28 March, 2024
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La scuola dimenticata – di Nadia Pische

Cresce il malcontento nel mondo della scuola ancora una volta messo da parte da quella fetta di “potenti” che potrebbe cambiarne il destino. Docenti che non sono stati ancora vaccinati, esposti al rischio dei contagi da Covid-19 tutto il giorno. Docenti che formano i cittadini del domani in un quadro che non li considera operatori a rischio. Tante le testimonianze raccolte, il disappunto è forte, la protesta sale e l’indifferenza continua a circondarli. Maestra Francesca ha ben chiaro quel che accade e con parole forti, decise e corrette, lo racconta di seguito nella speranza che le sue frasi giungano a chi di dovere come invito ad un’attenta riflessione.

«A marzo del 2020, appena iniziata l’emergenza sanitaria, noi docenti, spinti dal nostro incondizionato senso civico, abbiamo affiancato immediatamente i nostri alunni e con loro le famiglie. Perché l’abbiamo fatto? Perché volevamo mantenere un legame virtuale, visto che in presenza non era più possibile. Ci siamo inventati un nuovo modo di fare scuola, dapprima le comunicazioni avvenivano con WhatsApp, poi attraverso la piattaforma, non ancora istituzionale ma organizzata da noi.

Abbiamo garantito che non si interrompesse il DIRITTO ALLO STUDIO; abbiamo contribuito a mantenere l’equilibrio delle famiglie e con esse dell’intera società. Io le mie colleghe eravamo a disposizione tutto il giorno per registrare spiegazioni con programmi che non conoscevamo fino a quel momento, dare lezioni individuali in videochiamata per gli alunni in difficoltà, correggere compiti ogni giorno e rinviarli corretti, affinché i bambini avessero sempre un feedback che a distanza è molto difficile dare,

Ci siamo dovute documentare, l’abbiamo fatto perché spinte dall’amore per il nostro lavoro. E così abbiamo continuato quest’anno, in presenza finalmente, ma con tutti i limiti dovuti ai dispositivi di protezione e tutte le regole connesse al piano di emergenza sanitaria per le scuole.

Perché racconto tutto questo? Perché ci ritroviamo a maggio senza uno straccio di vaccino che ci protegga, in un momento in cui nella nostra città, Carbonia, ci sono diversi casi, proprio tra i giovanissimi. Le scuole sono chiuse, ma a breve riapriranno.

Con quale spirito rientreremo a scuola? Tanti di noi hanno più di cinquant’anni, con patologie anche importanti che non vengono riconosciute per essere considerati fragili, ma fragili in realtà lo siamo; spesso abbiamo a che fare con le nostre madri anziane, tutto ciò ci fa rientrare a scuola con la paura e anche con la convinzione che ci sia una mancanza di attenzione e riguardo per la nostra categoria che ormai non viene più considerata a rischio. Ci sentiamo l’ultima ruota dell’ultimo carro visto e considerato che non solo nelle altre regioni, ma anche nelle altre province della Sardegna i docenti sono stati vaccinati. Vaccinarci non sembra un’impresa titanica, visto che siamo rimasti solo noi.

Qualcuno che ha lavorato male nell’organizzazione delle vaccinazioni c’è senz’altro, altrimenti non ci troveremmo nella situazione di elemosinare il vaccino.»

Anche maestra Nicoletta si esprime, non certo per polemizzare ma per far presente una realtà vissuta in prima linea tutto l’anno scolastico… nessuna tutela, classi numerose, nessun distanziamento, igienizzazione non adeguata, banchi che “attentano” alle gambe dei docenti. E la fragilità e la psiche dei bambini? Ah, quelle vengono tirate fuori dal cilindro solo quando fa comodo! E che dire dei vaccini? I docenti che decidono di farsi vaccinare, in una situazione simile, è giusto che vengano “accontentati”!

Anche maestra Michela non è da meno e dichiara «noi chiediamo da tempo oramai risposte certe e concrete ai troppi problemi mai risolti in questo anno e mezzo di pandemia: riduzione degli alunni per classe, un protocollo serio sulla sicurezza all’interno dei vari spazi, un’adeguata e puntuale sanificazione, l’acquisto di dispositivi sicuri al fine di garantire la massima sicurezza a tutti».

Maestra Lucia, docente vicaria, esprime disappunto e dispiacere per la non “attenta considerazione” della categoria dei docenti, che non sono stati classificati tra i soggetti più a rischio in questa pandemia. La categoria degli insegnanti dovrebbe essere tutelata maggiormente. I docenti chiedono a gran voce di essere vaccinati. E’ necessario tutelare i docenti, gli alunni e le famiglie di entrambi.

Maestra Marta fa presente che tutti i docenti devono essere vaccinati, una categoria a rischio come quella degli insegnanti va tutelata. Dal mese di settembre siamo esposti al pericolo covid: entriamo ed usciamo dalle quarantene. Mancano informazioni chiare e precise, non ci sono notizie immediate, a volte arrivano per vie traverse, non si conoscono i tempi della quarantena né i risultati del tampone in tempo utile. Quello che disorienta più di tutto è la mancanza di chiarezza.

Queste sono solo alcune testimonianze che dimostrano quanto sia psicologicamente fuorviante lavorare sotto pressione, senza mai staccare la spina, continuando a preoccuparsi del come poter far arrivare a tutti gli alunni “le stesse opportunità”, come poterli rasserenare, come poterli aiutare a capire che si tratta di un momento di transizione e che se «le regole verranno rispettate» presto si potrà tornare alla normalità. Una normalità che attendiamo da tempo, nella quale non si menzionino più zone rosse, arancioni, gialle, gialle rinforzate… una normalità nella quale ognuno di noi possa recuperare la propria libertà, in quanto diritto inviolabile.
Ancora un po’ di pazienza, di attenzione, di collaborazione…se questo sarà l’impegno di tutti, presto torneremo a sorridere senza le mascherine.
Nadia Pische
nadiapische@tiscali.it

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