24 April, 2024
HomeRegioneSicurezza del cittadino e del territorioDomenico Nicotra (OSAPP): «Sicurezza messa a repentaglio da un detenuto straniero rinchiuso nel carcere di Sassari».

Domenico Nicotra (OSAPP): «Sicurezza messa a repentaglio da un detenuto straniero rinchiuso nel carcere di Sassari».

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«La sicurezza è messa a repentaglio da un detenuto straniero rinchiuso nel carcere di Sassari». La denuncia arriva da Domenico Nicotra, segretario generale aggiunto O.S.A.P.P.

“Il carcere duro dei super boss” – era soprannominato così il carcere di Sassari Bancali, Intitolato a Giovanni Bacchiddu, Agente di Custodia, ucciso nel 1945 mentre cercava di sedare una rivolta scoppiata nella Casa di reclusione di Alghero.

E’ il primo vero carcere pensato e costruito per applicare la legge sui boss sottoposti al regime del 41 bis – questo si diceva mentre si spendevano circa 100 milioni di euro dei contribuenti e facevano nascere la mega struttura penitenziaria.

«Il carcere dove sono reclusi i mafiosi più pericolosi d’Italia, dove ogni giorno avvengono minacce di morte agli agenti, è una guerriglia quotidiana – dichiara Domenico Nicotra, segretario generale aggiunto del sindacato della Polizia penitenziaria – l’ultimo fatto accaduto proprio ieri a Bancali, un detenuto extra comunitario ha aggredito un agente di Polizia penitenziaria lì in servizio, mentre effettuava il normale giro d’ispezione unitamente all’infermiere di turno per la somministrazione della terapia, una volta aperta la porta blindata  il detenuto si scaglia contro l’agente di sezione procurandogli varie contusioni. Anche il preposto alla Sorveglianza Generale è stato aggredito.»

«E’ palese – aggiunge Domenico Nicotra -, che simili accadimenti non possono essere addebitati alla sola carenza di personale di Polizia Penitenziaria che ovviamente risulta essere un dato incontrovertibile, per quello chiediamo una ispezione urgente al carcere in argomento ed individuare eventuali responsabilità nonché l’avvicendamento del direttore. Probabilmente Bancali ha bisogno di dirigenti penitenziari con esperienza specifica nella gestione dei “super boss”. Anche per riportare la serenità operativa al personale presente e consentire, nei limiti in cui fosse possibile, il trattamento penitenziario, previsto dalla normativa.»

 

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