14 May, 2024
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In Sardegna sono 270 le imprese della pastificazione alimentare che danno lavoro a più di 1.300 persone: un’azienda ogni 6.141 abitanti. Nell’isola si concentra il 6,5% di tutte le imprese italiane del settore.

Di queste realtà, ben 222 (l’82%) sono attività artigiane che producono culurgionis, panadas, malloreddus, frégula, semola per cuscus, ravioli, coccoi prena, lorighittas, filindeu ma anche numerosi altri tipi di pasta fresca e secca, tutte eccellenze del food made in Sardegna inserite nell’“Elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali del Ministero delle Politiche agricole e alimentari” oppure tutelate da marchi europei, come accaduto da poco per i culurgionis con l’IGP.

Produzioni sempre più apprezzate dai consumatori, non solo nella nostra regione, ma in tutta Italia e nel mondo, che premiano il “Made in Sardegna” alimentare, forte dei suoi prodotti annoverati all’interno del patrimonio culturale nazionale.

A livello territoriale 88 operano nella vecchia provincia di Cagliari, 86 nell’ex provincia di Sassari, 65 a Nuoro e 31 a Oristano.

Tra i comuni con più pastifici Cagliari e Nuoro con 13, Oristano con 12, Quartu con 9, Sassari 8, Olbia 6, Carloforte, Oschiri e Terralba con 5.

Il paese con il più alto indice popolazione/imprese è invece Morgongiori (OR) con 1 azienda ogni 243 abitanti. Segue Oschiri 1 attività ogni 664, Tertenia 1 ogni 972, Jerzu 1 ogni 1.053 e Carloforte 1 ogni 1.238. Questi indici dimostrano come le produzioni tipiche locali si siano polarizzate in alcuni comuni come, per esempio Morgongiori per le lorighittas, Oschiri per la panada, Tertenia e Jerzu per i culurgionis o Carloforte per la semola per il cuscus.

Aziende che, sempre più frequentemente, utilizzano prodotti a chilometro zero o certificati bio e che guardano con sempre maggiore attenzione alle esigenze dei consumatori italiani e, soprattutto, di quelli internazionali, notoriamente molto esigenti in fatto di ecosostenibilità delle produzioni.

«La produzione pastaia nell’isola è una piccola gemma incastonata in un comparto, quello dell’agroalimentare, che ha potenzialità enormi – afferma Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna – questi dati da una parte confermano la vivacità di un settore in grado di resistere alla prolungata crisi economica, alla concorrenza sleale e a mercati di prossimità sempre più asfittici a causa della stagnazione dei consumi interni, dall’altra denunciano carenti visioni di strategia imprenditoriale, per numerose imprese, o non adeguate competenze degli addetti ma anche azioni di marketing insufficienti, packaging inadatti o sistemi di logistica antieconomiciIn ogni caso – conclude Stefano Mameli – se il settore regge, è soprattutto merito di tanti piccoli imprenditori che, nonostante le difficoltà, sono riusciti a coniugare tradizione ed innovazione, legame con le produzioni del territorio e apertura verso nuovi mercati.»

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Tre comunità distanti (Assemini, Cuglieri, Oschiri) ma unite dal rispettivo piatto tipico, si incontrano per la terza volta, in occasione del convegno scientifico antropologico “Panada di Sardegna”, evento preceduto da “La via della panada” a Cuglieri e “Cent’annus papendi panadas” l’anno scorso ad Assemini. Organizzati da Veronica Matta, presidente dell’associazione culturale Sa Mata, l’albero delle idee, in collaborazione con Maria Carmela Deidda, titolare dell’agriturismo Is Scalas e Roberto Pili, presidente della Comunità mondiale della longevità, il convegno svoltosi a Oschiri, sabato 8 aprile, presso il museo etnografico e archeologico della cittadina gallurese è stato sostanzioso e ricco di contenuti. Dopo l’apertura dei lavori del vicesindaco di Oschiri Andrea De Candia, i relatori si sono confrontati sul futuro del gioiello della dieta sardo mediterranea.

Un percorso burocratico lungo, non privo di ostacoli è ciò che attende le tre comunità a tutela del nome e della preparazione della Panada in Sardegna. L’iter per l’ottenimento del marchio iniziato con l’agenzia regionale Laore, sarà solo il punto di partenza, non di arrivo. Glispunti dei diversi lavori presentati durante il convegno, puntano alla valorizzazione della panada.

Sa panada – prodotto di grande qualità che può avere maggiori margini di crescita

«Sa panada è un’attività importantissima per questo territorio, ma lo è per tutta la  Sardegna – dichiara l’assessore regionale dell’agricoltura Pierluigi Caria – la cui presenza suggella la “santa alleanza” tra i diversi partner coinvolti nel progetto. “Sa panada rappresenta la produzione di un prodotto di grande qualità che può avere maggiori margini di crescita,  per cui la Regione, che io rappresento oggi – conclude l’assessore Pierluigi Caria – sosterrà con tutti i suoi strumenti a disposizione, le attività che sono improntate per la produzione della panada.»

Sa panada, piatto unico, sostenibile, moderno

«Se è vero che la panada rappresenta un piatto unico della dieta sardo mediterranea, che permette di vivere bene, essa la si può considerare un modo modernissimo di alimentarsi – dichiara convinto Roberto Pili, attento allo stile di vita alimentare dei sardi e dei più longevi -. Centinaia di milioni di persone ci guardano con molta attenzione. A loro piacerebbe andare a vedere, imparare, conoscere non solo questi  territori, ma come si alimentano le persone che riescono a vivere così a lungo e in salute.»

Cita quindi il turismo vocazionale «che riesce a prendere dal territorio naturalmente quello di cui ha bisogno. È un turismo intelligente, sostenibile, consapevole.»

Sa panada verso una certificazione di tutela migliore

«La valorizzazione del nostro prodotto – dichiara Maria Carmela Deidda ci ha portati a domandarci: se abbiamo dei punti in comune con Oschiri e Cuglieri, perché non stiamo insieme? Questi punti ci servono come strategia per valorizzare e tutelare questo piatto tipico tradizionale. Una base che stiamo lanciando e che vorremo condividere con amministrazioni, operatori del settore, associazioni culturali. Punti che potranno essere integrati attorno ad un tavolo di lavoro verso una certificazione migliore di questo prodotto che accomuna e unisce le tre comunità.»

Sa panada, un produzione da vocazione domestica a commerciale che racconta chi siamo e chi siamo stati

«Non è semplice organizzare in un anno 3 appuntamenti del genere superando anche i campanilismi, perché quando dei paesi condividono in Sardegna qualcosa, difficilmente la condividono sul serio, poco ci si ascolta, poco ci si sente – sostiene Roberto Carta, coordinatore del museo etnografico ed archeologico di Oschiri -. Ricordando la partenza degli incontri da Assemini, rimarca la presenza forte delle comunità, fatta dalle amministrazioni, dai produttori ma, soprattutto, dai bambini.»

I lavori grafici dei bambini hanno accompagnato tutti gli appuntamenti. Ad Oschiri la dirigente scolastica, prof.ssa Giuseppina Pinna, e la prof.ssa Pes, hanno portato i risultati di un laboratorio creativo davvero notevole sviluppato con i ragazzi di Oschiri.

La sagra di Oschiri – 17ª edizione – certifica l’aumento del numero dei produttori. Curatissimo e importante la parte del museo dedicata al territorio e all’enogastronomia, in cui a farla da padrona è la panada.

Le vie della panada, percorso turistico del gusto e della tradizione (da Assemini a Cuglieri fino a Oschiri)

«Un tour della panada denominato “Le vie della Panada” è quello presentato da Veronica Matta – presidente dell’associazione Sa Mata, un percorso del gusto e della tradizione da Assemini a Cuglieri fino ad Oschiri. Perché come dicono alcuni giornalisti – dichiara la promotrice – esiste in Sardegna una via della panada in grado di unire i centri di Oschiri Cuglieri e Assemini in cui questa pietanza è segno identitario e di tradizione. simbolo culturale e alimentare di 3 comunità, la panada è il motore del progetto turistico che vede Assemini, anche città della ceramica, Cuglieri, borgo rurale affacciato sul mare e Oschiri nella splendida e ventosa Gallura. La panada vuole essere uno dei gioielli del made in Sardegna, alla stregua di bene culturale perché carico di riferimenti storici ed antropologici.»

Il tour intercetterà i flussi emergenti di un turismo di qualità, affascinato dalla longevità e dagli stili di vita dei sardi, conclude Veronica Matta, anche attraverso i tour operator e le 400 crociere che da aprile ad ottobre approdano nei porti sardi.

Cuglieri verso il riconoscimento della panada come piatto tipico tradizionale

«Certamente “sa panada “è la regina della tavola a pieno titolo e su questo non si deve più discutere – afferma la presidente Rita Fenu dell’associazione culturale Gurulis Nova -. Solo negli ultimi 10 anni a Cuglieri si è pensato che la panada potesse essere fonte di guadagno e di sviluppo e non solo una squisita pietanza. Piano piano sono stati aperti dei piccoli laboratori che soddisfano solo le necessità paesane. Dallo scorso anno è stato avviato un lavoro di studio e rivalutazione delle panadas attraverso un percorso che porterà alla certificazione della panada cuglieritana come piatto tipico tradizionale»

Sa panada, buona, pulita e giusta

Presente sin dal primo appuntamento ad Assemini, anche Slow Food Cagliari ad Oschiri con Raimondo Mandis per parlare di panada come specialità sostenibile del territorio. Quello di Oschiri rappresenta la conclusione di 3 eventi.

«Un processo di rivalorizzazione iniziato ad Assemini con il primo convegno molto interessante – dichiara Raimondo Mandis -. Buono, pulito e giusto sono i 3 attributi che lo Slow Food riconosce alla panada. Buono si riferisce ovviamente alla qualità dei prodotti; pulito al cibo che rispetta l’ambiente e le pratiche agricole; giusto, in quanto riconosce il giusto valore ovvero la remunerazione per ciascuna fase della filiera  che realizza il prodotto che poi gustiamo, dalla più grande che condividiamo durante il pranzo della domenica alla più piccola, facile da consumare come uno snake, aperitivo o piccolo pasto).»

Sa panada e il mercato

Necessaria e opportuna la presenza della Confartigianato Imprese Sardegna con il segretario regionale Stefano Mameli, che fa un’attenta e oggettiva analisi sulle produzioni agroalimentari tipiche in Sardegna ponendo anche una riflessione su quali vantaggi competitivi ci siano per le imprese che si dedicano alla preparazione della panada. Con dati alla mano ci fa  scoprire chi sono in Sardegna le imprese che potenzialmente potrebbero beneficiare della valorizzazione/tutela di questo prodotto, mettendo in evidenza la massa critica regionale, tra opportunità e rischi di un marchio di tutela per la panada.

«Occorre pensare già oggi – dichiara Stefano Mameli – ad un percorso che possa tutelare i produttori (e i consumatori) da eventuali “plagi” o tentativi di riprodurre anche nel nome il nostro prodotto. Cosa che sta capitando con altri prodotti (carasau, sebadas).»

Il pastificio Sa panada di Oschiri, una storia imprenditoriale alla seconda generazione

L’azienda Pastificio Sa Panada, con  moderne tecnologie, produce, surgela e commercializza il prodotto tipico sardo di origine millenaria. Ben rappresentata dalle due giovani sorelle Valentina e Martina Meloni che proseguono il lavoro nell’ azienda della madre, Laura Achenza, che da quasi 30 anni produce solo panadas, commercializzandole anche oltre l’isola. La realtà che descrivono mostra un’intraprendenza che le rende, ad oggi, le uniche in grado di rispondere – quantitativamente – alla richiesta del mercato estero.

Sa panada e la filiera corta

Notevole il contributo del vice sindaco del comune di Oschiri, Andrea Decandia sulla filiera come prospettiva di sviluppo per prodotto e territorio che ben si sposa con l’intervento successivo e conclusivo di Daniele Carbini del Molino Carbini di Tempio, di fronte all’offensiva della cultura del mono prodotto, davanti alla quale il consumatore cerca il prodotto di qualità tipica, che dia garanzie di genuinità.

«C’è un mercato – afferma Carbini – in costante espansione che cerca e richiede prodotti di personalità che si distinguono nettamente dal prodotto industriale e omologato.  Bisogna cioè ridare ai prodotti la loro massima qualità e tipicità. In questo caso la panada deve essere il prodotto artigianale migliore possibile, deve cioè essere eccellenza di sapori che la rendono caratteristica ed unica, secondo la sua storia e tradizione. Tradotto in termini pratici significa – conclude Carbini – che per la pasta devono essere usate farine ottenute dalla macinazione di grano sardo, che ha caratteristiche uniche di sapore e più in generale caratteristiche organolettiche che lo distinguono dagli altri grani del mercato mondiale.»

Dopo il convegno, tra l’arte degli esperti e il gusto di panadas, a deliziare i palati degli ospiti la panada di anguille e di agnello di Carlo Matta di Assemini; le panadine con la carne di suino delle produttrici di Oschiri e is panadas con fave e piselli di Cuglieri.

A seguire la 1ª tavola rotonda con i produttori di Oschiri e le associazioni di Assemini e Cuglieri, sicuri che solo da qua potrà davvero partire il percorso de “La Via della panada”.

«Stanchi ma felici, chiudiamo questi tre convegni – dichiara la promotrice Veronica Matta – sicuri della forza della gente sarda. La forza di chi conosce i problemi ma ha la soluzione a portata di mano. Anzi, tra le mani.»

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Cresce la voglia di biologico in Sardegna. Nell’isola sono, infatti, 2.501 i produttori e trasformatori che operano in questo settore, cresciuto tra il 2014 e 2015 del 3,9%, il cui giro d’affari in Italia ha toccato i 4,2 miliardi di euro.

Aziende di trasformazione agroalimentare ma anche imprenditori agricoli che nell’isola si prendono cura di oltre 146mila ettari di coltivazioni.

Tutte attività produttive che guardano con sempre maggiore attenzione alle esigenze dei consumatori italiani e, soprattutto, di quelli internazionali, notoriamente molto esigenti in fatto di ecosostenibilità. Sempre con uno sguardo attento alla certificazione di terreni e colture che apre le porte ai finanziamenti per gli imprenditori che adottano le misure per le produzioni biologiche o integrate.

Per conoscere le opportunità di crescita e i bandi regionali, insieme alle normative e alla regolamentazione del settore, al trend di mercato, ai prodotti più richiesti e alle potenzialità del marketing, le aziende interessate anche ai mercati nazionali ed esteri, si ritroveranno giovedì 30 marzo a Sassari (via Alghero 30) e venerdì 31 a Cagliari (via Riva Villasanta 241), presso le sedi di Confartigianato con inizio alle 16.30, per partecipare ai seminari organizzati da Confartigianato Imprese Sardegna ed Ecogruppo Italia.

Gli eventi, a partecipazione libera e gratuita, sono quindi aperti alle imprese di trasformazione agroalimentari (pastifici, risifici, molini, oleifici, caseifici, conserve e marmellate, mielifici, prodotti sott’olio, verdure confezionate, pasti pronti, cantine, birrifici, salumifici), ai produttori primari (vivai, aziende agricole, aziende zootecniche) e alle strutture ricettive (agriturismi, fattorie didattiche, percorsi ecoturistici ed enogastronomici).

In entrambi gli appuntamenti, il programma prevede l’apertura lavori con l’intervento del Segretario Confartigianato Imprese Sardegna, Stefano Mameli seguita dalla relazione del General Manager di Ecogruppo Italia, Franco D’Antoni dal titolo “Cresce il mercato, cresce la voglia di biologico in Italia e all’estero”. Subito dopo spazio gli interventi degli imprenditori del nord Sardegna.

«Il comparto sardo della piccola e media impresa – sottolinea Stefano Mameli, Segretario Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna – ha sempre più necessità di avviare i sistemi di controllo per la produzione e la trasformazione del biologico e di ottenere le certificazioni dei propri prodotti. Queste iniziative sono un’opportunità per tutte le realtà produttive – continua Mameli – artigiane, agricole o turistiche, che sul biologico hanno necessità di sviluppare e approfondire gli aspetti normativi, commerciali e del marketing o conoscere le prospettive di vendita internazionali.»

«Per questo, con le aziende, abbiamo deciso di iniziare un lavoro di formazione che le preparerà a nuovi sbocchi commerciali – conclude il Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – perché se è necessario avere ottime produzioni o coltivazioni è altrettanto necessario averle certificate.»

Gli appuntamenti offriranno informazioni e chiarimenti alle imprese di produzione e preparazione ma anche le opportunità delle produzioni biologiche, integrate e sostenibili alla luce della crescita dei mercati locali, nazionali e internazionali.

Per l’Associazione Artigiana “è fondamentale che le aziende sarde capiscano l’importanza del guardare con attenzione le esigenze dei consumatori. La Sardegna è un territorio che può puntare alle produzioni di qualità e presentarsi ai mercati, soprattutto quelli esteri, con determinazione mostrando il suo enorme potenziale nel settore agroalimentare”.

Particolare attenzione sarà data anche al consumatore e al modo in cui fa gli acquisti, attento a quello che compra e che sempre più predilige prodotti genuini e tracciabili. Pertanto si parlerà anche della certificazione di filiera che garantisce il controllo dell’intero processo lavorativo, dalla materia prima al prodotto finale ovvero come tutti gli anelli della catena vengono controllati scrupolosamente.

Durante il seminario spazio anche alle tematiche riguardanti la crescita globale delle produzioni agroalimentari con particolare riferimento a quelle biologiche ed integrate, le tendenze dei mercati, i principali attori, la domanda dei prodotti biologici e la comunicazione. Si parlerà anche delle procedure per entrare nel regime delle produzioni biologiche ed integrate, le differenze tra le due produzioni, la regolamentazione di settore.

Per quanto riguarda i bandi regionali si farà luce ai PSR 2014/2020 (Programma di Sviluppo Rurale), in particolare alla Misura 10.1.2 (Produzione Integrata) ed alla Misura 11 (Agricoltura Biologica) che prevede incentivi agli imprenditori agricoli o associati che adottano i metodi di  produzione integrata o biologica. Le Misure su indicate prevedono un sostegno economico annuale per ettaro di superficie agricola riconosciuto all’imprenditore agricolo affinché possa attuare produzioni di qualità, e sopperire all’eventuale minor rendimento della produzione intensiva convenzionale, incentivando così le produzioni di qualità, le politiche per la tutela dell’ambiente e regolamentando l’uso controllato di sostanze chimiche nocive.

I dati del biologico in Sardegna e Italia.

In Sardegna (dati ministero dell’Agricoltura fine 2015), sono 2.501 gli operatori del biologico, in crescita del 3,9% rispetto al 2014. Tra questi 2.287 sono “produttori esclusivi”, 133 “produttori preparatori”, 81 “preparatori esclusivi”. La nostra regione si colloca al settimo posto in Italia (primo posto la Sicilia, seconda la Calabria).

Sono in leggero calo le superfici certificate: si è passati dai 149mila ettari del 2014 ai 146mila dell’anno successivo (-26%). In testa ci sono prati e pascoli (59mila ettari), seguiti da pascoli magri (42mila) e da colture foraggere (26mila). La Sardegna occupa il quarto posto nazionale.

Tra le principali colture troviamo i cereali (5.865 ettari coltivati), olivo (3.785 ettari), vite (964 ettari), frutta (531 ettari), ortaggi (491 ettari) e agrumi (48 ettari).

Solo il 4,7% delle aziende agricole della Sardegna e solo il 12,8% delle superfici coltivate sono certificate bio.

In Italia, nel 2015, le vendite dei prodotti biologici hanno raggiunto i 2miliardi e 300 milioni di euro.

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E’ stato presentato questa mattina, a Cagliari, il Bosa Beer Fest 2017. Una città palcoscenico, Bosa, quattro giornate dedicate interamente alla birra, un convegno internazionale dedicato al prodotto e ai nuovi sbocchi commerciali, 25 birrifici e 125 etichette sarde, nazionali e inglesi, una guida alle birre sarde, quattro concerti con musica dal vivo, un campionato mondiale di birra e salsiccia e poi eventi gourmet, presentazioni, incontri, esperienze talk, ma anche uno spazio per i più piccoli e tanti “bus & beer”.

Sono questi i numeri di “Bosa Beer Fest 2017”, il festival delle birre artigianali della Sardegna giunto alla terza edizione e presentato questa mattina a Cagliari da Confartigianato Imprese Sardegna, business partner, e dall’Associazione Culturale Sardinia4all, organizzatrice e curatrice dell’evento.

«Le imprese birrarie della Sardegna – ha affermato Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna durante la presentazione dell’evento – sono un’eccellenza artigianale della nostra isola che va tutelata, valorizzata e supportata nella ricerca di nuovi mercati nazionali e internazionali, guardando oltre la produzione territoriale.»

Un mondo, quello de piccoli birrifici, che arricchisce il territorio sardo, dove qualità e artigianato sono le coordinate fondamentali in cui s’inseriscono metodo di lavorazione, materie prime impiegate nonché professionalità, passione ed eccezionale competenza dei maestri birrai artigiani.

«Quindi – ha aggiunto Stefano Mameli – un vero e proprio fenomeno culturale e un settore in espansione, ricco di opportunità e buone prospettive, che Confartigianato Imprese Sardegna ritiene sia il volano di una crescita di filiera, evoluta e dinamica, con impatti e ricadute benefiche trasversali che vanno dal mondo dei coltivatori sino all’indotto del turismo enogastronomico ed esperienziale.»

Per questo, lunedì 24 aprile con inizio alle ore 10.00, presso il foyer del Teatro Civico, Piazza Gioberti, si svolgerà il convegno internazionale “La birra artigianale: dalla qualità del prodotto agli sbocchi di mercato”. Aprirà i lavori il saluto del presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti, cui seguiranno gli interventi dell’assessore regionale dell’Industria, Maria Grazia Piras, dell’assessore regionale dell’Artigianato, Turismo e Commercio, Barbara Argiolas, e le relazioni del docente della Northumbria University e Beeronomics, Ignazio Cabras, del ricercatore di Porto Conte Ricerche, Luca Pretti, e del Segretario Confartigianato Imprese Sardegna, Stefano Mameli.

«La terza edizione del Festival – hanno affermato Antonio Marras e Giampiero Carta, rispettivamente presidente e direttore artistico dell’associazione Sardinia4all, esponendo il programma della 4giorni – si svolgerà col patrocinio dell’Amministrazione comunale di Bosa, dell’assessorato dell’Artigianato, Turismo e Commercio della Regione Sardegna, della Confartigianato Imprese Sardegna e dell’Associazione Italiana Sommelier.»

«Dopo il buon successo delle due prime edizioni – hanno aggiunto – abbiamo scelto di accogliere le indicazioni e i suggerimenti che ci sono pervenuti.»

Quindi anche in questa edizione, si potrà soggiornare a Bosa grazie alla formula “Bed&Beer” presso gli hotel e i B&B selezionati ma ci saranno spazi anche dedicati ai bambini, alle famiglie.

Il Bosa Beer Fest è il più grande festival dedicato alle birre artigianali in Sardegna che giunge alla terza edizione. Saranno quattro giornate di business meeting, convegni, concerti, animazione, cabaret in cui la Città di Bosa accoglierà migliaia di appassionati del buon bere e del buon mangiare che troveranno oltre 125 etichette provenienti dalla Sardegna, dall’Italia e dall’Inghilterra. Quest’anno saranno in totale venticinque i birrifici che parteciperanno al festival e che hanno fato incetta di premi e riconoscimenti a livello italiano e internazionale: un settore giovane ma in continua crescita che riesce a far brillare i tanti talentuosi mastri birrai sardi nell’olimpo dei grandi nomi. La festa si svolge in un percorso delimitato dal Ponte Vecchio e dal Ponte della Pace, così a formare un grande anello che comprende le Vecchie Concerie, Su Molle e il Lungo Temo dove si posizioneranno i ricchi stand dei birrifici, della gastronomia locale e degli espositori artistici.

BOSA BEER LIVE! è lo spazio dedicato alla musica del Bosa Beer Fest 2016. Si inizia sabato 22 aprile, dalle ore 22,30, in Piazza Nassirya con un deejay show che vedrà protagonisti Get Far Fargeta, Sonik, CheccoMozzo, Dj Angel, Stefano Lixia, Panta Dj e la voce di Francesco Trava in un palco da oltre 20.000 wat ed uno spettacolo di luci all’avanguardia. Domenica 23 l’appuntamento è con la band sarde: saliranno sul palco The Wookies per un rock anni ’50, Sonic Marbles e infne gli Hi-Vibes con il loro inconfondibile e colorato sound. Lunedì 24, reduci dai successi di X-Factor e StraFactor per la prima volta in Sardegna Cecco e Cipo e i The Van Houtens per uno straordinario concerto che riserverà non poche sorprese.

Infine, martedì 24 spazio alla discomusic con i resident Dj’s del Bosa Beer Live! CheccoMozzo, DJ Angel, Stefano Lixia e Panta DJ.

La musica continua per tuta la festa il 23, 24 e 25 aprile: nel percorso delle Concerie e del Lungotemo De Gasperi si alterneranno i CAOS CALMO, HEINSTEIN & GRETEL, ECLISSI, HOLLYWOOD BAND, MARIA MARI’ e ANDREA LOCCI MALAMMORRI TRIO per oltre 80 ore di musica.

I giochi di fuoco di Gionata Feuer Frei saranno i protagonisti all’imbrunire del 24 e del 25.

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Si terrà l’8 aprile, con inizio alle 15.30, presso il Centro Polivalente di piazza Nuccio Floris, a Oschiri, il convegno scientifico-antropologico sui gioielli della dieta sardo-mediterranea denominato “Panada di Sardegna”, terza tappa di un viaggio incominciato con le comunità di Cuglieri e Oschiri, il 2 aprile 2016 ad Assemini  con la prima tappa “Cent’annus papendi panada”, seguita dalla seconda “La via della Panada  tenutosi nella città di Cuglieri il 10 dicembre 2016.

Il convegno è organizzato dalla dott.ssa Veronica Matta, presidente dell’associazione culturale – Sa Mata, l’albero delle idee – e fondatrice de S’Iscola de sa panada – in collaborazione con la dott.ssa Maria Carmela Deidda, titolare dell’azienda agricola “Is Scalas”, l’associazione “Città di Assemini”, il dottor Roberto Pili, presidente della Comunità mondiale della Longevità” e dal gruppo “Assemini è un’altra cosa”.

“Panada di Sardegna” nasce con lo scopo di promuovere e tutelare la conoscenza della tradizionale pietanza con un dibattito scientifico ed antropologico in cui interverranno studiosi del campo antropologico,  giornalistico/gastronomico, archeologico e medico sull’antica pietanza della comunità asseminese, cuglieritana e oschirese, inclusi gli imprenditori e i produttori.

Ad introdurre e moderare gli interventi dei partecipanti e le relative discussioni, saranno Veronica Matta e Daniele Carbini. Aprirà i lavori Veronica Matta, presidente “Sa Mata, l’albero delle idee” con “La via delle panade come percorso turistico”; Roberto Pili, presidente Comunità mondiale della longevità con “I dividendi della dieta sardo-mediterranea”; Roberto Carta, coordinatore del museo archeologico ed etnografico di Oschiri con “Sa panada e il suo legame con Oschiri”; Rita Fenu, presidente Gurulis Nova con “Panadas a Cuglieri”: aspettative e prospettive nel nostro futuro; Maria Carmela Deidda, titolare dell’Agriturismo Is Scalas con “Il perché di un disciplinare sulla panada”; Stefano Mameli, segretario regionale Confartigianato Imprese Sardegna con “Valorizzazione, tutela e prospettive di mercato per la panada”Andrea Decandia, vicesindaco del comune di Oschiri con “La filiera come prospettiva di sviluppo per prodotto e territorio”; Raimondo Mandis, Slow Food Cagliari con “Radici e futuro di una grande specialità gastronomica sarda”; Alessandra Guigoni, Antropologa dell’alimentazione con “Sa panada sarda, suggestioni di storia e cultura”; Martina e Valentina Meloni, Pastificio Sa Panada con “Un’azienda di Panadas alla seconda generazione”; Daniele Carbini, Azienda Il Molino con “Il grano duro sull’importanza della filiera corta per l’antica pietanza sarda de Sa Panada”.

Saranno presenti Barbara Argiolas, neo assessore del Turismo, Artigianato e Commercio e Pierluigi Caria, neo assessore dell’Agricoltura e Riforma agro-pastorale. Seguirà un dibattito. La serata si concluderà con una dimostrazione e degustazione dell’arte della panada con gli esperti e gli artigiani delle tre comunità coinvolte.

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Stefano Mameli.

E’ di oltre 96 milioni di euro il bilancio 2016 dell’export delle imprese manifatturiere (di tutte le tipologie tranne quelle petrolifere) della Sardegna verso i Paesi Arabi. Di questi, oltre 50 milioni di euro sono rappresentati dalle esportazioni delle imprese artigiane e dalle Micro e Piccole imprese. La vendita verso la sponda sud del Mediterraneo di alimentari, articoli in pelle e tessili, abbigliamento, prodotti in metallo e altre produzioni manifatturiere, nell’anno appena concluso ha registrato una crescita del +2,7% rispetto all’anno precedente.

Sono questi i dati 2016, in controtendenza rispetto al calo del 4,9% del totale delle esportazioni sarde, reso noto pochi giorni fa, sull’export della Sardegna verso Arabia Saudita, Libia, Libano, Algeria, Egitto, Marocco, Tunisia, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Oman, Bahrain, Iraq, Giordania, Siria e altri paesi appartenenti alla Lega degli Stati Arabi, elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato, su dati ISTAT.

47,9 milioni di euro di prodotti sardi del manifatturiero sono volati in Arabia Saudita (+45,2% rispetto al 2015), 15,2 verso gli Emirati (-33,1%), 14,9 verso il Bahrein (+ 161,1%), 4,8 verso la Tunisia (+28%), 4,5 verso il Marocco (+90,3%), 2,9 verso l’Egitto (-56,3%) e 2milioni verso la Libia (+187,6%).

«Questi dati confermano più cose – afferma Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna che il trend cresce ormai dal 2014, che per le nostre imprese lo spazio di crescita è enorme, che le piccole realtà si stanno affacciando con sempre maggiore determinazione fuori dai confini, e che bisogna investire nell’internazionalizzazione, come la Regione e le imprese fanno da qualche tempo. Le imprese hanno ormai capito che il “mercato domestico” non è più sufficiente e che quello globale offre molteplici opportunità da cogliere – aggiunge il segretario – per questo le aziende artigiane parteciperanno a Cagliari alla 3° Borsa Internazionale delle Imprese Italo Arabe, importante evento organizzato per far cogliere le opportunità al sistema produttivo isolano.»

Tra i 30 partner commerciali della nostra regione, l’Arabia Saudita è al quinto posto, gli Emirati occupano il decimo, il Bahrein l’undicesimo, la Tunisia il 26esimo e il Marocco il 28esimo. A primi tre posti gli USA, la Spagna e il Regno Unito.

Tra le province la leader è Cagliari con 85,1 milioni di euro di export con + 11,0% rispetto al 2015, al secondo posto Carbonia-Iglesias con 3,7 milioni di euro (+52,5% rispetto al 2015), segue Oristano con 3,3 milioni di euro (+124,4%) e Sassari con 2,5 milioni (+51,6%). Segno negativo invece per Olbia-Tempio -89,5%, Nuoro -1,5%, Ogliastra -4,8% e il Medio Campidano a 0.

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In 29 mesi di legislatura solo il 14% degli atti prodotti da Giunta e Consiglio ha riguardato le esigenze di sviluppo delle piccole imprese sarde. Infatti, sui 2.155 provvedimenti presentati da Assessori e Consiglieri solo 302 hanno contribuito alla crescita del sistema produttivo regionale.

Sono questi i dati generali, incontrovertibili e verificabili, emersi dalla presentazione della seconda edizione del “Rating della Regione Sardegna”, disponibile sul sito www.sardegnaimpresa.it, realizzato da Confartigianato Imprese Sardegna e OpenPolis, società specializzata in rilevazioni e studi.

Come negli anni passati, l’analisi ha “radiografato” gli atti di Giunta e Consiglio, prodotti nella prima metà del mandato, da marzo 2014 a fine di luglio 2016. Ben 2.155 tra delibere, proposte di legge, relazioni, interrogazioni, risoluzioni, mozioni, ordini del giorno e interpellanze; tutto è stato letto, analizzato, vagliato e valutato secondo 7 priorità che gli imprenditori avevano individuato già prima delle elezioni, quali burocrazia, fisco e costo del lavoro, credito e pagamenti, sviluppo territoriale e programmazione, istruzione e formazione, infrastrutture e trasporti e riforma dell’artigianato.

Numeri, quelli del Rapporto, che stridono con la capacità produttiva delle circa 36mila aziende artigiane (il 23% della forza produttiva sarda), che negli ultimi 12 mesi, con 3milardi e mezzo di valore aggiunto, hanno contribuito al PIL regionale per il 16%. Dal Rating, quindi, emerge una rapporto tra imprese e Giunta-Consiglio non coincidente con le necessità di cui avrebbe bisogno il sistema produttivo isolano.

«Sono dati incontrovertibili e incontestabili – ha affermato la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti, durante la presentazione questa mattina in conferenza stampa – perché sono quelli prodotti e messi a disposizione dall’Esecutivo e dalla Massima Assemblea regionale. Purtroppo, e non è una novità, in questi 2 anni e mezzo la Politica regionale è stata “sfuggente” nei confronti del nostro comparto che, quindi, è stato solo “incidentalmente” interessato dall’azione politica di Giunta e Consiglio.»

Ma nel Rapporto ci sono anche le azioni positive che Confartigianato ha voluto “premiare” come più “vicine” alle esigenze delle piccole realtà produttive, che hanno visto il coinvolgimento attivo dell’Associazione da parte della politica e che cominciano a dare i primi risultati. Gli atti che più si sono avvicinati alle esigenze degli artigiani sono stati quelli sull’internazionalizzazione delle imprese, dell’assessore Maria Grazia Piras,  sulla tutela del pane, realizzata dai consiglieri Daniela Forma e Luigi Crisponi e sulla semplificazione burocratica, a firma del presidente Francesco Pigliaru e dell’assessore Maria Grazia Piras.

Al contrario, tra le richieste delle imprese a oggi rimaste insoddisfatte le leggi sull’artigianato e sull’urbanistica (da fonti di stampa abbiamo letto che dovrebbe essere approvata questa settimana in Giunta per poi essere discussa in Consiglio e si spera anche con le associazioni Imprenditoriali) e la riforma dei Consorzi fidi (completamente da bocciare secondo Confartigianato).

«Un aspetto importante che rileviamo – ha sottolineato il segretario regionale di Confartigianato Sardegna, Stefano Mameli, nel suo intervento – è quanto spesso ci sia scollamento fra atti di programmazione condivisibili e una loro attuazione non all’altezza”. “E’ il caso, ad esempio, delle delibere di Giunta contenenti gli incentivi alle imprese ha proseguito – che hanno ricevuto un parere positivo nel rating per diversi motivi tra cui la procedura a sportello “veloce”, o perché prevedevano finanziamenti anche di piccola taglia per le piccole imprese (il cosiddetto T0)”. “Ad oggi notiamo un forte ritardo nelle procedure di istruttoria anche a distanza di 4 mesi le imprese non ne conoscono ancora gli esiti. In merito ai finanziamenti di piccola taglia (T0), la delibera è del 6 luglio 2016 e ancora oggi non è stato nemmeno pubblicato il bando. I tempi della Pubblica Amministrazione ancora una volta non sono quelli delle imprese.»

Dall’analisi generale, emerge che 1.110 atti sono stati giudicati “attinenti/coerenti con le priorità degli artigiani”. Di questi ben 784 (il 71%) sono “neutri”, ovvero che non incidono rispetto alle necessità delle imprese. Al contrario, quelli “buoni”, che incidono positivamente sulle priorità, sono risultati 302. Analisi confermata anche dai “tag” più ricorrenti. Quello relativo alle imprese risulta solo al 10° posto (presente in 127 atti) mentre quelli più frequenti sono ambiente (403 atti), “enti pubblici” (372 atti) e sanità (284 atti).

«Con certezza – ha aggiunto Maria Carmela Folchetti – sappiamo di non essere tra i primi pensieri di assessori e consiglieri, anzi siamo proprio relegati al ruolo di comprimari». Per la presidente di Confartigianato Sardegna «l’attenzione sui temi dell’artigianato è ancora insufficiente: i pochi atti favorevoli a imprese e artigianato sono sovrastati da atti “neutri e ininfluenti”, che non incidono sulla svolta che si chiede».

Ma non tutto è negativo ciò che non è stato inserito nel rating: «Tra le cose da segnalare – ha sottolineato Maria Carmela Folchetti – è soddisfacente anche l’attività che si sta realizzando sugli appalti pubblici, sulle infrastrutture e sulla programmazione territoriale. Al contrario, ancora assai deficitaria l’attività sulla formazione che necessita di un urgente intervento strutturale».

«In un contesto come quello attuale, fortemente condizionato dal dilagare dell’antipolitica – ha precisato la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – riteniamo che aver dato anche valutazioni di soddisfazione per alcuni risultati raggiunti, sia da stimolo per i nostri politici per continuare sulla strada della condivisione e dell’ascolto delle istanze del tessuto economico sardo». «In ogni caso, continueremo a lavorare nella direzione indicata da artigiani e piccoli imprenditori – ha concluso Maria Carmela Folchetti – chiedendo alla Politica, ancora una volta, un reale coinvolgimento delle nostre istanze, che sono quelle delle migliaia di piccole e piccolissime realtà che, con grande fatica e sacrifici, cercano di resistere alla crisi.»

Oltre alla valutazione sui temi che riguardano le imprese, è stata realizzata anche quella complessiva degli amministratori regionali. Come già gli scorsi anni, i risultati dello studio si sono concretizzati in una classifica virtuale che ha tenuto conto, per il presidente, gli assessori e i consiglieri, di tutti gli aspetti dell’attività istituzionale, delle ricadute che questa ha avuto sul mondo delle micro imprese.

Dei 2.155 atti analizzati (1.680 della Giunta e 475 del Consiglio), 1.110 sono quelli che sono stati rilevati come “attinenti/coerenti con le priorità degli artigiani” (52%). Di questi ben 784 (il 71%) sono stati giudicati “neutri” ovvero che non incidono rispetto alle necessità delle imprese. Al contrario, quelli “buoni”, che incidono positivamente sulle priorità, sono risultati 302 (27%). Quelli “contrari” alle necessità delle imprese artigiane sono solo il 2%.

Dal dossier emerge che, tra tutti gli atti (qualunque atto) sottoscritti come primo firmatario, l’assessore più produttivo è Donatella Spano (Ambiente) con 305 atti, il meno prolifico risulta l’ex assessore dell’Artigianato, Francesco Morandi con 39 atti. Tra i consiglieri, il più attivo è Pietro Cocco (PD) con 50 atti che lo vedono come primo firmatario mentre il meno dinamico di quelli che hanno firmato proposte, è Antonio Solinas (PD) con 9 atti.

Dal dossier emerge anche che l’assessore che ha prodotto più atti riguardanti il mondo dell’artigianato è Raffaele Paci (Programmazione) con 191 (di cui 71 pro, 108 neutri e 12 contrari).

In Consiglio, Pietro Cocco, capogruppo PD, è il Consigliere che ha messo la firma su più atti che riguardano le “7 priorità degli artigiani”: 22 atti di cui 7 pro, 15 neutri e 0 contrari. Seguono Paolo Truzzu (FDI) (10 atti di cui 5 pro, 5 neutri e 0 contrari) e Michele Cossa (Riformatori sardi) con 9 atti totali (di cui 1 pro, 8 neutri e 0 contrari). In coda, Christian Solinas (Psdaz) con 1 solo atto (tra l’altro neutro) che lo vede primo firmatario.

In Giunta, tra le priorità su cui gli artigiani hanno chiesto di intervenire, il primato va alla priorità “infrastrutture, trasporti ed energia” con ben 308 atti (73 pro, 234 neutri e 1 contro). Solo 43 (26 pro, 13 neutri e 4 contro) riguardano la “riforma dell’artigianato”.

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I numeri delle imprese sarde a Mosca nella missione di “StoreSardinia” per la promozione dell’agroalimentare. 200 incontri con i buyer, 400 punti vendita raggiunti e oltre 1.000 richieste di informazioni. E ci sono le prime richieste di prodotti e di contratti da sottoscrivere.

12 imprese agroalimentari coinvolte provenienti da tutte le province sarde, 51 prodotti presentati (33 alimentari e 18 vini), 80 operatori specializzati dell’agroalimentare incontrati nelle cene-degustazione in rappresentanza di oltre 400 punti vendita, ristoranti e catene di distribuzione di tutta la Russia, 200 incontri diretti con i buyer in fiera e un migliaio contatti per richieste di informazioni sui prodotti sardi all’interno dello spazio “StoreSardinia”, oltre 200 persone servite durante gli showcooking/degustazioni dei prodotti isolani presso il padiglione Italia, il tutto in un contesto, quello di “ProdeExpo-Mosca 2017”, la più importante manifestazione euroasiatica per i prodotti dell’agroalimentare, che in 4 giorni ha contato 200mila visitatori, coinvolgendo 2mila espositori provenienti da oltre 26 Paesi di tutto il Mondo.

E’ questo il risultato della missione delle imprese sarde dell’agroalimentare che, dal 3 al 9 febbraio, a Mosca, nell’ambito del progetto “StoreSardinia” promosso da Confartigianato Imprese Sardegna, hanno fatto conoscere le creme alimentari spalmabili, il pane carasau con le numerose varianti snack, i malloreddus e la frégula, le panadas, gli oli di oliva e lentischio, le olive in salamoia, i vini bianchi e rossi, i liquorosi da dessert e gli amaretti integrali a importatori, responsabili delle catene di supermercati e gourmet, ristoratori, albergatori e giornalisti specializzati russi.

La missione in Russia è stata impreziosita anche dalla visita dello stand della Sardegna, unica regione italiana rappresentata alla fiera insieme all’Emilia Romagna, da parte dell’Ambasciatore italiano a Mosca, Cesare Maria Ragaglini, che ha potuto così apprezzare la varietà della produzione agroalimentare sarda.

«L’interesse per i prodotti sardi è molto forte – commenta Stefano Mameli, coordinatore del progetto “StoreSardinia” a riprova di questo le imprese, attraverso i “faccia a faccia” con i compratori russi, hanno immediatamente potuto ragionare di produzioni, prezzi, packaging e spedizioni ma anche dei gusti più adatti al mercato russo e delle varie forme di promozione da attuare nei supermercati e nei ristoranti. Nulla è stato lasciato al caso e i primi risultati stanno arrivando, infatti, le aziende hanno avuto richieste di prodotti da testare sul mercato e alcune di queste si apprestano, in questi giorni, a sottoscrivere i primi contratti.»

«Anche l’attenzione per la Sardegna è alta – continua Stefano Mameli – perché in Russia si comincia a conoscere la nostra qualità della vita, e la longevità della popolazione, il tutto legato all’alimentazione e quindi alle piccole ma eccellenti produzioni agroalimentari e vitivinicole. Insomma, la Sardegna è vista come una terra quasi “magica”. Ciò ci ha stupito in modo positivo, segno evidente che cominciamo a essere conosciuti non solo per le vacanze.»

«L’esperienza russa è stata importante tanto che può rappresentare una solida base di collaborazione tra le imprese – riprende il coordinatore di StoreSardinia – dove conoscenze, produzioni, quantità e qualità non vanno in contrasto e concorrenza tra loro ma si uniscono per affrontare meglio i mercati internazionali e richieste di compratori sempre più interessati alla qualità del prodotto rispetto a produzioni standardizzate o prezzi inopportunamente bassi. Il marchio StoreSardinia è nato proprio con l’obiettivo di selezionare le eccellenze, di raggrupparle sotto un unico marchio promozionale e supportarle nell’export dei propri prodotti.»

«E’ stata una esperienza concreta e operativa, come le nostre imprese ci chiedono. Infatti, dagli incontri sono stati, ad esempio,volutamente esclusi quelli politici e istituzionali che non avrebbero portato alcun risultato concreto ma, al contrario, si è puntato sugli incontri diretti con gli operatori commerciali. In ogni caso – conclude il coordinatore del progetto – l’impegno della Regione sull’internazionalizzazione sta iniziando a dare i primi frutti, visti anche i risultati dei vari bandi, e le iniziative sul tema export.»

L’attesa ora è per le prossime trasferte che le imprese affronteranno e per l’arrivo in Sardegna dei buyer e giornalisti specializzati. Nel primo caso, a breve, le aziende saranno impegnate in Kazakistan (ad Almaty) e in uno degli altri Paesi euroasiatici per far conoscere le proprie produzioni anche a quelle latitudini. All’inizio dell’autunno, invece, è previsto l’arrivo in Sardegna dei compratori e della stampa di settore specializzata proveniente dalle nazioni coinvolte nel progetto. Questi incontreranno le nostre aziende con il compito di far conoscere le produzioni a un mercato che conta oltre 400milioniabitanti e che si estende dall’Europa Occidentale fino all’Estremo Oriente.

La missione nella Capitale russa, è rientrata negli eventi organizzati dal progetto di promozione internazionale dei prodotti agroalimentari “StoreSardinia”, finanziato dall’assessorato regionale dell’Industria, e realizzato da Confartigianato Imprese Sardegna, con la collaborazione tecnica di Deloitte e BegApps. Questo consente a 12 aziende (il pastificio Sa Panada di Oschiri, i panifici Porta 1918 di Gonnosfanadiga, Filia Uda di Illorai, Ferreli di Lanusei, Panificio di Teti Giuseppe Deiana di Teti, Mula Graziano “Forno Carasau” di Oliena, le cantine Colle Nivera di Lula, Agricola Soi di Nuragus, Nuraghe Crabioni di Sorso, Arvisionadu di Benetutti, l’azienda agricola olearia Marco Zurru di Gonnosfanadiga (VS) e il caseificio “Su Grabiolu” di Siamanna) di promuovere le proprie produzioni, con i territori di provenienza, nei mercati euroasiatici come Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Azerbaijan, anche attraverso il sito www.storesardinia.com, appositamente realizzato in italiano e russo e in inglese. Il progetto è finanziato dall’assessorato dell’Industria-POR FESR Sardegna 2014-2020-Asse prioritario III-Azione 3.4.1 all’interno del Piano Triennale dell’Internazionalizzazione.

Il progetto “StoreSardinia” è finanziato dall’assessorato dell’Industria-POR FESR Sardegna 2014-2020-Asse prioritario III-Azione 3.4.1 all’interno del Piano Triennale dell’Internazionalizzazione.

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Anche nella seconda giornata del Prodexpo di Mosca, i prodotti dell’agroalimentare della Sardegna hanno attirato l’interesse degli importatori, ristoratori e giornalisti specializzati e conquistato il palato dei 50mila visitatori. 

Vini e prodotti alimentari tipici sardi sono stati presentati e illustrati a decine di professionisti del settore durante le varie degustazioni che si sono susseguite durante tutta la giornata. 

L’apprezzamento è stato unanime per la fregula, l’olio e le olive, la crema di formaggio, il pane e i dolci. 

«La Sardegna è molto conosciuta qui a Mosca – ha commentato il coordinatore di StoreSardinia, Stefano Mameli – e abbiamo avuoto la conferma di come ci sia anche un grande apprezzamento dei nostri prodotti.»

La Sardegna, infatti, è conosciuta in Russia come la terra delle produzioni incontaminate e dei centenari.  

«Anche oggi le nostre imprese hanno dimostrato di poter essere presenti sul mercato russo – ha aggiunto Mameli – grazie a prodotti unici, sani e, soprattutto, ricchi di tradizione.»

La missione nella Capitale russa, rientra negli eventi organizzati dal progetto di promozione internazionale dei prodotti agroalimentari “StoreSardinia”, finanziato dall’assessorato regionale dell’Industria, e realizzato da Confartigianato Imprese Sardegna, con la collaborazione tecnica di Deloitte e BegApps. Questo consente a 12 aziende (il pastificio Sa Panada di Oschiri, i panifici Porta 1918 di Gonnosfanadiga, Filia Uda di Illorai, Ferreli di Lanusei, Panificio di Teti Giuseppe Deiana di Teti, Graziano Mula “Forno Carasau” di Oliena, le cantine Colle Nivera di Lula, Agricola Soi di Nuragus, Nuraghe Crabioni di SorsoArvisionadu di Benetutti, l’azienda agricola olearia Marco Zurru di Gonnosfanadiga e il caseificio “Su Grabiolu” di Siamanna) di promuovere le proprie produzioni, con i territori di provenienza, nei mercati euroasiatici come Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Azerbaijan, anche attraverso il sito www.storesardinia.com , appositamente realizzato in italiano e russo e a breve anche in inglese. Il progetto è finanziato dall’assessorato dell’Industria-Por FESR Sardegna 2014-2020-Asse prioritario III-Azione 3.4.1 all’interno del Piano Triennale dell’Internazionalizzazione.

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12 imprese agroalimentari della Sardegna vanno alla conquista del mercato russo. Da ieri al prossimo 9 febbraio, a Mosca, pane, pasta, dolci, vino, formaggi, olive, olio e panadas, saranno presentati e proposti a buyer, ristoratori e catene di distribuzione e fatti conoscere e degustare ai partecipanti del “ProdExpo”, la più importante fiera russa dell’agroalimentare.

La missione nella Capitale russa, rientra negli eventi organizzati dal progetto “StoreSardinia”, finanziato dall’assessorato regionale dell’Industria, e realizzato da Confartigianato Imprese Sardegna, con la collaborazione tecnica di Deloitte e BegApps.

L’associazione artigiana, infatti, si è aggiudicata un bando regionale per la valorizzazione e promozione internazionale dei prodotti agroalimentari sardi che consentirà alle 12 aziende partecipanti (i panifici Porta 1918 di Gonnosfanadiga, Filia Uda di Illorai, Sa Panada di Oschiri, Ferreli di Lanusei, Panificio di Teti Giuseppe Deiana di Teti, Mula Graziano “Forno Carasau” di Oliena, le cantine Colle Nivera di Lula, Agricola Soi di Nuragus, Nuraghe Crabioni di Sorso, Arvisionadu di Benetutti, l’azienda agricola olearia Marco Zurru di Gonnosfanadiga e il caseificio “Su Grabiolu” di Siamanna) di presentarsi agli importanti acquirenti del mercato euroasiatico in Paesi come Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Azerbaijan.

Tra le attività del progetto la partecipazione a fiere, l’attività di educational tour in Sardegna per buyer e giornalisti specializzati e la promozione dei propri prodotti e dei territori sul sito www.storesardinia.com, appositamente realizzato in italiano e russo e a breve anche in inglese. All’interno del portale, già on line, le imprese potranno presentare on line e vendere i propri prodotti corredati di descrizione e listini bilingue.

Il programma a Mosca prevede 2 giorni di incontri presso le grandi catene di distribuzione organizzata e nei gourmet, dove le imprese sarde presenteranno i propri prodotti. Successivamente, da lunedì 6, i produttori sardi parteciperanno, all’interno del “Padiglione Italia”, al “ProdExpo”, la più importante manifestazione internazionale russa dedicata ai produttori di alimentari, bevande e altri prodotti dell’agroalimentare. Giunta alla 24esima edizione, la Fiera è visitata da 50mila persone al giorno, occupa una superficie di 90mila metri quadri e ospita più di 2mila espositori provenienti da 26 nazioni di tutto il mondo. Nella Capitale, sono previsti anche 2 eventi di degustazione, presso alcuni ristoranti italiani, destinati agli operatori esteri, per far conoscere i prodotti alimentari e vini.

Il progetto continuerà, in primavera, con la partecipazione delle aziende ad una mostra dedicata in Kazakistan. Nel prossimo autunno, invece, l’arrivo in Sardegna di buyer russi e giornalisti specializzati nel settore dell’alimentazione che visiteranno aziende partecipanti e territori.

Il marchio StoreSardinia nasce come progetto di Confartigianato Imprese Sardegna, con l’obiettivo di selezionare le eccellenze, di raggrupparle sotto un unico marchio promozionale e supportarle nell’export dei propri prodotti.

«Il progetto nasce dalla necessità non solo di proporre all’estero le nostre specialità – afferma Stefano Mameli, coordinatore del progetto “StoreSardinia”, e segretario regionale di Confartigianato – ma soprattutto di creare un “marchio ombrello” che possa consentire ai produttori di essere guidati, supportati e tutelati nei rapporti con gli altri mercati». «Per questo – aggiunge il coordinatore – la missione a Mosca arriva dopo alcuni mesi di lavoro nei quali abbiamo analizzato le possibilità di commercio nei Paesi euroasiatici, le imprese partecipanti, i loro prodotti e i loro territori. Uno dei punti qualificanti del progetto è l’affiancamento che stiamo fornendo direttamente alle imprese, con la collaborazione dell’Assessorato dell’Industria.»

Importante anche la partecipazione al progetto di imprenditori giovanissimi. E’ il caso del “Panificio Porta 1918” di Gonnosfanadiga e del “Panificio Sa Panada di Oschiri”, due realtà emergenti nel panorama dell’agroalimentare sardo. Nella prima azienda, infatti, un ruolo primario, da qualche anno e con importanti esperienze, lo ricopre il 27enne Riccardo Porta, mentre nella seconda ricoprono un ruolo strategico le due sorelle Meloni, Valentina 27 anni e Martina 22, tutti giovani che andranno a interfacciarsi con il mercato russo. «Due realtà che hanno l’obiettivo di affermarsi oltre i confini italiani – continua il coordinatore del progetto – determinate a imporsi su mercati spesso non raggiungibili attraverso iniziative singole e non coordinate».

Confartigianato Imprese Sardegna, sempre sulla valorizzazione dell’export, pensa già a nuovi obiettivi e a nuovi mercati. «Stiamo già lavorando a un progetto per le imprese che vogliano essere presenti sul mercato dell’Europa occidentale – conclude Mameli – potenziando la presenza delle nostre rinomate specialità in mercati più vicini e inserendo anche nuovi prodotti, come per esempio le birre artigianali».

Il progetto “StoreSardinia” è finanziato dall’assessorato dell’Industria-Por FESR Sardegna 2014-2020-Asse prioritario III-Azione 3.4.1 all’interno del Piano Triennale dell’Internazionalizzazione.

Azienda

Comune

Provincia

Settore

Prodotto principale  per export

Porta 1918

Gonnosfanadiga

Medio Campidano

Panificio

Amaretto integrale

Filia Uda

Illorai

Sassari

Panificio

Pane fresa o carasau

Sa Panada

Oschiri

Sassari

Panificio

Panadas

Ferreli

Lanusei

Ogliastra

Panificio

Pane guttiau con rosmarino e origano

Panificio Teti di Deiana

Teti

Nuoro

Panificio

Pane guttiau con cipolla, peperoncino e paprika

Mula Graziano “Panificio Carasau”

Oliena

Nuoro

Panificio

Pane guttiau

Colle Nivera

Lula

Nuoro

Cantina

Colle Nivera Cannonau di Sardegna DOC

Agricola Soi

Nuragus

Cagliari

Cantina

SOI – Cannonau di Sardegna DOC

Nuraghe Crabioni

Sorso

Sassari

Cantina

Sussinku Romangia IGT

Arvisionadu

Benetutti

Sassari

Cantina

G’Oceano Isola dei Nuraghi IGP

Azienda Agricola Marco Zurru

Gonnosfanadiga

Medio Campidano

Olearia

Olio EVO

Su Grabiolu

Siamanna

Oristano

Caseificio

Pecorino con caglio vegetale