29 April, 2024
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Consiglio regionale 3 copia

E’ iniziato stamane, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge 291/A “Disposizioni urgenti in materia fiscale”. Il provvedimento della Giunta è stato approvato dalla Terza commissione nella seduta del 15 dicembre 2015 con il voto favorevole dei gruppi di maggioranza, il voto contrario dei gruppi di opposizione e l’astensione del consigliere regionale Busia. L’obiettivo è la  rimodulazione dell’addizionale regionale Irpef per dare copertura al disavanzo riscontrato in ambito sanitario.

Dopo gli adempimenti di rito, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto di sapere dalla giunta se, come riportato dalla stampa, avevano intenzione di presentare emendamenti al testo. Il presidente Ganau ha risposto che ne sono stati presentati 170 e che erano in fase di distribuzione. Marco Tedde (FI), sull’ordine dei lavori, ha ribadito la  necessità di sapere tempestivamente, quando viene convocato il Consiglio, l’ordine del giorno. Tedde ha anche ricordato che c’è una sentenza della Corte costituzionale che  vieta alle regioni  di approvare  aumenti di aliquote Irpef se non sono collegate all’economia. Il presidente Ganau, sul primo punto posto dal consigliere Tedde,  ha risposto che l’ordine del giorno era stato comunicato ai capigruppo al momento di decidere la data della seduta odierna.

Ha poi preso la parola il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni che ha parlato di “atto forzato e illegittimo” e ha chiesto il rinvio del DL 291 in commissione. Per Dedoni è  opportuno che il Consiglio rifletta prima di fare atti irreversibili e illegali.  A favore della proposta di Dedoni si è espresso il capogruppo di FI  Pietro Pittalis che ha detto che il Consiglio si sta arrogando  competenze che non sono previste in legge, quindi questa legge sarà impugnata e il problema del disavanzo non sarà risolto. Pittalis ha detto di essere d’accordo con il parere della collega Busia e che non è utile porsi in una situazione illegittima. Il capogruppo di Forza Italia ha fatto un appello alla presidenza del Consiglio per evitare che sia approvato un provvedimento palesemente in violazione di norme statali.  Il capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro Roberto Desini ha chiesto di sospendere i lavori per 20 minuti. Il capogruppo dell’Udc Sardegna Gianluigi Rubiu ha detto di essere favorevole a riportare il DL in commissione perché  è un provvedimento iniquo e ingiusto. Per Angelo Carta (Psd’az) il ritorno del DL 291 in commissione gioverà ai lavori del Consiglio. Di parere contrario il capogruppo del Pd Pietro Cocco che ha detto che i lavori devono procedere, perché  il provvedimento è stato già approvato in commissione. Annamaria Busia (Sovranità, Democrazia e Lavoro), sottolineando che non c’è nessuno spirito polemico, ha ribadito che sarebbe utile fare ulteriori approfondimenti, anche alla luce delle ultime risoluzioni approvate. Pertanto, la consigliera ha dichiarato di fare proprie le osservazioni fatte dall’opposizione e ha detto che è assolutamente necessario un approfondimento in commissione. Antonio Gaia (Cristiano popolari socialisti) ha detto di condividere le osservazioni fatte dalla consigliera  Busia e ha chiesto un parere dell’assessore. L’aula ha bocciato la richiesta di rinvio in commissione del provvedimento.

Il presidente ha poi messo in votazione la proposta di sospendere la seduta: i Lavori sono sospesi per 15 minuti.

Il relatore della maggioranza, Franco Sabatini (Pd), ha evidenziato le ormai croniche difficoltà dei diversi governi regionali che si sono succeduti, nel mettere un argine alla spesa sanitaria nell’Isola che ha registrato una crescita costante. Il presidente della commissione Bilancio ha quindi sottolineato le responsabilità diffuse nel mancato rientro del disavanzo sanitario e non ha nascosto le difficoltà del contingente momento politico: «Siamo di fronte ad una situazione gravissima e difficilissima».

A giudizio di Sabatini la scelta della maggioranza di procedere con l’innalzamento dell’aliquota Irpef è necessitata dai cinque anni di disavanzo in sanità che hanno caratterizzato il governo del centrodestra in Regione. «Il problema – ha dichiarato l’esponente del Pd – è che per le coperture di questi disavanzi si sono praticati tagli che hanno riguardato in maggior misura i capitoli di spesa riferiti alle politiche sociali e cioè si sono ridotti fondi e stanziamenti destinate alle fasce più deboli della popolazione». «Oggi – ha proseguito il consigliere ogliastrino – assumiamo responsabilmente la decisione di innalzare l’aliquota Irpef  per preservare le fasce più deboli e addirittura a queste riduciamo le tasse mentre chiediamo uno sforzo maggiore a chi ha di più». 

Franco Sabatini ha quindi ricordato che insieme con la manovra Irpef si propone un piano di rientro del debito in sanità e una serie di riforme  che metteranno alla prova il Consiglio. «E’ una sfida importante – ha dichiarato il presidente della Terza commissione – perché assumiamo l’impegno di mettere sotto controllo la spesa sanitaria in Sardegna».

Franco Sabatini ha auspicato una riduzione della spesa del personale, una spesa farmaceutica “controllata” e con la rapida istituzione della centrale unica d’appalto:  «Non si può pensare di mettere sotto controllo la spesa solo con le modifiche organizzative o con il piano sanitario».

Il relatore della minoranza, Christian Solinas (Psd’Az), ha rappresentato l’approccio con il quale le forze della minoranza hanno affrontato il tema del deficit in sanità («non ci interessa andare a rincorrere responsabilità vere o presunte del passato») ed ha sottolineato che «la preoccupazione è stata quella di affrontare il tema del contenimento della spesa e del disavanzo, insieme con una pluralità di interventi strutturali». L’esponente sardista ha quindi insistito sulle difficoltà della minoranza nell’avere a disposizione la documentazione relativa al deficit della sanità sarda e all’annunciato piano di rientro del disavanzo.

A giudizio di Christian Solinas il provvedimento proposto dall’esecutivo non è in linea con le norme nazionali e contrasta con le indicazioni del ministero dell’Economia («sostiene che la maggiorazione dell’aliquota Irpef non possa superare lo 0.5%») ed anche con il novellato articolo 10 dello Statuto sardo («le modificazioni possono intervenire per interventi destinati allo  sviluppo dell’Isola mentre la proposta della giunta è rivolta solo a dare una copertura al disavanzo della sanità»).

«Da tutto l’insieme – ha dichiarato il consigliere dei Quattro Mori – emerge la preoccupazione che questo strumento non sia applicabile e non risolva il problema del deficit della sanità ma che si traduce nel tentativo di far pagare le deficienze del sistema sanitario ai contribuenti sardi»

«Il richiamo che formuliamo – ha concluso Christian Solinas – è ripensare il provvedimento e ritirare questa proposta per evitare che i cittadini paghino due volte l’inefficienza della sanità sarda, come pazienti e come contribuenti».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso forti perplessità sul contenuto del provvedimento. «Si utilizza il comma 3 dell’articolo 29 della Finanziaria regionale per consentire il piano di rientro. Si fa però riferimento alla normativa nazionale senza essere commissariati – ha detto Locci – la Giunta decide di far sostenere ai sardi tutto il peso della copertura del deficit della Sanità anche se le leggi nazionali consentono di accedere a fondi statali. Noi, invece, anche per le scelte fatte in passato, decidiamo di caricarci sulle spalle tutto il peso del piano di rientro».

Locci ha quindi criticato la decisione di aumentare le tasse per pagare il disavanzo: «Non sappiamo ancora se questo piano sarà sottoposto all’attenzione del ministero della Salute – ha rimarcato il consigliere di minoranza – riteniamo che non ci sia un’azione convinta per la riduzione della spesa. Dire che è fuori controllo senza intervenire sugli sprechi non serve: vanno cambiati l’azione di governo e i meccanismi di controllo».

Critico anche l’intervento del consigliere Giuseppino Pinna (Udc). «In altri tempi con provvedimenti simili avremmo assistito a un vero linciaggio politico – ha detto Pinna – oggi invece si sta in silenzio come se venisse somministrato ai sardi un farmaco purificatore».

Secondo l’esponente dell’Udc la situazione, in oltre un anno di governo del centrosinistra, è peggiorata. «Nonostante i proclami – ha concluso Pinna – non si intravedono barlumi di miglioramento. Questo provvedimento è una tassa sul lavoro. L’aumento della pressione fiscale è di competenza nazionale, prima di fare figuracce è opportuno verificare con certezza altre opportunità per la copertura del disavanzo».

Per il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) non si può continuare a chiedere sacrifici ai sardi. «La gente si sarebbe attesa altre decisioni dalla Giunta dei professori – ha sottolineato Tocco – con queste decisioni non si fa altro che incattivire i cittadini contro la politica. Di fatto si applicherà l’Irap sulle perdite delle attività commerciali».

Alessandra Zedda (Forza Italia), in apertura del suo intervento, ha ammonito l’Aula sulle “difficoltà giuridiche” a cui potrebbe andare incontro il provvedimento.

Poi ha attaccato il centrosinistra sulle decisioni assunte in passato: «La madre di tutti i problemi è l’accordo fatto da Soru con Prodi che ha portato la sanità a totale carico della Regione – ha detto la consigliera azzurra – è vero che noi, in passato, abbiamo creato disavanzo ma in ogni caso non abbiamo fatto ricorso alle tasse. Il deficit lo abbiamo coperto con la riduzione storica dell’Irap».

Alessandra Zedda ha poi accusato la Giunta di aver fatto un “accordo-patacca” con il Governo: «I risultati sono più tasse e azioni non risolutive. L’annunciata riforma della sanità è ancora nebulosa, l’unico atto significativo è il prolungamento dei commissari, anche di quelli che hanno contribuito ad aumentare la spesa».

L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato anche le mancate risposte della Giunta sul fronte dei trasporti e accusato la maggioranza di favorire gli sprechi: «Non voteremo questo piano di risanamento perché è una rapina per i sardi».

Ignazio Tatti (Udc Sardegna) ha detto che è assurdo che nella stessa giornata si chiedano ulteriori sacrifici ai sardi e subito dopo siano prorogati i commissari delle Asl, che sono tra gli artefici di questa situazione. Il giudizio del consigliere Tatti su questo provvedimento è decisamente negativo. Da una parte si chiedono soldi ai sardi, si vogliono far crescere le tasse, si aumentano i sacrifici e dall’altra  gli sprechi continuano ad aumentare. Una situazione insostenibile che tartassa una regione già in ginocchio.

Il vice presidente Antonello Peru ha poi dato la parola a Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che non ha usato mezzi termini:  questo DL è uno sconcio, ed è un’ingiustizia autentica. Per Crisponi è grottesco che Pigliaru e Paci, dopo tanti proclami,  colpiscano l’impresa. Irpef e Irap sono medaglie che la giunta si mette al collo per risanare la sanità. Anziché dare premi agli imprenditori che riescono a stare in piedi in questo periodo di crisi, la giunta entra a gamba tesa chiedendo nuovi balzelli. Crisponi stigmatizza anche il comportamento di questa giunta che con arroganza aggiunge una zavorra ulteriore alla competitività delle imprese. Si tratta di un’operazione maldestra che contribuisce alla devastazione economica del territorio. 

Per Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) questo DL rappresenta “un tentativo di rapina a mano alzata” deciso da una “giunta sanguisuga” nei confronti della comunità sarda. Tedde si è soffermato a lungo sul metodo utilizzato dalla giunta regionale che, nonostante l’obiettivo della Trasparenza contenuto nel programma del presidente Pigliaru, fa calare dall’alto provvedimenti dell’ultima ora non sentendo le parti sociali, i sindacati, le associazioni di categoria. Inoltre, nel programma del presidente della Regione, l’obiettivo era quello di ridurre gli sprechi, di arginare la spesa sanitaria e di perseguire efficienza. Tutti obiettivi miseramente naufragati.

Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto di svolgere il più difficile degli interventi, perché costretto a constatare che la giunta comunica al popolo sardo che tutto quello su cui è basato il proprio programma è drammaticamente fallito. Per Tunis, nel momento attuale, drenare anche un solo euro ai sardi è un’ingiustizia gravissima tanto più che è stata decisa per appagare la superbia intellettuale dell’esecutivo. Il consigliere di FI ha accusato la giunta di spingere la Sardegna in un tunnel e questo DL è una rapina, è  un atto meschino che ruba i soldi ai sardi. Quindi, non solo si vogliono drenare soldi, ma si vuole drenare anche la speranza. Tunis ha chiesto ai colleghi della maggioranza di ribellarsi, di dire alla giunta che non siete d’accordo a essere complici. Perché non ci sono giustificazioni. In finanziaria la maggioranza aveva detto che  le tasse sarebbero diminuite, invece i balzelli continuano ad aumentare.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi), rivolgendo parole di apprezzamento per l’intervento del collega di partito e di gruppo Stefano Tunis ha chiesto polemicamente il sostegno dei colleghi della maggioranza «per far comprendere alla Giunta che l’aumento dell’aliquota Irpef non risolverà il problema del deficit in sanità ma distruggerà i precari equilibri di bilancio nelle famiglie e nelle imprese».

L’esponente della minoranza ha ricordato la precedente esperienza di assessore del Bilancio, dell’attuale presidente della Regione, e citando la favola della rana e dello scorpione  ha dichiarato: «La rana tradita dallo scorpione è il popolo sardo mentre lo scorpione che l’ha punta dopo averne ricevuto l’aiuto è la Giunta regionale che tradisce la fiducia ricevuta dal popolo sardo per governare la Sardegna».

Sul tema del risanamento dei conti nella sanità, Oscar Cherchi ha auspicato un confronto approfondito ma ha dichiarato: «E’ vero però che dopo due anni di governo del centrosinistra i risultati attesi non si sono registrati e la maggioranza chiede al Consiglio un’ulteriore proroga dei commissari delle Asl».

«Questa è una maggioranza in confusione – ha concluso Oscar Cherchi – e forse l’unica possibilità per il rilancio dell’azione amministrativa è rappresentato dal rimpasto in Giunta che sembra imminente».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha accusato l’assessore del Bilancio di «essersi lasciato andare a dichiarazioni fuori dalle righe quando ha parlato di casse regionale devastate dal centrodestra e di spesa sanitaria per troppi anni senza controllo».  «Se quelle affermazioni fossero vere – ha spiegato Cossa – il governo nazionale avrebbe commissariato la Regione, così come è vero invece che in sanità i disavanzi vanno obbligatoriamente coperti entro l’anno successivo».

Il consigliere della minoranza ha quindi elencato una serie di dati che, a suo giudizio, evidenziano come la spesa sanitaria sia cresciuta negli anni di governo del presidente Soru ed ha accusato l’assessore Paci di aver provocato una “catastrofe” nella sanità sarda con la riduzione degli stanziamenti nello scorso esercizio. «Perché l’assessore Paci non ha tagliato gli sprechi nel 2014? – ha insistito Cossa – e che cosa ha ridimensionato nel 2015? Non certo la spesa per le consulenze e le convenzioni che continuano a proliferare». Michele Cossa ha quindi concluso elencando una serie di esempi che dimostrerebbero la mancanza di volontà dell’esecutivo nel ridurre la spesa («perché ad Igea si fanno nuove assunzioni?») e che confermerebbero invece la volontà del centrosinistra di «aumentare le tasse non già per risanare i bilanci della sanità ma per finanziare nuova spesa pubblica».

Il consigliere del Pd, Gigi Ruggeri, ha dichiarato di apprezzare l’intervento del relatore della minoranza,  Christian Solinas, «perché ha svolto considerazioni di natura tecnica e non è entrato nel merito del disavanzo della sanità, né sulle sue case e sulle responsabilità». «Si assiste in quest’Aula – ha proseguito il consigliere della minoranza – ad un’inversione delle responsabilità e si danno dati confusi e fuorvianti che mettono sullo stesso piano “lo stanziato” piuttosto che il “determinato” dal Cipe». Ruggeri ha contestato le affermazioni del collega Cossa («ai tempi della Dirindin non c’era il disavanzo mostruoso di cui si parla e nel 2014 con i commissari abbiamo ridotto il trend di crescita del fondo sanitario regionale»).

L’esponente dei democratici ha escluso inoltre che i problemi della sanità sarda possano ricondursi all’intesa istituzionale del 2007 Soru-Prodi ed ha evidenziato che con il provvedimento in discussione non si sta “pagando” il fabbisogno sanitario nuovo ma che si è fatto emergere il debito degli anni passati.

«La differenza tra noi e voi – ha concluso Ruggeri – è che voi avete rinunciato a governare i processi strutturali della crescita della spesa sanitaria mentre noi li affrontiamo per risolverli ed evitiamo dunque di mettere la polvere sotto il tappeto come ha fatto chi ci ha preceduto.»

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fd’I) ha riproposto la critica per la carenza di documentazione nella disponibilità dei consiglieri della minoranza ed ha ribadito contrarietà per la riproposizioni di modifiche da parte dell’esecutivo tali da stravolgere il testo in discussione in Aula.

L’esponente del Misto ha quindi riaffermato dubbi sulla legittimità della norma che si propone di aumentare l’aliquota Irpef  ed ha sottolineato il rischio «di proceder con l’approvazione di una legge impopolare e che non produrrà risultati ma che genererà conflitti e ricorsi che non faranno entrare nelle casse regionali le risorse utili per ripianare il debito della sanità».

«Nei due anni del vostro governo – ha concluso Truzzu – non avete posto rimedio all’ingerenza della politica nella sanità né avete revisionato la spesa ma in compenso avete sbagliato la programmazione e nell’assestamento non sono arrivate le risorse e così mettete le mani nelle tasche dei sardi mentre continuano le consulenze gli sprechi.»

Il consigliere Gianni Lampis (Fd’I) ha definito “coraggiosa” la scelta della maggioranza di portare in aula un provvedimento di “macelleria sociale”.

«La Giunta mette le mani in tasca ai sardi – ha detto Lampis . avete scelto il modo più semplice per coprire il disavanzo. Attribuite la colpa a chi vi ha preceduto ma riproponete gli stessi errori: il deficit non è diminuito in questa legislatura, l’azione dei commissari delle Asl non è stata efficace.»

Secondo l’esponente di FdI il provvedimento non farà altro che aggravare una situazione resa già difficile dalla crisi. «Si poteva scegliere un’altra strada – ha insistito Lampis – noi eravamo disponibili a dare un nostro contributo ma voi avete optato per una scelta muscolare. Risparmiate questo nuovo balzello ai sardi perché altrimenti la condanna sarà inevitabile.»

Per Alberto Randazzo (Forza Italia) le percentuali di aumento dell’Irpef fanno pensare a una regione ricca. «Viste le tabelle dell’Agenzia delle Entrate – ha detto Randazzo – Bolzano applica aliquote più basse della Sardegna».

L’esponente di Forza Italia ha poi criticato l’azione di governo della maggioranza: «Si chiedono sacrifici ai sardi  poi però si approvano provvedimenti per il reddito di cittadinanza (legge sperimentale per 5000 famiglie licenziata ieri in Commissione Sanità) – ha rimarcato il consigliere azzurro – ammiro il Governo nazionale che prima di deliberare altre tasse incide sulla spending review». Il consigliere azzurro ha quindi stigmatizzato il mancato contenimento della spesa pubblica: «Apprendiamo di nuovi concorsi all’Igea, dell’aumento delle cooperative sociali a Sassari, di mille nuove assunzioni ad Abbanoa, i giornali ci svelano gli sprechi delle Asl, con presidi ospedalieri dove giacciono attrezzature per 30 milioni di euro. Se si decide di risparmiare su queste voci – ha concluso Randazzo – noi siamo pronti a fare una battaglia comune per chiedere allo Stato di dare alla Sardegna risorse aggiuntive».

Fuori dal coro, tra i banchi della maggioranza, l’intervento della consigliera del PD Daniela Forma che ha definito “non indolore” il provvedimento varato dalla Giunta  per far fronte al disavanzo della sanità.

«All’aumento della spesa non corrisponde un miglioramento del sistema, i costi sono ormai diventati insostenibili – ha detto Forma – non può passare il messaggio che cittadini e imprese debbano far fronte alle inefficienze del sistema pubblico».

La consigliera del Partito Democratico ha quindi auspicato un giro di vite nel contenimento della spesa pubblica: «Se è vero che non è possibile fare tagli e risparmi immediati è altrettanto chiaro che si possono cercare soluzioni per rimettere in equilibrio il sistema e rimediare ai debiti pregressi – ha sottolineato Daniela Forma – l’intervento su Irap e Irpef frena invece la possibilità di inserirsi nel clima di ripresa economica che cominciava a respirarsi anche in Sardegna».

Forma ha poi parlato di “responsabilità trasversali” nell’attuazione di politiche che negli anni hanno favorito la creazione di “stipendifici” e contribuito ad “ingrossare il settore pubblico”. «Non siamo più in grado di farci carico di queste pretese,  occorre trovare le soluzioni per il contenimento della spesa all’interno del sistema regionale. Ho provato a portare queste considerazioni all’interno della mia maggioranza chiedendo di verificare, per esempio, i 600 milioni di euro destinato al  Fondo Unico per gli Enti Locali, ma sembra un tabù. Pur essendo contraria a questo provvedimento non mi tirerò indietro – ha concluso Daniela Forma – ma non mi si chiami più ad avallare scelte come questa».

Consiglio regionale 2 copia

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Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il Consiglio regionale ha proseguito questa sera l’esame del disegno di legge n. 176/A – Giunta regionale – “Riordino del sistema delle Autonomie locali della Sardegna” con le dichiarazioni di voto sull’emendamento n. 72 soppressivo dell’art. 1 –“Oggetto e finalità”

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi), favorevole, ha messo in luce che la legge «è uno scherzo di pessimo gusto con cui si vuole rovinare le feste natalizie ai sardi; di fatto istituisce una nuova provincia regionale con i territori che non fanno parte della città metropolitana di Cagliari, in poche parole altra spesa pubblica improduttiva senza alcun miglioramento dei servizi pubblici per i cittadini».

Il consigliere Mario Floris (Misto), favorevole, ha detto che si sarebbe aspettato «un chiarimento su un provvedimento opaco con la Giunta che è entrata a gamba tesa sul Consiglio regionale, cambiando radicalmente il calendario dei lavori; è evidente che c’è un problema politico di fondo perché la Regione si sta spogliando delle funzioni e della sua sovranità con una norma di transizione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), favorevole, ha definito «apprezzabile la buona fede dell’assessore però la verità è un’altra, c’è una guerra fra territori ed il ritorno del campanilismo, per responsabilità della maggioranza che ha tenuto per troppo tempo la legge nel cassetto». La riforma, ha pronosticato, «farà la fine del pendolino, oltre ad essere l’ennesima occasione mancata per esercitare concretamente la propria autonomia».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), favorevole, ha affermato che «leggendo il testo si scopre che prima si citano riferimenti normativi che consentono l’esercizio della competenza esclusiva in materia di Ent locali ma poi ci si spoglia completamente della competenza, perché si tratta semplicemente di applicare la legge Delrio senza aggiungere nient’altro».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel), contrario, ha affermato che l’emendamento «testimonia la volontà soppressiva totalizzante del centro destra, mentre Sel si espresse da subito contro il referendum per l’abolizione della Province e l’analisi di quel voto, fra l’altro, dimostra che Cagliari e Sassari cancellarono gli altri territori». Sono pronto a sostenere proposte anche dell’opposizione, ha annunciato, «purchè siano finalizzate a valorizzare i territori ma respingiamo le posizioni strumentali».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, favorevole, ha sostenuto che l’idea dell’opposizione «è quella di valorizzare l’esperienza positiva delle comunità territoriali, senza ricorrere ad artifici terminologici vuoti di significato reale; questi surrogati, semmai, dimostrano la volontà di penalizzare i piccoli Comuni con in più un preoccupante pressapochismo».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, favorevole, ha ricordato che «anche la maggioranza ha manifestato la necessità di riformare profondamente l’art.1, in pratica ora si sta difendendo un articolo che poi si vuole cambiare, ci vogliono realismo e concretezza».

Il consigliere Peppino Pinna (Udc), favorevole, ha detto decisamente «no alle guerre di campanile, ma qui si sta facendo il gioco delle tre carte alimentando le divisioni fra territori a danno delle aree più svantaggiate della Sardegna, mentre molti piccoli comuni rischiano di scomparire ed è questo il fenomeno che bisogna combattere ma non certo accentrando tutte le funzioni a Cagliari». Pinna si è espresso inoltre favorevolmente alla proposta della Regione come unica area metropolitana, seguendo le esperienze positive del Friuli e del Piemonte.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori), favorevole, ha parlato di una è una riforma trallalero; è gravissimo che i Sindaci, ancora oggi, non conoscano il testo se non molto parzialmente, si sta seguendo un percorso inaccettabile mentre sarebbe necessario il massimo della condivisione in tutti i territori della Sardegna».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), favorevole, ha sottolineato che «la legge non riordina e non organizza le autonomie della Sardegna, divide le comunità, alimenta le peggiori disuguaglianze e condanna la Regione al sottosviluppo».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc), favorevole, ha messo in evidenza che «fra gli obiettivi mancati della legge c’è senz’altro quello della semplificazione e fra quelli raggiunti, purtroppo, quello della discriminazione nei confronti delle aree più deboli della Sardegna». Si sta condannando una zona come la Marmilla a non poter sopravvivere, ha protestato, «eppure in quell’area ci sono alcuni fra i Comuni più poveri dell’Isola».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, favorevole, ha criticato duramente il testo, a suo giudizio «non all’altezza di una legge fondamentale per la Sardegna, anzi si continua a procedere informalmente a riscritture parziali di questo o quell’articolo o comma attraverso mini o maxi emendamenti, mentre invece dovremo tutti essere preoccupati dei tanti cittadini che soffrono».

Ha quindi preso la parola il capogruppo Pietro Pittalis che ha definito l’art.1 della legge “un’insieme di ovvietà” e criticato aspramente i contenuti: «E’ una norma all’insegna della confusione. L’articolo 1 non fa riferimento alle città medie, alla rete metropolitana e a tutti quei correttivi di cui il testo ancora non parla. Per questo vi abbiamo chiesto di fermarvi – ha detto Pittalis – non è possibile andare avanti e scrivere l’articolo 1 senza aver chiaro come sarà la nuova articolazione territoriale». Il capogruppo di Fi ha quindi chiesto il ritiro dell’emendamento sostitutivo totale n.1947 (“è peggiore del testo, riflettiamo insieme su proposte che restituiscano dignità ai comuni”).

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.72 che è stato respinto con 25 voti contrari e 22 a favore.

L’aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n. 2343 (Pittalis e più) all’emendamento n 1947, presentato dal presidente della Prima Commissione Francesco Agus e dal consigliere del Pd Roberto Deriu. L’emendamento dell’opposizione prevede la soppressione totale dell’emendamento n.1947 con il quale si riscrive l’intero art.1.

Dopo alcune precisazioni di carattere procedurale, il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere dell’Uds Mario Floris che ha annunciato il suo voto contrario «L’emendamento fa riferimento agli obiettivi della riforma che sono stati ancorati all’art 44 dello Statuto – ha detto Floris – si tratta di un articolo che potrebbe subire modifiche dalla riforma costituzionale e se questa andrà in porto saremmo costretti a dover correggere la legge».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha lamentato il mancato accoglimento di alcuni emendamenti presentati dal suo gruppo per un presunto ritardo nella consegna della documentazione agli uffici: «Lei non sta attuando il regolamento consiliare – ha detto rivolgendosi al presidente Ganau – aveva la possibilità di riaprire i termini per la presentazione degli emendamenti. Non si era mai visto un atto stizzoso e settario che escludeva dagli emendamenti un gruppo politico».

Per il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) «l’emendamento che si tenta di emendare è al pari dell’art. 1 il paradigma di ciò che non si deve fare: ripropone in modo spaiato le fonti e cerca di utilizzare la tagliola per impedire l’ingresso degli emendamenti della minoranza».

Forti critiche sono state rivolte alla maggioranza dal consigliere Stefano Tunis (Forza Italia). «Ho sentito dire che questa è una norma che tutela le autonomie locali e i territori. Come la “Delrio” commette invece un omicidio nei confronti dei comuni che garantiscono il presidio del territorio – ha detto Tunis – domani l’Istat pubblicherà i nuovi dati sull’occupazione dell’Isola. Sono dati che descrivono una situazione che definire allarmante è riduttivo. La Sardegna è incapace di intercettare fattori di crescita mentre voi state per approvare una legge che eliminerà l’ultimo presidio di democrazia su cui poggiano le speranze di migliaia di sardi che non stanno dentro la Città metropolitana».

Secondo Ignazio Locci (Forza Italia) la norma in discussione conferma un impianto giuridico che trascura le comunità locali.  «E’ una legge a rischio di impugnativa – ha sottolineato Locci – lo vedrete quando sarà chiaro a tutti che questo che passa per un riordino rispettoso di riforme economiche e sociali si tradurrà in maggiori spese  e obbligherà il Ministero a impugnare il provvedimento».

Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il suo voto favorevole. «L’emendamento 1947 deve essere cassato. Il confronto con il testo uscito dalla Commissione ci fa subito capire di che cosa si sta parlando – ha detto Truzzu – il principio di leale collaborazione presuppone un rapporto paritario, cooperativistico. Se si introduce il concetto della grande riforma economica e sociale sappiamo che si nasconde la volontà del governo di portare avanti una riforma senza confrontarsi con le autonomie locali. Si dice ai comuni: questa riforma la faremo anche contro la vostra volontà».

Concetto condiviso da Alessandra Zedda (Forza Italia): «Pur di rispettare le norme nazionali dimenticate di avere a disposizione lo strumento dello Statuto sardo che disciplina il sistema degli enti locali all’art.3»

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’emendamento n. 1947 “una furbata”. «Il suo vero obiettivo non è riscrivere l’articolo1 ma far decadere tutti i soppressivi parziali presentati dall’opposizione. Bisogna essere onesti e dire le cose come stanno».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto preoccupato, da sindaco, per la legge in discussione: «E’ una riforma che va di pari passo con quella nazionale – ha affermato Fasolino – l’intento sembra quello di voler cancellare i piccoli comuni».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) nell’emendamento 1947 ci sono alcune enunciazioni di principio ma viene ancora trascurata la competenza primaria delle regioni in materia di Enti Locali. «Si fa riferimento alla “Delrio che in realtà è una forzatura – ha detto Cossa -su quella legge il Governo ha posto la fiducia. Quella che doveva essere una importante riforma è diventata, invece, un freno per le riforme».

Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco,  si è rivolto ai colleghi sindaci, seduti tra i banchi della maggioranza, per domandare come mai non partecipano al dibattito e non intervengano per “denunciare i rischi cui vanno incontro i piccoli centri dell’isola qualora il Dl 176 sia approvato così come formulato dal centrosinistra”.

Il consigliere Gianni Lampis (Misto- Fdi) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2343 e si è detto contrario al “metodo tagliola” che rischia di cancellare il lavoro e le proposte della minoranza consiliare.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta (Psd’Az), ha definito per niente “originale” l’emendamento Deriu e Agus che punta a riscrivere l’articolo 1 del Dl 176 e si è detto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2343 che punta alla soppressione dell’articolo 1.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha lamentato con tono polemico il mancato accoglimento, in sede di presentazione, degli emendamenti predisposti dal gruppo dei Riformatori  ed ha invitato il presidente del Consiglio a dimostrarsi equanime e al di sopra delle parti.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento ed ha definito il Dl 176 “una riforma che guarda al passato”.

Il consigliere Mario Floris (Misto-Uds), si è rivolto ai sindaci della Sardegna ed ha denunciato lo svuotamento di competenze e funzioni per i Comuni: «Non ci sono più i poteri delle autonomie locali, cari sindaci, vi hanno esautorato, vi hanno cancellato».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito l’emendamento 1947 (Deriu-Agus) “peggiore del testo esitato dalla commissione” ed ha invitato la maggioranza a ritirarlo: «Torneremo su ogni comma per spiegarvi le ragioni di una inspiegabile forzatura che volete fare a dispetto delle regole».

Il presidente del Consiglio non essendoci altri iscritti a parlare ha posto in votazione l’emendamento 2343 che non è stato approvato con 28 voti contrari e 23 a favore.

Si è quindi proceduto con le dichiarazioni di voto per l’emendamento 2298 (Christian Solinas, Psd’Az) e il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci nel dichiararsi a favore della proposta di modifica ha invitato il Consiglio a “riprendere i concetti che riguardano la perdita di funzioni da parte dei Comuni, svuotati ormai di competenze”.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi), ha rivolto apprezzamenti per la proposta di modifica avanzata dal consigliere Christian Solinas: «Una pregevolissima stesura di questo nuovo articolo 1, migliore di quello proposto dalla maggioranza nel suo emendamento sostitutivo e che richiama i compiti che un Comune deve svolgere e che a causa della riforma del centro sinistra non potrà più svolgere».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa, ha dichiarato il voto a favore: «L’emendamento ha il pregio di sintetizzare articolo 1 e di racchiudere in un unico comma il biglietto da visita di questa legge».

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha stigmatizzato i mancati interventi dei colleghi sindaci del centrosinistra presenti in Aula “nonostante i pericoli che si evidenziano per l’incedere di una riforma che peggiora la condizione dei  Comuni”. «Si rischia di fare un disastro – ha concluso Fasolino – e con questa legge si moltiplicano gli Enti Locali mentre le risorse da ripartire sono sempre le stesse».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto a favore per l’emendamento Solinas (Psd’Az): «Con parole chiare e un’idea chiara la proposta di modifica indica quale debba essere il processo di riordino individuando le dimensioni ottimali per esercitare le funzioni amministrativa che sono la vera preoccupazione per tutti i sindaci».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto a favore dell’emendamento ed ha definito “ricco di scopiazzature dal testo della legge Delrio” il testo proposto dalla maggioranza: «Censuriamo l’articolo 1 perché è l’espressione chiara di un vuoto pneumatico».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda ha dichiarato voto a favore dell’emendamento ed ha invitato la maggioranza a tenere nella dovuta considerazione la proposta avanzata da un esponente sardista: «Gruppo che ha una chiara identità, rispettosa del nostro statuto e dei contenuti e delle finalità da scrivere nell’articolo 1 del Dl 176».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha sottolineato che «superare le logiche di parte significa compiere gesti concreti e confrontarsi su proposte davvero migliorative, perché in questi casi si capisce se la maggioranza vuole fare sul serio; abbiamo purtroppo l’impressione che la maggioranza voglia procedere sulla strada muscolare».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha detto di apprezzare lo sforzo precisando però di preferire che la legge contenga anche «significati alti, a prescindere dalle tecnicalità». Tornando sulle vicende del referendum Pizzuto ha ricordato che «proponeva dieci quesiti ma tralasciava molte altre questioni, dalle province storiche a molti consigli di amministrazione».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), favorevole, ha affermato che «si possono dire cose importanti anche con grande semplicità, molto probabilmente poi i contenuti sono gli stessi che stanno a cuore alla maggioranza e per questo dovrebbe sostenerlo».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), favorevole, ha dichiarato che «l’emendamento è scritto bene e specifica che la definizione degli ambiti ottimali ha lo scopo di rendere più semplice la vita dei cittadini, un passaggio di non poco conto, così come quello riguardante la libera scelta di aderire alle unioni dei Comuni sulla base di scelte dettate dall’interesse generale delle comunità».

Il consigliere Mario Floris (Misto), rivolto alla maggioranza, ha detto di aspettare ancora «una risposta dal relatore e dal presidente delle commissione, perché la minoranza ha formulato chiaramente le sue proposte e ha sottoposto al Consiglio un quesito fondamentale sul ruolo e le funzioni dei Comuni».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori) ha auspicato che il Consiglio colga l’aspetto importante di questa legge, «che non può essere fatta passare a colpi di maggioranza da una maggioranza interna alla stessa coalizione; i Sindaci sono stufi di essere delegittimati e depotenziati e sono in grado di prevedere i disastri che accadranno dopo l’applicazione di questa legge, è sbagliato portare il cervello all’ammasso e perdere l’occasione di fare qualcosa di buono per la Sardegna».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha paragonato la legge ad «un impasto andato a male per le troppe manipolazioni, il contrario di quello che servirebbe alla Sardegna; l’emendamento invece è non solo un esempio di buona tecnica ma una scelta di campo precisa per ricucire il rapporto fra istituzioni e cittadini, che chiedono servizi migliori in tempi rapidi».

Il consigliere Pietro Pittalis (Forza Italia) ha osservato che «si sta affermando l’idea sbagliata che essere consigliere regionali significhi anche essere bravi a scrivere le leggi; il testo della maggioranza è da un lato ricco di ovvietà e dall’altro carico di problemi che si presenteranno puntuali in tutta la loro gravità dopo l’applicazione della legge, mentre la nostra proposta apre la strada ad una diversa impostazione della legge laddove si parla della Sardegna come sistema “policentrico”, è la cornice giusta».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 23 voti favorevoli e 28 contrari.

Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame dell’emendamento n.2348-soppressivo parziale- elimina il primo comma dell’art.1 che contiene un richiamo alle fonti del diritto.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sottolineato che «la proposta tende a dare senso compiuto alla norma con una forte attenzione anche ai suoi effetti pratici, mentre la maggioranza si limita a riprendere una norma nazionale che non è adatta alla realtà della Sardegna e non possiamo bere tutta d’un fiato moltiplicando all’eccesso un tessuto istituzionale a risorse invariate con la marginalizzazione dei Comuni».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, sempre di Forza Italia, ha ribadito il significato dell’approccio propositivo dell’opposizione anche perché «nessuno ha sposato tesi campanilistiche, ragione di più per considerare che i problemi in esame appartengono a tutti i territori e quindi occorre fermarsi un attimo e migliorare il testo per dare certezze a Comuni e cittadini».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha fatto risaltare la contraddizione «fra il richiamo a principi costituzionali importanti a la previsione di norme che contrastano con altri principi costituzionali per esempio dove non si individuano limiti al numero degli assessori nelle unioni dei comuni». Non è l’unico caso, ha concluso, «di una legge che avrà effetti esplosivi sulla finanza regionale e sul fondo unico degli Enti locali».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda si è rammaricata del fatto che la maggioranza abbia respinto la mano tesa dell’opposizione con la proposta contenuta nel precedente emendamento; «era una proposta ragionevole che meritava attenzione, invece la maggioranza ha preferito andare per la sua strada continuando a stravolgere più o meno sottotraccia la legge».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto il contenuto positivo dell’emendamento che «elimina l’estrema confusione delle fonti che emerge dal testo della maggioranza, sulla permanenza delle Province storiche, i confini dell’area metropolitana di Cagliari e perfino la creazione di una nuova Provincia, siamo al trionfo della confusione».

Il consigliere Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento: « Così come impostato, l’articolo 1 non può funzionare, si cita lo Statuto ma poi nell’applicazione concreta non si riconosce la nostra specificità e le nostre competenze primarie in materia di Enti locali».

Luca Pizzuto (Sel) ha espresso netta contrarietà all’emendamento e invitato i presentatori a ritirarlo: «Chiedere di eliminare dal primo comma i riferimenti alla Costituzione e allo Statuto è sbagliato. Il riferimento all’articolo 5 della Costituzione deve essere un faro per tutti».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha invece criticato l’assenza nella riscrittura dell’articolo 1 di un riferimento all’art. 10 dello Statuto (autonomia impositiva della Regione).

Gianluigi Rubiu capogruppo dell’Udc, ha definito “curioso” il fatto che nell’art.1 si parli di leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali  e poi invece si costringono i comuni a litigare. «I principi vanno tradotti in fatti – ha detto Rubiu – non si può parlare di coesione e di sussidiarietà se poi si isolano e mortificano i comuni riducendoli ad erogatori di servizi o semplici esattori».

A favore dell’emendamento sono poi intervenuti Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha invitato l’Aula a cercare soluzioni condivise e Attilio Dedoni (capogruppo dei Riformatori) che ha stigmatizzato l’inadeguatezza dei riferimenti normativi contenuti nell’art.1 (“O si cita a dovere la Costituzione altrimenti è meglio non citarla”)

Pietro Pittalis (Forza Italia) ha ribadito il suo giudizio negativo sulla legge e sull’art. 1 (“Meglio il testo originario della Giunta rispetto a questo pasticcio”) e ribadito l’intenzione della minoranza di portare avanti un’opposizione decisa alla proposta di riordino degli enti locali. «Forse non riusciremo a convincervi ma almeno la nostra azione rimarrà agli atti. Volete insistere su questa prova muscolare, noi siamo pronti alla sfida».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 2348 che è stato respinto dall’Aula con 28 contrari e 20 a favore.

Il Consiglio è quindi passato alla votazione dell’emendamento n. 2344 (Pittalis e più) che propone la soppressione del comma 2 dell’emendamento n. 1947 (Agus-Deriu) con il quale si riscrive l’articolo 1 della legge.

Voto favorevole all’emendamento è stato annunciato dai consiglieri di Forza Italia Oscar Cherchi  e Ignazio Locci. Quest’ultimo ha evidenziato il rischio che la legge crei un “meccanismo diabolico” con conseguente aumento della conflittualità tra le comunità locali.

Paolo Truzzu (FdI) ha ribadito la sua contrarietà al richiamo in legge delle grandi riforme economiche e sociali varate a livello nazionale e invitato i relatori a proporre una modifica al testo: «Meglio parlare di leale collaborazione con lo Stato – ha detto Truzzu – in base al principio delle grandi riforme si sono tagliati i servizi nelle periferie, si è limitata la partecipazione democratica e, alla fine, si sono fatte scelte contrarie alle autonomie locali».

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi), ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2344 che punta alla soppressione del comma 2 dell’emendamento 1947 che sostituisce l’articolo 1 del Dl 176. A giudizio del consigliere della minoranza il richiamo all’articolo 118 della Costituzione significa che la maggioranza non giudica i Comuni adeguati a svolgere determinati servizi. Lampis ha quindi dichiarato contrarietà all’obbligo a costituire “unione di Comuni” per almeno 4 Comuni.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi), ha parlato di “comma provocatorio che sancisce il fatto che la nostra Regione ha ceduto una parte storicamente essenziale della propria autonomia allo Stato”. Il consigliere della minoranza ha definito “genuflesso e prono nei confronti del governo nazionale” l’atteggiamento politico della Giunta regionale. «Siamo i custodi di un’Autonomia scritta da tanti padri fondatori – ha concluso Tunis – e questa custodia la dobbiamo esercitare con tutte le prerogative che ci sono attribuite».

Il consigliere dei Forza Italia, Marco Tedde, ha evidenziato che a conclusione di una giornata di lavori, l’Aula discute il secondo comma del primo articolo del disegno di legge di riordino degli Enti Locali. «Censuriamo questo abbozzo di norma – ha dichiarato il consigliere della minoranza – che ha una sfrontatezza pari alla “vis comica”». «Non si può tollerare – a concluso Tedde – che siano inseriti nel testo principi che poi sono contraddetti nei successivi articoli del Dl 176».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento Pittalis ed ha evidenziato che nel disegno di legge non sono state affrontate in termini definitivi “la questione delle risorse che è invece un tema centrale”. A giudizio di Cossa la riforma non sarà a costo zero e dà un mandato ampissimo alla giunta senza risolvere a priori il problema delle risorse da destinare ai Comuni che “spesso sono assegnati in maniera incerta e talvolta clientelare”.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha riferito dell’invito che gli è stato rivolto dal sindaco di Monti (Gallura) per proseguire nell’opposizione alla proposta della maggioranza e per far comprendere nel corso del dibattito in Aula le difficoltà che deriverebbero ai sindaci con la perdita della loro autonomia decisionale, qualora la legge fosse approvata così come si va delineando.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi si è detto a favore dell’emendamento all’emendamento 2344 ed ha segnalato all’assessore degli Enti Locali un errore materiale nel comma 2 del testo di legge, invitandolo a procedere con i dovuti approfondimenti.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha denunciato che il vero obiettivo del centrosinistra è “il controllo degli Enti Locali della Sardegna, accentrando i poteri alla Regione, mortificando i Comuni, portandoli alla fusione».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento Pittalis e più ed ha lamentato il mancato riferimento nell’emendamento Deriu a quanto disposto dal comma 2 dell’articolo 118 della Costituzione: «Avrebbe rafforzato le competenze e le prerogative della nostra Regione».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dato lettura della nota dell’assessore dei Lavori Pubblici nella quale si dichiara che sono necessarie correzioni agli emendamenti presentati dalla stessa giunta regionale al Dl 176.  «Se non volete ascoltare noi – ha proseguito l’esponente della minoranza – date ascolto all’assessore e presidente di un partito della coalizione, Paolo Maninchedda». «Assessore – ha concluso Pittalis rivolgendosi a Paci – c’è un suo collega di giunta che dichiara che quello che state proponendo è da cambiare».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni (Riformatori), ha reso note le dichiarazioni rese dal presidente dell’Anci alle agenzie di stampa, secondo le quali Pier Sandro Scano si sarebbe assunto la paternità del testo di legge in discussione in Aula. «Credo però – ha aggiunto Dedoni – che questa proposta non contenga niente di ciò che dichiarano i Comuni e che invece abbia ragione l’assessore Maninchedda a lamentarsi».

La consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto a favore e si è soffermata sulle dichiarazioni rese dal presidente dell’Anci ed ha invitato la Giunta e la maggioranza a fermarsi e ad “azzerare tutto”.

Il presidente di turno dell’assemblea, Eugenio Lai, ha quindi messo in votazione l’emendamento all’emendamento n. 2344 (Pittalis e più) che propone la soppressione del comma 3 dell’emendamento sostitutivo totale dell’articolo 1, n. 1947 (Deriu-Agus) che non è stato approvato con 29 contrari, 20 favorevoli e 1 astenuto. (A.M.)

Successivamente il Consiglio ha affrontato la discussione dell’emendamento n. 2351 (Pittalis e più) – soppressivo del comma 3 dell’art.1 (Esercizio delle funzioni amministrative dei Comuni secondo il principio di sussidiarietà).

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «fuori dal palazzo emergono posizioni contrarie alla legge, forse si vuole intimidire il Consiglio regionale o inviare qualche messaggio trasversale al centro sinistra mentre qualcuno arriva perfino a dire di aver scritto la riforma; è il caso che qualche personaggio o presunto tale si dia una regolata, anche perché è singolare che si rivendichi la scrittura di una norma che mortifica gli Enti locali».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha osservato che «certe posizioni a mezzo stampa lasciano perplessi, da quella su un presunto ostruzionismo dell’opposizione a dichiarazioni di merito del presidente dell’Anci che rivendica la paternità della legge». A questo punto, ha detto, «la maggioranza e lo stesso assessore non ci stanno a fare niente; ma, al di là della polemica, è importante che si parli dello smantellamento del centralismo regionale ma proprio su questo non c’è proprio niente di concreto».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «la maggioranza dimostra di non voler ascoltare riproponendo, come si fa al comma 3, contenuti scontati che non hanno alcun aggancio con la realtà».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha osservato che «la legge è anche un concentrato di errori tecnici ma, nello stesso tempo, stanno letteralmente scoppiando gravissime contraddizioni politiche, con l’Anci che dice di aver scritto la norma ma di essere insoddisfatta di alcune parti e settori della maggioranza che chiedono profonde correzioni del testo perché sarebbe mortificante i piccoli Comuni; un corto circuito che sta facendo saltare ogni equilibrio».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha definito la situazione molto grave aggiungendo però che, proprio per questo, «bisogna dire la verità e smentire la propaganda del presidente Pigliaru che, travolto dai suoi stessi annunci, ha dedicato solo una riga ai piccoli Comuni; è una retromarcia clamorosa della vecchia sinistra Dc e della stessa sinistra politica».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), dopo aver ricordato che «la maggioranza ha cambiato radicalmente il testo con i suoi emendamenti» ha criticato le contraddizioni della maggioranza «che prima ha detto in commissione che avrebbe affrontato il dibattito in modo approfondito all’interno dell’Aula e poi ha smentito se stessa; chi ha vera passione politica deve saper ascoltare ma la maggioranza ha ignorato questo dato di fondo che si tratti dell’opposizione o degli stessi Sindaci».  Non possiamo continuare, ha concluso, «una discussione a senso unico».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), favorevole, ha messo in luce che «il testo dice in parte cose ovvie ma in un’altra parte dice che la Regione esercita la sue funzioni attraverso gli Enti locali; nella realtà, però, la Regione non decentra alcuna funzione, questa era l’occasione per farlo ed è l’ennesima occasione mancata».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), favorevole, ha espresso preoccupazione perché la legge esce da questa fase del dibattito, interna ed esterna al Consiglio, con le ossa rotte». L’Anci afferma di aver scritto materialmente il testo, ha concluso, «ma questa è una sconfessione plateale dell’intera Giunta, dell’intero Consiglio chiamato ad occuparsi di una legge già scritta e dell’assessore che ci ha messo la faccia».

Il consigliere Marco Tunis (Forza Italia), favorevole, ha definito «falso» il comma 3 perché di fatto «le funzioni associate dei Comuni sono imposte e non frutto di una libera scelta e ciò vale soprattutto per i piccoli Comuni; rispetto alla legge 142 del 1990 c’è un arretramento enorme perché, da almeno 10 anni, i Comuni non sono più semplici erogatori di servizi ma svolgono un compito di supplenza dopo il ritiro dello Stato dal territorio».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha dichiarato che «quanto sta avvenendo intorno a questa legge ci porta inevitabilmente fuori da quest’Aula dove si esercita una fortissima influenza sulle decisioni del Consiglio; è un problema molto serio che riguarda tutta politica ed è inaccettabile, perché vanno bene confronto e dialogo con tutti ma, finita questa fase, il Consiglio deve riappropriarsi delle sue competenze ed è quanto sta avvenendo solo con gli emendamenti dell’opposizione».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) si è detto convinto che la legge di riforma degli Enti Locali sia stata scritta fuori dal Palazzo. «Lo si sapeva, i sindaci si sono riuniti con l’intento di prendere un ruolo legislativo riscrivendo una legge inadeguata – ha detto Crisponi – il problema però è il testo che non ci soddisfa. La più grande preoccupazione riguarda le piccole comunità destinate allo spopolamento (167 comuni rischiano di sparire). A loro è dovuto il massimo rispetto».

Per Alessandra Zedda (Forza Italia) il comma 3 dell’art 1non è veritiero: «Si parla di incentivazione delle Unioni dei Comuni ma in realtà vengono incentivate altre cose:  rete metropolitana, aree urbane, città metropolitane, zone omogenee etc. Questo crea confusione e coprirà di ridicolo tutto il Consiglio regionale».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha contestato le dichiarazioni del presidente dell’Anci Piersandro Scano riportate dalle agenzie di stampa: «Il rappresentante dell’Anci fa dichiarazioni trionfalistiche, dall’altra parte ci sono invece i sindaci che sostengono tutt’altra cosa – ha sottolineato Fasolino – c’è qualcosa che non funziona: siamo di fronte a una scena simile a quella di Totò che vende ai turisti la Fontana di Trevi. In questo caso qualcuno si è venduto i sindaci per essere protagonista della vicenda».

Il presidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 2351 che è stato respinto con 29 voti contrari e 3 a favore.

Sull’ordine dei lavori è quindi intervenuto il capogruppo di forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto indicazioni sull’orario di chiusura dei lavori. 

Il presidente Ganau. tornato a presiedere l’Assemblea, ha sospeso la seduta e convocato la Conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa, Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 9,00. Domani il Consiglio lavorerà dalle 9.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 24.00. 

 

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha iniziato stamane l’esame degli articoli e degli emendamenti del D.L. 176/A sul riordino degli Enti locali.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha lamentato che «la prova muscolare su problemi così importanti è una grave responsabilità della maggioranza; nessuna censura sull’operato del presidente ma deve essere chiaro che ci sono troppo deroghe simili a stampelle per la maggioranza, bisogna invece riportare tutto nell’ambito della normalità senza costringere l’opposizione a rendere inagibile l’Aula del Consiglio».

Il vice-capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha osservato che il Consiglio «non è stato messo in grado di poter lavorare perché gli emendamenti agli emendamenti sono arrivati adesso ed intervengono in profondità su un testo cambiato più volte». E’diritto dei consiglieri, ha aggiunto, «conoscere l’oggetto del dibattito, soprattutto su un provvedimento così importante».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in luce le condizioni di quanti non fanno parte della commissione autonomia che hanno ancor meno elementi di conoscenza della legge. Stanno saltando, ha dichiarato, «i rapporti fra Giunta e Consiglio e fra maggioranza ed opposizione, sarebbe quindi il caso di utilizzare bene il regolamento e riaprire i termini per la presentazione degli emendamenti».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che, a suo avviso, «la maggioranza sbaglia ad andare avanti a testa bassa su una legge che non si può definire ordinaria perché segna il percorso della comunità sarda per i prossimi trent’anni, anche per questo è inaccettabile che solo adesso abbiamo potuto leggere gli emendamenti collegati ad una serie di articoli della legge».

Il presidente ha ribadito che il Consiglio, su quel punto, ha già deciso. 

Il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 1 (“Oggetto e finalità”) ed ha elencato gli emendamenti presentati all’articolo 1 e agli emendamenti agli emendamenti, ed ha quindi invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il necessario parere. Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha proceduto con l’elencazione del parere contrario, di quello favorevole e dell’invito al ritiro con la trasformazione in ordine del giorno.

L’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha dichiarato il “parere della Giunta conforme a quello della commissione”.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha quindi domandato polemicamente al presidente del Consiglio quando si sarebbe riunita la Prima commissione per esprimere il parere agli emendamenti degli emendamenti, così come formulati dal relatore Deriu ed ha affermato che nel corso della riunione della Prima commissione non si è mai formulato, come invece è stato fatto dal relatore in Aula, l’invito alla trasformazione degli emendamenti in ordini del giorno.

Il presidente del Consiglio ha confermato che non si è tenuta alcuna riunione della Prima commissione per esprimere il parere agli emendamenti degli emendamenti  e che i lavori procedono secondo norma e prassi.

Il consigliere Mario Floris (Misto-Uds) ha rimarcato che il testo presentato in Aula è diverso da quello che è stato approvato nella Prima commissione: «Così non si può procedere e stiamo per arrivare alle denunce penali». Il presidente del Consiglio ha dunque invitato i consiglieri a proporre eventuali modifiche al regolamento alla preposta Giunta se si vogliono modificare le regole della discussione dei disegni di legge in Aula e in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha preso la parola per domandare chiarimenti sull’eventuale incontro tra i capigruppo e gli operai dell’Alcoa ed il presidente Ganau ha affermato che l’incontro potrebbe svolgersi tra le 14 e le 16, salvo disponibilità della Giunta.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis è invece intervenuto per invitare il relatore d’Aula, Roberto Deriu, «a non confondere il parere della commissione con quello personale del relatore».

Il consigliere, Mario Flrois (Misto-Uds), ha aperto gli interventi nel merito ed ha citato in premessa le parole del presidente della Regione pronunciate nel suo discorso di insediamento con riferimento alla necessità di far cessare contrapposizioni e contrasti tra maggioranza e minoranze e tra le forze politiche nel Consiglio regionale. A giudizio del già presidente della Regione “le demagogiche contrapposizioni” si stanno però accentuando proprio sul tema delle riforme ma anche su quelli che attengono sanità e trasporti. «La proposta che si discute sugli Enti locali – ha dichiarato Floris – è tutto fuorché un’ipotesi di riforma e si procede con una mortificazione dell’Assemblea regionale facendo emergere un metodo discutibile che evidenzia una certa superficialità istituzionale».

Il consigliere del Psd’Az, Marcello Orrù, ha rivolto pesanti critiche all’assessore degli Enti locali anche in riferimento alle dichiarazioni rese alla stampa nel corso degli ultimi mesi, segnati dalle polemiche proprio sul tema del riordino degli Enti locali. L’esponente della minoranza ha quindi definito “fallimentare” l’esperienza del governo regionale e si è detto rammaricato per l’assenza del presidente Pigliaru («l’unico eletto in una giunta di nominati»). «Ciò che manca – ha insistito Orrù – è la politica e le dinamiche e lo scontro che hanno caratterizzato il percorso del Dl 176 lo dimostra». Orrù ha quindi affermato che l’assessore Erriu ha «una visione cagliaricentrica e discriminatoria verso gli altri territori dell’Isola» ed ha ribadito la necessità di riconoscere a Sassari e al Nord Ovest lo status di città metropolitana che il centrosinistra vuole riconoscere solo per la città di Cagliari.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha invitato il presidente del Consiglio a far cessare «il capannello sul banco del relatore Deriu» ed ha preannunciato “tempi lunghi” per l’esame del Dl 176 («abbiamo fatto bene a non partecipare ai lavori della Prima commissione perché sapevamo che il testo sarebbe stato modificato in aula dagli stessi proponenti»). L’esponente della minoranza ha quindi affermato che la riforma in discussione «si calerà come una mannaia sugli Enti Locali della Sardegna perché è rivolta ad un sistema profondamente diverso da quello sardo». Tunis ha quindi criticato l’atteggiamento “supino” della Giunta verso il Governo di Roma: «Di fatto si rinuncia ad esercitare le prerogative autonomistiche su un tema centrale come è quello degli Enti Locali». 

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel), rivolgendosi ai colleghi dell’opposizione, ha ricordato le responsabilità passate sul fronte degli enti locali: «Non dimentichiamoci che nella precedente legislatura c’è stato un referendum-truffa che ha annullato enti democraticamente eletti e messo a rischio migliaia di posti di lavoro senza indicare soluzioni».

Riguardo alla legge in discussione, Pizzuto ha detto di non condividere l’impostazione nazionale. «Si prosegue nell’idea di annientare le forme di democrazia diretta e mettere in difficoltà gli enti intermedi che sono invece strumenti di sviluppo per le comunità locali – ha rimarcato il consigliere di Sel – spero che avremmo la capacità di costruire il riscatto non solo della Città metropolitana di Cagliari ma anche delle periferie. Mi auguro che la notizia di un declassamento di Carbonia e Iglesias non sia vera».

L’esponente della maggioranza ha infine auspicato una semplificazione amministrativa: «Il comma 5 dell’art. 1 è significativo – ha affermato Pizzuto – non ci nascondiamo che uno dei problemi maggiori quando si deve fare un’opera pubblica è l’enormità dei pareri e dei permessi da richiedere. Siccome si parla di aree vaste e intermedie è necessario che dentro la riforma ci siano gli strumenti per ottenere una vera semplificazione evitando il rischio di un’ulteriore frammentazione. Ho fiducia nella maggioranza perché si possa lavorare per la migliore riforma possibile».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso un giudizio negativo sul contenuto della riforma e dell’art.1. «La norma crea i presupposti per aumentare la conflittualità tra i territori escludendo i piccoli comuni, le zone montane e le periferie della Sardegna a grave rischio di spopolamento – ha detto Locci – un recente studio del prof. Bottazzi dice che nei prossimi vent’anni 160 comuni della Sardegna rischiano di sparire. Dentro la riforma non c’è nulla per salvaguardare questi centri che rappresentano l’ossatura dell’Isola».

Secondo l’esponente della minoranza, il disegno di legge in discussione accetta la logica della riforma nazionale Delrio. «Non si tutelano le mostre comunità e le nostre tradizioni. Si svuotano i comuni di competenze lasciando loro solo l’organizzazione dello Stato civile e dell’anagrafe – ha affermato Locci – abbiamo la necessità di scrivere adesso che cosa vogliamo fare. Bisogna affermare che vogliamo salvare le nostre tradizioni e le nostre comunità senza lasciarle in balia di una logica tecnocratica. Così facendo si condannano i piccoli paesi all’oblio».

Il consigliere Cesare Moriconi (Pd) ha ammonito il Consiglio sui rischi di un confronto aspro su un tema delicato come  quello del riassetto degli Enti locali: «E’ un dibattito che va avanti da troppo tempo – ha detto Moriconi – dopo le riforme degli anni 60, 80 e dei primi anni 2000 si è arrivati all’abolizione delle Province senza mettere in piedi uno strumento alternativo. Ora si respira un clima popolare di sfiducia, non ci accorgiamo di questo. Ho la vaga sensazione che nelle sacche del malcontento popolare ci sia rimasto poco da grattare. Fuori dal Palazzo non si distinguerà più tra maggioranza e opposizione».

Moriconi ha quindi auspicato una discussione più serena: «La drammatica situazione finanziaria non dipende da questa legislatura – ha rimarcato Moriconi – è giusto confrontarsi ma senza giocare allo scaricabarile. A chi giova far saltare il banco? Anche nel 2001 in occasione della legge regionale n.9 le tensioni locali e territoriali erano al limite della sopportazione. Allora le forze politiche riuscirono a compiere uno sforzo di dialogo e a costruire una coscienza unitaria all’interno dell’Aula. Allora governava il centrodestra, anche quel progetto non piaceva a tutti ma nessuno si sognò di andare allo scontro. Si lavorò per unire le popolazioni e non per dividerle». Il consigliere del Partito Democratico ha concluso il suo intervento con un appello a tutte le forze politiche: «Questo Consiglio ha fatto tanti errori nei decenni, ai sardi appassiona poco scoprire a chi debbano essere attribuite le responsabilità,  proviamo insieme a lasciare un segno positivo».

Marco Tedde (Forza Italia) ha riconosciuto l’importanza del provvedimento in discussione: «Questa è la legge più significativa della legislatura, ha un peso che si avvicina al rango costituzionale – ha sottolineato Tedde – non ci saremmo aspettati che potesse avere questo iter legislativo. Le quattro stesure hanno creato sconcerto non solo tra noi ma anche tra gli amministratori locali. E’ stato un incedere bizzarro che ha mortificato il legislatore isolano ma, soprattutto, i territori e chi li rappresenta. Siamo stati depauperati della forza di fare una norma che andasse incontro alla necessità dei territori».

Il consigliere azzurro ha quindi puntato l’indice contro la Giunta: «L’esecutivo non si è accontentato del gioco delle quattro carte – ha detto Tedde – è spuntata anche la quinta con la presentazione di emendamenti dell’ultimo minuto che non consentano all’opposizione di svolgere il proprio ruolo. La minoranza ha necessità di studiare e di confrontarsi con i territori: non ci è stato concesso. Parte tutto da un’impuntatura del presidente Pigliaru che ha rifiutato l’ipotesi di due città metropolitane, ha favorito il Sud e pensato a compensazioni per il Nord senza però metterle per iscritto».

Inaccettabile, infine, per Tedde, la minaccia di dimissioni del presidente della Giunta e dell’assessore Erriu: «Non è pensabile che ci sia questa spada di Damocle sul Consiglio – ha concluso il consigliere di Forza Italia – le dimissioni minacciate sono servite per mettere la maggioranza all’angolo».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha sottolineato in apertura il grande lavoro svolto da assessore, maggioranza e commissione, per poi rivolgere un appello all’opposizione «per ritrovare in Consiglio regionale il clima adatto ad un confronto sui problemi concreti perché la riforma riguarderà la politica nel suo complesso, una riforma necessaria purché non animata solo da numeri, calcoli, considerazioni ragionieristiche». «La politica – ha sostenuto – deve rivolgersi ad orizzonti più alti e più vicini alle comunità e sotto questo profilo, riflettendo sul passato, bisogna riconoscere che le quattro province regionali hanno lasciato un segno in aree marginali della Sardegna dando speranza di riscatto a molte popolazioni; di questo va tenuto conto in una visione complessiva perché il quadro è difficilissimo e forse sarebbe stato meglio riscrivere lo Statuto e, in quella sede, riformare la funzione degli enti intermedi».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az), ripercorrendo alcune linee dell’intervento di Sabatini, ha detto che «le critiche alla tecnocrazia sono sovrapponibili alla Giunta regionale, perché si sta procedendo per l’ennesima volta con una riforma a metà, dall’urbanistica a sanità ed ora agli Enti locali, tutte linee parallele che non si incontrano». Per questo, secondo il consigliere sardista, «serviva una riflessione in più fondata su una idea complessiva di Sardegna attorno alla quale costruire alcune grandi riforme strutturali, tenendo presente che gli interventi profondi sull’architettura istituzionale della Regione, come affermato anche da autorevoli intellettuali sardi, richiede un confronto alto non fondato esclusivamente sull’esigenza di contenere i costi». «A fronte di questi dati – ha concluso – il Consiglio sta facendo una specie di dibattito usa e getta, mentre la Corte dei conti dice che l’esperienza delle Unioni dei Comuni ha prodotto maggiori costi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto convinto che il Consiglio stia perdendo «l’occasione preziosa di rinnovare il suo tessuto istituzionale, economico e sociale, con la maggioranza che si muove in un percorso privo di respiro e senza coordinamento con la riforma del sistema Regione, la sua semplificazione, la sua capacità di aumentare la qualità dei servizi, di ridurre la burocrazia, di migliorare l’efficacia della spesa». «La logica – secondo Cossa – è quella di alcuni che pensano che i posti di lavoro possano venire dalle Province, che oltretutto senza la spallata referendaria sarebbero rimaste tali e quali; per la maggioranza parlano gli atti che compie, aumento della spesa pubblica con l’Irpef, sprechi nella sanità, moltiplicazione delle consulenze». La riforma, ha concluso l’esponente dei Riformatori, «poteva e doveva essere diversa dalla legge Delrio invece l’ha accettata supinamente e, in aggiunta, il testo della commissione è molto peggiore di quello dell’assessore Erriu, che era più semplice e chiaro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha parlato di «una legge nata fra scaramucce e parapiglia, facendo dimenticare la scelta sciagurata della maggioranza di aumentare l’Irpef mostrando ancora una volta il volto di una politica ostile alle famiglie ed alle imprese della Sardegna». La legge scontenta tutti, ad avviso di Crisponi, «perché divide i cittadini dal parlamento dei sardi e dagli amministratori locali, che l’hanno respinta al mittente mentre doveva essere una grande riforma capace di segnare la svolta per la Sardegna». «Una legge – ha aggiunto ancora Crisponi – che esclude molti ed esclude, fra l’altro, proprio i territori più poveri dell’Isola come l’ex Provincia di Nuoro, l’unica dove non passa il treno veloce, che era povera e diventerà sempre più povera».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo in evidenza che «molti interventi hanno mostrato l’obiettivo comune di provare a sviluppare un ragionamento che riesca ad uscire dall’insoddisfazione per le scelte contenute nella legge, per responsabilità della Giunta che ha dato origine ad un caos da cui sarà difficile uscire, al di là di alcune tattiche consiliari con l’obiettivo di tagliare i tempi della discussione e l’esame degli emendamenti». «Queste tattiche però – ha avvertito Cherchi – non basteranno a ricucire il rapporto fra Giunta e maggioranza e soprattutto con  l’opinione pubblica e le amministrazioni locali; il problema è che non c’è una linea comune o meglio ci sono molte linee che configgono fra loro, mentre per noi la Sardegna è un territorio unito che dialoga con tutto il sistema istituzionale».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha definito «apprezzabile il richiamo di alcuni colleghi della maggioranza a superare le visioni di parte, in particolare quello di Sabatini che rovesciava il problema istituzionale proponendo di partire dallo Statuto». I suoi riferimenti all’invadenza della tecnica, ha affermato, «ricorda la deriva burocratica che oggi pesa sulla Sardegna ed è una questione di sostanza, perché questa è la prima (presunta) riforma dopo che in due anni non si è fatto nulla». Superare le divisioni, quindi, va sempre bene secondo Truzzu «ma forse arriva fuori tempo massimo, anche perché la legge dimostra una accettazione supina alla logica nazionale che sta devastando il mondo delle autonomie locali».

Il consigliere Gianni Lampis, anch’egli del Misto-Fdi, ha riassunto sinteticamente gli interventi precedenti parlando di «una sorta di codice rosso che ha colpito la maggioranza, che parla di riforma per cercare, a parole, soluzioni più efficaci ed efficienti, ma nella realtà fa il contrario». La legge, a parere di Lampis, «peggiora innanzitutto le condizioni dei cittadini che dovrebbero essere i primi destinatari della legge appiattendosi sulle indicazioni del governo centrale e rinunciando all’esercizio della sua competenza primaria; di qui la sconfitta della Giunta che non ha ascoltato i Sindaci, e dello stesso assessore Erriu che doveva essere solidale con gli Enti locali essendo stato presidente dell’Anci, oggi invece i Sindaci vengono delegittimati, i Consigli comunali sono l’ultima ruota del carro e nelle Unioni ci saranno maggioranze senza contrappesi».

Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, ha citato i principi del comma 2 dell’articolo 1 (sussidiarietà e adeguatezza) per affermare che gli stessi sono disattesi e mortificati dal modo in cui si procede in Aula. L’esponente della minoranza ha quindi ricordato «il passato da amministratore di un piccolo Comune» dell’attuale assessore degli Enti Locali per sottolineare come lo stesso assessore Erriu «avrebbe molti dubbi sul disegno di legge di riordino degli Enti locali».

«Mi sembra di rivivere il periodo delle circoscrizioni comunali», ha proseguito Tocco (ex consigliere comunale di Cagliari), «ma soprattutto avverto il pericolo concreto che con questo riordino i piccoli centri siano privati delle loro competenze e della loro autonomia». «E’ una legge da rivedere completamente – ha concluso il consigliere di Fi – il Consiglio deve essere la voce di tutti i sard, anche dei piccoli sindaci che reclamano la possibilità di operare per il loro territorio».

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda (Fi), si è detta “offesa nel ruolo di legislatore” dal modo con il quale si procedere in Aula: «L’andazzo è registrato come il vostro modo di operare ma che ha molto poco a che fare con i procedimenti legislativi».

«Registriamo le aperture al confronto emerse nel corso del dibattito da parte dei consiglieri Moriconi e Sabatini – ha proseguito Zedda – ma noi ci limitiamo a evidenziare che certi comportamenti non fanno bene al Consiglio né alla Sardegna». A giudizio di Alessandra Zedda, l’assessore degli Enti locali, è stato sfiduciato insieme con la Giunta, dalla maggioranza e dai sindaci «così come è confermato dal fatto che si discute un testo profondamente diverso da quello approvato dall’esecutivo guidato da Pigliaru». «Come se non bastasse – ha aggiunto Zedda – l’azione della Giunta è stata ulteriormente sconfessata dalla presentazione degli emendamenti agli emendamenti a firma del presidente della Prima commissione e dal relatore della maggioranza».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha sottolineato come il riordino degli Enti locali riguarda sia «l’attuale momento politico ma soprattutto la prospettiva politica». «Non si posso disegnare nuove amministrazioni – ha dichiarato l’esponente della minoranza – se non si ha ben chiaro quale idea di Sardegna si abbia». Attilio Dedoni ha ribadito la necessità di garantire ruolo e centralità ai Comuni ed ha criticato la condotta politica tenuta dalla maggioranza in Aula: «Guardatevi bene perché non rappresentate innovazione né tantomeno il futuro di quest’Isola». «Il Consiglio regionale – ha proseguito Dedoni – è stato ferito dalla decisione del centrosinistra di non consentire un dibattito aperto e chiaro sugli obiettivi e i punti di arrivo del disegno di legge di riordino degli Enti locali». «La Sardegna retrocede su tutto – ha concluso il capogruppo Riformatori – e non c’è la difesa degli interessi dei sardi né a Roma e né in Europa».

Il capogruppo di Soberania&Indipendentzia, Emilio Usula (Rossomori), ha ricordato la stagione di riforme che è in atto al “livello nazionale e a quello regionale” ed in particolare per ciò che attiene il governo degli Enti locali. L’esponente della maggioranza ha evidenziato come dal 1990 con la legge n. 142 si è aperta la sfida per la riforma degli Enti Locali ed ha denunciato dunque il tempo perduto in tutti questi anni. «Dal 1993 – ha aggiunto Usula – è stato modificato l’articolo 3 dello Statuto sardo ma non è mai incominciato un processo di riforma autonoma». «I Rossomori – ha dichiarato il capogruppo – approvano il Dl. 176 ma esprimiamo preoccupazione però per la sopravvivenza delle piccole comunità, soprattutto di quelle delle zone interne, autentico contenitore di saperi e cultura».

A giudizio di Usula, i comuni più piccoli sono quelli maggiormente esposti al ridimensionamento e molti dei piccoli Comuni sardi sono in crisi e non possono fare investimenti né liquidare i costi per garantire i servizi essenziali. Il consigliere dei Rossomori ha quindi evidenziato la necessità di “analisi e proposte diversificate” per la proposta avanzata nel Dl 176 in ordine alla cosiddetta gestione associata e alla nascita di una unica città metropolitana. «La Regione deve assolvere al ruolo di programmazione e salvaguardia di tutte le comunità locali dell’Isola – ha concluso Usula – e questo indirizzo politico deve essere esplicitato in legge perché i sindaci devono essere decisori dello sviluppo locale ed è in questo quadro che i Rossomori opereranno per la salvaguardia delle nostre comunità e la tutela delle specificità diffuse».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, alla luce delle dichiarazioni rese dal capogruppo di Soberania&Indipendentzia ha quindi invitato il collega Usula a prendere posto tra i banchi riservati alla minoranza ed ha proseguito dando lettura di interi brani delle dichiarazioni di programmatiche del presidente Pigliaru. «Scrive e dice una cosa ma ne fa un’altra», ha dichiarato Carta, «ed in questa norma mancano i riferimenti agli articoli 10 e 12 dello Statuto sardo che trattano il tema delle agevolazioni fiscali e della zona franca». Nel merito delle proposte avanzate nel Dl 176, il capogruppo dei Quattro Mori ha espresso critiche alla  eventuale istituzione della città di “rete metropolitana” («avvantaggia solo Sassari») ed ha dichiarato che «Nuoro città media non ha nessuna funzione». Angelo Carta ha quindi definito la rete urbana  come “una bufala” ed ha concluso: «Questa riforma non può essere accolta né può essere condivisa perché divide i sardi in cittadini di serie A e serie B».

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Autonomia” Francesco Agus che, in premessa, ha ringraziato l’assessore Erriu per non essersi mai sottratto al dibattito. Un grazie è stato rivolto inoltre a tutti i componenti della Prima Commissione, anche a quelli della minoranza che «se si esclude l’ultimo periodo – ha detto Agus – non hanno mai fatto mancare il contributo alla discussione».

Il presidente della Commissione “Autonomia” è poi entrato nel vivo del provvedimento sottolineando l’urgenza di intervenire sul sistema degli enti intermedi. «Si opera su un corpo vivo, in mutamento e sofferente – ha rimarcato Agus – vivo perché ancora le ex province svolgono funzioni e assicurano servizi fondamentali per i cittadini, vi operano 2000 dipendenti diretti, oltre ai  550 dipendenti delle società in house e a una moltitudine di precari. In mutamento, perché il combinato disposto delle leggi statali non dà la possibilità di intervenire in pianta stabile. Questa in discussione è una legge-ponte, la riforma “Delrio” e la legge sull’accentramento di funzioni rendono il quadro in divenire, ancora di più rende questo quadro precario la discussione della riforma del Titolo V della Costituzione. Corpo in sofferenza, infine, perché le norme statali ci obbligano a fare i conti con un dato finanziario che rischia di mettere in serio pericolo servizi e posti di lavoro».

Agus ha elencato i dati sulla drammatica situazione delle ex province determinata dall’applicazione della legge 190: «86 milioni di entrate ancora garantiti dalle tasse dovranno essere, nel 2015, interamente versati allo Stato – ha sottolineato Agus – nel 2016 non sarà sufficiente restituire l’intero ammontare delle imposte ma occorrerà trasferire anche la quasi totalità del Fondo Unico. Se entro il 2017 non saranno sostituite le province dovranno essere versati allo Stato altri 90 milioni di euro oltre all’intero ammontare del Fondo Unico».

Forti critiche alla norma sono arrivate anche da Gianluigi Rubiu. Secondo il capogruppo dell’UDC, i buoni propositi riportati nella finalità della legge sono in contrasto con gli articoli successivi che mortificano i comuni.

«E’ una riforma sbagliata, inefficace e inconcludente – ha attaccato Rubiu – si individua una Città metropolitana per accedere a consistenti finanziamenti ma si depauperano i territori delle loro funzioni. Non bisogna essere veggenti, è chiaro che si creeranno degli scompensi, le accuse di cagliaricentrismo sono fondate».

Secondo il capogruppo di Aps, la richieste di due città metropolitane sono legittime: «In questo modo si potrebbero riequilibrare vantaggi e risorse coinvolgendo tutti i comuni della Sardegna – ha proseguito l’esponente della minoranza – si pensa invece di scrivere una norma in modo testardo e non si risponde alle esigenze dei sardi». Rubiu, infine, ha invitato la maggioranza ad accogliere alcuni emendamenti presentati dalla minoranza: «Questa è una legge figlia della confusione, siete riusciti a scontentare tutti. I nostri emendamenti puntano a dare più libertà di decisione ai comuni. L’adesione alle Unioni deve essere facoltativa così come chiesto dai sindaci. Tutti i 377 comuni hanno una propria identità, questo è il punto più delicato della norma».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha respinto al mittente le accuse del centrodestra. «Non è vero che tutto va male come dice l’opposizione – ha detto Cocco – la riforma tiene conto del tempo che cambia e delle novità della normativa nazionale».

Il rappresentante del Partito Democratico ha poi puntato l’indice contro i Riformatori sardi colpevoli di aver proposto il referendum abrogativo delle province senza pensare a soluzioni alternative. «Noi abbiamo promesso le riforme in campagna elettorale contro chi vuole la conservazione, contro chi vuole mantenere rendite e privilegi, chi ha proposto il referendum era convinto di non raggiungere il quorum».

Pietro Cocco ha quindi difeso con decisione la proposta di riordino degli Enti Locali: «Noi diciamo che le province vanno abolite. Come? Con un rapporto diretto tra Comuni e Regione. Abbiamo la possibilità di istituire una Città Metropolitana che consente di accedere ad importanti risorse. Non vogliamo però cittadini di serie A e Serie B. Come sindaco di un piccolo comune, voglio che il mio paese abbia pari rappresentanza ma questo non significa pretendere che in Sardegna si facciano più città metropolitane quando in tutta Europa ne esistono 10».

Il capogruppo del Pd ha concluso il suo intervento invitando la minoranza a un confronto franco: «La legge verrà approvata, siamo sempre disposti ad ascoltare suggerimenti, anche quelli dell’opposizione che anziché chiudersi a riccio potrebbe fare proposte».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia ha esordito giocando sui cognomi dei rappresenti di Giunta, Governo e Consiglio: «Erriu, Delrio, Deriu: non è solo un’assonanza fonetica – ha detto Pittalis – la Giunta e la maggioranza sono chini e proni».

Secondo Pittalis la riforma non tiene conto della situazione sarda e dei fabbisogni di aree marginalizzate. «Questo – ha sottolineato l’esponente azzurro – è il primo neo evidente che non può essere sottaciuto».

Rivolto alle forze autonomiste e sovraniste presenti in Consiglio, Pittalis ha invitato i loro rappresentanti a «far valere il peso del loro essere e della loro appartenenza».  «Serve un sussulto di sardità – ha detto il capogruppo di Forza Italia – ragioniamo su schemi nostri e lasciamo da parte quelli romani. Discutere in questi termini consente di scongiurare una riforma dell’odio, questa è una legge che non genera sana competizione ma fa riesplodere antiche rivalità tra il Nord e il Sud dell’Isola».

Pietro Pittalis, infine, si è detto d’accordo con il collega Sabatini sulla necessità di arrivare a una legge di riforma non basata su calcoli ragionieristici. «Non siamo contrari a Cagliari Città metropolitana, ma vorremmo la Sardegna Area Metropolitana – ha concluso Pittalis – perché scimmiottare quello che fanno gli altri e non pensare invece a qualcosa di diverso? Una cosa è la città metropolitana altra cosa sono le reti metropolitane. Sindaci di Sassari e Olbia svegliatevi».

A nome della Giunta, l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha respinto l’interpretazione di Pittalis di una riforma che genera «odio» ed aggiunto che, piuttosto, si tratta di una riforma «ispirata alla ricerca di equilibri, convergenze, semplificazione, efficienza della pubblica amministrazione locale, a vantaggio dei cittadini, rispondendo ad una domanda che emerge in modo chiaro dalla società sarda». Ci sono anche esigenze di risparmio ma non sono prevalenti, ha proseguito Erriu, «ma soprattutto c’è l’urgenza di operare in un sistema con risorse sempre minori, evitando il rischio di non riuscire a garantire nemmeno l’ordinaria amministrazione». Ho fatto il sindaco, ha poi ricordato l’assessore, «e so che i Comuni sono il segno della nostra identità ma la riforma è necessaria per porre tutti nelle medesime condizioni, con servizi standard che ora non vengono assicurati in modo omogeneo, incentivando strumenti che fanno salvo principio dell’autodeterminazione ma sviluppano forme associative ispirate ad un alto livello di adeguatezza; sono anche contrario al dimensionamento coatto ed alle fusioni forzate, ma questo deve portare tutti ad individuare ambiti territoriali strategici per l’esercizio delle funzioni fondamentali; non è peccato, in questo contesto, dire che ci vogliono parametri oggettivi, servono però politiche efficaci su cui innestare meccanismi di autonomia, cooperazione e gradualità».

Conclusa la discussione generale, sull’art.1 il Consiglio ha iniziato l’esame degli emendamenti, partendo dal soppressivo totale n .72.

Per dichiarazione di voto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto favorevole, «perché dal dibattito e dalle dichiarazioni dell’assessore viene fuori che la ricetta è sbagliata e il riordino va nella direzione opposta agli obiettivi dichiarati, soprattutto in riferimento alle piccole comunità». Bisogna invece tenere conto, ha suggerito, «di quanto avviene lontano dal palazzo dove i cittadini chiedono di spazzare via le politiche centraliste; se questa è l’alba la strada è sbagliata».

Per i Riformatori il consigliere Michele Cossa, anch’egli favorevole, ha rimproverato al capogruppo del Pd Pietro Cocco di riscrivere la storia pro domo sua, dato che «la sua parte politica ha cercato di far fallire in ogni modo il referendum ed allora ha parlato solo Deriu da presidente della Provincia di Nuoro, mentre molti hanno parlato solo dopo il risultato; ma da qui a voler giustificare questa legge il passo è enorme».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha parlato di una «riforma presunta che all’art.1 dimentica perfino che alcune province, quelle nazionali, continueranno ad esistere ed a sovrapporsi con i nuovi enti alimentando il massimo della confusione». Quanto alla legge Delrio, secondo Tedde «dice che le aree metropolitane devono avere lo stesso ambito delle province mentre la Regione spezzetta il territorio, aprendo la strada all’impugnativa del Governo; su scala più ampia, la Ue ha detto che le aree metropolitane della Sardegna devono essere una a nord e una a sud, decisione confermata in ogni sede tranne che dal Consiglio regionale».

Sempre per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis, favorevole, ha rimarcato che «in realtà la riforma è coerente con quanto sostiene la maggioranza esprimendo il suo fastidio nei confronti della rappresentanza democratica, dimostrato dal trasferimento delle decisioni vere dall’Aula verso altri luoghi ed altri interlocutori». La riforma, a suo avviso, «si avvita su se stessa e si appiattisce su una pessima norma nazionale, creando le condizioni per arrivare al dissesto degli Enti locali e ad una Sardegna a due velocità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), ha affermato che è necessario sopprimere l’art. 1 «proprio perché è l’architrave dello scempio che si sta consumando con questa legge». La risposta dell’assessore Erriu, a suo giudizio, «ha eluso il problema del perché la legge sia stata cambiata una infinità di volte, perché se il nodo erano le risorse allora era giusto immaginare la Sardegna come una unica area metropolitana, assicurando efficienza e qualità del sistema pubblico senza, in ogni caso, escludere i territori».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), favorevole, ha osservato che «nel suo disegno sbagliato la maggioranza è coerente e lo ha dimostrato anche ignorando del tutto le indicazioni provenienti dai Sindaci». Il problema della pari dignità dei territori, ha insistito, «è la grande questione irrisolta, stiamo mutilando un organismo pretendendo di conservarlo in salute, col sostegno incomprensibile dei consiglieri sassaresi del centro sinistra che stanno andando verso il suicidio collettivo, spero che ci ripensino».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha sospeso i lavori del Consiglio che riprenderanno alle 16.00. Subito dopo è stata convocata la conferenza dei capigruppo per un incontro con una delegazione dei lavoratori dell’Alcoa.

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Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, nelle battute iniziali della seduta di questa mattina, ha comunicato all’Assemblea la presa d’atto da parte della Giunta delle elezioni della decisione del Consiglio di Stato che il 13 novembre scorso ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dal consigliere di Fratelli d’Italia Gianni Lampis contro la sentenza del Tar che lo aveva escluso dall’Assemblea sarda.

Il presidente ha poi rivolto un messaggio di solidarietà al popolo francese e un pensiero speciale a Valeria Solesin, la giovane dottoranda veneziana morta nell’attentato al Bataclan.  «Quanto accaduto a Parigi  lo scorso venerdì sconcerta e addolora – ha detto Gianfranco Ganau – i drammatici e sanguinosi attentati compiuti da miliziani dello Stato islamico che hanno sconvolto la capitale francese e con essa l’Europa e l’intero Occidente, lasciano un triste quanto terribile bilancio: 129 morti, oltre 350 feriti. Un attacco senza precedenti da parte del terrorismo fondamentalista islamico, feroce e mirato a distruggere quei valori di civiltà, democrazia, libertà e pace, così duramente conquistati».

Il presidente ha poi proseguito auspicando unità, determinazione e impegno costante contro ogni forma di estremismo «perché la pace fra i popoli è un percorso lungo, difficile ma obiettivo primario da raggiungere e alimentare costantemente. Prima la tragedia del 7 gennaio con la strage alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo e ora gli attacchi del 13 novembre. L’assalto all’Europa continua e la repressione messa in atto finora non è riuscita ad intimorire le cellule dell’Isis – ha detto ancora Ganau – il Califfato è attrattivo e affascina, ma soprattutto continua a reclutare. La violenza e la pericolosità di quanto accaduto impone uno sforzo ulteriore per garantire la sicurezza dei cittadini e la loro incolumità. “Estirpare la capacità di attrazione del terrorismo” – ha dichiarato ieri il ministro Gentiloni alla Camera riferendo in aula dopo la strage di Parigi -, deve essere l’obiettivo dell’Europa unita. “Li combatteremo, non dichiarando guerra all’Islam” – ha detto ancora il ministro degli Affari Esteri -, un principio che mi sento di condividere appieno perché è questo il vero pericolo che si rischia di correre: un vortice di violenza e terrore che porterà ancora morte e distruzione. Credo che la morte e l’orrore di questi ultimi giorni impongano a noi tutti una seria riflessione su quale siano le strategie da attuare. Ricordiamo che l’Isis colpisce anche  le centinaia di migliaia di persone in fuga dalla Siria e dall’Iraq, non terroristi ma vittime, ricordiamo Beirut, appena un giorno prima la strage di Parigi,  dove hanno perso la vita  43 persone e 239 sono rimaste ferite». 

Il presidente ha quindi rivolto un pensiero speciale alla giovane dottoranda veneziana Valeria Solesin, morta nel corso degli attentati al Bataclan. «Ai suoi genitori, alla loro dignità e compostezza nel terribile dolore per la morte di una figlia, esprimiamo tutto il nostro cordoglio. Alla Francia e al suo popolo – ha concluso il Ganau – quest’Assemblea esprime tutta la propria vicinanza».

Su invito del presidente, il Consiglio ha quindi osservato un minuti si silenzio in memoria delle vittime degli attentati di Parigi e delle persone morte un anno fa in Sardegna a causa del ciclone Cleopatra.

Successivamente l’Aula ha iniziato la discussione, in base all’art. 102 del Regolamento, della Proposta di legge n. 279 (“Differimento del termine di entrata in vigore della centrale unica di committenza”), firmata da tutti i capigruppo.

Il relatore Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha ricordato in apertura l’aggancio alla legge Del Rio operato dal Consiglio con un emendamento che fissava la scadenza a novembre e determinando di fatto, ha ricordato, «una situazione in cui i Comuni non possono più bandire gare d’appalto, fare concorsi ed avviare i cantieri di lavoro, in pratica le amministrazioni sono totalmente bloccate» Il testo, quindi, «è molto urgente, mentre dal prossimo anno è opportuno che la Regione intervenga tenendo conto sia delle necessità dei Comuni che, soprattutto, delle esigenze reali dei cittadini».

Il consigliere Gianmario Tendas, anch’egli del Pd, ha messo in luce l’aspetto riguardante i limiti temporali indicati a suo tempo per le centrali uniche di committenza sottolineando che «tale atto non era in effetti obbligatorio come confermato dall’autorità nazionale anti-corruzione rispondendo ad un quesito della Regione Friuli Venezia Giulia, che esclude dall’applicabilità della norma le Regioni a Statuto speciale». «Va bene quindi la proroga che consente l’utilizzo immediato delle risorse – ha sostenuto – ma per il futuro è opportuna una riflessione più ampia».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha affermato che il provvedimento interviene su un problema reale precisando però che «non è vero che i Comuni sono tutti nelle stesse condizioni, in effetti si sta allineando verso il basso la situazione degli Enti locali mentre sarebbe meglio tenere conto dei comportamenti virtuosi anche introducendo meccanismi di premialità».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che, a suo avviso, «il provvedimento è utile ed è stato sollecitato più volte dall’Anci, perché buona parte dei Comuni che non hanno attivato per tempo le procedure previste ed in attesa della riforma degli Enti locali le amministrazioni rischiano il blocco dell’attività e soprattutto il blocco della spesa dei fondi europei». «Piuttosto – ha concluso – bisognava intervenire qualche settimana fa prima della scadenza del termine».

A nome della Giunta l’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro ha espresso parere positivo. Successivamente il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli con 53 voti favorevoli.

Subito dopo è iniziato l’esame dell’art. 1.

Il consigliere Walter Piscedda (Pd) ha annunciato il ritiro dei suoi emendamenti ricordando che il suo Comune ha costituito la centrale unica e lamentando il fatto che «ogni volta che i Comuni sono in ritardo si fa una norma tampone; tutti conoscevano la scadenza e sarebbe stato utile un segnale in direzione della premialità».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) si è detto contrario alla tesi di Piscedda perché, a suo avviso, «il meccanismo di premialità e penalità non avrebbero trovato spazio; l’Anci ha ricordato con preoccupazione le grandi difficoltà dei Comuni ed introdurlo sarebbe stato un segnale fortemente negativo».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha osservato che «forse anche la Regione non sa sempre cosa deve fare ed in quali tempi; la chiarezza farà bene anche ai Comuni».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che il termine del 31 gennaio può andare bene in situazioni di emergenza ma, ha precisato, «proprio gennaio è un mese difficile sia per la Regione che per i Comuni perché è un grande incrocio di complesse questioni finanziarie e contabili, sarebbe dunque meglio il 28 febbraio, sia per la Regione che per i Comuni».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è espresso in modo crtico nei confronti delle dichiarazioni del collega Piscedda «che ha fatto bene a ritirare emendamenti che non sarebbero stati adatti in questi casi; tutti i Sindaci hanno grandissimi problemi per le amministrazioni a causa della confusione legislativa di questo momento e stupisce che proprio un Sindaco abbia fatto una dichiarazione del genere».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc) ha detto, da sindaco, di sentirsi «offeso». «I Comuni sardi –ha aggiunto – stanno aspettando una parola definitiva dalla Regione sulla riforma degli Enti locali e, sul piano amministrativo, le cose non stanno come dice Tendas perché si possono fare acquisti ma non bandire gare d’appalto».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha osservato che la questione all’attenzione del Consiglio «è solo quella della proroga al 31 dicembre perché dal primo gennaio cambierà tutto con la legge di stabilità; in questo mese e mezzo dobbiamo intervenire per consentire ai Comuni di operare correttamente nei loro ambiti, sotto questo profilo gennaio è una soglia di sicurezza». «La riforma degli Enti locali – ha concluso – dovrà disciplinare autonomamente anche questo aspetto per dare a tutti certezze per il futuro».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento orale proposto dalla consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda sull’allungamento della scadenza alla fine di febbraio. Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato la consigliera Zedda a ritirare l’emendamento e la consigliera Zedda ha accolto la richiesta.

Chiarito questo aspetto procedurale, il Consiglio ha esaminato ed approvato i 2 articoli della legge e, con 55 voti favorevoli, il testo finale del provvedimento.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola al relatore della Pl 275 Disposizioni in tema di anticipazioni finanziarie a favore dei Gruppi di azione locale” per illustrarne forma e contenuto. Il consigliere Piero Comandini (Pd) dopo aver rivolto parole di ringraziamento ai colleghi e a tutti i capigruppo per la sottoscrizione della proposta che ha come obiettivo quello di garantire le anticipazioni finanziarie a favore dei Gal, previste dall’articolo 9 della legge finanziaria 2015. «Le anticipazioni ai Gal – ha spiegato l’esponente della maggioranza – non sono state erogate in quanto, in fase attuativa del fondo, l’organismo pagatore Agea ha manifestato l’impossibilità di attivare il flusso dei pagamenti così come indicato al comma 2 della stessa previsione normativa». «Agea – ha proseguito Comandini – ha, infatti, segnalato l’impossibilità per i Gal di rilasciare procura irrevocabile all’incasso del contributo pubblico a favore della Sfirs da notificare alla stessa Agea, in quanto la procura comporta che i benefici dell’agevolazione vengano direttamente o indirettamente trasferiti ad un altro soggetto giuridico diverso dai Gal, che non risulta beneficiario, e pertanto non è rimborsabile da Agea».

Il consigliere dei democratici ha quindi ricordato il ruolo dei Gal per la spendita delle risorse comunitarie della precedente programmazione ed ha sottolineato che l’approvazione del provvedimento non comporterà alcun onere aggiuntivo per l’amministrazione regionale.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha espresso perplessità sulle motivazioni addotte da Agea ed ha dichiarato: «La Sfirs è titolare di una procura irrevocabile». L’esponente della minoranza ha lamentato che la Giunta “sembra inchinarsi alle volontà di Agea” e più in generale “alla burocrazia”. Marco Tedde ha concluso auspicando una riflessione su atteggiamenti e comportamenti dell’Agenzia per l’erogazione in agricoltura.

Il consigliere del gruppo “Sovranità, democrazia, lavoro”, Pier Mario Manca, nell’esprimere favore alla proposta illustrata dal consigliere Comandini ha colto l’occasione per rimarcare l’urgenza della istituzione del soggetto pagatore in Sardegna «così da non dipendere più da Roma e da Agea».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha espresso favore alla Pl 275 e ribadito la necessità di un superamento “del problema delle anticipazioni ai Gal, anche per scongiurare il blocco delle attività di sviluppo locale condotte dai Gal della Sardegna”. Il consigliere della maggioranza ha concluso con l’auspicio che le cifre destinate come anticipazione siamo trasformate “in fondo di rotazione“ e le procedure utilizzate anche con la nuova programmazione.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha dichiarato voto favorevole alla proposta Comandini ed ha sollecitato la presentazione di un documento in Consiglio, anche con le procedure d’urgenza, per dare operatività all’ente pagatore sardo.

A seguito del parere favorevole alla Pl 275 dichiarato dalla Giunta il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, dopo aver riscontrato l’assenza di iscritti a parlare ha posto in votazione l’articolo 1 Modifiche all’articolo 9 della legge regionale n. 5 del 2015 (Concessione di anticipazioni ai Gruppi di azione locale)” che è stato approvato e così è stato per l’articolo 2 “Entrata in vigore”.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, intervenendo per dichiarazione di voto ha espresso favore per la Pl 275 ed ha manifestato rammarico per l’impossibilità, vista l’assenza dall’Aula, di avere rassicurazione dall’assessore dell’Agricoltura sui tempi per dare piena operatività all’ente pagatore sardo.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha sollecitato la riforma di tutti gli enti e delle agenzie del comparto agricolo ed ha auspicato l’intervento “diretto” del presidente della Giunta per accelerare l’istituzione dell’ente pagatore sardo per le agevolazioni in Agricoltura.

Il consigliere Piero Comandini è intervenuto per dichiarare il voto a favore del gruppo del Pd.

Il consigliere dei democratici, Antonio Solinas, ha ricordato, invece, le resistenze manifestate nel corso della precedente legislatura dall’allora direttore Argea per svolgere i compiti di organismo pagatore in Sardegna.

Il presidente del Consiglio ha quindi aperto la votazione sul testo finale della legge che è stata approvata all’unanimità con 54 voti. 

L’Aula è quindi passata all’esame dei documenti n. 10 “Richiesta di parere sul disegno di legge costituzionale n. 895 relativo a Modifica degli articoli 18 e 43 dello Statuto speciale per la Sardegna, di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, in materia elettorale e di ordinamento degli enti locali” e n.13 “Richiesta di parere sulla proposta di legge costituzionale n. 3212 recante Modifiche alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna)”.

Il presidente della Commissione Autonomia Francesco Agus ha spiegato che i due documenti sono stati esaminati dal parlamentino da lui presieduto contestualmente al Disegno di legge di riordino degli enti locali.

Francesco Agus ha manifestato la necessità di un supplemento di discussione e di un confronto con i relatori delle due proposte di legge di modifica dello Statuto, chiedendo un rinvio in commissione dei due documenti e la convocazione di una serie di audizioni con i presentatori dei testi parlamentari.

 Sulla richiesta di rinvio, è intervenuto il consigliere Tedde che ha espresso perplessità sulla posizione del presidente Agus: «Non capisco il motivo di un rinvio – ha sottolineato Tedde – ci sono tempi che devono essere rispettati. Per uno dei pareri siamo già in ritardo. Non vedo nel merito una motivazione valida».

Marco Tedde ha poi ricordato che l’articolo 43 dello Statuto, così come formulato, blocca le riforme: «I contenuti della proposta di legge costituzionale si possono discutere perché vanno nella direzione di un miglioramento dello Statuto e introducono modifiche di buon senso – ha affermato Tedde – sarebbe stato più utile che i proponenti si fossero confrontati con la Giunta e con il Consiglio».

Il consigliere dell’Uds Mario Floris  ha definito “singolare” la proposta del presidente della Commissione Autonomia. «E’ necessario aprire la discussione su argomenti di fondamentale importanza – ha rimarcato Floris – siamo di fronte a un atteggiamento contradditorio: prima si dice che le riforme costituzionali si intersecano con la riordino degli Enti Locali e poi si chiede il rinvio in Commissione Autonomia dei documenti. Una Commissione, tra l’altro, che si riunisce da tempo senza la minoranza»

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha invece detto di condividere la richiesta del presidente Agus: «I provvedimenti vanno discussi nel merito – ha detto Cocco – non capisco perché non si debbano sentire i parlamentari. I due provvedimenti saranno all’esame di Camera e Senato, è una questione delicatissima. Arrivare in Aula con un parere più tecnico che di sostanza non va bene. Giusto il rinvio in Commissione».

Per il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni «il problema non è di poca entità, dobbiamo esprimere un parere su alcune modifiche statutarie che toccano l’autonomia e le istituzioni regionali. La Commissione lavora senza la minoranza, è necessario fare un passo indietro e ragionare con attenzione su questi argomenti».

Attilio Dedoni ha poi ricordato che giace da tempo in Consiglio la proposta di una legge costituzionale sarda. «Accettiamo che il Parlamento nazionale ci tagli un abito su misura – ha detto il consigliere di minoranza – non diamo risposte alle aspettative del popolo sardo. Prima di presentare una legge a livello nazionale occorre confrontarsi con il Consiglio».

Angelo Carta, capogruppo Psd’Az, si è detto sorpreso dalla lettura dei pareri. «La Commissione Autonomia prima esprime parere positivo e poi dice che si tratta di un argomento non più attuale – ha affermato Carta – lo Statuto sardo è figlio di nessuno, il primo che si alza la mattina propone una modifica. C’è l’esigenza di occuparsi della Carta della Sardegna e di discutere la proposta di istituzione dell’Assemblea Costituente, unica strada per evitare incidenti come questo. I parlamentari sardi non sanno quale strada prendere».

Il presidente della Commissione Autonomia Francesco Agus ha precisato che è stato dato parere positivo sulla proposta di modifica dell’art. 43 dello Statuto. «Ciò che non è più attuale è la parte che prevede lo svolgimento delle elezioni regionali contestualmente a quelle nazionali ed europee. Il rinvio in Commissione non è una frustrazione ma consentirebbe una discussione più ampia».

Emilio Usula, capogruppo di Soberania e Indipendentzia ha espresso parere favorevole alla richiesta di rinvio in Commissione dei due provvedimenti: «Le parole di Agus mi convincono della necessità di un allargamento del dibattito. Sarebbe utile sentire tutte le forze politiche anche quelle non rappresentate in quest’aula».

Il presidente ha quindi messo in votazione la proposta di rinvio in Commissione dei documenti n.10 e 13 che è stata accolta dal Consiglio.

Subito dopo l?Assemblea ha iniziato la discussione della mozione n. 200 (Zanchetta e più) “Sulla necessità di ottenere dal Governo nazionale il riconoscimento di La Maddalena quale sede del vertice G7 del 2017, per l’avvio dell’immediato intervento di recupero e riqualificazione delle opere già realizzata per il “Grande Evento” relativo alla Presidenza italiana del G8 del 2009 e procedere alla non più differibile riconversione economica e sociale dell’isola, già sancita dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 dicembre 2007”.

Il presidente ha quindi dato la parola al primo firmatario, il capogruppo del Cps Pierfranco Zanchetta, per illustrare il contenuto della mozione.

In apertura il consigliere Zanchetta, pur comprendendo l’irritualità della proposta, ha manifestato la necessità di discutere la mozione alla presenza del presidente della Regione, «per il suo alto contenuto politico – ha sottolineato – ma anche per i significati di riscatto morale, economico e sociale che riguardano l’isola di La Maddalena». «Del resto – ha concluso – il fatto che la mozione sia stata sottoscritta da tutti i capigruppo rafforza l’iniziativa della Regione sul Governo nazionale per tenere il prossimo G7 a La Maddalena».

Il presidente Ganau ha definito la proposta irrituale, anche perché potrebbe costituire un precedente delicato, posto che qualunque consigliere potrebbe chiedere per la discussione di mozioni, interrogazioni od interpellanze, la presenza del presidente della Regione il quale, ovviamente, non può sempre garantire la sua partecipazione ai lavori dell’Aula. E’ preferibile, ha aggiunto, rinviare la discussione della mozione ad altra data ma su questo è necessario che si esprima il Consiglio.

Non essendo state espresse posizioni contrarie, l’Assemblea ha approvato la proposta di rinvio.

Successivamente, il presidente ha ricordato che il punto successivo all’ordine del giorno riguarda l’elezione di tre rappresentanti della Regione nel consiglio di amministrazione dell’Ersu di Cagliari, osservando che nella giornata odierna scade il termine per l’esercizio dei poteri sostitutivi. Il presidente ha chiesto quindi all’Aula di verificare la possibilità di procedere la votazione e, in attesa dell’esito dei necessari approfondimenti, ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha chiuso la seduta riconvocando il Consiglio per mercoledì prossimo alle ore 10.00.

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La V (Attività produttive), presieduta dall’on. Luigi Lotto (Pd), ha proseguito oggi il ciclo di audizioni sul Testo Unico in materia di energia e certificazione energetica con l’intervento degli assessori degli Enti locali Cristiano Erriu e dell’Industria Maria Grazia Piras.

L’assessore Erriu ha espresso una valutazione positiva sulle modifiche del testo introdotte dalla commissione, soprattutto con riferimento alle premialità volumetriche collegate alla riclassificazione degli edifici in base all’efficienza energetica. «E’un aspetto che non era stato affrontato compiutamente nella legge 8/2015 (semplificazione urbanistica e miglioramento del patrimonio edilizio) – ha osservato – ed è giusto che diventi un elemento permanente della legislazione regionale». L’assessore ha invece manifestato alcune riserve sui Catasti comunali degli impianti termici perché, a suo giudizio, «potrebbe rivelarsi un appesantimento per i Comuni ed una sorta di duplicazione del registro regionale; è preferibile attribuire questi compiti ad un unico soggetto in modo da favorire la cooperazione fra Regione ed Enti locali».

Cristiano Erriu, infine, ha auspicato un approfondimento della parte del testo che introduce limiti, privilegiando il comparto agricolo, alla platea di soggetti che possono produrre energia da fonti rinnovabili.

L’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ha sottolineato l’importanza delle integrazioni migliorative che la commissione ha apportato al testo «ora più coerente con la normativa nazionale di riferimento ed in alcune parti più avanzato, come nell’estensione a tutta la pubblica amministrazione (che rappresenta il 10% dei consumi energetici della Regione) dell’obbligo di costruire e riconvertire i propri fabbricati ad Energia Quasi Zero».

Quanto alla proposta, contenuta nel Testo unico, di costituire una Agenzia cui delegare la gestione della complessa materia energetica, l’assessore ha affermato che «lo spirito della proposta è certamente condivisibile perché il settore dell’assessorato che si occupa di energia ha bisogno di essere specializzato, anche se l’indirizzo generale della Giunta, coerente con una politica di spending review, è quello di ridurre per quanto possibile le strutture della Regione; una soluzione intermedia potrebbe essere quella di costituire al posto dell’attuale servizio una nuova direzione generale all’interno dell’assessorato».

Nel successivo dibattito hanno preso la parola il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, i consiglieri Antonio Gaia (Cps), Luigi Crisponi (Riformatori), Oscar Cherchi (Forza Italia) e Cesare Moriconi (Pd).

Il presidente della commissione Luigi Lotto, in sede di conclusioni, ha dichiarato fra l’altro che «il problema degli impianti alimentati da energie rinnovabili al servizio delle aziende agricole va senz’altro approfondito, tenendo presente che il nostro obiettivo di fondo è quello di intervenire concretamente a sostegno degli imprenditori sardi in un settore come quello agricolo che nella nostra Regione ha una grande tradizione ma anche forti potenzialità di crescita».

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(Af)

 

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La V Commissione “Attività Produttive”  ha sentito questa mattina gli assessori dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, e dell’Ambiente, Donatella Spano. Al centro delle due audizioni, in particolare, gli aspetti legati alla realizzazione di impianti eolici in terreni agricoli.

L’assessore Falchi ha ribadito il massimo impegno della Giunta in materia di energia con la recente approvazione delle linee guida del Piano energetico regionale. «E’ nostra intenzione stabilire prioritariamente il fabbisogno energetico dell’Isola – ha detto Falchi – una volta concluso questo passaggio capiremo come e dove intervenire per evitare speculazioni e scongiurare danni all’ambiente».

Sull’eolico in agricoltura, l’assessore ha chiarito che le politiche energetiche della Giunta saranno in linea con quelle europee: «L’idea è quella della multifunzionalità delle imprese, gli agricoltori devono avere la possibilità di installare mini-impianti per abbattere i costi di gestione e integrare il reddito aziendale». L’esponente della Giunta Pigliaru ha poi manifestato qualche perplessità sulla possibilità di realizzare gli interventi in alcune aree della Sardegna sottoposte a vincolo paesaggistico: «In questi casi temo che non sarà facile installare le pale – ha affermato Elisabetta Falchi – il tema dovrà essere necessariamente approfondito».

L’assessore ha poi risposto alla sollecitazione del consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi che ha chiesto di conoscere la posizione dell’esecutivo sul solare termodinamico e sulle zone in cui realizzare gli impianti. «Il termodinamico è una delle opzioni in campo per una Regione che si candida a diventare territorio ecosostenibile – ha detto l’assessore Falchi – se ben impostato, può essere una valida alternativa nella produzione di energia. Verranno privilegiati i progetti da realizzare nelle aree minerarie dismesse che hanno a disposizione grandi estensioni di terreni ormai compromesse. In questo modo non verranno sottratti spazi utili alle zone a vocazione agricola e, allo stesso tempo, si eviteranno interventi a macchia di leopardo».

Nel dibattito sono intervenuti diversi consiglieri. Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha manifestato preoccupazione sul destino del Testo Unico paventando una possibile impugnazione del provvedimento «perché non conforme alla normativa europea».

Antonio Gaia (Ups) ha rimarcato la necessità di impostare il nuovo Piano energetico sulle rinnovabili e, su questo punto, ha chiesto di aprire un confronto serrato con lo Stato e con Bruxelles.

Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) ha invece sottolineato la necessità di definire con chiarezza i criteri per le autorizzazioni alle imprese in modo da evitare speculazioni.

Il presidente della Commissione Luigi Lotto (Pd) ha assicurato la massima attenzione su tutti gli aspetti segnalati dai consiglieri che saranno affrontati  una volta che la Giunta trasmetterà al Consiglio la documentazione sulle linee guida del Piano energetico. Sul Testo Unico, invece, Lotto ha precisato che la proposta scaturita dalla Commissione ha un obiettivo preciso: dare la possibilità alle aziende agricole di produrre e vendere energia ed impedire l’assalto ai terreni da parte di società esterne. «Vanno messi dei paletti per evitare che si realizzino parchi eolici camuffati – ha detto Lotto – la ratio della norma è duplice: evitare speculazioni e incentivare la multifunzionalità delle imprese agricole».

Nell’audizione successiva, l’assessore all’Ambiente Donatella Spano ha manifestato apprezzamento per il testo predisposto dalla Commissione. «L’impianto è condivisibile – ha detto Spano – recepisce il Dl della Giunta sull’efficientamento degli edifici e introduce novità importanti per il mondo agricolo».  Spano è poi entrata nel dettaglio del provvedimento segnalando alcune incongruenze di carattere tecnico contenute nel testo e un possibile profilo di incostituzionalità nella parte in cui si introducono dei limiti per la produzione di energia e per le autorizzazioni riservate a un’unica categoria di imprenditori.

Sui rischi di un forte impatto ambientale degli interventi, Donatella Spano ha suggerito alla Commissione di riflettere sulla possibilità di prevedere un incentivo per i consorzi di agricoltori («consentirebbe di ridurre il numero delle pale  e di utilizzare le migliori tecnologie a disposizione»).

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha chiesto all’assessore di  tenere in considerazione due aspetti: 1) la possibilità di ricorrere al fotovoltaico nelle zone agricole non esposte al vento, 2) tempi certi per la definizione delle istruttorie delle pratiche.

Stessa richiesta è stata avanzata da Antonio Gaia (Ups) che ha sollecitato una disciplina più agile in modo da evitare inutili e dannose sovrapposizioni tra i soggetti responsabili dei procedimenti (SUAP e SAVI).

L’assessore Spano ha ricordato che la strada della semplificazione è un obiettivo primario della Giunta. «Per rendere le procedure più agili abbiamo già istituito uno sportello unico – ha concluso l’assessore – il problema delle lungaggini non dipende dalla Regione. Spesso i giudizi della sovraintendenze sono dirimenti».

I lavori della Commissione proseguiranno nel pomeriggio con le audizioni degli assessori dell’Urbanistica e dell’Industria Cristiano Erriu e Maria Grazia Piras.

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Il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno sulla Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe.

La seduta si è aperta con l’esame dell’ordine del giorno con il punto riguardante le mozione n. 180 (Cossa e più) e n.171 (Tedde e più) sulla vicenda degli imprenditori turistici sardi costretti a restituire contributi ottenuti in base alla legge regionale 9/98, accantonando temporaneamente, in attesa della predisposizione dell’ordine del giorno unitario annunciato nella seduta precedente, il punto riguardante la Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe. Il presidente ha quindi dato la parola al primo firmatario della mozione n.180, il consigliere Michele Cossa dei Riformatori sardi.

Nel suo intervento, Michele Cossa ha ripercorso brevemente «una vicenda complessa che risale a 15 anni fa e segna uno dei punti più bassi nei rapporti fra la Regione e il mondo esterno, con particolare riferimento a quanti si aspettano dall’amministrazione efficienza e concretezza, una vicenda in cui ci sono precise responsabilità per quanto è successo, della burocrazia ma anche della politica». «Oggi però – ha sostenuto – occorre trovare una via d’uscita per evitare il fallimento di aziende sane che operano in un settore strategico come il turismo, definito da molti il forziere d’oro della Sardegna». Dopo la legge 9/98 che doveva promuovere la crescita dell’industria turistica, ha ricordato il consigliere, «vennero emanate le direttive di attuazione dove si prevedeva, fra l’altro, che le spese finanziabili erano quelle sostenute dopo l’approvazione della legge; nel frattempo entrò in vigore la nuova norma comunitaria sugli aiuti di Stato, la Regione modificò la direttive e da queste restarono fuori 28 aziende, si arrivò così fino al 2008 quando la Ue dichiarò l’incompatibilità degli aiuti facendo scattare il meccanismo delle sanzioni ed un contenzioso che vede soccombenti i privati senza che la Regione difenda le sue ragioni». Ora siamo nella fase esecutiva, ha detto ancora l’esponente dei Riformatori, «con cartelle e pignoramenti che mettono a rischio aziende che da anni hanno dimostrato di saper stare sul mercato; scopo della mozione, quindi, è impegnare la Giunta ad evitare il fallimento di queste aziende, applicando il regime de minimis, sottraendo dal debito quanto versato in termini di tasse e avviando con Governo e Ue un confronto per far valere le prerogative della Regione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha parlato di una «vicenda con connotati tragici ai danni di aziende che rappresentano una quota di mercato importantissima nel mercato turistico sardo; una vicenda kafkiana, con imprenditori condannati senza aver commesso nessun reato ma per il solo fatto di aver rispettato una legge regionale, imprenditori che ora rischiano di sparire dalla scena con un danno enorme per le stesse imprese e per tutta la Sardegna». «Mettiamoci la mano sulla coscienza – ha affermato Tedde – se la Regione ha sbagliato deve riparare ed il Consiglio deve dire alla Giunta quali azioni deve avviare; ci vuole in altre parole una volontà politica forte ma si può arrivare ad una soluzione positiva, lo scorporo dei tributi è una possibilità ma non la sola, il ricorso al de minimis è un’altra opportunità, serve però un intervento presso il Governo per sostenere in modo concreto il settore turistico sardo».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dichiarato che, a suo avviso, «la vicenda che trasuda arroganza, sfrontatezza, distanza della Ue dai problemi concreti dell’economia sarda, qui c’è una parte virtuosa del tessuto produttivo regionale che rischia di essere espulsa dal mercato». «La Ue peraltro – ha aggiunto Crisponi – usa due pesi e due misure e i dati dicono che c’è una sorta di accanimento nei confronti della Sardegna, oltretutto con una tempistica rapidissima e inusuale; molti casi, inoltre, riguardano la Sardegna, dall’Alcoa alla Legler, soggetti che hanno lasciato macerie sul territorio che ora vengono trattati come quanti hanno sempre rispettato le regole e rispettato le leggi investendo il 70% di risorse proprie per rilanciare le proprie strutture».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha proposto una sorta di ragionamento in parallelo, ricordando che «il tema ci porta d indagare sui rapporti fra Regione, Stato e Ue, perché sulle norme comunitarie si è affermata una visione dogmatica, frutto magari del lavoro di un lontano funzionario che spesso non ha neanche la cognizione di cosa sia la Sardegna». «E’necessario quindi un confronto – ha suggerito – per arrivare al riconoscimento di un trattamento particolare per la Sardegna, simile a quello della Spagna che notoriamente riesce ad ottenere ogni genere di deroghe in ogni settore, dal turismo delle Canarie all’agricoltura, deroghe non vengono mai sanzionate». «La Sardegna – ha proseguito Solinas – ricopre ruoli nella stessa Ue ma poi resta pericolosamente esposta a vicende come quella in discussione, vicenda legata con un filo rosso a quella della flotta sarda, costituita attraverso una società in house senza che si agevolasse nessuno; la partita, perciò, non è solo quella di trovare un rimedio alla mannaia fiscale contro le aziende turistiche, ma va piuttosto ridiscusso a monte il rapporto fra Sardegna e Ue per superare il gap dell’insularità attraverso misure concrete in grado di sostenere il superamento degli squilibri economici».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto fra l’altro che «gli interventi precedenti hanno tracciato una strada per intervenire e risolvere un problema enorme, problema che ricorda molto da vicino quello della legge 44 per l’agricoltura, andata a buon fine dopo un negoziato molto difficile con l’Unione europea, frutto di un pressing positivo che ha consentito di arrivare ad una soluzione». A questo punto, ha continuato Cherchi, «la Giunta deve trattare con la Ue la chiusura di questa vicenda; con la 44 si è usato il sistema de minimis e il modello può essere esteso anche se occorre iniziare a lavorarci con grande impegno, l’importante è che la Sardegna faccia di tutto per cancellare la sua patologia che da una parte da e dall’altra toglie».

Ha quindi preso la parola il consigliere del Pd Piero Comandini che ha espresso apprezzamento per i contenuti e gli obiettivi della mozioni ma, rivolgendosi al capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha anche sottolineato l’esigenza di individuare con chiarezza le responsabilità sulla vicenda.

«Il problema esiste da 15 anni, le imprese coinvolte sono 18 – ha detto Comandini – per evitare problemi bastava notificare all’Unione Europea la delibera, in quel momento alla guida della Regione c’era una parte politica ben definita. L’attuale Giunta ha avviato le interlocuzioni con Bruxelles, cercheremo di recuperare fino all’ultimo la situazione ma deve essere chiaro che le regole vanno rispettate.»

Il consigliere del Pd ha poi manifestato solidarietà agli imprenditori turistici e offerto la disponibilità del suo partito a trovare soluzioni percorribili.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni rispondendo al collega Comandini, lo ha invitato ad approfondire il tema per capire quali siano le vere responsabilità.

«Non mi interessa adesso parlare dei colpevoli – ha proseguito Dedoni – oggi serve dare risposte agli imprenditori. La Sardegna subisce la tagliola dell’Unione Europea e la lontananza dello Stato italiano. Serve ragionare su cose serie che diano opportunità di sviluppo alla nostra Isola.»

Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) ha rimarcato l’esigenza di sostenere le imprese che operano tra mille difficoltà. «Le aziende sane sono i motori dello sviluppo, oggi pagano le mancanze di altri – ha detto Anedda – i responsabili sono all’interno della Regione».

Il consigliere comunista ha poi ricordato la triste vicenda degli aiuti concessi negli anni passati a imprenditori-prenditori che dopo aver incassato i soldi sono scappati lasciandosi dietro solo macerie. «Adesso, invece, si chiede a imprenditori seri di restituire i contributi ottenuti in virtù di una legge e secondo un’istruttoria portata avanti dalle banche – ha affermato Anedda – le imprese hanno investito e fatto affidamento sugli aiuti, oggi rischiano il fallimento. Banche, consulenti e Confidi sono i veri responsabili e non vengono chiamati in causa».

Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi) ha invece puntato l’indice contro lo Stato italiano. «La vicenda è chiara – ha detto Congiu – la Ue nella lettera con cui chiede la restituzione dei contributi erogati agli albergatori dice che la Sardegna potrebbe beneficiare di una deroga sugli aiuti di Stato a condizione, però, che il Governo centrale certifichi la condizione di svantaggio dell’Isola e assicuri la destinazione dei denari alle politiche di sviluppo».

Secondo Congiu, la responsabilità dello Stato non può essere negata: «Il fatto rilevante – ha sottolineato il consigliere sovranista – è che l’Ue certifica l’incapacità del governo di accertare e quantificare gli svantaggi. Il nostro partito ritiene che questa incapacità debba essere rimarcata e sottolineata».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola alla Giunta per la replica. L’assessore del Turismo, Francesco Morandi, ha parlato di “situazione molto complessa” e sottolineato la necessità di trovare una soluzione per tutelare le imprese.

«Il tema riguarda 18 albergatori che devono restituire circa 16,5 milioni di euro. Due lo hanno già fatto con grande difficoltà – ha detto Morandi – i posti di lavoro a rischio sono circa 1.200».

L’assessore ha poi spiegato che sul caso esiste un pronunciamento definitivo della Corte di Giustizia Europea che ha dichiarato illegittimi gli aiuti agli albergatori sardi. «La sentenza parla di concorrenza sleale non tra imprese che competono a livello nazionale e internazionale ma a livello regionale – ha detto Morandi – la Regione è ora obbligata a recuperare le somme, altrimenti si rischia una multa di 20 milioni di euro all’anno e un’ammenda giornaliera di 160mila euro».

L’esponente della Giunta Pigliaru ha quindi assicurato il massimo impegno della Regione perché si trovi una soluzione che possa alleviare il danno alle aziende.

«Abbiamo avviato un’interlocuzione con l’Unione Europea che ha mostrato disponibilità a ricevere proposte della Regione sostenute dal Governo nazionale. Con Equitalia, invece, si è aperto un confronto per capire come recuperare le somme versate a titolo d’imposta e verificare la possibilità di una dilazione dei pagamenti.»

Francesco Morandi ha chiarito che in ogni caso non si potrà percorrere la strada di un nuovo “de minimis”. «La sentenza della Corte di giustizia mette una pietra tombale sui contributi passati e sul futuro è disponibile a ragionare su un de minimis “aperto” che però prevede nuovi investimenti da parte delle imprese».

La strada da percorrere è per la Giunta ben definita: «Dobbiamo insistere con la Commissione per trovare una soluzione almeno sulla tempistica e il recupero delle somme – ha concluso Morandi – abbiamo avanzato alcune proposte e siamo in attesa di capire quali saranno accolte. Per alleviare l’esposizione finanziaria delle imprese, l’assessorato sta cercando di individuare gli strumenti che possono essere messi in campo, si pensa a un’operazione di ingegneria finanziaria per ottenere una forma di pagamento dilazionato. Il percorso è difficile ma ci sono diverse opzioni in campo su cui si può lavorare».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa è quindi intervenuto in sede di replica nel dibattito ed ha rivolto parole di ringraziamento e incoraggiamento per l’assessore del Turismo ma ha invitato l’intera Regione ad avere un sussulto di dignità: «Serve far cessare un atteggiamento che ci vede soccombere a priori dinanzi allo Stato e all’Europa e dire basta anche a certe distrazioni da parte dell’amministrazione che producono disagi e danni ingenti». «La burocrazia che non paga pegno meriterebbe una riflessione – ha aggiunto il consigliere della minoranza – e la politica deve riaffermare il ruolo di indirizzo e di controllo che gli è proprio».

Sempre in sede di replica è intervenuto il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde (Fi) che ha definito la vicenda della restituzione dei fondi europei da parte di 28 albergatori sardi, “una vicenda cafchiana” ed ha parlato di “atteggiamento schizzofrenico” da parte della Regione sarda. «Dobbiamo riparare i danni fatti in passato dalla Regione – ha insistito l’esponente della minoranza – l’atteggiamento dell’assessore nei confronti della commissione europea deve essere più determinato».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha sospeso quindi i lavori per qualche minuto in attesa di ricevere l’ordine del giorno unitario siglato da tutti capigruppo e che la consigliera segretario d’Aula, Daniela Forma (Pd) ha letto integralmente dai banchi riservati alla presidenza dell’assemblea. L’ordine del giorno Pietro Cocco e più, impegna la Giunta a «proseguire nell’opera intrapresa, intensificando ogni utile confronto con il governo italiano e la commissione europea, ai fini di un possibile alleggerimento dell’onere complessivo a carico delle imprese, evitando così i rischi economici e sociali prospettati». L’ulteriore impegno rivolto alla Giunta (contenuto nel documento unitario che ha seguito la discussione delle mozioni 171 e 180) così recita: «A proseguire, attraverso un confronto con l’agenzia delle Entrate ogni utile iniziativa tesa a reintegrare nei tempi più urgenti, una volta compiuto il recupero degli aiuti, le somme a suo tempo versate dalle stesse imprese a titolo di imposta; a supportarle imprese nel perseguire ogni utile e legittima strada finanziaria tesa a salvaguardare la stabilità economica, finanziaria ed occupazionale delle stesse».

L’assessore del Turismo, Francesco Morandi, ha espresso parere favorevole, per conto della Giunta, all’ordine del giorno proposto da tutti i capigruppo del Consiglio e successivamente il capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro, Roberto Desini, ha dichiarato il voto favorevole del gruppo e rivolto parole di apprezzamento per l’operato dell’assessore. Il capogruppo della maggioranza ha quindi richiesto la votazione palese elettronica.

Il consigliere del Pd, Piero Comandini, ha dichiarato il voto a favore dell’intero gruppo del Partito democratico e piena condivisione per il «percorso serio e realistico tratteggiato dall’assessore Morandi».

A favore dell’ordine del giorno anche la dichiarazione di voto del capogruppo, Daniele Cocco (Sel), e quella di Luigi Crisponi (Riformatori). L’ex assessore del Turismo della Giunta Cappellacci ha però sottolineato che né la Regione e né l’Unione europea hanno verificato in quale limite i fondi legittimi siano stati utilizzati. Il consigliere della minoranza ha quindi invitato la giunta ad «approfondire la questione in sede comunitaria».

Il consigliere Pierfranco Zanchetta (Cristiano, popolari socialisti) ha dichiarato il voto favorevole ed ha sottolineato “l’insipienza dello Stato”: «Serve più autorevolezza contro la “gabbia burocratica europea” nella quale sono rimasti intrappolato i nostri imprenditori del comparto alberghiero».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ripreso alcuni concetti espressi dal consigliere Congiu per affermare che «il nodo del problema resta il rapporto dello Stato italiano con l’Unione europea». «Ritrovare l’energia per rappresentare le ragioni della Sardegna – ha concluso il consigliere della minoranza ed il presidente Pigliaru deve mostrarsi più duro nel confronto con il governo Renzi per difendere i diritti dei sardi».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde ha dichiarato il voto favorevole dell’intero gruppo ed ha invitato l’assessore e l’esecutivo regionale a valutare la novità emersa nelle ultime ore inerente un pronunciamento della corte di giustizia europea a favore di uno degli imprenditori sardi coinvolti nella vicenda della restituzione dei fondi comunitari («potrebbe aprirsi una breccia dove poterci inserire»).

Il consigliere di Sovranità, democrazia e lavoro, Gianfranco Congiu, ha dichiarato il voto favorevole all’ordine del giorno ed ha evidenziato il tema dei rapporti tra la Regione e lo Stato italiano: «Chiediamo che siano riconosciute le deroghe riconosciute nei trattati comunitari alle aree periferiche e svantaggiate d’Europa (come le Canarie) in materia di regime degli aiuti di Stato».

Concluse le dichiarazioni di voto il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità con 49 voti favorevoli.

Successivamente il presidente Ganau ha sospeso la seduta ed ha convocato la conferenza dei capigruppo per la predisposizione dell’ordine del giorno relativo alla Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato la presentazione dell’ordine del giorno, sottoscritto da tutti i capigruppo, sulla situazione della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe. Il documento impegna la Giunta regionale «a reperire le risorse finanziarie occorrenti al pagamento degli stipendi arretrati, anche attraverso anticipazioni sulle prestazioni sanitarie erogabili nei prossimi mesi». Entro 90 giorni, inoltre, dovranno essere definite «la liquidazione dell’ex Ipab Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe e la sua trasformazione in Asp». La Giunta, infine, dovrà presentare all’interno della riforma del sistema sanitario regionale, «il piano di riorganizzazione del sistema riabilitativo socio-sanitario mediante la definizione di una rete che tenga conto e risolva le ulteriori criticità del sistema regionale».

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato dal Consiglio con 42 voti favorevoli e 6 astensioni.

Al termine dello scrutinio il presidente ha comunicato il rinvio dell’ultimo punto all’ordine del giorno, l’interpellanza n. 83/A (Anedda) «sulla gara d’appalto a procedura aperta per l’affidamento dei servizi catalografici e informatici relativi al sistema informativo regionale del patrimonio culturale» a causa dell’assenza dell’assessore competente. Successivamente, ha tolto la seduta e riconvocato il Consiglio a domicilio.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio  regionale oggi ha approvato un ordine del giorno unitario contro la chiusura della Prefettura di Oristano ed ha gettato le basi per un documento unitario anche per la situazione della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le mozione n.176 e 177 e interpellanza 95/A, tutte riguardanti la chiusura della Prefettura di Oristano. Il Presidente ha quindi dato la parola al consigliere del Pd Antonio Solinas, primo firmatario della mozione n.176 e dell’interpellanza 95/A.

Nel suo intervento, Antonio Solinas ha ricordato innanzitutto la sua interpellanza del dicembre scorso, immediatamente successiva al trasferimento del prefetto di Oristano, non nominato per un anno e mezzo mentre, «nel frattempo – ha aggiunto Solinas – il decreto del governo ha indicato Oristano fra le 23 Prefetture da sopprimere sul territorio nazionale, decreto che sta alla radice di una azione forte della Giunta, poi condivisa anche dalle opposizioni». Il tema di fondo, ha detto ancora il consigliere del Pd, «è quello della presenza dello Stato in Sardegna e non è un fatto localistico perché l’esperienza di questi anni alimenta le nostre preoccupazioni perché, in realtà, la razionalizzazione dei servizi pubblici ha coinvolto tutta la Sardegna e razionalizzazione ha significato spesso chiusura, dagli uffici della Banca d’Italia Bankitalia, alle caserme dei Carabinieri, dagli uffici postali ad altri presidi dello Stato». «Nell’Oristanese – ha affermato inoltre Solinas – tutto il territorio ha espresso una posizione molto ferma contro l’ulteriore ridimensionamento degli uffici statali in un contesto come quello della Sardegna mentre lo Stato mantiene le Prefetture in territori molto meno estesi e a piccola distanza dai capoluoghi; l’accorpamento con Nuoro è fatto sulla carta dove tutto è possibile però non si conosce la realtà, dato che Oristano dista da Nuoro 90 chilometri ed altri comuni fino a 140 chilometri, distanze enormi che significano costi e disagi per i cittadini». «Per questo – ha concluso – non chiediamo un ufficio distaccato ma il mantenimento della Prefettura, chiediamo che Giunta chieda a Renzi e ad Alfano di revocare il provvedimento ed aprire un negoziato di merito, a combattere una battaglia di civiltà che va fatta da tutto il Consiglio perché è una battaglia di tutta la Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato che il 2 luglio del ’74 la Camera approvò l’istituzione della provincia di Oristano ed uno dei proponenti, l’on. Pietro Riccio, sostenne fra l’altro che l’accoglimento delle istanze della popolazione «dovevano rappresentare sono solo una tappa di un autentico sviluppo del territorio provinciale che merita l’amministrazione periferica dei suoi interessi». «Oggi nel 2015 – ha lamentato Cherchi – siamo tornati indietro, siamo all’ultima mannaia che cade su Oristano ma deve essere respinta da tutta la Sardegna perché delle due l’una: o le Prefetture si cancellano tutte e ragioniamo in modo differente o quella Prefettura non può essere chiusa perché svolge funzioni pubbliche fondamentali, dall’immigrazione alla protezione civile, dall’ordine pubblico alla sicurezza, per cui la preoccupazione è fortissima innanzitutto per l’immigrazione e non meno per la protezione civile e per essa parlano i fatti della settimana scorsa; sono funzioni non possono essere cancellate o decentrate e anche per questo l’accorpamento con Nuoro deve essere respinto e quanto all’ordine pubblico va sottolineato che nell’Oristanese c’è una struttura penitenziaria come Massama con una altissima presenza di boss della malavita organizzata, e non va tralasciata nemmeno la questione delle scorie nucleari con Oristano che potrebbe essere una delle destinazioni possibili». «Non basta dire – ha protestato il consigliere – che l’importante è il mantenimento dei servizi, devono essere gli stessi servizi senza se e senza ma e ciò vale per tutti gli uffici statali; si è commesso un errore firmare la delega al Governo Renzi e un parlamentare sardo non avrebbe dovuto votarla, resta il fatto che se cancelliamo Prefettura e Questura i servizi non potranno mai rimanere identici così come il personale». «Ora il Consiglio – ha concluso – deve mostrare il massimo dell’unità con l’obiettivo chiaro di dire no all’accorpamento della Prefettura di Oristano con quella di Nuoro, recuperando anche i ritardi della Giunta nei confronti del territorio, dall’aeroporto  a all’ospedale S. Maria Bambina, ora tutti siamo chiamati a cambiare passo».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha condiviso le argomentazioni del collega Cherchi, sottolineando che «in questione non c’è solo Oristano ma tutta la Sardegna, come dimostra la presenza dei sindaci a difesa delle aree marginali della Regione; l’arretramento dello Stato va fermato col messaggio che sottende, con cui cioè si invitano i cittadini a trasferirsi nelle grandi città dove ci sono salute servizi ed opportunità, andando in controtendenza rispetto alla proclamata attenzione verso le zone interne ed alle pari opportunità per tutti». «Lo stesso Governo – ha affermato poi Sabatini – parla di questione meridionale e sembra consapevole del fatto che se non si recupera in Mezzogiorno l’Italia non riparte ma ciò vale anche per la Sardegna ed i suoi territori ed questa è la questione vera, senza dimenticare che in Sardegna non è che sia mancato il tentativo di decentrare i servizi; anzi si voleva trasferire, ad esempio, la formazione professionale ma non si è riusciti a farlo e in fondo anche le quattro province regionali erano il tentativo di decentrare la presenza pubblica verso le aree marginali». «Cosa ci fanno – si è chiesto Sabatini – l’Ente foreste, il Corpo forestale e la Protezione civile a Cagliari; la verità è che c’è una resistenza fortissima, che ho denunciato già dal dibattito sul programma della Giunta Pigliaru, portata avanti da poteri politici, burocratici ed economici; il Consiglio deve dare una risposta forte e sostenere l’impegno straordinario della Giunta nei confronti del Governo centrale».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps) ha detto in apertura che «il provvedimento del Governo ha una portata devastante e forse non c’è più tempo per tornare indietro, ma ci sono responsabilità politiche a monte e comportamenti che hanno favorito certe decisioni». «Quella della Prefettura di Oristano, ha continuato, «è una struttura di eccellenza che va mantenuta come baluardo di legalità che svolge un ruolo essenziale per la comunità e per le amministrazioni locali del territorio, dalla sicurezza al raffreddamento dei conflitti sociali; sono dati che non possono essere disconosciuti e dimostrano che la Prefettura di Oristano deve continuare ad esistere, soprattutto nel momento di grande difficoltà che la Sardegna attraversa, un momento  che rende la decisione del Governo ancora più sbagliata e intempestiva, contro gli interessi dei lavoratori e dei cittadini». «Non si capisce che senso abbia – ha concluso – la strategia nazionale per le zone interne condivisa dalla Giunta se poi concretamente si traduce in decisioni come questa».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha messo l’accento sul fatto che sull’argomento in discussione «ci sono valutazioni comuni e lo dico da consigliere eletto da Nuoro; qui nessuno guadagna ma tutti perdono e soprattutto perde la Sardegna che ha un grande territorio». Lo stesso governo Monti, ha ricordato, «sosteneva che la province sarde dovevano essere 9 o 5 ed anche in un’ottica di razionalizzazione questo dato emerge nella sua oggettività perché la nostra Regione resta dunque un territorio da presidiare». «Ecco perché non possiamo accettare – ha dichiarato Deriu – la diminuzione della presenza dello Stato, in un momento in cui della Sardegna si parla di meno e non si percepisce la specialità secondo una certa tesi che spesso si accetta anche in Sardegna per una sorta di complesso di inferiorità; dobbiamo invece difendere la nostra autonomia e in questo contesto lo Stato deve fare la sua parte, anche perché la storia non si cancella, Arborea è stata in epoca storica uno Stato sovrano che ha dato molto al diritto europeo, mentre l’Oristano di oggi simboleggia il degrado di una cultura amministrativa e giuridica cui ci si deve opporre, per questo il presidente della Regione deve essere fortissimo nei confronto del Governo dicendo tutta la verità».

Il consigliere Marco Tedde (FI) ha riaffermato che il problema contingente è rappresentato dalla soppressione della prefettura di Oristano ma che il vero tema è però “la desertificazione istituzionale della Sardegna”. «Siamo la vera e unica isola isolata – ha dichiarato il consigliere della minoranza – e viviamo un momento e una situazione terribile per quanto attiene i trasporti mentre lo Stato arretra con la cancellazione di motorizzazione, camere di commercio, prefetture etc.».

Tedde ha criticato inoltre i rappresentanti in Parlamento del territorio di Oristano che «hanno votato la delega al Governo per sopprimere le prefetture». L’esponente di Forza Italia ha parlato di un “atteggiamento remissivo nei confronti di Renzi” da parte dei parlamentari del territorio e della Regione. A giudizio di Tedde, i servizi ai cittadini garantiti dagli uffici della prefettura di Oristano non potranno essere conservati ed ha sottolineato le caratteristica peculiari della Sardegna ad incominciare dal basso indice di densità demografica a fronte di un territorio assai vasto.

«Lo Stato – ha insistito il consigliere di Fi – lo vediamo da lontano mentre come sardi ci paghiamo la Sanità e la Continuità territoriale ed è anche per questa ragione affermo che Oristano non può tollerare cancellazione di ulteriori servizi essenziali e vedere a rischio la sicurezza». Tedde ha concluso con l’auspicio di una forte presa di posizione unitaria del Consiglio regionale per contrastare l’avanzata di un “impoverimento istituzionale che non riguarda solo Oristano ma l’intera comunità sarda».

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd), ha ringraziato in apertura del suo intervento il presidente del Consiglio e la conferenza capigruppo per la tempestività con la quale è stato portato all’attenzione dell’Aula il tema della soppressione della prefettura di Oristano. Il consigliere della maggioranza ha sottolineato come la “vertenza” sia particolarmente  avvertita nel territorio dell’oristanese che unitariamente e con forza “esprime forte contrarietà per l’arretramento dello Stato nel territorio”. Tendas ha ricordato quindi i tagli programmati con la spending review ed ha affermato che tra i criteri utilizzati per individuare le prefetture da sopprimere deve essere tenuta in considerazione anche l’estensione territoriale dell’oristanese. «Un conto – ha dichiarato Tendas – è accorpare la prefettura di Chieti con Pescara che dista 20 chilometri, così come Prato da Pistoia, ma Oristano dista da Nuoro oltre novanta chilometri ed è carente la viabilità e il servizio offerto dal trasporto pubblico è disastroso». Tendas ha quindi auspicato “l’apertura di un tavolo per scongiurare la soppressione della prefettura di Oristano”.

Il consigliere, Augusto Cherchi (Sovranità, democrazia e lavoro) ha affermato che è in corso ormai da tempo, un piano di dimagrimento della pubblica amministrazione, da parte dello Stato italiano ed ha citato, a titolo d’esempio, la cancellazione delle province. «Un intento nobile quello della razionalizzazione dei costi – ha detto il consigliere di maggioranza – ma che si sta traducendo in un nuovo tentativo accentratore da parte dello Stato, come dimostra l’intervento inopportuno fatto con la soppressione della prefettura di Oristano». Cherchi ha quindi ribadito la distanza tra Oristano e Nuoro per evidenziare il livello dei disagi cui andranno incontro i cittadini e i lavoratori ed ha insistito: «Se si vuole abolire la prefettura, allora si aboliscano tutte». Augusto Cherchi ha quindi citato il modello della regione Valle d’Aosta («non ha né prefetture e né province») ed ha auspicato «un ridisegno di funzioni e servizi per governare da noi il nostro territorio come dobbiamo fare su trasporti, sanità e scuola e riscossione tributi».

Il consigliere, Gianni Lampis (Misto-Fd’I) ha espresso solidarietà ai sindaci del’oristanese perché – così ha detto – vedranno i loro uffici pieni di cittadini che lamentano ulteriori disagi e nuove penalizzazioni. «E’ facile – ha aggiunto – abolire la prefettura di Monza ma in Sardegna il ragionamento che vale in Lombardia non si può fare per via dei trasporti e della viabilità». Il consigliere della minoranza ha quindi citato il caso di San Nicolò d’Arcidano: un cittadino che vi risiede per arrivare a Nuoro con i mezzi pubblici dovrebbe partire il giorno precedente». Lampis ha definito i cittadini e i lavoratori della prefettura “vittime di tagli fatti senza raziocinio”. L’esponente di Fratelli d’Italia ha inoltre sottolineato le difficoltà del Medio Campidano: «E’ una sorta di terra di mezzo che vede aumentare i reati e la fuga dello Stato allarga i confini della terra di mezzo aggregando oggi Oristano».

«Non è questo il futuro che vogliamo per la Sardegna – ha concluso Lampis – e oggi dobbiamo dare prova di unità per difendere la prefettura perché presidio dello Stato nell’Isola».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az), ha ricordato la storica contrarietà dei sardisti alla presenza delle prefetture nell’Isola ed ha precisato: «Non siamo per la desertificazione della presenza pubblica nell’Isola ma vogliamo essere noi lo Stato in Sardegna». «C’è un rigurgito centralista che taglia le periferie e porta verso Roma servizi e funzioni», ha proseguito il consigliere della minoranza, «ed è questa una precisa idea di paese che questo governo sta portando avanti». Christian Solinas ha quindi invitato la Regione a “dare il buon esempio” per non allontanare i servizi dai cittadini e censurando i tagli dello Stato. Il rappresentante del Psd’Az ha sottolineato l’esigenza di una rivisitazione della Regione («perché non portare gli enti agricoli a Oristano?») e dimostrare che «quest’Aula davanti allo Stato ha un’idea di presenza delle istituzioni e dei servizi che non penalizza e marginalizza nessuno».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni ha rivolto apprezzamento per gli interventi dei consiglieri delle altre province, diverse da quelle di Oristano, «perché dimostrano di aver colto il senso “vero” della discussione». Il consigliere della minoranza ha quindi domandato “Qual è la logica che ha spinto lo Stato a sopprimere la prefettura di Oristano?”. Dedoni ha ricordato quindi l’esigenza di garantire i servizi ai cittadini  e le necessarie tutele per i lavoratori della prefettura. Il consigliere dei Riformatori ha insistito sulle difficoltà nei collegamenti e sulla distanza che corre tra Oristano e Nuoro: «L’Italia non è il Lombardo-Veneto e non può essere quella la misura con cui si decidono i taglia in Sardegna».  Dedoni ha concluso con una critica: «I rappresentanti del popolo sardo non sono stati all’altezza per reggere un confronto alto e aspro con il governo e rivendicare tutto ciò che il governo toglie alla Sardegna, ad incominciare dai presidi di cultura e civiltà».  

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, che ha ricordato la visita del ministro dell’Interno Alfano in Sardegna in occasione della mobilitazione contro gli attentati agli amministratori locali. «Alfano, allora, prese l’impegno di un rafforzamento dei presidi dello Stato nell’Isola – ha detto Cocco – il risultato è stato la chiusura di caserme, la scomparsa della scuola di polizia di Foresta Burgos, la soppressione di alcune Camere di Commercio e uffici postali. Ancora una volta le zone interne vengono penalizzate. In nome della spending review si fanno tagli lineari. Questo Governo non è padre né patrigno ma solo carnefice».

Cocco si è detto molto pessimista sulla possibilità di ottenere qualcosa da Roma. «Noi 60 consiglieri abbiamo il dovere di riaffermare i valori dell’autonomia e della specificità sarda. I sindaci non se ne fanno niente della nostra solidarietà. Servono atti che si traducono in fatti concreti».

Dello stesso tenore l’intervento del capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, secondo il quale “lo Stato farà quello che ha deciso di fare disconoscendo i diritti dei sardi”.

Carta ha ricordato le visite in Sardegna dei ministri dell’Interno Maroni e Alfano e il mancato rispetto degli impegni assunti: «E’ il segno che la politica sarda ha fallito – ha affermato Carta – ciò che farà oggi il Consiglio non porterà a nessun risultato. Dobbiamo rivendicare responsabilità per noi stessi occupando gli spazi vuoti». Il capogruppo sardista ha invocato un processo di decentramento della Regione: «Alla chiusura della Prefettura di Oristano la Regione risponda spostando l’assessorato dell’agricoltura in quella provincia o l’assessorato dell’Ambente a Nuoro. Il Cagliari-centrismo spinto toglie velleità alle zone interne. Lo Stato abbandona le aree marginali, la Regione vada ad occuparle».

Carta, infine, ha sottolineato la necessità di portare avanti una trattativa complessiva con lo Stato e non più su singoli argomenti. «Occorre definire un rapporto diverso con lo Stato – ha concluso l’esponente dei Quattro Mori – apriamo una battaglia per ottenere maggiori spazi e responsabilità».

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Aps, ha annunciato l’uscita del suo gruppo dal partito nazionale “Area Popolare Sarda”: «Vogliamo dare un segnale forte – ha detto Rubiu – Alfano ha tradito la Sardegna e noi non vogliamo fare più parte del suo partito. Da domani verrà ricostituito il gruppo “UDC Sardegna”, forza autonoma dai partiti romani. Non possiamo essere succubi di nessuno. L’abbandono di Aps è un segno di protesta verso il ministro che non ha mantenuto le promesse. Il partito non ci rappresenta più. Invito ai colleghi di maggioranza e opposizione a fare lo stesso con i loro partiti di riferimento».

Rubiu ha poi contestato la decisione di tagliare la prefettura di Oristano: «E’ il segnale della decadenza economica e sociale di un intero territorio. Occorre salvaguardare la storia. La Regione utilizzi tutto il suo peso politico per scongiurare la chiusura».

Il capogruppo del PD Pietro Cocco (Pd) ha convenuto sulla necessita di maggiore prudenza nel processo riformatore avviato dal Governo. «Si tratta di riforme necessarie – ha detto Cocco – ma quando si interviene in aree che soffrono lo spopolamento e si chiudono i servizi le battaglie vanno fatte».

Il capogruppo del Pd ha poi ricordato gli sforzi fatti dalla Regione per mandare avanti la riforma degli Enti locali: «Una riforma – ha sottolineato – che dovrà prevedere la città metropolitana di Cagliari ma allo stesso tempo dovrà tutelare le zone marginali.

Le prefetture sono presidi che devono essere mantenuti. Quella di Oristano è storica, non può essere messa nello stesso calderone delle altre province. Significherebbe dire che in un territorio lo Stato sta smantellando. Per questa ragione abbiamo presentato la mozione che spero si traduca in un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha esordito citando la vertenza Saremar «L’accoglienza riservata all’assessore ai trasporti Massimo Deiana a Carloforte è un fatto emblematico che dimostra come reagisce la gente quando non si sente tutelata – ha detto l’esponente azzurro – che credibilità abbiamo nel confronto con lo Stato quando non siamo capaci di tutelare al nostro interno gli interessi dei sardi? La pongo come riflessione, non per farne motivo di polemica, ma per evidenziare quel silenzio assordante che caratterizza l’azione della Giunta rispetto all’arbitrio del Governo nazionale che fa tutto ciò che vuole».

Pittalis ha poi ricordato la chiusura di importanti presidi istituzionali, il rischio della realizzazione del deposito delle scorie radioattive in Sardegna, il pericolo che si consumino ulteriori pasticci sulla scuola. «Una situazione che dà l’idea di uno Stato lontano dagli interessi della Sardegna. Questo Governo ha un’idea egoista, centralista che è tarda a morire. Doveva rappresentare la modernizzazione ma usa invece solo la scure».

Secondo Pittalis, il Consiglio deve fare sentire la sua voce e dare un mandato forte alla Giunta. Il capogruppo di Forza Italia, dopo aver auspicato un ordine del giorno unitario contro la chiusura della prefettura di Oristano, ha infine criticato l’atteggiamento di alcuni parlamentari sardi «che in Sardegna dicono una cosa e a Roma si comportano diversamente. Se non si è d’accordo – ha concluso Pittalis – si deve avere il coraggio di dire no. Non basta qualche incontro estemporaneo».

A nome della Giunta, il presidente Pigliaru ha detto in apertura, polemizzando con il capogruppo di Forza Italia Pittalis, che «il riferimento alla vicenda della Saremar è del tutto gratuito e bisogna essere sereni e leali». Sul piano politico, il presi9dente ha affermato che l’Esecutivo è impegnato «in un dialogo costante col Governo e guardamo con fiducia alla possibilità di avere risultati e risposte su alcuni nodi centrali del più ampio problema dell’insularità: istruzione, infrastrutture, viabilità, mobilità interna ed esterna, energia; siamo certi di essere ascoltati e confidiamo che il Governo saprà cogliere l’occasione storica di cambiare la condizione della Sardegna».

Ho sostenuto in molte occasioni, ha ricordato Pigliaru, che «senza il Mezzogiorno l’Italia non riparte e non esce dalla grave situazione di squilibrio con la parte più ricca del Paese come è riuscita a fare la Germania includendo il suo territorio ad est, ed ho anche contribuito al dibattito, all’interno ed all’esterno del partito per cui voto, sul come arrivare a questa inversione di tendenza». Istruzione, legalità e infrastrutture, ha proseguito, «sono fondamentali per generare attività economiche ed investimenti, ma fondamentali anche per convincere le popolazione che il clima è cambiato, che le Istituzioni difendono i cittadini per bene e che i cittadini possono tornare a fidarsi delle Istituzioni; senza questo non c’è crescita non c’è speranza per il Mezzogiorno». Così come, ha concluso il presidente, «in Italia (e parlo al Governo nazionale) non si può usare nessuno schema lineare ed intervenire sul sistema usando gli stessi parametri in Emilia e in Calabria, allo stesso modo sarebbe un errore grave ridurre i presidi di legalità nella nostra Regione».

Successivamente il Consiglio è passato alla fase delle dichiarazioni di voto « per impedire la chiusura della Prefettura di Oristano» e l’attivazione «di un tavolo di confronto con il Governo al fine di ridiscutere l’assetto organizzativo dell’amministrazione periferica pubblica, mantenendo e potenziando il miglioramento dei servizi ai cittadini, tenuto conto delle condizioni d’insularità della Regione».

Il consigliere Mario Floris (Misto), ha annunciato il suo voto a favore precisando però che «queste cose non servono a nulla, serve piuttosto una grande vertenza fra Regione e Stato, applicando lo Statuto che prevede presenza del Presidente della Regione in Consiglio dei Ministri ogni qualvolta sia in discussione un tema che riguarda la Sardegna». La realtà, ha proseguito Floris, è che «abbiamo svenduto per quattro lire continuità territoriale, trasporto pubblico locale e sanità, mentre della copertura di queste risorse deve farsi carico lo Stato che poi deve sostenerci in Europa; non turberò il clima unitario del Consiglio ma va ricordato che con gli ordini del giorno non abbiamo prodotto niente».

Il consigliere Pierfranco Zanchetta (Cps) ha voluto affermare in primo luogo di non aver mai sentito la mancanza delle Prefetture «ma sindaci hanno ragione nel chiedere il mantenimento della presenza delle Istituzioni sul territorio, anche se in realtà chi garantisce la presenza dello Stato è la Regione autonoma; se dimentichiamo questo concetto stiamo dimenticando il nostro ruolo e perfino la nostra Costituzione». Zanchetta ha comunque annunciato il voto favorevole del suo gruppo, lamentato però che nessuno abbia parlato della Sardegna dopo il referendum della Catalogna: «è sbagliato perché qui si sta riaprendo una stagione di un autonomismo vero che sa farsi valere garantendo in primis i cittadini».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è espresso in modo critico sugli interventi di alcuni colleghi «distanti dall’oggetto dell’ordine del giorno come Pittalis e Floris, che hanno dimenticato come sulla continuità si stia cercando di superare difficoltà ereditate». Soru non ha svenduto nulla, ha risposto ancora Cocco, «ma ha ottenuto 1600 milioni di euro per la Sardegna, mentre Floris non ha mai fatto vertenze con lo Stato e nemmeno Pittalis è intervenuto su problemi concreti della nostra Isola». La situazione complicata, ha concluso, «ma è opportuno che ognuno operi nel suo ambito con senso di responsabilità senza strumentalizzare un problema serio come quello della Prefettura di Oristano».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che voterà SI all’ordine del giorno con grandissima convinzione «nonostante il capogruppo Cocco abbia in effetti depotenziato l’intervento del presidente Pigliaru; l’obiettivo comune è quello dell’unità del Consiglio, ci interessa che il Presidente difenda la Sardegna con il massimo della forza e della convinzione senza casacche politiche, e senza rivolgersi continuamente al passato, forse altre battaglie le abbiamo perdute perché non eravamo uniti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha preannunciato il voto favorevole sull’ordine del giorno «di cui però è difficile prevedere la concretezza, nonostante il mandato al Presidente per far valere tutta la forza della Regione». Ho apprezzato il riferimento del presidente al per Mezzogiorno e la sua opposizione alla logica dei tagli lineari: «su questo la sosterremo liberandoci dalle appartenenze politiche». Al capogruppo del Pd Pietro Cocco, Pittalis ha però ricordato «i 29 ricorsi alla Corte costituzionale, strumenti della democrazia che voi avete ritirato; avevamo ed abbiamo idee diverse e su questo il confronto resta aperto».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco si è rammaricato del fatto che il Consiglio abbia perso una occasione per mostrarsi unito; «siamo preoccupati per l’arretramento dello Stato, è la stessa preoccupazione della Giunta, cosa che non avevo visto nella legislatura precedente».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha dichiarato che il suo gruppo non romperà l’unità del Consiglio ma ha precisato che «è necessario riaprire una vertenza con lo Stato chiedendo una delega piena per la Regione, non ho sentito dal presidente una posizione specifica sul punto specifico della Prefettura di Oristano». Quanto alla continuità territoriale, ha concluso, «ricordo che primi biglietti dei sardi sono stati emessi con Giunta Floris, esprimo solidarietà all’assessore Deiana ma senza dimenticare che la privatizzazione era un obbligo di legge e non la causa della crisi della compagnia».

Il presidente Francesco Pigliaru ha poi preso nuovamente la parole per un chiarimento sulle sue precedenti dichiarazioni. Ribadisco, ha detto, «che istruzione, legalità, infrastrutture sono il cardine della nostra azione di governo: ho detto NO ai tagli lineari in una Italia che lineare non è perché il Mezzogiorno ed anche Sardegna sono parti di un Paese che ha bisogno di fiducia e fiducia vuol dire nessun passo indietro sulla legalità; Oristano è parte di questo ragionamento».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha affermato che voterà a favore in modo convinto «ma con qualche dubbio dopo intervento del Presidente che forse non coglie il nocciolo della questione perchè Oristano è il simbolo dell’arretramento dello Stato dalla Sardegna, il rapporto con lo Stato va ricostruito e ripensato ed allora bisogna cercare di aver un rapporto diverso». Su istruzione, infrastrutture e legalità siamo d’accordo, ha osservato Truzzu, «però è sbagliato continuare sulla logica della leale collaborazione che finora non ha prodotto nulla; per leale collaborazione bisogna essere in due, mentre la Sardegna mette soldi propri per le infrastrutture cui invece deve pensare lo Stato».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha annunciato voto favorevole convinto, sottolineando tuttavia che «non siamo uniti, siamo un’unica cosa, concentrati su un obiettivo comune, un clima interrotto da un intervento stizzito che rischia di compromettere tutto; speriamo che non accada perchè non si può scherzare col fuoco». L’unità va ricercata, secondo Tedde, «ma anche difesa e tutelata; ricordiamo che il campanello d’allarme è suonato a dicembre e non è stato ascoltato da chi doveva farlo, la leale collaborazione non può essere a senso unico e non c’è da parte del governo Renzi e dello Stato come dimostrano molte vicende, dalle trivelle alla buona scuola».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) si è detto a favore «purchè l’unità non sia solo di facciata per tutelare servizi essenziali per la comunità».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps), anch’egli a favore, ha ringraziato il suo gruppo «per il segnale forte inviato al Ministro dell’Interno di rompere con il partito».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha ricordato che «Pigliaru ha in mano uno strumento, è stata approvata recentemente dalla Camera una mozione sulla vertenza Sardegna dove c’è anche la Prefettura di Oristano; il Governo centrale dunque deve essere richiamato a comportamenti coerenti, senza dimenticare che ad Oristano e a Nuoro chiuderanno le Camere di commercio ed altri presidi dello Stato, facendo emergere la mancanza di un corrispettivo in termini di servizi ed è su questo che bisogna puntare».

Il consigliere Alessandro Collu (Soberania-Indipendentzia) ha parlato di un voto favorevole «che segna un cambio di mentalità rispetto al passato; ben venga, anche se nel 2012, quando si chiusero molti tribunali (e non si tratta di un servizio privo di incidenza) non si mosse niente».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), a favore, ha ringraziato tutto il Consiglio perché «si è riusciti ad andare al di là del proprio territorio, fatto senza precedenti anche se con fatica; bene Pigliaru che ha evitato il ricorso alla polemica politica, la posizione della Giunta è chiara e non si possono mischiare temi diversi tornando ad un passato in cui molti hanno peraltro scheletri nell’armadio». La cosa essenziale, ha concluso, «è che il presidente abbia un mandato forte per rappresentare tutta la Sardegna».

Il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) voterà a favore ma senza entusiasmo «perché riteniamo che le Prefetture siano importanti solo come servizi per il cittadino ma le carenze dello Stato sono enormi e non possono essere dimenticate; noi preferiamo che la Sardegna segua il modello della Val d’Aosta e del Trentino Alto Adige».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno che il Consiglio ha approvato all’unanimità, con 53 voti.

Il presidente del Consiglio ha quindi comunicato l’inversione nell’ordine del giorno dei lavori dell’Aula ed ha annunciato la discussione della mozione e delle interpellanze (n.112, 125 e 126) inerenti le problematiche e la gestione della fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe.

Il primo firmatario della mozione n. 107, il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha ricordato sinteticamente le caratteristiche della struttura socio sanitaria di Ploaghe che offre servizi di sostegno alla persona e conta 165 dipendenti. Il consigliere della minoranza ha evidenziato che la fondazione è in regime commissariale dal 2007 e che nell’arco di otto anni si sono succeduti cinque commissari che avrebbero dovuto risanare l’azienda e ridurre l’indebitamento. Tedde ha quindi ricordato lo stanziamento della Regione del 2012, pari a 25 milioni di euro, con lo scopo di  ripianare debiti e risanare la gestione. «E’ ora indispensabile – ha proseguito Marco Tedde – trasformare la fondazione in “Azienda per servizi alla persona” tenendo conto del debole equilibrio finanziario, del costo del personale (incide per l’80% sui costi complessivi) e della necessità di incrementare la produzione dei servizi e dunque i ricavi».

Tedde ha poi spiegato che le perdite, quantificate in circa centomila euro\mese, derivano anche dal ridotto utilizzo dei posti letto e dalla mancata introduzione di nuovi servizi. L’esponete di Fi ha quindi auspicato la riorganizzazione della Fondazione ed ha affermato che servirebbe renderla “il primo fornitore delle Asl sarde”. Il consigliere del centrodestra non ha quindi nascosto la preoccupazione per l’incremento del debito ed ha paventato un possibile rischio di insolvenza. «Chiediamo l’impegno della giunta per chiudere la lunga riflessione sul futuro della fondazione», ha spiegato Tedde, «e ci auguriamo che si decida in tempi rapidi quale debba essere il futuro per la struttura di Ploaghe e i suoi lavoratori».

Il consigliere, Gaetano Ledda  (Misto – la Base), presentatore dell’interpellanza n. 125 ha rivolto un saluto alla delegazione dei lavoratori della fondazione presenti nelle tribune riservate al pubblico ed ha sommariamente esposto i contenuti del documento a suo tempo presentato dal gruppo “Sardegna Vera”. L’esponente della maggioranza ha ricordato il dettato della legge 23 del 2015 per quanto attiene la trasformazione della fondazione in azienda per i servizi alla persona ed il vincolo del pareggio di bilancio. Ledda ha concluso con l’auspicio di una rapida soluzione del problema ed ha invitato la commissione Sanità a prendere in esame il progetto che era stato predisposto dall’ex commissario Foddai.

Il consigliere Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) presentatore dell’interpellanza n. 126, datata luglio 2014, ha evidenziato in apertura del suo intervento il lungo periodo di commissariamento della fondazione di Ploaghe. «Se c’è il commissario dal 2007 – ha affermato Desini – è evidente la situazione di precarietà che caratterizza la gestione e soprattutto il rapporto con i lavoratori». L’esponete della maggioranza ha quindi affermato che un tempo così lungo di commissariamento «fa comodo solo alla politica, a tutta la politica». «Pretendiamo chiarezza e correttezza – ha proseguito il capogruppo di Sdl – perché con la precarietà si tengono al guinzaglio le persone e non possiamo più accettare una situazione incerta e poco chiara che continua a produrre debiti».

La consigliere del Pd, Rossella Pinna, ha ricordato la vicenda che nella scorsa legislatura ha portato alla cessazione dei servizi della “fondazione Guspini per la vita” («un centro di riabilitazione che dava risposte dare risposte ai cittadini sardi che cercavano cure e speranza al di fuori della Sardegna»). «Nel 2012 – ha affermato l’esponente della maggioranza – ero tra il pubblico quando in finanziaria il centrodestra propose il salvataggio della fondazione di Ploaghe e stanziò 25 milioni di euro». Rossella Pinna ha definito la decisione assunta allora “irresponsabile” perché – a suo giudizio – “non si potevano mettere risorse pubbliche in un pozzo senza fondo”.  La consigliere del Pd, pur riconoscendo la necessità di tutelare i posti di lavoro della fondazione di Ploaghe,  ha sottolineato i ritardi accumulati nella precedente legislatura per un’efficace azione di ristrutturazione della struttura e della gestione. Rossella Pinna ha quindi proposto la commissione Sanità come sede idonea per compiere le opportune valutazioni sul caso.

Il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru (Fi), ha evidenziato la drammatica situazione in cui versa la fondazione d ha posto l’accento sul mancato pagamento delle ultime quattro mensilità ai 160 lavoratori. «Serve una soluzione chiara e coraggiosa – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e la fondazione può crescere e svilupparsi se si superano i problemi logistico strutturali, lo scarso utilizzo di posti letto e si garantisce maggiore autonomia alla struttura di Ploaghe».

Peru ha ricordato il favore che assessore, amministrazione comunale e sindacati hanno mostrato per la trasformazione della fondazione in “Asp” ed ha sottolineato che tale ipotesi non può concretizzarsi in un semplice cambio della ragione sociale ma deve tradursi in una profonda riorganizzazione che abbia al centro l’incremento della produzione dei servizi.

A giudizio di Antonello Peru la trasformazione in “Asp” è un obiettivo di difficile realizzazione e richiederebbe l’impiego di ulteriori risorse quantificabili in circa 10 milioni di euro. «E’ difficile ad esempio – ha insistito il consigliere di Fi – garantire  le commesse di tutte le Asl, i finanziamenti diretti della regione in luogo delle fatture ed un pareggio di bilancio a 14 milioni di euro».

Peru ha quindi concluso con l’invito all’assessore a rendere i noti i percorsi amministrativi e politici posti in essere per dare un futuro alla struttura di Ploaghe.

Il consigliere del Pd, Gianni Ruggeri si è detto “spaventato” dalla situazione creatasi alla fondazione San Giovanni Battista e l’ha definita “paradigmatica” «per come si muovono le questioni intono alla sanità in Sardegna». «Si produce la spesa – ha spiegato il consigliere della maggioranza – si genera un servizio senza attenzione tra costi e ricavi e poi si propone alla mano pubblica il compito di riparare le storture insite nel meccanismo di produzione del servizio».

«Parliamo di cifre pazzesche – ha incalzato l’ex sindaco di Quartu – parliamo di 25 milioni buttati in un pozzo senza fondo e se ne ipotizzano altri 7 o 8 milioni per far quadrare i conti». Ruggeri ha proposto la discussione dell’annoso tema in commissione Sanità ed ha così concluso: «Serve mettere la parola fine ai carrozzoni».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda, Giorgio Oppi, che ha fornito alcuni dati sulla struttura sanitaria di Ploaghe. «Il personale incide per il 90% sui costi di gestione della SGB – ha detto Oppi – i posti letto coperti sono il 70% di quelli disponibili, il fatto che gli altri non vengano occupati spiega il deficit».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato i ritardi nel pagamento delle prestazioni da parte della Asl e le voci principali che incidono sul debito della Fondazione San Giovanni Battista: le sanzioni amministrative, gli interessi da pagare all’INPS e un  mutuo contratto 20 anni fa.

Oppi ha poi ricordato che la struttura non è a norma e per questo non si sono potuti portare a termine alcune interventi. L’ex assessore alla Sanità ha poi invitato ad evitare scambi di accuse e a pensare a una soluzione per i lavoratori.

Secondo Salvatore Demontis (Pd), la strada da seguire è quella indicata dall’assessore:  la trasformazione da Ipab ( Istituti pubblico di assistenza e beneficenza)   in Asp (Azienda di servizi alla persona). «C’è da chiedersi perché non si è riusciti a farlo fino ad ora pur avendo stanziato 25 milioni di euro – ha sottolineato Demontis – è un problema di governance, è evidente che tutti i commissari hanno fallito l’obiettivo».  Demontis ha infine difeso l’operato dell’assessore Arru e indicato la strada per il futuro: «Prima di pensare a nuovi servizi, l’azienda va risanata».

Anche Luigi Lotto (Pd) ha auspicato una soluzione definitiva: «E’ impensabile chiamare il Consiglio a ripianare i buchi a distanza di 5-6 anni – ha detto Lotto – il problema va risolto guardando all’interesse dei lavoratori ma cercando di individuare un percorso che dia alla struttura una prospettiva futura».

Lotto ha poi invitato l’assessore Arru ad andare avanti nella strada individuata che prevede il ricorso a risorse nazionali per il rilancio della SGB.

Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) ha concordato sul fatto che vadano prioritariamente difesi i diritti dei lavoratori ma ha anche espresso qualche perplessità sulla situazione della struttura sanitaria del Nord Sardegna: «Ho l’impressione che si parli di un contenitore vuoto che non crea utili e non dà servizi ai cittadini».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha sottolineato la necessità di avere a disposizione i bilanci degli ultimi anni per capire come sono stati utilizzati i soldi: «Si tratta di trovare soluzioni adeguate per tranquillizzare i lavoratori e fare in modo che le istituzioni regionali siano maggiormente coinvolte. In passato il Santa Maria Bambina di Oristano ha avuto problemi che la Regione non ha sanato, lo stesso è avvenuto per il Santa Maria Assunta di Guspini che è stato costretto a chiudere o per il centro di Villamar che non è mai decollato. Non si possono sanare tutte le situazioni, occorre pensare di inserire le strutture in una rete che faccia parte del servizio sanitario regionale».

Annamaria Busia (Sovranità, Democrazia e Lavoro) ha puntato l’indice contro la precedente Giunta regionale che aveva deciso di trasformare la SGB in una residenza dei dismessi dagli Opg. «Il fatto che non sia stata realizzata la Rems non è stato un capriccio – ha detto Busia – non poteva essere realizzata perché la struttura era fatiscente e il personale non adeguato. Il San Giovanni Battista non era idoneo eppure è stato individuato come potenziale Rems. Quel progetto è fallito».

Busia ha poi ricordato il percorso individuato dal precedente commissario della SGB  Costantino Foddai.  «Era una soluzione che imponeva scelte coraggiose – ha rimarcato Busia – metteva in evidenza una struttura superiore agli standard attuali con 32 unità in eccesso, un surplus di personale che causava un buco di un milione di euro in bilancio».

Secondo Daniele Cocco (Sel) i 25 milioni erogati nel 2010 alla Sgb di Ploaghe hanno impedito di trovare una soluzione definitiva. «Oggi c’è la necessità di dare una risposta ai 200 lavoratori – ha detto Cocco – la proposta fatta da Ganau è quella in questo momento più praticabile. Occorre trovare le risorse per pagare subito gli stipendi ai lavoratori, poi la Giunta cercherà di risolvere definitivamente il problema».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha espresso preoccupazione per le posizioni di alcuni esponenti del PD che in aula hanno parlato di “carrozzoni” e di “scelte irresponsabili”.

«La questione non può essere liquidata in questo modo – ha detto Pittalis – la Sgb è una struttura unica in Sardegna, per questo ha la sua ragion d’essere. Noi riteniamo che quando si è deciso di dare 25 milioni per la Fondazione è stata una scelta responsabile».

Pittalis ha poi manifestato apprezzamento per la decisione del presidente del Consiglio di convocare una conferenza dei capigruppo ad hoc con gli amministratori locali e i sindacati.  «Siamo pronti a risolvere subito la questione anche con un provvedimento urgente, preoccupiamoci di mettere a disposizione le risorse da qui a un paio di mesi per i lavoratori. Se si è sbagliato prima non possiamo continuare a sbagliare – ha concluso Pittalis – si  pensi a un programma serio ma intanto si dia la certezza degli stipendi arretrati ai dipendenti».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato i colleghi alla calma. «Le posizioni assunte in conferenza dei capigruppo non sono cambiate – ha detto Cocco –  nessuno vuole speculare sulla vicenda,  non ci sono buoni e cattivi, nel 2010 ho presentato una mozione per la trasformazione della SGB da Ipab a Asp. Io ero firmatario del documento,  non ricordo che Pittalis abbia sostenuto un’idea di questo tipo».

Sui 25 milioni erogati alla Sgb, il capogruppo del Partito Democratico ha ricordato  la convergenza di tutte le forze politiche. «Credo però che i lavoratori abbiano bisogno adesso di certezze e prospettive  –  ha concluso Cocco – si pensi a pagare gli arretrati e si dia alla Giunta e al Consiglio il tempo di ragionare sulle questioni che riguardano la struttura di Ploaghe».

Intervenendo a nome della Giunta, l’assessore della sanità Luigi Arru ha voluto rassicurare in primo luogo i lavoratori sull’impegno per una soluzione positiva della situazione del San Giovanni Battista che, ha precisato, «deve rientrare nella riorganizzazione della rete sanitaria regionale, mentre la soluzione di ospitare in quel sito pazienti ex Opg non era percorribile». I margini ci sono, ha proseguito Arru, «anche perché nella stessa Asl di Sassari ci sono cinquanta persone nelle barelle che hanno superato la fase acuta e devono poter essere collocate altrove per poter seguire un percorso di riabilitazione presso le strutture pubbliche; non solo quindi c’è la massima attenzione dell’assessorato ma c’è anche l’impegno a verificare tutte le ipotesi possibili per accedere, in tempi brevi, a 16 milioni di fondi nazionali, a partire dalla trasformazione del San Giovanni in Asp, senza riduzioni di personale ma anzi potenziando le risorse umane e restando all’interno degli standard previsti dalla legge». Nessuno vuole chiudere il San Giovanni Battista, ha ribadito l’assessore della Sanità, «ma inquadrare quella struttura in una visione complessiva mentre, nell’immediato, occorre che i Comuni sistemino le loro esposizioni nei confronti del San Giovanni come ha fatto la Regione accelerando le procedure per il pagamento delle prestazioni». Ribadisco inoltre, ha concluso l’assessore, «l’impegno per la soluzione del problema degli arretrati maturati dai lavoratori lavorando, nello stesso tempo, per una assetto stabile della struttura in un quadro di razionalizzazione della nostra rete sanitaria che rappresenti un beneficio concreto anche per alcune tipologie di pazienti come gli autistici ed i malati di Alzheimer e le loro famiglie; stiamo lavorando a questo obiettivo per il quale abbiamo necessità di un certo periodo di tempo per definire compiutamente il percorso giuridico della trasformazione dell’ex Ipab in Azienda di servizi alla persona».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha chiesto una breve sospensione della seduta in modo da concordare le modalità di prosecuzione dei lavori.

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «la vertenza in discussione non può vedere la politica divisa e per questo abbiamo cercato di fare un discorso di sintesi, senza nascondere le criticità esistenti e quelle in prospettiva; ragioni che portano il Consiglio ad esaminare, già nella prossima riunione, un provvedimento per mettere in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori e dare alla Giunta il tempo necessario, due-tre mesi, per individuare una soluzione strutturale».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ribadito che «è necessario mettere in sicurezza gli stipendi dei lavoratori con l’impegno, nei prossimi mesi, di valutare la situazione con attenzione la situazione del San Giovanni Battista e di altre strutture presenti in Sardegna».

Il presidente Ganau ha preso atto della volontà comune di predisporre un ordine del giorno unitario ed ha sospeso la seduta, riconvocando il Consiglio per domattina alle 10.00.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Questo pomeriggio, alle 15.30, si riunisce la II commissione con all’ordine del giorno le problematiche del precariato e l’esame del D.l. 216 (Misure urgenti in materia di disciplina dei servizi e delle politiche per il lavoro. Modifiche alla legge regionale 5 dicembre 2005, n. 20 “Norme in materia di promozione dell’occupazione, sicurezza e qualità del lavoro. Disciplina dei servizi e delle politiche per il lavoro. Abrogazione della legge regionale 14 luglio 2003, n. 9 in materia di lavoro e servizi all’impiego”). I lavori proseguiranno mercoledì alle 9.30.

Mercoledì 30, alle 11.30, si riunisce la sottocommissione della V commissione permanente per l’esame del Testo unificato delle proposte di legge 180-184-185 e del D.l. 201 in materia di energia e certificazione energetica. La riunione della commissione è, invece, in programma alle 15.30 con il medesimo ordine del giorno.

Giovedì 1 ottobre è convocata, alle 16.00, la seduta statutaria del Consiglio regionale con all’ordine del giorno una serie di mozioni e interpellanze: mozione 176 (Antonio Solinas e più) “Interventi urgenti a difesa della Prefettura di Oristano, ufficio territoriale del Governo e contro l’ipotesi di soppressione avanzata dal Ministero dell’interno”; mozione 177 (Oscar Cherchi e più) “Sulla chiusura della Prefettura di Oristano e l’accorpamento della stessa con quella di Nuoro”; mozione 180 (Michele Cossa) “Sulla procedura di infrazione applicata dalla Commissione europea per violazione del regime di aiuti di Stato a favore delle industrie alberghiere a seguito dell’entrata in vigore della legge regionale 11 marzo 1998 n. 9”; interpellanza 112 (Marco Tedde e più) e 126  (Roberto Desini e più) sulla situazione dell’Ipab Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe; interpellanza 83 (Fabrizio Anedda) “Sulla gara d’appalto a procedura aperta per l’affidamento di servizi catalogafici e informatici relativi al sistema informativo regionale del patrimonio culturale”.

Slitta a giovedì 1° ottobre la seduta della Commissione d’inchiesta sulla Sanità prevista per questo pomeriggio. L’organismo consiliare, presieduto da Attilio Dedoni (Riformatori), si riunirà dopodomani alle ore 12.00. All’ordine del giorno, le comunicazioni del presidente e la verifica degli atti trasmessi dalle Asl sui costi del sistema sanitario.

Proseguono, intanto, in commissione “Governo del Territorio” le audizioni sul disegno di legge n. 218 (Legge forestale). Questo pomeriggio alle 17.00  sarà sentito l’assessore regionale al Personale Gianmario Demuro.

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L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha presentato stamane nell’audizione tenuta nella V commissione consiliare, presieduta da Luigi Lotto (Pd), le “misure” contenute nel Programma di sviluppo rurale 2014-2020 (Psr), approvato lo scorso 19 agosto dalla commissione europea. Il piano, che era stato trasmesso all’attenzione degli uffici di Bruxelles il 22 luglio del 2014, ha risorse pari a 1.308.406.250 euro, il 48% delle quali a valere sul fondo Feasr (628.035.000 euro), il 36.4% sui fondi dello Stato (476.259.875 euro) e la restante parte (204.111.375 euro) di compartecipazione della Regione sarda. «La compartecipazione regionale – ha sottolineato l’assessore – è doppia rispetto al precedente Psr».

La spesa del piano è programmata in sei “priorità”: “la priorità 1” (Promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali) è trasversale alle altre 5, dove sono distribuite, dunque, le risorse. La “priorità 2”, relativa al potenziamento della redditività delle aziende agricole e la competitività dell’agricoltura conta su 259.010.000 di euro, pari al 19,80% di risorse sul totale di 1.308.406.250 euro. Le risorse imputate alla “priorità 3” (promozione della filiera alimentare, compresa la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli e il benessere animale) sono pari a 328.106.560 euro (25.8%); quelle della “priorità 4” (preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura) ammontano a 491.963.330 euro (37.6%); alla “priorità 5” (incentivare l’uso efficiente delle risorse) sono destinati 57.988.340 euro (4.43%) ed alla “priorità 6” (inclusione sociale, riduzione delle povertà e sviluppo economico delle zone rurali) sono riservati 161.338.875 euro (12.33%).

Il piano si suddivide in 20 “misure” ed all’interno di ciascuna sono ricomprese le rispettive “sottomisure”.

L’assessore Falchi ha espresso soddisfazione per la positiva conclusione del confronto con la commissione di Bruxelles («il nuovo Psr presenta meno rigidità rispetto al precedente e garantisce una maggiore flessibilità nella programmazione delle risorse») ed ha preannunciato una puntuale campagna di informazione nei diversi territori dell’Isola sul Psr 2014-2020 nonché una serie di iniziative utili a garantire la più ampia diffusione dei suoi contenuti e delle relative opportunità.

«Il nuovo impegno che ci attende – ha dichiarato l’assessore dell’Agricoltura della – è ora quello di procedere con la predisposizione dei bandi e accelerare procedure e iter per migliorare l’efficacia e la rapidità della spesa». A questo proposito Elisabetta Falchi ha espresso la volontà di procedere con i “bandi a sportello” per gli investimenti di importo limitato, ipotizzando una soglia massima intorno ai 40.000 euro.

L’assessore, nel corso dell’audizione, sollecitata anche dalle richiesta formulate dal presidente Lotto, dai consiglieri Gianmario Tendas (Pd), Oscar Cherchi (Fi), Antonio Gaia (Cps) e Piermario Manca (Sdl) è entrata maggiormente nel dettaglio delle misure relative al cosiddetto  “benessere animale” e “al primo insediamento in agricoltura”.

Per quanto attiene il primo aspetto, ricompreso nella “priorità 3” del Psr, è stata sottolineata la novità che estende gli interventi non solo per i capi ovini (75.000.000 di euro) ma anche per gli allevamenti di suini (50.638.230 euro) e bovini (50.000.000). «L’estensione dei pagamenti per il benessere animale, in  particolare al settore dei suini, rientra nelle azioni utili per sconfiggere definitivamente la peste suina in Sardegna» ha dichiarato l’assessore che ha poi ricordato che «con l’approvazione del nostro piano l’Europa, dopo le perplessità in ordine alla qualificazione dei sostegni come aiuti di Stato, riconosce che le misure di sostegno al benessere animale aiutano le aziende sarde a crescere e non a mantenersi».

In merito agli aiuti per l’avviamento di attività per i giovani agricoltori (risorse pari a 50.000.000 di euro), l’assessore Falchi ha precisato che sono previsti due livelli di sostegno: 50.000 euro in caso di business plan che prevede il “pacchetto giovani” e che, dunque, aderisce ad altre misure contenute nel Psr 2014-2020, mentre il sostegno scende a 30.000 euro nel caso il business plan non realizzato nell’ambito del pacchetto giovani.

Nelle fasi conclusive l’audizione in commissione l’assessore Falchi, il direttore generale dell’Agricoltura (Sebastiano Piredda) e quello di Argea (Gianni Ibba) si sono confrontanti con il presidente Luigi Lotto e attraverso una serie di interlocuzioni con diversi consiglieri, sull’annoso problema relativo ai criteri utilizzati in sede ministeriale per la determinazione delle cosiddette “zone svantaggiate”; sul pericolo della eccessiva parcellizzazione dei pagamenti per “indennità compensativa” in considerazione del venir meno dei vincoli per individuare i potenziali beneficiari e sull’opportunità di porre in capo ad “Argea Sardegna” i pagamenti in agricoltura oggi di competenza di Agea (ente nazionale con sede a Roma).

Elisabetta Falchi 2