15 December, 2025
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Domenica 19 ottobre è stata commemorata, con una breve e sentita cerimonia nel piazzale del parcheggio del supermercato LIDL, la tragedia mineraria di Schisòrgiu in cui perirono 14 minatori e 8 rimasero feriti, nel più grave incidente sul lavoro mai accaduto in Sardegna. Certamente i poveri lavoratori carboniferi meritano un luogo più dignitoso ed idoneo di un piazzale per parcheggio come, ad esempio, la sistemazione di un terreno che si trova all’esterno dell’area recintata. Su questa ipotesi c’è un accordo di massima con l’attuale civica amministrazione di Carbonia ed interlocuzioni con un proprietario del suddetto terreno vicino. Si vedrà come andrà a finire.

La cerimonia è iniziata con il discorso introduttivo di Pierino Agus, presidente dell’associazione Amici della Miniera, che si occupa da alcuni anni anche di questa sentita celebrazione. Pierino Agus ha ricordato che la tragedia mineraria di Schisòrgiu si colloca tra i tanti incendi sul lavoro accaduti nel bacino carbonifero del Sulcis nel quale vi furono numerosissimi feriti e oltre 450 minatori morti, in ricordo dei quali si sta pensando di sistemare proprio un Memoriale monumentale, con i nominativi dei caduti, in uno spazio della Grande Miniera di Serbariu. Su questa idea sembrerebbe che sia d’accordo la stessa amministrazione civica di Carbonia ed è probabile che possa essere invitato all’inaugurazione del Memoriale il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con alte cariche dello Stato, rappresentanti del governo e delle due Camere, della nostra Regione Autonoma della Sardegna, di personalità religiose, militari e civili.
Subito dopo, come componente dell’associazione Amici della Miniera, ho ricordato le vere ragioni di queste tragedie. In una lettera riservata il prefetto di Cagliari, dott. Tito Cesare Canovai, chiedeva all’ing. Enrico Cori, Capo del Distretto Minerario della Sardegna, le ragioni di questi frequenti e numerosi incidenti minerari. L’ing. Enrico Cori rispose alla missiva del prefetto Tito Cesare Canovai, elencando tre cause fondamentali: il rapido incremento della produzione carbonifera giornaliera tanto da dover raggiungere una produzione di un milione di tonnellate all’anno; l’impiego di manodopera non specializzata, senza alcun addestramento e senza formazione professionale; e la deficienza di personale tecnico direttivo in particolare ingegneri soprattutto carboniferi.
Successivamente, a conclusione della cerimonia, il parroco don Giampaolo Cincotti, ha osservato che se questi adempimenti sulla sicurezza nel lavoro fossero stati predisposti dalle società minerarie carbonifere, certamente si sarebbero avuti meno incidenti sul lavoro e molte tragedie minerarie non sarebbero mai esistite.
Infine, guidati da don Giampaolo Cincotti, con le preghiere, i presenti hanno ricordato i poveri minatori caduti, veri martiri del lavoro.
Mauro Pistis
 

E’ stato presentato lunedì 16 settembre, nella sede del Circolo Euralcoop, in piazza Matteotti, a Carbonia, il libro “L’occhio del Duce in casa Matteotti – La spia dell’Ovra Domenico De Ritis”, di Alberto Vacca, prefazione di Giorgio Benvenuto. La presentazione, in una sala piena, presenti Alberto Vacca e Giorgio Benvenuto, è stata moderata da Pierino Agus, presidente dell’associazione “Amici della miniera”.

L’autore del libro, Alberto Vacca, è laureato in Filosofia e Giurisprudenza. Ha insegnato storia nei licei italiani e in un liceo internazionale di Parigi e ha pubblicato vari libri. Vive a Roma.

L’autore della prefazione, Giorgio Benvenuto, è stato segretario del PSI e della UIL, senatore e deputato, presidente della commissione Finanze sia al Senato sia alla Camera.

Chi era Domenico De Ritis? Un grande simulatore e dissimulatore che, nella sua qualità di spia dell’Ovra, rese un grande servizio a Benito Mussolini, neutralizzando l’azione politica della vedova di Giacomo Matteotti, Velia Titta, durante gli anni del regime, e quella di Bruno Buozzi nel periodo della repubblica di Salò. Vissuto sempre nell’ombra, tessendo subdole trame nei confronti delle vittime da lui spiate, uscì indenne dal processo penale e da due procedimenti amministrativi che furono promossi contro di lui nell’immediato secondo dopoguerra. Fu senza dubbio la spia più geniale del regime fascista che, dopo avere svolto attività spionistica per quattordici anni, riuscì persino a farsi cancellare dall’elenco delle spie dell’Ovra pubblicato nel 1946, in cui era compreso il suo nome, e a farsi passare come benefattore della famiglia Matteotti e di quella di Bruno Buozzi.

Prima dell’inizio della presentazione del libro, abbiamo intervistato Giorgio Benvenuto.