25 April, 2024
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Proseguono le audizioni della Commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale sulla vertenza latte. Dopo i pastori, sentiti nella serata di ieri, l’organismo consiliare presieduto da Pietro Maieli (Psd’Az) ha sentito in mattinata i vertici delle associazioni di categoria e i rappresentanti del mondo della cooperazione e dell’Oilos.

Coldiretti, Confagricoltura e Copagri hanno espresso soddisfazione per l’approvazione del decreto ministeriale che obbligherà i trasformatori a comunicare mensilmente le quantità di latte lavorato. Con dati certi, hanno sottolineato i rappresentanti delle associazioni, si potrà finalmente fare una programmazione seria che consenta di stabilire un prezzo minimo di vendita del prodotto.

Tutte le associazioni hanno inoltre auspicato una rapida chiusura del tavolo aperto dal Governo e dato un giudizio positivo sulla decisione di procedere alla modifica dello Statuto del Consorzio di tutela del pecorino romano e alla revisione del disciplinare di produzione dello stesso formaggio.

«La crisi è determinata dalla sovraproduzione di pecorino romano – ha detto il presidente di Coldiretti Battista Cualbu – il mercato è senza regole, nessuno rispetta i piani di produzione. Non è vero che c’è un eccesso di latte, il problema è che quasi tutto il latte viene trasformato in pecorino romano e commercializzato, nella quasi totalità, dagli industriali. Per garantire i pastori occorre stabilire un prezzo minimo di vendita.»

Altro tasto dolente è quello delle giacenze: «Su questo fronte non abbiamo dati certi. Non ci fidiamo dei Consorzi di tutela, per questo abbiamo chiesto un garante».

Richiesta condivisa dal presidente di Confagricoltura Luca Sanna: «Il Consorzio di tutela del pecorino romano si trincera dietro la privacy e non fornisce dati – ha affermato – è una situazione antipatica che non ci permette di fare valutazioni compiute e di procedere a una seria programmazione. Noi siamo disposti a fare la nostra parte. Il prezzo del latte non deve basarsi solo sulla produzione di pecorino romano ma tener conto anche delle altre produzioni di formaggio».

Il direttore generale di Copagri, Piero Tandeddu, è andato oltre invocando un diverso equilibrio tra quantità e qualità del latte prodotto: «Non tutto il latte è uguale, la qualità incide sulla trasformazione. Cominciamo a dire che il pecorino romano può essere prodotto solo con latte di pecore di razza sarda». Pietro Tandeddu ha poi auspicato un rafforzamento del mondo della cooperazione attraverso progetti di aggregazione: «Solo così potranno svolgere compiutamente il proprio ruolo sociale».

Patti di filiera, un osservatorio delle produzioni agricole, politiche di sostegno alle imprese per renderle più efficienti e competitive. Queste le principali richieste avanzate dal mondo della cooperazione.

Sergio Cardia (presidente Agci) ha espresso soddisfazione per la richiesta di riportare il tavolo di confronto all’assessorato all’agricoltura presentata dall’assessore Gabriella Murgia anche oggi presente ai lavori della Commissione. «E’ quella la sede naturale di confronto, la decisione di coinvolgere il prefetto era dovuta a un problema di ordine pubblico – ha detto Sergio Cardia – su altre questioni sarebbe invece opportuno procedere con tavoli nazionali. Sul prezzo dl latte c’è un lavoro già avviato, si riparta dal confronto interrotto il 19 gennaio nel tavolo verde regionale quando si arrivò a parlare di patto di filiera. Lo scoglio allora fu la fissazione di un prezzo minimo di vendita, con la collaborazione di tutti si può arrivare ad una soluzione condivisa».

La costituzione di un Osservatorio delle produzioni agricole ha invece suggerito Andrea Pilia di Confcoop Sardegna: «Si discute di questo problema del prezzo del latte da oltre 15 anni. La Commissione deve tener conto di quanto fatto fino ad oggi per non ricadere negli errori del passato. Un osservatorio consentirebbe di avere dati certificati ed oggettivi dello scenario produttivo. Solo così possiamo pensare di affrontare la sfida dei mercati».

Il presidente di Legacoop Claudio Atzori ha smontato le polemiche sulla mancanza di dati relativi alle produzioni di formaggio: «Per le tre dop (pecorino romano, pecorino sardo e fiore sardo) ci sono i dati ufficiali di Ismea e dei consorzi di tutela, i dubbi riguardano le altre produzioni – ha detto – il problema del prezzo è che in Sardegna ci sono realtà produttive differenti. Le grandi cooperative e i grandi industriali riescono a stare sul mercato. Le realtà più piccole incontrano invece grosse difficoltà e non riescono a stare sul mercato. Noi abbiamo stretto da poco un patto con Coop Italia per la commercializzazione del pecorino romano nella sua catena nazionale di supermercati strappando un prezzo nettamente migliore rispetto ai 4,5 euro al chilo. La soluzione per il comparto passa attraverso la programmazione del nuovo Psr: servono progetti di filiera che mettano insieme i soggetti seri e che rafforzino le imprese del settore ».

Un rafforzamento delle imprese è stato invocato anche dal presidente di Oilos Tore Pala: «Un altro grande problema per i trasformatori è rappresentato dalle difficoltà di accesso al credito – ha detto – oggi occorre capire se l’Europa è disponibile ad aiutare industriali e cooperative a strutturarsi finanziariamente. Le cooperative sarde sono sottocapitalizzate, per rafforzare il comparto servono 250 milioni di euro. Soldi che potrebbero arrivare in prestito dalla Banca europea».

Le audizioni proseguiranno nel pomeriggio con i rappresentanti degli industriali ed i vertici dei Consorzi di tutela del pecorino romano, pecorino sardo e fiore sardo.

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Può l’agricoltura rispettare e conservare le risorse ambientali (acqua, fertilità del suolo, biodiversità), tutelando allo stesso tempo, la salute dei consumatori? Può sostenere il benessere dei cittadini e produrre beni alimentari per tutti? E può essere economicamente vantaggiosa per gli agricoltori e per le loro famiglie?
Sono domande alle quali tenteranno di dare risposte due seminari formativi per i giornalisti dal titolo “Agricoltura solidale: tra sviluppo economico sostenibile e inclusione sociale”, organizzati dall’Ordine dei giornalisti della Sardegna, con la delegazione regionale Caritas Sardegna e con l’UCSI Sardegna. Si svolgeranno giovedì 25 ottobre 2018, dalle ore 14.00 alle 17.00, a Iglesias, nella sala Lepori (via Isonzo), e venerdì 26 ottobre, dalle 14.00 alle 17.00 a Ozieri, nella sede della Caritas diocesana, in via Azuni 1.
Tra i temi che saranno affrontati, quelli relativi alla valorizzazione del comparto agricolo per lo sviluppo dei territori, della promozione di percorsi di inserimento lavorativo che mettano al centro la dignità della persona, in un’ottica inclusiva e di promozione umana integrale.
Ognuno dei due seminari darà diritto a 3 crediti formativi.

Questo il programma

Giovedì 25 ottobre, IGLESIAS
Introduzione di Francesco Birocchi, presidente ODG Sardegna
Saluti di Raffaele Callia, direttore Caritas Iglesias e delegato regionale Caritas ed Andrea Pala, presidente UCSI Sardegna
Interventi di:
Costantino Palmas (Università Cagliari)
Giorgio Demurtas, presidente provinciale Federazione Coldiretti di Cagliari
Simone Cabitza, referente del Progetto Orti solidali di comunità

Venerdì 26 ottobre, OZIERI
Introduzione di Francesco Birocchi, presidente ODG Sardegna
Saluti di Don Mario Curzu, direttore Caritas Ozieri e Andrea Pala, presidente UCSI Sardegna
Interventi di:
Costantino Palmas (Università Cagliari)
Battista Cualbu, presidente regionale Coldiretti Sardegna

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Le manifestazioni in omaggio alle gesta della Brigata “Sassari” – nei luoghi in cui essa, nella Prima guerra mondiale, combatté valorosamente (e con grande sacrificio dei suoi componenti: fanti ma anche ufficiali) -, che si sono tenute nei giorni 22 e 23 giugno 2018 a Musile di Piave, a Fossalta di Piave e a Meolo (tutte località in provincia di Venezia), rientrano nel Progetto della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (F.A.S.I.) denominato “Centenario della Grande Guerra nei Luoghi della Memoria esistenti nei comuni della Battaglia del Piave” (detta anche “Battaglia del  Solstizio” secondo l’espressione coniata da Gabriele D’Annunzio).
Questa più recente tappa del percorso commemorativo del Centenario si è collegata anche alla ricorrenza di un particolare decennale: nei giorni 20-22 giugno del 2008, infatti, la F.A.S.I. e i tre Comuni interessati, con la collaborazione fattiva dei 131 Comuni di cui erano originari, avevano voluto ricordare, a distanza di 90 anni e con appositi monumenti, i 138 ragazzi del ’99 della Brigata “Sassari” caduti nella “Battaglia del Solstizio”.
Questa Battaglia, ufficialmente nota come Seconda Battaglia del Piave, fu l’ultimo tentativo di sfondamento della linea italiana operato da parte delle truppe austro-tedesche. Fu combattuta tra il 15 e il 22 giugno 1918. Il successo italiano determinò un rivolgimento del fronte che in quattro mesi portò alla vittoria finale dell’esercito italiano sul nemico austro-ungarico.
La delegazione della F.A.S.I  (la presidente Serafina Mascia, il presidente onorario Tonino Mulas, i componenti del Comitato Esecutivo Renzo Caddeo e Rita Danila Murgia, Saverio Vidili per il Circolo culturale sardo “Ichnusa” di  Mestre-Venezia), insieme con numerosi altri partecipanti non solo della zona (Associazioni Combattentistiche e Protezione Civile, soci dei Circoli sardi del territorio) ma provenienti anche da altre località (Coldiretti Sardegna – Fondazione Campagna Amica tra gli altri) ha rivisitato i diversi monumenti celebrativi, compresi ovviamente quelli  eretti nel 2008, davanti ai quali sono stati pronunciati i discorsi ufficiali.
Prima tappa nella piazzetta di Croce, frazione di Musile di Piave, dove al capitano “sassarino” Tito Acerbo (Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, 4 marzo 1890 – Croce, 16 giugno 2018), medaglia d’oro al valor militare, sono dedicati un cippo ed una colonna spezzata. Nello stesso giorno, nella stessa località, morì il sottotenente Attilio Deffenu (nato a Nuoro il 28 dicembre 1890), medaglia d’argento, e forse sarebbe giusto ricordarlo – come ha sottolineato qualcuno – almeno con un cippo (se non con una colonna) al fianco del coetaneo Acerbo.
Dopo i saluti della sindaca di Musile, Silvia Susanna, è stata illustrata la figura eroica del capitano Acerbo; è quindi seguita la deposizione di due corone di fiori davanti ai due monumenti.
Dopo che il generale di C.A. (aus) Enrico Pino (autore di un prezioso volumetto su “La Brigata ‘Sassari’ sul Piave nella Battaglia del Solstizio”, opportunamente ristampato per la circostanza) ha dato un sintetico quadro degli schieramenti che furono in campo nella zona, c’è stata la prima performance del tenore “Funtava Vona” di Orgosolo, che si è esibito in tutte le successive tappe del percorso.
Ci si è quindi trasferiti nel luogo, a poca distanza, in cui sono il cippo e la lapide che in «affratellante gemellaggio» i comuni di Armungia (paese natale di Emilio Lussu) e di Musile di Piave il 21 giugno 2008 vollero porre alla memoria del valoroso capitano della 8ª Compagnia (medaglia d’argento), che ruppe l’accerchiamento in cui era stata rinserrata e che «aprendosi la via nelle file nemiche con le baionette» ebbe la possibilità di rientrare nel reggimento.
In questa circostanza sono intervenuti Serafina Mascia e Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna.
All’aperto si è quindi tenuta a Musile la seduta straordinaria dei Consigli comunali di Musile, Meolo e Fossalta per celebrare il Decennale del conferimento della Cittadinanza Onoraria alla Brigata “Sassari”: la sindaca del comune di Musile ha letto e distribuito copia della delibera assunta unitariamente dai tre Comuni in  merito a questo riconoscimento. Erano presenti anche due alti ufficiali dell’attuale Brigata “Sassari”. Ha partecipato, guidata dal sindaco, Mario Bianchi, anche una delegazione del comune di Longone Sabino (Rieti), paese natale di Attilio Verdirosi, medaglia d’oro al valor militare a Fosson della Battaglia (frazione di Meolo).
Ci si è trasferiti quindi in località Osteria Fossalta di Piave, dove una lapide datata 20 giugno 2008 ricorda l’eroismo della Brigata “Sassari”: «Il sacrificio estremo dei reparti di protezione consentì agli esausti Battaglioni della Brigata  di ripiegare sulla linea di resistenza Palumbo – Losson – Meolo  da dove gli intrepidi Sardi, balzati al contrattacco il 23 giugno ricacciarono oltre il Piave l’invasore». Sono intervenuti Saverio Vidili ed il sindaco di Fossalta, Massimo Sensini, che ha illustrato nel dettaglio lo svolgimento delle azioni belliche in quel caposaldo e ha poi guidato la comitiva alla riva del vicino Piave, dove è stato eretto il «Battistero della Pace in memoria dei Ragazzi del ’99 eroici difensori in queste sponde del Piave». Il sindaco ha altresì illustrato il percorso “La Guerra di Hemingway”, che consente di scoprire i luoghi della Grande Guerra sul fiume Piave sulle orme del grande scrittore americano. Fossalta di Piave, durante la Grande Guerra, era al centro dei fuochi dei due eserciti nemici attestati sulle opposte sponde del fiume. «Tra questi due fuochi c’erano anche i volontari della Croce Rossa tra cui Hemingway, che si arruolò per andare a combattere in Europa come conducente delle ambulanze della Croce Rossa americana. Hemingway si trovò coinvolto nella ritirata dell’esercito italiano dopo la disfatta di Caporetto e passò del tempo a Fossalta di Piave, luogo dove venne ferito e che narrò nel suo romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”, menzionando la famosa Casa Gialla, la casa che vide appena ferito al Buso Burato, nella sera dell’8 luglio 1918». Al tramonto, nella Piazza del Municipio di Fossalta di Piave, la Coldiretti Sardegna ha aperto gli stand allestiti per far conoscere cultura, tradizioni e produzioni dell’isola e ha proposto una cena tipica sarda.
La giornata si è chiusa con l’applaudita Rappresentazione teatrale sulla Prima guerra mondiale raccontata dal punto di vista dei soldati e della popolazione che ha per titolo “La Guerra di Giovanni”: testi di Edoardo Pittalis (tratti dal suo libro omonimo); canzoni e  musiche eseguite da Gualtiero Bertelli e dalla Compagnia delle Acque. Sul palco: Pittalis, voce narrante; Bertelli, voce fisarmonica e chitarra; Paolo Favorido, pianoforte; Giuseppina Casarin, voce; Rachele Colombo, voce, percussioni e mandola.
La mattina di sabato 23 giugno, il ritrovo generale è stato a Losson della Battaglia, frazione di  Meolo, nella piazzetta Brigata Sassari.
Presso la chiesa di San Girolamo il parroco don Roberto Mistrorigo ha celebrato la messa, che è stata accompagnata dalla Corale “San Girolamo” e conclusa dall’esibizione del Tenore “Funtana Vona” di Orgosolo.
Sono seguiti quindi i discorsi di  commemorazione ufficiale presso il Monumento alla Brigata “Sassari” proprio nel decennale della collocazione di questo Monumento dedicato nel 2008 dalla F.A.S.I. e da 131 Comuni della Sardegna ai caduti della Battaglia del Solstizio. L’opera si deve all’architetto Franco Niffoi e all’artista Albino De Martis: «Il monumento, voluto dalla F.A.S.I., ha la forma di una sorta di nuraghe stilizzato in forme geometriche ed è stato realizzato con pietre della Sardegna: graniti, trachiti, basalti, porfidi e arenarie. Tutt’attorno le lapidi ricordano il nome e il paese d’origine dei caduti, 138 “Sassarini”  ragazzi del ’99, la cui identità è stata ricostruita dal luogotenente Antonio Pinna, consulente storico della Sassari».
Numerosi i discorsi ufficiali. Hanno preso la parola: la sindaca di Meolo Loretta Aliprandi; Serafina Mascia, presidente della F.A.S.I.; il vicepresidente della Regione Veneto, Gianluca Forcolin; i sindaci di Musile di Piave e di Fossalta; il sindaco di Longone Sabino; un consigliere  per ciascuna delle due associazioni nazionali degli artiglieri e del marinai; il figlio, venuto da Tucuman, in Argentina, di Gustavo Fossati, che figura anche lui tra i combattenti insigniti di medaglia d’argento al valor militare.
Alle ore 11,30 a Meolo presso la sede del Consiglio Comunale in Palazzo Cappello si è tenuta una conferenza su “Attilio Deffenu (Nuoro 1890 – Croce di Musile di Piave, 16 giugno 1918) intellettuale, giornalista, esponente del sindacalismo e dell’autonomismo sardo”. Ma di questa iniziativa riferirò a parte.
Tutte le manifestazioni di sono svolte con il patrocinio di: Regione del Veneto, Regione Autonoma della Sardegna, Città Metropolitana di Venezia.

Paolo Pulina

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«Un anno nero, da dimenticare, che si chiude male così come è iniziato sul versante della riduzione dei prezzi dei prodotti ovicaprini: dal latte alle carni, passando per la lana.»
Lo ha detto l’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, nel commentare l’allarme lanciato da Coldiretti Sardegna sul crollo del prezzo delle carni d’agnello che dopo Natale sono scese sotto i tre euro al chilo, addirittura intorno ai 2,8 euro.
«Come Assessorato – ha aggiunto Pierluigi Caria – siamo pronti ad aiutare di più il Consorzio di tutela dell’Agnello di Sardegna IGP, così che migliori il suo operato e il suo ruolo di tutela sul mercato delle nostre produzioni locali. Riuscire a difendere la tipicità e la qualità delle carni nate e allevate in Sardegna è fondamentale nelle dinamiche di posizionamento sulle piazze di vendita. Ribadisco quindi al presidente del Consorzio di tutela e presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu, tutta la disponibilità che può competere all’istituzione che rappresento – conclude Pierluigi Caria – per fare in modo che a pagare il prezzo più pesante non siano più e solo i produttori primari: i pastori.»

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I sardi trascorreranno il Natale in famiglia e acquisteranno prodotti locali. E’ quanto emerge da un’indagine condotta da Coldiretti Sardegna su un campione in tutto il territorio regionale.

Otto sardi su 10,  il 25 dicembre, pranzeranno con i propri cari tra le mura di casa. Appena il 18% lo farà in ristorante o negli agriturismo.

Nel giorno della natività i sardi si mantengono dunque tradizionalisti non solo negli affetti familiari ma anche con il cibo. Quasi tutti affermano infatti di voler portare a tavola dei prodotti locali che acquisteranno nei negozi e nei mercati civici e di Campagna Amica.

L’indagine è stata condotta su circa 200 persone di tutta la Sardegna, il 75% donne, età media da 40 ai 60 anni.

Dal nord al sud dell’Isola gusti e tradizioni sono più o meno uniformi. Aldilà delle tradizioni locali che si discostano soprattutto tra i primi e i dolci, ciò che accomuna tutti i sardi rimane sempre l’agnello che sarà presente in più di 8 tavole su 10.   

A scegliere la comodità delle mura di casa per festeggiare il Natale saranno intorno all’80% dei sardi. Stime più o meno uniformi da un capo all’altro della Sardegna. Il più tradizionalista in questo caso è il centro Sardegna con punte anche dell’85%. Circa il 18% dei sardi preferisce invece godere con i propri cari e/o amici del servizio della ristorazione, rappresentato per il 30% dagli agriturismo.

Molta attenzione alla tradizione e alla propria terra sarà data anche per la scelta dei prodotti da portare in tavola.

DOVE CONSUMERA’ IL PRANZO DI NATALE?

IN FAMIGLIA

80%

IN RISTORANTE

12%

IN AGRITURISMO

6%

ALTRO

2%

Oltre il 75% vuole un menù con più della metà dei prodotti sardi. Il 15% pretende che in tavola sia tutto esclusivamente e solo sardo. Richiesta che peserà anche nella scelta del ristorante o dell’agriturismo.

QUANTO COMPRERA’ SARDO?

0%

2%

FINO AL 30%

22%

FINO AL 60%

61%

100%

15%

Il piatto natalizio sarà confezionato per il 26% nei negozi e nei mercati civici e, soprattutto per l’acquisto dei prodotti a km0, nei mercati di Campagna Amica (16%).  Il 39% invece farà la spesa nei super mercati ed ipermercati. Ed il 17% andrà un po’ ovunque.

DOVE FARA’ LA SPESA PER IL PRANZO DI NATALE?

MERCATI DI CAMPAGNA AMICA

16%

NEGOZI E MERCATI CIVICI

26%

SUPER-IPERMERCATI

39%

UN PO IN TUTTI

17%

Sul secondo da portare a tavola i sardi non hanno dubbi. Un sardo su due andrà a cercare l’agnello IGP. accontenta tutti l’unico che garantisce l’origine sarda.

NEL SUO MENU’ SARA’ PRESENTE L’AGNELLO?

SI

89%

NO

11%

CERCA IL MARCHIO AGNELLO IGP DI SARDEGNA?

SARDO IGP

46%

INDIFFERENTE

52%

«Natale è la festa degli affetti e della ricongiunzione familiare  – commenta il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -. L’analisi che abbiamo condotto conferma il legame forte che resiste in Sardegna alla famiglia e alla nostra terra. Cresce la sensibilità e l’attenzione nella scelta del cibo. Sempre di più si sta attenti all’etichetta e si cerca la provenienza del prodotto. Su questo strada dobbiamo fare ancora dei passi da gigante. Dobbiamo avere, infatti, la possibilità di consultare la carta di identità di tutti i prodotti, come finalmente è arrivata quest’anno per il latte e i suoi derivati e il prossimo febbraio scatterà l’obbligo definitivo anche per la pasta ed il riso ed a seguire anche per i derivati del pomodoro.»

«L’attenzione ai prodotti a km0 è confermata dal sempre maggiore successo dei nostri mercati di Campagna Amica che in pochi anni hanno conquistato il titolo di rete di vendita diretta dei contadini più grande del mondo – sottolinea il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu che rimarca come – l’agnello si conferma il principe della tavola a Natale. In questo caso, l’origine sarda ci è garantita dal marchio Igp che certifica gli agnelli nati e allevati in Sardegna secondo un disciplinare. Sta a noi , anche in questi ultimi giorni che ci separano dal Natale, stare attenti all’etichetta ed acquistare prodotti sardi, per quanto concerne l’agnello solo quello che riporta l’etichetta agnello Igp di Sardegna, l’unico autenticamente sardo.»

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«Per mangiare sano, rispettare l’ambiente, sostenere l’economia del proprio territorio per Natale acquistate l’agnello certificato Igp di Sardegna.»

E’ l’accorato appello che arriva dal Consorzio dell’agnello di Sardegna Igp (Contas).

La carne di agnello, infatti, è genuina, saporita e fa bene alla salute come ci dicono i medici, le ricerche scientifiche e chi dura oltre 100 anni, dopo averne fatto ampio consumo. 

Gli agnelli, vengono allevati secondo un disciplinare che prescrive che siano nati e allevati in Sardegna, nutriti con il latte delle madri alimentate a loro volta al pascolo. 

 La Sardegna è la prima regione del Mediterraneo in cui si pratica l’allevamento degli animali al pascolo. Le pecore brucano in media circa 4milioni di tonnellate di erba (l’80 % dei loro fabbisogni nutritivi) dal 70% della superficie isolana. Per questo motivo la carne e il latte delle pecore contengono sostanze ad azione benefica dovute proprio al pascolamento di essenze erbacee naturali.

Questo consente alla carni dell’agnello di Sardegna Igp «di essere tra le più ricche in termini di grassi polinsaturi della serie omega-3 e di acido linoleico coniugato (Cla). Nutrienti che sono fondamentali ad esempio nella crescita neonatale perché aiutano lo sviluppo cerebrale e la vista nei bambini più piccoli e il corretto funzionamento del sistema nervoso centrale», spiega il presidente del Contas, Battista Cualbu. 

E’ provato scientificamente, infatti, che i prodotti derivanti da animali che pascolano hanno effetti positivi sulla salute dell’uomo, perché sono ricchi di sostanze nutraceutiche. Le pecore sarde hanno una predisposizione genetica che favorisce questo arricchimento dovuto all’azione di selezione del pastore avvenuta nei millenni. 

Sostanze benefiche che vengono trasferite all’uomo. Il Cla, contenuto nel latte, è trasferito completamente nella carne compresa quella dell’agnello.

Oltre che la scienza la riprova arriva dalla realtà concreta. La Sardegna è in percentuale, tra centenari e abitanti, la Regione più longeva del mondo: abbiamo costantemente in vita circa 370 persone che hanno più di 100 anni. Inoltre per quando concerne i supercentenari (chi ha superato i 110 anni) circa il 14% di quelli certificati in tutto il mondo sono vissuti nella nostra Isola.  

«Un prodotto di eccellenza che non a caso fa parte della dieta della longevità, e che proviene da allevamenti che rispettano anche il benessere animale e l’ambiente. La pratica millenaria della pastorizia, infatti, ha forgiato i tratti salienti del paesaggio della Sardegna. Senza di loro si perderebbe la biodiversità e la capacità economica del sistema. Ecco perché – dice Battista Cualbu – scegliere l’agnello Igp di Sardegna. Oltre ad essere saporito fa bene alla salute, al territorio e all’economia, non è solo uno slogan.»

«Per essere certi che sia agnello sardo – precisa il direttore del Contas, Alessandro Mazzette – è necessario stare attenti all’etichetta. Deve essere presente il doppio bollino quello verde in cui è raffigurato l’agnello stilizzato e il tondo giallo-blu che connota l’Indicazione geografica protetta. Questa è una garanzia per il consumatore. Nessun altro agnello può fregiarsi di questo marchio e neppure è consentito scrivere agnello sardo. Per questo lo tuteliamo con diversi livelli di controllo. Ma è necessaria anche la collaborazione del consumatore che deve segnalarci le non conformità scrivendo o chiamando al consorzio oppure inviandoci anche dei messaggi whats app al numero 334 1013034.»

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Senza il nuovo applicativo Uma da gennaio sono a rischio 40milioni di euro per 17mila aziende agricole. Lo denuncia Coldiretti Sardegna secondo la quale il vecchio applicativo è superato «in quanto – spiega il presidente dell’associazione sarda Battista Cualbu – presenta delle limitazioni tecniche che ne impediscono di fatto l’utilizzo”.

Coldiretti Sardegna evidenzia che l’assegnazione di carburante agevolato interessa circa 17.000 aziende agricole sarde che ne prelevano nel corso dell’anno circa 75 milioni di litri. L’accisa agevolata consente per ogni litro di carburante un sostanzioso risparmio fiscale che si stima in poco meno di 40 milioni di euro.

«Numeri importanti che meritano la massima attenzione ed interventi celeri viste le implicazioni che comporta sui bilanci aziendali» evidenzia ancora Cualbu.

Una corretta e funzionale assegnazione del carburante agevolato richiede una tempestiva informatizzazione e un immediato aggiornamento delle procedure. L’attuale applicativo invece presenta delle limitazioni tecniche per quanto riguarda i fascicoli aziendali validati in modalità grafica (adesso obbligatorio per il 100% dei fascicoli aziendali). Mancano le semplificazioni delle procedure di assegnazione individuate già dallo scorso anno come: protocolli informatici, precompilazione dati delle superfici, incrocio tra attrezzature e lavorazioni, dematerializzazione del libretto.

Inoltre dovrebbe essere in grado di escludere in automatico dal calcolo le superfici agricole condotte attraverso contratti di comodato verbale non registrato che da disposizioni dell’Agenzia delle Dogane devono essere escluse dal calcolo delle assegnazioni.

E’ necessario, per Coldiretti Sardegna, utilizzare già per le assegnazioni del 2018, le variazioni delle tabelle in base alle quali si determinano i consumi di gasolio per i lavori agricoli, emerse dal tavolo tecnico composto da assessorato all’Agricoltura, Argea, Laore, Agris, Associazioni di categoria.

«La posta in palio è molto alta soprattutto di questi tempi – sottolinea il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – per questo chiediamo la massima attenzione perché il sistema sia semplificato e funzionale evitando costi aggiuntivi ad un comparto, quello agricolo, già gravato da una pesante crisi.»

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Crolla la produzione e cresce la richiesta di latte. Da una rilevazione di Coldiretti Sardegna su un campione di 30 pastori di tutta la Sardegna con una media di 300-600 pecore, emerge che nelle prime due settimane di dicembre la produzione è crollata in media del 20 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Trend negativo che, visti i presupposti con i pascoli senza un filo d’erba, dovrebbe purtroppo confermarsi anche per i prossimi mesi.

Siccità, scarsa preparazione del bestiame, meno parti stanno condizionando la campagna del latte. E visto il crollo della produzione cresce la richiesta di latte dal mondo della trasformazione che rischia di non andare a regime con le produzioni e di lavorare meno rispetto alle proprie capacità. 

Per questo crescono di giorno in giorno le richieste di latte che arrivano ai pastori dai trasformatori. Ad alcuni sono arrivate anche proposte di contratto pluriennali (anche di tre anni), come raramente si erano prima viste in Sardegna.

Che l’annata avesse messo in ginocchio i pastori era noto da tempo. Ma adesso si continuano a pagare pesanti le conseguenze, anche perché il clima continua ad essere inclemente verso il mondo delle campagne. Le mancate precipitazioni hanno lasciato i campi radi, senza un filo d’erba ed il freddo e le gelate di questi ultimi giorni hanno completato l’opera. Inoltre nei mesi precedenti i pastori già con le tasche vuote al termine di un annata in cui non sono riusciti a pagarsi i costi di produzione a causa di una remunerazione del latte a 50-60 centesimi al litro, si sono visti costretti anche ad acquistare il fieno a causa della siccità. Tutto questo ha portato a tagliare le spese dell’alimentazione e cura del bestiame che oggi si pagano tutte. Come se non bastasse da fine luglio è ricomparsa la lingua blu, che ha causato un’alta percentuale di aborti e reso improduttive molte pecore.

Intanto, il prezzo del Pecorino romano sale vertiginosamente. Come rivelato dal dossier latte presentato martedì scorso da Coldiretti Sardegna, rispetto al prezzo minimo toccato quest’anno (4,20 euro al kg), il costo della Dop sarda è già cresciuto del 70% e continua a crescere. L’ultima rilevazione di Clal lo da a 7,25 euro/kg.

Dalla rilevazione condotta da Coldiretti Sardegna sulla produzione di latte nelle prime due settimane di dicembre, risulta che nel sud Sardegna rispetto allo stesso periodo di un anno fa è crollata del 30%. L’esempio eclatante arriva da un gruppo di pastori che un anno fa mungeva 5.500 litri ogni due giorni e che quest’anno arriva a malapena 6.500 in tutta la settimana.

Nel Sulcis la situazione non cambia dove la maggior parte dei pastori sta tagliando di netto i costi rinunciando in molti casi anche alla rimonta (non stanno allevando agnelli).

Nel centro Sardegna (Oristanese e Nuorese) e nel sassarese la riduzione del latte è leggermente contenuta e si attesta intorno al 20 per cento. In media negli ovili dove lo scorso anno in questo stesso periodo si mungevano 200 litri di latte adesso si è scesi a 160.

«Purtroppo, è un quadro che conosciamo troppo bene – commenta il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. I tanti fattori negativi che si sono condensati quest’anno hanno indebolito il comparto costringendolo a tagliare le spese e rendendo le greggi meno produttive. E’ un cane che si morde la coda. La notizia positiva arriva dalle vendite del Pecorino romano, con il prezzo che è salito e continua a salire. Le ultime rilevazioni di Clal pubblicate dopo la presentazione del nostro Dossier sul latte lo danno a 7,25 euro al kg, +1% rispetto a cinque giorni prima. Questi sono tutti elementi che diamo ai pastori affinchè li valutino e abbiano gli strumenti per poter contrattare o ricontrattare il proprio latte.»

«Il prezzo del latte deve salire – sostiene il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -, è lo stesso mercato, sbilanciato questa volta sulla richiesta di latte che scarseggia che lo chiede. Un contributo positivo è sicuramente stato dato anche dal pegno rotativo che ha contribuito a sbloccare il mercato del Pecorino romano, congestionato dalla sovrapproduzione dell’annata 2015-2016. Ma proprio per questo adesso non è più rinviabile una cabina di regia per gestire le produzioni di latte e formaggio.»

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Sarà modificato l’articolo 3 dell’ultima legge Finanziaria che metteva a disposizione 14 milioni di euro per l’acquisto di eccedenze di pecorino romano da destinare agli indigenti. La gran parte delle risorse (12 milioni di euro) sarà trasferita direttamente ai pastori come misura di sostegno al reddito, 2 milioni rimarranno invece nel fondo per l’acquisto del formaggio a scopi sociali.   

E’ quanto emerso questa mattina dal confronto in commissione “Attività Produttive” tra l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria, le associazioni di categoria ed i rappresentanti della cooperazione.

«Abbiamo accolto la proposta dell’Oilos – ha spiegato l’assessore Caria – non è questa una soluzione di carattere strutturale, siamo consapevoli che non risolveremo il problema del calo del prezzo del latte ma in questo momento di emergenza 12 milioni di euro possono dare un piccolo sollievo alle aziende. Ogni pastore riceverà circa 4 euro a capo dietro la presentazione di una certificazione delle produzioni di latte del 2016.»

Una decisione accolta con favore dalle organizzazioni di categoria: «E’ un provvedimento che sollecitavamo da tempo – ha detto il presidente di Confagricoltura Luca Sanna – la pastorizia ha subito un danno di circa 200 milioni di euro dal calo del prezzo del latte. Il sostegno al reddito è vitale». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente di Coldiretti Battista Cualbu che ha auspicato tempi rapidi per l’erogazione delle risorse, mentre qualche perplessità è stata sollevata dal presidente di Legacoop Claudio Atzori: «Non è un provvedimento che viene incontro alle esigenze dei trasformatori e non incide sul prezzo del latte – ha detto Claudio Atzori – è una risposta al mal di pancia dei produttori. Si cominci a vedere in quali settori le risorse stanziate hanno prodotto benefici, solo così potranno essere messi in campo interventi strutturali». Nettamente contrari i consiglieri di minoranza Gigi Rubiu, Mariano Contu e Marco Tedde che hanno parlato di “elemosina offensiva” per le aziende agropastorali e chiesto di pensare invece a un intervento più corposo a sostegno del mondo delle campagne.

«Questo è solo un piccolo intervento per tamponare l’emergenza – ha replicato Pierluigi Caria – cercheremo di trovare altre risorse nelle pieghe del bilancio da  destinare al comparto agricolo.»

Il presidente Luigi Lotto ha assicurato l’impegno della Commissione ad esaminare in tempi rapidi il provvedimento, una volta approvato dalla Giunta, per poi sottoporlo all’attenzione dell’Aula.

Successivamente l’assessore Pierluigi Caria ha illustrato alla Commissione l’attività dell’esecutivo sul fronte delle calamità naturali. «Ci sono tre partite aperte – ha spiegato Pierluigi Caria – per i danni delle nevicate la Sardegna è stata inserita nel decreto per il terremoto. 76 comuni sardi potranno presentare domanda per il risarcimento dei danni. Sulle gelate, invece, si è chiesta una deroga al Decreto ministeriale 102. Stiamo verificando l’ammontare dei danni, in seguito procederemo alla richiesta delle risorse. Sulla siccità è stata infine presentata una richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per l’intera Isola. Il vero problema è che il Fondo Nazionale di solidarietà, al quale farà riferimento anche la Sardegna, ha una esigua dotazione finanziaria. Attualmente sono disponibili solo 15 milioni di euro per tutta l’Italia». A questo proposito, su proposta del consigliere Piero Comandini, la Commissione approverà nei prossimi giorni una risoluzione per chiedere a Giunta e parlamentari un intervento nei confronti del Governo per l’integrazione del Fondo.

Pierluigi Caria ha poi parlato della situazione degli invasi: «I bacini hanno ancora una discreta riserva d’acqua. Le restrizioni per l’uso in agricoltura sono preventive – ha detto l’assessore – l’emergenza riguarda la Nurra e l’Iglesiente. E’ un problema ciclico al quale occorre porre rimedio con interventi strutturali». Pierluigi Caria ha confermato lo stanziamento di 50 milioni di euro per la messa a norma e riqualificazione di tutte le dighe sarde. Altri 30 milioni di euro, del Fondo FSC, saranno invece destinati ai Consorzi di Bonifica.

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Stamane, a Cagliari, è esplosa la protesta di oltre 4.000 agricoltori e allevatori della Coldiretti. I trattori hanno aperto il corteo che, partito da viale Trieste, a pochi passi dal Palazzo della Regione, ha percorso tutto il viale Trieste, la via Roma e si è concluso sotto il Palazzo del Consiglio regionale, dove si sono sviluppati gli interventi dei rappresentanti degli agricoltori e degli allevatori, di alcuni dei numerosi sindaci che hanno partecipato alla manifestazione con la fascia tricolore al petto. Tra gli interventi, quello del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda. L’obiettivo della protesta è stata la Giunta regionale, accusata del mancato rispetto degli impegni assunti sull’intera vertenza del mondo agro-pastorale sardo, ormai al collasso.

Al centro della vertenza il prezzo del latte ma anche il mancato sostegno al settore con l’impiego dei fondi comunitari. La manifestazione si è protratta per alcune ore, fino a quando una delegazione della Coldiretti e di sindaci è stata ricevuta dal presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, dal vicepresidente della Giunta regionale Raffaele Paci e dalla conferenza dei capigruppo.

«Il Consiglio regionale è consapevole della crisi vissuta dal mondo delle campagne – ha detto il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau al termine dell’incontro della Conferenza dei capigruppo con la delegazione della Coldiretti -. E’ una situazione disastrosa alla quale vanno date risposte immediate. Abbiamo ascoltato con attenzione le osservazioni provenienti dai pastori, sono certo che stasera l’Aula saprà trovare una soluzione adeguata.»

I rappresentanti dei pastori, anche con toni decisi, hanno chiesto al Consiglio di valutare alcune modifiche alle soluzioni individuate dalla risoluzione approvata la scorsa settimana dalla Quinta commissione del Consiglio regionale. «Vanno bene gli interventi strutturali e gli incentivi sul credito – hanno detto il presidente e il direttore di Coldiretti Battista Cualbu e Luca Saba – adesso però va affrontata l’emergenza. Le aziende hanno bisogno di liquidità, il Consiglio valuti il ricorso al de minimis». Con i rappresentanti di Coldiretti c’erano anche alcuni sindaci che hanno partecipato alla manifestazione di questa mattina. Tutti hanno ribadito la necessità di intervenire in aiuto del settore ovicaprino, asse portante dell’economia isolana. «Se non si interviene subito – hanno detto i primi cittadini – le conseguenze saranno disastrose sul piano sociale».

Il vicepresidente della Giunta regionale Raffaele Paci ha ribadito l’attenzione dell’esecutivo al dramma delle campagne. «Sono situazioni che si trascinano da decenni e che vanno affrontate in modo strutturale – ha detto Raffaele Paci – adesso bisogna intervenire per risolvere l’emergenza ma allo stesso tempo occorre guardare al futuro. Sentiamo la rabbia della piazza e la conosciamo ma non dobbiamo fare l’errore di risolvere l’emergenza senza affrontare i problemi strutturali. Il bilancio della Regione è ancora aperto, in questi giorni lo sta esaminando la Commissione competente del Consiglio regionale. All’interno della Finanziaria L’Aula può individuare le risorse da destinare al settore».

Domani pubblicheremo un ampio resoconto sulla giornata di protesta odierna, con un ricco album fotografico.