14 December, 2025
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E’ stato un confronto molto acceso quello tenutosi ieri pomeriggio nella sala consiliare del comune di San Giovanni Suergiu, nell’inchiesta pubblica attivata dalla Regione nell’ambito del procedimento riguardante la proposta di realizzazione di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi in località “Su Giri de sa Murta”, nella frazione di Is Urigus, comune di San Giovanni Suergiu, presentata dalla società a responsabilità limitata Ekosarda. L’inchiesta pubblica è stata attivata a seguito delle numerose osservazioni presentate dal comune di San Giovanni Suergiu, da cittadini e da associazioni del territorio, che hanno richiesto un confronto aperto e trasparente.

Alla presenza dei funzionari della Regione Sardegna, si sono ritrovati i responsabili della società proponente, la sindaca Elvira Usai con assessori e consiglieri comunali di maggioranza e minoranza, rappresentanti di diverse associazioni, tanti cittadini, in particolare della frazione di Is Urigus ma non solo.

Fin dalle prime battute, quando i responsabili dell’Ekosarda hanno iniziato la presentazione del progetto, prevista dall’inchiesta pubblica prima delle osservazioni degli altri soggetti interessati, Amministrazione comunale in testa, il clima si è surriscaldato.

In una serie di slide sono state illustrate le informazioni generali sul progetto, con classificazione dell’impianto in discarica per rifiuti speciali non pericolosi; in parte a fossa (sotto piano campagna) e in parte in rilevato (addossata a ridosso della collina esistente); su una superficie di circa 9 ettari; per una volumetria netta di 323.164 metri cubi, di cui 186.000 metri cubi circa sotto piano campagna e 142.000 metri cubi circa sopra piano campagna. Le contestazioni sono state fortissime anche in relazione alla vicinanza con i centri abitati, dai presentatori così quantificate in distanze: 750 metri da Is Urigus, 1.350 metri da Is Gannaus, 4.000 metri da San Giovanni Suergiu e 4.100 metri da Carbonia. Distanze che, a detta dei numerosi intervenuti, sono in realtà molto inferiori, con alcune case ad alcune centinaia di metri, il campo di calcio e le strutture adiacenti e lo stesso asilo molto più vicini al sito interessato dal progetto, rispetto a quanto dichiarato dai proponenti.

Ad aprire gli interventi è stata la sindaca Elvira Usai, che ha motivato con alcuni passaggi durissimi il “NO” alla realizzazione della discarica a “Su Giri de sa Murta”.

I numerosi interventi seguiti a quello della sindaca, complessivamente una ventina, hanno bocciato il progetto… Loredana Carrogu, progettista in ambito sociale e culturale, e Silvio Nocco, medico cardiologo; Giorgio Querzoli, responsabile scientifico di Legambiente Sardegna, e Alessandro Madeddu, presidente Anspi; Graziano Bullegas, presidente regionale di Italia Nostra, e Sergio Porceddu, agente di assicurazioni in pensione; Rosario Spanu, residente vicino alla cava, e Marco Zusa, vice sindaco del comune di San Giovanni Suergiu; don Antonio Mura, responsabile della Pastorale per il Sociale e il Lavoro della diocesi di Iglesias, con un messaggio inviato su Whatsapp, e Alessandro Moi, cittadino; Sergio Madeddu, presidente dell’Auser di San Giovanni Suergiu, e Daniele Baglivi, dirigente della Pol. Is Urigus; Francesco Giganti, presidente del Banco SOS Alimentare, e Angelo Cremone, Sardegna pulita; Erika Floris, consigliera di minoranza del comune di San Giovanni Suergiu, e Roberto Puddu, ex segretario della Camera del Lavoro CGIL del Sulcis Iglesiente; Luisa Poggi, cittadina di Carbonia, e Giampiero Cabras; e, infine, Cenzo Satta, rappresentante legale di Smart Soa Villacidro…

Tutti hanno bocciato il progetto. Diverse le motivazioni: dalla pericolosità dei rifiuti che verrebbero destinati alla discarica, alla vicinanza della stessa dal centro abitato, con conseguenze sanitarie e ambientali disastrose; dall’incompatibilità della realizzazione di una nuova discarica con la vocazione economica del territorio su agricoltura e allevamento, alla discutibile affidabilità del progetto e della stessa società proponente, priva di dipendenti e con un capitale sociale minimo.

L’inchiesta pubblica è stata sicuramente un passaggio importante per il procedimento autorizzativo con la richiesta presentata dalla società Ekosarda, ora la Regione dovrà fare le sua valutazioni.

Giampaolo Cirronis

«La sentenza è una grande vittoria per la lotta alla crisi climatica, l’indipendenza energetica del Paese e l’abbassamento delle bollette che gravano sui bilanci di famiglie e aziende.» È questo il commento di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, alla sentenza del Tar del Lazio al ricorso presentato da ANEV, che smonta una parte importante del decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sulle aree idonee per lo sviluppo delle rinnovabili. La sentenza annulla i commi 2 e 3 dell’articolo 7 del DM aree idonee che garantivano una ampia e incomprensibile discrezionalità alleRegioni.
«Il MASE continua Stefano Ciafaniproceda velocemente a riscrivere il decreto ministeriale e le Regioni si adeguino alla sentenza del TAR Lazio, garantendo uno sviluppo veloce e ordinato degli impianti a fonti rinnovabili e sotterrando per sempre quell’ascia di guerra contro le fonti pulite, in primis fotovoltaico ed eolico, che non abbiamo mai visto usare purtroppo contro i veri scempi che hanno devastato, in alcuni casi in modo permanente, il paesaggio del Belpaese.»
La sentenza
I principali punti rilevati nel DM del 21 giugno 2024 dal TAR del Lazio riguardano in primo luogo la mancanza di principi e criteri omogenei a livello nazionale per l’individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione degli impianti FER, sottolineando che l’articolo 7, comma 2, del Decreto si limita sostanzialmente a ripetere quanto già previsto dalla legge 53/2021; in secondo luogo, i giudici evidenziano che le eventuali limitazioni alla realizzazione di impianti FER devono essere proporzionate, ragionevoli e giustificate da motivazioni ambientali e paesaggistiche concrete e adeguate, senza impedire in modo aprioristico e vincolante la realizzazione di tali impianti, e perciò ritengono illegittima la discrezionalità lasciata alle Regioni di individuare, senza specifiche motivazioni, una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto, proporzionata al bene oggetto di tutela, fino a un massimo di 7 km.
Infine, il TAR ritiene fondato il motivo di ricorso, con il quale è stata contestata la legittimità del DM per l’assenza di una normativa transitoria di salvaguardia dei procedimenti di autorizzazione degli impianti FER in corso di svolgimento. Di conseguenza, obbliga le amministrazioni ministeriali a rieditare i criteri per la individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili.

In conseguenza della sentenza del TAR, la Regione Sardegna dovrà rivedere la definizione delle aree idonee e non idonee contenuta nella legge regionale 20/2024. Si tratta di un’opportunità preziosa per rimettere in discussione un approccio aprioristico che ha portato a considerare la quasi totalità del territorio sardo come non idoneo, compromettendo le potenzialità della transizione energetica in Sardegna sia in termini di riduzione delle emissioni che di sviluppo sostenibile.
«Ci auguriamo che il Governo provveda con rapidità all’esecuzione del dettato della sentenzadichiara Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegnae che la Regione scelga questa volta di governare il processo di transizione affrontando il tema delle aree idonee in maniera propositiva, raccogliendo la sfida culturale incardinata sulla costruzione di una nuova relazione tra impianti e paesaggio.»
«La transizione energetica è un processo complessoaggiunge Giorgio Querzoli, responsabile scientifico di Legambiente Sardegnae le scelte che faremo avranno conseguenze importanti e durature per la nostra regione: energia a buon prezzo per i sardi e per le imprese che vorranno scegliere di investire in Sardegna, meno ciminiere ed emissioni climalteranti, indipendenza energetica e nuovi posti di lavoro in un settore in grande crescita e che guarda al futuro.»

La sala consiliare del comune di Carbonia ieri sera ha ospitato un incontro dibattito su “La transizione energetica della Sardegna”, organizzato da Legambiente Sardegna con il patrocinio del comune di Carbonia. Dopo l’introduzione di Maurizio Soddu, referente territoriale di Legambiente, l’assessore dei Lavori pubblici e dell’Ambiente del comune di Carbonia Manolo Mureddu, ha spiegato quanto ha sta facendo l’Amministrazione comunale cittadina per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico dal basso, concentrando l’attenzione sul rapporto stretto instaurato con la Sotacarbo, impegnata in un ambizioso progetto per una transizione energetica attraverso l’idrogeno, che ha poi presentato nel dettaglio dal presidente della Sotacarbo Mario Porcu, dopo l’intervento di Giorgio Querzoli, responsabile scientifico di Legambiente Sardegna.

Sono poi intervenuti Carlo Torchiani, componente del Comitato scientifico di Legambiente Sardegna, sulle problematiche legate ai cambiamenti climatici; Matteo Tidili, meteorologo di Rai Sardegna, ancora sui cambiamenti climatici e sui possibili eventi estremi che potrebbero interessare la Sardegna; il sindaco di Portoscuso, Ignazio Atzori; Annalisa Columbu, componente del direttivo di Legambiente Sardegna, sulle sfide e le opportunità della transizione ecologica; Vincenzo Tiana, componente del comitato scientifico di Legambiente Sardegna, sul futuro per l’utilizzo del gas. Conclusioni della presidente di Legambiente Sardegna Marta Battaglia. E’ stato dato spazio anche agli interventi dei presenti in sala.

Interviste a Marta Battaglia e Manolo Mureddu

Nella difficile fase della transizione dal modello basato sulle energie fossili alle rinnovabili, Legambiente ha costantemente richiamato le istituzioni ad adottare politiche basate:

  • sul governo pubblico del bene comune-energia a livello regionale,
  • sul cointeressamento e corresponsabilizzazione delle istituzioni e delle comunità locali nelle scelte fondamentali che riguardano in maniera immediata e diretta il loro territorio e in definitiva il loro futuro,
  • su un progetto di sviluppo sostenibile che contemperi in una pianificazione unitaria l’indifferibile e urgente necessità di transizione verso un modello virtuoso di produzione energetica con le qualità paesaggistiche, culturali e ambientali del territorio, da cui dipende in buona misura il suo futuro, il progresso e l’innovazione tecnologica dell’isola, la coesione del suo corpo sociale.

La sostanziale rinuncia, attuata sino ad ora, a pianificare il rapporto tra paesaggio, territorio ed energia da parte dell’istituzione regionale ha alimentato le conflittualità dentro il tessuto delle comunità locali e sta indebolendo la coesione sociale, il cui rafforzamento è invece uno dei cardini del Green Deal europeo, alimentando un diffuso negazionismo sulla crisi climatica e sui suoi effetti.

Negli ultimi 5 anni abbiamo assistito ad una sostanziale stasi nell’approvazione degli impianti utility scale: occorre un cambio di passo, e che le istituzioni, e specialmente la Regione, riprendano in mano il governo pubblico dell’energia rispetto al paesaggio, con il coinvolgimento degli Enti locali.  Se vogliamo la transizione energetica di qualità che i sardi meritano, e della quale hanno diritto, è necessario governare il processo e non subirlo. Chiediamo che si parta da un intenso e ben definito programma di lavoro basato su una grande mobilitazione delle migliori risorse per accelerare la pianificazione con i tre strumenti che la norma approvata ieri dal Consiglio individua:

  1. l’estensione del PPR alle zone interne, affinché si inserisca la transizione energetica in una visione globale che coniughi tutela e sviluppo del territorio e del paesaggio;
  2. un piano energetico, costruito con la partecipazione attiva dei territori, con criteri e buone pratiche per la realizzazione di impianti eolici, fotovoltaici e accumuli che si integrino coerentemente nel territorio, senza danneggiare il paesaggio, e salvaguardando i servizi ecosistemici;
  3. l’individuazione delle aree idonee nel quadro del decreto sulle aree idonee appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

«La centralità e importanza di queste risposte non devono però diventare un alibi per derubricare nei fatti la transizione necessaria e urgente ad obiettivo di sfondoafferma la presidente di Legambiente Sardegna, Marta Battaglia -. Legambiente Sardegna prende atto dell’intensa e plurale azione pianificatoria prospettata ieri dalla legge approvata dal Consiglio Regionale e auspica che questa sia svolta rapidamente e con il ruolo attivo delle comunità e dei territori. La nostra associazione sarà esigente nella vigilanza sui tempi e sui modi del processo di transizione energetica e, soprattutto, sui risultati finali, e si rende disponibile come interlocutore critico ma proattivo per il raggiungimento degli obiettivi condivisi della giusta transizione.»

«Per realizzare la transizione energetica e combattere il cambiamento climatico di cui la Sardegna già oggi subisce i drammatici effettiaggiunge Giorgio Querzoli, responsabile scientifico di Legambiente Sardegnaè necessario raggiungere rapidamente gli obiettivi posti dal governo dei 6.2 GW di energia rinnovabile e spegnere le centrali a carbone. Perché questa grande trasformazione diventi un’occasione di sviluppo per la Sardegna serve però una politica che promuova la filiera industriale delle rinnovabili sul nostro territorio.»

Gli obiettivi di lavoro sono chiari e condivisi:

  • configurare i “paesaggi energetici” innovativi e di qualità;
  • scongiurare i danni al paesaggio, al territorio e alle comunità, inevitabili se non si rallenta e arresta il cambiamento climatico;
  • migliorare i servizi ecosistemici e aumentare il capitale naturale rafforzando la biodiversità;
  • incrementare i benefici sociali ed economici della transizione energetica, che può e deve essere un’occasione di sviluppo per l’Isola.

La concentrazione della CO2 in atmosfera ha continuato globalmente ad aumentare fino a 424 ppm. In Sardegna si registra un livello di emissioni di CO2 molto elevato che, negli ultimi anni, si è attestato sui 15 milioni di ton/annue vale a dire 9 ton pro capite, mentre la media nazionale è 7.

Negli ultimi anni abbiamo goduto di una serie meteorologica relativamente piovosa ed abbiamo dimenticato la crisi dei primi anni 2000, ma la Sardegna, come evidenzia l’emergenza siccità di questi mesi, è una regione particolarmente vulnerabile, al centro del Mediterraneo, una delle zone più sensibili ai cambiamenti climatici del mondo, in cui già ora l’aumento della temperatura è doppio di quello mondiale. Infatti, mentre l’aumento di temperatura media globale tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo si attesta attorno ai 0,85°C, nel bacino del Mediterraneo l’aumento è pari a 1,3°C, e in Sardegna la temperatura media è aumentata dal 1979 al 2023 di ben 2,1°C. Dal punto di vista del regime climatico, la nostra Regione è al limite della desertificazione, un fenomeno che sarebbe irreversibile, ridurrebbe drasticamente la disponibilità della risorsa idrica e la produzione agricola nella nostra isola e stravolgerebbe il paesaggio.

Ci sono poi da considerare le conseguenze dell’aumento del livello del mare, anch’esso in forte accelerazione: se dal 1961 al 2003 l’aumento annuo è stato, a livello globale, di 1.8mm, ma se consideriamo solo il periodo più recente, dal 1993 al 2003, l’aumento è stato di ben 3.1mm annui. Al 2100 l’aumento che le previsioni più prudenti indicano è di quasi 1 metro (840mm). Le conseguenze per le coste della Sardegna sarebbero un arretramento generalizzato, con intere zone costiere, come quelle di Cagliari od Oristano, inserite da ENEA tra le aree a rischio inondazione, che vedrebbero cambiare completamente la geografia, sommergendo aree oggi completamente antropizzate.

La transizione energetica è dunque necessaria e urgente in primo luogo per dare un contributo a prevenire cambiamenti che stanno già mettendo in crisi la Sardegna, e fare di tutto per evitare che la nostra isola diventi arida e inospitale.

Occorre perciò reagire subito. Chiediamo che venga costituita una doppia task-force che affronti in stretto coordinamento e con velocità ed efficienza il processo nelle due componenti, energia e paesaggio, che la norma appena approvata prospetta:

  • se il PPR vigente fu adottato in un anno, si può ritenere questo un tempo congruo anche per il completamento sulle aree interne, accorciando dunque i tempi;  un adeguato censimento dei territori potrà individuare in tempi ragionevoli ambiti di paesaggio compatibili con gli impianti necessari;
  • occorre contestualmente affrontare il nodo critico del pregresso che si è accumulato negli ultimi anni, con i progetti dislocati nei paesaggi regionali in assenza di indirizzi orientati alla salvaguardia del bene comune ma sulla base delle sole esigenze produttive; è indispensabile rafforzare la capacità di analisi da parte delle strutture istruttorie, per scartare i progetti impropri e individuare immediatamente quelli coerenti.

Venerdì 10 novembre, alle 15.30, nell’Aula consiliare di Piazza Repubblica, ad Assemini, si terrà un convegno sugli scenari energetici nel Sud Sardegna, focus sui grandi parchi eolici e fotovoltaici, impatto ambientale e benefici per la comunità locale.

Dopo i saluti del sindaco di Assemini Mario Puddu e del presidente del Circolo Legambiente Assemini Antonello Deidda, sono previsti numerosi interventi:

Per un Futuro all’insegna del Green Deal – Vincenzo Tiana, responsabile Energia Legambiente Sardegna

Programmi della Regione – Marco Porcu, assessore regionale della Difesa dell’Ambiente

Prospettive energetiche in Sardegna – Fabrizio Pilo, Università di Cagliari

Il ruolo delle comunità locali: il caso Villamassargia – Debora Porrà sindaca del comune di Villamassargia

I Paesaggi dell’energia – Antonello Sanna Università di Cagliari, Comitato Scientifico Legambiente Sardegna

Esperienza innovativa nel mondo agropastorale – Salvatore Pala, presidente drll’Unione Pastori di Nurri

Percorsi di copianificazione per progetti di sviluppo – Alessia Meloni, assessore LLPP del comune di Assemini

La realtà del Comune di Assemini – Francesco Murtas, assessore dello Sviluppo economico del comune di Assemini

Mancata programmazione energetica: il caso di Guspini – Giuseppe De Fanti, sindaco del comune di Guspini

Le realtà rurali, integrazioni col tessuto produttivo e la valorizzazione del paesaggio – Giacomo Porcu sindaco del comune di Uta

Una giusta transizione ecologica in Sardegna – Giorgio Querzoli, coordinatore del Comitato Scientifico Legambiente Sardegna.

Coordinerà il dibattito Alberto Nioi, presidente del Consiglio comunale di Assemini.