25 April, 2024
Home2022Settembre (Page 6)

«Se non accompagnata dalla dicitura “urgente”, la prescrizione del medico di base per analisi del sangue rimanda alle strutture private o, nella migliore delle ipotesi, all’ospedale Sirai di Carbonia. In ogni caso, i tempi di attesa per la prestazione non sono mai lusinghieri (a meno che non la si paghi per intero negli organismi convenzionati, al di là del ticket), sia che si riesca ad ottenerla nelle strutture sanitarie periferiche, come la Casa della Salute di Sant’Antioco, sia che si finisca al Sirai, dove il numero di prelievi quotidiano è esiguo, insufficiente a soddisfare la legittima domanda del cittadino.»

Ignazio Locci fotografa così una situazione divenuta insostenibile ed inaccettabile.

«In concreto, non vengono più effettuati prelievi del sangue nei poliambulatori pubblici se non definiti, nero su bianco, come “urgenti”: in tal caso è possibile prenotare la prestazione nella Casa della Salute più vicinaaggiunge Ignazio Locci -. Va da sé che il cittadino si rivolga al proprio medico di base chiedendo di considerare “urgente” il prelievo, anche se non rientrerebbe in tale categoria. Ed è altrettanto naturale che non sempre i medici di famiglia possano cedere alla richiesta del proprio paziente.»

«E così, le Case della Salute, sorte per avvicinare il cittadino alla Sanità, finiscono per allontanarlo, consegnandolo direttamente alla sanità privatasottolinea Ignazio Locci che da qualche giorno è anche presidente dell’Unione dei Comuni Arcipelago del Sulcis -. Tutto questo può essere definito in un solo modo: disagio, l’ennesimo, a carico dei cittadini talvolta affetti da patologie gravi, costretti a fare i salti mortali anche solo per un banale prelievo del sangue. Non si può continuare a ridurre i servizi a discapito del paziente: di un poliambulatorio incapace di servire il cittadino non ce ne facciamo nulla. Da sindaco di Sant’Antioco, Comune nel quale è attiva una Casa della Salute, chiedo venga ripristinato il servizio al più prestoconclude Ignazio Locci -. Non si possono accampare sempre le solite scuse: è ora che la dirigenza sanitaria a tutti i livelli inizi a pensare ai cittadini unicamente come destinatari di una sanità vicina, prossima, presente e disponibile.»

Il comune di Carloforte ha organizzato lo scorso 16 settembre la conferenza sul tema “Quali risposte a quali domande di salute e sanità dal territorio”, alla quale hanno relazionato tutti gli Ordini Professionali che, come evidenziato in   dei lavori dal Sindaco di Carloforte Stefano Rombi, «rappresentano il front office in Asl Sulcis tra ospedale e territorio e per mezzo dei loro professionisti sanitari, tecnici e sociali impattano e non poco sul diritto dei cittadini del Sulcis Iglesiente nella fruizione delle prestazioni di cura ed assistenza».
Le voci istituzionali degli Ordini che hanno animato la conferenza aperta ai 23 sindaci del Sulcis Iglesiente erano quelle dei Medici, degli Psicologi, delle Ostetriche, dei Biologi, dei Tecnici RSM, degli Infermieri, delle Assistenti sociali, ai quali Albi tutti gli esercenti le professioni sono iscritti.
Ha moderato i lavori l’Assessore alla Tutela della Salute del comune di Carloforte dott.ssa Pina Franca Opisso che ha sottolineato come «per la prima volta nel Sulcis Iglesiente i 23 sindaci in rappresentanza di 127mila abitanti ospitano gli Ordini professionali, Enti di Diritto Pubblico non Economico Sussidiario dello Stato vigilati dal ministero della Salute e che entrano nella vita delle persone e partecipano o dovrebbero partecipare a pieno titolo all’organizzazione del SSN tramite ASL Sulcis e altre istituzioni». L’assessore si è poi soffermata su un passaggio della rete ospedaliera che meriterebbe di essere meglio attenzionata rispetto agli effettivi esiti quando evidenzia che «la scomposizione dell’Azienda per la tutela della salute in otto Aziende sociosanitarie consentirà di presidiare con maggiore cura ed attenzione anche i bisogni dei cittadini nelle aree rurali e nelle piccole isole che, distanti dagli agglomerati urbani, risentono delle allocazioni delle strutture sanitarie principali».
Per l’Ordine dei Medici, rappresentato dalla Dott.ssa Rita Ecca su delega del presidente Enrico Montaldo, assume una fondamentale importanza a «garanzia della salute dei cittadini la questione della grave carenza dei professionisti sanitari medici e degli specializzati, nonostante le informazioni rese sulla stampa che attesterebbe la Sardegna come la regione con il più alto rapporto medici-cittadini. Il problema dell’assenza di medici di medicina generale nasce dall’alto numero di medici ai quali non è stato garantito l’accesso alle scuole di specializzazione o ai corsi di formazione specialistica triennale per poter esser impiegati ed operare correttamente e strutturalmente nel territorio piuttosto che essere chiamati a ruoli di sola sostituzione di titolari assenti e in sedi dove non presenti, ad esempio in continuità assistenziale o guardia turistica, e per qualsivoglia motivo». Oltre alla «grave carenza dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta», la dott.ssa Rita Ecca richiama la questione politica della “programmazione del fabbisogno” e illustra anche diversi aspetti amministrativi in ambito ospedaliero per criticità legate ai pensionamenti dei medici in periodo pandemico, che hanno comunque «portato nuove 17mila borse di studio per sostenere i percorsi di specializzazione e di formazione».
Il Commissario straordinario dell’Ordine regionale dei Biologi, dott. Nicola Loporto, è intervenuto illustrando «il ruolo, lo spazio e le competenze nel nostro Servizio Sanitario Regionale e in ASL Sulcis, dove portiamo risorse professionali e culturali e dove proviamo a colmare le carenze del sistema messe impietosamente in luce dalla pandemia da Covid-19», soffermandosi sulla pianificazione condivisa, che presti realmente attenzione ai bisogni del territorio.
Il Servizio Sanitario Regionale è un patrimonio che necessita di un numero di biologi adeguati, continua il presidente Nicola Loporto, «soprattutto in considerazione della peculiarità della figura del Biologo che presta assistenza e supporto anche ai centri di primo intervento e la cui presenza costante deve essere garantita per la sua intrinseca funzione alla pari di altri professionisti dell’emergenza urgenza».
La presidente dell’Ordine delle Ostetriche, dott.ssa Maria Rosaria Lai, è intervenuta facendo un’attenta analisi sui punti di forza e sulle criticità riscontrate nei Servizi dell’Area Materno Infantile, situati nei tre Distretti della ASL Sulcis, rafforzando sia la considerazione dei «Consultori familiari, importanti e indispensabili Servizi Sociosanitari che la normativa a sostegno degli stessi e per l’attuazione delle Linee d’indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel Percorso Nascita e per la riduzione del Taglio Cesareo, settori sanitari strategici ai quali aggiungere la prevenzione dei tumori femminili, l’educazione alla salute riproduttiva per gli adolescenti, sia per garantire il diritto all’accesso ai servizi alle fasce di popolazione più deboli e quindi maggiormente a rischio».

Nel Sulcis Iglesiente, mancherebbero n. 3 Consultori Familiari, uno per ogni Distretto. Ha inoltre sottolineato come «la difesa del Punto Nascita del CTO di Iglesias e quindi della ASL Sulcis può passare anche per la possibilità di rendere disponibile la parto analgesia, che rientra nei LEA, perché solo osservando i principi di eguaglianza e di equità nell’accesso alle cure, le donne gravide residenti nel territorio del Sulcis Iglesiente, possono fare delle scelte libere e consapevoli individuando in quale Punto Nascita andare a partorire»
Per l’Ordine dei Tecnici Sanitari e di Radiologia medica è intervenuta la presidente dott.ssa Maria Porru in rappresentanza di 19 professioni, che dal periodo pandemico sono state riscoperte come «fondamentali in tutti gli ambiti di cura, assistenza, diagnosi, riabilitazione in emergenza o in routine, in ospedale e nel territorio, nel pubblico e nel privato, nonostante l’importante carenza di tecnici delle dotazioni organiche anche nel Sulcis Iglesiente». Prosegue la presidente che le «professioni sanitarie tecniche posso esercitare non solo in ospedale ma anche nel territorio come i Poliambulatori, le Case della Salute, gli Ospedali di Comunità, nella telemedicina, finanche a domicilio dell’assistito. Noi ricerchiamo soprattutto la massima integrazione possibile con tutte le discipline sanitarie. Un’altra opportunità è la piena offerta formativa universitaria, da anni insufficiente ai bisogni di salute dei cittadini».
Il presidente dell’Ordine degli Infermieri Graziano Lebiu si è soffermato sull’importanza della presenza in contemporanea di tutte le professioni sanitarie e tecniche e sociali, «un segnale della responsabilità di farsi carico delle istanze, soprattutto, dei cittadini per i quali i professionisti hanno senso di agire ed esercitare e per misurarsi e continuare a svolgere un ruolo in tutti i contesti e i dibattiti che coinvolgono direttamente la sanità, la salute, il territorio della provincia Carbonia-Iglesias, mettendoci tutti a disposizione delle istituzioni tutte a tutela dei diritti non solo dei residenti».

Importante, tra gli altri, il passaggio sulle difficoltà della carenza di personale che sarà possibile di risolvere in parte solo «se ASL Sulcis sarà, dotata di autonomia gestionale ed organizzativa, acquisendo significative attività amministrative assegnate ad ARES SARDEGNA. ASL Sulcis non può direttamente assumere, sostituire, bandire, mobilitare, stabilizzare, selezionare per adeguare la dotazione organica carente in tutti i profili, mentre dovrebbe potersi anche occupare della gestione degli aspetti di reclutamento inerenti il personale».
La presidente dell’Ordine degli Psicologi, dott.ssa Angela Quaquero, richiama l’attenzione dei 23 sindaci che «lavorare sulla salute, oggi più che mai, significa da un lato prendere in carico la persona unitariamente, tenendo conto della sua complessità e dall’altro assumere una visione profonda e consapevole della comunità nella quale le persone sono immerse, ed investire sulla salute nel Sulcis – Iglesiente oggi implica una riflessione approfondita che deve partire dalle carenze profonde che la tutela della salute mostra in questo territorio più intensamente che in altri».

Interessante la parte dedicata dalla dott.ssa Quaquero ai numeri e all’esistente: «I servizi psicologici sono estremamente carenti e ridimensionati su un territorio che da decenni richiede una particolare attenzione: I CSM, i Consultori, i SERD, l’unità di Neuropsichiatria Infantile conoscono bene l’entità del malessere psicologico rappresentato dall’utenza che ad essi si rivolge, fortemente accentuato dopo l’emergenza sanitaria determinata dal COVID, con effetti che coinvolgono trasversalmente tutta la popolazione, con particolare accentuazione sull’età dello sviluppo (in particolare sull’adolescenza) e sulle persone anziane. I Comuni possono favorire la costruzione di reti orizzontali sul tema salute, cosa che consentirebbe una notevole razionalizzazione degli interventi e delle risorse».
Per l’Ordine delle assistenti sociali è intervenuta la dott.ssa Giannina Congias in rappresentanza della presidente Milena Piazza, è ha prontamente evidenziato che «l’accesso dei cittadini ai servizi ogni giorno porta le assistenti sociali a ragionare su quali siano le modalità appropriate per rendere fruibili i diritti degli utenti in tema di salute e sanità e integrazione socio sanitaria per il tramite del miglior funzionamento dei servizi, perché assistiamo ai cambiamenti dei bisogni in rapporto all’allungamento dell’età media, all’aumento di malattie croniche e degenerativa, a nuovi stili di vita in famiglia e nella società e che interessano tutte le età e tutte le fasi della vita. Per contrastare le disuguaglianza e la contrazione dei servizi dedicati all’utenza, riteniamo vincente e efficace lo sguardo multidisciplinare».
Sono intervenuti nel dibattito contributo:
– il sindaco di Fluminimaggiore, con sussistenti preoccupazioni sul futuro del servizio sanitario non solo nella sua comunità per l’assenza di medici di famiglia e per la prolungata chiusura della Casa Famiglia;
– il medico di famiglia di Carloforte dott. Giancarlo Grosso che ha ripercorso la scelta umana e slancio etico e deontologico di tutti i medici dell’Isola di San Pietro di prestare le loro professionalità alla cittadinanza di Calasetta nel loro momento più drammatico per la totale assenza di medici, pediatri, guardie mediche, guardie turistiche. Un esempio solidale, coraggioso virtuoso e vitale che non è passato inosservato agli addetti ai lavori.
– il consigliere comunale di Calasetta infermiere Sergio Lai e la consigliera comunale di Sant’Anna Arresi infermiera Cristiana Caredda, che hanno ribadito l’importanza del confronto, della collaborazione, dell’integrazione ospedale-territorio, del rispetto del diritto alla salute da parte di chi è deputato a garantirla indistintamente a tutti piuttosto che volgere la testa da un’altra parte, nonché dell’assunzione di responsabilità delle istituzioni ai massimi livelli e vertici regionali di confrontarsi con chi rappresenta i diritti dei cittadini, per dare risposte certe a domande altrettanto inequivocabili come quali soluzioni per la piena agibilità alla medicina generale e di continuità assistenziale, la cui carenza congestiona i Pronto Soccorso di ASL Sulcis. I Comuni di Calasetta e Sant’Anna Arresi hanno più volte provato far sentire la propria voce e per coinvolgere nella programmazione di cosa fare come chi avrebbe dovuto ed invece non ha fatto. Di fatto siamo comuni con poco peso politico e trascurati e abbandonati sotto tutti i punti di vista.

– il dott. Tinti, presidente regionale di Federlab, interviene per sollecitare i sindaci a comunicare con più regolarità i dati sanitari di loro pertinenza e delle loro popolazione alle istituzioni aziendali e regionali affinché alle domande di salute sidiano risposte su numeri certi e non su previsioni o ipotesi che possono poi risultare infondate
– un cittadino di Carloforte esterna le sue preoccupazioni sul fatto che nonostante il grido di allarme che si alza a più riprese dal territorio per la insufficiente offerta sanitaria quanto a servizi e nonostante la professionalità di chi lavora in ASL Sulcis, non si rileva nessun miglioramento tangibile e si chiede quale futuro attende i cittadini e se si sia in presenza di un disegno politico di ridimensionamento a favore di altre aree sanitarie.
Sono state distribuite tabelle riepilogative sui numeri dei servizi sanitari esistenti, sui servizi indisponibili, sui servizi ridimensionati e trasferiti, sugli investimenti dal PNRR per il Sulcis Iglesiente.
Erano presenti i sindaci di Buggerru, Fluminimaggiore e Musei e i delegati dei Comuni di Iglesias, Calasetta, Sant’Anna Arresi, Nuxis.
Assenti la Direzione Generale Asl Sulcis e la Direzione Generale Ares Sardegna.
Tutti i Presidenti degli Ordini Professionali hanno rinnovato la disponibilità a collaborare con il 23 sindaci del Sulcis Iglesiente, con le Direzioni di ASL Sulcis e di ARES Sardegna e con l’Assessorato alla Sanità e con tutti gli attori, a vario titolo, della sanità nel territorio della ex Provincia Carbonia Iglesias.

 

Quattro consiglieri del gruppo Carbonia Avanti, Giacomo Floris, Gianluca Arru, Giovanni Spanu ed Alessia Cadoni, hanno presentato un’interpellanza al presidente del Consiglio comunale Federico Fantinel ed al sindaco Pietro Morittu, contenente la richiesta di apertura, alla luce delle ordinanze del Sindaco 121 e 127 – rispettivamente del 15 e 20 settembre 2022, ovvero dell’annoso contenzioso in atto tra un gruppo di cittadini e alcuni esercenti proprietari di attività nella zona di piazza Marmilla, in riferimento alle emissioni acustiche, di un nuovo tavolo straordinario di mediazione e confronto sulle regole per la fruibilità nelle ore notturne dei locali del centro cittadino.

I quattro consiglieri comunali di maggioranza sollecitano il rinnovo degli sforzi per aprire un nuovo tavolo di mediazione e confronto tra le parti in causa, ovvero cittadini denuncianti e gli esercenti coinvolti del centro cittadino, allargato anche alle associazioni di categoria, per tentare di arrivare ad una soluzione mediata tra le parti; affinché illustrino meglio quali altre soluzioni strutturali siano in cantiere o potranno essere messe in campo prossimamente, per ovviare a questa complessa situazione e alla nascita di altri contenziosi analoghi.

 

Sono 334 i nuovi positivi al Covid-19 in Sardegna su 2.519 tamponi eseguiti, 27 diagnosticati da molecolare, 307 da antigenico.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 7 (-1).

I pazienti ricoverati in area medica sono 50 (-1).

Sono 3.969 le persone in isolamento domiciliare (+45).

Si registra un decesso nella ASL di Cagliari.

Un nemico invisibile si aggira tra i malati tumorali: è il consumo inutile del tempo che resta, ed il tempo è l’essenza della vita.
Un’anima alla Sanità venne data dalla Commissione di Tina Anselmi la quale raccontò che la sua Riforma Sanitaria era nata sulle montagne durante la resistenza del dopoguerra. Ella aveva sognato un’assistenza sanitaria fondata su tre valori: l’Universalità, l’Uguaglianza, l’Equità. In quella Riforma, apparirono per la prima volta i Livelli Essenziali di Assistenza: i L.E.A., tutelati dalla Costituzione.
I LEA contengono tutte le prestazioni sanitarie: da quelle ambulatoriali a quelle ospedaliere. Vanno dalla cura dei denti alla cura dei tumori e ai trapianti d’organi. L’elenco dei LEA viene aggiornato quasi annualmente da AGENAS; l’Agenzia Nazionale e regionale Sanità, che è una emanazione del Ministero della Salute. AGENAS sorveglia la corretta erogazione dei LEA all’interno dei Piani Sanitari.
I LEA hanno reso il Sistema Sanitario Nazionale italiano uno tra i migliori del mondo, tuttavia ad un attento esame dell’elenco delle prestazioni garantite si nota la mancata citazione di un fattore essenziale: il tempo da dedicare alla assistenza al malato.
Nonostante il tempo sia la struttura portante su cui si sviluppa la vita di ognuno di noi, quando lo descriviamo lo facciamo come se parlassimo in lingue diverse, perché la sua percezione è diversa secondo i nostri diversi modi di sentire.
– La percezione del tempo nei giovani è misurata in termini di futuro , e non finisce mai.
– La percezione del tempo negli anziani è prevalentemente calcolata sul passato e poco sul futuro.
– La percezione di chi è malato terminale, in prossimità del fine vita, limita la fine del tempo in giorni, mesi od ore.
– La giovinezza e la vecchiaia sono percepite secondo il tempo consumato e quello che resta da vivere.
– Con la nascita si percepisce l’ ingresso nel tempo , e col fine vita se ne percepisce l’uscita.
Anche le malattie vengono suddivise secondo il tempo in : malattie croniche e malattie tempo-dipendenti.
Le malattie tempo-dipendenti si identificano con le emergenze che concedono poco tempo come l’infarto del miocardio, il politrauma, o l’ictus.
Le urgenze mediche sono state distinte in: urgenze differibili e urgenze indifferibili, in base al molto o poco tempo a disposizione per intervenire.
Le “urgenze differibili” sono una contraddizione in termini perché tutto ciò che è urgente implica l’immediatezza delle cure. Le urgenze si classificano in base al tempo disponibile per salvare la vita del paziente. In tutti i casi non c’è tempo da perdere.
Nei Pronto Soccorso degli Ospedali l’urgenza viene identificata con un colore: verde, azzurro, arancione, rosso. E’ il triage ed è una suddivisione legata al tempo.
Moltissime urgenze sono classificate come differibili. Fra queste sono compresi i tumori maligni.
Il tempo è la componente fondamentale per classificare gli Ospedali in base al tempo di intervento più o meno urgente per l’inizio delle cure; per questo lo Stato individua gli Ospedali pubblici come sedi di Emergenza ed Urgenza.
Gli Ospedali privati in Sardegna non sono deputati all’urgenza ed emergenza e pertanto non sono tenuti ad un controllo serrato del tempo di intervento.
Il fattore tempo è inoltre determinante per stabilire le distanze che gli Ospedali devono avere dalla popolazione: devono essere in prossimità per motivi di tempi di percorrenza.
Il tempo come lo spazio è un mistero: di ambedue non si sa dove e quando inizino e dove e quando finiscano. Sono concetti talmente difficili da definire che hanno alimentato per millenni gli studi di filosofi, scienziati, e teologi.
Forse l’impalpabilità del tempo, la mancanza di una sua forma e volume, o aspetto, lo fanno ritenere una astrazione, o un sentimento, impossibili da definire.

Gli antichi cominciarono a misurare il tempo con le meridiane durante il giorno e con le candele durante la notte. Si pensò di identificare il tempo con il succedersi di eventi naturali. Era pur sempre una entità poco maneggevole, più vicina alla percezione di un sentimento che alla concretezza degli oggetti fisici.
Ci sono voluti millenni per distinguere se il tempo fosse un’entità astratta o una materia concreta.
Nel sesto e quinto secolo avanti Cristo i greci Parmenide, Zenone, Platone, Aristotele, studiarono il tempo. Poi nei primi secolo dopo Cristo lo studiarono sant’Agostino ed altri suoi discepoli.
Nell’epoca moderna fu vivace il dibattito fra tempo assoluto e tempo illusorio fino ad arrivare ad un inquadramento scientifico concreto con Isaac Newton e Galileo Galilei. Finalmente nel 1905 Albert Einstein, con la teoria della Relatività ristretta dimostrò matematicamente la struttura fisica del tempo nella famosa equazione “E = M C quadro”. La “C” indica la velocità della luce, misurata in chilometri al secondo (spazio per tempo). Sviluppando l’equazione si dimostra che il “tempo” è un’entità fisica concreta, e in quanto tale viene misurato, utilizzato e valutato come oggetto di scambio in ogni commercio umano: si misura col tempo la durata dei Governi, la durata delle pene, la durata del lavoro, etc.
Anche la Biologia va nella stessa direzione della fisica einsteiniana.
I nostri bisnonni calcolavano le ore notturne col tempo impiegato da una candela di cera per consumarsi, ottenendo cosi il calcolo del tempo consumato.
Qualcosa di simile alle candele si trova nei nostri cromosomi. Si è visto che i cromosomi possiedono alle loro estremità due “code” che vengono chiamate “Telomeri”. I telomeri misurano la durata della vita.
Sono lunghi alla nascita e si consumano, accorciandosi, con l’invecchiamento; quando sono del tutto consumati, come fanno le candele, la replicazione cellulare si ferma: avviene la morte.
La mancanza di una regolamentazione sull’uso del fattore tempo è esiziale per l’efficienza del nostro Sistema sanitario, sopratutto nelle fasi di fine vita.
Il nesso di causalità tra il “consumo di tempo” e la “morte” è certo. Ne consegue che l’inutile consumo di tempo in attesa di cure va evitato.
Chiunque quotidianamente assiste a scene di consumo di tempo per motivi di salute:
– le file davanti ai laboratori per analisi;
– le file davanti agli studi professionali convenzionati;
– le file ai Pronto Soccorso in tutti gli Ospedali;
– Le lunghe liste d’attesa per visite specialistiche;
– le lunghe attese per indagini complesse e interventi chirurgici;
– i lunghi viaggi verso Ospedali lontani che offrono prestazioni diagnostiche.
In questa elencazione suscita particolare amarezza il destino dei malati tumorali per:
– le lunghe attese per giungere alla diagnosi di certezza con TAC, RMN, endoscopie, biopsie. Iter che durano mesi:
– le lunghe attese dei malati per ottenere il ricovero nei centri dedicati;
– le lunghe attese aspettando il turno per ricevere le terapie fisiche antineoplastiche;
– i viaggi della speranza in continente, faticosi, dolorosi, costosi e spesso inutili.
I malati tumorali sono i pazienti che più di tutti hanno uno stretto rapporto col “tempo che resta”. Più che il dolore, in questi pazienti e nei loro cari, fanno soffrire l’angoscia e la disperazione per un destino già scritto. In questa fase della vita serve il rispetto di regole dedicate al tempo.
Per quanto possibile i LEA dovrebbero imporre tempi di attesa certi per l’esecuzione degli esami diagnostici e delle cure. L’iter delle procedure di indagine e di cura dovrebbe essere brevissimo, senza interruzione e, esattamente come si fa per il politrauma e per l’infarto, dovrebbe esistere un “118” oncologico perché il tempo di vita è poco. Nessuno farebbe attendere, ad un infartuato che arriva il venerdì mattina, l’inizio del trattamento di disostruzione coronarica, fino al lunedì successivo solo perché ci sono di mezzo il Sabato e la Domenica di riposo. Come l’infarto del miocardio anche il cancro non si ferma nei giorni di festa. I reparti di diagnosi e cura del cancro dovrebbero essere continuamente attivi, e dovrebbero essere evitate le interruzioni secondo il calendario. Il calo della presenza del personale negli Ospedali dello Stato nei giorni festivi e prefestivi è perfettamente legittimo ed è regolato dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro. Senza dubbio tutti i lavoratori hanno il diritto e anche il dovere di godere del riposo settimanale pertanto, per i malati che soffrono di patologie che non danno più tempo, ci vuole una diversa organizzazione.
Per assicurare le cure ai pazienti urgenti e ai tumorali, senza interruzione, esiste una sola soluzione: incrementare il personale dipendente tanto da mantenere perennemente in attività i servizi di diagnosi e cura.

Le conseguenze benefiche sarebbero:
– la somministrazione tempestiva delle cure;
– esami diagnostici anch’essi tempestivi;
– il precoce ritorno a casa dei malati;
– la riduzione dei tempi di ricovero:
– la maggiore disponibilità di posti letto per pazienti oncologici in attesa.
Il tempo e la sua amministrazione sono al centro di questo ragionamento.
Eppure dalla Riforma Mariotti del 1968 ai giorni nostri vi fu solo un Ministro che varò una Riforma Sanitaria degli Ospedali usando come parametro il “fattore tempo” ed il “fattore organici del personale” commisurato al numero dei posti letto ed alla intensità delle cure. Il Ministro si chiamava Carlo Donat Cattin, un sindacalista prestato alla politica. La legge di riforma era il DM 13 Settembre 1987 che dettava norme sugli Standard Ospedalieri. Con quelle norme egli assegnò immediatamente agli Ospedali 12.700 medici e 67.900 infermieri professionali. Allora il numero dei posti letto ospedalieri era pari a 6,5 posti letto per mille abitanti. Cioè quasi il doppio di quelli attuali che sono pari a 3,7 posti letto per 1.000 abitanti. La legge imponeva che i servizi diagnostici (radiologie, laboratori analisi) dovessero lavorare in due turni giornalieri per 12 ore al giorno. La suddetta Riforma ebbe il pregio di indicare lo standard degli organici uguale per tutte le regioni e per tutti gli ospedali, sia nei capoluogo che nelle Province.
Nel 2006, nel nuovo Ospedale di Forlì, venne applicata sperimentalmente una nuova struttura degli organici del personale legata alla intensità di cure. Fu un esempio nazionale ed europeo. Vi furono organizzati reparti perennemente attivi e reparti che godevano dei riposi e chiusure settimanali. La differenza stava nella numerosità del personale Medico ed Infermieristico commisurata all’intensità dell’impegno professionale.
In passato avevamo norme per definire gli Organici di Personale da attribuire equamente agli Ospedali secondo l’intensità di cure. Oggi ne siamo privi perché le ASL non possono produrre gli Atti Aziendali, e gli Atti Aziendali non possono essere prodotti perché mancano le linee guida che, a loro volta, devono essere fornite dagli organismi centrali della Amministrazione Sanitaria Regionale. In mancanza di una legge che definisca come si devono formare gli Organici è praticamente impossibile procedere ad assunzioni e la macchina ospedaliera si ferma.
L’insoddisfacente gestione del tempo di vita dei pazienti tumorali deriva dalla carenza relativa di Personale, di posti letto e dall’insufficienza dei Servizi diagnostici così, molti, non possono essere curati in regime di ricovero. Tanti malati vengono rispediti al loro domicilio con consigli terapeutici e liste di esami, anche complessi, da fare ambulatorialmente. Non è eccezionale sentire storie di pazienti affetti da tumore maligno, e da metastasi ossee dolorosissime, che sono costretti a partire dalle loro abitazioni, situate nelle città del Sulcis, verso Ospedali lontani come Bosa, Olbia o Muravera, per eseguire una TAC o una Risonanza Magnetica.
Visto che la misericordia per questi malati è solo un valore morale, è utile farla diventare un obbligo civile regolamentato.
E’ bene essere consapevoli di questo stato di cose.
Siamo tutti destinati a viaggiare nella stessa barca e, che si voglia o no, il tempo che resta è limitato.

Mario Marroccu

La grave crisi economica, acuita dall’esponenziale aumento dei prezzi di gas ed energia elettrica, sta mettendo in crisi il tessuto produttivo, i bilanci delle famiglie e quelli degli enti locali. Ad essere pesantemente penalizzati sono i Comuni, grandi e piccoli.
Come vive questa emergenza un piccolo Comune qual è Nuxis? Lo abbiamo chiesto al sindaco Romeo Ghilleri.
«Stiamo facendo ogni sforzo possibile per dare risposte concrete ai nostri cittadini dice Romeo Ghilleri -. E’ fondamentale essere presenti in tutte le attività e dare un segnale di cambiamento dal punto di vista sociale e occupazionale. Cercheremo di promuovere Nuxis e tutto il suo territorio anche a livello regionale e nazionale, in modo tale da fare conoscere tutto ciò che di bello ha da presentare il nostro paese.»
«Restiamo in attesa dei risultati delle prossime elezioni nazionali per capire come intenderà muoversi il prossimo Governo aggiunge il sindaco di Nuxis -. Abbiamo già sollecitato sia la Regione sia il Governo a dare delle risposte per supportare tutti i costi che stanno gravando sui Comuni e su tutti i cittadini.»
I Comuni confidano sulle risorse del PNRR per realizzare opere importanti.
«Il PNRR – dice Romeo Ghilleri -, è una macchina importante da utilizzare per investimenti anche nel nostro paese. Purtroppo, la burocrazia rappresenta un ostacolo, per cui le tempistiche sono sempre piuttosto lunghe. Stiamo lavorando con gli uffici per cercare di arrivare a diversi finanziamenti per le nostre prossime attività.»
Nuxis sta puntando molto sulla valorizzazione del suo patrimonio archeologico.
«Il percorso avviato è molto positivo, dobbiamo continuare a credere nella valorizzazione del nostro patrimonio, per dare un futuro alle prossime generazioni. Nuxis deve crescere anche a livello turistico e servono nuove idee per dare ai nostri giovani la possibilità di restare nel loro paese. Abbiamo grandi risorse conclude Romeo Ghilleri -, da Sa Marchesa al Pozzo sacro ed alla Chiesa bizantina di Sant’Elia, ma soprattutto abbiamo una grande risorsa che si chiama acqua, un bene inestimabile per la nostra comunità. Avanti per Nuxis: crescere, evolversi, rivoluzionarsi, di questo abbiamo bisogno.»
Armando Cusa

«La fotografia è il ritratto di un preciso istante capace di cogliere le nostre emozioni, per questo amiamo associare la fotografia ad un’emozione senza tempo.»
La mostra fotografica “Orgoglio e Passione” organizzata dall’ASD emmegiemme Sport Carbonia e dalla Sezione di Storia Locale del S.B.I.S., con la qualificata e preziosa collaborazione di Franco Reina, che verrà inaugurata il 1°ottobre a Carloforte, vuole rendere onore al calcio tabarchino e riconoscere il giusto tributo a quei giocatori carlofortini che vestendo la casacca biancoblù, a partire dagli anni ’40 fino agli anni più recenti, hanno caratterizzato un periodo storico-calcistico della Carbosarda e del Carbonia.
La mostra fotografica si inserisce nel contesto più ampio del Festival Internazionale del Cascà di Carloforte e sarà visitabile presso la Biblioteca Comunale Edmondo De Amicis a partire da sabato 1 e domenica 2 ottobre. Dal 3 al 7 ottobre, negli orari di apertura della Biblioteca.

Nel pomeriggio di sabato 1 ottobre, alle ore 17,00, presso il Campo Sportivo Comunale intitolato al cav. Pietro Puggioni, già presidente del Carloforte, grande e stimato uomo di sport in tutta la Sardegna, è previsto un mini torneo di calcio giovanile tra degli esordienti della ASD San Luigi Orione Rosmarino e i pari età del Carloforte.

Nella foto di copertina, l’indimenticabile cav. Pietro Puggioni

L’8 ottobre prossimo, si terrà a San Giovanni Suergiu “La prima mostra del coltello sardo”, ideata e fortemente voluta da un giovane e bravo coltellinaio di San Giovanni Suergiu, Pietro Loddo.

La mostra è stata resa possibile dalla collaborazione tra Comune, Acli e Pro Loco di San Giovanni Suergiu e si terrà nei locali ex Esmas, in via
G. di Vittorio. L’interessante vetrina, nella quale esporranno alcuni tra i migliori coltellinai provenienti da diverse parti della Sardegna, sarà visitabile la mattina dalle ore 10.00 alle 13.00 ed il pomeriggio dalle ore 16.00 alle 20.00.