8 December, 2024
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Grazia Maria De Matteis è il nuovo garante regionale dell’adolescenza e dell’infanzia. E’ stata eletta questa mattina con 35 voti. 12 le preferenze attribuite all’ex presidente della Giunta regionale ed ex senatore Federico Palomba, 3 a Maria Grazia Olla.

L’assemblea regionale ha poi iniziato la discussione sul testo unificato n. 2-5-9 che, con la modifica alla legge statutaria n.1\2013, introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale.

Il relatore della maggioranza, Francesco Agus (ex Sel-Misto) ha ripercorso per sommi capi l’iter del testo unificato ed ha affermato che “l’introduzione della doppia preferenza di genere è un elemento comune a tutte le proposte di modifica della legge elettorale, presentate nel corso della legislatura”. «Una modifica – ha spiegato il consigliere del centrosinistra – ampiamente condivisa nel segno dell’equità e dell’equilibrio». Il presidente della Prima commissione ha inoltre insistito sulle positive esperienze della Regione Campania e sull’efficacia della legge nazionale n. 20/2016 che ha introdotto, nelle Regioni a statuto ordinario, la doppia preferenza di genere. «Il Consiglio regionale della Sardegna – ha affermato Francesco Agus – non può staccarsi da questo processo virtuoso sia sul piano legislativo che sul piano costituzionale». «Il Rosatellum – ha proseguito Francesco Agus – introduce sistemi ancor più incisivi per garantire la rappresentanza di genere e i risultati delle ultime amministrative nell’Isola, dicono che con le condizioni di parità di accesso alla carica, le elette hanno superato il 40% del totale dei consiglieri».

Francesco Agus ha quindi affermato che l’attuale sistema elettorale è esposto a rischi di incostituzionalità («soprattutto in tempi in cui l’autonomia sembra sotto attacco») ed ha dichiarato che «l’unico modo possibile per procedere con le modifiche dell’attuale sistema elettorale regionale è quello che prevede modifiche per parti della vigente legge statutaria».

Il presidente del parlamentino delle Riforme ha quindi elencato una serie di “storture” del vigente sistema elettorale (principalmente sbarramenti e ripartizione dei seggi tra le otto circoscrizioni provinciali) per ribadire che «non vi è alcuna intenzione di congelate il dibattito su tutto il resto» ma che, anzi «serve discutere di tutto senza ambiguità e in trasparenza». Agus ha ipotizzato a questo proposito l’impegno di una sottocommissione ad hoc per approntare le ulteriori modifiche al sistema elettorale.

«Lavoriamo – ha concluso il consigliere del Misto – per approvare una legge elettorale giusta, equa e all’avanguardia perché vogliamo che il nostro statuto di Autonomia rappresenti un motore di innovazione e non uno strumento per evitare modifiche normative che sono in linea con quanto accade nel resto del Paese ed in Europa».

Il relatore della minoranza, Gennaro Fuoco (gruppo Psd’Az) ha manifestato una netta contrarietà rispetto al provvedimento in discussione ed ha ribattuto a quanto affermato dal consigliere Francesco Agus. Fuoco ha dichiarato di “essere d’accordo sulla necessità di procedere con la modifica dell’attuale sistema elettorale” ma ha precisato che “nel testo unificato che introduce la doppia preferenza di genere sono presenti aspetti che meritano di essere rivisti e rivalutati”. «Con la proposta in discussione – ha spiegato Fuoco – introduciamo un unico elemento di modifica che toglie equilibrio al già precario equilibrio della legge vigente». «Il problema principale – ha spiegato l’eletto nelle liste Uds – risiede nella doppia preferenza che va soppesata in maniera molto più approfondita in ordine alle implicazioni che ne derivano per l’identificazione del voto e del voto delle clientele».

L’esponente della minoranza ha poi rimarcato i problemi che, a suo giudizio, riguardano i collegi con due, tre o cinque candidati, per denunciare le evidenti anomalie che si creerebbero con l’introduzione del doppio voto («con due candidati uomini su tre, la candidata avrebbe un lettorato potenziale del 100%»). «Il testo in discussione – ha incalzato Gennaro Fuoco – è un obbrobrio giuridico ed è una soluzione obbrobriosa dal punto di vista etico». «Se approviamo questa norma – ha concluso il consigliere del centrodestra – non garantiamo una libera scelta dell’elettore, né favoriamo la partecipazione delle donne alla politica ma introduciamo un abbinamento utile di due candidati di diverso genere, con il rischio di eleggere un buon numero di affidabili gregari al traino di chi conta un buon consenso tra gli elettori».

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha invece dichiarato il convinto sostegno alla norma che introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale ed ha ricordato la crescita della rappresentanza femminile nei consigli comunali dove si è votato con le novità introdotte dalle norme nazionali. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato in tono critico le modalità di votazione e la bocciatura della doppia preferenza nella passata legislatura ed ha ringraziato associazioni, movimenti, forze politiche, enti locali e istituzioni per la battaglia in favore della parità di genere nella rappresentanza politica.

La consigliera Rossella Pinna ha quindi citato come esempio virtuoso l’esperienza dei paesi scandinavi ed ha sottolineato che in Italia, invece, “solo due presidenti di Regione sono donne e la maggior parte delle assessore hanno deleghe che attengono affari sociali, cultura e lavoro”. «La Sardegna – ha proseguito l’esponente Pd – è quart’ultima in Italia per numero di elette (4 su 60)  ed è anche per la gravità di questi numeri che oggi parliamo di emergenza e di questione da affrontare con urgenza e immediatezza».

Dopo l’on. Rossella Pinna ha preso la parola l’on. Daniela Forma (Pd), che ha detto: «Zero è il numero delle donne elette in Basilicata alle ultime regionali. E Calabria, Abruzzo e Sardegna non sono messe molto meglio. Ma anche altrove, nelle regioni virtuose sotto il profilo della rappresentanza di genere, la loro presenza non supera mai il 25 per cento. Dove invece si è introdotta la doppia preferenza di genere, come in Campania, ci sono 11 donne su 55 consiglieri regionali e in Emilia oggi le donne si attestano al 31 per cento degli eletti. Ho portato all’attenzione dell’Aula questi numeri perché la doppia preferenza non concede nessun vantaggio a nessun genere in particolare. Questo deve essere chiaro: è un contributo ma non risolve il problema, che è prima di tutto culturale e di organizzazione della vita stessa della donna. Ben venga una rappresentanza più ampia della donna nel Consiglio regionale della Sardegna, già nei Comuni sardi siamo al 38 per cento della presenza femminile. I tempi sono maturi per questo salto di qualità».

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) «la composizione variabile e variata del Consiglio regionale, dovuta a questa legge elettorale, che ne ha fatto un luogo politico con una porta girevole, non è decisamente più proponibile anche sotto il profilo della rappresentanza delle donne. Oltre centomila elettori sardi sono stati esclusi dalla rappresentanza nel parlamento sardo e in uno scenario così è stato reso vano lo sforzo di quei centomila sardi. Quest’Aula è la risultante di questa esclusione e della non partecipazione al voto: c’è poco da sorprendersi se l’astensionismo raggiunge sempre nuovi record. Non sarà dunque questa riforma di oggi, giusta per consentire alle donne di concorrere, a risolvere ogni problema di partecipazione al voto e di rappresentanza di genere. Auspichiamo una nuova legge elettorale capace di rispettare l’elettorato sardo».

Ha preso la parola l’on. Annamaria Busia (Campo progressista) che ha ringraziato «il presidente Francesco Agus e le colleghe che hanno lavorato su questo testo per il risultato, senza contare l’appartenenza al partito. Ringrazio anche i capigruppo che hanno accelerato la presentazione di questa norma in Aula e le associazioni di donne e non solo di donne che si sono mobilitate per questo risultato. Non è solo un fatto di tecnica legislativa ma di cultura: è evidente che queste norme che ci stiamo dando produrranno come risultato una maggiore presenza femminile dentro quest’Aula. Stiamo rispettando la nostra Costituzione se rimuoviamo gli ostacoli che in questo Paese hanno impedito alle donne di avere la giusta rappresentanza nelle istituzioni. Lo ha detto la Corte Costituzionale e noi pensiamo che sia corretto. L’elettore resta libero di usare o no le due preferenze: potrà liberamente votare anche solo un uomo o una donna».

Per il Pd è intervenuto il vicecapogruppo, on. Roberto Deriu, ha che detto:  «Dall’estrema destra abbiamo sentito oggi un’interpretazione che è già stata resa dall’on. Fuoco in commissione ma è chiaro che abbiamo, ne merito, idee diverse. In questo momento dobbiamo fare un passo avanti verso la democrazia paritaria senza illuderci che questo sia un provvedimento concluso: non abbiamo soltanto il problema di garantire a un certo numero di donne un’elezione. Dobbiamo in realtà scardinare la mentalità degli uomini perché la società è costruita a misura di uomo, non di donna. Oggi saliamo un gradino ma saranno i partiti a dover garantire la partecipazione effettiva delle donne».

L’esponente del Pd ha aggiunto: «Non ritengo però che questa sia l’ultima volta in cui dobbiamo parlare di legge elettorale durante questa legislatura. Abbiamo presentato proposte e la Prima commissione non ha ancora avuto la possibilità di esaminarle: spero ci si dia un appuntamento ravvicinato  per una modifica integrale della legge elettorale. Non sto sminuendo la giornata odierna: stiamo facendo un passo importante ma i nostri doveri non finiscono qui».

Ha preso la parola l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «Oggi non stiamo vivendo un momento storico ma sanando una situazione che abbiamo plasticamente davanti, con appena quattro donne in quest’Aula. Già da tempo questo adeguamento della norma si sarebbe dovuto adottare: non c’è proprio da discutere, perché non è equa la distribuzione delle responsabilità. E’ anche chiaro che questa correzione alla legge elettorale ci consentirebbe di andare al voto e il presidente Pigliaru potrebbe dunque già da oggi dimettersi e liberarci dalla sua ingombrante presenza». 

L’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha ricordato la battaglia fatta con le altre colleghe nel Consiglio regionale della Sardegna lo zero delle donne nel Consiglio regionale della Basilicata: «Siamo insignificanti come presenza e questo Consiglio ne è una prova. Non sarà storia ma quella di oggi è dunque una giornata importante perché la presenza femminile aumenterà e dopo ci sarà tanto da fare per colmare il gap tra i generi. Le donne possiedono un senso pratico che nella vita politica è molto utile e la complementarietà farà bene a tutti i livelli in tutte le istituzioni: è talmente palese che questo deve diventare un assioma. Mi auguro che non ci siano giochetti sulla strada per affermare i diritti delle donne, come anche il Parlamento ci ha insegnato di recentissimo con le norme sulla rappresentanza femminile contenute nel Rosatellum». 

Per FLI ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu, che ha detto: «Da sempre sono contrario alla preferenza di genere e non perché non consideri utile l’aumento della rappresentanza di genere delle istituzioni. E lo dico da rappresentante dell’unico partito che ha una donna alla sua guida. Una donna che ho votato perché è la più brava e non perché è donna.  Non mi interessa il sesso di chi si candida ma l’onestà e la capacità. Dovremmo riflettere sul perché le donne non emergono nelle istituzioni: siamo sicuri che non sia un problema di partecipazione alla vita politica? Dobbiamo eliminare gli ostacoli che impediscono alle donne la partecipazione e io vedo che sono poche le donne che si impegnano in politica e noi sappiamo quanto sia difficile convincere le donne a partecipare alla formazione delle liste. Ecco perché sono convinto che questa legge non renderà giustizia alle donne».

L’on. Michele Cossa (Riformatori) ha ricordato i limiti delle attuale legge elettorale, «che non vengono affrontati da questa riforma. Però il Consiglio regionale ha fatto bene a praticare questo stralcio per la doppia preferenza di genere, perché era impossibile andare avanti così, correndo il rischio di andare a votare tra un anno con questa legge elettorale. Dunque, questa riforma è un fatto di giustizia che rispetta la Costituzione e apre maggiormente la politica sarda alle donne. Le donne e la loro sensibilità sono essenziali per avere una visione completa di tutti  i problemi: ci sono problemi di cui gli uomini non si rendono nemmeno conto. E spesso per le donne è proprio impossibile candidarsi perché i tempi della politica e delle istituzioni sono a misura d’uomo. Non di donna né di famiglia. Non arriviamo per caso a questo punto ma perché c’è stata una spinta forte delle associazioni femminili. E questo va riconosciuto: stiamo concretizzando oggi il lavoro intelligente di anni, con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali».

“Un atto di giustizia”: così ha definito la legge in esame l’on. Gigi Ruggeri (Pd). «Bisognava riparare questa ingiustizia, nel migliore dei modi possibili. Devo però dire che ci vorrebbe più entusiasmo per questa riforma e non un clima poco felice. Ma forse non è questo il sistema migliore: il sistema delle preferenze è quanto di più lontano sia rispetto al rinnovamento della politica e a volte perfino corruttivo, sino al punto di consentire in alcuni casi il controllo del voto. Non vorrei che si confondessero il fine con lo strumento: si poteva scegliere l’alternanza di genere nella compilazione delle liste o si poteva bloccare, riservando delle quote al genere femminile».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha ricordato che «sono passati 53 mesi dall’approvazione della legge elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale, una legge sulla quale votai contro perché non garantiva minoranze, territori e genere». Oggi, ha aggiunto, «rispetto a queste lacune ci stiamo mettendo una toppa ed è solo l’inizio di un cammino ancora da completare perché risolvere la questione del genere da sola non può bastare, quindi va chiarito che a nostro giudizio oggi non è una data storica ma un giorno importante perché si riconosce un giusto diritto». Piuttosto, ha ammonito Daniele Cocco, «auspico che a nessuno venga in mente di chiedere il voto segreto perché sarebbe insopportabile e farebbe fare una pessima figura a tutto il Consiglio regionale ed alla nostra stessa maggioranza che aveva messo questo punto al centro del suo programma elettorale, fermo restando che, a parte questo provvedimento, dovremo comunque tornare a parlare di legge elettorale perché c’è bisogno di molti correttivi».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, dopo aver sottolineato positivamente la presenza in Aula di una donna in rappresentanza della Giunta, ha riconosciuto che «forse è ancora troppo presto per superare del tutto il pregiudizio sul genere ma comunque siamo sulla strada giusta e ci stiamo arrivando, lungo un percorso riformista che dovrà riguardare anche la legge statutaria deve essere sottoposta ad un profondo processo di manutenzione». E vero, infatti, ha proseguito, «che la riforma non è completa in quanto alla rappresentanza di genere va aggiunta quella dei territori». Quanto alla presenza femminile nella società sarda, secondo Zanchetta, «ha da sempre qualificato la nostra storia autonomistica mostrandosi capace di enormi sacrifici ed allo stesso tempo di grandi risposte».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, a favore, ha parlato di una buona legge che tuttavia, ha messo in luce, «contiene dubbi e perplessità soprattutto perché si è arrivati a discuterla con molto ritardo che sarebbe stato evitabile se si fosse ben considerato il processo complessivo di maturazione della società sarda». Nel merito, ad avviso di Rubiu, «la legge dimentica che maggiore presenza delle donne nelle liste e certezza di elezione cose che devono andare di pari passo, altrimenti tutto si potrebbe ridurre all’aumento della competizione fra colleghi ed all’introduzione di meccanismi pericolosi di controllo del voto». Anche la storia recente della Sardegna ha concluso, «dove la presenza della donna è cresciuta molto in tutti i territori e nel Sulcis in particolare, ci parla di percorsi compiuti solo grazie al merito ed è questa la strada maestra da seguire».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ripreso il tema, citato da molti interventi, della volontà comune del Consiglio regionale di legiferare sulla materia elettorale di genere. E bisogna riconoscere, ha osservato che «la commissione ha fatto un ampio approfondimento politico ragionando sullo lo schema di alternanza uomo donna al momento del voto; questo è un primo passaggio condivisibile al quale però è stato necessario aggiungere una riflessione sui cosiddetti micro collegi con un numero massimo di due candidati, dove si annida la disparità di trattamento che in teoria portava alla designazione di due uomini o due donne». Approvando questa legge, ha concluso, «abbiamo introdotto la doppia preferenza in tutti i collegi e questo da una parte era un altro passaggio ineludibile, dall’altra per certi aspetti  il minimo sindacale, perché la realtà dei Comuni sardi ci racconta di una presenza femminile sempre più diffusa che qualifica la pubblica amministrazione e la Sardegna ha molto bisogno di questa qualità».

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La commissione Autonomia, presieduta da Francesco Agus (Misto-Campo progressista) ha ascoltato una delegazione di sindaci della Gallura, i consiglieri regionali eletti nel territorio ed il presidente dell’Anci sulla proposta di legge n. 405 (Meloni e più) che prevede l’istituzione della provincia del Nord Est.

Aprendo gli interventi, il presidente dell’Anci Emiliano Deiana ha sollecitato la revisione della legge di riordino delle autonomie locali, ricordando «che, dopo il risultato del referendum del 4 dicembre 2016 che ha sancito il mantenimento delle Province, occorre porre fine al caos determinato da enti intermedi vecchi e nuovi privi di risorse e della capacità di svolgere le loro funzioni nell’interesse dei cittadini».

«Quello del possibile dissesto finanziario delle Province – ha proseguito Deiana – è un problema enorme che grava sui territori al quale il Consiglio regionale deve porre rimedio a partire dalla prossima legge di stabilità, così come è urgente un intervento sui Comuni sardi (che dal 2014 hanno subito un taglio di circa 300 milioni l’anno) per consentire l’utilizzo dei loro avanzi di amministrazione.»

Sul problema specifico della Gallura il presidente dell’Anci ha invitato la commissione ad ascoltare la regioni del territorio che, per una serie di parametri oggettivi come infrastrutture di interesse regionale, tessuto produttivo del settore turistico e crescita demografica, può rappresentare la locomotiva della Sardegna.

Il sindaco di Tempio Andrea Biancareddu, dopo aver premesso che la legge regionale di riordino delle autonomie era agganciata al referendum costituzionale che gli elettori sardi hanno respinto con numeri di gran lunga superiori alla media nazionale, ha messo l’accento sul fatto che alla base delle rivendicazioni per la nuova Provincia «ci sono le vocazioni chiare del territorio e la volontà unitaria dei 26 Comuni che lo compongono, per questo chiediamo l’approvazione della proposta di legge e non accetteremo di entrare a far parte della Provincia di Sassari, astenendoci dal voto in caso di elezioni di secondo grado».

Il sindaco di Olbia Settimo Nizzi ha ribadito la forte preoccupazione della Gallura per la recente delibera della Giunta regionale di convocare le elezioni provinciali di secondo nella vecchia provincia di Sassari. «Rispettiamo le istituzioni – ha affermato – ma chiediamo che si ridia voce alla politica attraverso i cittadini voltando pagina rispetto ad una stagione di tecnocrati senza responsabilità».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, nel sostenere la proposta “autonomista” della Gallura, ha ripreso il tema dello stretto legame fra riordino delle autonomie e riforma costituzionale, sostenendo che «gli elettori hanno detto chiaramente che nessuno può fare certe cose meglio delle Province, per questo bisogna subito mettere in sicurezza questi enti ed aprire un confronto con lo Stato sul grande tema delle autonomie locali, poi la Sardegna deciderà come disciplinarle sul proprio territorio».

Il sindaco del comune di Oschiri Piero Sircana ha parlato di una sorta di manovra a tenaglia che, attraverso la legge di riordino da una parte e la recente delibera sulle elezioni provinciali dall’altra, penalizza la Gallura condannandola in eterno ad una inaccettabile posizione di minoranza.

In attesa di una valutazione compiuta del suo gruppo il consigliere regionale Gennaro Fuoco ha annunciato la sua adesione personale alla proposta di legge per la provincia Gallura. Inoltre ha comunicato di aver scritto una lettera ai 56 Sindaci dell’ex provincia di Cagliari per invitarli a sostenere la sua proposta di ricostituzione della Provincia, dichiarandosi a favore del ripristino delle elezioni di primo livello anche per la Città Metropolitana (che peraltro le prevede nello statuto). Sull’autonomia gallurese infine, Fuoco si è detto disponibile sia ad un intervento all’interno della legge di riordino che ad un percorso limitato alla proposta di legge.

Per il Pd il vice capogruppo Roberto Deriu la richiesta della Gallura è senza dubbio coerente con il quadro costituzionale che all’art. 5 promuove la le autonomie locali ed anche attuale, «in una situazione cambiata rispetto alla tendenza riduzionista di questi spazi democratici che aveva finito per mettere nel mirino le Province». «Sotto questo profilo – ha osservato – la legge regionale di riforma ha un abito centralista ed un cuore autonomista, che comunque lascia una porta aperta alla revisione sulla quale però è necessario un consenso bipartisan».

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha ricordato che proprio il 18 ottobre scorso, «il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa ha invitato l’Italia e rivedere la sua politica abolizionista delle Province, sottolineando al contrario che ad esse vanno attribuite competenze e risorse per poter funzionare, suggerendo inoltre il ripristino dell’elezione diretta degli organi di governo». «La nostra proposta di legge va in questa direzione – ha concluso – bisogna discuterla e votarla al più presto».

Per Forza Italia, il consigliere Giuseppe Fasolino ha suggerito, tenendo conto della oggettiva specificità della situazione gallurese, di separare l’iter della proposta di legge, che può andare subito in Consiglio, da quello riguardante la revisione della legge di riordino, che richiede tempi diversi.

A favore di un percorso autonomo della legge si è dichiarato anche il primo firmatario Giuseppe Meloni, del Pd, che ha poi manifestato la preoccupazione per un possibile “effetto domino” derivante dall’inserimento di altri territori nel dibattito, «con il rischio di non fare niente».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ribadito la sua posizione da sempre contraria all’abolizione delle Province, «scelta che ha portato ai risultati negativi che oggi abbiamo di fronte”. L’esponente dell’Udc si è detto poi favorevole a sostenere la proposta della Gallura anche “con la corsia preferenziale dell’art. 102, così si scopriranno le carte».

Per il consigliere del gruppo Misto Giovanni Satta «l’attuale situazione è figlia del peccato originale che portò alla proliferazione immotivata delle Province sarde, molto al di là di motivazioni reali: noi siamo per il rispetto dlla volontà espressa da 26 Comuni galluresi e sosteremo la proposta con ogni mezzo, se occorre anche con il ricorso all’art. 102».

Il capo capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha rivendicato al suo partito la consapevolezza di operare anche per le aree più periferiche dell’Isola, “rompendo il bipolarismo di fatto che accentra tutto su Cagliari e Sassari”. Nello specifico ha suggerito che, a legislazione regionale vigente, la Gallura può utilizzare gli spazi della legge di riordino che prevedono gli ambiti strategici, fermo restando che la proposta «è da valutare attentamente e proprio per questo potrebbe richiedere qualche approfondimento in più».

Nelle conclusioni il presidente Francesco Agus, assicurando l’impegno della commissione, ha affermato che «la complessità del tema delle autonomie locali richiede un confronto ampio ad articolato, così come è stato quello che ha accompagnato a suo tempo la legge di riordino». «Nello stesso tempo – ha avvertito – siamo chiamati ad occuparci di cose molto concrete perché, ad esempio, anche la prossima legge di stabilità nazionale esclude le Province sarde dalla ripartizione delle risorse; abbiamo già sollecitato l’intervento dei parlamentari sardi per modificare il testo attuale ed evitare il dissesto delle nostre amministrazioni. La prossima settimana – ha concluso – dovremo esaminare un disegno di legge della Giunta per consentire ad alcuni enti (Nuoro e probabilmente anche Oristano) di chiudere almeno i bilanci del 2017».

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Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza (30 sì, 20 no) il progetto di riordino della rete ospedaliera.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con alcuni ordini del giorno e le dichiarazioni di voto finali sul Documento n.6/XV/A – Proposta di riforma della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna.

Sull’ordine del giorno n. 1 (Pittalis e più) riguardante la complessa vicenda che vede contrapposti il governo centrale spagnolo e quello regionale della Catalogna il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto una integrazione con cui, nell’ambito del passaggio relativo all’inasprimento dei rapporti politici fra governo di Madrid e Generalitat catalana, a seguito degli arresti di parlamentari ed esponenti di associazioni culturali, chiede «la scarcerazione dei detenuti per fatti connessi a referendum».

Il Consiglio ha accolto la proposta.

Subito dopo il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha proposto una ulteriore integrazione inserendo nel testo l’auspicio riguardante l’avvio di un percorso pacifico nel quale sia garantito alle comunità il diritto ad esprimersi su qualunque riforma inclusa quella dell’autodeterminazione.

Il Consiglio ha accolto anche quest’ultima proposta.

Sull’ordine dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ricordato la richiesta formulata da otto consiglieri della commissione Sanità riguardante l’incontro con l’assessore Luigi Arru per fare il punto sulla vertenza Aias. Completata la riforma, ha affermato, «l’incontro si deve fare quanto prima, a norma di regolamento».

Riprendendo la discussione sull’ordine del giorno relativi alla crisi catalana, il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta si è detto d’accordo con le proposte di modifica del documento, aggiungendo che «il governo spagnolo ha sbagliato nell’uso della forza dando ancora più ragioni alla Catalogna; bastava dichiarare illegale il referendum senza mandare l’esercito, con un atteggiamento repressivo che ha rafforzato la battaglia identitaria del popolo catalano».

Il consigliere del Misto Fabrizio Anedda ha lamentato lo sconfinamento del dibattito sulla riforma della rete ospedaliera, «all’interno della quale non ci siamo fatti mancare niente compresi gli ordini del giorno, che mischiano argomenti diversi, annuncio quindi la mia astensione».

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha annunciato che non parteciperà al voto perchè, ha chiarito, «pur condannando ogni forma di violenza, va ricordato che il rispetto della costituzione vale per tutti senza eccezioni ed una parte del popolo catalano non le ha rispettate; del resto, sono gli stessi principi contenuti nella nostra stessa Costituzione all’articolo 5».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, primo firmatario del documento, ha ribadito che l’ordine del giorno «non sostiene la tesi della violazione della legge ma si limita a condannare le violenze consumate dal governo nei confronti di manifestati pacifici che non hanno opposto nemmeno resistenza passiva, per esprimere la loro volontà di autodeterminazione della loro autonomia, in forme democratiche e libere».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha condiviso l’impostazione del collega Marco Tedde che ha recepito le integrazioni riguardanti il riconoscimento dell’autodeterminazione come diritto umano fondamentale dalle più importanti istituzioni della comunità internazionale, una strada seguita anche dalla Sardegna in questa legislatura nelle relazioni con le Baleari e la Corsica».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che l’ordine del giorno sulla crisi catalana offre al Consiglio «un grande spunto per una riflessione ampia su come anche la Sardegna vive e pratica la propria autonomia». Pittalis ha poi invitato, presidente della Regioni ed assessori a dare l’esempio, «facendosi portatori dei valori identitari della nostra specialità, nel momento in cui altre Regioni come Veneto e Lombardia si sono espresse nella stessa direzione». Anche per la Sardegna, ha sostenuto, «è venuto il momento di uscire dal silenzio e per questo invito il capogruppo del PSd’Az a farsi promotore del dibattito sulla mozione relativa all’indipendenza presentata nel 2014, perché indipendenza è una parola che non deve far paura ma rappresentare la base per una serena discussione; su questi temi stanno intervenendo presso il Governo i presidenti di tutte le Regioni tranne la Sardegna che si perde in chiacchiere e fumo, occorre perciò che il Consiglio dia al presidente un mandato forte per non cancellare storia autonomistica e che il presidente Gianfranco Ganau convochi al più presto una sessione ad hoc dell’Assemblea».

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha annunciato il voto favorevole su un documento che «esprime solidarietà ad un popolo che difende propria storia, il proprio futuro e la propria identità in modo libero e pacifico».

Il consigliere Paolo Zedda (Art.1-Mdp), favorevole, ha preso spunto dalla sua esperienza a Barcellona per definire «inaccettabile la reazione dello stato spagnolo nei confronti del popolo catalano che si è comportato in modo assolutamente pacifico». Resta però, ha sottolineato, «il problema di consentire ai popoli d’Europa la possibilità di decidere sul proprio futuro, problema molto complesso perché in effetti il diritto internazionale traccia principi universali che non si trasformano in diritto positivo ed in realtà trovano applicazione solo dopo una concessione degli Stati come è accaduto in Inghilterra con la Scozia o nel Montenegro con la repubblica serba».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) non parteciperà al voto perché, a suo giudizio, «il Consiglio ha espresso un parere troppo simile alle chiacchiere da bar, mentre si tratta di un tema da trattare con la dovuta serietà». Il documento, ha aggiunto, «è tuttavia importante per rilanciare un ragionamento a tutto tondo sulla nostra autonomia; siamo in mezzo a grandi processi di cambiamento da cui non possiamo stare assenti, anche nella sanità dove ci troviamo in una situazione di autonomia limitata ed operiamo con parametri fermi a 10 anni fa, rischiando che in futuro i sardi abbiano di meno e non di più».

Il consigliere dei Riformatori Michela Cossa, favorevole, ha avvertito che il documento va approvato «senza sovraccaricarlo di significati che non ha, non si schiera per una parte ma condanna gli episodi violenza della polizia spagnola;  rispettiamo gli indipendentisti ma non ci crediamo, noi siamo per l’Italia e per l’Europa in un percorso di ricostruzione che anzi va rafforzato».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, favorevole, ha detto che «non si possono dimenticare le immagini insopportabili di violenza gratuita a Barcellona, fatti dai quali prendiamo fermamente le distanze». Al più presto, ha auspicato, «dobbiamo occuparci della mozione del collega Paolo Zedda sull’autonomia sarda per riaffermare le tante prerogative della Regione che finora non vengono riconosciute».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato il Consiglio «a non attribuire all’ordine del giorno significati che non ha, al di là della solidarietà al popolo catalano contro ogni forma di violenza». Cocco ha poi raccolto l’invito ad una discussione sulla  specialità e sull’autonomia della Sardegna.

Il consigliere del Pd Alessandro Collu, dopo aver premesso che nessuno è contrario alla condanna della violenza, ha detto di non voler votare un passaggio relativo all’autodeterminazione.

Messo ai voti, l’ordine del giorno è stato approvato con 40 voti favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione di un ordine del giorno (prima firmataria Daniela Forma del Pd) che assegna un ruolo di primo piano all’ospedale Zonchello di Nuoro, come riferimento regionale della rete di riabilitazione.

Il consigliere del Misto Rossomori Emilio Usula ha annunciato che non parteciperà al voto. Siamo di fronte, ha dichiarato, «ad un atto di ipocrisia politica, perché ancora non abbiamo approvato la riforma e stiamo già proponendo una struttura complessa messa già in pericolo dall’atto aziendale, in pratica stiamo correggendo un provvedimento che non c’è».

La consigliera Daniela Forma ha espresso dispiacere per le parole di Emilio Usula «nei confronti di un ordine del giorno che non viene calato dall’alto a scatola chiusa ma è stato lungamente discusso dalla commissione e dall’Aula oltre che con l’assessore, per il riconoscimento di un ruolo che non toglie niente a nessuno, senza alcuna ipocrisia».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha affermato che «nelle parole di Usula c’è molta verità, noi voteremo per senso di responsabilità ma si sta facendo il processo alle intenzioni riconoscendo che a Nuoro non è stato concesso nulla e, al di là degli ordini del giorno, con gli atti aziendali si è andati ben oltre».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista), a favore, ha però preso le distanze da una riforma infarcita di emendamenti molti dei quali hanno creato non poco imbarazzo. Il Consiglio, ha sostenuto, «ha svolto un ruolo non suo con modifiche settoriali, parziali, territoriali, addirittura reparto per reparto, col risultato che in alcuni casi si è migliorato ma senza un disegno complessivo».

La consigliera Annamaria Busia (misto-Cd), favorevole, ha parlato però di una riforma che «con gli emendamenti è stata indebolita e peggiorata, senza una coerenza interna; abbiamo assistito a legittime attività del Consiglio davanti ad una situazione grave con territori molto sguarniti, si sono fatti molti rattoppi e gli argomenti degli ordini del giorno torneranno comunque alla nostra attenzione perché bisognerà tamponare i danni».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha messo in evidenza che «i due ordini del giorno sullo Zonchello e Santa Maria bambina sono contraddittori, mi sembra un derby fra Nuoro e Oristano e siamo al ridicolo, a questo punto la cosa migliore è ritirare entrambi e cercare un testo condiviso sui centri di riabilitazione in Sardegna».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha manifestato grande imbarazzo «perché i due ordini del giorno sono molto diversi e quello su Nuoro, in particolare, nasce (come l’assessore sa bene) perché atto aziendale sopprimeva le strutture complesse di Nuoro nel settore della riabilitazione e non si poteva intervenire in sede di riforma». Nuoro ed Oristano, a suo avviso, non sono comunque in contrapposizione, per cui sarebbe giusto approvare i due documenti.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha lamentato che «di fatto stiamo riaprendo il discorso della rete che avremmo dovuto fare prima, è necessario uno specifico approfondimento per arrivare ad un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni si è detto «contrario ad animare guerre fra poveri ma il problema nasce dal fatto che quando fu ridimensionato il Santa Maria Bambina si prese l’impegno davanti ai consiglieri regionali oristanesi, all’Arcivescovo ed al Cda della struttura di potenziare l’ospedale come centro regionale del risveglio e della cura riabilitativa». Meglio ritirare entrambi i documenti, ha proposto, «per un discussione serena finalizzata ad organizzazione seria di questo settore della sanità sarda».

La consigliera Annamaria Busia ha annunciato il ritiro del suo ordine del giorno sull’arresto di alcuni giornalisti turchi.

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha manifestato preoccupazione per i livelli attuali della qualità della riabilitazione. Il modello, ha spiegato, «deve essere quello di una rete multipolare senza auto proclamazioni non solo Oristano e Nuoro; apprezzo perciò le questioni sollevate sui diversi presidi, che vanno tutelati ma in un disegno complessivo».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che «siamo tutti portatori di una verità ed entrambi i documenti hanno elementi di interesse ma sono sbagliate le dispute territoriali per cui è meglio uscire dall’impasse, è auspicabile perciò un impegno dell’assessore per attivare un tavolo tecnico per riflessione su rete regionale».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha invitato il Consiglio a ritirare gli ordini del giorno, assicurando l’attivazione di un tavolo tecnico per la riabilitazione, che potrà contare fra l’altro sul risultato straordinario ottenuto dalla Sardegna con la scuola di specializzazione in fisiatria, nell’ottica di una governance in rete capace di valorizzare storie ed esperienze di qualità.

I due primi firmatari degli ordini del giorno Attilio Dedoni e Daniela Forma ne hanno annunciato il ritiro.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato annunciando di voler andare al voto sui documenti. Anzi, ha detto, «denuncio che il centro sinistra, a rete ospedaliera conclusa sta tornando indietro per tappare i buchi, segno evidente che la riforma non sta in piedi e non si può fare con parole che volano senza fatti concreti che non si vedono».

Il capogruppo del Pd Pietro Pietro Cocco ha ricordato che sugli ordini del giorno c’era un accordo fra maggioranza e minoranza per il ritiro dei documenti ed è quindi sbagliato interpretare i fatti strumentalmente per finalità politiche come ha fatto Pittalis.

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco si è detto d’accordo con il collega Pietro Cocco, ribadendo la diversità dei due documenti.

Il presidente ha chiesto al Consiglio di pronunciarsi sulla proposta di rinvio dei due ordini del giorno.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato vivamente perché, a suo giudizio, «si trova sempre una scappatoia per coprire le vergogne con interpretazioni occasionali del regolamento; l’opposizione alla riforma l’abbiamo fatta noi, mentre voi vi siete occupati di altre cose particolari e avete votato tutto, avete suonato, cantato e ballato, ed ora volete mettete la sordina alle vostre inefficienze, gli ordini del giorno sono collegati alla forma e c’è un problema regolamentare insuperabile».

Il presidente ha assicurato che gli ordini del giorno saranno votati alla fine.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua disponibilità al ritiro del documento, aggiungendo che «si è capito che la riforma non ancora nata è già debolissima, il ritiro bilaterale era per approfondire l’argomento dopo dichiarazioni dell’assessore che peraltro aveva già fatto».

Messi ai voti, i due ordini del giorno sono stati approvati. Il n. 2 (Forma) con 35 voti favorevoli e 3 contrari, ed il n. 3 (Dedoni) con 40 voti favorevoli.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in discussione l’ordine del giorno 4 (Comandini e più)

Il primo firmatario, on. Piero Comandini (Pd), ha illustrato l’ordine del giorno 4 che punta alla stabilizzazione dei lavoratori precari della Sanità. L’on. Piero Comandini ha annunciato “il ritiro auspicando una mozione dell’Aula che applichi in Sardegna i principi della legge Madia e le sue garanzie per favorire la stabilizzazione”.

Ritirato dall’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) l’ordine del giorno 5 (integrazione tra gli ospedali del Sulcis Iglesiente) e l’ordine del giorno 6 a firma dell’on. Daniela Forma (Pd) sul reparto di Dermatologia dell’ospedale San Francesco di Nuoro.

Prima del voto finale sul Doc 16 di riforma della rete ospedaliera, il presidente del Consiglio ha consentito all’Aula le dichiarazioni. Il primo a parlare è stato l’on. Edoardo Tocco (FI), che ha detto: “I problemi restano, nonostante questo provvedimento, perché l’Areus è al palo e l’Ats ancora non funziona bene. Tutto questo accade a discapito dei pazienti e i territori della Sardegna non potranno che subire un danno da tutto ciò. Siamo alla sconfitta dei sardi, che si erano illusi sino all’ultimo che qualcosa potesse cambiare in meglio almeno sulla Sanità. Valuterò anche se lasciare la vicepresidenza della commissione Sanità”.

L’on. Daniela Forma (Pd) ha detto: “Sono tra i pochi che ha lavorato perché Nuoro fosse Dea di secondo livello e alla fine ho dovuto desistere in cambio di un presidio di primo livello con servizi di secondo livello. Rigetto le pesantissime accuse di smantellamento della Sanità nuorese che sono state lanciate sulla stampa in questi giorni  e voterò a favore perché la soluzione di compromesso raggiunta si affianca a una soluzione di principio: il riutilizzo delle risorse recuperate dall’annullamento del project financing. Avrei preferito che in questa battaglia il territorio di Nuoro avesse contato su un consigliere in più”.

Invece, l’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha esordito ricordando i lavori della commissione di inchiesta sulla Sanità, “che è un settore fuori controllo nella spesa pubblica. Ci sono costi di milioni di euro che lievitano ogni anno e non vengono mai giustificati: sui presìdi, sul personale, sulle commissioni di invalidità. Contro la commissione c’è stato un vero e proprio sabotaggio ma non accettiamo che questa storia senza pudore, durata anni, possa finire così. Non è questa riforma quella che migliorerà la sanità sarda e per questo esprimo il mio voto contrario”.

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) “la riforma doveva comunque essere fatta e per questo diedi credito alla maggioranza. Ma oggi questo credito lo avete esaurito e io voterò contro una riforma che produce gravi danni per la sanità gallurese, che esce a pezzi perché non si valutano i numeri reali della popolazione. Al di là della vittoria del collega Pierfranco Zanchetta per salvare il punto nascite di La Maddalena”.

Campo progressista Sardegna ha preso la parola con l’on. Annamaria Busia, che ha esordito così: “Il senso di appartenenza a una maggioranza e l’atto di fiducia che si deve avere registrano dall’altra parte  la lesione  dei principi minimi di civiltà. Che spesso è venuta a mancare. Ecco perché il mio voto non può che essere contrario perché è un voto politico, non personale”.

Anche l’on. Emilio Usula (Rossomori) ha annunciato il voto contrario e ha raffrontato “la nostra regione con la Puglia, che ha saputo come altre scrivere una legge adeguata alle domande di sanità dei propri cittadini. Ci sono Regioni che hanno saputo superare il Dm 70, non guardarlo come un totem. E intanto l‘eliambulanza in Sardegna esiste solo nella brochure e per la sanità nuorese non ci sono novità positive. Per questo i Rossomori votano contro”.

Voto favorevole per l’on. Rossella Pinna (Pd), che ha detto: “Abbiamo migliorato e riscritto il testo della giunta, abbiamo ascoltato i sardi con la volontà di tutelare il loro diritto alla salute nella costruzione della nuova rete ospedaliera, per non lasciare indietro nessuno. Il Medio campidano avrà dignità, grazie a questo provvedimento, con un nuovo ospedale e uno stabilimento di riabilitazione a Guspini”.

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto), che ha segnalato alcuni aspetti della riforma, “non basta un manager, bisogna sistemare la questione dei volontari perché il servizio è retto da volontari non retribuiti ma al di là delle mie considerazioni il mio voto è favorevole alla proposta di legge”.

Ha preso la parola l’on. Salvatore Demontis (Pd) ”il voto è favorevole perché aumenterà con questa riforma il livello di sicurezza per i nostri cittadini nei nostri ospedali.  E non è vero che era necessario attivare prima la rete territoriale e solo dopo quella ospedaliera: la Giunta ha già approvato gli indirizzi sulla rete territoriale e le due reti, che sono complementari, saranno attivate insieme”.

Per l’on. Roberto Desini (PDS) “migliorie sostanziali alla riforma sono arrivate grazie all’approccio e all’apporto del mio gruppo e in particolare del mio collega Augusto Cherchi. Apprezzo lo sforzo di tutta la maggioranza: i toni sono saliti ma siamo poi stati capaci di fare sintesi. Per questo il mio voto è sì”.

Anche l’on. Antonio Gaia (Upc) ha annunciato il voto favorevole “a una riforma che produrrà sicuramente effetti. Se ce ne sarà bisogno di farlo, rimetteremo mano alle norme strada facendo. Ma c’è stato un grande lavoro di sintesi da parte dell’intero Consiglio, che ha dato un importante contributo”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) “le modifiche al testo hanno evitato disastri agli ospedali della città metropolitana ed è vero che ci sono stati importanti passi in avanti ma il giudizio non può cambiare perché non è questa la riforma attesa e per questo  annuncio la mia astensione. L’Areus è al palo, l’elisoccorso non si vede, molte scelte sono basate su assiomi non dimostrabili: sarà vero che il potenziamento degli ospedali oltre la città metropolitana decongestionerà quelli della città metropolitana? Avrei voluto dare un voto più consapevole. La Sanità, anche dal punto di vista del bilancio, è e sarà sempre più il vero banco di prova della nostra economia”.

Per l’on. Alfonso Marras (Udc) “le nostre proposte rigettate non possono che farci mantenere il giudizio negativo su questo piano. Alcuni sardi saranno avvantaggiati, altri no: quelli che abitano nei distretti periferici. Avete potenziato invece le eccellenze e diminuito i posti letto, addirittura”.

Per i Riformatori sardi, l’on. Michele Cossa ha detto: “Abbiamo ribadito più volte che la riforma della rete ospedaliera era ineluttabile. Ma non aver curato il rapporto con il governo e con gli amministratori locali portano molta preoccupazione e c’è il rischio, come sottolineato dall’on. Gaia, di un’impugnativa del governo nazionale a causa delle deroghe che avete adottato. Dando l’impressione che le vostre deleghe sia state orientate da un atteggiamento clientelare”. L’oratore ha definito “ambiguo il testo sul punto nascite di La Maddalena contenuto nell’emendamento approvato”.

Per FdI l’on. Paolo Truzzu ha detto che “è entrato in Aula un cavallo ed è uscito un asino. Non sono convinto che la qualità dell’offerta di salute sia migliorata e se facessimo un test della verità ognuno di voi direbbe che non è così, al di là dei colori. Per questo, per quello che vivremo nei prossimi mesi, io voto contro”.

L’Udc è intervenuto con l’on. Gianluigi Rubiu: “Siamo alla commedia e con grandi attori, capaci di grande recitazione. Questa è un riforma di campanile e di primariati da inventare in modo disorganico, in perfetto contrasto con l’atto aziendale approvato dal vostro supereroe Fulvio Moirano. La più spudorata spartizione vi ha caratterizzato in questa riforma, nonostante tutti i moralismi che mostrate nelle piazze. Questa riforma è invece il disastro della Sanità sarda e dovremmo ringraziarvi perché state producendo un danno incalcolabile: altro che mettere il paziente al primo posto”.

Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp), favorevole («una riforma tra le più dibattute della storia dell’autonomia che pone nelle stesse condizioni tutti i territori e tutti i presidi ospedalieri»). «La riforma – ha affermato il consigliere del centrosinistra – favorisce condivisione e collaborazione tra i presidi e consente a tutti i sardi di potersi curare».

Giorgio Oppi (Udc) ha dichiarato voto contrario («censuro i ritardi frutto della guerra tra bande interna alla maggioranza per la difesa dei rispettivi territori di appartenenza»). Il consigliere della minoranza ha parlato di rivendicazioni localistiche («così non si riorganizza la sanità né si riduce la spesa») ed ha definito le modifiche introdotte per La Maddalena, Lanusei e Nuoro “un bluff da pokeristi” («giocate con la salute sardi e scontentate tutti: medici, territori e operatori della salnità»).

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto contrario («la riforma è un vero mostro sanitario che crea disequilibri e penalizza Nuoro e il centro Sardegna»). L’esponente della minoranza ha concluso con l’invito alla Giunta affinché riconosca una onorificenza a chi, in questi ultimi diciassette anni, ha svolto eroicamente il servizio di elisoccorso: i Vigili del Fuoco.

Franco Sabatini (Pd), ha dichiarato voto favorevole e ha lamentato che “in troppi parlano senza neppure conoscere la proposta di riordino della rete ospedaliera” «Le definizioni contenute nel documento – ha affermato il presidente della Terza commissione – sono sostanza e garantiscono i servizi nei diversi presidi ospedalieri ma ora serve dare gambe alla riforma ponendo il malato al centro della nostra missione».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto contrario: «Avete fatto le clientele più barbare e salvaguardato interessi localistici, strapazzando il DM 70». L’esponente della minoranza ha criticato esecutivo e maggioranza ed ha concluso definendo “insipiente” il governo sardo nella guida della sanità, come della scuola o dei trasporti.

Augusto Cherchi (Pds) ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato esecutivo e Consiglio ad impegnarsi nelle azioni conseguenti all’approvazione della ridefinizione della rete ospedaliera. «Focalizziamo la nostra attenzione – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – sui servizi e la loro efficacia, ricordando che oggi l’efficienza è scarsa ed è assodato che si tagliano le sedute operatorie perché mancano gli anestesisti».

Paolo Zedda (Art.1-Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una legge di cui avevamo urgente bisogno». «La sanità – ha concluso l’esponente della maggioranza – è uno spazio di sovranità importante: se spendiamo bene avremo una sanità migliore».

Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto contrario: «È una riforma che non rispetta l’autonomia e applica il DM 70 ad uso e consumo dgli amici». «Non si intravede – ha concluso la consigliera della minoranza – alcuna capacità di incidere e nessuna riduzione dei costi. Ribadisco il favore per il Mater Olbia senza che la struttura gallurese sia autorizzata  a discapito della salute pubblica e privata».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una riforma irrinunciabile che è partita da principi antichi come quello della perequazione tra i territori». «La sanità in Sardegna – ha concluso il capogruppo della maggioranza – non è all’altezza dei troppi bisogni dei sardi e serve intervenire immediatamente sulle lungaggini nelle liste d’attesa».

Piero Comandini (Pd) ha annunciato voto a favore: «Noi portiamo facciamo le riforme e accettiamo la sfida del cambiamento anche se l’opposizione ci ha invitati a restare in un porto sicuro dove però l’acqua è più torbida». «La prima proposta di ridefinizione della rete ospedaliera – ha concluso l’esponente della maggioranza – ha spaventato molti ma poi la riforma è stata migliorata quando l’assessore Arru ha forse tolto il camice da medico e indossato la tuta della politica».

Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha dichiarato voto di astensione, sottolineando però i miglioramenti apportati per la sanità oristanese. «Il San Martino esce rinforzato, l’ospedale di Bosa ha mantenuto il grado di ospedale e il presidio Delogu di Ghilarza è migliorato».

Voto contrario ha dichiarato Antonello Peru (Fi): «La riforma non è ottima ma non tutto è da buttare alle ortiche». «È chiaro – ha concluso il consigliere della minoranza – che l’organizzazione è sbilanciata in due poli e nella riforma della rete ospedaliera è assente la medicina territoriale e il collegamento sinergico con i presidi ospedalieri».

Marco Tedde (Fi) ha annunciato voto contrario («ma anche alcuni consiglieri di maggioranza annunciano voto contrario e così dimostrano sofferenze delle quali la giunta dovrà tener conto»).  «Il documento è levantino – ha concluso il consigliere della minoranza – ed è naufragato il rigore tecnico e metodologico dell’assessore».

Gianmario Tendas (Pd) ha dichiarato voto a favore: «La rete è un tassello importante della riforma sanitaria e mette a sistema questa organizzazione un con progetto organico e strutturato». «Ci sarà molto da fare – ha concluso il consigliere della maggioranza – e ora serve la rete territoriale e la rete dell’emergenza-urgenza».

Antonio Solinas (Pd) ha annunciato voto favorevole: «Per fare le riforme è importante il e nella passata legislatura non c’è stata alcuna riforma perché non si sono voluti toccare alcuni interessi». «Vogliamo fornire servizi di qualità – ha concluso il consigliere della maggioranza – e dimostriamo di non chiudere gli ospedali».

Luigi Ruggeri (Pd) ha dichiarato voto a favore: «Un grande traguardo che produce un cambiamento reale». «Non abbiamo ceduto ai localismi – ha spiegato il consigliere della maggioranza – e abbiamo fatto i riformisti. Abbiamo tolto autoreferenzialità ai territori e ai professionisti e la riforma produce equità».

Giuseppe Fasolino (Fi) ha annunciato il voto contrario: «Dell’originaria proposta di riforma non è rimasto niente e il DM 70 è stato stravolto». «Voto contro – ha affermato il consigliere della minoranza perché con questa riforma ha vinto chi tirava più forte la giacchetta e per il trattamento riservato alla Gallura che considerate la Cenerentola della sanità sarda».

Pierfranco Zanchetta (Upc) ha annunciato voto favorevole («la riforma mette a nudo le criticità del sistema e bisogna intervenire per superarle»). «Conquistiamo servizi che non avevamo e che ci erano stati sottratti – ha concluso il capogruppo di maggioranza – e sul punto nascita della Maddalena abbiamo fatto un passo in avanti rispetto alla proposta iniziale».

Alessandro Collu (Pd) ha dichiarato voto favorevole: «Dopo 38 riunioni di commissione e il lavoro in Aula approviamo una legge che non sarà perfetta ma tutti sanno che le leggi perfette sono quelle che restano chiuse nei cassetti». «È il Medio Campidano la Cenerentola della sanità sarda – ha concluso il consigliere della maggioranza – e per meritiamo un riequilibrio, così come ci è riconosciuto nel piano di riordino della rete ospedaliera». 

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), annunciando il suo voto a favore, ha parlato di «grande lavoro svolto da Giunta e Commissione sanità» e di perfetta «sintesi delle varie istanze provenienti dalla Sardegna».

Meloni ha poi espresso soddisfazione per il risultato ottenuto dalla Gallura: «Le situazioni deficitarie non dipendono dal riordino. Il riordino della rete ospedaliera è un grande passo avanti per superare il deficit. Grazie alla riforma i presidi galluresi cresceranno». Infine una difesa del Mater Olbia: «Non è un imbroglio – ha concluso il consigliere del Pd – saprà coniugarsi con il sistema pubblico evitando ai cittadini sardi i viaggi della speranza. L’imbroglio si è fatto prima non rispettando, in alcune zone della Sardegna, i parametri abitanti-posti letto. In futuro occorrerà concentrarsi per migliorare i servizi, soprattutto nelle periferie».

Giudizio positivo anche da parte di Roberto Deriu (Pd): «Pannella diceva che il centrosinistra era quello dei buoni a nulla mentre il centrodestra quello delle persone capaci. Con questa riforma qualcosa di buono lo abbiamo concluso anche noi – ha detto Roberto Deriu – siamo davanti ad una modifica della costituzione materiale della Sardegna con la riorganizzazione del sistema sanitario. Le critiche che mirano a delegittimare l’operazione vogliono sottacere il riconoscimento della realtà sarda che ha dato equilibrio ai numeri e alle aspirazioni del sistema sanitario. La Sardegna è nella media nazionale sia per quanto riguarda il primo che il secondo livello. La salute, invece, è negli atti di governo, dentro la cornice della riforma, un lavoro da proseguire nella programmazione pluriennale. Occorre adesso superare gli ostacoli, il primo è la nomina del direttore generale dell’Areus che attendiamo nelle prossime ore».

Anche Luigi Lotto (Pd) ha annunciato il suo voto a favore. «E’ stato fatto un buon lavoro in un contesto difficile – ha esordito Lotto – si è affrontato con saggezza un tema molto complicato. Si poteva fare meglio? La domanda è un’altra: cosa è il meglio? La discussione sarebbe troppo lunga». Il dibattito sulla riforma, secondo il consigliere del Pd, poteva essere condotto in modo diverso: «In alcuni casi è stato falsato dai localismi. Il risultato raggiunto è buono. L’intervento sulla sanità dovrà adesso proseguire con il riordino della rete territoriale e dell’emergenza-urgenza».

Di riforma storica ha parlato invece il presidente della Commissione Sanità Raimondo Perra : «E’ una riforma socialista perché mette al centro gli interessi dei sardi che fino ad oggi non hanno avuto risposte adeguate ai bisogni di cura – ha sottolineato Raimondo Perra – si è tenuto conto delle richieste dei territori, della densità  abitativa e della viabilità precaria della Sardegna. La riforma ha inoltre derogato al D.M. 70, è una decisione tutta nostra, il rischio è che la potessero fare altri. Finora siamo ultimi in Italia per l’uso inappropriato dell’ospedali e per le lunghe liste d’attesa. Sono sicuro che ci sarà un miglioramento del sistema».

Per il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, l’Aula si è finalmente riappropriata di una sua competenza. «Qualche mese fa facemmo una scommessa: portare in aula l’atto più importante di programmazione sanitaria – ha ricordato Gianfranco Congiu – credo che il risultato sia stato raggiunto. La riforma sarà utile quanto più sarà accompagnata dagli altri due atti fondamentale: il riordino della rete territoriale e quello del sistema di emergenza urgenza». Soddisfazione da parte del capogruppo del Partito dei Sardi anche per un altro aspetto della riforma: «Non ci interessa mettere bandierine – ha concluso Gianfranco Congiu – ma per una forza come la nostra aver prestato attenzione ai presidi di zona disagiata è motivo di grande orgoglio, un premio per l’impegno profuso». 

Giudizio condiviso dal capogruppo del Pd Pietro Cocco: « E’ una giornata importante per la quale abbiamo lavorato a lungo, un risultato che arriva in una data simbolo – ha sottolineato Cocco – oggi si celebrano i cento anni della rivoluzione d’ottobre. E’ dunque una giornata rivoluzionaria, diverso sarebbe stato approvarla ieri nel giorno della disfatta di Caporetto». Secondo Pietro Cocco «il riordino della rete ospedaliera andava fatto. Ci vuole coraggio nel fare le riforme, ci sono state lunghe discussioni all’interno della coalizione e nei territori, il risultato è che non si chiude un ospedale, i posti letto sono gli stessi, rimangono i servizi. C’è stata grande forza di volontà da parti di tutti».

Di parere opposto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha annunciato il voto contrario del suo partito: «Continuate a chiamarla riforma, ma una riforma è tale quando migliora le condizione di vita dei cittadini – ha detto Pietro Pittalis – è invece un pasticcio che aggrava le condizioni di una sanità che non funziona. In questi 4 anni di governo avete mandato la spesa sanitaria fuori controllo senza riuscire a razionalizzarla. Siamo davanti a  un’operazione al ribasso imposta al territorio contro la volontà dei cittadini con una visione dirigista e centralista». Preoccupazioni infine sulla qualità dei servizi nelle periferie: «Assumetevi tutta la responsabilità degli effetti pregiudizievoli che la riforma produrrà su tutto il sistema – ha concluso Pietro Pittalis – non tutti avranno il diritto alla salute garantito, soprattutto, chi vive nelle zone più disagiate. E’ un’operazione vergognosa alla quale noi ci opponiamo».

Terminati gli interventi dei consiglieri, ha preso la parola l’assessore alla Sanità Luigi Arru che ha voluto ringraziare tutti, opposizione compresa, per il risultato raggiunto: «Completiamo un viaggio iniziato nel 2012. Ci siamo riusciti come sardi, ora abbiamo uno strumento su cui confrontarci». L’assessore ha poi rivolto un ringraziamento particolare al presidente Francesco Pigliaru «per la sua serietà e sobrietà – ha detto – a lui dico grazie per essere rimasto fermo anche nei momenti più difficili». Secondo Luigi Arru la riforma segna il cambiamento radicale di un modello organizzativo. «Parliamo di ospedali per intensità di cura in cui si mette al centro il cittadino e i professionisti danno il meglio di loro stessi – ha concluso Luigi Arru citando un caso di buona sanità al Brotzu – per questo dico grazie ai medici ed agli infermieri che in un momento di difficoltà hanno lavorato seriamente. Andiamo avanti per migliorare, è un successo del Parlamento sardo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della riforma che ha ottenuto il via libera con 30 voti a favore e 20 contrari.

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Il Consiglio regionale ha approvato oggi i capitoli 8 e 9 della proposta di riordino della rete ospedaliera ed ha iniziato la discussione del capitolo 10 sugli “ospedali privati”.

In apertura di seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sollecitato una riunione della conferenza dei capigruppo a fine seduta con la partecipazione sia del presidente della Regione che dell’assessore dell’Agricoltura perché, ha spiegato, «la recente legge del Consiglio regionale a favore dei pastori sta creando molti problemi alla categoria, provocando un nuovo profondo stato di malessere nelle campagne sarde».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «il Consiglio ha approvato una legge importantissima per il comparto agricolo sardo per la quale sembra ora che ci siano problemi di applicazione». Proprio stamattina, ha aggiunto, «c’è stato un incontro con l’assessore dell’Agricoltura che ha preso impegno di fare una verifica formale sulle procedure, per cui non è necessaria una conferenza dei capigruppo; il centro destra sta cavalcando malessere mentre noi vogliamo che i pastori ricevano quanto previsto dalle legge regionale senza speculazioni strumentali, magari possiamo sentire l’assessore in conferenza».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha affermato che «abbiamo tutti a cuore il problema dei pastori e ci preoccupiamo delle difficoltà di attuazione di una legge che prevede uno stanziamento di 45 milioni, una legge che conteneva alcuni rischi che noi avevamo evidenziato in sede di discussione». Chiedere oggi all’assessore di spiegare i problemi, ha sostenuto, «significa che non si è compreso il meccanismo e che chi non è in regola con Inps non potrà ricevere nulla; evidentemente si sono fatte promesse impossibili da mantenere ed ora la legge va corretta, su questo devono lavorare i capigruppo, magari insieme alla commissione, per trovare una soluzione che interessa tutti».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha detto che «la crisi torna, purtroppo, nelle campagne sarde e gli agricoltori sono allo stremo e Consiglio e politica regionale non possono essere complici di una situazione che sa tanto di accanimento burocratico». Chiedere la regolarità della situazione Inps, ha continuato, «è assurdo perché già oggi di fronte alle calamità naturali le verifiche sulla regolarità contributive sono sospese: è su questo che bisogna intervenire con una moratoria immediata».

Per i Riformatori sardi, Luigi Crisponi ha ricordato che «la madre di tutti i problemi come al solito è la burocrazia che frena e rallenta le leggi, se poi ci si mette la cattiva politica che vuole impedire discussione su una questione serissima siamo alla beffa più assoluta; Pittalis ha fatto una richiesta legittima condivisa dai territori da affrontare con la massima urgenza e la posizione della maggioranza è inspiegabile». Oltre che la conferenza, ha concluso, «serve anche una verifica in commissione per ascoltare l’assessore dell’Agricoltura al più presto».

Il presidente della commissione Agricoltura Luigi Lotto (Pd) si è detto convinto «che su questo tema si debba evitare, come Consiglio regionale, di ritornare sulla legge ad appena un mese di distanza sulla base di una richiesta che lascia perplessi a cui peraltro l’assessore sta dando risposta». L’applicazione delle norme non può essere discussa, ha osservato, «per cui rivolgo a tutti un appello alla serenità su un problema delicato; la commissione è convocata per la prossima settimana e in quella occasione l’assessore riferirà, credo comunque che da subito l’assessorato abbia ha fatto miracoli mettendosi in condizioni di far partire le erogazioni fin dalle prossime settimane».

Il presidente Ganau ha confermato che la conferenza dei capigruppo si riunirà alla fine della mattinata, definendo la richiesta proveniente dal Consiglio «legittima, su un tema su cui nessuno si vuole sottrarre».

Il consigliere del gruppo Misto Giovanni Satta si è detto preoccupato «per la forma mentis di alcuni consiglieri regionali; il collega Pietro Cocco ha detto cose fuori luogo perché Pietro Pittalis e tutti noi ascoltiamo le richieste che vengono dai territori, rivolgo quindi a tutti un appello alla calma ed apprezzo il lavoro fin qui fatto dall’assessore ma la riunione si deve fare».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha dichiarato che «non c’è l’intenzione di negare il confronto con assessore in un incontro da fare subito, ma non dimentichiamo che noi tutti, con assessore, abbiamo fatto un lavoro incredibile e forse tutto sta avvenendo per un difetto di comunicazione, la riunione a fine seduta si deve fare».

Il presidente Ganau ha confermato la riunione dei capigruppo a fine seduta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, respingendo una serie di emendamenti presentati dall’opposizione, mentre altri sono stati ritirati dai proponenti. Dopo l’approvazione del testo dell’ottavo capitolo (27 favorevoli, 21 contrari) hanno ottenuto il via libera dell’Aula soltanto gli emendamenti n. 892 (Agus-Ruggeri) che prevedono la trasmissione alla commissione Sanità dei report sugli scostamenti sugli standard attesi della riforma, e n. 893 (Agus-Ruggeri) che stende il monitoraggio alle liste d’attesa ed alla mobilità passiva per le patologie trattabili in Sardegna.

Subito dopo è iniziata la discussione generale sul nono capitolo (Principali criticità e fasi del percorso di riorganizzazione della rete).

Il vice presidente della commissione Sanità Edoardo Tocco ha ribadito la posizione del suo gruppo per la soppressione «di un paragrafo che ammette le criticità della riforma, tanto è vero che l’elisoccorso ancora non c’è e il direttore dell’Areus non è stato nominato: sono parti della riforma che si dovrebbero rinviare alla fine della legge, perché al momento non abbiamo eli-superfici né idea di sistema». Se per esempio dovesse verificarsi una urgenza ad Isili o Muravera, ha concluso, «è chiaro che senza interventi immediati un paziente non arriverà mai in tempo a Cagliari e lo stesso discorso si può estendere a La Maddalena o Carloforte».

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha affermato che «non si può non pensare a sistema di emergenza urgenza che deve rappresentare il cardine del nuovo sistema sanitario, anzi doveva essere messo a punto prima della rete ospedaliera o almeno contemporaneamente alla rete delle cure territoriali». Questa è la grande incongruenza di fondo, ha lamentato, «ora il servizio di emergenza urgenza è coperto quasi totalmente da risorse pubbliche per cui deve essere valutato con la massima attenzione, e dubito che ci sia un piano dove si dice chi deve fare cosa: servono piuttosto risposte e conferme su sede già individuata a Nuoro, in definitiva ritengo utile un approfondimento in commissione e dico no ad un acritico via libera altrimenti stiamo rinunciando al nostro ruolo di legislatori».

Il consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa ha osservato che il paragrafo «avrebbe dovuto essere elemento di raccordo fra le diverse componenti riforma ma mancano le componenti da raccordare a cominciare dall’ emergenza urgenza». Le nostre proposte, ha spiegato, «riguardano La Maddalena non solo per il punto nascita ma per l’ospedale che ha problemi perfino per il funzionamento di una auto clave, così come le isole minori che hanno bisogno di attenzione particolare anche in prospettiva del turismo sanitario: altre cose inoltre, come gli ospedali di comunità, sono tutte da costruire e la loro assenza rischia di intaccare l’efficacia dell’intera riforma».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha fatto alcune puntuali osservazioni sull’elisoccorso «per il quale i dati forniti non sono sufficienti sia per la localizzazione in aeroporti civili (non opportuna perché intasano il traffico), che per i tempi di percorrenza perché 130 Lm/h di media non possono essere mantenuti in ogni condizione meteo». Oppi ha poi messo l’accento sulla sanità nelle isole minori, ricordando che «Carloforte non ha ospedale ma una casa della salute e deve essere considerata zona disagiata pur avendo meno abitanti della La Maddalena; serve anche un servizio nefropatici, un protocollo per i trasporti secondari, un ambulatorio pediatrico ed una emoteca».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha rilevato che «l’emergenza urgenza doveva essere una delle gambe più forti della riforma ma è stata la più trascurata, nonostante l’annuncio, peraltro tardivo, della nomina del nuovo direttore generale». In generale, ha concluso, «la riforma contraddice in ogni parte il programma del centro sinistra in materia di sanità, perché non riduce i costi ad aumenta la dipendenza del settore dalla politica, mentre la Giunta avrebbe dovuto preparare un piano industriale indicando i costi a regime e tracciando gli obiettivi finali».

Alessandra Zedda, anch’essa vice capogruppo di FI, ha affermato che «a tratti i contenuti evidenziano buone intenzioni però vanificate da una impostazione completamente sbagliata; nella riforma avviata nel 2014 da un lato si è iniziato a parlare di sistema territoriale ma poi si è proceduto con provvedimenti mirati alla salvaguardia degli amici degli amici, e quanto al sistema di emergenza urgenza non si è capito che l’elisoccorso era il servizio più importante, carico di procedure complesse e di criticità come ore notturne». Altre parti della legge come ospedali di comunità, l’ospedale aperto cittadino e l’appropriatezza dei ricoveri sono le solite buone intenzioni ma non si capisce chi fornirà l’assistenza all’interno di queste strutture».

La consigliera del Pd Daniela Forma ha sollevato il problema del codice rosa, «l’accesso al pronto soccorso delle vittime della violenza di genere, che dal 2014 veniva garantiva la presa in carico delle pazienti attraverso un protocollo sostenuto da una sorta di semi volontariato». Nello specifico, ha aggiunto, «questo servizio a Nuoro ha avuto una vita molto travagliata perché non gli è stata concessa una deroga per attività in regime di convenzione e, dopo una nuova richiesta ancora senza risposta, di fatto da giugno 2016 il servizio di supporto psicologico per le donne a Nuoro è sospeso, una grave macchia per la città e tutta la Sardegna centrale, perché i codici rosa sono parte integrante di tutte le strutture di emergenza urgenza».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha insistito sulle polemiche inerenti il bando dell’elisoccorso ed ha parlato di “bande del Pd in lotta tra loro” riferendosi alla disputa per la nomina tra Piero Delogu e Giorgio Lenzotti. «Sono stati presentati – ha affermato il consigliere della minoranza – curriculum migliori ma che sono certo non saranno presi in considerazione». A giudizio del consigliere Attilio Dedoni l’assessore Arru “ha fallito perché presenta un piano di riordino della rete ospedaliera sena senso e senza prospettiva”.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha rielencato i paragrafi ricompresi nel capitolo 9 del documento per evidenziarne l’importanza “così da poter meglio sottolineare le criticità del piano di riordino della rete ospedaliera”. L’esponete della minoranza ha accusato l’esecutivo regionale di aver praticato “negli ultimi quattro anni” una indiscriminata politica di tagli al personale e di perseguire nell’indebolimento delle strutture esistenti nei diversi territori della Sardegna: «Per il centronistra razionalizzare significa solo tagliare personale e servizi».

Il capogruppo di UPC-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, si è concentrato sul paragrafo del capitolo 9 che si riferisce alle isole minori («trovo elementi di prospettiva ma anche io guardo con preoccupazione alla situazione di Carloforte») ed ha affermato che anche alla Maddalena, dove pure è presente un ospedale, “non vi sono condizioni di garanzia nelle cure”. Il consigliere della maggioranza ha quindi insistito sull’urgenza di risposte tempestive ai bisogni dei cittadini e sulla necessità che nelle due isole minori della Sardegna operino sempre professionalità adeguate: «A Carloforte come alla Maddalena chiedono interventi in sicurezza, adeguati a salvare le vite umane».

La capogruppo del Misto, Annamaria Busia, ha rimarcato il “costante e progressivo incremento negli accessi al pronto soccorso da cui discende un affollamento delle aree intraospedaliere” ed ha evidenziato come tali accessi registrino “patologie cliniche di media e bassa intensità”. A giudizio dell’esponente del “Campo progressista” serve realizzare “una rete di assistenza primaria e percorsi organizzativi integrati per evitare accessi impropri al sistema sanitario”. La consigliera ha quindi rivolto un appello perché possa essere migliorata la proposta di riordino della rete ospedaliera ed ha invitato i consiglieri a far cessare la “battaglia navale in atto” per ricercare vantaggi in favore dei territori di riferimento in danno di altre aree dell’Isola.

Il consigliere del Pds, Augusto Cherchi,  ha reclamato l’avvio urgente della cosiddetta “emergenza-urgenza” con la piena operatività dei servizi Areus, nonché l’attivazione della rete territoriale: «Senza queste condizioni il riordino della rete ospedaliera non potrà produrre gli effetti attesi».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha replicato alle critiche ed ha ricordato i diversi passaggi che hanno portato all’istituzione dell’Areus («una nuova azienda che ingloba le due centrali del 118»).Luigi Arru ha quindi comunicato di aver invitato i vertizi dell’Ats a produrre un esposto in Procura sulle eventuali interferenze nell’appalto per i servizi dell’elisoccorso. L’assessore ha difeso le scelte fatte in ordine all’individuazione delle basi adatte ad ospitare gli elicotteri («nel pieno rispetto delle direttive Enac») ed ha parlato anche di nuove specialità mediche come ad esempio “il medico rurale”. «C’è una visione del territorio – ha spiegato Luigi Arru – e il problema è creare un modello diverso di presa in carico di una popolazione anziana con patologie cronica». L’esponente dell’esecutivo ha rassicurato sulla situazione nelle isole minori :«A Carloforte è stata avviata una casa per la salute e alla Maddalena restano dialisi e camera iperbarica».

Il presidente del consiglio ha messo in votazione gli emendamenti 12=550= 744; 16= 551= 797; 552; 553; 554; 555; 556, con parere contrario di relatore e giunta, che sono stati tutti respinti.

Aperta la discussione sugli emendamenti 17=557=798, il relatore della minoranza Edoardo Tocco (Fi) ha ribadito la lamentazione su ritardi nella rete territoriale dell’emergenza-urgenza ed ha rimarcato l’assenza di un’elisuperficie a Carloforte mentre ha auspicato la presenza di un elicottero alla Maddalena. 

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha fornito alcuni dati significativi sull’elisoccorso («l’assessore nicchia in proposito») denunciando come soltanto il 30% dei circa 300 interventi annui operati dall’elicottero dei Vigili del fuoco risulti nell’area di Cagliari («è evidente che la maggior parte dei voli si operino nelle aree critiche del nuorese e in quelle congestionate del nord dell’Isola nel periodo turistico»). Il consigliere della minoranza ha quindi concluso evidenziato gli alti costi che si registreranno per le chiamate improprie.

Il consigliere Giuseppino Pinna (Udc) ha lamentato l’indebolimento di una serie di strutture ospedaliere nei territori periferici ed in particolare dell’ospedale Marino di Alghero («nel corso degli anni sono stati ridotti pesantemente personale e servizi»). L’esponente della minoranza si è detto contrario al trasferimento del reparto di ortopedia dall’ospedale Marino all’ospedale Civile di Alghero.

Posti in votazione, con distinte e successive votazioni, il Consiglio non ha approvato gli emendamenti 17= 557= 798; 558; 18=560=799; 20=562=801; 805; 21= 553= 802; 22= 564= 803; 565.

L’Aula ha poi respinto gli emendamenti n.566, 567, 568, 569, 808, 806.

Approvato l’emendamento 870 (sostitutivo totale dell’emendamento 720), con parere favorevole della commissione e della Giunta.

Respinto l’emendamento 807 e anche il 657 (uguale a 810).

Approvato il testo del capitolo 9, respinto l’emendamento 654.

Approvato, invece, l’emendamento  811 a firma del presidente della commissione Sanità sull’ospedale di comunità, “aggiuntivo e complementare rispetto all’offerta dello stabilimento ospedaliero”.

Su richiesta del capogruppo del Pd Pietro Cocco, il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per decidere sulla prosecuzione dei lavori.
Al termine della Conferenza il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e convocato il Consiglio per domani mattina, alle 10.00.

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Resta accesa, in Consiglio regionale, la discussione sulla proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. Ieri sera i lavori sono iniziati con l’intervento del consigliere di Fi, Edoardo Tocco, che ha ribadito le critiche al provvedimento e ha insistito sulla mancata nomina del direttore dell’Areus ed ha concluso con l’invito all’assessore perché si proceda con maggiore celerità nella cosiddetta emergenza\urgenza. Il consigliere di Fd’I, Paolo Truzzu, ha posto una questione di metodo riferendosi al fatto che si discute del riordino della rete ospedaliera senza conoscere con precisione i conti della sanità. «Nel merito – ha proseguito l’esponente della minoranza – affermo che manca un approccio politico al tema e  gli accordi che si annunciano sulla classificazione degli ospedali rispondono a logiche che non sono quelli dell’interesse dei cittadini e dei pazienti sardi». Paolo Truzzu ha quindi concluso riproponendo dubbi sulla riduzione dei costi ed ha accusato la Giunta di “far morire alcuni ospedali per consunzione”, negando personale, servizi e strutture.  

Alessandra Zedda (Fi) ha criticato la stesura del documento e la scarsa comprensione di grafici e modelli di sintesi. La consigliera della minoranza ha insistito sulla mancata operatività delle case della salute e  degli ospedali di comunità («è un vostro insuccesso ormai conclamato») e sulla scarsa informazione nella reale offerta ospedaliere in termini di posti letto. «I sardi – ha incalzato Alessandra Zedda – non conoscono quale assistenza ospedaliera avranno e condividono con noi le preoccupazioni per il blocco del turn over, per la difficoltà nel reperire i farmaci e per le liste di attesa».

Franco Sabatini (Pd) ha difeso con vigore l’emendamento per il Dea di primo livello in Ogliastra («non chiedo ciò che non è lecito per il mio territorio ma ciò che gli deve essere riconosciuto») ed ha ricordato i decennali ritardi della Regione nei confronti del territorio ogliastrino soprattutto per ciò che attiene le infrastrutture e i servizi. «Ogni servizio – ha proseguito il presidente della commissione Bilancio – ci è costato una battaglia ed è anche per questo che mi indigno quando qualcuno afferma che l’Ogliastra ha ottenuto troppo. Non lo accetto, l’Ogliastra oggi chiede soltanto il diritto alla salute che per anni gli è stato negato».

«Questa legge è talmente astratta che ha perduto ogni profilo di concretezza». Così Stefano Tunis (Fi) ha aperto il suo intervento critico sul mancato decollo del sistema di emergenza\urgenza e per il “modo superficiale” con cui si è proceduto nell’affidamento del servizio di elisoccorso. Il consigliere della minoranza ha quindi avanzato la proposta perché siano stralciate dal documento tutte quelle parti che attengono la sanità privata “così da valutarne con attenzione ruolo, funzioni e compiti”. Il consigliere dell’Udc, Alfonso Marras ha parlato di “un errore di fondo nella proposta di revisione della rete ospedaliera” riferendosi all’assenza di considerazione per i reali bisogni dei pazienti sardi. «È una riforma calata dall’alto – ha proseguito l’esponente della minoranza – che contiene modelli organizzativi che non possono essere applicati nella nostra Regione». Marras ha ricordato le proteste in piazza di tante comunità dell’Isola a difesa dei servizi e delle strutture ed ha accusato l’esecutivo di non aver predisposto un quadro costi\benefici sugli effetti del piano di rivisitazione della rete ospedaliera sarda.

Marco Tedde (FI) ha ricordato “ i buoni propositi non mantenuti dal presidente Pigliaru in materia di sanità ad incominciare da quello fallito di slegare la sanità dalla politica” per ribadire critiche al documento ed alla generale politica adottata dal centrosinistra («la politica è intervenuta così pesantemente nella sanità che la giunta è stata costretta a una serie di proroghe per i diversi direttori delle Asl»). L’esponente della minoranza ha accusato al Giunta di procedere con l’approvazione degli atti aziendali delle diverse Asl sulla base dei criteri contenuti nella proposta di revisione della rete ospedaliera che “non essendo stata ancora approvata dal Consiglio non è dunque in vigore”. Tedde ha concluso riproponendo una serie di dubbi sulla possibilità di ridurre i costi della Sanità sarda attraverso le azioni poste in essere dalla maggioranza: «La sanità col centrosinistra è sotto lo schiaffo di certa politica e di certi poteri».

Salvatore Demontis (Pd): «Sarebbe più semplice lasciare le cose come stanno ma il centrosinistra ritiene doveroso approvare questa riforma perché gli ospedali in Sardegna per certe specialità sono al di sotto delle soglie degli standard di sicurezza». «Gli standard scientifici internazionali non sono rispettati – ha proseguito – e se questo principio è vero allora va applicato, perché il diritto alla salute non vuol dire essere curati nell’ospedale sotto cassa ma essere curati bene».

Peppino Pinna (Udc) ha parlato di documento “predisposto senza tenere in considerazione le esigenze di territori e cittadini” ed ha ricordato le proteste delle diversità comunità dell’Isola. Il consigliere della minoranza ha quindi accusato la Giunta di aver tagliato servizi e strutture senza ceh si siano attivate l’Areus e l’elisoccorso. «Servizi – ha affermato Pinna – che avrebbero dovuto precedere la riorganizzazione dei presidi territoriali e l’individuazione dei presidi ospedalieri per la specializzazione nelle diverse patologie».

Ha preso poi la parola l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Capirei alcune perplessità se stessimo abbandonando un modello funzionante nei territori, capace di dare risposte puntuali al bisogno di Sanità. Invece, abbiamo davanti modelli non efficaci che sono stati funzionali ad altro. Non è che noi spendiamo molto: noi spendiamo male e non ci importa come spendiamo, basta che ci sia prossimità della spesa. Questo riflette l’immaturità generale dell’azione pubblica, che non si preoccupa dell’efficacia delle proprie azioni. Prossimità e complessità sono cose diverse: nulla togliamo sulla prossimità, perché risponde all’urgenza. Invece, faremo in modo che chi tratta le patologie lo faccia con altri strumenti e altra organizzazione a disposizione».

Per l’opposizione è intervenuto l’on. Attilio Dedoni (Riformatori), secondo cui «se anche è vero che il vecchio sistema non funzionava male è anche vero che la Sardegna non è l’ultima regione italiana in fatto di Sanità. E l’innovazione che si rende necessaria non è quella che state prospettando voi: manca la riorganizzazione del territorio, manca l’Areus e manca l’elisoccorso. Soltanto a quel punto si può procedere a rifare la rete ospedaliera. Non come state facendo voi. Ma la vergogna che vi seguirà negli anni è che non risolverete i problemi della Sanità togliendo all’Ogliastra o a La Maddalena».

L’on. Piefranco Zanchetta (Upc) ha detto: «E’ tanto il disagio di vari componenti della maggioranza. Figuratevi il mio, che arrivo da La Maddalena, una zona davvero disagiata al punto che è insulare nell’isola. E tutti scappano quando c’è da riconoscere la condizione in cui versa La Maddalena. Non ci si può dimenticare di chi deve attendere un’ora e mezzo il traghetto , perché altro mezzo non c’è se non il traghetto. Su questo ci saranno anche i miei emendamenti, più avanti, a rafforzare i buoni principi e a evidenziare le disparità di trattamento».

Per l’on. Daniele Cocco (Mdp) «c’è ancora molto da dire e da fare su questo paragrafo. In questi giorni sono convinto che otterremo un buon risultato nel confronto con l’assessore Arru». L’oratore ha chiesto alla Giunta notizie circa l’ipotesi che siano cedute all’Inps tutte le competenze in materia di accertamento dell’invalidità.

 A seguire a preso la parola l’on. Annamaria Busia (Cps): «La commissione Sanità aveva le mani legate e doveva muoversi tra i paletti imposti dalla Giunta. Se si elencano cifre e dati ma poi si procede a rattoppare vestiti malconci com’è accaduto ieri nel capitolo 5 con l’emendamento per Alghero e Ozieri è chiaro allora che non va bene. Gli incipit che date nei capitoli sono sempre ottimi e non si può non condividerli. Ma poi la risposta a questi bisogni non è mai puntuale né adeguata».

Per il Pds ha preso la parola il consigliere Augusto Cherchi, che ha detto in esordio: «Non entro nello specifico del capitolo 6 ma faccio una riflessione sulla necessità di ristrutturare la rete ospedaliera, ristrutturazione che se non fa il Consiglio regionale la farà qualcun altro.  L’importante, dal nostro punto di vista politico,è che gli atti aziendali non devono essere operativi prima che la riforma della rete ospedaliera non sia approvata. E se gli atti aziendali sono già stati approvati, dovranno essere modificati sulla base della riforma che uscirà da quest’Aula. Su questo abbiamo chiesto e ottenuto garanzie dal presidente della Regione».

Forza Italia ha preso la parola con il suo capogruppo, Pietro Pittalis, che ha detto: «Voi ritenete di fare qualcosa di straordinario e invece state facendo qualcosa di disastroso. E’ bene che si sappia anche che nel silenzio si sta consumando un fatto inaudito, a Roma: la fine della nostra autonomia, come segnano le agenzie di stampa. Ci sarebbe giusto un’apertura e non fatti concreti, ancora una volta: un confronto disastroso con il governo nazionale. Io capisco il vostro imbarazzo, cari colleghi della maggioranza, a cominciare dal collega Sabatini che ha tutta la mia solidarietà. Ma su Lanusei, su Alghero e Nuoro non con il voto segreto ma alla luce del sole è bene che tutti si assumano la responsabilità mettendoci la faccia».

L’assessore Luigi Arru ha risposto in esordio alla domanda dell’on. Daniele Cocco, smentendo le notizie su un trasferimento di competenze all’Inps sulle commissioni di invalidità civile. Sul resto del capitolo 6 ha detto: «Non c’è nessuna idea di punire un territorio piuttosto che un altro. La Sanità è una metafora della nostra idea di Sardegna forte, dove avremo la scuola di specializzazione in Riabilitazione. E ogni tanto fa piacere dare una buona notizia». Rivolto all’on. Franco Sabatini (Pd) ha detto: «Io ho cercato di essere fedele a un’idea di Sardegna, trovando un equilibrio tra la territorialità, la cosiddetta salute a km zero, ma anche la necessità di specializzazione, che non può essere ovunque».

L’Aula ha poi respinto l’emendamento soppressivo 9 e poi il 424 sul quale l’on. Usula ha detto: «Il capitolo 6 è la prova del contrasto tra le buone intenzioni in premessa e la pessima esecuzione».

Respinti anche gli emendamenti 425, 426, 427, 428, 683, 429, 430. 431, 433, 38, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 48, 49, 50, 51, 53, 54, 55, 437, 283, 439, 440, 441, 442, 444, 470, 443, 445, 763, 614, 446, 447, 458, 448, 449, 450, 459, 451, 452, 760, 453, 454, 455, 456, 457, 460, 461, 463, 464, 465, 462, 466, 467, 468, 469.

Sull’emendamento 365 (Sabatini) la Giunta e la commissione hanno formulato un invito al ritiro. Il presentatore ha precisato: «Niente si chiede in più rispetto a quanto  oggi è già attuato in Ogliastra. Usiamo con giudizio nei territori questo DM 70. Chiedo pertanto che l’emendamento sia spostato a prima del voto finale sulla legge, perché si abbia il tempo di accoglierlo a costo zero per la Regione visto che non si chiede l’istituzione di nuovi servizi».

Il Consiglio regionale ha accolto la richiesta, anche sulla spinta dell’opposizione guidata dal capogruppo di Forza Italia.    

Respinti poi gli emendamenti 56, 471, 472, 473, 474, 475, 761.

L’on. Francesco Agus (Cps) non ha ritirato, nonostante l’invito, l’emendamento 681 contrario all’ipotesi di unione tra l’ospedale Brotzu e il Policlinico universitario. «Non solo la mia lettura non è smentita ma è proprio confermata, dato che è in ballo l’ipotesi di valutare la fattibilità di questa fusione. Contesto, peraltro, che senza nemmeno un bilancio degli accorpamenti fatti in questi anni si pensi di farne oggi di nuovi. Non è un’urgenza questa unione di cui parlate. E non è pensabile trasferire il Brotzu dentro l’azienda mista universitaria».

Sul punto ha replicato l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Siamo davanti a una ipotesi eventuale, se si legge bene. Attenzione però che senza numeri sufficienti verranno chiuse alcune scuole di specializzazione, rischio che si può scongiurare soltanto con un accordo tra il Brotzu e l’azienda ospedaliera mista».

Per l’on. Annamaria Busia (Cps) «l’emendamento consente di evitare un errore, perché l’eventualità non può far parte della formazione. Pertanto chiedo il voto elettronico».

Anche l’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha annunciato il voto a favore dell’emendamento: «Ci stiamo abituando a fare cose strane, pensiamo che basti scrivere un pensiero dentro una legge perché poi si realizzi. Non è così: non si possono lasciare le mani libere per il futuro. Voglio un ragionamento alla luce del sole e all’esterno di questa Aula».

Anche il Psd’Az ha annunciato con il suo leader Christian Solinas il voto favorevole all’emendamento Agus. «Il progetto vostro è diverso: avete in mente di mandare il Brotzu dentro il Policlinico. Diciamo le cose con il loro nome».

Anche l’on. Alessandra Zedda (FI) è intervenuta e ha detto: «Gli atti aziendali che in questi gironi vengono sbandierati sulla stampa sono illegittimi e irrispettosi. E’ noto che vogliate potenziare il Policlinico universitario ma non è accettabile farlo sulle spalle del Brotzu, in ragione di cattedre o di strutture complesse».

Sull’ordine dei lavori l’on. Stefano Tunis (FI) ha detto: «Chiedo lo stralcio di questo punto, per discuterne dopo l’approvazione di questa legge».

L’on. Roberto Deriu (Pd) ha suggerito al collega Francesco Agus di rinviare il suo emendamento alla fine della discussione, al pari dell’emendamento Sabatini sui servizi ospedalieri in Ogliastra.

Per Forza Italia l’on. Edoardo Tocco ha ribadito il sostegno all’emendamento Francesco Agus: «Bisogna tenere ben distinte le due strutture, se non vogliamo correre il rischio che chi non è professore a Monserrato trovi invece la cattedra in via Peretti».Il presidente Gianfranco Ganau, su richiesta dell’on. Luigi Ruggeri ha sospeso i lavori per alcuni minuti.

Alla ripresa, il consigliere Ruggeri ha proposto di posticipare alla prossima seduta l’esame dell’emendamento; la proposta è stata accolta dal Consiglio.

Successivamente l’Aula ha respinto una serie di emendamenti.

Approvato, invece, l’emendamento n. 863 (Cherchi) che prevede una rettifica terminologica. Voto favorevole anche per l’emendamento n. 689 (Cherchi) che assicura nelle strutture ospedaliere delle zone disagiate interventi di bassa e media complessità in raccordo con le unità di pronto soccorso ed il n.862 (Cherchi) che allarga il campo degli interventi alla bassa ed intermedia complessità.

Sull’emendamento n. 882 a firma Pierfranco Zanchetta, il consigliere ha richiamato l’attenzione dell’Assemblea sulla normativa della Regione Sicilia che assegna alle partorienti nelle proprie isole minori un ristoro di 3000 euro per garantire parità di condizioni.

Sul punto l’assessore Arru ha assicurato una riflessione precisando che, trattandosi di prestazioni extra Lea occorre verificare coperture e funzione dell’intervento.

Il capogruppo di Cps Pierfanco Zanchetta, non soddisfatto della risposta, ha sollecitato misure adeguate nella prossima finanziaria, annunciando il ritiro della proposta. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha criticato «questo modo schizofrenico di procedere che svilisce l’importanza dei problemi trattati» mentre il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che l’emendamento è inammissibile essendo privo di copertura.

Il Consiglio ha poi approvato l’emendamento n.858 del capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco che aggiunge ai servizi delle strutture di Alghero-Ozieri quello della radiologia interventistica extra vascolare.

Sempre riguardo alle strutture ospedaliere di Alghero Ozieri, delle quali è previsto il riconoscimento di presidio di primo livello è stato respinto un emendamento del consigliere Giorgio Oppi che prevedeva l’entrata in vigore della nuova denominazione dal 1° gennaio 2018. L’assessore Arru ha chiarito che, per poter essere definita di primo livello, la struttura necessita dell’unità di rianimazione, passaggio che richiede tempi tecnici non comprimibili.

Successivamente il Consiglio ha approvato gli emendamenti n. 766 (Perra e più) che descrive in dettaglio i servizi del presidio di Alghero-Ozieri e n. 690 (Cherchi e più) che riformula la classificazione degli “stabilimenti” (le strutture ospedaliere) con le relative funzioni.

Al termine dello scrutinio il presidente ha tolto la seduta. I lavori del Consiglio riprendono questa mattina alle 10.00.

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E’ ripresa questa mattina, davanti al Palazzo del Consiglio regionale, in via Roma, a Cagliari, la protesta dei 29 sindaci dei Comuni appartenenti al GASI (Gestioni Autonome Servizio Idrico) che hanno deciso di opporsi con ogni mezzo alla deliberazione dell’EGAS e di difendere con forza l’autonomia di gestione nel settore idrico, la politica tariffaria ed il bene primario e storico delle loro sorgenti, con la presentazione di un ricorso al TAR ed una forte iniziativa politica «che richiami il Consiglio regionale della Sardegna, nello spirito di tutela della propria Autonomia Speciale, ad esercitare un ruolo centrale e sostenere legislativamente iniziative e/0 proposte atte a garantire il diritto dei Comuni che, storicamente. gestiscono in autonomia il Servizio Idrico Integrato».

Il presidente del GASI, onorevole Domenico Gallus, ha organizzato un incontro con i capigruppo in Consiglio regionale, che si è svolto a fine mattinata.

«C’è la convergenza dei capigruppo sulla volontà di definire in tempi brevi la posizione dei Comuni che gestiscono autonomamente il servizio idrico e definiremo al più presto lo strumento legislativo che ci consenta di arrivare a questo risultato», ha detto il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau al termine dell’incontro fra i capigruppo ed i Sindaci dei 29 Comuni dell’Isola che sono ancora formalmente al di fuori del “perimetro” di Abbanoa ed intendono mantenere questa loro posizione autonoma.

I termini della complessa questione sono stati riassunti dal consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base), portavoce del GASI, che ha ricordato la storia ormai ventennale «di tanti Comuni sardi virtuosi che hanno dimostrato di saper gestire il servizio idrico con grande efficienza e costi molto più contenuti di quelli del gestore unico». Sul piano operativo, Gallus ha indicato due strade: un emendamento mirato alla normativa regionale di settore od una legge ad hoc che da approvare seguendo una corsia preferenziale. «Non accettiamo di continuare a vivere nell’incertezza – ha concluso – con la spada di Damocle che ci costringerebbe a chiudere entro il 2019 senza alternative ed abbiamo anche necessità di una risposta definitiva entro il 20 novembre prossimo, quando scadranno i termini per il ricorso al Tar contro la delibera dell’Egas che ci obbliga ad entrare in Abbanoa».

Sulla capacità gestionali dei Comuni “autonomi” si è poi soffermato il segretario organizzativo del GASI Giovanni Ruggeri, che ha ricordato come qualità ed efficienza del servizio siano state certificate dall’Authority per l’energia ed il gas fin dal 2012, attraverso “procedure molto rigorose di monitoraggio e controllo”. «Dal punto di vista giuridico secondo alcuni il problema è controverso – ha ammesso Ruggeri – ma a nostro giudizio non ci sono dubbi sul fatto che i Comuni sardi possiedano tutti i requisiti previsti dalla stessa legge per esercitare le gestioni autonome, tanto più nelle Regioni a Statuto speciale come dicono alcune recenti sentenze».

Successivamente hanno preso la parola i capigruppo. Per l’Udc Sardegna, Gianluigi Rubiu ha espresso la sua disponibilità ad un intervento legislativo che vada nella direzione tracciata dai Comuni, «per una questione di giustizia», ricordando anche una interrogazione (firmata assieme ad altri consiglieri) in cui si denunciava il fatto che i vertici del gestore unico sono stati nominati dalla Regione e non dai Comuni.

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha affermato che «non ci sono ragioni per contrastare la scelta di grande buon senso di tanti Comuni che non vogliono gravare sulla Regione nella gestione di un servizio essenziale e nemmeno sui cittadini, garantendo qualità ed efficienza».

E’ un problema che va valutato con molta attenzione, ha osservato a nome del gruppo Misto la consigliera Annamaria Busia, «perché ci sono molte questioni collegate, a cominciare da uno schema solidaristico che va considerato nella gestione di un servizio di prima necessità, ragione di più per affrontare in tema in Aula a tutto campo».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha detto che «oltre al caso Abbanoa c’è un caso Egas, due soggetti chiamati al governo del servizio idrico perennemente in conflitto fra loro, a dimostrazione del fatto che la riforma si è rivelata inadeguata, per cui a fronte della disponibilità a discutere il tema specifico ci sembra opportuno affrontare il problema nella sua interezza».

Il capogruppo del Partito dei Sardi Gianfranco Congiu ha sostenuto che «la complessità del problema dal punto di vista giuridico è stata appesantita da interpretazioni ministeriali che hanno sovvertito la gerarchia delle fonti fissata dall’ordinamento; c’è l’esigenza di trovare un equilibrio nuovo nel governo del settore idrico fra gestore, Egas e Comuni ed un disegno di legge della Giunta, che va proprio in questa direzione, offre al Consiglio l’occasione di intervenire in modo organico».

Di interpretazioni controverse, fuorvianti e forzate ha parlato anche il capogruppo di Art. 1 – Sdp Daniele Cocco, che ha fortemente criticato la decisione dell’Egas di adottare una delibera contro i Comuni autonomi interrompendo una linea di dialogo cui avevano contribuito l’ex assessore Paolo Maninchedda, la commissione Governo del territorio del Consiglio, l’Anci e in un primo momento lo stesso Egas. «Noi siamo contro quella delibera – ha concluso – e per questo facciamo appello alla volontà comune del Consiglio».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha annunciato la disponibilità del suo gruppo ad un intervento del Consiglio ed ha ceduto la parola al collega Gianfranco Gaia secondo il quale, a breve scadenza «sia l’Antitrust che l’Autorità anti-corruzione interverranno per censurare la scelta fatta a suo tempo della Regione di costituire Abbanoa come società in house priva però del controllo analogo, cioè con i vertici nominati dalla Regione e non dall’Egas».

Successivamente il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha manifestato la volontà del suo gruppo di mettere fine al vulnus contro i Comuni della gestioni autonome, auspicando nello stesso tempo un confronto a tutto campo sul servizio e sull’ambito unico, che a suo avviso è stata una scelta sbagliata.

Massima disponibilità a venire incontro alle esigenze delle amministrazioni locali è arrivata infine dal capogruppo del Partito democratico Pietro Cocco che ha assicurato il concreto impegno del suo gruppo per una soluzione positiva del problema.

 

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Il Consiglio regionale ha rinviato ancora l’elezione del nuovo vicepresidente e del garante dell’adolescenza e dell’infanzia ed ha approvato i primi quattro capitoli della proposta di riforma della rete ospedaliera.

In apertura di seduta il presidente Ganau ha subito convocato la Conferenza dei capigruppo. Alla ripresa dei lavori, dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato all’Aula la decisione della Conferenza di rinviare a una seduta successiva l’elezione del vicepresidente del Consiglio e la nomina del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, primi due punti inseriti all’ordine del giorno. L’Aula è quindi passata all’esame dei 12 capitoli della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera regionale.

Sull’ordine dei lavori, ha chiesto di intervenire la consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda che ha lamentato una mancanza di rispetto nei confronti dell’Assemblea sarda in occasione della visita di ieri a Cagliari del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

«Il Consiglio merita un trattamento diverso almeno pari a quello riservato all’Università – ha detto Alessandra Zedda – ieri, inoltre, alcuni consiglieri sono stati considerati di serie A , altri di serie B. Credo che la nostra istituzione debba avere più rispetto».

Rivolta al presidente Ganau, la consigliera di Fi ha invocato un impegno più stringente nella difesa del ruolo dell’Assemblea sarda: «Quando si organizzano certe manifestazioni questa istituzione non può non esistere – ha concluso Alessandra Zedda – così come non sono tollerabili disparità per i consiglieri, abbiamo tutti la stessa dignità».

Immediata la replica del presidente Gianfranco Ganau: «Non sono a conoscenza di queste disparità, approfondirò in merito».

Marco Tedde (Forza Italia) si è invece soffermato sui fatti di Barcellona. «Alcuni giorni fa – ha detto Marco Tedde – il Consiglio ha approvato un ordine del giorno di solidarietà al popolo catalano che si apprestava a votare per il referendum sull’indipendenza. Ero a Barcellona domenica scorsa per assistere, in qualità di osservatore alle operazioni di voto. I catalani si sono espressi in modo pacifico e democratico mentre c’è stata una reazione di violenza inaudita da parte del governo spagnolo. Credo che oggi il Consiglio debba approvare un nuovo ordine del giorno in cui si ribadisce la solidarietà al popolo catalano e si esprime condanna per le violenze consumate dal Governo Rajoy».

E’ quindi intervenuto il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) per chiedere un pronunciamento forte dell’Aula su la mancata soluzione della vertenza sugli accantonamenti fiscali. «Quando abbiamo discusso l’ultimo assestamento di bilancio molti consiglieri si sono concentrati sul disavanzo della Sanità – ha detto Franco Sabatini – si rischia però di dimenticare il vero problema che mette a rischio la tenuta del bilancio regionale. Sto parlando degli accantonamenti: dal 2012 al 2016 lo Stato ha trattenuto 2,644 miliardi di euro che nel 2017 arriveranno a 3,327. E’ una situazione non più sostenibile».

Secondo Sabatini senza queste risorse non si potrà parlare di sviluppo e di potenziamento della Sanità. Per questo è necessario aprire con forza una nuova vertenza con lo Stato: «La Giunta e il presidente Pigliaru conoscono il problema e si stanno attrezzando serve però un’azione unitaria del Consiglio – ha proseguito Franco Sabatini – propongo una Conferenza dei capigruppo per decidere una convocazione straordinaria dell’Assemblea Sarda sotto Palazzo Chigi».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha invece chiesto chiarimenti sulla decisione di trasferire le competenza per l’accertamento delle invalidità civili dalle Asl all’Inps. «Mi giunge notizia che oggi sarebbe stata firmata un’intesa tra Ats e Inps – ha affermato Daniele Cocco – ricordo che le sedi dell’Istituto di previdenza sono presenti solo nelle città capoluogo di provincia. Se così fosse, i pazienti chiamati ad accertamenti dovrebbero sobbarcarsi ulteriori disagi. E’ vero che la legge 295/90 ammette la possibilità di convenzioni delle Regioni e Inps. In questo modo però non si firmano semplici convenzioni ma si trasferiscono competenze».

Gianfranco Congiu (Pds) si è detto d’accordo con Sabatini “se non fosse che a luglio 2017 c’è stata una sentenza della Corte Costituzionale che pone la parola fine su ogni rivendicazione sarda in materia di accantonamenti”.

Citando la sentenza della Consulta, Gianfranco Congiu ha ricordato che con quel provvedimento la Suprema Corte ha sancito la possibilità da parte lo Stato di trattenere le risorse fiscali destinate alle Regioni in nome di un superiore interesse nazionale. «Fino al 2019 questa normativa non potrà essere modificata – ha sottolineato Gianfranco Congiu – la visita di Sergio Mattarella è stata un’occasione persa. Oggi il confronto con il Governo va impostato con un glossario diverso. Auspicare o invocare aiuto significa sperare in un miracolo. Occorre invece modificare l’approccio al problema. Serve un cambio di strategia. Con Sergio Mattarella serviva una rivendicazione più severa».

Il presidente Gianfranco Ganau ha richiamato i consiglieri ad attenersi agli argomenti in discussione: «Quando si interviene sull’ordine dei lavori non si può parlare d’altro – ha ricordato Ganau – oggi chiudiamo gli interventi ma dalla prossima seduta procederemo secondo Regolamento».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dato ragione al presidente ma, allo stesso tempo, ha rimarcato la necessità di esprimersi su un tema importante come quello sollevato dal presidente della Commissione Bilancio: «Sabatini pone un problema sul quale non possiamo dividerci. Sulle iniziative del Consiglio si tratta di sopperire a una inerzia che si è palesata in questi anni di governo della Giunta Pigliaru con un atteggiamento remissivo e di retroguardia – ha detto Pietro Pittalis – stiamo arrivando in ritardo, ma meglio che mai. Assumiamo un’iniziativa forte, speriamo che la Giunta sia a fianco del Consiglio. La battaglia si può fare anche con forme estreme. Pigliaru però aveva la possibilità di chiedere di essere convocato in sede di Consiglio dei ministri per le questioni che riguardano la Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia ha poi chiesto uno scatto d’orgoglio alla politica: «Ciò che è successo in Catalogna viene sottovalutato da Roma – ha concluso Pietro Pittalis – la politica ha il dovere di prevenire episodi come quelli che si sono verificati a Barcellona».

Il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti Pierfranco Zanchetta (Upc) si è detto d’accordo con la proposta di Sabatini. Rivolgendosi al consigliere Gianfranco Congiu, Zanchetta ha invece espresso un giudizio positivo sull’atteggiamento assunto dal presidente Pigliaru nei confronti dello Stato: «Ieri non è stata un’occasione persa. Francesco Pigliaru in modo puntuale ha portato le nostre richieste a Sergio Mattarella – ha detto l’esponente di Cps – sulla necessità di utilizzare al meglio le nostre risorse finanziarie ritengo che accanto alle grandi battaglie debbano essere combattute anche quelle più piccole. Una di queste riguarda l’utilizzo delle risorse per la sanità destinate ai comuni delle isole minori. Su  30 milioni di euro di fondi statali, le isole minori della Sardegna non ricevono nemmeno un euro».

Attilio Dedoni, capogruppo dell’Udc, ha insistito sulla necessità di rivedere i rapporti istituzionali tra la Regione e lo Stato. «Franco Sabatini ha ragione – ha detto Attilio Dedoni – è vero che c’è una sentenza della Corte Costituzionale ma ciò non impedisce trattative tra governi. La strada è quella del riconoscimento del principio di insularità. Muoviamoci in una direzione univoca. Abbiamo uno strumento referendario in mano per far riconoscere questo principio».

Ha quindi preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru che ha invocato la necessità di affrontare il tema dei rapporti con il Governo nazionale in modo unitario.

Sugli accantonamenti, Francesco Pigliaru ha ricordato che la vertenza si trascina ormai da anni: «Oggi il problema è cresciuto in modo insostenibile. Nessuno ha paura di alzare la voce, si tratta di approcci diversi – ha affermato il presidente della Regione – quando si parla di accantonamenti non si può raccontare solo una parte della storia. Certo ci saremmo aspettati una risposta diversa e siamo pronti ad alzare la voce. Ci sono però altre pagine positive come la firma del Patto della Sardegna ch ha dentro moltissime risorse in più rispetto ai 1509 milioni assegnati solitamente alla Sardegna. Se oggi parliamo di metano in modo concreto è per questo, la partita energia vale una cifra importantissima di molte centinaia di milioni. Altri milioni li abbiamo ottenuti collaborando con il Governo: il Patto per la Sardegna riconosce il problema insularità sulla base di un dossier presentato da noi. Non abbiamo risolto tutto, di fronte al presidente della Repubblica non abbiamo perso l’occasione e abbiamo ricordato che il problema insularità non si risolve solo con soldi in più ma anche con regole, con la possibilità di spendere soldi nostri per cose utili. Oggi abbiamo regole e normative di Bruxelles che ci rendono difficile spendere le risorse e garantire un vero diritto di cittadinanza. In molti casi non è un problema di soldi ma di regole sulla spendita».

Sugli accantonamenti, Francesco Pigliaru si è detto pronto ad appoggiare la battaglia del Consiglio: «La Giunta è pronta a schierarsi con il Consiglio, ricordo però che il rapporto con il Governo non finisce con gli accantonamenti. Ci sono pagine positive e negative».

Ha preso poi la parola l’on. Paolo Zedda, che ha detto: “In questi giorni si è discusso delle prospettive di indipendenza ed è stata persino presentata un’ipotesi di Costituzione della Repubblica sarda, si ipotizza un referendum sull’indipendenza della Sardegna. Ma nel frattempo come quelle persone che guardano il cielo e aspettano che si avverino i desideri, abbiamo uno Statuto della Sardegna sul quale potremmo intervenire per scrivere che la Sardegna è un’isola e ha problemi di territorio, di inquinamento del territorio, di collegamenti con il Continente. Dobbiamo iniziare a pensare a quel che si può fare davvero: siamo l’unica Regione a Statuto speciale che non ha messo mano alla sua Costituzione, scritta ai tempi in cui si andava col carro a buoi.  Perché non facciamo questo, perché non modifichiamo lo Statuto entro la fine di questa legislatura?”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiesto alla commissione Sanità e alla Giunta il parere sugli emendamenti al capitolo primo del testo denominato “Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera”.

L’on. Edoardo Tocco (Forza Italia) ha detto: “Siccome siamo ancora in alto mare col documento che stiamo discutendo, sarebbe opportuno fermarci un attimo visto che nel frattempo gli atti aziendali, i trasferimenti e i tagli vanno avanti. C’è un grande malumore negli ospedali: oggi si è perfino dimesso il primario di Oculistica del Brotzu e mi dicono che non sarà l’unico caso. Assessore, glielo dico seriamente: è il caso di fermarvi a riflettere”.

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) “la discussione per me deve iniziare con un plauso agli estensori di questo testo. Alla pagina 8 si parla di insularità e della difficoltà delle reti di comunicazione fra territori; si parla di territori e spopolamento. Peccato che la premessa sia condivisibile ma non tutto il resto: nelle pagine successive innescate una retromarcia e prendete ben altra direzione. Le distanze non contano più, le difficoltà di collegamento nemmeno.  Siete incoerenti con le vostre stesse premesse e con i differenti fabbisogni, tanto che questa riforma nasconde un pasticcio e un imbroglio: è un’occasione persa, come avrò occasione di spiegare più avanti”.

Per il leader sardista Christian Solinas “non è corretta la declaratoria di inammissibilità operata sugli emendamenti del Psd’Az, regolamento alla mano. Ma siccome si tratta di oltre mille emendamenti stiamo parlando di un vulnus che rimarrà in questo dibattito”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha replicato che “si tratta di una consuetudine di questo Consiglio e non c’è possibilità di ammettere un emendamento su un emendamento soppressivo”.

Per Forza Italia è intervenuto l’on. Mariano Contu, secondo cui “non si può dimenticare che già nell’approccio al documento si colgono carenze molto evidenti. In particolare il fatto che non si conoscono i bisogni di tutti i territori e dunque si scrive un progetto sanitario senza sapere esattamente che funzione dovrà svolgere. Mancano le fondamenta e non vi siete presi la briga di verificare come si traduce, nel concreto, la vostra riforma della rete ospedaliera”.

L’on. Marco Tedde (FI) ha esordito ricordando “gli aspetti negativi di un piano che non è certo in linea con i propositi con le dichiarazioni elettorali di Pigliaru. Non possiamo condividere questa vostra riorganizzazione, disegnata a tavolino come se la Sardegna fosse la Toscana o il Piemonte. E come se non bastasse in nove mesi non siete riusciti nemmeno a nominare il direttore generale dell’Areus. Chi pagherà i danni che state facendo ai sardi? Chi pagherà per i vostri errori marchiani, che costellano questo benedetto piano? Non sono barzellette ma ci stiamo avvicinando”.

Sempre dai banchi dell’opposizione  è intervenuta l’on. Alessandra Zedda (FI) e ha parlato degli emendamenti: “Quando si citano le leggi bisognerebbe capire se sono affini alla norma e poi applicarle. Come rendiamo applicabile il DM70 con la riorganizzazione che state mettendo in piedi? E come pensate di applicarlo per alcuni ospedali e non per altri? Bisognava armonizzare la norma ministeriale con la nostra specialità e invece non è stato fatto”.

Per FLI ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu, che ha sollevato “un problema generale per l’Aula. Ricordo Francesco Pigliaru che citò Luigi Einaudi nella prima seduta: vi pare che quest’Aula sia davvero in grado di deliberare? Non conosciamo nemmeno i conti della Sanità nel 2016”.

Per l’on. Giorgio Oppi (Udc) “non è accettabile che si dica che una struttura come Ematologia debba essere trasferita prima a ottobre, poi a novembre e ora a gennaio. Dovete evitare la confusione e darci un quadro di quel che accadrà. Ormai nessuno sa più nulla, manco se la Dialisi rimarrà a Iglesias o se andrà a Carbonia. Manca tutto, compresa la sensibilità verso i pazienti. Noi ritireremo questo primo blocco di circa 80 emendamenti soppressivi, fermo restando che agiamo alla luce del solo. Non come altri, che fanno ricomparire ciò che era già stato sparire”.

Il PDS ha preso la parola con l’on. Augusto Cherchi e ha detto: “La dotazione dei posti letto secondo il DM70 è un valore dal quale ci discostiamo al ribasso e lo facciamo tenendo conto anche dell’ospedalità privata.  Anche i tassi di occupazione per posto letto sono al di sotto della media nazionale ma dal 2011 stiamo andando a ridurre i tassi di occupazione mettendoli in linea con quelli nazionali”.

Forza Italia ha annunciato con il suo capogruppo Pietro Pittalis che “manterrà tutti i suoi emendamenti e parlerà su tutti gli emendamenti. Lo hanno detto prima di noi le organizzazioni sindacali e le organizzazioni di categoria, lo hanno detto i cittadini con i loro comitati: la riforma che state proponendo è sbagliata e fa soffrire soprattutto le aree interne della Sardegna.  Le conseguenze che rischia di produrre questo piano sono fortemente gravi e pregiudicano una sanità di qualità per tutti i cittadini sardi. Compreso quel cittadino arrivato col codice verde al Santissima Annunziata di Sassari  che è morto poco fa a Sassari in codice verde in attesa di essere visitato. Spero che su questo l’assessore Arru indaghi e individui la responsabilità, se c’è una responsabilità. Avete i numeri per approvare questo atto: fate pure. Noi non chiederemo il voto segreto, vogliamo che emerga tutta la vostra responsabilità”.

L’on. Busia (Cps) ha chiesto all’assessore Arru alcuni chiarimenti sui posti letto in Gallura. L’assessore Arru ha espresso il cordoglio per i fatti riferiti dall’on. Pietro Pittalis: “Ho chiesto informazioni e avrò maggiori dettagli su quanto è successo. Riferirò all’Aula e intanto all’Aula chiedo maggiore serenità. Non è vero che c’è un primario che si è dimesso: c’è un primario che va in pensione e si assenterà in anticipo perché ha centinaia di giorni di ferie arretrati. Diciamo anche che è di oggi la notizia secondo cui la stroke unit del Brotzu è stata inserita tra le prime dieci strutture italiane. Ecco, noi cerchiamo di fare ragionamenti articolati e di dire le cose come stanno, seguendo un fondamento scientifico nella programmazione sanitaria”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione l’emendamento soppressivo 4 (Pittalis – Truzzu), che è stato respinto.

Bocciati anche il 601 e il 602.

Sui posti letto del “Mater” di Olbia sono intervenuti gli onorevoli Luigi Ruggeri (Pd), Annamaria Busia e Francesco Agus (Cps) per chiedere questi ultimi una diversa formulazione dell’inciso contenuto nel testo. E’ intervenuto per chiarimenti anche il presidente Ganau e a seguire anche l’on. Oppi, secondo cui “è opportuno precisare meglio che i posti letto per la Sardegna sono 3,55 ogni mille abitanti”.

Approvato il testo del capitolo 1. 

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione del secondo capitolo (Contesto regionale).

Il vice presidente della commissione Sanità Edoardo Tocco (Forza Italia) ha affermato che «la distribuzione territoriale del sistema sanitario regionale mette in primo piano la necessità di un servizio efficiente di emergenza urgenza, che però ancora non esiste, ragione di più per fermarsi e sospendere l’esame del provvedimento, considerato che il sevizio di elisoccorso partirà concretamente non prima di un anno». In questa fase, dunque, a giudizio di Tocco «saranno particolarmente esposti proprio i presidi ospedalieri più piccoli e marginali, sia dell’interno che nelle zone costiere; la riflessione che sollecitiamo ha perciò lo scopo di dare spazio alle richieste dei sardi che vivono nei piccoli centri ed hanno una situazione di grande difficoltà».

Sempre per Forza Italia, il vice capogruppo Marco Tedde ha definito il secondo capitolo del documento «quello che evidenzia di più, in negativo, le tante peculiarità della Sardegna, per cui è stato un grave errore utilizzare i modelli di altre Regioni profondamente diverse dalla nostra ed inoltre, con il sistema ipotizzato, non sarà possibile rispendere alla domanda di salute dei sardi, nemmeno negli hub di Cagliari e Sassari perché soprattutto quello sassarese è sottodimensionato». Insomma, ha sintetizzato Tedde, «emerge uno scenario di fondo preoccupante aggravato dal fatto che ancora oggi, dopo nove mesi, non esiste il settore dell’emergenza-urgenza solo a causa di problemi politici interni alla maggioranza o al Pd, situazione che però non deve interessare l’assessore, chiamato comunque a dare risposte».

Alessandra Zedda, anch’essa vice capogruppo di Forza Italia ha segnalato che, «mentre a parole si tiene in considerazione il problema dell’insularità, poi se ne prescinde in modo evidente perché, ad esempio, i due poli principali non hanno dotazioni adeguate e non si intravede una approfondita analisi socio economica dei diversi territori; da ciò emerge la mancanza di un ragionamento omogeneo e coerente che dia sostanza al problema dell’insularità e dei territori più marginali dell’Isola».

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha ribadito quanto dichiarato in precedenza, nel senso che «che da premesse di segno positivo condivisibili discendono conseguente totalmente opposte ed anzi, di fatto, si stanno creando le basi per un forte accentramento di servizi sui due poli con l’impoverimento della Sardegna centrale, già povera e meno coperta dai servizi essenziali, continuando ad alimentare malessere e spopolamento». La Sardegna invece, ha sostenuto, «deve essere considerata un unicum territoriale con una marcata interdipendenza funzionale fra tutti i territori, per realizzare equità di servizi e garanzie di sussidiarietà verso i più deboli». In conclusione, Usula ha citato l’esempio della Puglia dove si è privilegia la buona organizzazione rispetto alla mappa della distribuzione della popolazione, «nonostante la Puglia abbia caratteristiche morfologiche molto diverse dalla Sardegna e ben quattro Regioni confinanti ai quali i cittadini possono rivolgersi»

Al termine di quest’ultimo intervento il Consiglio, dopo aver respinto tutti gli emendamenti presentati, ha approvato il secondo capitolo e, successivamente, anche il terzo (Rete ospedaliera attuale) ed il quarto (Ricorso all’ospedale).

Concluse le votazioni, il presidente ha tolto la seduta comunicando che la commissione Sanità riprenderà i suoi lavori domattina alle 10.00 per proseguire l’esame degli emendamenti.

Il Consiglio regionale, invece, è stato convocato per martedì prossimo, 10 ottobre, alle ore 16.00.

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Dura presa di posizione di 13 consiglieri regionali di maggioranza e minoranza sul futuro della Conservatoria delle Coste.

«La Giunta non può decidere il futuro della Conservatoria delle Coste, peraltro cambiando idea troppo spesso, cercando di sostituirsi al Consiglio regionale – sostengono in un’interpellanza rivolta al presidente della Regione e all’assessore dell’Ambiente, 13 consiglieri regionali di diverse forze politiche Emilio Usula, Christian Solinas, Antonio Gaia, Angelo Carta, Pierfranco Zanchetta, Luca Pizzuto, Eugenio Lai, Daniele Cocco, Paolo Flavio Zedda, Francesco Agus, Fabrizio Anedda, Raimondo Perra ed Alfonso Marras – che, nel documento, ripercorrono le vicende della Conservatoria, istituita con una legge regionale del 2007 e commissariata con successivi provvedimenti di proroga fin dal 2014.»

«Con la nomina del primo commissario che risale a circa 3 anni fa – sottolineano i consiglieri – la Giunta aveva approvato un disegno di legge che prevedeva l’abrogazione della legge istitutiva ed il trasferimento di competenze all’assessorato dell’Ambiente ma il mandato del commissario insediato il 7 settembre scorso è profondamente diverso, perché viene ipotizzato il passaggio all’assessorato degli Enti locali ed urbanistica.»

Un percorso contraddittorio e tortuoso sul quale occorre fare chiarezza nel metodo e nel merito, concludono i firmatari dell’interpellanza. Nel metodo, «perché non si possono aggirare le prerogative del Consiglio e, nel merito, perché l’inutilità della Conservatoria è tutta da dimostrare, dato il successo di molte esperienze internazionali che invece hanno individuato analoghi organismi come strumenti efficaci di gestione delle aree di conservazione costiera; nello specifico, inoltre, dovrebbe essere evidente – concludono Emilio Usula, Christian Solinas, Antonio Gaia, Angelo Carta, Pierfranco Zanchetta, Luca Pizzuto, Eugenio Lai, Daniele Cocco, Paolo Flavio Zedda, Francesco Agus, Fabrizio Anedda, Raimondo Perra ed Alfonso Marras – l’interesse della nostra Regione alla costituzione di un demanio costiero sardo».

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La quarta commissione (Governo del territorio) presieduta da Peppino Pinna (Udc Sardegna) ha approvato, con l’astensione della minoranza, il programma di rimodulazione del Piano delle infrastrutture, per un importo complessivo di oltre 15 milioni di euro.

«La rimodulazione – ha spiegato l’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini – si è resa necessaria per rispettare i tempi molto rigidi di realizzazione degli interventi programmati, che dovranno essere completati entro il 2022, una scadenza apparentemente lunga ma in realtà molto vicina, se si considerano la grande complessità della normativa in materia e la difficoltà dei soggetti attuatori (enti locali, enti strumentali della Regione e la stessa Anas) di predisporre le diverse fasi della progettazione (preliminare, definitiva ed esecutiva) e le gare.»

«Gli uffici – ha aggiunto Edoardo Balzarini – hanno quindi selezionato i settori di intervento e le opere da eseguire con un approccio dinamico, rivolto a quelle progettazioni di taglio minore nel contrasto al rischio idrogeologico, nella viabilità, nel servizio idrico e nella ricostruzione di strutture pubbliche distrutte da calamità naturali, che più di altre presentano procedure semplici e possibilità di spendere le risorse nei termini programmati.»

«Forniremo alla commissione – ha concluso l’assessore – tavole di dettaglio con le quali sarà possibile seguire in tempo reale l’andamento delle diverse opere, sia dal punto di vista procedurale che da quello finanziario anche se, sullo sfondo, resta il grande problema della progettazione che spesso rappresenta un ostacolo insormontabile nella realizzazione delle opere in tempi ragionevoli». «Su questo aspetto – ha concluso – abbiamo preparato un disegno di legge all’esame della commissione e del Consiglio, che contiene molti aspetti innovativi fra i quali la creazione di una unità di progettazione.»

Nel dibattito successivo alla relazione dell’assessore hanno preso la parola diversi consiglieri regionali: il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ed i consiglieri Antonello Peru (Forza Italia), Salvatore Demontis, Antonio Solinas e Giuseppe Meloni (Pd), il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco ed il consigliere dello stesso gruppo Eugenio Lai, la consigliera Annamaria Busia (Misto-Cd).

In particolare, il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha chiesto una audizione degli assessori dei Trasporti, Carlo Careddu, e dell’Ambiente, Donatella Spano: il primo per fare il punto sul nuovo servizio di collegamento con le isole minori e la seconda sulla situazione dei parchi nazionali della Sardegna.

Anche Antonello Peru di Forza Italia ha sollecitato la presenza in commissione dell’assessore dei Trasporti, ma per avere notizie sulla copertura finanziaria del programma di elettrificazione della rete ferroviaria del Nord Sardegna lungo le direttrici principali Sassari-aeroporto di Alghero, periferia del capoluogo del Nord Sardegna e zona di Sorso.

Il vice presidente della commissione Antonio Solinas (Pd), rilanciando il problema dei 28 sindaci che rivendicano una gestione autonoma del servizio idrico rispetto ad Abbanoa Spa, ha lamentato la mancanza di “rispetto istituzionale” per la delibera adottata dall’Egas che obbligherebbe quei Comuni a far parte del gestore unico, nonostante un confronto aperto da tempo con la commissione per individuare una soluzione condivisa.

Sul punto, l’assessore Edoardo Balzarini ha comunicato che breve si terrà una riunione con gli amministratori locali interessati, precisando inoltre che «la delibera dell’Egas è in realtà un atto di indirizzo che non ha valore esecutivo». «Ci sono quindi margini di dialogo- ha aggiunto – anche se il problema è tecnicamente complesso e ci sono pareri contrastanti».

Il presidente della commissione Peppino Pinna, infine, ha rassegnato le dimissioni dalla sua carica per motivi di salute, assicurando che comunque continuerà a partecipare alle sedute. Tutti i componenti hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto, formulandogli gli auguri di pronta guarigione.

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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli della proposta di ridefinizione dalla rete ospedaliera della Regione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito la discussione generale sul Documento n. 16/XV/A-Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna.

Il presidente ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Michele Cossa, dei Riformatori sardi. Michele Cossa ha ribadito la necessità di una riforma più volte espressa dal suo gruppo ed ha aggiunto che, anzi, «andava fatta prima, con più risorse e meno problemi, ma la proposta della Giunta è profondamente sbagliata perché andavano studiate innanzitutto le cause profonde del disavanzo riconducibili in buona parte all’handicap dell’insularità». Inoltre, ha proseguito, «è una riforma sbagliata nei tempi perché la Giunta ha cincischiato per tre anni ed oggi pretende di cambiare marcia nell’ultimo anno di legislatura, ha tralasciato la rete dei servizi territoriali che viene prima della rete ospedaliera, sbagliata nel merito e nella sostanza, non per la centralizzazione di servizi amministrativi ma perchè si è premiato chi demerita e non chi lavora bene, sbagliata anche perché non taglia dove si serve, protegge poteri sanitari amici, ignora eccellenze, compiace il politico locale sui territori, conserva reparti finti e chiude reparti veri, mette gli uni contro gli altri, fa scempio infine di buone pratiche peggiorando la qualità sanità sarda».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) all’inizio ha riposto all’intervento del collega Stefano Tunis «che ha cercato di leggermi nel pensiero sbagliando tutto» ed ha ribadito con forza «che il disavanzo nella sanità c’era e c’è, era di 390 milioni nel 2012 ed è sceso a 320 nel 2016; questo significa che la riforma deve essere fatta presto e bene ed anzi è responsabilità del centro destra non averla fatta, ma questo non è l’unico motivo per un profondo cambiamento, il vero motivo è quello di avere gli stessi diritti di ogni cittadino italiano perché ora siamo agli ultimi posti per livelli di assistenza». Ogni riforma, a giudizio di Sabatini, «porta con se lamentele e mette in competizione i territori, però noi abbiamo un sistema che spreca troppe risorse e non garantisce una assistenza omogenea in tutto il territorio e questa è una preoccupazione che da tempo attraversa maggioranza e opposizione». Varare una nuova rete ospedaliera, ha aggiunto il presidente della commissione Bilancio, «è un atto fondamentale di programmazione dopo una stagione in cui otto Asl hanno operato come otto imperi senza alcun contatto fra di loro e noi stessi più volte abbiamo tutti parlato di doppioni che si sovrapponevano, di ricoveri impropri, di spese non necessarie, di sotto utilizzo di reparti e posti letto senza tuttavia cambiare questo stato di cose, col risultato che in Sardegna ci sono ancora oggi cittadini di serie A e cittadini di serie B, uno stato di cose che dobbiamo assolutamente cambiare».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha iniziato il suo intervento definendo il progetto di riforma «un documento di programmazione insufficiente, contraddittorio, velleitario e confuso che non produce un grande risultato perché ogni componente della maggioranza ha tutelato il suo territorio, attirando critiche da più parti (comprese quelle legate al centro sinistra) fino all’ex assessore Dirindin, insomma tutti scontenti dai medici agli infermieri alle autonomie locali, tutti soggetti che meritavano una ben diversa considerazione». Per quanto riguarda il ruolo dell’opposizione, Oppi ha ricordato che «ha cercato di migliorare il progetto, e sarebbero servite tabelle di comparazione per sapere com’era e come sarà il sistema ma nessuno ce le ha fornite, configurando un contesto che non permette di capire dove si interviene e che lascia in vita strutture con pochissimi posti che non sono sostenibili e non garantiranno assistenza adeguata ai pazienti». Inquadrando la riforma sotto il profilo giuridico e normativo il consigliere Giorgio Oppi ha citato «il dl 179 del 2009, in vigore come sancito recentemente dalla Cassazione, che mantiene a sua volta in vigore un impianto normativo sull’organizzazione interna degli ospedali su cui Sardegna non ha deliberato e che ora espone la riforma a possibili ricorsi». Ma l’aspetto più negativo della riforma, ha continuato, «è che il direttore generale dell’Ats è stato lasciato solo dalla politica che ha messo le persone peggiori nei posti migliori, approvando una riforma zoppa non supportata da una analisi dei dati e della situazione reale, con le unità di pronto soccorso al collasso con sette ore media di attesa, primari costretti a bloccare gli interventi per mancanza di farmaci, l’Areus bloccata da mesi  per dissidi interni alla maggioranza, la gara elisoccorso mandata avanti con superficialità senza tener conto dei pareri tecnici, il Mater Olbia ancora in alto mare». In definitiva, ha concluso, «la sanità crea e la sanità distrugge, e non credo che la riforma sarà riformata come chiedono i Sindaci».

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha respinto in apertura «la valutazione totalmente negativa della riforma della rete ospedaliera, nei confronti della quale si fa un certo processo alle intenzioni, utilizzando elementi di incertezza e paura che spesso accompagnano i momenti di crisi». Inoltre, ha insistito, «è sbagliato contrapporre territori e attribuire alla riforma il solo obiettivo di risparmiare, il problema non è che si spende troppo, è che si spende male perché non puntiamo abbastanza sulla appropriatezza dei ricoveri e delle prestazioni e non utilizziamo in modo efficiente il personale, che peraltro supera del quattro per cento gli standard nazionali». Quanto all’estensione geografica, secondo Ruggeri «non conta in assoluto se non in considerazione ai percorsi di emergenza, perché ogni ospedale deve avere la sua missione in relazione alle capacità, indirizzando i pazienti verso le strutture migliori proprio per garantire la migliore salute delle persone». La riforma, ha detto ancora Ruggeri, «in inserisce nella cornice della normativa nazionale che è il frutto di importanti acquisizioni scientifiche, ma se ne discosta in modo molto significativo con deroghe importanti come quelle per i punti nascita e, a livello complessivo, mettendo a punto un sistema che dà risposte di qualità e, soprattutto, non confonde gli interessi della popolazione con quelli di alcuni primari, segno che la classe politica ha mostrato la consapevolezza di andare oltre e guardare avanti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha dichiarato di non avere «la verità in tasca» ma comunque in questa riforma ci sono a suo avviso «errori macroscopici attribuibili al fatto che, ancora una volta, la direzione politica della Regione si è sostanzialmente adeguata alla normativa nazionale e sarebbe interessante capire se anche le tante diversità italiane sono adattabili a quello schema». Noi, ha ricordato Attilio Dedoni, «paghiamo sanità e trasporti ma spendiamo male e prediamo a modello realtà come Lombardia ed Emilia Romagna profondamente diverse dalla nostra Sardegna, anche per queste ragioni la riforma peggiorerà la sanità sarda proprio perché non è stata pensata per la nostra specificità regionale e non presta sufficiente attenzione alla territorialità, indispensabile per conoscere il vero fabbisogno di salute dei cittadini sardi». Ci stiamo incamminando, ha concluso, «verso la solita riforma che alla fine imbottiremo di tutto con l’ennesimo emendamento di sintesi, che non inciderà sui nodi strutturali della sanità regionale».

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha rivendicato la sua autonomia intellettuale, ricordando di non esser mai stato tenero nei giudizi «senza fare sconti nemmeno all’assessore Arru, perché vengo dalle cosiddette aree disagiate come la Gallura che meriterebbero maggiore attenzione». Sul piano generale, Zanchetta ha sostenuto che «è vero che la colpa della sanità in un certo senso è di tutti ma non è corretto riversare tutte le colpe a questa maggioranza, perché la riforma va valutata nel merito evitando interpretazioni strumentali e cadute di stile come la definizione di rifogna sanitaria, a testimonianza di un atteggiamento che ha determinato in buona parte l’errata percezione della riforma da parte della popolazione». La sanità, al contrario, per Zanchetta «va maneggiata con cura soprattutto in Sardegna dove c’è bisogno di razionalizzare la spesa migliorando la qualità e questo è welfare riformista che punta al potenziamento dei piccoli ospedali, a cominciare da quelli della Gallura dove non si possono tagliare troppi servizi perché altrimenti faremmo scoppiare Olbia e non ce lo possiamo permettere per le decine di migliaia di pazienti che gravitano sul territorio nel periodo estivo». Il successo della riforma, ha sintetizzato il capogruppo di Cps, si giocherà «sulla valorizzazione della qualità di medici e personale ospedaliero che deve concorrere alla buona riuscita della legge». La madre di tutte le polemiche, ha concluso, «è il punto nascita di La Maddalena che siamo impegnati a riaprire in condizioni ancora definire  ma, comunque, a condizione che l’assessore assuma l’impegno di chiedere una deroga al ministro Beatrice Lorenzin, come per la camera iperbarica e la pediatria».

Per il consigliere Giovanni Satta (Misto) «la sanità non è di destra né di sinistra, un po’ come il problema dei pastori e la stiamo affrontando col peso degli errori di almeno trent’anni; personalmente, ho creduto nell’Ats tanto è vero che su quella parte del provvedimento mi sono astenuto, però finora non si sono visti risultati». La riforma della rete ospedaliera è necessaria ed il ruolo del direttore generale Moirano doveva essere inattaccabile, ha detto Satta, «ma poi abbiamo assistito all’emersione di tanti e troppi campanili, ed è vero che quando si cerca di fare tutto e poi non si fa niente, come dimostrano tanti esempi, da Ozieri ospedale parcheggio per pazienti in attesa di trasferimento, al ridimensionamento di Tempio, alle strutture sotto utilizzate a Sorgono, a San Gavino dove si vuol realizzare un presidio pari a quello di Olbia ma con una ben diversa popolazione, ai risparmi concentrati in alcuni punti del sistema e completamente dimenticati in altri». Sono tutti problemi che vanno affrontati, ha affermato Satta, «e non credo che ci siano le condizioni per una nuova apertura di credito da parte mia, spero però che la discussione sia utile a chiarire questi aspetti con una legge giusta per tutti, senza dimenticare la difficile situazione di molti lavoratori a cominciare da quelli ex project di Nuoro».

Dopo l’on. Giovanni Satta ha preso la parola l’on. Daniele Cocco (Art. 1 – Sdp), che ha detto: “La legge sulla riforma della rete ospedaliera dovrà avere come stella polare alcuni principi. E in particolare uno: quello di uguaglianza delle prestazioni erogate nei singoli territori. Sinora non è accaduto così e i cittadini si sono divisi tra quelli che hanno potuto curarsi a pagamento e chi non si è curato proprio. Cominciamo intanto a diminuire i tempi spaventosi delle liste d’attesa e chiediamo ai manager di garantire le stesse prestazioni negli stessi servizi. Mi sembra invece che intorno a questi manager ci sia un cerchio magico e ci siano le solite persone, che dal 2014 a oggi non hanno certo contribuito a ripianare il debito della sanità sarda. Del quale non si conoscono manco i valori.

E’ possibile che ci vogliamo dieci mesi per fare una colonscopia? E’ accettabile che la sanità risponda in modo diverso a seconda dei territori? Come mai ancora non è stata fatta la nomina dei dirigenti dell’Areus? L’oratore ha proseguito esprimendo preoccupazione per il futuro dei servizi del San Francesco di Nuoro e dell’ospedale di Ozieri.

Ha preso poi la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha detto: “Il riordino della rete ospedaliera è un fatto coraggioso ma tutti i buoni propositi si infrangono davanti al fatto che non si è considerata la viabilità sarda e la condizione reale dei territori e dei Comuni della Sardegna. In questo modo si crea un solco sempre più profondo tra Cagliari e Sassari da una parte; e il resto dell’Isola, dall’altra. Un progetto privo di valutazione sull’appropriatezza dei ricoveri: l’unica finalità è una sforbiciata sul budget della Sanità, in particolar modo sulla Barbagia e sul Sulcis, che perdono posti letto e unità specialistiche. E così anche in Ogliastra, nel Sarcidano e nel Sarrabus e Gerrei. 

Il rischio evidente è una desertificazione dei centri dell’interno e un parallelo indirizzamento dei pazienti verso Sassari e Cagliari e anche fuori dalla Sardegna. Siamo pronti a scommettere che il sistema durante le feste natalizie non sarà in grado di reggere l’urto, soprattutto nei pronto soccorso”.

Per l’oratore “questo piano è stato concepito a tavolino più che pensato sulla base delle reali esigenze della gente”.

Ha preso poi la parola  l’on. Annamaria Busia (Cd), che si è detta “favorevole a una riforma della rete ospedaliera. Ed è questo il momento e il luogo per adottare i correttivi. Non accettiamo strumentalizzazioni per la nostra richiesta di dimissioni dell’assessore Arru sulla vicenda del project di Nuoro: si tratta di una coincidenza temporale legata alla decisione del Tar. Ma non rinunciamo nemmeno a dare il nostro contributo a migliorare un testo che ha delle evidenti criticità”.

Per l’on. Annamaria Busia “il documento ha una struttura organizzativa distorta che conducono a conclusioni non uguali  poiché si ignorano fattori dei territori. Il documento, poi, manca in toto di un’analisi economico finanziaria in rapporto agli obiettivi di salute.  Tanto che le comunità distanti dagli ospedali di eccellenza vengono del tutto tagliate fuori e non si comprende come possano essere definiti i risparmi della riforma”.

A nome del Pds ha parlato l’on. Gianfranco Congiu, che ha premesso: “Rappresento una forza politica  che ha l’ambizione di costruire un governo statuale e per questo ogni giorno applico il principio che nessun sardo deve restare indietro. Noi crediamo nella perequazione e cerchiamo di applicare questo credo a tutti i grandi processi e alle grandi riforme come questa.  In commissione Sanità abbiamo lavorato così, con questo spirito. Se lo schema di questo testo è aperto, allora siamo sulla buona strada, anche per rivedere le norme che riguardano i pronto soccorso e il loro funzionamento. Vogliamo anche chiarire quali sono le regole per la ridefinizione dei servizi. C’è da parte della maggioranza una volontà di ridiscutere questa riforma, al di là del fatto che è ancora possibile presentare emendamenti? Mi impegnerò sino allo spasimo perché il confronto e l’impegno che sollecitiamo al presidente e all’assessore si traducano in atti migliorativi”.

E’ intervenuto poi il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, che ha premesso: “Questa riforma ha suscitato dibattito in tutta l’Isola e non poteva che essere così, visto il valore di questo provvedimento. La proposta di riordino manca da quasi due decenni: da allora più nulla. Fare una riforma, soprattutto nel settore sanitario, non è mai stato semplice”. L’esponente dem ha proseguito: “In una materia complessa come questa nessuno ha la verità in tasca e c’è davvero bisogno del contributo di tutti. Ma è importante realizzare la rete ospedaliera perché ce lo impone il DM 70: in difetto saremo commissariati. E allora la vogliamo utilizzare la nostra specialità e il nostro ruolo di legislatori? Se non lo facciamo noi saranno altri a fare le scelte aziendali sanitarie. Non è accettabile che qualcuno sia così poco rispettoso da usare termini come la “rifogna sanitaria”: evitiamo di fare un braccio di ferro se anche dentro la maggioranza ci sono legittime posizioni differenti. E c’è tutto il tempo per dialogare e presentare gli emendamenti, fuori e dentro le istituzioni”.

“Nel merito tengo a chiarire che gli ospedali restano gli stessi, classificati diversamente a seconda delle caratteristiche e dei territori. E i posti letto praticamente rimangono uguali. In più avremo le ambulanze volanti dell’elisoccorso”.

Per l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, “a tratti il dibattito sembra surreale con la maggioranza non nasconde – ed è un dato positivo – le contraddizioni che già i sardi hanno manifestato in altre sedi sul contenuto di questa riforma della rete ospedaliera. Non contrasteremo questo testo per partito preso ma perché la riforma non piace. Ed è facile dirlo in piazza, cari colleghi di maggioranza: dovete dirlo anche qua e non fare finta di nulla. Gli elettori sanno benissimo che nessuno di questa maggioranza potrà tirarsi fuori: avete precise responsabilità e qui siamo all’epilogo. Certo che il DM 70 del 2015 è un atto dovuto ma è l’effetto di una riforma che avete votato, quella di accorpamento delle aziende sanitarie. Questi modelli di razionalizzazione che avete adottato vanno bene forse in Emilia o in Lombardia: non in Sardegna. Altro che parlare in inglese: dite la verità ,state svuotando il centro Sardegna e concentrando tutto su Cagliari e Sassari. Siete voi che contribuite allo spopolamento, altro che. Noi contrasteremo questa visione riformatrice e il vostro sistema, che deve essere superato”. L’esponente di Forza Italia ha ricordato che la spesa sanitaria “assorbe da sola più del 50 per cento della Regione e se ne fanno carico da soli i contribuenti sardi dal 2007, a seguito di quella sciagurata operazione tra Soru e Prodi. Continuate a ragionare da italiani, sacrificando gli interessi dei sardi. Noi no: senza retorica vi dico che state facendo correre seri rischi ai sardi”.

Ha preso la parola anche l’assessore della Sanità, Luigi Arru, che ha premesso di aver ascoltato tutti gli interventi e si è chiesto: “Abbiamo letto tutti lo stesso documento? L’obiettivo della legge della rete ospedaliera non sono i conti e io che sono molto attento a parlare con tutti, io che non voglio cancellare trenta anni di professione medica, voglio ora che chi mi accusa di creare chirurghi di serie A e di serie B mi chieda scusa. Perché non è vero. Nessuno intende discriminare nessuno: né il personale della sanità né i pazienti. Perché non controlliamo gli accessi di ogni pronto soccorso sardo? Troveremo molte risposte interessanti. Non chiuderemo ospedali, grazie ai criteri del DM70: le chirurgie d’urgenza sono tutte garantite in tutti i presidi dell’Isola. E per la prima volta abbiamo una rete che dà risposte omogenee ai politraumi, agli infarti del miocardio, agli ictus in tutto il territorio. Abbiamo chiarito che l’ospedale di comunità è la cerniera del territorio: leggete tutto il documento, non soltanto alcune pagine. E vedrete che diamo risposte a Isili, al Mandrolisai, all’Ogliastra che pure ha 29 abitanti per chilometro quadrato eppure i tempi di accesso al pronto soccorso sono superiori all’ora”.

Per quanto riguarda l’elisoccorso l’assessore Luigi Arru ha detto: “Abbiamo fatto il bando, abbiamo previsto tre basi aeroportuali. Abbiamo fatto tutto quello che deve essere fatto. La nostra giunta tutela le popolazioni e la loro salute: non c’è un calcolo ragionieristico che anima le nostre azioni. Ed è curioso che non ci sia stato un solo sindaco a chiedermi come si procede e con quali tempi davanti a un ictus”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato all’Aula che gli emendamenti potranno essere presentati entro le 10 di venerdì 29 settembre.

Per dichiarazione di voto è intervenuto l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna): “Il testo oggi in votazione aderisce al programma ministeriale del DM 70 ma è chiaro che saranno necessari correttivi che dobbiamo adottare nei prossimi giorni. Non apprezzo le incongruenze e i troppi non detto e non scritto. Ed è anche parecchio difficile pensare di emendare un testo omogeneo come l’atto”.

Sempre per dichiarazione di voto è intervenuto  Emilio Usula (Rossomori – Misto) che ha detto di essere preoccupato perché il primo livello potenziato per Nuoro è l’anticamera del depotenziamento. Questo depotenziamento si vede già – ha aggiunto – con la scomparsa nella zona  di strutture complesse. Devo ribadire la preoccupazione della sanità nuorese anche dopo la sentenza del Tar sul project. Emilio Usula ha chiesto all’assessore Arru quali azioni la Regione intende portare avanti per la  sanità nuorese anche dopo la sentenza del Tribunale amministrativo regionale.

Alfonso Marras (Udc) ha detto che questa riforma è un atto irricevibile perché crea cittadini di serie A e di Serie B. E’ un atto di “De profundis” per la sanità sarda perché mortifica molti territori. Ci saremmo aspettati – ha sottolineato – altra attenzione: questo documento impatterà negativamente su molte zone della Sardegna. Anziché tagli ci sarebbe necessità di nuovi servizi. Il voto è contrario.

Gianfranco Congiu (Partito dei sardi), sull’ordine dei lavori, ha chiesto al presidente Ganau chiarimenti sulla procedura .  Il presidente ha risposto che si stavano seguendo le decisioni prese in Conferenza dei capigruppo. 

Il capogruppo del partito dei sardi, per  dichiarazione di voto, ha espresso ancora una volta  le sue perplessità sul procedimento che si sta seguendo in aula. Congiu  ha parlato anche di “testo blindato” e ha sollecitato la giunta a dare della risposte. L’assessore Arru ha assicurato la massima disponibilità ad affrontare e a trovare la sintesi sui grandi temi avanzati dal Partito dei sardi.

Domenico Gallus (Psd’Az) ha annunciato il voto di  astensione per coerenza ed obiettività.  Anche per Annamaria Busia  (capogruppo misto)  il voto è di astensione  perché – ha detto – questo provvedimento va rivisto.

Antonio Gaia (Cristiano popolari socialisti) ha annunciato il voto  a favore.  Si tratta – ha  sottolineato – di una scelta coraggiosa. Le leggi si fanno nell’esclusivo interesse dei cittadini non a favore di un territorio. 

Per Christian Solinas (Psd’Az) la riforma è necessaria  ma questa ridefinizione della rete ospedaliera non è un a vera riforma. Farà aumentare i costi e peggiorerà i servizi.  I sardisti votano contro.

II passaggio agli articoli è stato votato dall’aula (votanti 48, sì 30, no 18). In chiusura di seduta il presidente Gianfranco Ganau ha ricordato che il termine ultimo per presentare gli emendamenti è  venerdì 29 settembre alle ore 10. Il Consiglio è convocato martedì 3 ottobre alle 16.00, la Sesta commissione si riunirà martedì 3 ottobre, alle ore 10.00.