12 December, 2025
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Siamo alle solite, anno nuovo, problemi vecchi e sempre più complessi.

La fabbrica della Portovesme S.r.l., unica produttrice italiana di zinco, unica sopravvissuta allo sfacelo industriale nel Sulcis lglesiente, potrebbe presto avere le ore contate”, in termini realistici, i mesi contati.

La Cisl, non ci sta a fare da spettatrice all’ennesima sciagura industriale del Territorio causata dalle inadempienze e incapacità delle lstituzioni.

Dal Governo nazionale, regionale e fino alle istituzioni locali, si continua a registrare una totale inettitudine nel dare una valida prospettiva economica al territorio, e come se non bastasse, si prefigurano scenari devastanti anche per le attività che, seppure in sofferenza, hanno mantenuto energiche le produzioni senza causare ulteriori danni all’occupazione.

Quella della Portovesme S.r.l., per la Cisl, potrebbe essere I’ennesima vittima di una politica del nulla, che non affronta risolve le diverse problematiche necessarie per il proseguo produttivo di una fabbrica che occupa 1.600 lavoratori.

Nell’ordine dei problemi, sono necessarie Ie autorizzazioni per l’ampliamento della discarica che consentirà le lavorazioni fino al mese di giugno 2017, e quindi, in assenza delle decisioni attinenti all’individuazione di un sito per la realizzazione di una discarica in grado di allocare gli scarti di lavorazione per i prossimi 10/20 anni, lo stabilimento sarà chiuso.

La modifica e la rimodulazione dell’art. 39 sul dispacciamento e gli oneri di gestione legati al prczzo dell’energia elettrica, tutto fermo dal 2013, obbliga le aziende energivore, come la Portovesme, alla marcia degli impianti, pagando un prezzo energetico altissimo che presto potrebbe portare la stessa alla fermata produttiva per situazioni legate alla non competitività rispetto ad altri produttori europei.

La concessione per l’utilizzo di un prezzo energetico adeguato, attraverso la super interrompibilità (scade dicembre 2017), prosegue ad essere rinnovata in modo da non consentire una programmazione di lungo respiro.

E poi, la burocrazia, le indecisioni, l’assoluta mancanza di volontà politica che costringe alla cautela sugli investimenti e sulle prospettive di marcia, costituiscono il modo più subdolo per arrivare al dramma della chiusura.

Queste elencate sono le colpevoli indifferenze politiche che ci costringeranno a una durissima reazione per evitare repliche di disastri già in atto, nonostante si succedano ministri che fanno finta di occuparsi delle questioni e, nonostante l’inconsapevolezza e la complicità di tanti, sull’assenza di una politica regionale favore della ripresa economica e occupazionale del territorio. In assenza di risposte concrete, non tarderemo nel mettere in atto tutte le possibili rivendicazioni per esigere un ruolo istituzionale più rispettoso degli interessi sociali e della collettività Sulcitana.

Fabio Enne – Segreteria Generale Cisl Sulcis Iglesiente

Nino D’Orso – Segreteria Geberale Femca Cisl Sulcis Iglesiente

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«Il programma di assunzioni voluto dall’amministratore unico dell’Igea ci lascia sconcertati e senza parole. Da un lato si assiste, da anni, ad un depauperamento delle professionalità e alla mobilità di decine di lavoratori, senza dimenticare il ricorso costante al precariato, dall’altra ad un programma di assunzioni immotivato rispetto al difficile compito che dovrebbe svolgere la Società.»

A dirlo sono Fabio Enne e Nino D’Orso, rispettivamente segretario generale Cisl  segretario generale della Femca Cisl del Sulcis Iglesiente.

«Per di più – aggiungono Enne e D’Orso -, un’altra società in house della Regione, la Mineraria Silius, inizia le procedure per licenziare ben diciotto lavoratori. Una confusione senza precedenti. Vorremmo conoscere il piano industriale dell’Igea, così come su quali basi, l’Amministratore ed il Socio Regione, intendono assicurare la continuità della stessa Società ed il raggiungimento dello scopo sociale: le bonifiche.»

«Riteniamo opportuno un incontro immediato con la Giunta regionale – concludono Fabio Enne e Nino D’Orso – per definire l’intera questione relativa alle Società in house (minerarie) ed il futuro dei lavoratori, ma soprattutto porre al centro dell’incontro la vicenda ambientale ormai non più rinviabile.»

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185 milioni di investimenti, 205 lavoratori impiegati nei cantieri durante la fase di costruzione della centrale a vapore, 500 posti di lavoro consolidati e tra 500 e 750 creati nell’indotto: sono questi i numeri del progetto Eurallumina, presentato questo pomeriggio, nella sala conferenze del Consorzio industriale provinciale di Carbonia Iglesias, a Portoscuso.

Alla presentazione hanno partecipato l’amministratore delegato dello stabilimento di Portovesme, l’ingegner Vincenzo Rosino; i rappresentanti della Foster Wheeler italiana, la società che ha realizzato il progetto e i rappresentanti del Savi, il Servizio della sostenibilità ambientale, valutazione impatti e sistemi informativi ambientali della Regione Sardegna; i rappresentanti del comune di Portoscuso e della provincia di Carbonia Iglesias; parlamentari, consiglieri regionali, amministratori locali, rappresentanti di associazioni e comitati e tantissimi lavoratori.

La presentazione, come annunciato alla vigilia, è stata preceduta da una manifestazione dei lavoratori Eurallumina, partita dall’ingresso dello stabilimento, sotto una pioggia battente, e conclusa davanti alla sala conferenze del Consorzio industriale, pochi minuti prima dell’inizio dei lavori.

I lavori sono stati aperti dall’ingegner Vincenzo Rosino che con i tecnici ha presentato le caratteristiche del nuovo impianto, progettato per garantire la completa copertura della domanda di energia termica ed elettrica della raffineria di bauxite e per contribuire al raggiungimento delle condizioni necessarie per la ripresa delle attività produttive di Eurallumina, nel rispetto delle prescrizioni ambientali, molto più severe rispetto al passato.

Dopo la presentazione che ha ricalcato sostanzialmente quella fatta nella stessa sede lo scorso 28 maggio, secondo quanto prevedono le procedure, è stato dato spazio agli interventi che, contrariamente a quanto accadde sei mesi fa, sono stati tutti favorevoli, perché i rappresentanti delle associazioni ambientaliste contrarie alla realizzazione del progetto della nuova centrale, questa volta non hanno partecipato all’incontro.

Tredici, complessivamente, gli interventi. Il primo è stato quello di Francesco Garau, segretario Filtcem CGIL, seguito da quello del deputato PD Francesco Sanna che ha sottolineato l’importanza del progetto e le prescrizioni ambientali imposte, le più rigide a livello europeo.

Il professor Paolo Amat, docente universitario di chimica, ha spiegato di aver studiato a fondo le caratteristiche dei fanghi rossi che a suo parere non costituiscono un problema e, viceversa, possono essere impiegati in vari settori.

Anche Salvatore Cherchi, ex presidente della provincia di Carbonia Iglesias, oggi coordinatore del Piano Sulcis, ha difeso il progetto, sottolineandone l’impatto a livello occupazionale, con 500 lavoratori diretti e un fattore moltiplicativo tra 2 e 2,5, per un totale di oltre 1.000 posti di lavoro. Non si può ignorare che resta comunque un progetto di industria pesante – ha detto Cherchi -, ma è stato progettato nel rispetto dell’ambiente e si dovrebbe convincere l’azienda a investire in studi per il riutilizzo dei fanghi rossi.

Sono poi intervenuti Nino D’Orso, segretario della Femca Cisl; Pietro Cocco, sindaco di Gonnesa e capogruppo PD in Consiglio regionale; Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia e presidente del Consiglio delle Autonomie locali; Giorgio Alimonda, sindaco di Portoscuso e presidente del Consorzio industriale provinciale di Carbonia Iglesias; Tonino Melis, componente della segreteria Uiltec Uil; Luca Pizzuto, consigliere regionale e coordinatore regionale di Sinistra Ecologia Libertà; Claudia Mariani, rappresentante delle partite iva di Portoscuso e del Sulcis Iglesiente; Mauro De Sanctis, presidente del Consorzio Fieristico Sulcitano; e, infine, Antonello Pirotto, componente della RSU Eurallumina.

Il procedimento prevede la possibilità di presentare osservazioni al progetto fino al 24 dicembre, vigilia di Natale.

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E’ stato sottoscritto ieri pomeriggio, presso l’assessorato regionale del Lavoro, Formazione professionale, Cooperazione e Sicurezza sociale, il verbale d’accordo istituzionale per l’attivazione della cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale per i 291 lavoratori Eurallumina, per la durata totale di 36 mesi a partire dal 1° gennaio 2016, tra Azienda, Confindustria, Segreterie Fulc e RSU di fabbrica.

All’incontro erano presenti, per le parti:

• Eurallumina Spa – Vincenzo Rosino, Mauro Simone Angius, Sonia Vivarelli

• Confindustria Sardegna Meridionale – Andrea Porcu

• Filctem CGIL – Francesco Garau

• Femca CISL – Nino D’Orso

• Uiltec UIL – Antonio Melis

• Ugl – Piert Giorgio Piu, Marco Spiga

• RSA/RSU – Antonello Pirotto, Gian Marco Mocci, Corrado Marongiu, Enrico Pulisci, Davide Boi, Marcello Salis.

La riunione è stata presieduta dal direttore del Servizio Lavoro Rodolfo Conù.

Un risultato importante che offre ai lavoratori certezze sul percorso della ripresa produttiva, perché vincolato agli investimenti da parte dell’Azienda che ne richiede la concessione, ma la RSU e la segreteria dei Chimici lo ritengono non ancora definitivo.

Il 31 dicembre sarebbero scaduti gli ultimi quattro mesi di cassa integrazione in deroga e la nuova riforma degli ammortizzatori sociali prevede solo la mobilità o la riorganizzazione aziendale, che sostituisce il precedente strumento della ristrutturazione aziendale. La durata massima della cassa integrazione per riorganizzazione è di 24 mesi ma per il caso Eurallumina, essendo tra le dieci situazioni di crisi attenzionate a livello nazionale considerate strategiche dal ministero dello Sviluppo economico per il sistema industriale del Paese, può godere di ulteriori 12 mesi, il tempo necessario per accompagnare, come misura transitoria, i lavoratori nel periodo in ci verranno realizzate le opere per la ripresa delle produzioni. Si tratta del secondo accordo siglato con questo strumento dopo quello di Ottana Polimeri (per 24 mesi) dall’entrata in vigore del Job-Act, ma che per la durata di 36 mesi è il primo in assoluto stipulato in Sardegna.

Qualora gli ultimi passaggi non avessero esito positivo, la cassa integrazione per ristrutturazione verrebbe tra qualche mese sospesa e la possibilità di vedere i lavoratori reinseriti nelle liste di mobilità potrebbe ripresentarsi in maniera ancora più disastrosa, perché accompagnata dal definitivo accantonamento del progetto.

«Si tratta di un’eventualità che non vogliamo prendere in considerazione – commentano i delegati della RSU – perché dopo i risultati ottenuti, non è possibile che il progetto di ripartenza della fabbrica possa non trovare sviluppo e vanificarsi sul filo del traguardo, dopo anni di sacrifici e lotta mai interrotta. Per il Sulcis Iglesiente e la Sardegna tutta, è ormai chiaro a tutti che, esaurito il percorso autorizzativo in capo agli Enti preposti, dovrà partire immediatamente la fase degli investimenti (185 milioni di euro, 270 addetti degli appalti alla punta massima, 357 lavoratori diretti, oltre ai servizi, alle mense, ai trasporti, fornitori e indotto complessivo) e fare così da apripista per un rilancio complessivo del comparto industriale e produttivo in altri settori.

Siamo consapevoli di esserci conquistati con sacrificio i minuti di recupero dei tempi supplementari che erano ormai quasi scaduti – concludono i delegati della RSU Eurallumina – e li utilizzeremo per raggiungere, con ancora maggiore determinazione, l’unico risultato che possiamo accettare: la ripresa del lavoro.»

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«E’ nostro dovere, oltre che una grande soddisfazione apprendere dalla Conferenza dei servizi per l’avvio delle procedure per la costruzione della centrale di autoproduzione dello stabilimento dell’Eurallumina, che iniziano a concretizzarsi i desideri, gli sforzi, e i sacrifici delle lavoratrici e dei lavoratori che da oltre sei anni lottano per la riapertura dello stabilimento fermato dalla Rusal nel marzo del 2009.»

Lo scrivono oggi, in una nota, i segretari generali della Fulc Francesco Garau, Nino D’Orso e Salvatore Sini.

«La numerosa e preziosa presenza delle famiglie dei lavoratori, anche e soprattutto delle imprese d’appalto, nonché di tutte le Organizzazioni Sindacali territoriali e regionali – aggiungono i segretari generali della Fulc -, sanciscono la voglia di ridare dignità ad un territorio che da troppo tempo viene ricordato per il suo alto tasso di povertà. Riteniamo di dover sostenere con forza che è oltremodo sbagliato, per questo territorio, affermare che l’unica scelta che può essere fatta è quella tra la salute e il lavoro.

La storia del Sulcis Iglesiente evidenzia le scelte fatte; nel Basso Sulcis si pratica l’agricoltura, nelle sue coste il turismo ne afferma la bellezza, nell’Iglesiente che sarà bonificato si affermerà la cultura mineraria in tutte le sue sfaccettature, a Portovesme dovrà proseguire l’attività industriale che è insita in quello scorcio di territorio che altri prima di questa generazione ha deciso dovesse radicarsi.»

«La scelta dell’Eurallumina di autoprodurre l’energia con una centrale a carbone è l’unica percorribile, sia perché nulla aggiunge all’impianto in quanto già sono presenti delle caldaie ad olio combustibile, ma soprattutto perché in Sardegna le fonti energetiche rinnovabili sono oltre il limite massimo programmato, oltre che super incentivate con denaro pubblico (circa 20 milioni di euro all’anno provenienti dalle tasse pagate dai cittadini), e non garantirebbero una continuità produttiva costante allo stabilimento.

Ciò detto non significa che tutto deve essere concesso. Il nostro obiettivo è sempre stato e sempre sarà quello di sorvegliare che tutto sia fatto nel rispetto delle leggi che tutelano la salute pubblica e di chi giornalmente lavorerà negli impianti, ed in particolare – concludono Francesco Garau, Nino D’Orso e Salvatore Sini – vigileremo che l’Azienda e la Rusal mantengano sino in fondo gli impegni sottoscritti.»

Eurallumina.