16 April, 2024
HomePosts Tagged "Fabrizio Anedda" (Page 8)

[bing_translator]

Il Consiglio regionale ha iniziato stamane l’esame dell’ordine del giorno con la discussione degli articoli e degli emendamenti all’art. 1 (disposizioni in materia finanziaria e contabile) del disegno di legge n° 393 (legge di stabilità 2017) e 394 (Bilancio triennale 2017-2019)

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha comunicato di aver ricevuto una nota del presidente della commissione Autonomia sul personale dell’Agenzia Forestas «in cui emergono diverse questioni molto urgenti da non sottovalutare o lasciare alle dinamiche della sola commissione». «Propongo quindi – ha concluso Pietro Pittalis – di tenere al termine della seduta di stamane una riunione della conferenza dei capigruppo per calendarizzare al più presto una sessione del Consiglio ad hoc per discutere del problema».

Il presidente Gianfranco Ganau, concordando sull’urgenza dell’argomento segnalato, ha annunciato un riunione della conferenza dei capigruppo alla fine dei lavori.

Il capogruppo di SdP Daniele Cocco, sempre sull’ordine dei lavori, ha espresso solidarietà a dipendenti Aias in lotta, anche con forme estreme, per mantenere il posto di lavoro, chiedendo che dopo finanziaria l’assessore della Sanità Luigi Arru riferisca in Aula.

Subito dopo il Consiglio ha iniziato la discussione dell’art. 1 e degli emendamenti al disegno di legge n. 394 ed il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) ha illustrato il parere della commissione sugli stessi emendamenti.

Nella discussione, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha parlato di «un’ennesima finanziaria fuori tempo massimo che non riesce ad interpretare le reali esigenze dei sardi, mentre la situazione della Regione è vicina al tracollo». «Manca una pianificazione forte – ha sostenuto Tocco – «ed emerge lo scollamento nei rapporti fra Governo centrale ed una Regione dove imprese e cittadini sono allo stremo e nel sistema dei servizi sociali non si riesce nemmeno a dare informazione, segno di una grande distanza col mondo degli Enti locali». Soffermandosi sui trasporti e la sanità Tocco ha criticato con forza «una situazione che sta tenendo bloccati i sardi nell’isola sia per i grossi problema di mobilità che per i costi proibitivi, mentre la riforma della sanità è ferma come il super-manager Moirano non è mai venuto in commissione a spiegare cosa intende fare». «A questo punto – ha concluso il consigliere – è auspicabile che questa sia o diventi la finanziaria del buon senso, noi manterremo tutte le nostre riserve ma saremo costruttivi».

Sempre per Forza Italia la vice capogruppo Alessandra Zedda si è soffermata sul primo comma dell’articolo, mettendo in luce «gli scarsi risultati della programmazione unitaria che doveva essere il punto di forza della strategia della Giunta, invece sono stati fatti solo pochi e timidi passi in avanti come si vede dalle schede degli assessorati, dimostrando che avevamo ragione noi a chiedere il monitoraggio della spesa dei fondi comunitari a cominciare dall’agricoltura». «In realtà – ha affermato la Zedda – sono mancate azioni incisive in grado di incrementare il Pil regionale e si sono moltiplicate le consulenze inutili, tracciando i confini di una situazione drammatica che ormai molto preoccupante, perché dopo tre anni progetti e programmi siamo ancora al palo». Per questo, ha aggiunto, «proponiamo una riunione straordinaria del Consiglio sullo stato di attuazione dei programmi comunitari, sicuri che in quella sede emergerà che la macchina regionale è sostanzialmente ferma e l’andamento della spesa è nettamente al di sotto di standard accettabili».

Il consigliere Marco Tedde, altro vice capogruppo di Forza Italia, ha dichiarato che «la posizione contraria di molti consiglieri di maggioranza sulla legge di stabilità è, se possibile, ancora più critica di quella dell’opposizione, segno di una crisi profonda che impedisce alla Regione di funzionare in modo dignitoso, a dispetto di scelte sono di comunicazione molto aggressive che però non riescono a nascondere la cronica incapacità di spendere risorse importanti». L’icona più efficace di questa situazione, secondo Tedde, «è il Reis (reddito di inclusione sociale) con 33 milioni bloccati dallo scorso anno che determinano gravissimi danni per tante famiglie sarde, insomma una campagna promozionale molto ampia non è riuscita a muovere nemmeno un euro in direzione delle fasce più deboli». «Altra icona – ha ricordato Tedde – è il Psr (Piano di sviluppo rurale), perché i bandi non decollano o vengono bloccati, altri si inceppano perché non funziona il sistema informatico, altri ancora sono bloccati dai vincoli del Ppr; anche nel turismo ci sono risorse importanti bloccate salvo quelle della promozione della Sardegna negli aeroporti sardi, come se la Fiat facesse pubblicità alle 500 nei propri stabilimenti e, del resto, la crescita del settore non deriva certo dall’azione della Regione è perchè non è stato fatto nulla».

Il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni, sul piano politico generale, ha osservato in apertura che «nella minoranza c’è piena sintonia sulla scelta di non voler trascinare oltre un dibattito surreale in un momento così disgraziato per il popolo sardo, per cui la maggioranza deve cogliere questa disponibilità soprattutto su alcuni punti sui quali occorre abbandonare le soluzioni profetiche e concentrarsi sulla realtà». «Le entrate per la Sardegna sono necessarie perché senza non c’è autonomia finanziaria – ha proseguito Dedoni – e per questo siamo convinti che il percorso dello Statuto speciale debba ricominciare daccapo così come deve essere riaperto il tavolo con lo Stato». «Siamo convinti in particolare – ha aggiunto il capogruppo dei Riformatori sardi – che una grande riforma debba partire dalla battaglia sulle accise, ricordando innanzitutto che la Corte Costituzionale negò alla Sicilia il riconoscimento delle accise perché non erano previste dal suo Statuto ma questa previsione nello Statuto speciale sardo c’è, per cui la Sardegna ha fatto molto male a perdere una opportunità che vale una massa di risorse di circa 4 miliardi annui, di cui almeno 1 spetta secondo noi alla Sardegna». «Questa – ha concluso – è la grande proposta positiva da rivolgere al popolo sardo al di là delle appartenenze».

Successivamente il Consiglio ha cominciato l’esame dei singoli emendamenti, respingendo tutti quelli presentati dall’opposizione.

L’Aula ha approvato il testo dell’articolo, con 35 voti a favore e 17 contrari.

Sull’emendamento 34 l’on. Attilio Dedoni (primo firmatario, Riformatori) ha detto: «Chiediamo la riduzione del 30 per cento dell’Irap per le imprese che hanno sede nei comuni sardi sotto i 5 mila abitanti».

L’on. Angelo Carta (PSd’Az) ha auspicato il parere positivo: «Spero che la Giunta sia favorevole perché la risoluzione 15 approvata dalla Quinta commissione va proprio nella direzione del sostegno ai piccoli comuni. Avete ignorato una legge dello Stato che istituiva la zona franca nei Comuni colpiti dall’alluvione 2013. Oggi avete la possibilità di rimediare e dipende solo da voi».

Per il riformatore Luigi Crisponi «a un imprenditore viene la febbre solo a sentire il nome dell’Irap, che tassa sia gli utili che le perdite. Non ho sentore delle vostre azioni a favore delle imprese sarde».

Per l’on. Michele Cossa, sempre dei Riformatori sardi, «bisogna usare la leva infrastrutturale per i trasporti e la leva fiscale, che hai l pregio di sottrarsi a ogni forma di clientelismo».

L’on. Fabrizio Anedda (Misto) ha detto che «gli sgravi sull’Irap non risolvono il problema dello spopolamento né di cosa devono fare le imprese delle zone interne. Io avrei usato altre risorse della massa manovrabile del bilancio per costituire due centri, uno a nord e uno a sud, per ricevere tutti i prodotti agroalimentari sardi per gli alberghi e le strutture turistiche».

L’on. Annamaria Busia (Cd) è intervenuta per dire che «è giusto incidere sulla fiscalità ma non so se sia corretto farlo così».

Per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, «l’intervento dell’on. Anedda esprime una visione limitatissima delle zone interne della Sardegna e dei suoi problemi. E lo dico con tutto il rispetto: nemmeno nel suo ragionamento c’è un’idea di zone interne se parla di nord e di sud. Siete intrisi di una cultura sbagliata: bisogna viverci nelle zone interne e tra i pastori. Le vostre ricette vanno bene a Quartu».

Ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i segnali si danno con concretezza e questo emendamento è concreto. Blocchiamo i lavori e riflettiamo perché questo emendamento è davvero una norma fulcro di tutto il bilancio».

L’emendamento 34 è stato respinto dall’Aula, che è poi passata ad esaminare l’emendamento 566 (parere favorevole della commissione) sulla tesoreria della Regione.

L’on. Ignazio Locci (Forza Italia) è intervenuto chiedendo il ritiro dell’emendamento: «Quali sono i servizi complementari che volete pagare alla banca che dal 2018 sarà tesoriera della Regione? Perché volete regalare 250 mila euro alle banche? Spiegateci il senso dopo che tutti i contratti, dai facchini alla guardiania, sono tirati all’inverosimile?». L’emendamento 566 è stato approvato.

L’Aula è poi passata alla discussione dell’articolo 2 (enti locali, urbanistica e opere pubbliche).

Il presidente della commissione Bilancio ha chiesto di spostare l’emendamento 28 e collegati alla fine della discussione dell’articolo 4 e il presidente del Consiglio ha accolto la richiesta.

L’on. Ignazio Locci (FI) è intervenuto nella discussione dell’articolo 2 e ha detto: “Questo articolo tende ad amplificare la portata degli effetti della centrale unica degli acquisti ma da fuori ci stiamo rendendo conto che queste maxi gare hanno ripercussioni sui livelli occupazionali e retributivi dei lavoratori”.

L’on. Antonio Gaia (Upc) ha accolto l’invito al ritiro «dell’emendamento 465 a seguito delle garanzie dell’assessore Spanu».

Per l’on. Marco Tedde (FI) «l’articolo 2 è un complesso di norme importanti e quando vede la differenza di trattamento tra la rete metropolitana di Sassari e la città metropolitana di Cagliari ci vediamo costretti a presentare un emendamento solo parzialmente provocatorio».

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, ha detto che «l’articolo 2 rischia di passare nel silenzio di quest’aula, nonostante riguardi il sistema degli enti locali. Alla Giunta sembra proprio che del sistema dei Comuni non gliene importi niente. Siamo al paradosso: ci sono Comuni che sardi che hanno le risorse in cassa ma non possono spendere e comuni come Nuoro che hanno un problema di dissesto finanziario imminente se non si pongono misure atte a limitare gli effetti dei debiti fuori bilancio, tutti contratti dalle pregresse gestioni».

Respinti gli emendamenti 222, 223.

Non approvati in sequenza e con votazioni separate tutti gli emendamenti soppressivi totali e parziali posti in votazione. Gli emendamenti n. 235, 378  e 237 sono stati ritirati dai presentatori Pietro Pittalis, Fi («Era nostro interesse far discutere l’Aula sullo stanziamento da un milione di euro per manutenzioni straordinarie al palazzo del Consiglio e sulle risorse destinate al comune di Oschiri per il suo teatro») e Paolo Truzzu (Misto-FdI). Approvato l’emendamento  n. 431 (Pietro Cocco, Pd) con l’emendamento orale dello stesso presentatore che quindi sopprime la dicitura «con popolazione superiore a quindicimila abitanti» dal comma 3 dell’articolo 2.

Prima della votazione dell’emendamento n. 238 il capogruppo di FI, Pietro Pittalis, ha sollecitato il rispetto degli accordi intercorsi in sede di capigruppo per la conclusione dei lavori dell’Aula alle 13.30 ed il presidente del Consiglio ha quindi proceduto con la proclamazione dell’esito della votazione del 238 (non approvato) ed ha dichiarato conclusi i lavori dell’antimeridiana, ricordando la convocazione dell’assemblea alle 16.00.

[bing_translator]

E’ proseguito stamane, in Consiglio regionale, la discussione generale sulla “Legge di stabilità 2017” iniziata ieri sera.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il dibattito sui disegni di legge n°393 e 394 (Legge di stabilità 2017-Bilancio di previsione triennale 2017-2019).

Il presidente ha dato la parola al primo consigliere iscritto a parlare, Stefano Tunis di Forza Italia.

Nel suo intervento Tunis ha fatto un riferimento generale al quadro politico affermando che «c’è un grande disagio che va aumentando fra politica e società sarda, con comportamenti che vanno anche al di là dell’ordine e della sicurezza perché la povertà entra in una quantità enorme di famiglie sarde ed oggi non basta più nemmeno il poco lavoro». Secondo Tunis quindi questo tema «dovrebbe essere al centro del nostro dibattito invece è un elemento che manca nei documenti della Giunta e della maggioranza i quali, sul punto, si limita ad uno spostamento di risorse, più orientato a riequilibri interni al centro sinistra, incapace di cogliere la disponibilità delle opposizioni a entrare nel merito delle questioni per fare fronte comune contro questo disastro che si sta abbattendo sulla Sardegna». Rivolgendosi alla maggioranza il consigliere di Forza Italia ha fatto un richiamo «alla responsabilità e ad una valutazione critica delle scelte di bilancio perché non si percepisce il miglioramento di alcun indicatore economico ed anzi, per esempio, il settore edilizio denuncia una perdita di 10.000 addetti ed in tutta Italia si registra il fallimento delle politiche del governo Renzi riproposte pedissequamente in Sardegna». I pochi indicatori positivi sulla trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, ha osservato Stefano Tunis, «sono frutto della decontribuzione e si sono sgonfiati in breve tempo; insomma, se dopo due esercizi non ci sono differenze apprezzabili nella strategia e non c’è alcun miglioramento della situazione economica occorre chiedersi cosa sta a fare la Giunta sui suoi banchi».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Oscar Cherchi ha lamentato di essere «costretto a ripetere la solita cantilena che però riflette la realtà dei fatti e i fatti dicono che per la terza volta la Regione è in esercizio provvisorio e questo ritardo lo paga molto caro tutta la Sardegna: le fasce più deboli, le imprese e le famiglie che continuano ad attendere invano qualche novità». La nostra Regione, ad avviso di Cherchi, «non solo è in ritardo su tutto ma arretra in modo preoccupante nel confronto con l’Italia e l’Europa, a cominciare dalla disoccupazione giovanile e dalle infrastrutture che dopo 3 anni restano al palo nonostante il mutuo; alcuni dati, in particolare, appaiono molto gravi, dal Pil pro capite all’istruzione al funzionamento della pubblica amministrazione, ciò significa che la politica della Giunta nel suo complesso ha causato un disastro che ha riportato la Sardegna indietro». Ecco la ragione più profonda, ha ricordato il consigliere, «delle continue proteste di tanti settori della società sarda a cominciare dal Piano di sviluppo rurale con cui si è voluto demonizzare il passato senza portare un minimo di crescita». Questa finanziaria, ha aggiunto Cherchi, «è per l’ennesima volta la solita lista della spesa che soddisfa alcune necessità della maggioranza ma resta slegata dai reali problemi della Sardegna e, quando l’opposizione ha fatto qualche proposta, la maggioranza si è girata dall’altra parte: dalle entrate al Piano casa (con la legge edilizia che non ha prodotto nulla), dagli Enti locali ai trasporti, per finire con la sanità, sempre più lontana dai bisogni dei Sardi».

Il consigliere dell’Udc Alfonso Marras ha sottolineato in apertura il notevole ritardo e l’omissione «delle tante incompiute della Regione: non si fa cenno ad 80.000 persone che sopravvivono grazie ad ammortizzatori sociali, il riferimento ai record del turismo trascurano la grave crisi del nord Sardegna e di Alghero che non riesce più a destagionalizzare, si minimizzano i costi dell’insularità per il sistema economico, l’impatto negativo della vertenza entrate ancora molto aperta e dal cui esito dipende ogni possibilità di ripresa della Sardegna, la realtà del sistema sanitario dove la mancata riorganizzazione della rete ospedaliera ha ingolfato il sistema con danni ancora più gravi per le zone interne senza risparmi apprezzabili». Mancano in altre parole, a giudizio del consigliere dell’Udc, «interventi per lo sviluppo e la tutela dell’ambiente in chiave turistica, non ci sono novità per l’economia regionale ma solo un elenco di voci finalizzate a mantenere i costi della gestione ordinaria».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, ha sottolineato che il dibattito si svolge «in un’Aula sguarnita e distratta, specchio della Sardegna guidata dalla Giunta dei professori che fa tanti annunci cui non fanno seguito risultati concreti, nel sostegno alla crescita delle imprese ed al benessere delle famiglie». Nel recente opuscolo che raccoglie l’attività di metà mandato, ha dichiarato Tedde, «ci sono 53 pagine di propaganda e di cose non fatte contrabbandate come importanti realizzazioni ed inoltre, nella stessa relazione della Giunta che accompagna questa Legge di stabilità, si parla di segnali di ripresa che, però, nessuno vede: anzi i fallimenti sono aumentati del 26%, hanno chiuso 297 aziende edili con 6.500 posti di lavoro in meno, sulla lotta alle povertà il nuovo strumento del Reis (con una copertura di 30 milioni) è del tutto inattuato anche secondo i Comuni, mancano una selezione delle priorità e l’indicazione di una strategia forte per contrastare la crisi». In Sardegna, ha continuato Tedde, «si avvertono vuoti clamorosi nella lotta alla disoccupazione giovanile e nel sostegno di quanti hanno perduto il lavoro, mentre  si trascura il fenomeno dello spopolamento delle zone interne che sarà una delle piaghe peggiori per la Sardegna del domani». Soffermandosi sulla situazione col Governo, Tedde ha sottolineato che, unico caso in Italia,  la maggioranza ha chiesto le dimissioni con un’interrogazione dell’assessore alla sanità.

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda), nel suo intervento,  ha detto che «nella legge di stabilità si legge che tutto va bene» ed ha evidenziato che sono stati riservati alle priorità indicate dal Consiglio 25 milioni di euro dove «sono state inseriti il restauro del campanile del paese fino alle vertenza del pecorino romano». A proposito della questione del prezzo del latte, l’esponente della maggioranza ha affermato che «la soluzione adottata è quella dei soliti sussidi mentre sarebbe stato meglio introdurre il credito di esercizio per i pastori e istituire una task force per aggredire le criticità della filiera, caratterizzata da debolezza imprenditoriale, inadeguatezza dei dirigenti delle aziende di trasformazione e commercializzazione». Anedda ha inoltre insistito sulle misure contro spopolamento e disoccupazione: «Ma  non bastano i terreni ai giovani, serve accompagnarli nella conoscenza del mercato e dei prodotti, ed è su questo che deve  impegnarsi la Regione non nel finanziamento delle associazioni di categoria e delle agenzie regionali improduttive».

Il consigliere della sinistra ha definito il settore dell’agroalimentare, della cultura e del turismo «il nerbo del sistema economico sardo» ed ha manifestato apprezzamento per gli investimenti delle multinazionali in Sardegna. «I dati sull’occupazione sono buoni – ha affermato Anedda – ma i dati Inps dicono che siamo una Regione assistita, con una pubblica amministrazione esempio di inefficienza anch’essa gravata da compiti impropri di ammortizzatore sociale: in pratica le imprese sane lavorano anche per quelle malate coperte di debiti». Il capogruppo del Misto ha concluso ricordando che la sinistra è l’unica forza di maggioranza fuori della Giunta.

Il consigliere Paolo Zedda (Misto-Sdp) ha ricordando i tempi della sua specializzazione a Boston ha affermato di aver capito «che è necessario investire sull’istruzione». «La prova – ha aggiunto l’esponete della maggioranza – è che quelle nazioni povere che hanno puntato sulla scuola  sono oggi quelle  che crescono di più nel mondo». Per Paolo Zedda un buon amministratore deve essere capace di fare politica anche rinunciando a quote di consenso e – a suo giudizio – le riforme di sistema fatte dal centrosinistra sono un dato positivo sebbene abbiano bisogno di di tempo per essere realizzate. Il consigliere del centrosinistra ha dichiarato apprezzamento per la riforma dei servizi per l’impiego e l’istituzione dell’Aspal («abbiamo fatto una riforma coraggiosa ed abbiamo fatto bene, prima regione d’Italia, seguendo il modello europeo»). Paolo Zedda ha quindi difeso il cosiddetto Reis («aiuta individui che a loro volta aiutano la società») ed ha ricordato l’emigrazione dei giovani sardi che vanno all’estero in cerca di lavoro e futuro («la povertà è diffusa e lo sviluppo è ancora sbilanciato a vantaggio delle coste ma se non si mettono in campo correttivi efficaci la Sardegna rischia di scomparire»). L’esponete Sdp ha quindi concluso lamentando un troppo basso livello di istruzione in Sardegna («siamo fra i popoli con livello di istruzione più basso») e per quanto attiene il confronto con lo Stato – a giudizio di Paolo Zedda – per le questioni finanziarie e della entrate va rinnovato di anno in anno “perché cambiano gli scenari e i confini di azione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha chiesto, provocatoriamente,   più coraggio all’opposizione e ha detto  che i mali della Sardegna sono responsabilità del centrodestra. «Adesso però – ha proseguito – andiamo avanti e guardiamo al futuro partendo dalla relazione di Sabatini, che parla di programmazione unitaria ma se prendiamo le tabelle emerge che a metà del ciclo le cifre passano da 1.76 al 10% per la spendita dei fondi comunitari». «Sulla vertenza entrate – ha affermato Truzzu – assistiamo alla conversione del centro sinistra,  dalla leale collaborazione all’ annuncio, fino alla perdita secca di 700 milioni di euro per effetto del ritiro dei ricorsi dei ricorsi». L’esponente della minoranza ha evidenziato che «i manager della Sanità prevedono una crisi di liquidità in primavera mentre avanza buco di altri 300 milioni». Sulla questione del reddito di inclusione sociale, Paolo Truzzu, ha ricordato la delibera del Comune di Sorgono che ne ha chiesto l’abrogazione «perché al livello locale non si riesce a spendere un euro».

Agricoltura, trasporti, spopolamento delle zone interne sono – a giudizio del consigliere di FdI – le questioni nelle quali emergono le maggiori criticità del governo del centrosinistra. «Per non dimenticare il lavoro e Aspal – ha concluso Paolo Truzzu –   che in Sardegna è fatto per il 10% di voucher».

Dopo l’on. Truzzu ha preso la parola l’on. Francesco Agus (Misto), secondo cui «la Finanziaria è l’atto più politico del Consiglio regionale ed è per questo che non sono contento che la Giunta sia oggi rappresentata dal solo assessore del Bilancio. Chiedo formalmente che tutta la Giunta sia presente nella discussione degli emendamenti. Emerge dalle audizioni una situazione economica addirittura peggiore da quella che si scorge dai dati e che è percepita come peggiore anche rispetto alle regioni del Sud Italia. Molto dipende dalla crisi della monocultura industriale sarda e dal taglio dal 2011 della spesa pubblica verso le regioni e gli enti locali. I Comuni sono stati costretti ad aumentare le tasse e la Regione è diventata l’unica fonte di trasferimento ai Comuni». L’oratore ha aggiunto: «Io non considero chiusa la vertenza entrate perché non considero chiusa la vertenza con lo Stato. Quanto alla spesa pubblica, l’introduzione del bilancio armonizzato ha cambiato del tutto il tema degli accantonamenti e credo che sia necessario considerare sempre aperto il braccio di ferro con lo Stato».

A seguire per Forza Italia ha parlato l’on. Alessandra Zedda, che si è rivolta all’assessore Paci per denunciare il blocco della spesa pubblica della Regione. «I cittadini non ne possono più e ogni giorno sollecitano i pagamenti. Non è il caso di sottovalutare le loro reazioni, che mi auguro non ci siano mai». L’ex assessore della giunta Cappellacci ha chiesto un intervento sulle attività produttive e ha giudicato «negativamente le riforme della Sanità. A sentire le voci non si fa peccato: è vero o non è vero che Moirano deve andare via a giugno, come si dice? Mi auguro di no perché sennò questa riforma così bella non la porteremo avanti. Nella Asl 8 si contano appena 15 determinazioni, giusto per capirci. Negli altri settori non va certo bene, come la legge 7 e l’innovazione: oggi la Sardegna è ben lontana dall’obiettivo europeo del 3 per cento visto che dedichiamo all’innovazione lo 0,7 per cento del Pil e per il numero degli occupati indossiamo la maglia nera nel settore hi tech a livello europeo. Assessore Paci, vogliamo continuare con i convegni e le consulenze sul tema dell’occupazione?».

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) «questa finanziaria è inadeguata anche perché non sono state individuate con coerenza le criticità e i bisogni da colmare.   E non ci sono le risorse finanziarie anche perché questa giunta ha rinunciato ai ricorsi contro lo Stato. Ma non solo: nemmeno le risorse nelle casse della Sfirs, che pure l’assessore Raffaele Paci aveva promesso di sbloccare proprio a marzo 2017, sono ancora disponibili. Assessore Paci, dov’è il rilancio e dove sono i nuovi posti di lavoro? Dove sono gli effetti positivi della riforma della Sanità? E se parliamo di istruzione, vogliamo dire che siamo in una condizione disastrosa e andiamo oggi al terzo esercizio finanziario di questa legislatura, evidentemente con responsabilità chiare della Giunta. Questa manovra finanziaria non è all’altezza delle aspettative dei sardi».

Il vicepresidente del Consiglio, Eugenio Lai, ha sospeso la seduta per esigenze sopravvenute tra le quali un incontro con l’Associazione sarda Esposti all’amianto. I lavori del Consiglio regionale riprendono questo pomeriggio.

[bing_translator]

Con la costituzione del gruppo “Sinistra per la Democrazia e il Progresso2 cambia la “mappa” della rappresentanza consiliare delle forze politiche in Consiglio regionale.

Questa la nuova composizione dei gruppi:

Partito Democratico: Pietro Cocco (presidente), Alessandro Collu, Pietro Comandini, Lorenzo Cozzolino, Salvatore Demontis, Roberto Deriu, Daniele Forma, Gianfranco Ganau, Luigi Lotto, Gavino Manca, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Francesco Pigliaru, Rosella Pinna, Luigi Ruggeri, Franco Sabatini, Antonio Solinas, Gianmario Tendas;

Forza Italia: Pietro Pittalis (presidente), Ugo Cappellacci, Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Ignazio Locci, Antonello Peru, Alberto Randazzo, Marco Tedde, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandra Zedda;

Gruppo Misto: Gaetano Ledda (presidente), Francesco Agus, Fabrizio Anedda, Annamaria Busia, Mario Floris, Giovanni Satta, Paolo Truzzu, Emilio Usula;

Partito dei Sardi: Gianfranco Congiu (presidente), Augusto Cherchi, Roberto Desini, Piermario Manca, Alessandro Unali;

Cristiani, popolari e socialisti: Zanchetta Pierfranco (presidente), Antonio Gaia, Raimondo Perra, Walter Piscedda;

Udc Sardegna: Gianluigi Rubiu (presidente), Alfonso Marras, Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna;

Partito Sardo d’Azione: Angelo Carta (presidente), Marcello Orrù, Christian Solinas;

Riformatori Sardi liberaldemocratici: Attilio Dedoni (presidente), Michele Cossa, Luigi Crisponi;

Sinistra per la Democrazia e il Progresso: Daniele Cocco (presidente), Eugenio Lai, Luca Pizzuto, Paolo Zedda.

[bing_translator]

I quattro nuovi assessori della Giunta Pigliaru hanno prestato giuramento stamane in Consiglio regionale.

Il presidente Ganau ha aperto la seduta con all’ordine del giorno le comunicazioni della Giunta ai sensi dell’art. 121 del Regolamento interno. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato all’Aula la decisione del consigliere Francesco Agus, eletto nelle liste di Sel, di aderire al Gruppo Misto.

Gianfranco Ganau ha quindi dato la parola alla consigliera del Centro democratico Annamaria Busia che, in occasione della Festa della donna, ha voluto ricordare con un breve intervento la necessità di azioni più stringenti per la realizzazione di una vera parità di genere.

Annamaria Busia, citando dati Ocse e Censis, ha ricordato le difficoltà vissute dalle donne sul lavoro e la crescente esposizione a episodi di violenza fisica e morale. «Le donne lavorano, in media, 4 ore in più degli uomini in ambito familiare mentre la loro retribuzione sia nel settore pubblico che privato è inferiore a quella dei lavoratori maschi. Le donne, anche se più istruite, hanno inoltre minori prospettive di carriera».

Nonostante ciò, la rappresentanza femminile nelle istituzioni locali, grazie alla introduzione della doppia preferenza di genere, è cresciuta negli ultimi anni. Le donne-sindaco sono aumentate di sette volte rispetto agli anni scorsi.

Annamaria Busia si è poi soffermata sui dati allarmanti sulla criminalità: «14 milioni di donne hanno subito nella vita una violenza fisica o psicologica da parte di un uomo. Negli ultimi 15 anni sono 1740 le vittime di omicidio. Crimini che colpiscono indirettamente anche i bambini. Il numero degli orfani che hanno perso la madre per mano del padre è salito a 1628. Dati che fanno riflettere e ci fanno dire non una di meno».
Il presidente Ganau ha ringraziato la consigliera per l’intervento “condivisibile e opportuno vista la giornata”.

Anche il capogruppo dei Cristiano socialisti popolari, Pierfranco Zanchetta, ha voluto rivolgere un omaggio e un riconoscimento alle donne sarde e a quelle presenti in Aula. «Colleghe che hanno un compito difficile – ha detto Zanchetta – il mio non è un riconoscimento formale ma un pensiero sincero rivolto a tutte le donne anche a quelle della mia isola (La Maddalena) che stanno per diventare madri e chiedono attenzione per il punto nascita dell’ospedale».

Si è quindi passati alla discussione dell’ordine del giorno. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto al presidente Ganau di mettere a disposizione dell’Aula la nota degli assessori dimissionari Francesco Morandi e Claudia Firino per capire le ragioni della loro uscita dalla Giunta e avere contezza del contenuto.

Il presidente Ganau ha comunicato di non avere a disposizione la nota ma solo i decreti assessoriali con la nomina dei nuovi assessori. Ha quindi invitato i nuovi componenti dell’esecutivo a presentarsi davanti al banco della presidenza per il giuramento. I neo assessori Pier Luigi Caria (Agricoltura e riforma pastorale). Barbara Argiolas (Turismo, artigianato e commercio), Filippo Spanu (Affari generali e Riforme) Giuseppe Dessena (Cultura e Pubblica istruzione), ascoltata la formula di rito, hanno giurato davanti al Consiglio.

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al presidente della Giunta Francesco Pigliaru per le comunicazioni all’Aula.

«Ho ascoltato con interesse i dati sulla questione femminile in Italia – ha esordito Pigliaru – sono dati che ci inducono a riflettere, è il caso di trovarci in quest’Aula per una discussione approfondita sullo stato delle politiche di genere».

Francesco Pigliaru è poi entrato nel merito delle sue comunicazioni al Consiglio relative  al rimpasto di Giunta. «Oggi presentiamo una squadra di governo rinnovata e un programma ambizioso – ha detto Pigliaru – siamo contenti di sottoporci a un dibattito ampio».

Il presidente della Regione ha quindi ricordato i risultati raggiunti nei primi tre anni della legislatura a partire dalle azioni per mitigare gli svantaggi dovuti alla condizione di insularità. A questo mira il Patto per la Sardegna, firmato con il Governo nazionale, che metterà a disposizione 2,9 miliardi di euro. Il presidente ha poi proseguito parlando delle riforme in campo sanitario con l’adozione dell’Azienda unica regionale e della legge di riordino del sistema degli enti locali, senza dimenticare gli interventi a sostegno dei soggetti più deboli come il reddito di inclusione sociale e quelli per la scuola (1174 cantieri aperti in 844 plessi scolastici), per l’industria, con le vertenza Alcoa ed Eurallumina, per il rilancio di Igea e la riorganizzazione di Abbanoa.

«Si tratta di riforme strutturali e di progetti strategici per la Sardegna. In passato non si è avuto il coraggio di farli perché non producono effetti immediatamente tangibili – ha sottolineato Pigliaru – c’è  bisogno di un lungo lavoro di governo. L’obiettivo è far uscire l’Isola dalla crisi e ricostruire la fiducia nella politica da parte dei cittadini. Questo è il momento in cui la nostra azione riformista deve avere la capacità di affermarsi.»

Francesco Pigliaru ha quindi indicato gli obiettivi futuri. «Ci concentreremo sulla lotta alla dispersione scolastica, si è fatto molto con il progetto Iscola ma bisogna fare di più – ha detto Pigliaru – così come è nostro intento completare la riforma della sanità con il riordino della rete ospedaliera, intervenire per creare una forte sinergia nel sistema aeroportuale e migliorare la mobilità interna ed esterna dei sardi».

Il presidente ha poi rimarcato la necessità di lavorare per avere più peso in Europa. In questa direzione va l’alleanza con altre isole periferiche come la Corsica e le Baleari: «E’ un’opportunità per fare un’azione congiunta e coordinata nei confronti dei rispettivi governi e presentarsi più forti in Europa».

Francesco Pigliaru ha quindi garantito l’impegno della Giunta per la soluzione di alcune vertenze aperte come quella sulla chimica verde a Porto Torres e lo “scandaloso” abbandono de La Maddalena. Non meno importanti saranno le azioni per la sconfitta definitiva della peste suina.

Sul fronte dell’urbanistica, il presidente ha annunciato la presentazione in tempi rapidi di una nuova legge. «Il provvedimento è pronto» mentre sulle zone interne ha confermato l’impegno a portare avanti azioni efficaci contro lo spopolamento. «Il Piano delle zone interne mette a disposizione 150 milioni di euro che possono finanziare interventi mirati, fuori dagli slogan e dalle politiche generiche».

Francesco Pigliaru ha poi ribadito l’attenzione della Giunta al mondo delle campagne. «L’Agricoltura è un settore in cui crediamo, occorre renderlo più moderno, la tecnologia può dare un grande aiuto. L’obiettivo è creare un’agricoltura più ricca e capace di dare reddito».

Sulla finanza pubblica, Francesco Pigliaru ha chiarito che la Regione non farà passi indietro nella vertenza per la riduzione degli accantonamenti: «700 milioni all’anno sono inaccettabili. Faremo una battaglia forte». Stesso discorso sul fronte dell’occupazione. «In passato abbiamo puntato molto su politiche attive del lavoro e sulla flex security sperando in una ripresa che non c’è stata. Le misure nazionali non hanno prodotto i risultati sperati. Serve un’integrazione per garantire maggiore inclusione sociale. Azioni e progetti sono pronti».

Il presidente Pigliaru si è detto sicuro che Giunta rinnovata sarà all’altezza della sfida. «Serve una maggioranza più coesa. Non nascondo la complessità del percorso che ci ha portato sin qui. Ho cercato di garantire la massima inclusione – ha detto ancora Francesco Pigliaru – occorre adesso procedere insieme per raggiungere i risultati che sono alla nostra portata. Sarà un successo se riusciremo a convincere chi guarda alla politica con scetticismo. Per questo occorre lavorare duro come una vera squadra per raggiungere gli obiettivi. Abbiamo una Giunta rinforzata – ha concluso Pigliaru – ho grande fiducia nel lavoro dei nuovi assessori. In tutta l’Isola aspettano risultati».

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sulle comunicazioni del presidente.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, ha rivolto il suo in bocca al lupo agli assessori senza però risparmiare critiche all’esecutivo. «L’ottimismo è un dato fondamentale nell’azione politica, ma esagerare ci conduce in strade molto strette se non del tutto occluse – ha detto Dedoni – dire che questa Giunta sia stata un baluardo degli interessi della Sardegna nei confronti del Governo fa sorridere. Non siamo stati all’altezza, abbiamo considerato il Governo amico ma non abbiamo fatto gli interessi della Sardegna».

Secondo Dedoni, il Patto firmato con il Governo Renzi ha portato la Sardegna nella condizione attuale: «Se non ci sono entrate non potranno esserci uscite. Altre regioni prima di applicare il principio del pareggio di bilancio hanno aspettato. Noi invece abbiamo rinunciato ai ricorsi per la vertenza entrate accontentandoci di battaglie di retroguardia come quella sugli accantonamenti – ha proseguito l’esponente dei Riformatori sardi – meglio sarebbe stato insistere sul fronte delle accise che valgono 4 miliardi di euro all’anno. Noi abbiamo firmato per questo un ricorso alla Corte costituzionale sostituendoci alla Giunta».

Attilio Dedoni ha quindi duramente criticato la politica dei trasporti: «Niente è stato fatto per dare alla Sardegna la possibilità di interconnettersi con l’Italia e l’Europa – ha detto Dedoni – lo stesso vale per la viabilità interna e il rilancio del trenino verde, nelle zone interne». Stesso giudizio per  i mancati interventi a favore del commercio e dell’artigianato («vergognoso il modo con cui avete affrontato il tema»).

Il consigliere di minoranza ha parlato, infine, di riforme bocciando senza mezzi termini l’azione della Giunta e della maggioranza: «Non è vero che la riforma sanitaria consentirà di ridurre la spesa. Si stima un 5% di aumento. Noi proponevamo una Asl unica che si occupasse solo di acquisti e di personale. Si è fatto invece il doppione del doppioni. Di fatto avremo 9 Asl».

Attilio Dedoni ha quindi concluso il suo intervento rivolgendo un invito alla Giunta: «In questi due anni facciamo le cose possibili. Si individuino 5 punti su cui concentrarsi, la minoranza è pronta a dare il suo contributo a patto che siano nell’interesse esclusivo del popolo sardo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha ricordato le critiche pesanti rivolte alla Giunta da alcuni esponenti dei partiti di maggioranza. «In merito al rimpasto ho sentito parlare di pasticcio e di rifiuti – ha detto Carta – qualcuno si è scordato che la coalizione senza di lei non sarebbe qui. I suoi voti sono stati superiori a quelli dei partiti. Chi oggi sbraita senza di lei non sarebbero qui. Bene ha fatto ad assumere decisioni che le spettano, legittimato dal risultato elettorale. Giudizi e critiche sono frutto della perdita di una poltrona. Lavoro, industria, zone interne, strade, occupazione non compaiono nelle affermazioni dei cosiddetti leader che oggi annusano l’aria per capire dove sistemare se stessi».

Angelo Carta ha quindi posto il tema della questione morale ricordando la storica intervista rilasciata 36 anni fa da Enrico Berlinguer ad Eugenio Scalfari: «Il segretario comunista disse allora che i partiti non facevano più politica, erano macchine di potere e di clientela, non conoscevano le esigenze della gente, non avevano idee e programmi e gestivano interessi di parte, talvolta loschi – ha ricordato Carta – sono parole che, dopo 36 anni, descrivono bene la situazione attuale».

Il capogruppo sardista ha quindi invitato il presidente Pigliaru a porre rimedio a questa situazione: «Si è chiesto se questo accada anche in Sardegna? Se non lo ha fatto lo faccia perché altrimenti la profezia di Berlinguer si realizzerà. Lei è onesto, in lei confidiamo perché queste pratiche vengano debellate. E’ suo compito impedire che i sardi per la ricerca di un lavoro perdano la propria dignità. Riuscire a ricomporre la frattura tra la politica e il popolo darà un senso alla legislatura – ha detto Carta – i partiti devono uscire dalle banche e dalle fondazioni, il lavoro interinale non deve trasformarsi in schiavismo politico».

Angelo Carta ha quindi concluso con un appello al presidente: «Occorre fermare una piovra maledetta che vuole impossessarsi dalla Sardegna. Bisogna bloccare gli squali che non vengono da fuori. Gli assessorati non si trasformino in una “cosa loro” ma siano la casa di tutti i sardi».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha manifestato molto interesse per il rilancio dell’azione programmatica del governo regionale su cui si è soffermato il presidente, riconoscendo però che «è vero che le riforme strutturali non producono effetti nell’immediato ma nei prossimi due anni gli effetti si dovranno vedere, perché saranno due anni durissimi nei quali dovranno finalmente arrivare le risposte che i sardi attendono». «Sono convinto – ha aggiunto Cocco – che i risultati arriveranno e lo auspico soprattutto per la riforma degli Enti locali che ha sancito la perequazione fra territori e dimostra che si sta cominciando ad operare in modo reale a favore delle zone interne per combattere spopolamento e povertà». «Se lavoriamo bene su questi due problemi – ha insistito Cocco – le risposte arriveranno». Sul piano politico il capogruppo di Sel ha detto di credere «nella qualità dei nuovi assessori che vanno incoraggiati ad operare per il bene della Sardegna, ho fiducia nel presidente Pigliaru che non ha nascosto i problemi a cominciare dalla vertenza con lo Stato sugli accantonamenti perché, una vertenza che va rafforzata perché i nostri diritti non sono stati riconosciuti e non possiamo più permetterci di attendere ancora; molto inciderà sul successo di questo nuovo passaggio istituzionale la coesione e l’unità che tutti sapremo mettere in campo».

Per l’Udc il capogruppo Gianluigi Rubiu, rivolgendo prima di tutto gli auguri di buon lavoro a nome dei i sardi ai nuovi assessori per il loro lavoro, ha affermato che «Pigliaru ha fatto l’elenco delle cose fatte ma non condividiamo l’enfasi sui risultati ottenuti anche se tutto non è stato negativo come sul metano». «Tuttavia – ha avvertito – molti problemi restano da risolvere ed alcuni si sono aggravati a cominciare dalla sanità; se il presidente si sedesse da semplice cittadino in un pronto soccorso si renderebbe conto delle attese che sarebbe costretto a sopportare, se si rivolgesse al medico di famiglia per una visita specialistica vedrebbe che servono due o tre mesi in più e, se decidesse di curarsi altrove, si accorgerebbe che la mobilità passiva è cresciuta del 30%». Ciò significava, ad avviso di Rubiu, «che modello dell’azienda unica non è quello giusto per la Sardegna, come ha riconosciuto lo stesso manager ricordando che la sua idea per la sanità sarda era diversa». Gianluigi Rubiu si è poi soffermato sulle vicende dell’agricoltura, lamentando «la pesante eredità di un assessorato allo sbando che ha lavorato al di sotto delle aspettative perdendo 3 anni del Piano di sviluppo rurale, allontanando tanti giovani imprenditori che nell’attesa si sono indebitati mentre altri hanno superato l’età per essere ammessi ai contributi e si sono ritrovati esclusi». Il capogruppo dell’Udc ha infine richiamato la complessa vicenda dei lavoratori dell’Ati-Ifras dove, «una legge approvata all’unanimità dal Consiglio è stata disattesa un giorno dopo dal vertice amministrativo, ennesimo segno di una grave mancanza di coesione nella maggioranza che non ha più alcuna forza propulsiva».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo di Cps, ha manifestato vivo apprezzamento per l’invito del presidente Pigliaru a concentrarsi sulle cose da fare, sottolineando positivamente anche il richiamo dello stesso presidente «a ricostruire un rapporto di fiducia all’interno della maggioranza e nei confronti della società sarda, un richiamo che va colto in pieno e impegna tutto il Consiglio a mantenere alto il valore delle Istituzioni ed il suo rapporto con la comunità regionale». Particolarmente significative, a giudizio di Zanchetta, «anche le sottolineature sulle zone interne che va allargata a tutte le periferie che meritano più attenzione e sul rafforzamento della rivendicazione contro lo Stato». La lettera di mandato per i nuovi assessori, ha proseguito Zanchetta, «apre una nuova fase di confronto fra esecutivo e maggioranza che dovrà caratterizzarsi per una collaborazione più forte e per il superamento della litigiosità interna; in sostanza a due anni dalla fine della legislatura bisogna stare sul pezzo e, a questo proposito, richiamo l’attenzione del Consiglio sulla battaglia delle donne di La Maddalena che stanno protestando per il punto nascita, ritengo insomma che anche dal confronto più duro deve emergere la capacità di risolvere i problemi con competenza e senza leggerezza». Ancora più positivo, ha concluso il capogruppo dell’Upc, «il passaggio che il presidente ha voluto dedicare alla situazione dell’ex arsenale che spero sia definita in tempi brevissimi grazie al lavoro del tavolo con lo Stato; la nostra disponibilità, quindi, c’è tutta, ma è fondamentale orientarci sul raggiungimento di risultati veri in un rinnovato rapporto fra maggioranza ed esecutivo».

Il consigliere Gianfranco Congiu, capogruppo del Partito dei sardi, ha definito il dibattito sulla nuova Giunta «non rituale e per questo abbiamo detto chiaramente le ragioni del nostro dissenso che attengono ala ricaduta delle nostre politiche sulla società sarda, questo è il grande tema sul quale insistiamo perché a nostro giudizio la società sarda è stretta nel duopolio urbano nord sud delle aree urbane a danno di altre aree e, pro noi, perequazione significa non lasciare nessuno indietro e dare attuazione alla riforma che poggiava proprio sul caposaldo della perequazione». Ora, ha continuato Congiu, «dobbiamo chiudere la legislatura recuperando questo ritardo ed è su questa sfida che saremo giudicati dagli elettori». Esaminando alcune tematiche specifiche Congiu ha detto ancora che «in agricoltura serve più robustezza per ottimizzare le risorse e l’impatto positivo sui territori, sull’istruzione non emerge del tutto l’idea della Regione per le aree marginali e le politiche vanno meglio calibrate, sulla sanità va bene l’obiettivo generale ma un sistema di elisoccorso articolato su tre basi fa nascere ancora una volta il problema della copertura delle zone più marginali». «Su questo problema ritorneremo con le nostre proposte – ha avvertito il capogruppo del Pds – perché dal nostro punto di vista bisogna puntare sulle zone più difficilmente raggiungibili». Concludendo con una osservazione politica, Gianfranco Congiu ha assicurato che il Partito dei Sardi «sta nella maggioranza e questo significa lavorare ad un percorso di coesione fondato sulle medesime priorità».

Per il gruppo Misto, il consigliere Gaetano Ledda ha raccolto invito del presidente Pigliaru al pragmatismo e rivolgendosi ai nuovi assessori, ha chiesto a Dessena «più attenzione per dimensionamento scolastico», ad Argiolas di «proseguire nell’ottimo lavoro già svolto», a Spanu «icona della Regione, di valorizzare sua conoscenza della macchina amministrativa»; a Caria, infine, ha ricordato che «la legislatura si gioca su questo settore primario perché, in questi due anni, i bandi non sono partiti e ci sono i problemi aperti del prezzo del latte e del pecorino».

Sempre per il Gruppo Misto, il consigliere Fabrizio Anedda ha sostenuto che «lo sviluppo Sardegna parte dalla piccole e medie imprese con particolare importanza all’artigianato ed all’agricoltura e, sotto questo profilo, in questi tre anni c’è stato poco lavoro di squadra, dimenticando che il turismo è un settore traversale che coinvolge cultura, trasporti, commercio ed artigianato». La strada giusta, ha concluso, «è quella di coinvolgere di più gli amministratori locali e gli assessori hanno proprio il compito di rimuovere queste criticità». Quanto alla sua forza di appartenenza, Anedda ha assicurato che, «pur essendo l’unico partito di maggioranza fuori dal governo regionale, ci impegneremo a fondo su lavoro, sanità e politiche di inclusione sociale».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha proseguito per conto del gruppo Misto: «Celebriamo oggi una liturgia stanca e stantia per una piccola operazione di restauro della giunta logorata da troppi tiri di giacchetta». I Rossomori hanno quindi bocciato “contenuti e metodo” del rimpasto («siamo fuori dalla maggioranza per aver constatato la progressiva distanza tra la giunta e i sardi»). L’altro consigliere eletto nei Rossomori, Paolo Zedda ha rivolto gli auguri alla giunta e al presidente ed ha indicato come priorità, in vista della conclusione della legislatura, il tema della scuola e l’istruzione.

Il consigliere Giovanni Satta (Uds-Misto) ha insistito sulla strategicità del settore dell’agricoltura («è il cardine dell’economia sarda che però in questi ultimi tre anni è stato colpevolmente trascurato»). «Fuori da quest’aula – ha concluso l’esponete della minoranza – non c’è l’entusiasmo che faceva trasparire l’intervento del presidente della Regione: serve un’inversione di rotta e ridurre lo scollamento la Giunta e il Consiglio».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco ha rivolto auguri di buon lavoro ai nuovi assessori ed ha ringraziato gli uscenti “per il lavoro svolto” ed ha quindi salutato con favore la cosiddetta “lettera di mandato”.  L’esponete della maggioranza ha quindi replicato ad alcuni giudizi negati espressi sugli organi d’informazione dall’ex presidente Cappellacci: «Oggi facciamo il primo intervento manutentivo alla squadra di governo dopo tre anni di governo mentre ricordo 25, 26, 27 giuramenti di assessori della passata legislatura e un po’ di pudore non guasterebbe».

Il capogruppo dei democratici ha quindi ribadito i concetti espressi dal presidente Pigliaru nel suo intervento di apertura («siamo di fronte a un rinnovato impegno di coesione all’interno della maggioranza») ed ha escluso fratture politiche («ci sono state solo normali discussioni») affermando che solo l’assessore Elisabetta Falchi si è dimessa per ragioni politiche mentre Demuro ha lasciato la Giunta per motivi personali ed il resto degli avvicendamenti è motivato «dalla necessità di dare una scossa all’azione di governo». Pietro Cocco ha quindi ricordato le riforme approvate (enti locali e Asl unica) e la scommessa di una nuova rete ospedaliera, nonché i risultati ottenuti con il “patto” da 2miliardi e 900 milioni di euro siglato con il governo. «Sulla scuola forse non abbiamo brillato come ci si attendeva – ha concluso il capogruppo – così come è accaduto al livello nazionale nonostante sia siano stabilizzati i precari della scuola e i trolley degli insegnanti abbiano viaggiato più nei servizi televisivi che nei porti e negli aeroporti».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, è ritornato sulla  richiesta formulata in apertura di seduta per avere la disponibilità delle lettere con le quali hanno rassegnato le dimissioni gli assessori Firino e Morandi: «Ho chiesto la lettera di dimissione di Firino e Morandi perché immaginavo quello che avremmo assistito alla recita del presidente Pigliaru che, infatti, ha fatto finta che niente fosse accaduto nel merito della sostituzioni di quattro assessori». «La verità – ha proseguito Pittalis – è che Demuro ha sbattuto la porta come ha fatto la Falchi e Firino con Morandi si sono dimessi per “tutelare la loro dignità personale e politica”».

A giudizio del consigliere di Fi «c’era, c’è ed è destinata a perdurare fino alla fine della legislatura una pesante crisi politica». Pietro Pittalis ha ricordato le dichiarazioni critiche rese alla stampa dal segretario del Partito dei sardi (il rimpasto non ci rappresenta) ed ha quindi definito il rimpasto in  Giunta «un gioco di equilibrismi e tra le correnti e gli spifferi del Pd».

Il capogruppo della minoranza ha insistito sugli indicatori negativi della Sardegna («la disoccupazione è aumentata, il Pil è allo 0.9 in meno contro 1 per cento più del resto delle regioni, la povertà cresce come il disagio sociale») ed ha contestato al presidente Pigliaru il tentativo di “nascondere” il risultato referendario («ha assunto una posizione precisa come fautore del sì mentre in Sardegna c’è stata la più alta percentuale di no»). «Le nostre – ha concluso Pittalis – non sono le critiche della opposizione ma il grido di dolore del corpo sociale e di tutti i sardi contro le vostre politiche del nulla».

Nell’intervento in sede di replica, il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha ribadito il dibattito non rituale a seguito della comunicazione all’Aula degli assessori ed ha riconosciuto in aperture la fondatezza delle affermazione del capogruppo del Psd’Az, Carta, in ordine al tema della cosiddetta questione morale: «Puntare sulla trasparenza degli assessorati è un punto fondamentale e gli assessorati non sono proprietà di nessuno». Il presidente si è quindi riferito alle dichiarazione del capogruppo Udc, Rubiu per affermare che «nel comparto agricolo ci si è limitati alla gestione delle emergenze e che per il futuro servirà andrà oltre se si vuole garantire maggiore redditività e più sviluppo».

Francesco Pigliaru si è quindi soffermato sull’opportunità di un confronto sui “contenuti” («l’onorevole Pittalis ha però perso l’occasione di parlare dei contenuti») ed ha invitato gli esponenti della minoranza a soffermarsi “nel merito delle cose” («diteci cosa non vi piace di Iscol@, della nuova continuità, o dove stiamo sbagliando nel gestire il patto con lo Stato»). Il presidente della Regione ha escluso categoricamente l’esistenza di una crisi politica in seno alla maggioranza («Pittalis forse la auspica ma non esiste») ed ha dichiarato apprezzamento per la proposta avanzata dal capogruppo dei Riformatori, Dedoni: «Pronti ad indicare le cinque cose chiare da fare e su cui collaborare tutti, nell’interesse dei sardi, da qui al termine della legislatura»

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione dell’Aula al domicilio, ricordando la convocazione della conferenza dei capigruppo nel primo pomeriggio, alle 15.00, con all’ordine del giorno la programmazione dei lavori dell’assemblea.

La manovra finanziaria 2017-2019 approderà in Consiglio regionale mercoledì prossimo 15 marzo. Lo ha deciso nel pomeriggio la conferenza dei capigruppo. Il documento contabile dovrebbe essere approvato entro la fine del mese.

Questo nel dettaglio il programma dei lavori dell’Aula e della Commissione Bilancio deciso dai presidenti dei gruppi.

Mercoledì 15 marzo, ore 16.00 seduta del Consiglio regionale:

1) Discussione e approvazione del D.L. 401 “Modifiche alla legge regionale 11 aprile 2016, n. 6 (Bilancio di previsione per l’anno 2016 e bilancio pluriennale per gli anni 2016-2018) conseguenti alla sentenza della Corte costituzionale n. 6 del 2017”.

2) Proposta di istituzione della Commissione d’inchiesta sul sistema di protezione civile in Sardegna

3) Manovra finanziaria 2017-2019, relazioni di maggioranza e opposizione .

Giovedì 16 marzo, ore 10.00, seduta del Consiglio regionale:

Manovra finanziaria 2017-2019. Discussione generale e approvazione passaggio agli articoli.

Mercoledì 22 marzo ore 14.00: scadenza dei termini per la presentazione degli emendamenti.

Giovedì 23 marzo, ore 16,00: seduta della Commissione bilancio per l’esame degli emendamenti.

28, 29 e 30 marzo sedute del Consiglio regionale:

1) Manovra finanziaria 2017-2019: discussione dei singoli articoli e delle tabelle.

2) Bilancio interno del Consiglio.

[bing_translator]

Il Consiglio regionale ha respinto (20 sì, 32 no) la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore dell’Ambiente Donatella Spano.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n° 285 (Pittalis e più) sulla sfiducia all’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, ai sensi dell’art. 118 del regolamento.

Il presidente ha dato la parola al primo firmatario della mozione, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, per illustrarne il contenuto.

Pietro Pittalis, dopo aver rivolto un augurio di bentornato al presidente Pigliaru, è entrato nel merito della mozione citando un messaggio, carico di disagio, inviato dal sindaco di Fonni nel pieno dell’ondata di maltempo, che faceva riferimento fra l’altro a mezzi spazzaneve fermi a Cagliari, mezzi Anas parcheggiati nei pressi di una casa cantoniera, un mezzo dei Vigili del Fuoco preso d’assalto dai pastori disperati. «Quelle del sindaco di Fonni – ha sostenuto Pittalis – sono le stesse parole di tanti Sindaci della Sardegna che sono stati abbandonati a se stessi, senza risorse e senza mezzi, addirittura additati come capri espiatori, e a volte trattati senza nemmeno il dovuto riguardo». «La mozione quindi – ha aggiunto – riporta all’attenzione del Consiglio e dell’opinione pubblica quanto accaduto in quelle settimane e la Regione non può continuare a nascondere la verità di disservizi e ritardi sui quali non può cadere il silenzio; spero perciò che l’assessore eviti la solita autodifesa e che la maggioranza non si presti ad una difesa d’ufficio, perché non possiamo dimenticare quanto accaduto soprattutto per evitare che i fatti di allora si ripetono». «Noi riteniamo – ha detto il capogruppo di Forza Italia – che le strutture della Regione siano inadeguate per ruoli, funzioni e capacità gestionale; i fatti sono incutibili e tutti abbiamo avvertito che la Giunta e l’assessore non hanno trovato di meglio che scaricare colpe e responsabilità senza una parola di autocritica, ricordiamo tutti l’imbarazzo sulla comunicazione relativa alle strade transitabili, poi ritrattata, e le immagini grottesche dell’assessore e del vice presidente della Regione nelle centrali operative della protezione civile». «Le nostre critiche alla struttura di vertice – ha detto Pietro Pittalis – sono oggettive perché non si è mostrato in grado di fronteggiare le situazioni più difficili, ed ha anzi ignorato forti elementi di preoccupazione come quelli espressi dal comandante della forestale che, il 13 gennaio scorso, comunicava che per tutto l’inverno non si potevano utilizzare i mezzi perché privi delle zavorre e quindi devono restare fermi». «Insomma – ha concluso Pietro Pittalis – il governo regionale è apparso distinto e distante dal mondo reale; noi non vogliamo che ai disastri naturali seguano i disastri sociali e siamo convinti che non bisogna dichiarare guerra alla natura ma alle istituzioni che non si dimostrano responsabili; l’unica strada percorribile, per noi, è quella delle dimissioni dell’assessore per manifesta incapacità».

Per i Riformatori sardi il consigliere Michele Cossa, dopo aver espresso le sue felicitazioni per la guarigione del presidente Pigliaru, ha parlato di un «problema gigantesco per le implicazioni che ha sulla vita delle persone e dei beni pubblici e privati della nostra Regione, perché siamo convinti che un sistema di protezione civile degno di questo nome deve garantire sicurezza di persone e cose uscendo dalla logica dell’adempimento e del trasferimento del cerino, come abbiamo visto dal 18 gennaio in poi». Michele Cossa ha poi criticato «gli allerta meteo incomprensibili, gli amministratori locali messi sulla graticola dall’assessore dell’Ambiente come ultimo anello della catena, quello più debole, quello che resta con il cerino in mano». «Inoltre – ha aggiunto – è mancata chiarezza delle comunicazioni, nei manuali operativi che bisognerebbe leggere per capire come mai l’allerta gialla riversi la responsabilità della sua corretta interpretazione sui Sindaci». «Oggi – ha concluso – servono scelte diverse e di qui nasce la mozione».

Il consigliere Luigi Crisponi, sempre dei Riformatori, si è associato agli auguri al presidente Pigliaru, osservando sulla mozione che «è inutile riprendere a recitare il rosario dell’inadeguatezza della macchina della protezione civile». «Piuttosto – ha sostenuto – quello della protezione civile è un problema che, come altri, viene da lontano; mi riferisco al dibattito del 29 settembre in Consiglio con cui si censurò la campagna antincendi su cui era emerso un problema serio per la mobilitazione dell’apparato difforme sul piano temporale da quanto indicato dal governo regionale, con la conseguenza che restarono scoperti i mesi di ottobre e novembre». «Ebbene – ha sintetizzato – da quegli errori non si è imparato nulla, anzi assistiamo ancora ad una grave disorganizzazione ed al profondo scollamento fra Regione e amministrazioni comunali; alcuni esempi di questa realtà sono la mancanza di comunicazione fra la protezione civile di Oliena, che ha comunicato cessazione dell’attività e il Sindaco manco lo sapeva, alla scuola del corpo forestale per la formazione degli operatori di cui non si sa più nulla».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, di Forza Italia, dopo gli auguri al presidente Pigliaru, ha parlato di una «situazione veramente delicata che dovrebbe spingere l’assessore a porsi tre domande, nello spirito di una la mozione che non personalizza ma chiede attenzione su un problema di grandissima importanza che tocca da vicino la vita delle popolazioni: se il sistema di protezione civile è stato in grado di gestire le emergenze, se il sistema di allerta funziona, se l’organizzazione dei nuclei di intervento è efficiente». Secondo Fasolino «bisogna ripartire daccapo partendo dalla certezza che non si può scaricare tutto sui Sindaci, perché molte cose non vanno e bisogna correggerle, partendo per esempio dagli avvisi che richiedono presenze h24 ma nessuno ne copre i costi, o dall’impossibilità per i Sindaci di comprare perfino un gruppo elettrogeno, pur avendo i soldi in cassa».

Ancora per Forza Italia, il consigliere Ignazio Locci ha dichiarato che «non è con piani dei Comuni né con rapporto migliore con il vertice regionale della protezione civile che si possono cambiare le cose che non vanno, è invece la catena di comando delle responsabilità (anche penali) riversate sui Sindaci che va profondamente riformata, altro che stare attenti alle carte ed alle comunicazioni formali». I Sardi, secondo Locci, «percepiscono che la protezione civile sarda non è all’altezza in tutte le sue componenti e, sotto questo profilo, bisogna avere il coraggio di non tenere in disparte le Forze Armate che in questi anni hanno dimostrato di essere l’unica istituzione pubblica di stare sul campo con efficienza e professionalità; ed è sbagliato che in Sardegna non ci sia un rapporto stabile con gli enti militari che sarebbe un grande valore aggiunto per la comunità regionale uscendo dal rivendicazionismo su entrate e servitù».

Roberto Desini, del Partito dei Sardi, ha rivolto in apertura un bentornato al presidente Pigliaru e, quanto alla mozione, l’ha definita «fuori luogo nei tempi e nei contenuti e lo dico al di là delle difese d’ufficio e sulla base dell’esperienza di Sindaco quando ho potuto verificare il significato della presenza dell’assessore e e del direttore della protezione civile; per queste ragioni non ci sto ad assistere alla deriva populista del discredito delle istituzioni e del qualunquismo». «Sulla base dei numeri che spesso non raccontano quantità e qualità del lavoro della protezione civile – ha aggiunto Desini – bisogna riconoscere che nevicate come quella che si è abbattuta sulla Sardegna non si verificavano dal ‘56 ed erano prevedibili solo in parte; lo stesso sito del Comune di New York riportava l’eccezionalità dell’ondata di maltempo, con la cancellazione di ben 3000 voli ma non c’era nessuna mozione di sfiducia nei confronti del Sindaco». Va ricordato invece, ha continuato il consigliere, «che la Regione sarda è stata l’ultima Regione a istituire il centro regionale di protezione civile, il 1° gennaio 2015, mentre doveva nascere dal 2004; questa Giunta ha fatto quanto doveva, fermo restando che si può sempre migliorare ma senza gettare la croce sulla istituzioni, confrontiamoci piuttosto sulle cose concrete e pensiamo al bene comune».

Stefano Tunis, esponente di Forza Italia, ha detto che «qui nessuno sta cercando di addossare all’assessore colpe che non ha, il punto centrale è che bisogna superare l’interpretazione burocratica della protezione civile, con le montagne di carte che nascondono qualunque dimensione umana, con i Sindaci che hanno avuto sulle loro spalle un livello di responsabilità enorme senza nessuno strumento per affrontarle, con i cittadini che hanno vissuto la paura di non potersi sentire sicuri nemmeno all’interno della propria casa». «In questo periodo – ha detto poi Tunis – si sta facendo il rimpasto, un contesto in cui non ci si può nascondere dietro atti amministrativi, mentre sarebbe molto più utile una seria autocritica sull’approccio immateriale ad una settore delicatissimo come la protezione civile; per svolgere un ruolo ci vogliono attitudini e non solo conoscenze scientifiche e non è possibile che ci si sia resi conto dell’inadeguatezza del sistema regionale di fronte alle circostanze».

Il consigliere di Sel Francesco Agus, dopo aver rivolto un augurio di bentornato al presidente Pigliaru, ha annunciato il voto contrario alla mozione, «sia per i temi che per lo strumento utilizzato, ricorrendo ancora una volta alla gogna pubblica per fini personalistici, pur riconoscendo che il sistema ha storture che sopravvivono a diverse legislature». Non si può però parlare di negligenze, ad avviso di Agus, «ma i tempi sono connessi alla sicurezza ed alla salute dei sardi e queste domande devono avere risposte; è vero che il sistema non è il migliore possibile ed occorre una profonda revisione di meccanismi di previsione, di allerta e di comunicazione in effetti troppo gergali nella consapevolezza che non si possono cambiare agli enti naturali». Per cui le criticità sono evidenti ma al tempo stesso superabili, ha affermato Agus, auspicando che «avere indicazioni in questo senso in sede di replica, dimenticando che la protezione civile si nutre di fiducia e funziona se opera in un clima di fiducia e questo meccanismo virtuoso in Sardegna non è scattato, nemmeno nella città di Cagliari». Dico no, ha concluso Agus, «alla cessione di responsabilità verso chi non ha mezzi ed auspico che si possa operare in un rinnovato clima di fiducia rifacendosi a buone prassi».

Paolo Truzzu, consigliere del gruppo Misto-Fdi, ha dichiarato che «non è facile intervenire quando sono gioco sicurezza e salute della comunità e qualcuno può pensare ad operazioni opache dell’opposizione, mentre è auspicabile che la discussione sia davvero utile a non nascondere la polvere sotto il tappeto». Se a Fonni ci fosse stato l’aeroporto, ha proseguito Truzzu riferendosi all’intervenendo del collega Desini, «avremmo sentito che le piste erano libere, per cui certi fatti non possono essere ignorati ed un assessore politico, di fronte a situazioni del genere, avrebbe subito rassegnato le dimissioni». Tutti i Sindaci, ha poi ricordato Truzzu, «stanno dicendo che il sistema di allerta non funziona e ignorare questo dato significa non incidere sul sistema dimenticando fra l’altro che i nostri Sindaci ascoltano i bollettini dell’Aeronautica e non quelli della protezione civile regionale; detto questo è certo che l’assessore non è un metereologo ma il problema esiste e non affrontarlo compiutamente è una sua responsabilità, come è stata sua responsabilità assicurare che le strade erano libere salvo poi rettificare dopo qualche ora senza chiedere scusa ed anzi scaricando su Sindaci, così come è stata responsabilità del direttore affermare che la nevicata di Fonni non era colpa sua, un fatto inaccettabile che giustifica le richiesta delle dimissioni».

Per i Rossomori Emilio Usula, dopo gli auguri al presidente Pigliaru, ha parlato di una mozione «con qualche forzatura che, però, è senz’altro l’occasione per migliorare una gestione della protezione civile poco coerente e inadeguata rispetto alle esigenze della nostra Regione, pur non volendo speculare su eventi naturali eccezionali». Sul piano più generale, Usula ha preso spunto dai temi della mozione per affrontare altre contraddizioni dell’assessorato dell’Ambiente, «come le gravi incoerenze sulla gestione dei rifiuti, le scelte in aperto contrasto con il programma elettorale della maggioranza, un piano dei rifiuti che ancora non c’è e crea disuguaglianze a scapito dei più virtuosi, la gestione ostinata ed ottusa di impianti come quello di Tossilo, sostenuta con supponente indifferenza rispetto a posizioni più volte espresse da forze politiche, amministrazioni e cittadini, dallo stesso Consiglio regionale, il sostegno ad impianti industriali a carbone in grave contraddizione con gli impegni dichiarati». Per questo, ha concluso Usula, «annuncio il mio voto di astensione».

Dopo l’on. Emilio Usula ha preso la parola l’on. Fabrizio Anedda, che ha salutato il rientro in Aula del presidente Pigliaru e ha detto: «Il maltempo non è colpa dei politici né degli amministratori locali ma è loro responsabilità gestire le emergenze. Oggi gli ovili sono attrezzati, non si fa più la transumanza  e il maltempo avrà di sicuro creato disagio ma non facciamo demagogia. Il mio voto verso questa mozione, offensiva verso l’assessore, è un no».

Per l’on. Giuseppe Meloni (Pd) la mozione Pittalis e più «ha il solo merito di aver portato l‘attenzione sul tema delle emergenze nell’ambiente e su questo sono d’accordo: il sistema dei codici di allerta va migliorato e a oggi non è certamente utile. Va organizzato con maggiore efficacia. In occasione dell’alluvione del 2015 noi amministratori locali non abbiamo dormito per giorni ma in quei momenti non abbiamo pensato manco per un attimo di attaccare altre istituzioni. Il mio comune è rimasto tre giorni senz’acqua mentre quello accanto contava purtroppo i cadaveri».

Dopo aver salutato il presidente Pigliaru, l’on. Antonio Solinas (Pd) ha ricordato: «Erano decenni che mancava dalla Sardegna una nevicata così forte e ogni sistema di protezione civile sarebbe stata messa in crisi.  Certo che la nostra Protezione civile può migliorare e bene farebbe il Consiglio regionale a suggerire efficientamenti a una struttura abbastanza giovane. Certo, sulle allerta meteo abbiamo molto da ricevere e l’assessore Spano lo sa. All’amico Pietro Pittalis dico che il suo intervento è stato a dir poco ingeneroso».

«Bentornato al presidente della Regione», ha detto l’on. Giorgio Oppi (Udc), che ha aggiunto: «Noi non abbiamo l’abitudine di denigrare i predecessori, come invece ha fatto l’assessore Spano di recente, parlando male del nostro lavoro. La Protezione civile è stata istituita da noi nel 2009 e se la gara per la sala operativa è andata deserta è solo per la vostra incapacità. Noi siamo riusciti a istituire i parchi, cosa che nessuno era mai riuscito a fare prima, al di fuori della legge 31. E non avevamo questo rapporto critico con il personale dell’assessorato, come lo avete voi».

Per l’Upc ha preso la parola l’on. Pierfranco Zanchetta, che ha detto: «Non ci sono vittime in questa calamità delle scorse settimane, ed è importante. Cogliamo questa occasione per un confronto di merito sulla protezione civile, non per fare polemiche. L’incolumità dei nostri cittadini è la prima cosa che ci sta a cuore ma abbiamo anche il paesaggio e un grande patrimonio animale da tutelare. Per questo è necessario potenziare e migliorare la nostra protezione civile. Dovremmo prendere in considerazione il modello dei volontari dei vigili del fuoco del Trentino – Alto Adige, presenti in ogni comune».

L’on. Attilio Dedoni (Riformatori) «l’assessore non esiste ma esistono i doveri dell’assessorato e quello che non è stato fatto in queste settimane. Partiamo da un dato: il metro e mezzo di neve nel Nuorese. Ma quando ci si organizza, non lo si fa per gestire la normalità ma per gli eventi straordinari come questo che è appena capitato. Non facciamo paragoni con altre Regioni e Paesi, dove le nevicate sono molto più abbondanti, come gli Usa».

Per l’on. Angelo Carta (Psdaz) «chiedere la revoca di una delega all’assessore non è certamente un atto ordinario. Però in casi straordinari è possibile. Non è possibile invece il contrario: che la Giunta sfiduci il Consiglio regionale. L’ordine del giorno sul termovalorizzatore di Macomer, ad esempio, è stato del tutto disatteso e voi avete del tutto sfiduciato la maggioranza e il Consiglio, con il vostro atteggiamento. L’assessore Spano è andata in un crescendo di sordità arrivando al culmine in occasione dei disagi provocati da questa nevicata. E’ suo preciso compito tutelare le popolazioni del Nuorese e invece le avete lasciati completamente sole. Ancora una volta avete dimostrato di non avere a cuore il centro della Sardegna, ridotta ormai a cenerentola della Sardegna. Per questo chiedo che l’assessore si dimetta e sia rimosso il direttore della protezione civile».

Per l’on. Daniele Cocco (Sel) «anche questa richiesta di dimissioni di un assessore cadrà nel vuoto. Preoccupiamoci di costruire una protezione civile migliore per la Sardegna, prendendo ad esempio modelli come la Toscana e recependo le proposte che sono giunte dal Consiglio. Non è possibile che il 70 per cento della forza di Forestas d’inverno sia in cassa integrazione: nei gironi delle grandi calamità quel personale sarebbe stato utilissimo al lavoro nei Comuni».

Per il Partito dei sardi ha preso la parola l’on. Congiu secondo cui «questa discussione avrebbe dovuto svolgersi in un modo normale. Stiamo dimenticando l’unico vero dato di questa vicenda: la neve è in Barbagia e isola il centro Sardegna ed è per questo che dovremmo dislocare nel centro della Sardegna tutti i mezzi antineve a disposizione nell’Isola. Questa è l’unica cosa che dovremmo imparare da questa vicenda».  

Per il Pd ha parlato il capogruppo, on. Pietro Cocco, che ha detto: «E’ vero che se l’assessore fosse andata sul posto avrebbe magari rassicurato le popolazioni ma non avrebbe cambiato i numeri della vicenda. I mezzi della Protezione civile erano tutti impegnati nel Nuorese e così tutte le organizzazioni di volontariato. Sono intervenuti circa 1.500 uomini». Pietro Cocco ha parlato anche dei  bollettini dell’allerta meteo e ha aggiunto: «Certo che il servizio va migliorato ma certo voi non siete in grado di dare lezioni a nessuno».

L’on. Tedde (Forza Italia) ha dato al presidente Pigliaru «un sincero in bocca al lupo ma senza sconti» e ha aggiunto nel merito del dibattito: «L’assessore Spanu è totalmente inadeguata a svolgere le funzioni che ricopre. Persino il capogruppo del Pd ha censurato l’assenza dell’assessore nei luoghi del disastro quando sarebbe stata utile proprio quella presenza delle istituzioni. Avete raccontato favole».

Per la Giunta ha replicato l‘assessore Spano, che ha riaffermato i dati della vicenda: «Intanto, i sindaci sono parte del sistema di protezione civile regionale, non sono un corpo separato. Molti sindaci ci ringraziano e non si sono sentiti soli: soltanto alcuni hanno avuto da dire. Già a inizio dicembre 2016 avevamo diramato le modalità di intervento e assegnato i propri mezzi spazzaneve e spargisale ai Comuni. Al momento della eccezionale nevicata i mezzi erano già sui territori e c’erano anche i mezzi delle associazioni di volontariato e di Forestas. Il coordinamento con le prefetture ha funzionato e così con le protezioni civili dei Comuni. Abbiamo messo a disposizione 1493 persone, molti dei quali richiamati dalla cassa integrazione».

Sui bollettini e gli avvisi di criticità, l’assessore ha detto: «Si tratta di documenti ufficiali, non di burocrazia. Siamo passati da 178 avvisi nel 2013 a 67 nel 2015 fino ai 33 del 2016. Questo significa risparmio di forze e di risorse da parte dei comuni e della Regione. Non dovete credere a chi dice che è possibile fare previsioni al metro quadro. Stiamo migliorando il sistema con investimenti infrastrutturali sulla rete idropluviometrica e degli igrometri. Stiamo finanziando anche la rete radio regionale. Insomma, stiamo lavorando e dobbiamo farlo in sinergia con i Comuni».

Il presidente Francesco Pigliaru ha ringraziato per gli auguri ricevuti e ha esordito dicendo: «Sarebbe stato più utile un dibattito aperto su come migliorare quello che è stato fatto finora.  Noi riteniamo di aver fatto tutto per avere la migliore protezione civile della Sardegna. Dobbiamo capire qual è il nostro livello del servizio e non mi interessa chi ha fatto e chi non ha fatto nel passato. Va a detto però a merito dell’assessore Spano che il centro funzionale decentrato in nove mesi è stato messo in funzione e oggi gestisce i rischi degli eventi meteo. Qualche complimento, onestamente, lo abbiamo avuto dai sindaci che hanno riconosciuto un netto miglioramento rispetto al passato. Possiamo e dobbiamo continuare a migliorare senza deresponsabilizzare i sindaci, che hanno i loro doveri».

Poi ha proseguito: «Ora abbiamo anche un manuale operativo e non è poco: magari da migliorare ma lo abbiamo. Non è accettabile però che noi facciamo sentire ai sardi che nulla è stato fatto in questi anni perché non è vero. Quando c’è stata la grande bufera di vento a Cagliari c’era un codice giallo: dobbiamo evidentemente migliorare la comunicazione e far capire a tutti, in tempo reale e con chiarezza, quando è in pericolo la sicurezza. Piena fiducia all’assessore Spano, del quale ho profondissima stima».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, nel suo intervento di replica ha definito l’intervento del presidente Pigliaru «un’autodifesa dettata da colleganza con l’assessore Spano e da ragioni di natura politica». «Chi ha responsabilità su ambiente e protezione civile – ha proseguito Pittalis – non può relegare le problematiche evidenziate nel corso del dibattito come eventi occasionali, non utili cioè a misurare capacità e adeguatezza dell’assessore». Il capogruppo ha accusato i consiglieri della maggioranza di «dare ragione ai sindaci che protestano contro l’assessore, quando sono sul territorio, e di difendere invece l’assessore quando sono seduti in Consiglio».

«Non serve – ha proseguito l’esponente della minoranza – far finta che nulla è accaduto, bisogna capire, infatti, cosa non ha funzionato nella macchina degli interventi e non si può solo affermare che i macchinari che non funzionano sono quelli acquistati nella passata legislatura.»

Pittalis ha quindi auspicato la fine della politica degli annunci da parte della Giunta ed ha evidenziato la carenza di fondi in bilancio per far fronte ai danni.

Il presidente del Consiglio ha quindi comunicato la convocazione della Quinta e della Seconda commissione per domani, giovedì 23 febbraio, alle 11 ed ha concesso la parola per dichiarazione di voto.

Ignazio Locci (Fi) ha preannunciato voto a favore («Serve riorganizzare la protezione civile e non basta che la Regione risponda al telefono alle richieste di aiuto», stessa dichiarazione da parte del suo collega di gruppo e di partito, Marco Tedde («Vi siete difesi con argomenti non pertinenti, l’assessore doveva ammettere le sue responsabilità») e da parte di Paolo Truzzu (Misto-Fdi): «L’assessore non mi ha convinto: dovete prendere atto di ciò che è accaduto e chiedere scusa»).

Mario Tendas (Pd) ha dichiarato voto contrario alla mozione («Davanti agli eventi eccezionali bisognerebbe evitare di accusarsi reciprocamente ma fare un’analisi seria per affrontare e risolvere i problemi dell’emergenza»), seguito da Piero Comandini (Pd): «Sono molte le discussioni che alimentano l’antipolitica e dico che la protezione civile va tolta dalla politica perché va oltre le istituzioni e la politica».

Contrario anche Luigi Lotto (Pd): «Non si fa marketing sull’emergenze non si fa speculazione e promozione politica su queste cose».

A favore, invece, Attilio Dedoni (Riformatori): «Auspico un confronto vero sul funzionamento della protezione civile in Sardegna» e Ugo Cappellacci (Fi) («Siete qui da tre anni, dite che la responsabilità del tutto è di Cappellacci, vi chiedo allora cosa avete fatto voi in questi tre anni nei quali governate la Sardegna»).

Favorevole anche Luigi Crisponi (Riformatori): dall’assessore abbiamo ascoltato un intervento debole e scoordinato, bene invece il presidente Pigliaru quando afferma che non servono contrapposizione su questo tipo di eventi.

Il presidente ha quindi proceduto con la votazione per appello nominale, il cui scrutinio ha dato il seguente risultato: favorevoli alla sfiducia dell’assessore dell’Ambiente 20, contrari, 32.

I lavori del Consiglio regionale riprenderanno giovedì 2 marzo, alle ore 16.00, con una seduta congiunta assieme al Consiglio delle Autonomie Locali in cui saranno affrontati i temi della Legge di Stabilità e dei rapporti Regione-Enti locali.

Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo convocata dal presidente dell’Assemblea Gianfranco Ganau al termine della seduta di questa mattina. La conferenza ha messo a punto anche la scaletta della riunione, suddividendo in modo paritario gli interventi dei rappresentanti del Cal e dei capigruppo del Consiglio.

Per quanto riguarda l’elezione dei Revisori dell’Ersu di Sassari, altro argomento che figurava all’ordine del giorno della seduta di questa mattina, il presidente Ganau eserciterà i poteri sostitutivi, tenendo conto delle indicazioni dei gruppi.

La Legge di Stabilità 2017, infine, comincerà il suo percorso in Consiglio una volta definiti i passaggi tecnico-giuridici relativi all’esercizio 2016 che si sono resi necessari a seguito della recente sentenza della Corte Costituzionale.

[bing_translator]

«Un milione e mezzo di euro in più rispetto ai tre milioni di euro previsti nella legge di stabilità per il 2017». È questo, in sintesi, l’impegno assunto dal presidente Franco Sabatini (Pd), a nome della commissione Bilancio del Consiglio regionale, a conclusione dell’audizione dei rappresentanti delle compagnie barracellari della Sardegna.

Giuseppe Vargiu (Unione barracelli), Leonardo Pischedda (Compagnie barracellari) e Giovanni Chessa (Sindacato autonomo barracelli), nel corso dei rispettivi interventi, hanno illustrato ai componenti il parlamentino delle Finanze la difficile situazione delle 160 compagnie che impegnano 5.600 barracelli in compiti e funzioni strategiche per la tutela del territorio, la sicurezza e la salvaguardia dell’ambiente, soprattutto nelle zone interne e nelle aree rurali.

A preoccupare i barracelli è la riproposizione del taglio delle risorse rispetto al 2015 (lo stanziamento era stato di 4.5 milioni di euro)  che di fatto compromette la sopravvivenza di gran parte delle compagnie che hanno registrato, nell’ultimo anno, anche l’ulteriore riduzione del cosiddetto “premio” che ha raggiunto cifre tali – così hanno affermato Vargiu, Chessa e Pischedda – da far sì che il servizio dei barracelli goda di un premio pari a 16 centesimi di euro l’ora.

I barracelli hanno inoltre denunciato la presunta volontà della Protezione civile regionale di procedere con la cancellazione delle compagnie barracellari e di favorirne la progressiva marginalizzazione a vantaggio dei cosiddetti gruppi di protezione civile, la cui costituzione è in crescita nei diversi centri dell’Isola.

I rappresentanti dei barracelli sardi hanno quindi formalizzato la richiesta di intervento della commissione per incrementare lo stanziamento 2017, portandolo da 3 a 4.5 milioni di euro, nonché hanno sollecitato un intervento per accelerare la revisione della legge istitutiva del corpo di polizia locale e rurale (legge n.25 del 15 luglio 1988) e l’approvazione del disciplinare delle uniformi («da due anni giace senza esiti negli uffici dell’assessorato dell’Ambiente»).

Senza risposte adeguate i barracelli escludono la firma del protocollo di collaborazione con il Corpo forestale e la protezione civile regionale per il concorso nella campagna antincendi 2017.

A sostegno delle ragioni delle compagnie barracellari sono intervenuti nel corso dei lavori in commissione il capogruppo di Sel, Daniele Cocco («la riduzione degli stanziamenti ai barracelli è immotivata e incomprensibile»), il consigliere del Pd, Alessandro Collu («le compagnie barracellari sono insostituibili»), il consigliere Pd, Piero Comandini («serve ripristinare gli stanziamenti del 2015 e procedere spediti con la revisione della legge 25/88»), il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda e il consigliere della Base, Gaetano Ledda («con i fondi previsti nelle legge di stabilità 2017 le compagnie barracellari cesseranno di esistere, serve aumentare le risorse di almeno 1.5 milioni di euro»).

[bing_translator]

Il Consiglio regionale, riunitosi dopo la conclusione della manifestazione di agricoltori, allevatori e pescatori sotto il Palazzo di via Roma, si è riunito ed ha approvato la risoluzione della Quinta Commissione sulla crisi del comparto ovicaprino nella sua versione originaria.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con l’elezione di tre segretari dell’Assemblea.

Prima dell’inizio delle operazioni elettorali, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha richiamato l’attenzione dell’assessore dell’Industria sulla mobilitazione dei lavoratori Eurallumina perché, ha affermato, «un boiardo di Stato rappresentante dei Beni Culturali, ha bloccato l’iter di una conferenza di servizi che si auspicava positiva per la ripresa dell’attività dello stabilimento». Non si può subire un ennesimo rinvio, ha sostenuto, «con motivazioni incredibili, per cui sollecito l’assessore ad intervenire in tempi rapidi per la soluzione della vertenza». Pittalis, rivolgendosi poi all’assessore del Lavoro, ha ricordato la complessa vicenda dei lavoratori Ati-Ifras, «per i quali c’è il problema di non aver ancora ricevuto le spettanze di dicembre e gennaio; un incontro si può anche rinviare di qualche giorno ma queste due mensilità del 2016 devono essere saldate, anche perché mi risulta che l’azienda abbia provveduto agli adempimenti di propria competenza».

Successivamente, il presidente del Consiglio ha insediato il seggio elettorale per l’elezione di tre segretari dando inizio alle operazioni di voto. Al termine dello scrutinio sono risultati eletti i consiglieri per il gruppo Cps Antonio Gaia (33 voti), per i Riformatori Michele Cossa (19) e per il Psd’Az Marcello Orrù (13).

Subito dopo il presidente ha insediato il seggio per l’elezione di una componente della commissione Pari opportunità, in sostituzione di una dimissionaria. Al termine dello scrutinio è risultata eletta Erika Floris, con 31 voti.

Il presidente del Consiglio ha quindi chiesto all’on. Satta (Upc) se la mozione sulla crisi del settore lattiero caseario a sua firma sia da intendersi ritirata. L’on. Satta ha replicato dicendo che la sua «mozione aveva l’obiettivo di anticipare i problemi ai quali si dovrà dare comunque risposta. E per questo, siccome l’obiettivo di discutere di questi temi è stato raggiunto come testimoniano i lavori di oggi dell’Aula, ritiro la mozione».

Il Consiglio regionale ha poi affrontato la risoluzione 20 sulla grave situazione che sta attraversando il settore lattiero-caseario ovicaprino regionale. La risoluzione è stata votata nei giorni scorsi dalla commissione Agricoltura e illustrata dal suo presidente, on. Luigi Lotto (Pd).

Per l’oratore «era necessario elaborare il tema, anche con audizioni, e per questo la commissione ha lavorato in queste settimane, sentendo tutte le parti sociali. Il latte è il comparto che da solo rappresenta il 40 per cento del settore agricolo e rappresenta il maggior export agricolo della Sardegna. Peraltro la pastorizia è praticata in quasi tutta l’Isola con la speranza di un reddito adeguato, anche grazie alla redditizia produzione del pecorino romano».

L’on. Lotto ha aggiunto che «per uscire da questa crisi ciclica, che si ripete da anni, abbiamo bisogno che il Consorzio del pecorino romani operi al servizio dell’intero comparto. Abbiamo anche bisogno di dati certi sulla produzione, per monitorare i flussi del mercato. Nella risoluzione affrontiamo anche il tema del pegno rotativo per migliorare le condizioni di accesso al credito per i produttori: dobbiamo rimettere i pastori in condizione di tornare in banca e di avere il prestito di campagna. C’è anche un accordo con le banche, nella risoluzione che abbiamo votato, per consentire l’intervento di anticipazione dell’intero importo. L’altro tema è accelerare le procedure di pagamento del “benessere animale” anticipando a febbraio una gran parte del pagamento. Questo significa mettere liquidità nelle casse delle imprese agricole. Insieme, dobbiamo attivare con il ministero la filiera del settore ovicaprino, del quale ancora non conosciamo i dati reali».

L’on. Lotto ha poi suggerito la necessità di «utilizzare tutti i fondi comunitari e attivare con il ministero gli interventi per la vendita del pecorino romano in emergenza».   

L’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha chiesto che «sia distribuito a tutti i consiglieri il documento che ci è stato consegnato dalla delegazione della Coldiretti e dei sindaci nell’incontro che abbiamo avuto insieme agli altri capigruppo». Il presidente Ganau ha concordato.

Per l’on. Cherchi (Forza Italia) «il vero problema è che l’assessora non solo non c’è ora ma non era presente nemmeno quando c’era. E questi sono i risultati. La risoluzione della commissione Agricoltura la condivido ma non è altro che un elenco di programmi e azioni che dovranno essere messi in campo nel tempo.  In realtà tutto questo la Regione avrebbe dovuto metterlo in piedi tre anni e mezzo fa, non oggi. E oggi per questo è sceso in piazza il mondo agricolo insieme ai sindaci. Compreso il sindaco di Cagliari che sta dalla parte degli allevatori e critica dunque questa vostra maggioranza. Ora tocca al Consiglio regionale dare la risposta e dare un aiuto diretto, 30 milioni di euro, che devono andare direttamente alle aziende sulla base del numero di capi posseduto». L’on. Cherchi, che era stato assessore all’Agricoltura della precedente giunta Cappellacci, ha ricordato come l’attuale esecutivo «abbia operato per porre nel nulla i risultati raggiunti dal precedente assessore».

Ha poi preso la parola l’on. Giuseppe Fasolino (FI), secondo cui «è davvero comprensibile lo sfogo del collega Cherchi, che è stato assessore all’Agricoltura. Non dobbiamo inventarci nulla. Dobbiamo solo far voltare la politica dalla parte delle imprese, con l’umiltà necessaria per ascoltare cosa ci dicono le imprese e i lavoratori. E la vostra risposta è rappresentata emblematicamente dal fatto che da due mesi siamo senza assessore dell’Agricoltura e voi non lo nominate perché non vi accordate».

Per la Base ha preso la parola l’on. Ledda, che ha detto: «Io sono per i pastori e per chi munge: non sono di nessuna impresa agricola e di nessuna organizzazione, nonostante quello che si dice ad arte. E dunque posso parlare liberamente di questi problemi partendo dal prezzo del latte, che è il primo problema: mezzo euro in cooperative; 0,60 nelle industrie. Abbiamo un’urgenza in un settore primario: ci sono circa 50 mila quintali di pecorino romano in eccesso, che valgono circa 30 milioni di euro. Si ritira se i produttori si impegnano contestualmente a pagare il latte 0.80 euro al litro. Ma se la risoluzione rimane così io non la voto, lo dico ora: il primo punto per salvare il comparto è sollevare il prezzo del latte».

L’on. Tedde (Forza Italia) ha ricordato che «non è da un giorno che si parla di questa crisi e in questi mesi il governo regionale non ha mosso un dito. Giusto due giorni fa, fuori tempo massimo, il ministro Martina ha garantito a parole un intervento ma il risultato è che la manifestazione di oggi è stata ulteriormente potenziata. Se poi aggiungiamo che da due mesi il comparto agricolo sardo è comunque del tutto senza un governo si comprende la portata del disastro che viviamo».

Per l’on. Tendas (Pd) «mancano dati univoci sulla produzione del comparto e questo certo non aiuta, come non aiuta la mancanza di un osservatorio del comparto. Non è possibile pianificare il futuro senza numeri, al di là dell’attuale emergenza. Piuttosto che riprendere i 13 punti della risoluzione, mi limito a dire che l’Organizzazione interprofessionale va sostenuta da tutto il Consiglio perché funzioni e nasca così la filiera, in un modo definito e organizzato».

Per i Riformatori sardi è intervenuto l’on. Luigi Crisponi: «La discussione dellac commissione Agricoltura ha partorito il topolino perché non diversamente può definirsi il testo della risoluzione. E’ uno schiaffo alle aspettative del mondo produttivo agricolo e fa solo sorridere che chiediate la nascita di una nuova direzione generale quando ancora manca pure l’assessore all’Agricoltura. Da nessuna parte c’è traccia di un vostro intervento per fermare la caduta libera del prezzo del latte. Avete il dovere della serietà e non sulla spinta della piazza».

Il capogruppo Fabrizio Anedda (Misto) ha ricordato quanto emerso nelle audizioni in commissione Agricoltura circa le emergenze del prezzo del latte e la sovra produzione di formaggio tipo pecorino romano (una domanda da 240mila di quintali contro un’offerta di 350mila quintali). L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato le altre penalizzazioni che affliggono il comparto soprattutto in  riferimento alla mancanza di liquidità per industriali e allevatori.

Anedda ha definito “apprezzabile” la risoluzione ed ha reclamato maggiore attenzione al comparto ovino evidenziandone le trasformazioni e i cambiamenti intervenuti nel corso degli anni.

Il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha posto l’accento sul fattore “tempo” per affermare che “l’emergenza del mondo delle campagne non concede alla politica neppure un giorno in più”. L’esponete della minoranza ha affermato, rivolgendosi ai banchi della Giunta: «La vostra presenza o la vostra assenza è indifferente per la risoluzione dei problemi ed è questo che caratterizza l’attuale situazione».

Tunis ha lamentato la mancata programmazione degli interventi ed ha sottolineato come gli allevatori siano schiacciati dai produttori e da chi commercializza i formaggi. «I pastori – ha affermato il consigliere Fi – sono i responsabili della nostra tradizione produttiva e del nostro patrimonio ovicaprino ed è per questo che non possiamo chiedergli di diventare manager, perché spetta alla politica correggere e colmare lo svantaggio che provoca il mercato ai nostri pastori».

Il consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca, ha affermato di condividere la risoluzione e il cosiddetto pegno rotativo ma lo ha definito “non sufficiente perché serve contingentare la produzione 2017 di pecorino romano a 220.000 quintali”. L’esponete della maggioranza ha auspicato un maggior impegno contro i falsi nelle produzioni tipiche e nelle azioni per incentivare la diversificazione produttiva.

Piermario Manca ha quindi riaffermato l’esigenza di istituire l’organismo pagatore sardo ed ha proposto che sia la Regione ad anticipare i soldi dovuti agli agricoltori, insieme con il riordino di Argea e Laore e con la semplificazione burocratica, la revisione del Psr e il riordino fondiario.

L’ulteriore richiesta formulata dal consigliere Pds è stata il finanziamento immediato della continuità territoriale delle merci.

Il consigliere regionale di Fi, Ugo Cappellacci, ha fatto riferimento alla richiesta di collaborazione formulato dalla maggioranza per confermare la disponibilità della minoranza ma ha invitato la giunta e gli esponenti del centrosinistra ad un cambio di approccio e atteggiamento: «Basta con l’atteggiamento sbnob da parte di chi si sente in cattedra,  perché c’è sempre da impare se si ha la capacità di ascoltare».

L’esponente della minoranza ha quindi ribadito il senso di responsabilità delle forze di opposizione e ha ricordato gli allarmi gridati da Coldiretti un anno fa «e rimasti inascoltati da chi invece doveva intervenire». «Siamo a un punto di non ritorno – ha dichiarato l’ex governatore del centrodestra – l’agricoltura è alla fame e rischia di perdere anche la dignità, per questo affermo che servono sostegno al reddito e non è un problema di di assistenzialismo ma l’esigenza di trovare soluzioni».

Cappellacci ha quindi affermato che come minimo sono necessari 30 milioni in finanziaria ed ha concluso con un invito alla Giunta: «Scendete in piazza con la gente perché oggi ha vinto il mondo delle campagne che era in piazza».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha dapprima fatto i complimenti alla Coldiretti per la manifestazione e poi ha duramente polemizzato con lo stesso Cappellacci e l’ex assessore dell’Agricoltura, Oscar Cherchi («Il problema non è iniziato oggi né otto anni fa è un problema che da sempre ci riguarda e credo che in questi mesi qualche passo in vanti si sia fatto»).

«La commissione agricoltura ha fatto un buon lavoro – ha affermato l’esponente della maggioranza – ma forse serve invertire le priorità perché il punto centrale è la diversificazione del prodotto, è inutile, infatti, continuare produzione in esubero di pecorino romano».

Antonio Solinas ha dunque proposto di condizionare gli interventi della Regione alla diversificazione del prodotto.

Emilio Usula (Rossomori-Misto) ha definito la risoluzione una presa d’atto della crisi del comparto lattiero caseario ed ha affermato che i contenuti della risoluzione sono in linea con gli impegni e i programmi avviati dall’ex assessore Elisabetta Falchi.

Il consigliere passato all’opposizione dopo le dimissioni dell’assessore Falchi non ha nascosto amarezza “per gli ostacoli frapposti da chi invece doveva agire in sintonia con l’assessore allora in quota Rossomori, anziché in contrasto”.

Usula ha invitato tutti all’impegno e alla chiarezza ed ha ricordato le criticità del comparto, dalla cronica assenza di programmazione delle produzioni casearie, alla conflittualità tra industria e allevatori e dalla dipendenza da un unico prodotto e da un unico mercato dell’intera filiera del latte.

«Le buone politiche hanno bisogno di adeguate risorse in finanziaria – ha concluso Emilio Usula – e questo impegno è ancora insufficiente e manca anche nella legge di stabilità in discussione nelle commissioni del Consiglio».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta ha auspicato l’unanimità del Consiglio per ricercare le migliori soluzioni per il comparto agricolo. «Perché gli agricoltori hanno manifestato sotto il Consiglio? – ha dichiarato l’esponente della minoranze – mancano forse leggi o strumenti per consentire alla giunta di operare?». «La risposta – ha spiegato il capogruppo – è nella risoluzione che di fatto boccia la giunta, perché  ben undici punti riportano leggi e provvedimenti che la giunta doveva rendere operativi ed attuare».

«Non manca l’assessore all’Agricoltura – ha incalzato Carta – manca la Giunta ed ecco perché gli agricoltori sono qui in Consiglio».

Il capogruppo Psd’Az ha quindi differenziato le responsabilità che stanno in capo alla maggioranza e alla minoranza ma ha confermato disponibilità nella ricerca di soluzioni efficaci.

Carta ha proposto alla centrosinistra di “cancellare le marchette dalla legge di stabilità e di mettere mettiamo 40 milioni di euro per il comparto agricolo”.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha ricordata la discussione della mozione Satta e più per evidenziare che a distanza di dieci giorni nulla è cambiato se non che è stata proposta una risoluzione della commissione che però “non soddisfa le attese del mondo delle campagne”.

Dedoni ha ricordato le penalizzazioni del comparto ed ha invitato il Consiglio a “dare al mondo delle campagne la possibilità di salvarsi”.

L’esponente della minoranza si è detto favorevole alla soluzione de minimis e alla programmazione delle produzioni del pecorino.

«Dobbiamo ricreare il sistema agricolo sardo – ha concluso Dedoni – e dico a Paci che non è vero ciò che afferma quando dice che 40 milioni di euro per il comparto agricolo sardo sono troppi».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha rimarcato l’esigenza di risposte ai problemi drammatici del mondo delle campagne ed ha ringraziato Coldiretti per “essere venuta qui a ricordarci le nostre responsabilità”. Daniele Cocco ha riconosciuto ritardi nelle risposte all’agricoltura ma ha escluso colpe per chi ha governato in questi ultimi anni.

«Dobbiamo essere seri – ha affermato il capogruppo Sel – e dire quali sono le risorse che mettiamo a disposizione con la finanziaria regionale e chiedo la convocazione immediata delle commissioni Agricoltura e Bilancio per aprire il confronto con il sistema bancario».

Ha quindi preso la parola il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu che, in apertura del suo intervento, ha chiesto alla politica di essere conseguente rispetto alle considerazioni fatte nei dibattiti precedenti: «Se è vero che l’agropastorizia è il settore trainante dell’economia sarda si  individuino gli interventi da fare – ha detto Rubiu – mi sembra invece che oggi si stia perdendo tempo. Stiamo assistendo a una lezione di filosofia, la paura è che non si produca nulla o si partorisca un topolino». Secondo Rubiu, la risoluzione approvata dalla Quinta Commissione non basta: «Forse non abbiamo capito la gravità della situazione. Serve una Commissione d’Inchiesta regionale che controlli l’andamento del mercato. Si verifichi se le quantità del latte prodotto e del formaggio venduto sono reali».

Rubiu ha quindi indicato una soluzione: «Basta stanziare l’un per cento del bilancio regionale per aiutare il settore. Non sono d’accordo nel dare 2000 euro ad azienda. Oggi Coldiretti non è venuta a chiedere l’elemosina ma a chiedere dignità per il settore. Si decida di stanziare l’1% che potrebbe soddisfare sia le misure de minimis che il ritiro delle giacenze di pecorino romano dal mercato».

Rubiu si è infine soffermato sulle lentezze dei bandi del Psr 2014-2020 in particolare quello per il primo inserimento in agricoltura. «I ritardi hanno di fatto escluso dai bandi i giovani che avevano investito su un progetto tre anni fa e che oggi hanno superato i 40 anni di età».

Anche Gianfranco Congiu, capogruppo del Partito dei Sardi, ha ricordato che già alcuni mesi fa, nel settembre del 2016, erano state presentate mozioni e proposte per mettere ordine nel settore agropastorale. «Siamo stati i primi a portare nel dibattito pubblico il tema del refresh – ha detto Congiu – allora qualcuno guardava con dileggio queste iniziative e oggi si accorge dell’importanza del problema. Da tempo abbiamo segnalato i ritardi dei bandi ma non è il momento dei processi. Tutto questo ha origine da una struttura inadeguata. Il primo intervento strutturale è quello di implementare le strutture dell’assessorato. Uno dei problemi è non avere interlocutori. Occorre separare il settore ittico da quello zootecnico creando due diverse direzioni».

Secondo l’esponente del Pds, la risoluzione non può affrontare e risolvere il problema. «La Quinta Commissione ha fatto un lavoro serio e onesto, ma il dibattito non può essere anestetizzato con una risoluzione ben fatta. Occorre tener viva l’attenzione, bisogna tutelare il comparto attraverso la tutela dei prodotti, combattendo i tentativi di contraffazione (caso pecorino romano del Lazio). Così difendo il mercato e metto in pratica buone politiche che generano un buon prezzo del latte. Una delle proposte da seguire è quella dell’anticipazione bancaria dei premi comunitari».

Per il capogruppo del Pd Pietro Cocco non serve oggi fare polemica ma lavorare a soluzioni serie, concrete e immediate. «Oggi c’è stata una grande manifestazione di popolo, è stata portata in piazza una protesta che abbiamo il dovere di ascoltare. Occorre intervenire rapidamente, ho ascoltato molto bene le rivendicazioni dei pastori e dei sindaci. Il comparto ovicaprino è un settore strategico, la risoluzione propone alcuni punti come il pegno rotativo, il rispetto dell’accordo con Abi per le anticipazioni, il potenziamento delle garanzie dei Consorzi Fidi – ha detto Cocco – bene anche la proposta di un’anticipazione bancaria dei premi del Psr con la Regione che garantisce sui fondi da trasferire agli allevatori». 

Cocco, dopo aver ringraziato la Commissione per il buon lavoro svolto, ha posto l’accento sulla richiesta di Coldiretti di un aiuto per garantire liquidità alle aziende agropastorali. «L’associazione di categoria propone il de minimis come misura immediata. Non so se questa sia la soluzione, ma sono pronto a discuterla – ha affermato il capogruppo del Pd – giudico più percorribile la proposta dell’on. Ledda per il ritiro dal mercato delle giacenze di pecorino romano condizionata dalla stipula di un patto tra trasformatori e pastori. Su questo fronte potrebbero essere messi in campo 20 milioni di euro per un’operazione che mira a far risalire il prezzo del latte».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis  ha definito il dibattito surreale. «Si fa la ricognizione dei problemi passati ma, a parte l’intervento di Cocco che propone una misura residuale e inadeguata. non ho sentito dalla maggioranza un’indicazione sul da farsi. E’ un elenco di ovvietà su cose che la Giunta avrebbe dovuto fare da tempo. Ci vuole la pazienza del mondo agropastorale per sopportare la chiacchiera».

Pittalis ha quindi annunciato che la minoranza non voterà la risoluzione. «Vi pare che un’opposizione seria debba sottoscrivere un documento che anziché impegnare la Giunta invita ad accelerare gli interventi già attivati. Ci sono adempimenti di carattere amministrativo che hanno necessità della politica. Ai funzionari e agli impiegati qualcuno deve dire di fare in fretta. Non si può parlare di cose future senza considerare le inadempienze pregresse come i premi degli anni scorsi ancora da pagare. Questo è il modo di dare risposte a chi oggi si è messo in marcia verso Cagliari?».

L’esponente della minoranza si è detto infine d’accordo su alcuni provvedimenti di carattere finanziario come il pegno rotativo «ma – ha concluso – ci sono altre azioni che può fare il Consiglio ma sulle quali la Giunta si deve impegnare oggi. Sulla compensazione del reddito dei pastori prevista dalla legge 15 c’è l’impegno a stanziare 30 o 40 milioni di euro? Siete d’accordo a stanziare le risorse per dare serenità al comparto? Questi sono i fatti che contano e non la chiacchiera».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al vicepresidente della Giunta regionale Raffaele Paci per la replica.

«Abbiamo parlato altre volte di questo tema importante, oggi siamo davanti alla proposta di una risoluzione nelle quale si trovano misure immediate e altre strutturali che non risolvono il problema in modo definitivo – ha detto Paci – dobbiamo esserne consapevoli. Per questo è importante dare risposte concrete a chi sta attraversando una grave crisi. Se il tema è l’assenza di un assessore all’agricoltura lo si potrebbe risolvere immediatamente nominandone un altro, ma non è così».

Raffaele Paci ha poi invitato l’Aula a riflettere sui temi veri: «Siamo di fronte a un settore in cui la quantità di pecorino romano prodotta determina il prezzo. Se se ne produce troppo il prezzo crolla. Per uscire dalle crisi periodiche che colpiscono l’anello più debole della catena occorre stabilizzare le produzioni. Come? I cartelli non funzionano esiste l’organizzazione interprofessionale che finalmente è stato costituita dopo due anni. Questo è il soggetto che può legittimamente stabilire le quantità di pecorino romano da produrre. Quella è la soluzione del problema. Servono interventi strutturali per non doverci trovare tra qualche anno a parlare della stessa cosa. Questa è la strada maestra. Lavoriamoci tutti insieme – ha proseguito Paci – la Regione è pronta a dare supporto all’Oilos. Occorre fissare la quantità dei dop e delle produzioni primarie in modo che l’intera filiera abbia un’equa remunerazione».

Secondo il vicepresidente della Giunta un altro elemento importante è rappresentato dalla necessità di avere dati certi sulla produzione. «Ogni organizzazione dà i suoi numeri. E’ una cosa incredibile. E’ possibile gestire il più importante settore dell’economia sarda senza avere certezza sui dati? Ci deve essere l’obbligo di conoscere tutti i numeri del settore – ha sottolineato l’esponente dell’esecutivo – occorre poi ricostruire un clima di fiducia nella filiera e accompagnare questo con gli strumenti indicati per favorire la diversificazione della produzione e la modernizzazione del settore».

Paci ha poi difeso l’operato della Giunta:  «Non si parte da zero, sarebbe ingeneroso nei confronti del precedente assessore. Sono stati pagati 138 milioni di premi Pac e Psr, entro marzo saranno pagati altri 100 milioni (26 dell’indennità compensativa, 30 del benessere animale, 6,4 di liquidazioni pregresse, 38 del premio unico). Ci sono poi altri strumenti creditizi operativi: il pegno rotativo porterà liquidità alle aziende di trasformazione e darà benefici anche ai pastori. C’è l’accordo con le banche per le anticipazioni dei premi Psr e il potenziamento delle garanzie dei Consorzi Fidi. Tutto questo non basta, servono anche interventi per affrontare le emergenze. Questi però non sono nella disponibilità dell’assessore. C’è una Finanziaria “aperta”, le misure possono essere discusse e individuate dalla Commissione Bilancio».

Sulle parole del vicepresidente Paci è intervenuto con toni polemici il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che è stato richiamato formalmente dal presidente Ganau.

Paci ha quindi concluso il suo intervento ribadendo che la Regione è disponibile ad ascoltare tutte le proposte: «Una in particolare riguarda il ritiro del prodotto invenduto per incidere sul prezzo del latte. Può essere una buona idea a patto che abbia ricadute sulla produzione primaria. Non siamo interessati a dare garanzie alle imprese di trasformazione. Ogni intervento deve andare a vantaggio di tutta la filiera della filiera con un prezzo del latte remunerativo per i pastori – ha detto Paci – riguardo al de minimis non ritengo che sia ciò che serve per aiutare il settore ma, se la maggioranza ritiene che questa sia la strada giusta, non sarà la Giunta ad opporsi. Non credo però che risolva il problema dello stock invenduto, il prezzo del latte rimarrà basso. Servono interventi per rialzare il prezzo e dare garanzia ai pastori per lo sviluppo delle aziende».

Dopo l’assessore Paci, in replica, è intervenuto  Luigi Lotto (Pd) che ha ricordato che proprio dalle audizioni sono scaturite le proposte contenute nella Risoluzione. «Nel documento  – ha detto – abbiamo tenuto conto di tutto quello che ci ha chiesto il mondo agro pastorale. In commissione è emersa la consapevolezza di valutare bene la situazione.  Serve una rivoluzione – ha concluso –nel mondo della trasformazione del latte. Il presidente della Quinta commissione ha  fatto un appello  a tutti i protagonisti della filiera: basta con le divisioni, dobbiamo raggiungere i risultati uniti. Nella filiera devono entrare tutti .  Il clima in aula è diventato molto teso e il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto al presidente Ganau in base a quale  articolo del Regolamento le Risoluzioni vengono trattate come le mozioni».

Oscar Cherchi, per dichiarazione di voto, ha detto che riportare la calma dopo aver sentito l’assessore Paci è difficile. «Oggi – ha aggiunto l’esponente di Forza Italia rivolgendosi al vicepresidente della Giunta – l’ho vista in imbarazzo perché i dati che le hanno dato non erano esaurienti».

Per Gianluigi Rubiu (Udc) questa Risoluzione è un elenco di buoni propositi.  Però – ha aggiunto ironicamente – l’assessore Paci ci rassicura perché ci dice che nel documento che andiamo a votare c’è il “pegno rotativo” o il “pecorino bond”. Rubiu chiede interventi concreti: deve essere la Regione a quantificare quanti soldi intende  destinare al settore

Giovanni Satta (Misto) ha rimarcato il ritardo con cui si affronta l’argomento. Siamo davanti all’eccezionalità – ha sottolineato –  bisogna trovare misure eccezionali. Per Satta è necessario nominare al più presto  l’assessore all’agricoltura.

Per Daniele Secondo Cocco (Sel) attaccarsi così in aula  è stucchevole. Questa Risoluzione non è un libro dei buoni propositi. La Giunta si deve impegnare a dare  risposte all’emergenza.

Luigi Lotto, presidente della Quinta commissione, è intervenuto per chiarire che nella Finanziaria si metteranno 18 milioni di fondi regionali per il comparto. Con i fondi statali si può arrivare a 22 milioni, e forse anche a  26 milioni.

Marco Tedde (Forza Italia) ha definito imbarazzante l’intervento dell’assessore Paci che è partito dal 2011 facendo la cronistoria di quello che è successo in passato. Per Tedde la Giunta deve risolvere i problemi attuali non fare una politica da Ponzio Pilato.

Daniela Forma (Pd) ha detto che l’iniziativa della Coldiretti di questa mattina è stata molto utile, ora spetta al Consiglio accogliere positivamente gli imput che arrivano dal mondo produttivo. Per la consigliera Pd senza l’agricoltura e l’allevamento la Sardegna non si salva.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto che la base può essere la risoluzione ma che il documento deve essere emendato con le richieste che arrivano dai lavoratori del comparto. Per Fasolino sarebbe opportuno ritirare il documento  e lavorarci per raggiungere un testo condiviso. 

Gaetano Ledda (Misto) ha aggiunto di essere deluso dall’intervento del capogruppo Pittalis. Io non sono d’accordo sul de minimis, si tratta di un’elemosina ridicola. Abbiamo bisogno di 30 milioni di euro. La politica, che deve rispondere all’emergenza, li deve trovare.

Per Angelo Carta (Psd’Az) nessuno vuol dare elemosine, ma quando si parla di diversificazione bisogna essere chiari. Se i soldi ci sono, Lotto ne ha già trovato 26 milioni, scriviamoli nella Risoluzione. Stasera dobbiamo andarcene non con un invito generico al presidente della giunta ma con l’impegno scritto di trovare i 30 milioni di euro.

Luigi Crisponi (Riformatori)  ha sottolineato la necessità di emendare la Risoluzione con le richieste del mondo agro pastorale. Oggi – ha concluso – dovevamo sancire l’apertura di un  tavolo di pacificazione tra il Consiglio e il mondo delle campagne. Così non è stato.

Attilio Dedoni (Riformatori )  ha detto che tutti sono d’accordo a voler risolvere il problema ma dobbiamo trovare una soluzione urgente. Il capogruppo dei Riformatori ha ribadito che non voterà  una Risoluzione che non dice nulla.

Fabrizio Anedda (Misto) voterà a favore della Risoluzione e ha detto che a volte della “de minimis” si parla a sproposito.

Gianluigi Rubiu (Udc) ha ribadito che la Risoluzione deve essere integrata con le proposte fatte dalla Coldiretti e, soprattutto, va scritto quanti soldi vanno destinati al settore.

Pietro Cocco (PD) è intervenuto ancora una volta chiarendo le integrazioni da inserire nella Risoluzione. Prima di tutto cambiando la parola “invita” con “impegna” e poi integrando il punto 2 e il punto 4b. Inoltre, nella Risoluzione  si introdurrà un nuovo punto che prevede di inserire a favore del comparto (con un emendamento in Finanziaria) la somma di 14 milioni di euro.  

Per Pittalis la proposta di Pietro Cocco è un passo avanti  ma non risolve  il problema. «Vogliamo – ha concluso – un impegno chiaro che venga dalla giunta».

Dopo una breve sospensione, il presidente del Consiglio ha concesso la parola al presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto che ha illustrato le modifiche introdotte al testo della risoluzione: l’invito al presidente diventa “impegno al presidente” e al punto 2 si aggiunge dopo benessere animale “anche con apposite convenzioni del sistema del credito”; il punto 4b è sostituito parzialmente dalla dicitura “attivare un intervento con fondi regionali per facilitarne la ripresa del prezzo del latte”; è inserito un nuovo punto con la dicitura “ci si impegna presentare emendamenti per 14 milioni di euro per raggiungere gli obiettivi indicati nella risoluzione”.

Il capogruppo Fi, Pietro Pittalis, ha dichiarato favore alle modifiche introdotte ed ha proposto a nome della minoranza l’inserimento della seguente dicitura: «Tutti gli  interventi sono finalizzati a far sì che prezzo del latte non sia inferiore agli 80 centesimi di euro al litro».

Luigi Lotto (Pd) si è detto favorevole ad introdurre ulteriori precisazioni e il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha affermato di essere d’accordo nell’inserire la dicitura proposta dal capogruppo Pittalis ma ha riportato perplessità manifestate dagli uffici: «Nel caso sia possibile inserire l’indicazione degli 80 centesimi sono pronto a scriverla perché sono stato il primo a proporla».

E’ quindi intervenuto il vicepresidente della Regione Raffaele Paci: «Ritengo opportuno aggiungere nuovi punti alla risoluzione – ha detto Paci – stanziare 14 milioni di euro è un impegno importante. Vorrei dire però che il prezzo del latte non lo stabiliamo noi. Possiamo dire che le misure sono finalizzate all’aumento del latte ma non ha senso indicare un prezzo. La Regione stanzia le risorse, il latte in futuro potrà essere pagato 80, 90 o un euro a litro. Questo non lo possiamo dire noi altrimenti prendiamo in giro la gente».

Il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni ha chiarito le ragioni della minoranza: «Non si vuole stabilire un prezzo ma dire che tutte le misure sono finalizzate esclusivamente all’aumento del prezzo del latte ad almeno a 80 centesimi a litro. Altrimenti non votiamo la risoluzione».

Gaetano Ledda (La Base) ha invece ribadito che la somma necessaria per venire incontro ai pastori e riportare il prezzo del latte a un livello accettabile è di 30 milioni di euro. «Solo così si riesce a togliere il tappo della sovraproduzione – ha detto Ledda – non è vero che non possiamo scrivere il prezzo. L’Oilos lo può fare. La Regione stanzia i soldi a condizione che si paghi il latte a 80 centesimi a litro. In questo modo i soldi vanno direttamente ai pastori. Sono loro che stanno morendo».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha invitato l’Aula a procedere: «Ci sono due proposte in campo: una del presidente della Quinta Commissione Lotto e una della minoranza che chiede di scrivere in modo che tutti gli interventi devono essere finalizzati ad avere il prezzo del latte almeno a 0,80 centesimi a litro. Altrimenti non voteremo la risoluzione».

Luigi Lotto (Pd) ha chiarito che le integrazioni alla risoluzione puntano a garantire la  ripresa del prezzo del latte.

Il presidente Ganau ha sollecitato l’Aula ha dare una risposta agli emendamenti orali proposti da Lotto.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ribadito che la minoranza voterà una risoluzione con le integrazioni richieste.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha invece chiesto di avere chiarimenti sulle posizioni diverse assunte dal presidente della Commissione Agricoltura Luigi Lotto e dal capogruppo del Pd Pietro Cocco.

E’ quindi nuovamente intervenuto il presidente Ganau: «Le posizioni sono chiare se non c’è accoglimento degli emendamenti orali la risoluzione rimane quella originaria».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato la maggioranza a fare uno sforzo arrivare a una posizione unitaria e scrivere che il prezzo deve aumentare. «Troviamo il modo di dire che troviamo congruo il prezzo di 0,80, ci stiamo avvitando sul tetto. Non vanifichiamo lo sforzo fatto finora. Altrimenti la responsabilità ricadrà su tutti. Non possiamo fissare il prezzo ma dire che l’obiettivo minimo è portare il prezzo a 0,80 centesimi a litro».

Giorgio Oppi (Udc) ha invitato tutti a essere chiari: «Noi diciamo di scrivere 0,80 centesimi, se questo non c’è non votiamo».

Su richiesta della maggioranza il presidente Gianfranco Ganau ha sospeso la seduta per alcuni minuti.

Alla ripresa dei lavori il capogruppo Pietro Cocco (Pd) ha proposto l’inserimento della dicitura degli 80 centesimi di euro quale prezzo minimo del latte nelle premesse della risoluzione.

Il capogruppo Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha dichiarato: «La dicitura degli 80 centesimi di euro inserita nelle premesse della risoluzione non serve ma va inserita negli impegni della Giunta».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, preso atto della contrarietà agli emendamenti orali proposti da Lotto e Pietro Cocco ha posto in votazione la risoluzione nella sua versione originaria. L’Aula con 26 favorevoli, 18 contrari e 3 astenuti ha approvato la risoluzione e il presidente Ganau ha annunciato la convocazione dell’Assemblea per oggi, giovedì 2 febbraio, alle 10.30.

[bing_translator]

Ieri mattina, nella sede dell’assessorato della Sanità, si è svolto un incontro sulle linee di indirizzo dell’atto aziendale dell’Ats, illustrate dall’assessore della Sanità, Luigi Arru, e dal direttore generale dell’assessorato Giuseppe Sechi, ai rappresentanti di Fials, Paolo Cugliara, Fsi, Luciano Sitzia, Nursind, Fabrizio Anedda, e Nursing up, Alessandro Nasone.

In particolare i rappresentanti sindacali hanno espresso particolare apprezzamento per la istituzione del Dipartimento delle professioni sanitarie, che porterà a un maggiore coinvolgimento nel governo clinico delle Aziende sanitarie e delle strutture. L’assessore Arru ha ribadito l’impegno di presentare in Giunta la proposta di delibera sullo sblocco del turn over e di favorire la corretta attuazione delle normative sulla mobilità del personale, per la quale ci saranno a breve interlocuzioni più approfondite con i direttori generali delle Aziende.

[bing_translator]

Il consigliere regionale del Partito Democratico Daniela Forma ha presentato insieme ai colleghi del centrosinistra Busia, Daniele Cocco, Collu, Comandini, Congiu, Cozzolino, Gaia, Lai, Lotto, Moriconi, Perra, Piscedda, Antonio Solinas, Tendas, Usula e Zanchetta un’interpellanza sui problemi legati allo smaltimento dei sottoprodotti di origine animale che stanno bloccando l’intera filiera della carne, dall’allevamento alla vendita sui banchi delle macellerie, passando per i frigomacelli e gli stabilimenti di trasformazione e lavorazione delle carni. Contestualmente, i consiglieri regionali del centrosinistra si mobilitano per facilitare la risoluzione del problema.

«I problemi giudiziari dell’unico operatore regionale nel settore del trattamento degli scarti di macellazione e più in generale dei sottoprodotti di origine animale – dichiara Daniela Forma – stanno determinando di fatto la paralisi dell’intera filiera agro-zootecnica-alimentare, impossibilitata a conferire i propri scarti e quindi vincolata nella propria produzione e attività lavorativa quotidiana.

Il Consiglio regionale si è subito fatto carico del problema e, grazie ai presidenti delle Commissioni Sanità ed Agricoltura, Raimondo Perra (PSI) e Luigi Lotto (PD), è stata prontamente ricevuta giovedì sera una delegazione rappresentante l’intera filiera regionale della carne. Altrettanto attenta e disponibile la Presidenza della Regione che con il Direttore Generale, dott. Alessandro De Martini, ha partecipato all’incontro e si è subito attivato per garantire una soluzione nell’immediato che eviti l’emergenza e sblocchi la situazione, rappresentando nel contempo l’urgenza – condivisa da tutti gli operatori del settore e dai consiglieri regionali presenti: Fabrizio Anedda, Gianfranco Congiu, Lorenzo Cozzolino, Emilio Usula, Piero Comandini e Antonio Gaia – conclude Daniela Forma – di trovare insieme soluzioni strutturali che portino la Regione Sardegna ad avere un efficiente sistema di raccolta, trasporto e smaltimento dei sottoprodotti di origine animale in un contesto di virtuosa offerta economica.»

[bing_translator]

Il Consiglio regionale ha dato il via libera a tre mesi di esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2017 ed ha approvato anche il bilancio interno dell’Assemblea.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito molti consiglieri regionali hanno preso la parola sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla delicata situazione della Portovesme Srl, società con 1220 dipendenti diretti più l’indotto che si è venuta a trovare in grandi difficoltà, pur essendoci il tempo per intervenire in modo importante. La società, ha ricordato Cocco, «ha chiesto di realizzare un nuovo impianto di smaltimento rifiuti sul quale sono emerse difficoltà tecniche, come è emerso anche stamane in un incontro con sindacati ed azienda». Presenteremo una interrogazione all’assessore dell’Ambiente, ha annunciato Cocco, «sull’iter autorizzativo eccessivamente lungo che metterebbe in pericolo il futuro dell’azienda, una situazione da evitare attivando da subito un confronto serrato con l’assessorato e le sue strutture».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rilanciato invece la notizia riguardante la recente bocciatura della finanziaria 2016 da parte della corte Costituzionale, osservando che «non è un mero incidente tecnico ma un fatto politico rilevantissimo e gravissimo mai verificatosi nella storia della Sardegna, un fatto sul quale non si possono trovare giustificazioni anche perché le norme erano molto chiare». La Sardegna, ha proseguito, «ha ritirato i propri ricorsi ma non ha avuto la capacità di far ritirare allo Stato i suoi e inoltre, in questa circostanza, la Regione non si è nemmeno costituita, forse perché la Regione ha fatto un falso in bilancio ed ora bisogna assumersene le responsabilità». A questo punto, ha concluso Pittalis, «le dimissioni sono un atto dovuto e le attendiamo stasera perché in queste condizioni non possiamo nemmeno esaminare l’esercizio provvisorio, per cui non parteciperemo alla votazione».

Successivamente, il presidente del Consiglio ha dato la parola all’assessore della Programmazione Raffaele Paci, precisando che lo stesso assessore aveva chiesto in precedenza di rivolgere comunicazioni all’Assemblea in base all’art. 121 del regolamento.

L’assessore Paci, ribadendo la sua richiesta di intervenire in apertura della seduta, ha espresso dispiacere per i toni del consigliere Pittalis «rispetto ad una interlocuzione di poco precedente» ma comunque, ha aggiunto, «prendo atto della richiesta di dimissioni che non ho alcuna intenzione di dare, soprattutto se motivata da argomenti così strumentali». Entrando nel merito della sentenza della Corte Costituzionale, Paci ha ricordato che «il governo ha impugnato a giugno l’art.3 della finanziaria 2016 relativo ad un disavanzo tecnico di 31 milioni inserito per la prima volta dopo l’introduzione del bilancio armonizzato». Su questo argomento, ha detto ancora l’assessore, «c’è stato un confronto tecnico-giuridico al termine del quale è prevalsa una opinione che si è rivelata diversa da quella del ministero dell’Economia e ora della corte Costituzionale ma, in effetti, il problema consiste solo nella corretta collocazione di una posta di bilancio». Con il governo, ha continuato, «c’era l’accordo che avremmo modificato la legge e, quanto all’udienza davanti alla corte, non ci siamo costituiti per evitare danno erariale; poi il governo è andato avanti perché chiedeva una sentenza che è del 23 novembre anche se è stata pubblicata oggi mentre noi abbiamo effettuato la correzione il 5 dicembre». Nei fatti, ha concluso, «non c’è nessun effetto sul bilancio 2016 e sul pluriennale, se poi per assurdo la questione non fosse risolta prendo l’impegno di dimettermi immediatamente».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, riprendendo il tema sollevato dal capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha espresso forte preoccupazione «perchè rischiamo ancora una volta, per incapacità degli uffici, di far chiudere una azienda con 1.200 dipendenti per questioni legate alla discarica e soprattutto al nuovo impianto di trattamento rifiuti che darebbe alla stessa azienda con orizzonte di altri 10 anni». Le responsabilità sono tecniche, ha ribadito Rubiu, «ma la politica deve occuparsene e non bisogna perdere nemmeno un giorno perché il 31 dicembre di quest’anno scadranno l’agibilità dell’attuale impianto dei rifiuti e le agevolazioni sui consumi energetici; occorre però che gli uffici rispondano con celerità, anche di certi atteggiamento di rifiuto del dialogo con l’azienda, fermo restando che chiediamo che l’assessore venga in Aula».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha affermato che «l’assessore Paci ostenta troppa serenità mentre il problema è che è stata bocciata la legge nel suo complesso, con una operazione che non si poteva fare in regime di pareggio di bilancio e che, allo stato, mette in dubbio la legittimità a cascata di tutti gli atti collegati alla legge di bilancio». Nessuno, ha sostenuto infine, «può ritenersi al di sopra della legge e la Regione ha il dovere di cautelarsi perché non può rischiare ulteriori contraccolpi negativi in materia finanziaria».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, riprendendo il tema della Portovesme Srl, ha auspicato «una una seria riflessione sul funzionamento della macchina amministrativa di alcuni assessorati della Regione, perché l’unica fabbrica di grandi dimensioni ancora attiva in Sardegna non può entrare in crisi per problematiche incomprensibili ed aggiungersi alle tante aziende in difficoltà». Abbiamo anche il dovere, ha aggiunto Pizzuto, «di evitare ennesimi allarmi sui territori, senza dimenticare che quello della Portovesme è un problema del Sulcis ma riguarda per molti aspetti tutta la Sardegna».

Il Consiglio ha quindi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n. 392 (Giunta regionale) – “Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2017”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini, del Pd, che si è rimesso alla relazione allegata.

Anche il relatore di minoranza Christian Solinas, sardista, ha rinviato al testo depositato, osservando però che «due mesi di esercizio provvisorio sono troppo pochi rispetto ai tempi che abbiamo di fronte e ne servono almeno tre; inoltre sarebbe opportuno agganciare gli stanziamenti all’esercizio corrente».

Aprendo la discussione generale il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha puntualizzato che «la scelta della Giunta appare in contraddizione con i principi del bilancio armonizzato, una situazione grave anche perché il Consiglio ha ricevuto solo oggi i dati completi relativi al bilancio e, di fatto, stiamo avviando l’esercizio 2017 al buio». Ma basta uno sguardo al riepilogo generale, secondo Locci, «per vedere una situazione disastrosa perché abbiamo 7,5 miliardi rispetto ai 10 che dovremmo avere e siamo ben al di sotto dei parametri corretti». Posso capire la fretta, ha aggiunto Locci, «ma certi errori che espongono la Regione a gravi rischi nella sua programmazione per il 2017 che ha comunque un 80% di spesa rigida e, forse, fra due mesi ci troveremo con una finanziaria totalmente diversa».

Ancora per Forza Italia il consigliere Oscar Cherchi ha parlato di un esercizio provvisorio che «ha un evidente vizio di forma che si cerca di far passare in secondo piano rispetto alla gravità politica dell’annullamento della finanziaria 2016, cosa che la prima volta ma capita ad una Giunta di centro sinistra e ad un assessore – professore esperto in materia». Non si può approvare un esercizio provvisorio, secondo Cherchi, «riguardante una finanziaria che non c’è e non può essere sostituita, come sostiene la maggioranza, dall’assestamento di bilancio approvato recentemente; Paci deve riconoscere l’errore per il bene di tutti sardi e tornare all’insegnamento universitario».

Sempre per Forza Italia il vice capogruppo Alessandra Zedda ha ricordato che «l’opposizione aveva sollevato questi problemi chiedendo un altro anno di transizione e rinviando l’introduzione del bilancio armonizzato; ora è necessario fermarsi per ragionare e capire se l’esercizio provvisorio che viene proposto ha effettive basi contabili e forse c’è bisogno di una nuova manovra aggiuntiva perché non è detto che l’assestamento abbia sanato i rilievi della corte Costituzionale». I sardi, ha concluso, «hanno diritto ad avere certezze sui conti della Regione».

L’altro vice capogruppo Marco Tedde, rivolto all’assessore, ha detto che «l’opposizione non deve fare inchini alla Giunta ma fare controproposte e mettere in evidenza una visione diversa dei problemi della Sardegna» e, affrontando il tema dell’esercizio provvisorio 2017, ha lamentato che «in concreto non ha dati di riferimento tranne quelli depositati solo stamattina peraltro molto parziali, e del resto non potrebbe essere altrimenti perché non abbiamo nemmeno il bilancio del 2016, dato che Paci erroneamente minimizza». Se se non vuole dare le dimissioni rimanga pure, ha proseguito Tedde riferendosi ad una fase precedente del dibattito, «fatto sta che l’esercizio provvisorio di due mesi è il solito annuncio in un momento economico drammatico in cui la Regione registra tutti gli indicatori negativi, che si somma ad un momento politico in cui l’esecutivo è zoppo e la maggioranza è ogni giorno alla ricerca di se stessa, prigioniera di continue risse e contraddizioni interne».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha chiarito che «la commissione ha operato in presenza di una richiesta di esercizio provvisorio secondo la prassi corrente con uno schema di bilancio e non col testo integrale». Contrariamente a quanto sostenuto dalla minoranza, ha aggiunto, «non bisogna fermarsi nè rallentare ma anzi correre ed approvare la nuova finanziaria anche se ritengo che si possa andare oltre i due mesi indicati dal provvedimento; su questo siamo disponibili ad una modifica».

Dopo l’on. Sabatini ha preso la parola l’on.Attilio Dedoni (Riformatori), che ha detto: «Già lo scorso anno proposi alla Giunta di allungare i termini dell’esercizio provvisorio eppure la proposta non fu accettata ma ugualmente l’autorizzazione fu richiesta al Consiglio di mese in mese. Credo che sia intelligente arrivare a tre mesi». L’oratore ha aggiunto: «Sarebbe opportuno chiedersi con umiltà ogni giorno se quanto fatto è stato fatto bene. L’arroganza non aiuta e non porta soluzioni intelligenti. Altro che pazzie del centrodestra, altro che governo amico: se prima non c’era nell’agone politico qualche populista di certo lo troveremo presto sulla strada».

Per l’on. Rubiu (Udc) «la Consulta ha censurato il Bilancio 2016 e  ora quel bilancio dovrà essere riapprovato, con tutte le conseguenze del caso. I professori hanno fallito e sono stati cassati proprio nell’economia, nella loro materia. I professori hanno dimostrato di essere principianti allo sbaraglio e i sardi vi ringrazieranno, per tutti i risultati che avete ottenuto. A cominciare dai trasporti. Assessore Paci, si dimetta».

Per il Pd ha preso la parola il capogruppo, on. Cocco: «L’assessore Paci ha riconosciuto che dietro questa bocciatura c’è un errore tecnico, anche banale. Capisco il ruolo dell’opposizione ma da qui a insistere sulla richiesta di dimissioni per questo francamente è ridicolo. L’errore è già stato corretto e sanato, l’assessore lo ha già detto».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha preso la parola per dire: «Ci sono mille ragioni, non solo questa di oggi, per chiedere le dimissioni dell’assessore Paci. Tutti gli indicatori economici indicano un fallimento di questa giunta. Di cosa si lamenta una maggioranza come la vostra, divisa su tutto? Ve ne dovete tornare a casa e oggi abbiamo con la sentenza della Corte Costituzionale la certificazione del vostro fallimento. Dov’è la vostra etica se siete i primi a dire che oggi un assessore e domani un altro non lavorano bene? Quando questa legislatura è partita avete promesso una nuova fase, di rispetto dei termini. Dov’è il cambiamento annunciato? Dove sono le vostre grandi rivoluzioni? Avete fallito su tutto, denunceremo anche l’ambiguità di quanti dicono di essere usciti dalla maggioranza e poi votano con la maggioranza».

Rivolto al presidente Ganau, l’oratore ha detto: «Non è solo la legge elettorale che ha necessità di essere accelerata, ma non va accelerata per creare situazioni di comodo a qualcuno. Se lo scordino quelli che stanno pensando a scorciatoie. E se l’urgenza è tale, siete già pronti ad andare a casa? Bene, noi ci stiamo ma mandiamo a casa questa giunta. Intanto non voteremo la vostra richiesta di esercizio provvisorio: la responsabilità è tutta vostra».

Per la Giunta ha preso la parola il vicepresidente, l’assessore Paci, che ha detto: «Ribadisco in quest’aula e fuori che la manovra 2016 è pienamente legittima e ribadisco che se dovesse essere bocciata in sede di parifica mi dimetterò immediatamente. La manovra 2016 non è stata dichiarata illegittima: al punto 6) la sentenza dice che l’illegittimità deve estendersi in via consequenziale all’intera legge nelle parti in cui la manovra finanziaria applica il disavanzo tecnico. Non in tutta la legge: solo in quelle parti. Ho già detto che riconosco l’errore in quella posta tecnica e lo ho già corretto: i fatti lo dimostreranno e il bilancio consuntivo della Regione sarà tranquillamente parificato».

Sul bilancio provvisorio, l’on. Paci ha detto: «Non ho difficoltà a prevedere tre mesi di esercizio provvisorio, sapendo che non siamo i primi ad andare in esercizio provvisorio e sapendo anche che non useremo tutti i tre mesi».

Il presidente del Consiglio ha messo in votazione il passaggio agli articoli e successivamente gli articoli sono stati approvati, a cominciare dall’articolo 1 con l’emendamento orale del vicepresidente Paci che prevede tre mesi di esercizio provvisorio. Approvato anche l’articolo 2 e la legge nel suo complesso.

Anche l’esercizio provvisorio del Consiglio regionale è stato approvato con proroga sino al 31 marzo 2017. Anche per questa votazione, come per l’esercizio provvisorio del bilancio della Regione, l’on. Pittalis ha annunciato “il non voto per ragioni politiche da parte dell’intera opposizione”.

Il capogruppo del Pd ha chiesto all’opposizione il perché di questa scelta e l’on. Pittalis ha risposto: «Non sono tenuto a darle spiegazioni ma ci sarà un momento in cui ne parleremo in quest’Aula, soprattutto il questore dell’opposizione».

L’on. Luca Pizzuto ha voluto ricordare Modesto Melis, “uomo del mio territorio, sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, che ha dedicato i suoi anni a ricordare gli orrori dell’Olocausto”. L’on. Pizzuto ha chiesto al presidente del Consiglio di valutare se organizzare nell’atrio del Consiglio regionale una mostra “in occasione della giornata della Shoa del 27 gennaio prossimo”.

A seguire l’on. Satta (Upc), ha illustrato la sua mozione 260 (a firma Satta, Ledda e più) sul prezzo del latte. «Spiace parlare di questo problema con tre mesi di ritardo, visto che parliamo di un comparto che vale 40 mila addetti soprattutto concentrati nelle zone interne per le quali si dice che si vuol fare qualcosa, e non da oggi. Il valore del latte oggi è intorno a mezzo euro, praticamente dimezzato. Anche il prezzo della carne è nettamente calato.  Oggi non abbiamo nemmeno la certezza sull’ente erogatore dei contributi, sui finanziamenti dei bandi del Psr. Chiare sono anche le responsabilità dell’assessore sui mancati controlli: 280 mila quintali di pecorino romano erano stivate nei magazzini al 30 settembre, per effetto della mancata programmazione: un aumento del 40 per cento rispetto allo scorso anno. Noi favoriamo chi produce pecorino romano anche se il fabbisogno di pecorino romano è sempre lo stesso».

L’oratore ha chiesto all’assessore Paci di affrontare i problemi del comparto, a cominciare dai rapporti tra il mondo agricolo e la Sfirs per quanto riguarda il tema del credito. «E’ necessario arginare il fenomeno momentaneo, per evitare si svendere il prodotto invenduto. Fenomeno che sta già accadendo. E poi con il nuovo assessore all’Agricoltura sarà necessario limitare le produzioni del latte, anche fissando delle quote. Non è accettabile che in due anni la produzione del latte sia raddoppiata, perché questo è accaduto?».

Anche l’on. Ledda (La Base) ha presentato la sua interpellanza (264/A): «In questo momento si parla della situazione catastrofica del latte ovino. Da tempo La Base propone il patto del latte per salvare il comparto e già quattro anni fa il Consiglio approvò l’ordine del giorno a firma Arbau che prevedeva la costituzione di un’organizzazione interprofessionale sul settore lattiero caseario. Oggi ripresentiamo la proposta di un prezzo politico, non inferiore agli 80 centesimi al litro e l’acquisto delle scorte di pecorino romano, come misura immediata per fronteggiare il problema. Cominciando dalle coop più in difficoltà».

Oscar Cherchi (Fi): «Si è ricaduti nella trappola del prezzo del latte e le aziende agricole non riescono ad ottenere una giusta remunerazione per la produzione del latte». L’esponente della minoranza ha proseguito il suo intervento ricordando le iniziative poste in essere nella passata legislatura per sostenere il comparto e garantire equilibrio all’intero sistema. «Chiediamo alla Giunta – ha concluso il consigliere di Forza Italia – azioni adeguate a sostenere il comparto lattiero caseario della Sardegna».

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini ((Pd) ha sottolineato la complessità del tema ed ha ricordato le azioni positive poste in essere dall’attuale Giunta, ad iniziare dall’istituzione dell’organismo interprofessionale e dai cosiddetti “pecorino bond”. Ma l’esponente della maggioranza ha posto l’accento soprattutto sui mancati impegni del ministro dell’Agricoltura per ciò che attiene in particolare il contributo per la macellazione delle pecore con età superiore ai 4 anni e la mancata firma del decreto attuativo per certificare le acquisizioni del latte. A giudizio di Sabatini serve la riattivazione del tavolo nazionale della filiera dell’ovicaprino ed è urgente la pubblicazione del bando per consentire ad Argea l’acquisto del pecorino prodotto in eccesso. «Il Consiglio resti al fianco dei pastori – ha concluso Franco Sabatini – perché quando il latte è pagato a 60 centesimi significa mettere alla fame i nostri pastori ed è per questa ragione che serve intervento straordinario».

Piermario Manca (Pds) ha lamentato il ritardo nella discussione della mozione Satta e più ed ha affermato che la discussione in Consiglio arriva quando ormai si è in piena emergenza. «La crisi non investe solo il latte – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ma anche le pelli, l’agnello e la lana».  Manca ha spiegato che lo scontro tra allevatori e trasformatori sul prezzo del latte arriva perché si è passati da 240mila quintali di produzione ai 390mila quintali del 2016 con conseguente crollo dei prezzi e surplus nelle scorte di “Romano” di circa 200mila quintali. A Giudizio del consigliere Pds serve “contingentare l’offerta” e attivare una serie di misure, tra queste: una nuova legge per introdurre il credito agevolato e la ristrutturazione debito; consentire ad Ismea l’acquisto del pecorino,; procedere con la semplificazione burocratica degli uffici regionali; più impegno contro i “falsi” nelle produzioni, nonché un organismo super partes che fornisca dati oggettivi sulla produzione e infine abbattere i costi produzione favorendo il riordino e accorpamento fondiario.

Mario Tendas (Pd) ha ricordati dati e cifre del comparto ovino sardo per evidenziarne la rilevanza ed ha affermato che i problemi del settore sono ciclici e mai di facile risoluzione. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato il dibattito in Aula del 2013 ed ha affermato che serve ripartire dalla recente istituzione dell’organismo interprofessionale anche “per avviare un’attività più appropriata e per avere dati oggettivi sulle produzioni”.

Il consigliere di Fi, Oscar Cherchi ha letto interi spezzoni degli interventi in Aula nel dibattito del 5 giugno 2013 sulla crisi del lattiero caseario ed ha ribadito gli interventi posti in essere dalla precedente amministrazione “per la normalizzazione del sistema con giusta remunerazione alle parti (trasformatori e allevatori)”. «Oggi – ha proseguito l’esponente della minoranza – in Consiglio regionale si torna sull’argomento perché dopo anni di promesse del centrosinistra si sono fatti soltanto passi indietro».

Il presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto (Pd), ha affermato che il tema affrontato in Consiglio è il più importante del settore agricolo sardo e che nel futuro serve non soltanto l’intervento della Regione. «Perché – ha spiegato l’esponente della maggioranza – i principali attori del sistema sono i trasformatori e produttori ed è tempo che questo settore cresca ed i suoi protagonisti imparino ad  autogovernare il sistema».

Lotto ha escluso che il prezzo del latte nell’ultimo decennio possa esser stato condizionato dagli interventi posti in essere dalla Giunta regionale ed ha riconosciuto l’urgenza di un intervento «perché oggi dobbiamo aiutare il comparto a non soccombere».

Il consigliere democratico ha quindi riaffermato l’urgenza che si favorisca il dialogo tra industriali e mondo delle cooperative («dobbiamo convincere gli attori del comparto a litigare un po’ di meno e a creare una classe dirigente che governi davvero il settore»).

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ricordato la profonda crisi che affligge la Sardegna ed ha affermato che l’unico comparto che garantiva la “sopravvivenza” era l’agro pastorizia: «Ma con 55 centesimi di euro al litro,  il prezzo del latte copre forse solo la metà del costo di produzione». «Gli agnelli – ha proseguito l’esponente della minoranza – sono stati pagati a 3.5 euro al chilo e oggi sono a 2.5 euro al chilo». «In queste condizioni – ha spiegato Dedoni – non c’è un futuro per gli allevatori sardi, però poi diciamo all’Unesco che la pastoralità in Sardegna è un patrimonio da tutelare». Il consigliere dei Riformatori ha concluso denunciando lo scarso controllo politico sulle vessazioni in danno dei pastori praticate dagli enti e dalle agenzie agricole.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu , ha ricordato la valenza economico, sociale e culturale, del comparto lattiero caseario in Sardegna.

L’esponente della minoranza ha definito in “malafede” il mondo dei trasformatori ed ha dichiarato: « L’oro bianco della Sardegna non può essere venduto a 50 centesimi al litro».

A giudizio di Rubiu la soluzione ai problemi del comparto passano per la diversificazione delle produzioni, la realizzazione dei centri di refrigerazione, l’aggregazione dei produttori; l’istituzione del fondo mutualistico, il ripristino del prestito di conduzione e la pubblicazione del bando per gli indigenti.

Il consigliere della Base, Gaetano Ledda (Misto) ha invitato Giunta a Consiglio a concentrarsi sulla situazione attuale: «Per il futuro non esiste il problema, da quest’anno la produzione del latte è diminuita, serve affrontare il presente perché il prezzo del latte è a 50 centesimi al litro e comporta la distruzione delle aziende dell’allevamento e la fine dei pastori in Sardegna».  A giudizio dell’esponente della maggioranza serve che la Regione proceda con “l’ammasso,  per svuotare i magazzini delle cooperative dove sono stoccati circa 100mila quintali di pecorino romano prodotto in eccesso”.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha sottolineato la riproposizione ciclica del problema ed ha ricordato le manifestazioni di protesta del 2012 dei pastori sardi.

L’esponente della maggioranza ha quindi dichiarato di condividere e sottoscrivere la mozione Satta e più ed ha espresso sostengo per la soluzione dell’ammasso avanzata dal consigliere Ledda per l’acquisizione della produzione in eccesso del pecorino romano.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che nel 2015 lo Stato ha previsto interventi di sostegno per produzioni di formaggi dop italiani dai quali è stato però escluso il pecorino romano. «Anche il pecorino romano è un prodotto di qualità e il suo Consorzio di tutela è riconosciuto dal Mise – ha detto Congiu – non  può passare sotto silenzio in quest’aula il fatto che tra Lazio e Sardegna si sta consumando una guerra fratricida. Nel Lazio tutte le istituzioni sono intervenute per chiedere il riconoscimento di un prodotto come il cacio romano, similare al nostro pecorino. C’è un’aggressione scientifica nei confronti del pecorino sardo. La Regione deve sostenere chi tutela i presidi di qualità».

Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha chiesto una breve sospensione della seduta per redigere un documento unitario da far votare all’Aula.

Il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto ha invece proposto di votare la mozione apponendo la firma di tutti i gruppi con l’impegno di convocare a breve il parlamentino da lui presieduto per approfondire il tema e individuare le soluzioni più idonee.

Soluzioni concrete ha invece invocato il consigliere del Pds Piermario Manca come la revisione del PSR e la costituzione entro il 2017 dell’organismo pagatore.

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini ha invitato i colleghi a non dividersi sul tema in discussione: «C’è la necessità di approfondire. Meglio approvare la mozione e poi convocare immediatamente la Commissione per individuare le priorità di interventi. La situazione nelle campagne è gravissima e merita una risposta seria».

Ha quindi preso la parola l’assessore Raffaele Paci che ha mostrato soddisfazione per l’andamento del dibattito in aula. «Il tema non ha colori politici – ha sottolineato Paci – il prezzo del latte oscilla da anni, nessuno può ascriversi il merito quando questo sale, così come non è colpa di nessuno quando il prezzo cala. Il tema è così complesso che non si può risolvere con una mozione o un ordine del giorno, il problema è strutturale: il Consorzio di tutela non riesce a controllare le quantità e il prezzo del latte. Oggi abbiamo l’opportunità dell’organismo interprofessionale costituito il 22 dicembre. Ci sono stati mesi di duro lavoro per arrivare a questo risultato. Non si può governare il settore se non si hanno i dati: ognuno racconta ciò che crede. Come si fa a gestire la nostra filiera più importante senza un organismo indipendente che certifica i dati, senza l’obbligo di certificare il prodotto conferito? Questo è l’abc del sistema sul quale la Regione può dare il suo contributo».

Paci si è detto convinto che la Regione non possa decidere il prezzo del latte ma che possa invece svolgere un ruolo importante nella determinazione degli incentivi. L’assessore ha quindi indicato possibile soluzioni di lungo e breve periodo.

Per quanto riguarda gli interventi di programmazione, Paci ha rimarcato l’esigenza di diversificare la produzione (“non si può pensare di vivere di solo pecorino romano”), e di pensare ad altri tipi di trasformazione del prodotto che possono servire a calmierare il mercato (latte in polvere, formaggio da grattugia e vendita del latte crudo).  Altra soluzione nel lungo periodo potrebbe essere quella dei consorzi di secondo livello: «Impensabile avere ancora cooperative soggette al ricatto dei mercati».

Sul breve periodo, Paci si è detto d’accordo a interventi come il pecorino bond e il pegno rotativo. «Su questo fronte è stato fatto un gran lavoro in questi mesi. Il pegno rotativo consentirebbe ai produttori di accedere al credito bancario dando in garanzia l’invenduto. Domani mattina faremo una riunione con tutti gli operatori per definire il protocollo».

Paci ha parlato poi della necessità di ottenere dal Governo l’inserimento del pecorino romano nell’elenco dei prodotti da ritirare per il sostegno agli indigenti e di puntare a un diverso utilizzo degli strumenti del Psr: «No all’assistenzialismo e a interventi che si possono ripercuotere contro gli stessi produttori – ha detto l’assessore – meglio incentivi per gli operatori della filiera che aderiscono alle regole date dall’organismo interprofessionale. Occorre infine convincere gli operatori che si deve cooperare. Può essere fatto solo se ci sono numeri certificati su cui ragionare e un’autorità garante. Non è possibile che il cerino rimanga sempre in mano ai soli produttori».

Il presentatore della mozione Giovanni Satta si è detto d’accordo con la proposta di discutere l’argomento in Commissione anziché approvare frettolosamente un ordine del giorno. «Serve un impegno di tutti per individuare strumenti in grado di dare risposte immediate».

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del gruppo Misto Gaetano Ledda: «Il problema oggi è che il latte viene pagato 50 centesimi al litro, serve una soluzione immediata».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato la propria delusione per le risposte della Giunta: «Il settore agropastorale è in ginocchio, cosa si sta facendo? Cosa si è iniziato a fare? Abbiamo dovuto attendere che venisse in Sardegna Flavio Briatore, la politica è assente – ha detto l’esponente della minoranza – va bene tornare in Commissione ma solo a condizione che si elabori un documento da sottoporre all’attenzione del Consiglio. Il settore è strategico e necessità di un dibatto serio».

Duro l’intervento del consigliere del Pds Piermario Manca che ha chiesto all’assessore Paci di indicare soluzioni concrete: «Le risposte sono troppo generiche, dalla mia Giunta mi aspetto proposte serie. Questa mozione è stata presentata alcuni mesi fa, ormai le pecore sono scappate. Per venire incontro al settore servono misure concrete come la continuità territoriale delle merci, la revisione del Psr e la costituzione di un organismo pagatore».

Anche per Gianluigi Rubiu (Udc) l’argomento non può essere liquidato con il voto di una  mozione. «Si lasci aperta la discussione – ha proposto Rubiu – servono misure come il prestito di conduzione che è di competenza della Regione. Sull’organismo pagatore non abbiamo fatto nulla. Siamo l’unica regione d’Italia che non ha l’organismo, mentre il PSR non è ancora partito. La Giunta è allo sbando così come è allo sbando il settore agricolo. Ancora non avete sostituito l’assessore dimissionario».

Attilio Dedoni (Riformatori) rivolgendosi alla Giunta ha detto: «Pensate che chi vive di pastorizia possa stare tranquillo con il latte pagato a 50 centesimi? Ecco perché serve un ordine del giorno unitario che dia l’idea di una politica unita. Sono d’accordo che si vada in commissione, ma entro da 15 giorni si porti in aula una proposta concreta».

D’accordo per riportare la discussione in Commissione anche Fabrizio Anedda (Misto). « I piccoli produttori non riescono ad andare avanti, i caseifici sono in crisi, aziende nazionali usano i caseifici sardi come logistica per vendere i loro prodotti. C’è una responsabilità degli enti regionali. Continuare con i contributi a pioggia non serve – ha sottolineato Anedda – bisogna aiutare i pastori a fare impresa e stare sul mercato.

E’ poi intervenuto Luigi Lotto (Pd) che  ha detto che bisogna chiudere la seduta in maniera condivisa. Credo – ha aggiunto – che si deve approvare la mozione 260 con un punto in più che impegni  la commissione ad esaminare la questione e portare nuovamente, entro 15 giorni, l’argomento davanti al Consiglio.

Gaetano Ledda (gruppo Misto)  ha detto di essere d’accordo su questa soluzione.

Luigi Crisponi (Riformatori) ha chiesto che in commissione, però , ci sia sempre la presenza di un esponente della giunta. 

Anche per l’assessore Paci  questa soluzione va bene perché  è  l’unica idonea a mettere in un documento la ricchezza del dibattito di oggi.  Dopo qualche minuto di sospensione il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis ha ribadito che  la proposta è quella di sospendere la votazione e  di portare l’argomento davanti alla  commissione competente perché venga studiata e vengano fatte le audizioni. L’obiettivo è quello di redigere   un documento che dovrà tornare all’esame del Consiglio entro 15 giorni. 

Su questa soluzione sono  d’accordo anche il presidente della Quarta commissione Luigi Lotto (Pd), Daniele Cocco (Sel) che ha raccomandato tempi strettissimi e Giovanni Satta, primo firmatario della mozione. Il presidente Ganau ha messo in votazione la proposta di sospensione della mozione che è stata approvata.Il Consiglio è stato riconvocato a domicilio.