4 May, 2024
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Lo SDIRS (Sindacato dirigenti e direttivi della Regione Sardegna) solleva dubbi sulla legge di riforma di Sardegna Ricerche.

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Lo SDIRS (Sindacato dirigenti e direttivi della Regione Sardegna) solleva dubbi sulla legge di riforma di Sardegna Ricerche.

La legge che trasforma il consorzio Sardegna Ricerche in un’agenzia regionale – secondo lo SDIRS – ha un vistoso punto debole: nel prevedere il trasferimento automatico del personale nel “Sistema Regione”, entra in conflitto da un lato con il principio costituzionale di accesso al pubblico impiego mediante concorso e, dall’altro, con l’istituto della mobilità, la cui disciplina è riservata alla competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile. Lo SDIRS ha segnalato la possibile illegittimità della norma in un documento trasmesso al Dipartimento per gli Affari regionali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il Sindacato dirigenti e direttivi della Regione Sardegna non discute «la necessità di riordinare la missione prioritaria dell’ente e del sistema delle collegate strutture di ricerca, razionalizzando nel contempo la composizione degli organi di gestione, coerentemente con gli indirizzi della Giunta regionale, finalizzati a contenere i costi di gestione». Ma fa notare che l’ambiguità originaria di Sardegna Ricerche – che figurava sia tra gli enti sottoposti ai poteri di indirizzo, vigilanza e controllo esercitati dagli organi di governo regionali sia tra le società a partecipazione non azionarie – «ha consentito nel corso degli anni assunzioni di personale presso lo stesso ente, la cui natura pubblica era appunto dubbia, anche in assenza di procedure selettive conformi alla regola/principio del pubblico concorso».

Anche nella relazione finale del 2014 sulla gestione dell’ente – ricorda lo SDIRS nella nota firmata dal segretario generale Cristina Malavasi – la Corte dei conti aveva sollecitato un chiarimento definitivo sulla natura giuridica di Sardegna Ricerche, con le necessarie modifiche alla legge istitutiva e allo statuto, nell’ambito dell’attività di riordino del settore degli enti strumentali regionali.

Purtroppo, rileva il sindacato, la legge regionale 5 agosto 2015, n. 20 (pubblicata il 10 agosto sul BURAS n. 36) esprime diversi «profili di illegittimità costituzionale, riconducibili ormai a gran parte delle riforme organizzative operate dalla Regione Sardegna riguardo alle società o aziende a totale o parziale proprietà regionale, caratterizzate, sostanzialmente, da scelte forzate di mantenimento del posto di lavoro dei dipendenti se non anche di particolari privilegi del personale, a scapito appunto dei principi costituzionali, di cui particolarmente quello del concorso pubblico quale forma di reclutamento nel pubblico impiego assume particolare rilevanza».

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