14 December, 2025
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Grande affluenza di pubblico anche per l’ultima giornata del Porto Cervo Wine & Food Festival: tantissima gente ha affollato il Conference Center dell’hotel Cervo per conoscere da vicino le eccellenze enogastronomiche protagoniste dell’evento che da nove anni porta in Costa Smeralda le migliori produzioni sarde e nazionali. La rassegna è stata organizzata da Marriott Costa Smeralda, che gestisce gli hotel di proprietà della Qatar Holding. Tre giorni di degustazioni e dibattiti incentrati sulle proprietà benefiche del cibo e del vino, tra curiosità e momenti di intrattenimento di alto profilo. Sabato sera, al termine della cena di gala riservata ai produttori nel ristorante dell’hotel Cala di Volpe, la star della musica Jazz & Soul, Mario Biondi, ha saputo stupire il pubblico presente con un’esibizione ricca di passione, inventiva e talento.

Negli ultimi anni, in Sardegna, sono state fatte alcune importanti scoperte archeologiche che hanno consentito di riscrivere la storia del vino in Europa. Gianni Bacchetta, direttore dell’Orto botanico di Cagliari e professore dell’Università di Cagliari, questa mattina nel giardino del Conference Center di Porto Cervo, ha spiegato il percorso scientifico che sta consentendo di svelare, uno dopo l’altro, tutti i segreti della viticoltura nell’isola. Una storia lunga 4.500 anni. «Nei pressi di Santadi sono stati ritrovati dei vinaccioli databili al 2500 A.C. – ha raccontato Bacchetta – mentre lungo il corso del Tirso, nel villaggio nuragico di Sa Osa, sono emersi dei pozzi in cui erano perfettamente conservati dei beni alimentari risalenti al 1400 A.C: vi erano noci, meloni, carne di cervo, e due tipi di uva: malvasia e vernaccia». Il vino era una bevanda diffusa nella Mezzaluna fertile già nel 6000 Avanti Cristo. Poco dopo raggiunse le sponde del Mediterraneo orientale ma in Europa arrivò molto tempo dopo. Il torchio più antico finora ritrovato nel Continente europeo è stato scoperto proprio in Sardegna, a Monastir, e risale al nono secolo Avanti Cristo. «Di fatto, i nuragici avevano già sviluppato queste capacità prima di qualsiasi altro popolo europeo. Ora però siamo a conoscenza di nuove ritrovamenti che ci consentono di retrodatare ulteriormente questa scoperta». Secondo il professore dell’Università di Cagliari, i nuragici hanno saputo coltivare il vitigno del Cannonau per primi e poi sono riusciti a esportarlo fuori dall’isola, da dove si è poi diffuso in varie zone dell’Europa. Bacchetta è a capo del progetto scientifico che sta analizzando le peculiarità genetiche degli vitigni nuragici. «L’obiettivo è quello di riprodurre lo stesso vitigno, e quindi lo stesso vino, che si produceva 4 mila anni fa».

Altro protagonista della mattinata del Porto Cervo Wine & Food Festival è stato Giuseppe Carrus, giornalista e referente del Gambero Rosso: «Per troppo tempo le aziende vitivinicole isolane hanno dato grande risalto ai singoli brand, alle etichette e ai loro nomi, relegando la loro zona di provenienza in diciture oscure, minuscole, quasi illeggibili e certamente ignorate. Questo è accaduto per decenni. La Sardegna, intesa come luogo di produzione di grandi vini, di fatto non è abbastanza riconosciuta. Già dagli anni ’80 avrebbe potuto valorizzare le sue caratteristiche derivanti dall’estrema varietà delle condizioni climatiche, invece si è preferito puntare tutto sulle denominazioni commerciali».

Uno dei momenti più partecipati del Festival è stato quello dedicato alla cucina dei centenari. Ai fornelli dello show cooking organizzato nel giardino del Conference Center, due chef di fama internazionale: il giapponese Hiro e il cuoco di Samassi Alberto Sanna. Entrambi hanno proposto piatti che rappresentano gli elementi caratterizzanti della Sardegna e di Okinawa. Due isole in cui si vive più a lungo rispetto alla media mondiale e che, proprio in ragione di questo, sono inserite a pieno titolo nell’elenco delle “terre dei centenari”. Durante l’esibizione culinaria, gli chef hanno proposto il matrimonio tra i prodotti della terra del mare: gamberi marinati crudi con un tocco di sapore dato dalla rapa rossa, per Chef Hiro; rotolo di semola al nero di seppia mantecato al merluzzo con gel di pomodoro camona, per Alberto Sanna. Materie prime semplici e genuine che, assieme ad uno stile di vita sereno, rappresentano uno degli elementi chiave della longevità.

Nel pomeriggio, il giornalista di Rai Due Bruno Gambacorta ha intervistato Clara e Gigi Padovani, saggisti, autori del libro “Tiramisù – storia, curiosità, interpretazioni del dolce italiano più amato”, una divertente diatriba sull’origine di questo goloso dessert.

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Si è chiusa ieri, a Verona, la 51ª edizione del Vinitaly, la più prestigiosa rassegna mondiale dei vini e dei distillati, con un bilancio straordinario per le 98 aziende sarde, 71 inserite nella Collettiva regionale e 22 organizzate per conto proprio, che hanno portato a casa ben 39 premi dei 441 assegnati. Il concorso internazionale, aperto ai migliori vini del mondo, ha valutato con le cinque stelle tutti i prodotti che hanno ottenuto un punteggio di almeno 90, inserendoli nella prima guida 5Star Wine the Book 2017. Negli spazi di Veronafiere, 4.270 aziende provenienti da 30 Stati si sono presentate ai 128mila visitatori di 142 Paesi e a oltre 30mila buyer stranieri, cresciuti dell’8% rispetto allo scorso anno.
L’ultimo giorno in fiera programmato dalla Regione Sardegna ha raccontato i vitigni della vernaccia: circa 370 ettolitri prodotti nei 333 ettari coltivati in tutta l’Isola, di cui 270 nella sola provincia di Oristano. Se nel decennio 1990-2000 le produzioni erano in media intorno ai 1.400/1.500 ettolitri, nel 2010 si è arrivati al minimo storico di soli 200 ettolitri certificati con il Dominio di Origine. Una inversione di marcia in questi ultimi anni dovuta soprattutto a una fase di rilancio portata avanti dai produttori che, supportati dalla Regione, stanno permettendo al vitigno autoctono di ritagliarsi un mercato di nicchia fra nuovi e vecchi estimatori.
Le iniziative di oggi sono state aperte da Giuseppe Carrus, vice curatore della guida Vini buoni d’Italia del Gambero Rosso, con il supporto di Pier Paolo Fiori, agronomo dell’Agenzia Agris, che ha presentato “La Vernaccia, l’oro di Oristano”. A seguire la degustazione di 6 tipologie di vernaccia differenti per età e per zona di origine. Fiori, ha inoltre presentato le principali DO e IG regionali da vitigni Torbato, Semidano, Cagnulari e Bovale sardo, e dei loro terroir più significativi. È seguita poi una degustazione guidata di 5 vini, in abbinamento con i prodotti della gastronomia tradizionale (formaggi, salumi, pani).
«Non possiamo che essere più che orgogliosi del risultato straordinario portato a casa dalla delegazione dei viticoltori sarda. Da Verona abbiamo raccontato a tutto il mondo una terra di produzioni enologiche di eccellenza, frutto di un lavoro costante di tanti imprenditori, grandi e piccoli, che si stanno affacciando sui mercati internazionali sicuri di proporre ai consumatori una qualità unica che viene da un ambiente e una tradizione che pochi possono vantare.»
L’assessore regionale dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, ha concluso così, invitando il mondo dell’impresa e la politica a lavorare ancora più assieme: «Dobbiamo fare più sistema, più rete, massa critica per presentarci con la giusta forza nell’export destinato ai mercati storici e a quelli emergenti. La Regione c’è ed è pronta a fare la sua parte».
La vernaccia è un vitigno di antichissime origini: importanti reperti archeologici provenienti da Tharros (nei pressi dell’odierna Cabras, Oristano) lasciano presumere che venisse coltivato già in epoca fenicia. C’è chi ritiene che si tratti addirittura di un vitigno autoctono, dato che il suo nome deriva dal latino vernaculus, domestico, e indica, dunque, un’uva tipica del luogo. Questo spiegherebbe inoltre la presenza di altre “vernacce”, del tutto dissimili da quella sarda, in diverse aree viticole italiane. Oggi la sua coltivazione è limitata quasi esclusivamente alla provincia di Oristano, dove tecniche particolari di vinificazione e affinamento lo rendono un vino di grande complessità e longevità. Le botti di rovere o castagno in cui viene custodito vengono lasciate scolme, in modo che la presenza di ossigeno favorisca lo sviluppo di particolari lieviti durante la maturazione, capaci di formare un caratteristico velo denominato “flor”, che contribuisce a sviluppare il tipico aroma del vino. La vernaccia di Oristano si presenta nella versione secca, non rinforzata (usata anche come vino da pasto), oppure nella versione liquorosa. È un vino dal colore giallo scuro o ambrato, soprattutto per le versioni che hanno subito un lungo affinamento, e il suo profilo olfattivo è molto complesso e ricco, dominato da note di mandorla amara e arricchito da sentori di frutta candita, miele, vaniglia. Oltre alla DOC vernaccia di Oristano, prima Denominazione riconosciuta in Sardegna nel 1971, da questo tipico vitigno, si ottiene anche un vino bianco giovane che viene commercializzato come IGT “Valle del Tirso”.

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Dopo il Vermentino e il Cannonau, presentati domenica e ieri nel Padiglione 8 riservato alla Regione Sardegna nel Veronafiere di Vinitaly, oggi è stata la grande giornata dedicata ai vitigni del Carignano. Circa 17mila ettolitri prodotti ogni anno, sostanzialmente in media nel quinquennio 2010-2014, su 2mila ettari coltivati soprattutto nella provincia storica di Cagliari (1876 ettari) e in particolare nei territori del Sulcis.
La vetrina odierna si è aperta questa mattina con il giornalista enogastronomico e redattore della guida dell’Espresso e di Scatti di Gusto, Stefano Ronconi, che con Pier Paolo Fiori, dell’Agenzia regionale Agris, hanno presentato “Il Carignano e la sabbia: un rapporto antico per un vino moderno”. A seguire si sono tenute le degustazioni di 8 tipologie di Carignano accompagnate da prodotti tipici sardi. All’iniziativa erano presenti diversi giornalisti esperti del settore. L’agronomo di Agris ha poi introdotto i lavori su “Cannonau e Carignano, l’espressione dei grandi rossi”. Pier Paolo Fiori ha illustrato le principali DOP regionali prodotte da vitigni Cannonau e Carignano e i loro territori di espressione. Anche in questo caso è seguita una degustazione guidata di 6 vini, in abbinamento con prodotti di eccellenza della gastronomia tradizionale sarda: formaggi e salumi finemente ricercati. Sui tavoli 3 Carignano e 3 Cannonau. I primi accompagnati da 3 salumi di montagna: di cui uno di capra e uno di pecora. I secondi affiancati da 3 formaggi da latte crudo di breve e media stagionatura: dal vaccino al pecorino passando per il caprino. A chiudere la cornice dei prodotti tipici i pani della tradizione: pistoccu e carasau. Il faccia a faccia con le delegazioni estere, organizzato nel pomeriggio, è stato curato con il Vinitaly Incoming da Luigi Usai dell’assessorato dell’Agricoltura. Una delegazione di 12 statunitensi e 8 canadesi hanno partecipato alla presentazione dei vini. Al primo gruppo sono stati presentati Cannonau, Carignano, Vermentino e Vernaccia, mentre i secondi hanno chiesto di conoscere anche Nuragus e Moscato.
Il Carignano è un vitigno a bacca rossa coltivato prevalentemente nella zona del Sulcis, nella Sardegna sud-occidentale. La sua superficie di coltivazione rappresenta appena il 7% del totale regionale, ma nonostante la sua limitata diffusione il Carignano è certamente uno dei vitigni più interessanti dell’enologia sarda. Si suppone che possa essere stato introdotto sull’isola dai Fenici, attraverso l’antico approdo di Solky, le cui rovine sono ancora visibili nell’isola di Sant’Antioco. L’ipotesi sarebbe supportata dalla presenza del vitigno anche in altre regioni viticole del Mediterraneo interessate da insediamenti fenici, come Tunisia, Marocco e Algeria. Una seconda ipotesi lega la sua introduzione al periodo aragonese, in considerazione del fatto che il vitigno viene denominato anche con il nome dialettale di Axina de Spagna. Il Carignano è presente anche in Spagna e in Francia. In Sardegna viene utilizzato per la vinificazione e la produzione della DOC Carignano del Sulcis (riconosciuta nel 1977) e di diverse IGT. Il vitigno ha una forte resistenza ai venti marini, che gli ha consentito di attecchire e svilupparsi sui terreni sabbiosi e assolati del Sulcis. Ne deriva un vino longevo, dal colore rubino intenso e brillante, caratterizzato da profumi caldi e avvolgenti e sentori leggermente erbacei. Il gusto è secco, sapido, pieno e persistente, leggermente tannico.
L’ultimo giorno del Sardegna Vinitaly sarà dedicato alla Vernaccia. Gli appuntamenti partiranno dalle 10.30 con Giuseppe Carrus, vice curatore della guida Vini buoni d’Italia del Gambero Rosso, che presenterà “La Vernaccia, l’oro di Oristano”, a cui seguiranno degustazioni di 8 tipologie di Vernaccia.

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La campagna solitamente silenziosa, che si estende intorno alla chiesetta millenaria dedicata a Santa Maria, a Palmas vecchio, la notte del 31 agosto, è diventata lo scenario che ha accolto i Tenores di Bitti “Remunnu ‘e Locu”, quali preziosi ospiti per l’anteprima del festival del jazz, che si terrà a Sant’Anna Arresi da oggi al 10 settembre.

A pianificare l’evento è stata l’associazione “Palmas Vecchio”, che si è impegnata tantissimo affinché la serata fosse un successo e la numerosa presenza di pubblico, oltre le più rosee previsioni, ha certamente premiato le loro “fatiche organizzative”.

Prima del concerto, ci sono stati una serie di interventi… il padrone di casa Marco Madeddu ha ringraziato coloro che hanno reso possibile il tutto; quindi sono seguiti i saluti del sindaco Elvira Usai; due rappresentanti dell’associazione culturale Punta Giara, Paolo Sodde ed Enrica Lotta, hanno esposto a grandi linee, in italiano e in inglese, il programma del XXXI festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”; Ponziana Ledda ha invece esposto “Venti Paralleli”, ossia il programma di iniziative di natura archeologica, enogastronomica e legate alle erbe presenti nel territorio, che si svolgeranno nei giorni del Festival.

La dottoressa Sabrina Sabiu ed il professor Jeff Grosh, infine, hanno presentato in italiano e in inglese una sintesi della storia della chiesetta dedicata a Santa Maria.

Una volta delineata la cornice della serata, sono entrati in scena loro… i tanto attesi Tenores di Bitti “Remunnu ‘e Locu” e, in un attimo, si è creata la giusta atmosfera per accogliere sino al profondo dell’anima quella musicalità e quell’armonia tanto legate alla nostra tradizione più lontana.

I primi canti eseguiti erano legati al profano: un solista cantava i versi ed il coro rispondeva con delle sillabe cadenzate e ritmate tanto da risultare di una omogeneità sorprendente. Ogni esecuzione era intercalata da brevi ed accattivanti parole da parte del leader del gruppo, Daniele Cossellu, oche e mesu oche, che con passione e sorrisi ha reso il pubblico partecipe di particolari interessanti legati al coro.

Daniele Cossellu e gli altri membri Dino Ruiu, oche e mesu oche, Mario Pira, bassu e Pierluigi Giorno, contra, hanno, in un secondo momento, deliziato l’udito dei presenti facendo sentire le singole voci per poi fondersi di nuovo insieme regalando un’emozione unica che ben si sposava con la location scelta.

Un breve intervallo dedicato al palato con un assaggio di prodotti tipicamente sardi ed un calice di vino, entrambi offerti dagli sponsor, la Cantina Mesa di Sant’Anna Arresi e il Conad di Giuseppe Carrus di Sant’Antioco, con i dolci preparati dalle donne dell’associazione Palmas Vecchio, hanno quindi reso la scena alla seconda parte del concerto.

Il canto sacro ha preso il posto del profano e sin dalla prima esecuzione si è notata una differenza…il solista cantava i versi che poi venivano ripresi dal gruppo, quindi non più sillabe come avveniva con i canti profani.

Il pubblico, data la spettacolare performance non ha esitato a chiedere il bis, mostrando così di gradire questo tuffo nel passato, questo riecheggiare di melodie antiche gustate ancor più sotto un cielo stellato di una magica notte estiva.

Al termine del concerto i tenores hanno amabilmente risposto alle domande delle persone che una dopo l’altra si sono avvicinate a complimentarsi con loro.

Il gruppo ha ringraziato per l’accoglienza ricevuta e per l’inaspettato dono di un murale realizzato dall’artista Salvatore Filia di Carbonia, noto per le sue tante esposizioni anche nella penisola e non solo. Il soggetto raffigura un gruppo di tenores impegnati in un’esecuzione canora.

Eventi come questi sarebbero da proporre più spesso, perché hanno la facoltà di riportare in vita vecchi ricordi, o di scoprire cose sconosciute del passato, quando le tradizioni non permettevano che nulla venisse scordato…

Questo è importante, insegnare alle nuove generazioni… ricordare per non dimenticare mai… e Daniele Cossellu con le sue parole e quel particolare brillio negli occhi, ha fatto in modo che arrivasse come messaggio dritto al cuore di tutti presenti.

Nadia Pische

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Arrivano da Londra altri prestigiosi riconoscimenti internazionali per i vini della Cantina gallurese Siddùra. Il Cagnulari Bàcco 2014 Isola dei Nuraghi, ha vinto l’oro in uno dei più prestigiosi concorsi internazionali, l’International Wine Challenge 2016. La manifestazione si è svolta a Londra alcuni giorni fa: la giuria, composta da cinque tra i massimi esperti di vino a livello mondiale, ha attestato la medaglia d’oro al Cagnulari in purezza Bàcco dell’annata 2014 prodotto dalla cantina gallurese. Il grande risultato ottenuto dal rosso di Siddùra, non è l’unica sorpresa arrivata da Londra: il Vermentino di Gallura Spèra 2014 e il Cannonau in purezza Fòla 2013 hanno ottenuto la medaglia d’argento.

Dino Dini, l’enologo di Siddùra, riguardo ai riconoscimenti ottenuti a Londra, commenta: «Mi emoziona sempre di più vedere vitigni autoctoni della Sardegna salire sui primi gradini del podio di concorsi internazionali come l’International Wine Challenge. I nostri Cagnulari, Cannonau e Vermentino di Gallura sono tutti vini di carattere che hanno un forte legame con il territorio di origine, evocano i profumi e i sapori della nostra regione anche quando ci si trova seduti a un tavolo dall’altra parte del globo. Vini unici ed autentici, composti al 100 per cento dalle varietà di un singolo vitigno».

Il 2015 è stato un anno veramente importante per la giovane azienda di Luogosanto, che sta continuando a mietere successi ed ha ormai intrapreso un percorso di crescita che fa ben sperare per il futuro. Lo scorso settembre, il Vermentino Docg di Gallura Maìa ha ottenuto il massimo riconoscimento in Italia: i Tre bicchieri del Gambero rosso. Un risultato cercato e ottenuto grazie a un lavoro basato sulla ricerca della qualità e della purezza. Come ha sottolineato Giuseppe Carrus, vice curatore della guida dei vini del Gambero Rosso «i Tre Bicchieri non si danno ai vini buoni, ma ai grandi vini». La consegna del premio italiano più prestigioso nell’ambito vinicolo, è stata celebrata a Cagliari martedì 1 dicembre con un evento a cui hanno partecipato lo stesso Carrus; Fabrizio Abis, sommelier dell’Associazione italiana sommelier; Massimo Ruggero, amministratore delegato di Siddùra e Luca Vitaletti, agronomo della Cantina gallurese.

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Penultima giornata, a Neoneli, per la sesta edizione de “Sa festa de sa fregula istuvada e de sa cassola – Licanìas de Barigadu”. In programma una serie di appuntamenti enogastronomici, accompagnati da esposizioni di prodotti tipici e di artigianato sardo, incontri letterari, spettacoli e musica.

Il via al terzo capitolo della quattro giorni promossa dal Comune è alle 10.00, con l’apertura di alcune case storiche del paese e degli stand allestiti nelle strade del centro che ospitano una trentina di espositori di prodotti tipici e di artigianato provenienti dalle diverse regioni della Sardegna.

A mezzogiorno a Casa Cherchi si apre una finestra sulla poesia in limba, in un incontro con il giornalista Paolo Pillonca dedicato alla figura di Gavino Contini, il grande poeta estemporaneo di Siligo, di cui ricorre quest’anno il centenario della scomparsa.

Nel pomeriggio, alle 16.00, in piazza Barigadu, arriva uno dei momenti più attesi: la gara di cucina che ha come protagonista sa fregula, la tradizionale pasta di semola. Coordinata da Elia Saba (chef e presidente dell’Unione Cuochi Regione Sardegna) e da Guido Murtas (Gran Maestro della ristorazione), con la conduzione affidata a Lucia Cossu, la sfida culinaria vede in lizza dodici cuochi con le rispettive ricette: Gianfranco Pulina (dell’hotel ristorante Golden Gate di Bortigiadas), Maurizio Falchi (ristorante Cocco & Dessì di Oristano), Roberto Bertin (ristorante Da Armando di Sedilo), Carlo Masia (responsabile della mensa universitaria ERSU di Sassari), Riccardo Porceddu (albergo diffuso Antica Dimora del Gruccione di Santu Lussurgiu), Angela Poropat (ristorante S’Angelu di Neoneli), Tonino Delrio (ristorante Il Corallo di Alghero), Daniele Tanda (ristorante La Rosa dei Venti di Porto Torres), Giovanni Ferrando (ristorante The White Horse di Norwich, in Gran Bretagna), Roberto Paddeu (bottega Frades di Porto Cervo), Salvatore Ticca (Ristorantino Shardana di Parigi) e Mauro Ladu (ristorante Sant’Andrea di San Pantaleo).

Il compito di decretare i piatti vincitori è affidato alla giuria composta dal giornalista enogastronomico Gilberto Arru, dallo storico della gastronomia Giovanni Fancello, da un referente dell’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino (Onav), da un rappresentante dell’agenzia regionale Laore Sardegna e dal sindaco di uno dei paesi del Barigadu.

Le ricette, rigorosamente a base di fregula, saranno esaminate tenendo conto anche della loro originalità e innovatività, e della capacità dei concorrenti di utilizzare prodotti “poveri”. I piatti preparati saranno messi in vendita a prezzi modici per essere degustati (dalle 18.00), con il giusto accompagnamento di vini locali, sotto la guida di Dario Cappelloni e Giuseppe Carrus, esperti del “Gambero Rosso”. Alle 19.00 la proclamazione dei vincitori e la cerimonia di premiazione. In palio per ciascuno dei primi tre classificati una ceramica artistica firmata dalla bottega Terrapintada, di Bitti.

Mentre la gara di cucina è in corso, alle 16.30 si tiene un secondo appuntamento nel segno del gusto: un laboratorio di analisi sensoriale dei pani tradizionali a cura di Tommaso Sussarello, esperto in pani a fermentazione naturale e componente della Confraternita Gastronomica Nord-Ovest Sardegna.

Non mancano i momenti dedicati allo spettacolo, nella densa giornata di domani (sabato 3) a Neoneli. Alle 18.00, ecco dunque di scena nelle strade del centro l’attore acrobata Mirko Ariu con lo spettacolo comico “Precario in equilibrio”. Alle 21.30, in piazza Italia, ritorna invece Il diario di Lalla Careddu. A seguire, “Attenti al gorilla! Viaggio nell’Italia di Fabrizio De Andrè”, della compagnia di Ivrea Le voci del tempo: Marco Peroni (storico del costume e scrittore), Mario Congiu (musicista e produttore) e Mao Gurlino (cantante e attore) propongono uno spettacolo fatto di musica, immagini e letture che restituiscono lo spirito dell’epoca in cui le canzoni sono nate, allontanandosi quanto più possibile dall’idea di “tributo”.

Chiudono la serata, alle 23.00, i balli in piazza sulle note della fisarmonica e dell’organetto del musicista di Neoneli Salvatore Corda.

Neoneli - La gara di cucina Neoneli - La gara di cucina (2) Le Voci Del Tempo

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Saranno quasi settantamila le persone che, dall’inaugurazione di venerdì e sino a questo sera, avranno visitato lo spazio Sardegna a Expo Milano 2015. Il grande apprezzamento per l’allestimento e per le iniziative della settimana isolana è stato confermato anche dalle parole di Alberto Mina, responsabile delle relazioni istituzionali ed esterne di Padiglione Italia: «La Sardegna ha centrato profondamente senso e focus dell’Expo “Nutrire il pianeta. Energia per la vita’ e ha sfruttato al meglio lo spazio destinato alle regioni per dare visibilità alla straordinaria qualità della vita dell’isola, declinata nelle sue eccellenze e con una settimana ricca di eventi che hanno coinvolto l’intera Esposizione universale».
Uno degli elementi di successo, in questi primi cinque giorni di esposizione, è stato rappresentato dal filmato ‘Blu senza fine’, il video in 3D di quattro minuti che a turno gli spettatori possono vedere alla fine del percorso conoscitivo all’interno del padiglione. Frutto delle riprese di Roberto Rinaldi con voce di Neri Marcorè e musiche di Marino Derosas, ha ricevuto consensi unanimi. Si tratta di un’esperienza ‘immersiva’ nelle acque delle cinque aree marine protette sarde, attraverso l’immutabilità delle rocce millenarie, la vitalità di migliaia di specie marine, alla scoperta delle radici della Sardegna custodite nei fondali.
Eccezionale riscontro anche per i Tenores “Mialinu Pira” di Bitti: «Hanno rappresentato, con grande intensità e fascino, il senso più profondo dell’identità sarda – ha detto l’assessore del Turismo, Artigianato e Commercio, Francesco Morandi -. I visitatori dell’Esposizione universale hanno così potuto fare esperienza di Sardegna, attraverso una delle molteplici forme in cui si presenta l’eccellenza regionale, consacrata anche dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. La bellezza del canto e il richiamo a una tradizione ancestrale – ha aggiunto l’esponente della Giunta Pigliaru – si armonizzano perfettamente con la socialità, la sostenibilità e la qualità delle iniziative e dei diversi aspetti dell’Isola senza fine. I quasi 70mila ospiti che a oggi avranno varcato le porte del nostro allestimento hanno avuto concretamente la possibilità di apprezzare, toccare con mano, ascoltare gli elementi identitari e di “immergersi”, specie col video, nello spazio dedicato alla Sardegna». 
Domani, giovedì 17 settembre, conclusione con l’evento “Cibi per la salute della terra dei centenari” organizzato dall’assessorato dell’Agricoltura e dall’agenzia regionale Laore nello spazio Cibus, destinato alle contrattazioni tra aziende sarde e buyer stranieri. Sarà una tavola rotonda con gli interventi dell’assessore Elisabetta Falchi e, tra gli altri, dell’artista Paolo Fresu, testimonial della Sardegna a Expo, Gianluigi Bacchetta, botanico ambientale e docente universitario che parlerà del rapporto tra civiltà nuragica e attività vitivinicola, Luca Deiana, docente universitario che tratterà del tema “vino e longevità“, Donato Lanati, enologo e scienziato, e Giuseppe Carrus, sommelier e giornalista del Gambero Rosso. Nello spazio Sardegna invece si saluterà l’Expo con diverse iniziative, a partire dalla rappresentazione dei Tenores di Neoneli all’interno e all’esterno del Padiglione, sia la mattina sia il pomeriggio.
Sino al 31 ottobre l’impegno della Regione sarà intenso. Dalla prossima settimana l’attenzione si concentrerà sul sostegno alle imprese isolane, agroalimentari, artigianali e turistiche, per iniziare il processo di follow-up e di chiusura dell’aspetto espositivo e per avviare quello di consolidamento delle relazioni, specie nei mercati obiettivo, intessute in questi mesi. Gli aspetti promozionali tuttavia non si concluderanno a settembre. Sino all’ultimo giorno di chiusura dell’Esposizione sono previsti diversi altri eventi, dentro e fuori Expo, in particolare negli spazi di Eataly e di Cibus, e con l’Anci Sardegna, sempre presente nei chiostri di San Barnaba.

Cirronis, Falchi, Melda

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Il vermentino di Gallura superiore Maìa 2014 si è aggiudicato i Tre Bicchieri della guida “Vini d’Italia 2016” della rivista Gambero Rosso. L’importantissimo riconoscimento arriva a premiare uno dei fiori all’occhiello della produzione della cantina di Luogosanto, dopo che i vini Siddùra per due anni di seguito avevano raggiunto la finale del concorso.

«Mi fa piacere che una realtà come Siddùra abbia ottenuto questo riconoscimento – dice Giuseppe Carrus, del Gambero Rosso Sardegna -: fin dal primo anno l’azienda ha lavorato benissimo, cercando di ottenere vini che trasmettessero l’essenza del terroir. Dopo le esperienze con le prime vendemmie, necessarie per entrare in sintonia con le vigne, con l’annata 2014 è avvenuta una cosa normale: il Maìa è andato benissimo in sede regionale degli assaggi, ancor meglio nel confronto con i vini italiani. Il premio è molto importante e prestigioso ma, mi sento di dire, da un’azienda come Siddùra c’era da aspettarselo». Secondo Carrus, l’annata del 2014 è stata molto positiva per la Sardegna e, soprattutto, per il Nord dell’Isola dove si lavora con cura il vino bianco cercando di esaltare non solo l’equilibrio dei profumi ma anche l’essenza del territorio e del sottosuolo.

 giuseppe carrus e massimo ruggero

Arriva in Sardegna un sistema all’avanguardia, proveniente da Israele, che promette di rivoluzionare la storia della viticoltura nell’isola. Il progetto, denominato “Le piante che parlano” sviluppato dalla cantina Siddùra di Luogosanto, consentirà alla pianta di “lanciare l’allarme” quando le proprie riserve idriche stanno per esaurirsi.  In pratica, la vite verrà monitorata continuamente da un sistema tecnologico. Attraverso l’inserimento di alcuni sensori nella stessa pianta e nel suolo, verrà inviato un  segnale a un processore che lo elaborerà creando un tracciato che l’agronomo potrà tenere sotto costante controllo attraverso il pc o lo smartphone.

In caso di carenza di acqua dovuta all’eccessiva secchezza del terreno o alla scarsa piovosità, lo specialista sarà in grado di intervenire immediatamente attraverso l’utilizzo di acqua irrigua.

“Piante che parlano” rappresenta un’innovazione di fondamentale importanza per la Sardegna.  Con la comunicazione diretta tra pianta e agronomo, infatti, si potrà contrastare efficacemente la secchezza dei terreni dovuta al costante aumento della temperatura e aggravato da scarsa piovosità. «Nel nostro clima la valutazione della necessità o meno di irrigare il vigneto è cruciale e al pari complesso», spiega Luca Vitaletti, agronomo di Siddùra. Il progetto è stato ideato dalla società israeliana Netafim, leader mondiale nel settore dell’irrigazione.

Massimo Ruggero, amministratore delegato di Siddùra, sottolinea: «La possibilità di sopperire con alle carenze meteo comporta investimenti importanti, ma l’azienda Siddurà mira a questo: far stare la pianta bene per produrre uva di qualità». E la qualità deriva dall’intero processo di produzione del vino. Risultati confermati anche di recente al premio internazionale “Mundus Vini” 2015 che hanno visto attribuire la medaglia d’argento al vermentino Spèra 2013. Il riconoscimento risponde alla sfida lanciata da Siddùra: dimostrare che un anno di invecchiamento esalta le qualità del vermentino. Una teoria che trova conferma nel premio Mundus Vini ma anche nelle parole di Giuseppe Carrus, referente in Sardegna del Gambero Rosso: «Chi l’ha detto che il vermentino di Gallura non sa invecchiare? I recenti sondaggi – assicura Carrus – dimostrano che  il meglio di questo vino inizia a emergere l’anno successivo al suo imbottigliamento. È il caso di Spera 2013».

Tra le novità in casa Siddùra ci sono le etichette della nuova annata. Verranno presentate ufficialmente Porto Cervo Wine festival 2015, esclusiva vetrina dedicata ai migliori vini del territorio.

La tavola rotonda “Cannonau, il gusto di saper vivere” ha aperto ieri la seconda giornata di attività promosse dalla Regione Sardegna per Vinitaly 2015. Ad animare il faccia a faccia, nella Sala Respighi del Centro Congressi di Verona, le origini, la storia, gli aspetti enologici e il significato del vino come elemento fondamentale delle abitudini alimentari, con un focus particolare verso il Cannonau che delizia i palati di una platea di consumatori sempre più numerosa.

L’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dato il via ai lavori facendo il punto sullo stato di salute della commercializzazione della vino più antico e diffuso della Sardegna. «Dobbiamo intercettare il trend di crescita del Cannonau, confermato anche quest’anno, – ha osservato l’assessore Falchi – e puntare sull’export e sulla conquista di nuovi consumatori, valorizzando in modo particolare le produzioni Doc.»

Contributi scientifici di livello hanno caratterizzato la tavola rotonda moderata da Giuseppe Carrus, giornalista del Gambero Rosso. Le origini del Cannonau sono state illustrate da Giovanni Lovicu, ricercatore di Agris Sardegna, mentre Diego Tomasi, ricercatore del Consiglio per la ricerca in agricoltura, si è soffermato nel racconto dei panorami del vitigno più diffuso in Sardegna. Giovanni Pinna, di Assoenologi Sardegna, ha affrontato gli aspetti enologici del Cannonau, mentre Maurizio Memo, professore Ordinario di Farmacologia presso l’Università degli Studi di Brescia, ha illustrato i vantaggi in termini di salute di un buon vino dal punto di vista scientifico. Particolarmente apprezzata la relazione di Jo Ahearne, Masters of wine, che ha sottolineato anche i lati deboli che attualmente vanno risolti in termini di promozione, per arrivare alla definitiva consacrazione dei prodotti del Cannonau.

Nel pomeriggio, si è tenuta la premiazione dei vini sardi vincitori del Concorso internazionale dei Grenaches du Monde (i cannonau e altri vitigni analoghi nel mondo) con i seguenti riconoscimenti: medaglia d’oro a Società agricola F.lli Puddu, Cantina sociale Dorgali, Poderi Atha Ruja, Cantine Deidda, Cantina sociale Ogliastra, Meloni vini; medaglia d’argento all’Agricola Melis e doppio riconoscimento alle Cantine Surrau; medaglia di bronzo a Ferruccio Deiana, Cantina sociale Dorgali e Azienda agricola Deriu.

La giornata si è chiusa, nello Spazio istituzionale della Regione Sardegna, alla presenza dell’assessore Falchi, con il Concorso enologico Wine&Sardinia, giunto quest’anno alla seconda edizione. Il progetto è nato sulle colline del Mandrolisai con lo scopo di proporre un accurato e inedito confronto fra le varietà enologiche della regione, e di promuovere la cultura vitivinicola “made in Sardinia” nel mondo.

Stamane è in corso, presso lo spazio istituzionale della Regione Sardegna, la presentazione dei terroir del Cannonau e degustazione guidata di 7-8 Cannonau di Sardegna caratterizzanti i terroir regionali più significativi (base, classico, riserva, sottozone, ecc). Nel pomeriggio, dalle 15.00 alle 16.30, si terrà un incontro a cura del Consorzio del Vermentino di Gallura.

Vinitaly 2015 si concluderà domani. Dalle 11.30 alle 13.30, sempre nello spazio istituzionale della Regione Sardegna, è in programma una degustazione guidata di 6-7 vini da dessert della Sardegna: declinazione e presentazione delle principali DO regionali (moscato, nasco, malvasia, girò, vernaccia) in abbinamento a prodotti tradizionali di eccellenza.

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