioni comparative a livello nazionale sull’efficacia, la sicurezza, l’efficienza e la qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario nazionale». Il programma, sviluppato da Agenas per conto del Ministero della Salute, rappresenta uno strumento operativo a disposizione delle Regioni, delle aziende e degli operatori per il miglioramento delle performance e per l’analisi delle criticità, attraverso attività di verifica della correttezza dei dati.

I risultati dell’edizione 2017 del programma nazionale esiti (Pne) sui dati aggiornati al 2016, sono stati ricavati attraverso l’analisi di 166 indicatori, 67 di esito-processo, 70 volumi di attività e 29 indicatori di ospedalizzazione, e «confermano – fanno sapere da Agenas – il trend di progressivo miglioramento della qualità dell’assistenza nel nostro Paese, già evidenziato negli anni passati».

I lavori si apriranno alle 9,30 con i saluti dell’assessore regionale della Sanità Luigi Arru, del rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli e del sindaco Nicola Sanna. Spetterà al direttore generale dell’assessorato regionale della Sanità, Giuseppe Sechi, presentare la giornata e al direttore sanitario dell’Aou di Sassari, Nicolò Orrù, a dare il via alla prima sessione di lavori. In primo piano i risultati dell’edizione 2017, da una parte le principali evidenza a livello nazionale che saranno introdotte da Mario Braga, coordinatore delle attività Pne AgeNaS, e dall’altra le principali evidenze in Sardegna che saranno esposte da Alice Basiglini, supporto tecnico-scientifico di Pne AgeNaS.

La seconda sessione, incentrata sui risultati del Pne e le azioni a livello regionale sarà moderata da Federico Argiolas, direttore del servizio assessorato Sanità della Regione Sardegna. Le attività regionali del Pne saranno il tema della relazione di Antonello Antonelli del servizio assessorato Sanità della Regione mentre i risultati del Pne e l’esperienza della Aou di Sassari saranno presentati dal direttore generale dall’Aou di Sassari Antonio D’Urso.

Dopo le relazioni spazio alla tavola rotonda “I risultati Pne nel panorama di riordino del Servizio sanitario regionale”, alla quale parteciperanno l’assessore regionale Luigi Arru, il direttore generale dell’assessorato regionale Giuseppe Sechi, quindi i direttori generali di Ats, Fulvio Moirano, dell’Aou di Sassari, Antonio D’Urso, dell’Aou di Cagliari, Giorgio Sorrentino, dell’Ao Brotzu, Graziella Pintus, e dell’Areus, Giorgio Lenzotti.

L’incontro garantirà crediti formativi Ecm al personale sanitario delle aree specialistiche cardiocircolatorie, nervoso, osteo muscolare, gravidanza e parto, chirurgia generale e chirurgia oncologica della sanità pubblica e privata isolana.

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Grazie al sostegno finanziario della Regione e al Patto per la Sardegna, i poli universitari di Cagliari e Sassari realizzeranno due progetti pilota per sperimentare lo sviluppo di Smart Grid e rendere più efficienti dal punto di vista energetico le strutture degli Atenei. Lo prevede una delibera illustrata oggi in una conferenza stampa a Cagliari dal presidente della Regione Francesco Pigliaru e dall’assessora dell’Industria, Maria Grazia Piras, alla presenza dei Rettori delle Università di Cagliari e Sassari, Maria Del Zompo e Massimo Carpinelli. Gli interventi, per uno stanziamento pari a 24 milioni di euro (12 milioni per ogni Università), rientrano nelle azioni previste dal Piano Energetico Ambientale Regionale approvato dalla Giunta nel 2016 e si inseriscono nella più ampia strategia energetica della Regione che punta modernizzare il sistema, passando da un modello centralizzato a uno regionale, distribuito, integrato, interconnesso e, soprattutto, sostenibile.
«Stiamo per avvicinare il futuro, un futuro nel quale produrremo energia a costo basso e senza danni per l’ambiente. Più si investe in intelligenza e risorse, più la tecnologia avanza e più in fretta possiamo cambiare le cose in meglio. Ne siamo profondamente convinti e lavoriamo con grande impegno in questa direzione, certi che è quella giusta – ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru. –Insieme ad azioni come l’investimento sulla mobilità elettrica e il successo del bando sull’efficientamento energetico degli edifici pubblici, questo è un altro tassello di una strategia precisa. Vogliamo essere in prima fila nella transizione verso le energie rinnovabili con cui tutta Europa sta facendo i conti. Questi progetti di sperimentazione e innovazione portati avanti con le due Università, in particolare, aiuteranno la Sardegna a capire sempre meglio come fare a meno di un’energia basata sui fossili, in un percorso in cui il metano è un passaggio fondamentale – ha sottolineato Francesco Pigliaru, ricordando che le risorse provengono interamente dal Patto firmato con il Governo – e che ancora una volta dimostra la sua concretezza – ha concluso – traducendosi in benefici per la Sardegna.»
«Efficientare gli edifici pubblici deve diventare una priorità. La Regione, gli Enti regionali, le Università, i Comuni e tutte le amministrazione pubbliche, hanno il dovere di fornire il buon esempio. Stiamo investendo risorse importanti – ha detto l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras – perché le prestazioni energetiche degli edifici pubblici siano migliorate. Occorre promuovere e usare le tecnologie innovative, utilizzare in modo efficiente le fonti rinnovabili e migliorare la stabilità e l’efficienza del nostro sistema energetico. Abbiamo scelto di coinvolgere in questa strategia le due università sarde, sostenendole anche dal punto di vista finanziario perché, essendo i poli della ricerca in Sardegna, possono diventare il veicolo più adatto per divulgare la nuova cultura dell’energia, peraltro condivisa dal PEARS e dall’Unione Europea. I progetti, che dovranno essere presentati entro 60 giorni e che saranno valutati dall’assessorato dell’Industria, dovranno consentire di risparmiare sui costi, migliorare la qualità del servizio energetico e ridurre le emissioni climalteranti. Ciò farà dei due poli universitari anche un luogo di buona pratica, oltre che di interesse da parte di altri ricercatori. Le reti intelligenti della Cittadella Universitaria e del Campus di Ingegneria costituiscono un vero laboratorio sperimentale, dei glocal lab, che non hanno uguali nello scenario nazionale e internazionale. Luoghi dove soprattutto i giovani potranno essere sensibilizzati sui temi dell’efficienza e del risparmio energetico.» 
«Il progetto dell’Università di Cagliari – ha detto il Rettore Maria Del Zompo – è ambizioso e molto complesso: rappresenta una sfida di alto livello che l’Ateneo sente di cogliere. Vogliamo creare uno ‘smart campus’ per rendere la Cittadella universitaria di Monserrato efficiente e attenta al benessere dei luoghi di lavoro e di studio. Ma il progetto, aspetto ancora più importante, vuole anche mettere le competenze e conoscenze dell’Ateneo cagliaritano a disposizione delle imprese e del territorio, perché i moduli che costruiremo a Monserrato saranno replicabili in tante realtà pubbliche della Sardegna.»
«Il cuore della proposta progettuale ‘Unissmartgrid’ – ha detto il Rettore dell’Università sassarese, Massimo Carpinelli – è realizzare, per i poli più energivori dell’Ateneo, una Smart grid dotata di impianti di produzione fotovoltaica e di accumulo che consenta di minimizzare gli assorbimenti di energia da rete e innalzare il livello di autosufficienza energetica del singolo polo. Il progetto consentirebbe di raggiungere l’ambizioso traguardo di una autonomia energetica dei poli di quasi il 72%. Dal 2012 al 2016 abbiamo risparmiato il 28%; nel 2020, raggiungeremo l’obiettivo di un risparmio pari al 63% rispetto al 2012. Un effetto collaterale importante del progetto riguarda la disseminazione culturale sui temi della gestione intelligente e l’uso efficiente dell’energia, attraverso la comunità studentesca universitaria e gli istituti superiori scolastici del nord Sardegna.»
L’Università di Cagliari propone di trasformare la Cittadella Universitaria di Monserrato e il Polo di Ingegneria in due reti intelligenti, intervenendo contemporaneamente e sinergicamente su tutti i livelli: produzione, consumo e l’accumulo. L’approccio è di orientare l’utilizzo della generazione e dell’accumulo distribuito per il soddisfacimento istantaneo della domanda energetica per la componente elettrica, termica e mobilità. L’implementazione della rete intelligente nella Cittadella di Monserrato consentirà di ridurre le emissioni associate agli attuali livelli di consumi di energia del 56% e di ridurre il costo finale dell’approvvigionamento energetico di circa il 40%. Un intervento simile ma in scala ridotta è previsto anche per il Polo di Ingegneria.
L’ateneo sassarese vuole diventare un laboratorio energetico dove coesistono gestione, produzione e consumo dell’energia, paradigma per tutti i protagonisti della filiera dell’energia elettrica. L’obiettivo è di arrivare ad una autonomia energetica del 72% nei poli universitari dove verranno realizzate le smart grid, con una riduzione del 50% del prelievo globale dell’Ateneo. La realizzazione delle smart grid dotate di impianti di produzione e di accumulo di energia consentirà, nei quattro poli più energivori dell’Ateneo, di minimizzare gli assorbimenti dalla rete nazionale innalzando il livello di autosufficienza energetica del singolo polo a circa il 72%.