28 April, 2024
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Il deputato del Partito Democratico Emanuele Cani ha presentato un’interrogazione a risposta in commissione sulla cosiddetta “questione dell’essenzialità delle centrali elettriche sarde”.

«Terna – dice Emanuele Cani – ha comunicato nel proprio sito internet che tra i sette impianti di produzione di energia in Italia ritenuti “essenziali per la sicurezza del sistema elettrico” nel 2016 solo uno, la centrale Enel di Assemini, in provincia di Cagliari, viene riconosciuto in Sardegna, cancellando così il regime di essenzialità per le tre centrali sarde di Fiumesanto, Ottana e Portovesme. Si tratta di una decisione che considero grave, anche alla luce del fatto che il mantenimento del regime di essenzialità è fondamentale per garantire il mantenimento dell’attuale sistema energetico insulare, per tutelare migliaia di posti di lavoro e per difendere l’apparato produttivo regionale consentendo una transizione non traumatica tra il vecchio modello energetico e quello nuovo in costruzione nel Piano energetico regionale.»

«E’ necessario capire – aggiunge Cani – se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda porre in atto per prorogare il regime di essenzialità almeno sino alla possibilità di uso del metano e se sia intenzione del governo  avviare i necessari interventi di riqualificazione tecnologica delle centrali Ep, Enel e Ottana Energia, finalizzati a una maggiore sostenibilità ambientale e competitività economica.»

L’interrogazione è stata sottoscritta anche dai deputati Siro Marrocu, Marco Meloni, Romina Mura, Caterina Pes, Giovanna Sanna, Francesco Sanna e Giampiero Scanu.

Centrale Enel 1

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I cittadini potranno far aggiustare la propria automobile nell’officina di fiducia e gli autoriparatori potranno rimanere indipendenti dalle Compagnie di Assicurazione. Questo ha stabilito la Camera con il voto finale al disegno di legge “Concorrenza, all’interno del quale sono contenute le norme in materia di RC Auto.

«Dopo mesi di battaglie, ragionamenti con i Deputati, emendamenti e incontri territoriali con la nostra Associazione – ha detto la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti – la Camera ha riconosciuto le ragioni degli autoriparatori. E di questo siamo molto soddisfatti.»

«Dobbiamo ringraziare i deputati sardi Emanuele Cani, Romina Mura, Giovanna Sanna, Caterina Pes, Francesco Sanna che hanno votato in modo favorevole anche nel passaggio finale per l’approvazione – aggiunge la Folchetti – e gli altri, come Andrea Vallascas, che hanno supportato la categoria nei vari passaggi nelle commissioni, ascoltando e capendo quali fossero le difficoltà e necessità delle imprese dell’autoriparazione.»

Già all’inizio dell’estate le commissioni Attività produttive e Finanze cancellarono le condizioni che “intimavano” all’assicurato di far riparare la macchina, dopo un incidente, a una carrozzeria convenzionata con la propria Compagnia di Assicurazione.

«E’ stato ristabilito – spiega la presidente Folchetti – il principio in base al quale gli assicurati hanno diritto ad ottenere il risarcimento per la riparazione a regola d’arte del veicolo danneggiato, avvalendosi di imprese di autoriparazione di propria fiduciaSi tratta di un primo, importante risultato per la battaglia che Confartigianato sta conducendo contro il rischio, contenuto nella riforma dell’Rc auto, di mettere fuori mercato le carrozzerie indipendenti, rendendo di fatto obbligatorio il risarcimento ‘in forma specifica’, vale a dire far riparare il veicolo incidentato dalle officine di carrozzeria convenzionate con l’assicurazione.»

«Ora ci auguriamo – conclude la presidente Folchettiche le modifiche approvate siano confermate nel passaggio al Senato. Ne va del futuro del settore dell’autoriparazione anche in Sardegna.»

In Sardegna, nel primo semestre del 2015, le imprese dell’autoriparazione (artigiane e non), ovvero tutte quelle che svolgono attività di Manutenzioni e Riparazioni Meccaniche e “Riparazioni Carrozzerie, sono state 3.770 di cui 3.154 artigiane (l’83,8%). Queste ultime sono calate del 2,6% rispetto al 2014. In provincia di Cagliari erano 1.548 (l’82,2% artigiane, ovvero 1.274), a Oristano 317 (271 artigiane, l’85,4%), 670 a Nuoro (574 artigiane, l’85,6%) e ben 1.235 a Sassari (1.035 artigiane, l’83,8%). La Sardegna (-2,6%) occupa il terz’ultimo posto come calo demografico di questo settore mentre la provincia di Nuoro registra la peggior performance italiana: -4,9%.

Le imprese della manutenzione e della riparazione meccanica di autoveicoli, alla fine dello scorso giugno, sono risultate 3.049, di cui l’83,6% (ben 2.548) sono artigiane. Da segnalare che tra il 2014 e il 2015, il settore ha registrato un calo del 2,6%. A livello territoriale, tra le imprese artigiane 1.034 sono registrate in provincia di Cagliari (-1,3% rispetto al 2014), 826 sono in quella di Sassari (-1,7% rispetto al 2014), 462 in quella di Nuoro (-4,7% rispetto al 2014) e 226 a Oristano (-3% rispetto allo scorso anno).

Tra quelle della carrozzeria, ne risultano attive 721 di cui 606 artigiane (84%). Il bilancio tra il 2014 e 2015, risulta cessato l’1,8% delle imprese.

Tra le province, le aziende artigiane sono 240 a Cagliari (-1,6% rispetto al 2014), 209 a Sassari (-0,5% rispetto allo scorso anno), 112 a Nuoro (calo del 5,1% rispetto al 2014) e Oristano con 45 (nessun calo registrato).

Maria Carmela Folchetti-02

Matteo Renzi copia 2Attendati Alcoa 2

I deputati sardi hanno consegnato una lettera al presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, nella quale chiedono un intervento istituzionale per affrontare a portare a compimento la vertenza che riguarda il futuro dello stabilimento Alcoa di Portovesme e quello dei lavoratori.

Questo il testo integrale.

«Gentile Presidente,

con la presente vogliamo portare alla Sua attenzione il contenuto e le determinazioni assunte in occasione dell’incontro presso la Camera dei Deputati che ha visto intorno allo stesso tavolo deputati della Sardegna, sindacalisti e lavoratori dello stabilimento ALCOA di Portovesme, l’unico – se riattivato – nelle condizioni di mantenere in Italia la produzione di alluminio primario, attualmente sospesa.Con l’occasione ci pare opportuno ricordare le fasi salienti che hanno caratterizzato la difficile vertenza “Alcoa”.

Nel gennaio 2012 Alcoa annunciò di voler arrestare la produzione dello stabilimento a causa degli elevati costi di produzione;

il 27 marzo 2012, presso il ministero dello Sviluppo economico, è stato raggiunto un accordo tra Alcoa, sindacati, Regione Sardegna e Governo per la gestione della crisi. L’azienda, in seguito all’intesa raggiunta, ha acconsentito a mantenere attivo lo stabilimento fino al 31 dicembre 2012 e ad assicurare, per almeno un anno, adeguate condizioni di efficienza, così da garantire – nel caso di subentro di nuovi azionisti – una pronta ripresa della produzione. L’accordo prevedeva inoltre un impegno straordinario del Governo per trovare una soluzione al problema del costo dell’energia elettrica e, da parte delle istituzioni regionali e locali, l’impegno a migliorare la dotazione infrastrutturale del territorio;

il processo di fermata dell’impianto di Portovesme si è concluso alla fine del 2012 e i dipendenti (circa 1.000, 500 dei quali direttamente dipendenti e gli altri 500 occupati nell’indotto), hanno avuto accesso alla Cassa integrazione straordinaria dal 1° gennaio 2013;

Alcoa si è occupata della manutenzione dello smelter di alluminio primario fino a fine luglio 2014, ma il 25 agosto dello stesso anno ha comunicato la decisione di chiusura definitiva dello stabilimento; lo scorso 10 novembre è stato fatto un rilevante passo in avanti nella vertenza. Il Governo, la Regione Sardegna e la società Glencore hanno sottoscritto un protocollo d’intesa concernente le condizioni fondamentali perché Glencore avvii un confronto con Alcoa circa la possibile acquisizione e riattivazione dello smelter di Portovesme; l’obiettivo della ripresa della produzione di alluminio primario è perseguito anche attraverso l’impegno di Alcoa a favorire, in assoluta buona fede, il riutilizzo produttivo dell’impianto;

il Governo e la Regione hanno invitato Glencore, proprietaria nella stessa area di Portovesme di un importante stabilimento di produzione di metalli non ferrosi, a discutere quali condizioni fondamentali debbano sussistere per considerare la possibilità di riavviare l’impianto: Glencore è apparsa pronta a verificare, attraverso ulteriori approfondimenti questa opportunità;

il confronto fra Governo, Regione e Glencore si è quindi sviluppato prevalentemente sulle condizioni economiche e di fornitura dell’energia, sulle possibilità di sostenere con risorse pubbliche gli investimenti necessari e sul miglioramento delle condizioni di contesto infrastrutturale. L’esito dell’operazione è tuttavia subordinato al completamento da parte di Glencore di una esaustiva due dilegence in relazione all’impianto e alle condizioni della sostenibilità della gestione delle attività nel lungo termine;

dagli esiti dell’ultima riunione della Task Force sullo stato del confronto Alcoa-Glencore che si è tenuta al Mise lo scorso 6 febbraio, si apprende che la trattativa tra le due multinazionali prosegue nel rispetto di quanto previsto nel citato protocollo d’intesa. Risultano inoltre in corso di definizione gli strumenti di carattere nazionale che, soprattutto in tema di contenimento del costo dell’energia, possano favorire la competitività delle produzioni strategiche.

Ora, se è vero che in questi anni il corso del prezzo dell’alluminio nelle borse internazionali non ha brillato, gli analisti convergono nel definire prospettive future di mercato senza dubbio positive. Vi sono, dunque, condizioni economiche e industriali per la riattivazione degli impianti.

E’, dunque, assolutamente indispensabile portare a conclusione il lungo percorso istituzionale di sopra riassunto, percorrendo “l’ultimo miglio” consistente nel verificare in sede di Unione Europea che le previste condizioni normative e regolatorie sull’approvvigionamento di elettricità non confliggano in alcun modo con i trattati istitutivi, a garanzia dei futuri investimenti pubblici e privati.

Per questo motivo, signor Presidente, Le chiediamo che la cura del dossier presso gli uffici della Commissione abbia non solo la priorità temporale necessaria ad una conclusione rapida e positiva dei procedimenti autorizzativi, ma sia trattata al giusto livello di interlocuzione politica e non solo amministrativa, e sia considerata uno degli obiettivi del Suo Governo nelle relazioni con le istituzioni comunitarie.

Lo chiediamo, tutto questo, non solo rappresentandoLe l’urgenza di un caso di crisi industriale che può trovare soluzione e la preoccupazione per il lavoro di migliaia di famiglie, ma anche l’opportunità che l’Italia si confermi un Paese che – al pari degli altri più importanti stati membri dell’Unione – mantenga una presenza nel settore, quale quello dell’alluminio, capace di esaltare il nostro “saper fare”, le nuove opportunità tecnologiche e gli spazi di lavoro che si aprono in vari settori, non ultimo quello della ricerca.

Gradisca, Presidente, i sensi della massima considerazione.

I deputati della Sardegna

Emanuele Cani

Francesco Sanna

Giovanna Sanna

Giampiero Scanu

Romina Mura

Siro Marrocu

Marco Meloni

Michele Piras

Caterina Pes

Paola Pinna

Pierpaolo Vargiu

Roberto Capelli

Settimo Nizzi».

«C’è da compiere, alla luce del percorso già fatto – commenta Emanuele Cani -, l’ultimo sforzo per il quale è necessaria un’interlocuzione politica di alto livello. Un passaggio importante verso cui già da tempo la presidenza del Consiglio dei ministri aveva mostrato attenzione e interesse. In ballo c’è il futuro, non solo dello smelter e dei suoi lavoratori, ma un comparto produttivo importante per l’intero paese.»

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Con l’audizione dei parlamentari sardi Emanuele Cani (Pd), Romina Mura (Pd), Francesco Sanna (Pd), Pierpaolo Vargiu (Riformatori), Luciano Uras (Sel), Roberto Cotti (M5S) e Ignazio Angioni (Pd) si è conclusa ieri sera la maratona sulle riforme della #Prima Commissione permanente del Consiglio regionale.

Dai deputati e senatori sardi sono arrivate informazioni utili sull’iter parlamentare della proposta di riforma del #Titolo V della Costituzione e alcune valutazioni di merito su come procedere nel confronto con lo Stato.

Roberto Cotti, senatore del #Movimento Cinque Stelle e componente della Commissione Bicamerale per gli Affari Regionali, dopo aver informato l’organismo consiliare sui lavori svolti in questi mesi, ha manifestato una forte preoccupazione per la direzione presa dalla riforma. «Le autonomie sono a rischio – ha detto Cotti – la modifica dell’art. 117 del Titolo V prevede l’eliminazione della potestà concorrente Stato-Regione e un assorbimento di competenze da parte dell’amministrazione centrale. La norma riguarda le regioni a statuto ordinario ma potrebbe poi estendersi a quelle a statuto speciale. La Sardegna deve rivendicare la natura pattizia del suo Statuto per impedire procedure di modifica senza il suo assenso». 

Per Romina Mura, deputato del Pd, l’attuale fase politico-istituzionale deve essere “necessariamente costituente” se si vuole restituire autorevolezza alle istituzioni. L’esponente del Partito Democratico ha sottolineato la necessità di riflettere sulla mancata attuazione dello Statuto: «L’Autonomia – ha detto Mura – si difende utilizzando le prerogative che discendono dalla specialità». Mura ha poi evidenziato i mutamenti della società sarda durante i 60 anni di autonomia: «Oggi la Sardegna non ha più la stessa popolazione e la stessa organizzazione politica. Eppure nulla è cambiato. Serve un riordino degli enti locali, la specialità si tutela non solo con le rivendicazioni nei confronti dello Stato ma anche declinandola nel territorio. La riforma – ha concluso Mura – dovrà inoltre tener conto del peso dell’Europa nelle scelte delle regioni».

Luciano Uras, senatore di Sel, ha incentrato il suo intervento sulla necessità di studiare un impianto normativo che consenta di riformare le istituzioni e avvicinarle ai bisogni della gente. «Oggi – ha detto Uras – si scontrano due visioni: una centralista (che prevede interventi anticrisi pensati a livello internazionale e insensibili ai bisogni delle persone e delle comunità), e una localista (attenta ai luoghi e allo sviluppo armonico dei territori). Noi preferiamo la seconda». Secondo Uras, spetta alle autonomie locale arginare la deriva speculativa-finanziaria. «Se si vuole questo non ci si può accontentare di utilizzare la legge statutaria per ampliare gli spazi della specialità. Serve una nuova fase costituente – ha concluso Uras – che veda il popolo sardo protagonista».     

 Emanuele Cani, deputato del Pd, ha escluso una volontà accentratrice del Governo Renzi. «La riforma del Titolo V della Costituzione – ha detto Cani – arriva nel momento giusto e rappresenta una grande opportunità per riformare e accrescere la nostra specialità«  L’esponente del Partito Democratico ha definito «urgente la riorganizzazione della macchina amministrativa regionale se si vuole recuperare credibilità e presentarsi con le carte in regola al confronto con lo Stato». Per Cani, occorre costruire un rapporto paritario con il Governo e ridefinire le relazioni con Bruxelles. «Per la sua posizione strategica nel Mediterraneo la Sardegna può ritagliarsi un ruolo di rilievo nell’Europa del futuro».

Francesco Sanna, deputato del Pd, non ha negato il clima sfavorevole in Parlamento nei confronti delle regioni a statuto speciale. «Per questo – ha detto – occorre porsi in modo diverso nei confronti delle istituzioni nazionali». Sanna ha ricordato gli errori fatti in passato e le troppe assenze della Regione nei momenti di confronto con lo Stato. «In questa fase – ha detto il deputato del Pd – serve credibilità, presenza e razionalità. Non servono le battaglie distruttive». «In passato – ha affermato Sanna – abbiamo avuto diverse opportunità che non siamo riusciti a sfruttare». Spesso l’input per il cambiamento è arrivato da Roma, come nel caso della modifica alla legge elettorale. Eppure «non siamo riusciti a far valere la nostra specialità rinunciando ad inserire in quella legge il principio della rappresentanza dei territori più deboli e la norma sulla parità di genere. L’Autonomia può essere rafforzata – ha concluso Sanna – ma molto dipende da noi».

Pierpaolo Vargiu, deputato di #Scelta Civica-Riformatori – ha invocato un intervento sui regolamenti interni delle istituzioni per renderle più efficienti e al passo con i tempi. Per Vargiu è inoltre urgente procedere a un riordino degli enti locali. «Il Consiglio – ha detto il deputato dei Riformatori – non ha dato ancora attuazione al referendum del 2012 che ha abolito le province». Da Vargiu anche una sollecitazione a tenere la barra dritta sulla difesa dei diritti. «Gli accordi si rispettano. Male ha fatto la Regione a non ricorrere alla Corte Costituzionale contro l’impugnazione della norma sulle accise da parte del Governo». Sul metodo con cui avviare le riforme, Vargiu ha ribadito, infine, la posizione del suo partito sull’Assemblea Costituente «unico strumento che assicura la partecipazione e il consenso popolare».

Ignazio Angioni, senatore del Pd, ha espresso apprezzamento per l’orientamento della Commissione sul fronte della semplificazione amministrativa. A distanza di 20 anni dalla legge Bassanini e di 13 anni dalla riforma del Titolo V della Costituzione il sistema si è quasi bloccato. Occorre rimuovere gli ostacoli burocratici che frenano lo sviluppo. Secondo Angioni, restituire potestà esclusiva allo Stato su alcune materie come l’energia e il lavoro non rappresenterebbe un fattore negativo per la Sardegna. «Non tutto quello che si ha in carico si trasforma in attività virtuose – ha detto il senatore del Pd – la potestà concorrente ha, in molti casi, appesantito il sistema Paese. Posizioni solo difensive – ha concluso Angioni – rischiano di far perdere terreno all’Autonomia. La Sardegna dovrà individuare altre ragioni per rivendicare una specialità più moderna, capace di rappresentare gli interessi diffusi».

I lavori della Commissione proseguiranno lunedì 9 giugno. Alle 10.oo è in programma l’audizione di altri parlamentari sardi. Nel pomeriggio, alle 16.00, saranno invece sentiti i rappresentanti di Cgil, Ugl e Uil.