19 December, 2025
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Inizieranno con il tour dedicato alla stampa, sabato 28 maggio alle ore 10.00, le giornate di apertura dell’Ex Manifattura Tabacchi. Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, condurranno i giornalisti all’interno della struttura destinata ad ospitare la “Fabbrica della Creatività” per illustrare gli spazi ed i punti salienti della delibera adottata dalla Giunta lo scorso 8 aprile 2016 sulla destinazione della Fabbrica della Creatività.

Porte aperte e visite guidate per il pubblico nella stessa mattina di sabato, dalle ore 11.00 alle ore 18.40 e domenica 29, dalle ore 10.30 alle ore 18.50, per visitare le corti e gli edifici, ascoltare le testimonianze degli ultimi lavoratori della fabbrica e per rendere omaggio alla figura di Pinuccio Sciola, assistendo alla proiezione del documentario di Raffaello Fusaro “Le favole iniziano a Cabras”. Durante le visite guidate, che si snoderanno in gruppi di massimo venti persone, si svolgeranno laboratori per bambini dai 5 ai 10 anni. Il pubblico è invitato a prenotare la visita su www.regionesardegna.eventbrite.com .

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L’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari realizzerà uno spazio dedicato a Pinuccio Sciola al Policlinico Duilio Casula. Lo annuncia il commissario straordinario dell’Aou, Giorgio Sorrentino.

«Si chiamerà Isola Sciola – dice Sorrentino – e sarà una mostra permanente di alcune opere che il grande artista aveva donato qualche anno fa alla nostra azienda.»

L’Azienda ospedaliero universitaria, dice ancora Sorrentino.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha detto che Pinuccio Sciola «ha dato lustro alla Sardegna, con il suo talento e il suo costante impegno culturale, ma è riuscito anche a conquistare una dimensione artistica ampia, con riconoscimenti unanimi senza confini».

«Le sue pietre sonore, simbolo di una potente creatività – ha aggiunto Francesco Pigliaru -, sono conosciute e apprezzate in tutto il mondo ed esprimono il suo rapporto, stretto e indissolubile, con la Sardegna. Pinuccio Sciola ha saputo raccontare, attraverso un’arte originale, il legame vivo con la terra d’origine. Le opere che ci lascia, molte delle quali arricchiscono il bellissimo e suggestivo giardino sonoro di San Sperate, contribuiscono ad alimentare il ricordo di una figura unica nel panorama della cultura sarda e internazionale.»

«La scomparsa di un artista e un intellettuale rivoluzionario come Pinuccio Sciola mi addolora profondamente. La Sardegna perde oggi un pezzo importante della sua arte e identità – ha detto l’assessore della Cultura, Claudia Firino -. Sarà nostro concreto e doveroso impegno tramandare e tenere viva, preservandola, l’eredità che ci lascia con le sue opere e il suo pensiero.»

Il segretario nazionale del Partito Sardo d’Azione, Christian Solinas, a nome di tutti i sardisti, esprime il più profondo cordoglio per la prematura scomparsa del grande ed indimenticabile artista dell’identità e delle tradizioni ataviche della Sardegna. «Pinuccio Sciola – ha affermato il leader sardista visibilmente commosso – ha condotto una vita di testimonianza artistica, culturale e sociale che ben rappresenta la fierezza, la genialità, l’indipendenza di tutto il popolo sardo, che sa parlare un linguaggio universale in grado di confrontarsi, coinvolgere ed affascinare tutto il mondo. Dai murales alle pietre sonore, passando per la musealizzazione dell’intero Paese di San Sperate – ha aggiunto Solinas – il percorso esistenziale di Sciola è stato un patrimonio di ricerca continua e di sperimentazione che dimostra la possibilità di un modello di sviluppo diverso e nuovo per la Sardegna, fondato sulle capacità, la cultura, l’arte e le tradizioni che fanno economia e sviluppo». 

Sulla scomparsa di Pinuccio Sciola, interviene anche Emanuele Cani, deputato del Partito Democratico.

«E’ stato un artista che ha lasciato il segno nel mondo dell’arte e della cultura, capace di portare la sua Sardegna in giro per il mondo. Oggi però la scomparsa di Pinuccio Sciola ci rende tutti un po’ più’ poveri – ha detto Emanuele Cani -. Non possiamo non rendere omaggio ad un grande artista quale è stato Pinuccio Sciola che, con il suo modo di fare e di essere, sempre vicino e attaccato alla terra, la sua terra, ha trasmesso valori importanti come dimostrano le sue numerose opere.»

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Pinuccio Sciola al Festival Jazz 2

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Sciola Venezia Pinuccio Sciola al Festival Jazz 1

Per Pinuccio Sciola 

Estraggo dal mio recente Un delitto fatto bene, il ricordo di una delle  numerose gesta di Pinuccio Sciola.  

Eravamo a Venezia nell’ottobre 1976 per il tema “ambiente come sociale” e Sciola aveva preteso e ottenuto  che l’inserimento dell’esperienza di Paese Museo in quella sezione non dovesse essere la semplice esposizione del materiale audiovisivo, dei murales e delle sculture. «A Venezia bisogna andarci fisicamente, spiegare, mostrare. E non solo con le opere ma con le persone che hanno fatto quelle opere e ci vivono accanto», aveva detto con quel tono che conoscete. «Il decentramento va difeso. Se Venezia non viene in Sardegna, la Sardegna va a Venezia».

E ci aveva trascinati tutti. La Biennale era stata quasi costretta a inserire ufficialmente le esperienze artistiche sarde nel programma, a fare un manifesto, a stilare un comunicato stampa: «La Sardegna porterà nei campi di Venezia una sintesi delle attività culturali che attualmente sono in fermento e che tendono sia al recupero di una cultura da sempre condizionata e oppressa, sia a rappresentare la sintesi di momenti culturali, sociali, politici della Sardegna d’oggi».

Su quattro camion solcano il Tirreno sculture e prodotti artistici, allestimenti scenici, complessi corali, gruppi di teatro gestuale e dialettale, con in testa quelli di San Sperate, suonatori di launeddas, cantori. Un’ottantina di persone, tutti partiti alla disperata, fra cui Leonardo Sole, Mauro Deledda, Lorenzo Puxeddu, Gianfranco Pintore.

Il primo giorno tutto si era svolto in Campo Santa Margherita. Il rione popolare reagisce con ammirato stupore alla contaminazione sarda della piazza: paesaggio sardo rapinato e degradato, canne, cadaveri scolpiti nel legno, impiccati che penzolano dagli alberi, morti bianche, morti di miniera, morti di emigrazione, morti da militarizzazione, morti da inquinamenti; canti, poesie, azioni gestuali, la musica delle launeddas, rappresentazioni teatrali…

Fortissima emozione, successo… Ma qualcosa non va. Sciola alza la voce. «La cultura sarda carica di problemi qui rischia di restare come in un museo. Ci hanno messi in un ghetto, occorre uscirne, andiamo a piazza San Marco. Lì passano tutti, lì lo scontro vero con la nuova cultura sarà inevitabile». Trasportare tutto in vaporetto, discussioni con i vigili: «Non avete il permesso». Ma la Biennale si muove e i cadaveri e le canne si posano nella piazza. Reazioni indescrivibili. Tutti si fermano. Stupore, ammirazione, pensieri angosciosi. Troppo crude quelle morti, quelle sofferenze. Troppo belle, troppo universali per essere solo sarde. «Venezia è marcia, nell’acqua c’è cromo e mercurio, sono anche cadaveri veneziani – grida Sciola -. Bisogna essere rudi per rompere l’incantesimo, questo isolamento che chiamano decentramento – commenta Sole – non siamo più isolati, come inquinamento siamo alla pari. La lezione è tutta qui. In questa rottura, in questa smagliatura…». Viene distribuito un ciclostilato.

«Siamo a Venezia come sardi. I cadaveri che vedete sono l’immagine della nostra realtà presente e della vostra realtà futura. Sono l’immagine della disgregazione economica, sociale, culturale, del popolo sardo, colpito a morte nell’indifferenza generale. Per l’italiano medio la Sardegna è l’isola del silenzio non perché siamo già morti, ma perché nessuno sente o vuol sentire. Il modo migliore per non far sentire è quello di mitizzare una realtà inquietante proiettandola fuori del tempo e dello spazio. A questo scopo serve egregiamente il folklore. I panni colorati del folklore nascondono la deportazione di settecentomila sardi, la distorsione dell’economia attraverso l’impianto di una monocultura petrolchimica che ha soffocato il sistema produttivo dell’isola; la trasformazione della Sardegna in un’immensa base militare Nato, duecentomila ettari sottratti ad agricoltura, pastorizia, pesca, turismo; il terrorismo culturale applicato sistematicamente nelle nostre scuole contro la lingua e la cultura sarda; le nostre Seveso sono il gruppo Sir-Rumianca, l’Anic-Montedison, la miniera di Funtana raminosa che ha inquinato il Flumendosa, la superporcilaia della Planargia, la base atomica de La Maddalena…».

La sera, in Campo Santa Margherita, prima di Parliamo di miniera della mia vecchia Cooperativa Teatro di Sardegna, Lorenzo Puxeddu canta la sua poesia: «… Ischìdadi Sardigna! / Assutta sas lacrimas uddidas / de sos fizos tuos isuliadus / fattu ’e su mundu…».

Prima di ripartire si era andati a venti chilometri dalla città per un convegno nazionale sul decentramento culturale. La Sardegna avava chiesto spazio per un intervento e Pinuccio aveva parlato. Poco. Ma non si era levata coppola. 

La scomparsa di questo gladiatore culturale è una perdita commisurata al bisogno enorme che Italia e Sardegna hanno di fecondare il terreno lasciato incolto dalla delittuosa gestione culturale dell’intero Paese. Cantarne la scomparsa però non serve se non si tessono le lodi anche dei protagonisti meno noti di lui, se non si mette a fuoco, oltre alla sua arte,  la sua preziosa natura di operatore culturale. Una figura presente ancorché poco visibile in Sardegna, terra attraversata e animata non solo allora da una foltissima schiera di artisti e intellettuali atipici, una rete con maggiore presa sulla massa giovanile di altre componenti politiche e sociali. Onorarli di una maggiore attenzione è il miglior elogio della missione culturale di Pinuccio Sciola.

Mario Faticoni

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La Sardegna piange la scomparsa del grande artista Pinuccio Sciola. Nato a San Sperate il 15 marzo 1942, Pinuccio Sciola si è fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo, prima per i murales realizzati a San Sperate, poi per le sue sculture sonore.

Pinuccio Sciola ha iniziato a lavorare nel 1959, a soli 17 anni, da autodidatta, partecipando ad una mostra concorso per studenti e vincendo una borsa di studio che gli permise di frequentare l’Istituto d’Arte di Cagliari. Ha frequentato poi il Magistero d’arte di Firenze e l’Accademia Internazionale di Salisburgo. Nella seconda metà degli anni ’60 ha frequentato l’Università della Moncloa a Madrid ed ha avuto esperienze a Parigi e a Città del Messico. Ha esposto nella più grandi rassegne d’arte nazionali e internazionali.

Nel 1996 ha scoperto e valorizzato la musicalità della pietra. Ha realizzato opere che sono state esposte, oltre che in Italia, in Germania, Spagna, Ungheria, a Cuba, in Cina e in tanti altri paesi.

Nel 2013 ha partecipato, con le sue opere e la sua musica, al festival internazionale “Ai confini tra Sardegna e Jazz”. Le sue opere sono veri e propri strumenti musicali e fonte di ispirazione per artisti, musicisti e compositori.

Pinuccio Sciola al Festival Jazz 2Pinuccio Sciola 1Pinuccio Sciola 2 Pinuccio Sciola 3 Pinuccio Sciola 4 Pinuccio Sciola 5 Pinuccio Sciola 33 Pinuccio Sciola al Festival Jazz 1

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Le lacrime di Gramsci - cm 80x120 - Tecnica mista su tela -

E’ in programma sabato 27 febbraio ad Ales, l’evento di inaugurazione dell’Anno gramsciano, promosso dall’Associazione Casa Natale Antonio Gramsci di Ales, in collaborazione con l’amministrazione comunale. Nell’occasione, è prevista la cerimonia di premiazione degli oltre 100 detenuti di 29 istituti di pena di tutta Italia che hanno partecipato al concorso di pittura intitolato alla memoria di Peppinetto Boy “Gramsci visto da dietro le sbarre”.
«L’iniziativa ha un valore simbolico molto forte ed è legata alla vita e ai trascorsi del grande pensatore e intellettuale sardo, grazie al coinvolgimento della popolazione carceraria da sempre a rischio di esclusione sociale, se non inserita in contesti di stimolo culturale – ha detto stamane l’assessore della Cultura e Pubblica Istruzione Claudia Firino, durante la conferenza stampa nel Palazzo di Viale Trieste a Cagliari per la presentazione dell’evento di inaugurazione dell’anno gramsciano, e delle prime iniziative del Programma annuale pensato per celebrare l’intellettuale isolano -. Ecco perché è importante la partecipazione del Guardasigilli Andrea Orlando».
Sarà il ministro della Giustizia Orlando, sabato 27 febbraio alle ore 17.00 ad Ales, a premiare le opere di tre carcerati scelte da una giuria composta dagli artisti Pinuccio Sciola, Alberto Scalas e Massimo Spiga. I vincitori riceveranno un premio in denaro, mentre sarà consegnato a tutti un attestato di partecipazione e una copia de La vita di Antonio Gramsci di Peppino Fiori. Le opere saranno esposte in una mostra allestita nei locali del comune di Ales e resterà aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 14, e il fine settimana dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00. Il prossimo mese la mostra sarà trasferita a Lecce.
«L’anno gramsciano prevede un programma a tappe, che si snoderà sino al 27 aprile 2017 – ha aggiunto Claudia Firino – nel quale la Regione ha coinvolto enti locali e associazioni, il mondo della scuola e quello accademico e le amministrazioni dei comuni legati alla vita e allo studio delle opere dell’intellettuale. Vogliamo creare nuove iniziative rispetto a quelle già esistenti, come il concorso rivolto agli studenti delle scuole “Immaginando Gramsci”, metterle in rete e connessione tra di loro in maniera coerente e produttiva, con una attenzione particolare soprattutto alle nuove generazioni. Vorrei che il pensiero di Gramsci fosse ripreso, rielaborato e fatto proprio dai ragazzi e dagli studenti. Ancora, molto importante, dobbiamo allargare l’orizzonte del nostro progetto al di là dei confini isolani e nazionali. Sappiamo che la figura di Gramsci è più studiata all’estero che in Sardegna e in Italia. L’istituzione dell’anno gramsciano da parte della Giunta è una scelta legata anche a questa consapevolezza, e alla volontà di riportare l’attenzione e approfondire gli studi sul pensatore sardo. In Sardegna dobbiamo essere i primi studiosi e i primi conoscitori dell’intellettuale, poiché questa terra gli ha dato i natali. Dobbiamo formare generazioni di persone orgogliose di un pensatore riconosciuto a livello mondiale.»
La delibera dell’istituzione dell’anno gramsciano, che si conclude il 27 aprile 2017, è stata approvata dall’Esecutivo il 19 gennaio 2016. «E’ prevista la creazione di un Comitato che – ha concluso la titolare della Cultura – ha lo scopo di mettere attorno a un tavolo associazioni, enti e università che negli ultimi anni si sono occupate di Gramsci, perché lavorino insieme». In questi giorni sarà formalizzata la composizione del Comitato, presieduto dalla Regione, con l’Università di Cagliari e Sassari, i Comuni di Ales, Ghilarza, Santu Lussurgiu, Sorgono, le associazioni come l’Istituto Gramsci della Sardegna, l’Associazione Casa Natale Antonio Gramsci Ales, l’Associazione Casa Museo Antonio Gramsci Ghilarza e Terra Gramsci, insieme alla Fondazione Sardegna.

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Sono Maurizio Torchio  con “Cattivi” (Einaudi) nella sezione narrativa e Mariagiorgia Ulbar con “Gli eroi sono gli eroi” (Marcos y Marcos) per la poesia, i vincitori del trentesimo Premio ” Giuseppe Dessì”. 

I loro nomi vanno ad affiancarsi a quelli di Piera Degli Esposti, insignita del Premio speciale della Giuria, e di Vinicio Capossela, Premio Speciale della Fondazione, nel trentennale del concorso letterario intitolato allo scrittore sardo (1909-1977).

I vincitori sono stati incoronati questa sera (domenica 20 settembre) a Villacidro nella cerimonia di proclamazione e premiazione presentata della giornalista Natascha Lusenti, con gli intermezzi musicali della cantante Francesca Corrias accompagnata dalla chitarra elettrica di Mauro Laconi e da Filippo Mundula al contrabbasso. La serata ha suggellato un’intensa settimana di incontri letterari, spettacoli e concerti che ha animato il centro del Medio Campidano dove Giuseppe Dessì ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, dedicandogli poi il suo romanzo più famoso, “Paese d’ombre” (Premio Strega nel 1972). 

Insieme all’importante riconoscimento, ai vincitori è stato assegnato un premio in denaro dell’importo di cinquemila euro, mentre gli altri finalisti – Antonia Arslan con “Il rumore delle per le di legno” (Rizzoli) e Antonio Scurati con “Il tempo migliore della nostra vita (Bompiani), per la Narrativa, Umberto Piersanti con “Nel folto dei sentieri”  (Marcos y Marcos) e Salvatore A. Sanna con “Fra le due sponde” (Il Maestrale), per la Poesia –  sono andati millecinquecento euro ciascuno.

A Maurizio Torchio (torinese, classe 1970) la giuria ha assegnato il premio della sezione Narrativa per “Cattivi” (Einaudi), romanzo sulla condizione di un ergastolano condannato per sequestro di persona e omicidio commesso in un carcere perché, come si legge nelle motivazioni, «se una crisi del romanzo e della pura narrazione oggi effettivamente c’è, Torchio ci dimostra che è possibile uscirne solo con una grande immaginazione gnoseologica, dentro una prosa – dentro un discorso né fiction, né saggio – che non si sa più che cosa sia».

 Nata a Teramo nel 1981, Mariagiorgia Ulbar vince il premio per la sezione Poesia con Gli eroi sono gli eroi (Marcos y Marcos). Come si legge nelle motivazioni: «Nel lungo ed intenso viaggio à rebours apprendiamo dettagli di città, vediamo fiumi che scorrono, litorali marittimi, treni in movimento verso capolinea reali e simbolici, creature che camminano, venti impetuosi che divorano, ma anche paesaggi sotterranei, «sprofondamenti, cunicoli, buchi» abitati da «salme» e «relitti». La sequenza dei testi rappresenta un moto continuo in direzione orizzontale e verticale, lungo una dimensione spaziale e temporale con continue soste ‘spaesate’ e inquiete su confini in cui sembra giocarsi la scommessa della conoscenza, dell’estasi e della caduta».

«Per unanime riconoscimento le sue regie e interpretazioni uniscono alla lucidità della lettura una singolare di forza di contestazione, una rabbia dissacrante che diviene ipso facto atto politico»: recita così uno stralcio della motivazioni del Premio Speciale assegnato dalla giuria del Dessì a Piera Degli Esposti, icona del teatro e del cinema, «per il grande talento, la serietà, la coerenza, la forza dissacrante della rivolta verso tutto quanto è precostituito».

Il Comitato Direttivo della Fondazione Dessì ha invece assegnato il Premio Speciale della Fondazione a Vinicio Capossela «per la sua capacità di testimoniare attraverso la propria produzione artistica la costante aspirazione dell’uomo all’elevazione della condizione umana mediante una conoscenza soggettiva basata su impressioni ed emozioni».

Con la scelta dei vincitori del concorso letterario si è concluso il lavoro svolto dalla giuria presieduta da Anna Dolfi (italianista dell’Università di Firenze, socia dell’Accademia Nazionale dei Lincei e tra le massime studiose dell’opera di Dessì), e composta da Mario Baudino, Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Massimo Onofri, Stefano Salis e dal presidente della Fondazione Dessì, Christian Balloi, che ha selezionato le due terne dei finalisti tra i 373 volumi giunti alla segreteria del premio (239 per la sezione narrativa, e 134 per la poesia).

Maurizio Torchio, Mariagiorgia Ulbar, Piera Degli Esposti e Vinicio Capossela vanno ad arricchire con il loro nomi l’albo d’oro del premio. Sandro Petroni, Nico Orengo, Laura Pariani, Diego Marani, Sandro Onofri, Salvatore Mannuzzu, Marcello Fois, Giulio Angioni, Michela Murgia, Niccolò Ammaniti, Salvatore Silvano Nigro tra i vincitori nella Narrativa; Elio Pecora, Maria Luisa Spaziani, Alda Merini, Giancarlo Pontiggia, Fabio Pusterla, Gilberto Isella tra i trionfatori alla voce Poesia. Tra i passati vincitori del Premio Speciale della giuria troviamo invece personalità di spicco della cultura italiana come Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Alberto Bevilacqua, Francesco Cossiga, Arnoldo Foà, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Giulio Rapetti Mogol, Toni Servillo, mentre il Premio Speciale della Fondazione è stato assegnato solo in tre edizioni del concorso letterario: nel 201o a Cristiana Collu, a Paolo Grossi nel 2011 e a Pinuccio Sciola nel 2013.

Organizzato dalla Fondazione “Giuseppe Dessì” e dal comune di Villacidro col patrocinio del Consiglio regionale della Sardegna, dell’assessorato regionale della Pubblica istruzione, del ministero per i Beni e le Attività culturali e della Fondazione banco di Sardegna, il trentesimo Premio Dessì va in archivio con un bilancio decisamente positivo, come sottolinea il sindaco di Villacidro, Teresa Pani: «È stata un’edizione riuscitissima, con ospiti prestigiosi e un programma di grande spessore, premiato da un grande seguito di pubblico. Un’edizione degna del trentennale, un traguardo che contiamo di poter festeggiare ancora con una ‘coda’ invernale all’altezza della ricorrenza».

Sulla stessa lunghezza d’onda il pensiero di Christian Balloi, «soddisfatto non solo per il successo di pubblico, ma anche per la ritrovata collaborazione con altre associazioni e realtà, e in particolare con le scuole,  mentre restano come obbiettivo sia il potenziamento della struttura organizzativa del premio, basato in larga parte sul volontariato, sia l’incremento dell’attività complessiva della Fondazione Dessì», di cui è diventato presidente lo scorso inverno.

Maurizio Torchio e Mariagiorgia Ulbar (foto di Alessandro Loddi)

XXX Premio Dessì - Vinicio Capossela (s) Maurizio Torchio e Mariagiorgia Ulbar (foto di Alessandro Loddi).

XXX Premio Dessi - Piera Degli Esposti ric eve il premio speciale della giuria (s)  XXX Premio Dessì - Maurizio Torchio (a destra nella foto) (foto di Alessandro Loddi) (s) XXX Premio Dessì - Mariagiorgia Ulbar (a destra nella foto) (foto di Alessandro Loddi) (s)

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Premio Dessi 2012 - Cerimonia premiazio ni (studio foto Casti . Villacidro) Vinicio Capossela - foto Valerio Spada (m)

È il giorno dei verdetti per il trentesimo Premio “Giuseppe Dessì”: questa sera, a Villacidro, si svelano i nomi dei vincitori del concorso letterario intitolato allo scrittore sardo (1909-1977) nella consueta cerimonia di proclamazione e premiazione in programma dalle 18.00 (a causa del forte vento, la cerimonia di proclamazione e premiazione dei vincitori del trentesimo si trasferisce da piazza Municipio alla palestra della Scuola Media n. 2, in via Stazione)

 A contendersi gli allori le terne di finalisti di ciascuna delle due sezioni in cui si articola il premio. Come annunciato, per la Narrativa sono in lizza Antonia Arslan con “Il rumore delle perle di legno” (Rizzoli), Antonio Scurati con “Il tempo migliore della nostra vita” (Bompiani) e Maurizio Torchio con “Cattivi” (Einaudi). Per la Poesia la gara è invece tra Umberto Piersanti con “Nel folto dei sentieri” (Marcos y Marcos), Salvatore A. Sanna con “Fra le due sponde” (Il Maestrale) e Mariagiorgia Ulbar con “Gli eroi sono gli eroi” (Marcos y Marcos).

Le due terne finaliste sono state selezionate tra i 373 volumi (239 in gara per la sezione narrativa, 134 per la poesia) giunti alla segreteria del premio dalla giuria presieduta da Anna Dolfi (italianista dell’Università di Firenze, socia dell’Accademia Nazionale dei Lincei e tra le massime studiose dell’opera di Dessì), e composta da Mario Baudino, Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Massimo Onofri, Stefano Salis e dal presidente della Fondazione Dessì, Christian Balloi.

Spetta ora agli stessi giurati il compito di esprimere i verdetti finali e decretare i vincitori del concorso letterario. In palio, con l’alloro del trentesimo Premio Dessì, ci sono 5mila euro per i primi classificati (e 1.500 euro per ogni finalista)

Nel corso della cerimonia verranno consegnati anche i due premi speciali che affiancano quelli strettamente letterari del concorso villacidrese. Come già annunciato, Piera Degli Esposti è la vincitrice di quello che la giuria del Dessì assegna ogni anno a una personalità di rilievo della vita pubblica o culturale nazionale: un riconoscimento (anche questo con una dotazione di cinquemila euro) che in passato è andato a giornalisti, politici, intellettuali, nomi del calibro di Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Alberto Bevilaqua, Arnoldo Foà, Francesco Cossiga, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Mogol, Philippe Daverio. Classe 1938, la grande attrice succede nell’albo d’oro del Premio Speciale della Giuria a un altro interprete di primo piano del teatro e del cinema nazionale, Toni Servillo, vincitore della scorsa edizione.

Oltre a Piera Degli Esposti, la serata di domani incoronerà uno dei più originali e apprezzati cantautori italiani (ma anche poeta e scrittore): Vinicio Capossela. Come già reso noto, infatti, al poliedrico artista, da venticinque anni sulle scene musicali (una ricorrenza celebrata lo scorso 29 agosto al Calitri Sponz Fest, il festival da lui diretto che da tre anni anima il territorio dell’Alta Irpinia), è stato assegnato il Premio speciale della Fondazione Dessì, un riconoscimento rispolverato per questa edizione del trentennale e che è andato nel 201o a Cristiana Collu, a Paolo Grossi nel 2011 e a Pinuccio Sciola nel 2013.

Il compito di condurre la cerimonia, spetta anche quest’anno alla giornalista televisiva Natascha Lusenti, mentre gli intermezzi musicali sono affidati alla cantante Francesca Corrias accompagnata dalla chitarra elettrica di Mauro Laconi e da Filippo Mundula al contrabbasso: in pratica, tre quarti del gruppo Roundella, una delle formazioni di primo piano della scena jazzistica sarda.

In attesa del gran finale, intanto, si rinnova in mattinata (alle 10.30 al Mulino Cadoni) l’appuntamento di rito con “Quelli che il premio…”, immancabile momento di incontro con gli autori finalisti del concorso letterario.

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Premio Dessì 2013 - Cerimonia premiazioni (2) Premio Dessì 2014 (foto Casti)

Avrà un sapore speciale, quest’anno, il tradizionale appuntamento di settembre a Villacidro con il Premio “Giuseppe Dessì”: da lunedì 14 a domenica 20, il concorso letterario per opere edite intitolato allo scrittore sardo (1909-1977) e promosso dall’omonima fondazione, taglia infatti il significativo traguardo della trentesima edizione. E sarà una settimana particolarmente intensa quella in programma nella cittadina del Medio Campidano, a una cinquantina di chilometri da Cagliari, dove Dessì visse l’infanzia e l’adolescenza e in cui, da grande, ambientò il suo capolavoro, il romanzo “Paese d’ombre” (con cui vinse il Premio Strega nel 1972). Sette giorni di incontri letterari letterari, recital e altri appuntamenti con ospiti del calibro di Eugenio Finardi, Vanessa Roggeri, Giovanni Lindo Ferretti, Giulio Cesare Giacobbe, Stefano Zecchi, Moni Ovadia, Marco Cubeddu, Maurizio Lastrico, Gianfranco Cabiddu, Danilo Rea, Giuseppe Langella, Teresa De Sio, Vinicio Capossela.

Un fitto cartellone che culminerà domenica 20 nella cerimonia di proclamazione e premiazione dei vincitori delle due sezioni letterarie, narrativa e poesia, in cui si articola il concorso. La serata conclusiva avrà anche altri due protagonisti: il vincitore del Premio Speciale della Giuria e quello assegnato invece dalla Fondazione Giuseppe Dessì, riconoscimento che torna in questa edizione del trentennale.

• Antonia Arslan, Antonio Scurati, Maurizio Torchio i finalisti per la Narrativa; Umberto Piersanti, Salvatore A. Sanna, Mariagiorgia Ulbar i finalisti per la sezione Poesia

Ragguardevole, anche quest’anno, il livello di partecipazione delle più rappresentative case editrici nazionali: 373 i volumi giunti alla segreteria del premio entro la scadenza del bando, lo scorso 20 giugno. Fra i 239 titoli in gara per la sezione narrativa, e i 134 per la poesia, la giuria presieduta da Anna Dolfi (italianista dell’Università di Firenze, socia dell’Accademia Nazionale dei Lincei e tra le massime studiose dell’opera di Dessì), e composta da Mario Baudino, Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Massimo Onofri, Stefano Salis e dal presidente della Fondazione Dessì, Christian Balloi, ha selezionato le due terne di finalisti.

Per la sezione narrativa i tre finalisti sono Antonia Arslan con “Il rumore delle perle di legno” (Rizzoli), Antonio Scurati con “Il tempo migliore della nostra vita” (Bompiani) e Maurizio Torchio con “Cattivi” (Einaudi).

Si contendono invece l’alloro per la Poesia Umberto Piersanti con “Nel folto dei sentieri” (Marcos y Marcos), Salvatore A. Sanna con “Fra le due sponde” (Il Maestrale) e Mariagiorgia Ulbar con “Gli eroi sono gli eroi” (Marcos y Marcos).

Bisognerà attendere domenica 20 per conoscere i vincitori di ciascuna delle due sezioni che andranno a iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro del concorso letterario: un elenco che annovera scrittori del calibro di Nico Orengo, Laura Pariani, Salvatore Mannuzzu, Marcello Fois, Michela Murgia, Niccolò Ammaniti, Salvatore Silvano Nigro, Giuseppe Lupo, Antonio Pascale, e poeti come Elio Pecora, Patrizia Cavalli, Maria Luisa Spaziani, Giancarlo Pontiggia, Alda Merini, Eugenio De Signoribus, Gilberto Isella, Gian Piero Bona e Alba Donati, tra i premiati delle precedenti edizioni. In palio, con l’alloro del trentesimo Premio Dessì, ci sono 5mila euro per i primi classificati (e 1.500 euro per ogni finalista).

• A Piera Degli Esposti il Premio speciale della giuria; a Vinicio Capossela il Premio speciale della Fondazione

Accanto ai due allori strettamente letterari, la giuria del Dessì assegna ogni anno un premio speciale a una personalità di rilievo della vita pubblica o culturale nazionale: un riconoscimento (anche questo con una dotazione di cinquemila euro) che in passato è andato a giornalisti, politici, intellettuali, nomi del calibro di Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Alberto Bevilaqua, Arnoldo Foà, Francesco Cossiga, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Mogol, Philippe Daverio. Dopo Toni Servillo, vincitore dell’ultima edizione, anche quest’anno la giuria sceglie un’icona del teatro e del cinema, incoronando la grande attrice Piera Degli Esposti.

Nell’edizione del trentennale il Dessì rispolvera il Premio speciale attribuito dalla Fondazione: dopo Cristiana Collu nel 2010, Paolo Grossi nel 2011 e Pinuccio Sciola nel 2013, il riconoscimento viene attribuito stavolta a uno dei più originali e apprezzati cantautori italiani (ma anche poeta e scrittore): Vinicio Capossela.

Piera Degli Esposti e Vinicio Capossela, insieme ai sei finalisti delle due sezioni letterarie del Premio, saranno al centro della serata di domenica 20 nel corso della quale verranno proclamati e premiati i vincitori. Il compito di condurre la cerimonia, in programma a partire dalle 18.00 nella centralissima Piazza Municipio, spetta anche quest’anno alla giornalista televisiva Natascha Lusenti, mentre gli intermezzi musicali sono affidati alla cantante Francesca Corrias accompagnata dalla chitarra elettrica di Mauro Laconi e da Filippo Mundula al contrabbasso: in pratica, tre quarti del gruppo Roundella, una delle formazioni di primo piano della scena jazzista sarda.

• Da lunedì 14 sette giorni di incontri letterari, recital e altri appuntamenti

Il via alla settimana culturale che fa da cornice al concorso letterario, lunedì 14 settembre, è nel segno del centenario della Grande Guerra con l’inaugurazione, alle 19.00 al Mulino Cadoni, della mostra “Dimonios, la leggenda della Brigata Sassari”: un allestimento presentato anche come anteprima della sesta edizione di Nues, il festival dedicato ai comics a cura del Centro internazionale del fumetto di Cagliari. In esposizione le tavole originali del primo episodio del fumetto scritto da Bepi Vigna e con le illustrazioni di Gildo Atzori, ispirato al racconto “La Trincea”, la novella di Giuseppe Dessì (da cui lo scrittore trasse poi il soggetto dell’omonimo sceneggiato televisivo del 1961) che racconta la conquista da parte della Brigata Sassari della “Trincea dei razzi”: un’impresa bellica datata 14 novembre 1915 di cui fu protagonista anche suo padre. Al taglio del nastro intervengono gli autori del fumetto per illustrare il progetto che si completa con sagome scenografiche, pannelli didattici e didascalie storiche.

La serata prosegue alle 21.30 a Casa Dessì, dove è di scena Eugenjo Finardi con l’incontro-concerto “Parole & Musica. Con oltre quarant’anni di carriera alle spalle il popolare cantautore milanese offre al pubblico il suo personalissimo punto di vista sull’epoca straordinaria di cui è stato protagonista, alternando ricordi e riflessioni all’esecuzione di brani tratti dal suo repertorio.  

L’ingresso a tutti gli appuntamenti è libero e gratuito.

 

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Il cinema fa il suo ingresso al 17° festival Dromos, iniziato giovedì scorso a Oristano e in programma fino al prossimo 15 agosto fra la città di Eleonora e altri sette centri della sua provincia, oggi fa nuovamente tappa a San Vero Milis: qui, nel giardino del Museo Archeologico con inizio alle 21.00 (ingresso gratuito), viene proiettato il documentario di Raffaello Fusaro “Le favole iniziano a Cabras”.

Uscito l’anno scorso per la società di produzione Twelve Entertainment, è il primo film documentario scritto e diretto dal trentaseienenne regista e attore barese. Fusaro confeziona un viaggio per immagini che, in settanta minuti, va alla scoperta della Sardegna più autentica. L’isola viene raccontata da alcuni dei suoi artisti più rappresentativi e da personaggi noti e da scoprire, dallo scultore Pinuccio Sciola allo stilista Antonio Marras, dai musicisti Gavino Murgia e Paolo Fresu al navigatore oceanico Gaetano Mura, alla poetessa Lidia Murgia.

Mercoledì (5 agosto) nuovo trasferimento per Dromos che approda a Bauladu con un tris di appuntamenti: alle 19.30 (nella Casa Zoccheddu – Erdas) si inaugura la mostra “Mancai Barroras” incentrata sulla pionieristica esperienza imprenditoriale, tutta al femminile, della Cooperativa Allevatrici Sarde, con gli scatti di Gianluca Vassallo, i video di Aldo Tanchis e interviste di Antonello Carboni; alle 21.00, all’anfiteatro del parco di San Lorenzo, si proietta invece il film di Gianfranco Cabiddu uscito con grande successo lo scorso maggio: “Faber in Sardegna”, dedicato al rapporto tra Fabrizio De André e la Sardegna; alle 22.30 il gran finale in musica con uno dei pianisti di spicco della scena jazzistica nazionale, Danilo Rea, che presenta il suo personale omaggio all’indimenticabile cantautore genovese già consegnato alle tracce di un album per l’etichetta tedesca ACT.

Danilo Rea - foto Beniamino Girotti (m) Gianluca Vassallo - Mancai Barrosas ( Faber in Sardegna - Fabrizio De André

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Oggi è ancora Oristano a ospitare una nuova serata, la quinta, di Dromos, il festival organizzato dall’omonima associazione culturale, in pieno svolgimento da giovedì scorso (e fino a ferragosto) tra il capoluogo e altri sette centri della sua provincia. Domani (lunedì 3 agosto), nella cornice di piazza Corrias, doppio appuntamento (con ingresso gratuito) all’insegna della musica e della riflessione sul tema di questa diciassettesima edizione: “I have a Dream – L’utopia necessaria”.

Si comincia alle 21.00 con “Le belle utopie“, un dialogo pubblico di Moni Ovadia, tra i protagonisti della scena teatrale nazionale e della cultura ebraica in Italia, noto anche per il suo impegno politico e civile per i diritti e la pace, con il musicista e conduttore radiofonico Valerio Corzani: e sarà un’occasione per riflettere sulle utopie della contemporaneità, da una parte attraverso lo sguardo urticante e disincantato dell’umorismo ebraico del primo, dall’altra con quello lucido del secondo, amante e cultore del concetto di meticciato nella musica.

Più tardi, alle 22,30, imbracciati i suoi strumenti (basso elettrico, electronics, voce), Valerio Corzani sarà ancora al centro dei riflettori, stavolta insieme a Stefano Saletti (bouzuki, chitarra elettrica, electronics, voce), per proporre dal vivo (con Erica Scherl al violino e alle tastiere, e Eugenio Saletti alla chitarra elettrica) il progetto Caracas, sulle tracce del loro recentissimo album omonimo.

Caracas è il risultato di una fertile partnership tra Valerio Corzani (già componente di Mau Mau, Mazapegul, Gli Ex, Interiors) e Stefano Saletti (Novalia, Piccola Banda Ikona, Café Loti, Sete Sois Sete Luas Orchestra), che lo hanno composto, arrangiato, suonato e prodotto seguendo un filo rosso musicale: la sottolineatura – negli arrangiamenti e negli incastri ritmici – del “levare”, per un viaggio strumentale alla ricerca di una sorta di cosmopolitismo degli strumenti e delle musiche. Si parte dal Mediterraneo per circumnavigare il globo terracqueo con la prua puntata sul melange sonoro e sulle alchimie ritmiche, dalla Giamaica del reggae a certo soul-jazz, dal deserto Tuareg alla Turchia sufi, dalle Hawaii al Sudamerica.

Martedì (4 agosto) la carovana di Dromos fa di nuovo tappa a San Vero Milis, dove alle 21.00 (nel giardino del Museo Archeologico) è in programma la proiezione del documentario di Raffaello Fusaro “Le favole iniziano a Cabras”: un viaggio attraverso la Sardegna raccontata da alcuni dei suoi personaggi e artisti più rappresentativi, dal navigatore oceanico Gaetano Mura alla poetessa Lidia Murgia, dallo scultore Pinuccio Sciola allo stilista Antonio Marras, ai musicisti Gavino Murgia e Paolo Fresu.

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