28 April, 2024
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«La chiusura positiva della pratica relativa al futuro dello stabilimento Eurallumina di Portovesme è un fatto positivo e una conquista della lotta portata avanti con tenacia dai lavoratori che hanno sempre creduto nel riavvio degli impianti. Ciò che emerge dalla conclusione della procedura è altrettanto importante e certifica una cosa: ambiente e industria possono convivere.»
Lo scrivono in una nota, i segretari di Filctem Sso Emanuele Madeddu, Femca Vincenzo Lai e Uiltec Antonio Melis.
«Questo fatto, che deriva dalla valutazione di impatto sanitario – concludono i tre segretari -, deve essere il punto di partenza per una valorizzazione e un rilancio significativo e importante del sistema industriale.»

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E’ trascorso un tempo abbastanza ragionevole dall’incontro istituzionale in assessorato dell’Industria alla presenza anche dell’assessore del Lavoro del 18 settembre scorso, relativo al futuro dello stabilimento RWM Italia di Domusnovas. Gli annunci, le promesse e le rassicurazioni del giorno, non hanno avuto alcun seguito. Ad oggi non possiamo che far notare un aspetto gravissimo: 130 Lavoratori dell’intero sito produttivo sono a casa senza lavoro e senza una realistica prospettiva futura. L’impegno annunciato sia dell’assessore del Lavoro sia dell’assessore dell’Industria per trovare una soluzione pare evaporato.»
Lo scrivono, in una nota, la RSU RWM Italia ed i segretari territoriali di Filctem-CGIL e Femca-CISL, Emanuele Madeddu e Vincenzo Lai.

«Dall’incontro tecnico svoltosi il 25 settembre in Regione tra l’Azienda e gli enti preposti non abbiamo nessuna notizia, tantomeno conosciamo gli esiti della riunione del 4 ottobre scorso al ministero degli esteri. Non sappiamo ancora quali siano le intenzioni del Governo in merito a una vicenda che riguarda l’intero scenario della Difesa Nazionale – si legge nella nota -. L’amministrazione regionale, dopo l’annunciato impegno non ha prodotto alcun atto concreto. Fino a oggi tutto quello che sappiamo è quanto si legge sugli organi di informazione e stringati comunicati stampa. L’unica certezza, ad oggi, è quella che 130 lavoratori sono a casa senza lavoro e che tutte quelle persone che hanno promosso facili soluzioni e facili riconversioni sono tutte sparite.»
«Sarebbe opportuno che ognuno, per il ruolo che ricopre e la competenza assegnata, si assumesse le proprie responsabilità – si legge ancora nella nota -. In questo momento c’è ben poco da gioire, anzi la preoccupazione continua a salire dato che, in mancanza di altre risposte, si corre il rischio che il numero dei lavoratori rimasti senza lavoro sia sempre maggiore. Chiediamo fin da ora l’apertura di un tavolo con l’assessorato del Lavoro e dell’Industria per affrontare sia il futuro del sito produttivo sia per trovare strumenti finalizzati a sostenere il lavoro di quei lavoratori già espulsi. Riteniamo che l’attesa sia finita – conclude la nota -, è tempo di risposte concrete, in assenza delle quali metteremo in atto la mobilitazione nella forma che riterremo più opportuna.»

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«Non si può che accogliere positivamente il via libera dall’Assessorato regionale della Sanità alla valutazione di impatto sanitario relativo al progetto di ripartenza di Eurallumina. Una valutazione positiva e storica che riporta  l’impatto del progetto di ripartenza della fabbrica di Allumina  all’interno di norme e regole sanitarie e ambientali, ribadendo nello stesso tempo che nel sito industriale di Portovesme è possibile produrre rispettando le leggi in particolare  la tutela della salute pubblica. Un documento che risponde alle integrazioni richieste nella delibera del febbraio 2019 necessario per completare l’iter autorizzavo relativo alla valutazione di impatto ambientale in corso ormai da 5 anni.»
Lo scrivono, in una nota, Emanuele Madeddu Filctem CGIL SSO, Vincenzo Lai Femca CISL, Pier Luigi Loi Uiltec UIL.
«In questa fase, particolarmente delicata per tutti, è necessario che ciascuno, e per il ruolo che svolge, si assuma la responsabilità che deriva dal suo compito. Sino a oggi sono state investite ingenti somme sia per predisporre un progetto che stia al passo con i tempi e sia rispettoso dell’ambiente, sia perché possa restituire alla Sardegna quel ruolo fondamentale che ha sempre ricoperto la filiera dell’alluminio, facendone riattivare il primo anello, quello che dalla raffinazione della bauxite porterà alla produzione dell’allumina – concludono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pier Luigi Loi -. Con i lavoratori continueremo a seguire passo passo tutte le fasi della vertenza che, per impatto sociale ed economico, non può in alcun modo essere archiviata.»

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I segretari provinciali della Filctem-CGIL Emanuele Madeddu e della Femca-CISL
Vincenzo Lai intervengono sulle vicende legate allo stabilimento RWM di Domusnovas.

«Nessuno può pensare che la battaglia contro la sola RWM di Domusnovas e contro i soli lavoratori impegnati nello Stabilimento possa risolvere i conflitti internazionali sparsi per il mondo; purtroppo però da mesi si assiste a una campagna che colpisce la RWM e i suoi lavoratori – sostengono Emanuele Madeddu e Vincenzo Lai -. L’agitarsi, poco partecipato e molto urlato, cui abbiamo assistito in questi mesi ha portato alla proposta e all’approvazione di una mozione che riteniamo nei suoi principi basilari giusta, ma che evidenzia tutti i limiti che la politica italiana dimostra di avere sulla programmazione, sui principali settori produttivi e sulla sua politica internazionale.»
«A nostro parere l’Italia, da tempo, avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di guida in Europa, portando tutti gli Stati della UE a pretendere la cessazione dei conflitti sparsi per il mondo – aggiungono Emanuele Madeddu e Vincenzo Lai -. Posizioni politiche spot come l’approvazione della mozione evidenziano i limiti oggettivi che la politica italiana ed europea dimostrano di avere nella gestione di temi importanti, pensando che questo risultato porterà alla soluzione del conflitto in Yemen. Questo modo di fare ha il solo risultato di non risolvere il problema principale, ovvero la cessazione dei conflitti, ma di peggiorare le condizioni di vita e lavorativa nei territori più disagiati come il Sulcis Iglesiente.
Quello che manca nello scenario Nazionale è un progetto programmatico relativo all’industria bellica. Lo stabilimento di Domusnovas dovrebbe diventare riferimento per l’esercito europeo di cui da tempo si parla. Il tutto in un contesto nazionale chiaro e definito, dato che la RWM, unica al centro delle polemiche, non è l’unica azienda che esporta e produce materiale bellico operante in Italia. Rischia di essere l’unica a pagare le conseguenze di una politica nazionale un po’ sconclusionata, e poco Europea.»
«Per la RWM di Domusnovas non potrà esserci alcuna riconversione. Le professionalità e le tecnologie impiegate in quello stabilimento verranno perse – sottolineano ancora Emanuele Madeddu e Vincenzo Lai -. Sono sotto gli occhi i fallimenti delle riconversioni minerarie. Decine di attività progettate solo con l’intento di accaparrarsi i soldi finanziati ad hoc ma che non hanno prodotto un solo posto di lavoro né sostitutivo né aggiuntivo. ROCKWOOL, CARDNET, BINEX sono solo alcuni esempi di questi fallimenti ai danni di noi cittadini e di noi contribuenti. Stando ai riferimenti più volte fatti creando un parallelo con la legge 180 riferibile alla vicenda Valsella va detto, per onestà della verità, che quella riconversione terminati i contributi pubblici ha prodotto zero posti di lavoro.
Riteniamo che queste lavoratrici e questi lavoratori vadano più che mai tutelati e rispettati rispetto ad una campagna denigratoria in campo da mesi. Riteniamo che prima che vengano prese posizioni terminali si apra una discussione con la Giunta Regionale – concludono Emanuele Madeddu e Vincenzo Lai – le Istituzioni interessate e con il coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali finalizzata ad una soluzione positiva verso la cessazione del conflitto in Yemen e la prosecuzione lavorativa delle maestranze impegnate ragionando finalmente proprio in chiave europea come prodotti di materiale bellico per la difesa degli stati europei perché che ci piaccia o no a quello, nell’interesse dello stato italiano, non possiamo rinunciare.»