30 April, 2024
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Le segreterie regionali Funzione pubblica CGIL, Funzione pubblica CISL e UIL FPL hanno convocato una nuova manifestazione dei lavoratori AIAS con sit-in per giovedì prossimo, 24 maggio, a partire dalle ore 15.30, presso il Palazzo della Regione, in viale Trento, a Cagliari.

«I recenti appelli per una definizione della vertenza AIAS – scrivono i segretari regionali Roberta Gessa, Davide Paderi e Fulvia Murru in una nota inviata al prefetto di Cagliari, al presidente della Regione, all’assessore regionale della Sanità e al direttore generale dell’ATS Sardegna –, visto il peggioramento ulteriore della situazione lavorativa e stipendiale degli operatori, purtroppo non ha avuto nessun riscontro. La delibera della Giunta regionale che regola e disciplina il settore non viene applicata nonostante precise segnalazioni.»

Vista la situazione disperata e la mancanza di risposte, le tre organizzazioni sindacali hanno organizzato la nuova manifestazione di protesta.

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I segretari regionale della Funzione Pubblica CGIL Antonio Cois, della CISL Funzione pubblica Davide Pateri e della UIL FPL Fulvia Murru, hanno diffuso una nota sulla situazione in cui si trovano i lavoratori dei centri Aias della Sardegna.

«Da ormai troppo tempo denunciamo il netto peggioramento del clima lavorativo all’interno delle strutture AIAS del nostro territorio – si legge nella nota -. E che sia così, lo dimostra un fenomeno a dir poco anomalo, almeno per la nostra realtà sociale: diversi colleghi hanno deciso di dimettersi dall’Aias, pur non avendo una reale alternativa lavorativa. Hanno superato il limite di sopportazione per un sistema che, all’annoso problema degli stipendi in ritardo, hanno aggiunto carichi di lavoro esorbitanti e rischi continui per la propria e l’altrui incolumità fisica, e mentale. Gli operatori, soprattutto quelli non allineati e sindacalizzati, quelli per intenderci rivendicano tangibilmente il salario, hanno la percezione di essere oggetto di attenzioni “particolari”. Vivono nel terrore di recarsi in servizio per paura di incorrere in qualche sanzione disciplinare.»

I segretari sindacali di categoria chiedono che in tutte le strutture Aias e in particolare in quelle residenziali, venga attivato un sistema di video sorveglianza a tutela degli ospiti e di tutti gli operatori; e, infine, propongono l’istituzione di una commissione partitetica comporta da datore di lavoro e parte sindacale, per valutare tutte quelle situazioni controverse che possano comportare potenzialmente sanzioni superiori alla sospensione di un giorno dal servizio.

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“Il futuro della sanità pubblica. Criticità e opportunità”. E’ il tema del convegno che si terrà giovedì 15 giugno, con inizio alle 17.30, nella sala congressi del Sardegna Hotel, in via Lunigiana, a Cagliari. Sarà una tavola rotonda che cercherà di analizzare le debolezze del sistema sanitario in Sardegna. L’assise, organizzata dal vice presidente della commissione Sanità in Consiglio regionale, Edoardo Tocco, è un’occasione per evidenziare i punti critici della riforma sanitaria e del riordino del sistema ospedaliero. Parteciperanno il delegato regionale della Uil Guido Sarritzu, Fulvia Murru (segretaria generale Uil  Fpl), l’urologo Roberto Scarpa (primario universitario del secondo policlinico Torino), Susanna Montaldo, segretaria regionale dell’associazione medici e dirigenti del sistema sanitario nazionale, il leader dell’Udc e consigliere regionale Giorgio Oppi, Luigi Cadeddu (medico dell’emergenza territoriale e, infine, il responsabile dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata, Andrea Pirastu.

Nel corso del dibattito sono inoltre previsti gli interventi di medici, di rappresentanti di categoria ed amministratori comunali.

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I segretari regionali della Funzione Pubblica CGIL, CISl Funzione Pubblica Davide Pateri e UIL Funzione Pubblica Fulvia Murru, hanno inviato una nota sulla vertenza AIAS al prefetto di Cagliari Giuliana Perrotta, al presidente della Regione Francesco Pigliaru e alle segreterie nazionali di categoria.

«La situazione della vertenza AIAS – si legge nella nota – recentemente non solo è peggiorata ma presenta, sotto diversi profili, elementi di pericoloso sbandamento nella conduzione dell’Associazione e Fondazione. Con senso di responsabilità e fortissima preoccupazione, chiediamo un urgente intervento, specificando che l’attuale situazione ha accresciuto tensioni, malessere diffuso e disperazione dei lavoratori che sono da otto mesi senza stipendio.»

«Attualmente la più grave crisi aziendale dell’Isola, gestita in un clima di relazioni sindacali mai viste in Sardegna – prosegue la nota -. L’escalation di procedimenti disciplinari molto pesanti, legati alle richieste di applicazione dell’articolo 1676 CC, licenziamenti di dirigenti sindacali, ripetute provocazioni verso lavoratori che reggono a fatica una situazione disperata, impongono alle Istituzioni preposte al controllo e rispetto dei contratti e convenzioni, di verificare se tutto ciò possa proseguire in questo modo. occorre fermare questa situazione, prima che qualcosa precipiti.»

«Tralasciamo al momento – si legge ancora nella nota sindacale – altri episodi e fatti molto gravi, comunque già noti. Sospendere dal servizio per dieci giorni lavoratori disperati, che hanno chiesto, come ribadito dall’assessore Arru, solo l’applicazione di una norma nazionale, è il segno che siamo arrivati davvero a un punto di non ritorno. La tenuta di un servizio così delicato per la Sardegna, impone scelte emergenziali prima che il clima aziendale precipiti ulteriormente.»

«Per molto meno – concludono CGIL, CISL e UIL della Funzione Pubblica – la Presidenza e la Giunta hanno convocato tavoli immediati. Vista la gravità della situazione, chiediamo una convocazione urgentissima.»

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

La commissione sanità, presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) ha continuato il ciclo di audizioni sulla riforma della rete ospedaliera ascoltando l’Anci e le organizzazioni sindacali.

Il presidente dell’Anci Pier Sandro Scano, in apertura, ha respinto «l’impressione secondo la quale i Sindaci vogliono difendere lo statu quo, anzi sono perfettamente consapevoli di trovarsi di fronte ad una riforma radicale della sanità sarda e, per questo, sono molto attenti a vedere come si realizzerà in ogni paese l’equilibrio fra rete ospedaliera, rete dei servizi e struttura di emergenza-urgenza in una visione di sistema che ancora non c’è; questo è il sentimento comune che, fra l’altro, ha ispirato le grandi mobilitazioni registrate nei territori».

Scano ha poi invitato la commissione ad una riflessione sul rapporto fra geografia istituzionale (derivante dalla riforma degli Enti locali) ed organizzazione sanitaria sostenendo che «quella istituzionale, che necessariamente avrà tempi più lunghi, deve essere considerata prioritaria; sotto questo profilo non sarebbe utile considerare la scadenza del 1° luglio (data in cui si vorrebbe far partire la nuova rete) con rigidità».

«La riforma – ha concluso – deve dare ai sardi pari diritti a prescindere dal luogo di residenza, questo non vuol dire che si deve avere tutto dappertutto quanto che i servizi devono essere uguali; qui entrano in gioco le istanze dei territori alcune delle quali, come quelle del Sassarese e delle isole minori, appaiono degne della massima attenzione, in una ottica complessiva che non può prevedere aree intoccabili, Cagliari compresa.»

Successivamente la commissione ha ascoltato i rappresentanti sindacali del comparto sanità. Per la Uil Fulvia Murru ha parlato di una “mini-riforma” che lascia nell’incertezza questioni importantissime come le cure territoriali e l’emergenza-urgenza, lascia aperto il problema del coordinamento con la riforma degli Enti locali, sottovaluta l’emergenza del personale sottoposto ad un forte stress dal blocco del turn-over, apre un fronte carico di interrogativi con il Mater Olbia che «rischia di desertificare l’offerta sanitaria pubblica».

A nome della Cgil, Roberta Gessa ha affermato che, «si tratta di una riforma che parte dalla testa anziché dalla base e dimentica pilastri come la rete dei servizi e l’Areus», evitando inoltre di affrontare alcuni nodi centrali della sanità pubblica: prevenzione, presa in carico del paziente sul territorio, liste d’attesa. Una riforma con queste lacune «rischia di far implodere il sistema – ha concluso – anche perché tutte le piante organiche delle aziende sarde sono fortemente sottodimensionate».

Critico anche Davide Paderi della Cisl, nei confronti di una riforma «che dice cosa bisogna fare in modo giusto ma sbaglia non indicando come si deve fare, aprendo una fase di transizione carica di incertezze in un settore delicatissimo». Secondo Paderi, poi, «dalla riforma è assente il problema del lavoro e lo sblocco parziale del turn over non è sufficiente a risolvere la situazione di molti reparti che stavano letteralmente scoppiando».

Giacomo Meloni, della Css, ha messo l’accento sulle carenze di una riforma che «contiene scelte interessanti ma poi non stanzia risorse e non ha il coraggio di fare scelte coerenti», esprimendo poi preoccupazione per la presenza di una struttura come il Mater Olbia che «potrebbe sottrarre risorse preziose alla sanità pubblica».

L’Ugl infine, con Lino Marroccu, ha segnalato alla commissione che la riforma dimentica colpevolmente quello che dovrebbe essere il cuore del cambiamento del sistema sanitario, le liste d’attesa: «Nel settore privato bastano pochi giorni ma nel pubblico ci vogliono mesi».

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Pier Sandro Scano A

La commissione Sanità ha continuato oggi il ciclo di audizioni sulla riforma della rete ospedaliera ascoltando l’Anci e le organizzazioni sindacali.

Il presidente dell’Anci, Pier Sandro Scano, in apertura, ha respinto «l’impressione secondo la quale i sindaci vogliono difendere lo statu quo, anzi sono perfettamente consapevoli di trovarsi di fronte ad una riforma radicale della sanità sarda e, per questo, sono molto attenti a vedere come si realizzerà in ogni paese l’equilibrio fra rete ospedaliera, rete dei servizi e struttura di emergenza-urgenza in una visione di sistema che ancora non c’è; questo è il sentimento comune che, fra l’altro, ha ispirato le grandi mobilitazioni registrate nei territori».

Pier Sandro Scano ha poi invitato la commissione ad una riflessione sul rapporto fra geografia istituzionale (derivante dalla riforma degli Enti locali) ed organizzazione sanitaria sostenendo che «quella istituzionale, che necessariamente avrà tempi più lunghi, deve essere considerata prioritaria; sotto questo profilo non sarebbe utile considerare la scadenza del 1° luglio (data in cui si vorrebbe far partire la nuova rete) con rigidità».

«La riforma – ha concluso – deve dare ai sardi pari diritti a prescindere dal luogo di residenza, questo non vuol dire che si deve avere tutto dappertutto quanto che i servizi devono essere uguali; qui entrano in gioco le istanze dei territori alcune delle quali, come quelle del Sassarese e delle isole minori, appaiono degne della massima attenzione, in una ottica complessiva che non può prevedere aree intoccabili, Cagliari compresa.»

Successivamente la commissione ha ascoltato i rappresentanti sindacali del comparto sanità. Per la Uil Fulvia Murru ha parlato di una “mini-riforma” che lascia nell’incertezza questioni importantissime come le cure territoriali e l’emergenza-urgenza, lascia aperto il problema del coordinamento con la riforma degli Enti locali, sottovaluta l’emergenza del personale sottoposto ad un forte stress dal blocco del turn-over, apre un fronte carico di interrogativi con il Mater Olbia che «rischia di desertificare l’offerta sanitaria pubblica».

A nome della Cgil, Roberta Gessa ha affermato che, «si tratta di una riforma che parte dalla testa anziché dalla base e dimentica pilastri come la rete dei servizi e l’Areus», evitando inoltre di affrontare alcuni nodi centrali della sanità pubblica: prevenzione, presa in carico del paziente sul territorio, liste d’attesa. Una riforma con queste lacune «rischia di far implodere il sistema – ha concluso – anche perché tutte le piante organiche delle aziende sarde sono fortemente sottodimensionate».

Critico anche Davide Paderi della Cisl, nei confronti di una riforma «che dice cosa bisogna fare in modo giusto ma sbaglia non indicando come si deve fare, aprendo una fase di transizione carica di incertezze in un settore delicatissimo». Secondo Paderi, poi, «dalla riforma è assente il problema del lavoro e lo sblocco parziale del turn over non è sufficiente a risolvere la situazione di molti reparti che stavano letteralmente scoppiando».

Giacomo Meloni, della Css, ha messo l’accento sulle carenze di una riforma che «contiene scelte interessanti ma poi non stanzia risorse e non ha il coraggio di fare scelte coerenti», esprimendo poi preoccupazione per la presenza di una struttura come il Mater Olbia che «potrebbe sottrarre risorse preziose alla sanità pubblica».

L’Ugl infine, con Lino Marroccu, ha segnalato alla commissione che la riforma dimentica colpevolmente quello che dovrebbe essere il cuore del cambiamento del sistema sanitario, le liste d’attesa: «Nel settore privato bastano pochi giorni ma nel pubblico ci vogliono mesi».

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Palazzo del Consiglio regionale A

I sindacati chiedono norme di salvaguardia più stringenti per i dipendenti e i precari delle Province, proroga dei contratti a tutto il 2016 per i lavoratori delle società in house, alla commissione “Autonomia” del Consiglio regionale, alla vigilia del dibattito sul Dl 176 sul riordino degli Enti locali che da domani sarà all’attenzione dell’Aula.

La commissione, presieduta da Francesco Agus, ha sentito i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, preoccupati per il futuro del personale degli enti intermedi.

«Il testo di legge in nostro possesso prevede un generico richiamo alla Delrio sulle tutele per il personale – ha detto il segretario della Cisl Funzione Pubblica Davide Paderi – ci sembra una posizione debole, è urgente prevedere clausole di salvaguardia più forti. Ancora non conosciamo il testo definitivo della riforma, ci aspettiamo un pronunciamento chiaro da parte della Giunta regionale. Sui posti di lavoro intanto sale la tensione, i lavoratori sono preoccupati per il loro futuro anche alla luce delle notizie che arrivano da altre regioni d’Italia dove l’attuazione della riforma nazionale non sta dando i risultati sperati.»

Fulvia Murru della Uil Funzione Pubblica ha invece chiesto garanzie sul mantenimento dell’articolo 71 del disegno di legge (Conservazione del trattamento giuridico ed economico per i dipendenti delle province trasferiti ad altri enti) e chiarezza sulle risorse finanziarie che la Regione destinerà al passaggio delle funzioni dalle province alle Unioni dei Comuni. «Deve essere rispettato il principio che il personale segue le funzioni – ha rimarcato Murru – questo deve valere anche per i lavoratori delle società in house che finora hanno assicurato lo svolgimento dei servizi essenziali per i cittadini».

Su questo fronte è intervenuto anche il segretario della Cgil Funzione Pubblica Antonio Cois che ha chiesto di prevedere una proroga dei contratti almeno fino al 31 dicembre 2016 per le società in house: «Questo provvedimento darebbe serenità ai lavoratori e garantirebbe la continuità dei servizi in attesa che la riforma degli enti locali entri a regime».

Sulla situazione drammatica delle società in house si sono soffermati anche Giuseppe Atzori (Fisascat Cisl) Vincenzo De Monte (Uil) e Sergio Codonesu (Cgil). Per molti lavoratori– hanno ricordato i rappresentanti sindacali – i contratti scadranno nei prossimi giorni. Nessuno dei commissari delle Province ha dato finora indicazioni per le proroghe, alcune società hanno già avviato le procedure di licenziamento collettivo. «C’è bisogno di tempo perché la riforma diventi operativa – ha sottolineato Codonesu – occorre trovare le risorse per assicurare la continuità dei servizi altrimenti tutte le società in house saranno costrette a chiudere con conseguenze gravi per tutti i cittadini».

Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri Mario Floris, Walter Piscedda, Piero Comandini e Salvatore Demontis. Il presidente Francesco Agus ha garantito l’impegno della Commissione per assicurare la continuità dei servizi svolti finora dalla Province: «La Regione – ha ricordato Agus – ha dovuto subire le conseguenze di una riforma decisa a livello nazionale che ha comportato tagli pesantissimi per le province. L’obiettivo ora è lavorare in sintonia con la Giunta e i parlamentari per arrivare ad una soluzione condivisa».

Francesco Agus ha auspicato l’accoglimento della proposta emendativa presentata in Parlamento alla Legge di Stabilità che prevede il superamento del precariato e l’estensione del contributo da 400 milioni di euro, stanziato a favore delle province delle Regioni a Statuto ordinario, anche per gli enti intermedi delle Regioni a Statuto Speciale (consentirebbe alla Sardegna di ottenere una dotazione di 15 milioni di euro). Il presidente, infine, ha concordato sul fatto che anche i lavoratori delle società in house debbano seguire le funzioni: «Il principio deve valere anche per loro. La totalità delle funzioni e delle competenze su scuole, ambiente e strade rimane alle province e i servizi legati a questi settori sono in capo alle società in house. Il testo che domani andrà in Aula si occupa del riordino degli Enti Locali e non tratta la materia finanziaria. L’ultima Conferenza Stato-Regioni ha chiarito che le norme sulla riduzione di spesa per il personale non si applicano alle Regioni a Statuto Speciale. La speranza – ha concluso Agus – è che la legge di stabilità metta a disposizione le risorse finanziarie necessarie a garantire il funzionamento del sistema degli Enti locali».