28 March, 2024
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Italia Nostra è intervenuta nel procedimento di Valutazione di impatto ambientale in corso presso il ministero dell’Ambiente in relazione al Parco eolico denominato “Gomoretta” nei comuni di Bitti, Orune e Buddusò (province di Nuoro e Sassari), proposto dalla società Siemens Gamesa Renewable Energy Italy S.p.A., inviando in data 22 marzo 2018 un Atto di Osservazioni.

Il Parco, costituito da 13 aerogeneratori ciascuno di potenza pari a 3,465 MW, sarà in grado di sviluppare una Potenza elettrica pari a di 45,045 MW e produrre una quantità di energia elettrica pari a 137.257 Mwh/anno.

Si tratta di aerogeneratori di dimensioni gigantesche, ove si pensi che le torri di sostegno hanno un’altezza di mt. 84 e il rotore un diametro di mt 132, per un’altezza complessiva quindi di mt. 150. L’impianto verrà articolato in due settori ubicati sulle alture di Sa Gomoretta e Fruncu sa Capra, che ricadono nel territorio di Bitti e Orune, ma anche il comune di Buddusò risulta coinvolto perché dovrebbe ospitare la cabina di trasformazione MT/AT della corrente che in cavidotto interrato proviene dall’impianto.

Le Osservazioni contestano in 10 punti la sostenibilità del progetto.

Per quanto concerne gli Impatti ambientali vengono rilevate le irreversibili alterazioni delle componentibiotiche ed abiotiche determinate da opere invasive quali le fondazioni delle torri, il raddoppiamento delle sedi stradali esistenti, la demolizione dei caratteristici muretti a secco, la creazioni di percorsi ed aree di servizio che coinvolgerebbero circa 75 ettari di terreni agricoli. Anche gli impatti paesaggistici appaiono rilevanti sia per il gigantismo del parco tecnologico, sia per la profonda alterazione di quei valori identitari che legano indissolubilmente le comunità al proprio territorio. Il pianoro che abbraccia le alture è infatti da tempo immemorabile adibito all’allevamento degli ovini, coltivato a seminativi ed erbai ed ospita oltre dieci aziende agricole.

L’area è prossima a due santuari della cultura nuragica, quali sono i siti di Su Romanzesu e Su Tempiesu, ma è un vero giacimento culturale a cielo aperto per la presenza di numerosi nuraghi, domus de Janas, dolmen.

Sono stati censiti inoltre 110 siti e quindi il rischio archeologico risulta estremamente elevato. La Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, su indicazione delle due Soprintendenze dello Stato ha già fatto pervenire un Atto di Osservazione con una richiesta articolata in ben 34 punti di integrazioni progettuali.

Altre Osservazioni riguardano l’assenza di Dibattito pubblico e la non disponibilità delle aree da parte della Società. Il progetto è stato pubblicato sul sito del Ministero il 25 gennaio di quest’anno e quindi all’Albo pretorio del Comune. Da tale data sono decorsi i 60 giorni per la presentazione delle Osservazioni. La popolazione non ne è stata informata nonostante una legislazione nazionale ed una Convenzione internazionale (Århus) statuisca l’obbligo di un’informazione consapevole e il diritto dei cittadini alla partecipazione attiva nei processi decisionali che riguardano l’ambiente. Solo l’impegno del Comitato civico Santu Matzeu, costituitosi per l’occorrenza, ha consentito ai cittadini di Bitti di prendere conoscenza di quanto stava avvenendo nel corso di una partecipata Assemblea pubblica che si è tenuta il 17 marzo a soli 9 giorni dalla scadenza per la presentazione delle Osservazioni.

Nell’ambito del documento redatto da Italia Nostra sono stati esaminati anche gli aspetti di incongruenza con il PPR della Sardegna che pur nella irrisolta assenza della pianificazione degli ambiti interni, fornisce nelle Norme tecniche di attuazioni indirizzi per le aree agro forestali del tutto diversi da quelli di una possibile trasformazione in aree con destinazione d’uso industriale. Simili incongruenze sono state rilevate con il PEARS che pur non avendo ancor completato il suo iter procedurale, preclude ogni possibilità agli impianti energetici speculativi, indicando nella produzione diffusa e nell’autoconsumo gli obiettivi principali della pianificazione energetica regionale.

L’analisi dei dati economici forniti dalla Società ha permesso di evidenziare in tutta la sua drammatica realtà la vera e propria rapina nell’utilizzo delle risorse dei “giacimenti energetici rinnovabili” che le multinazionali stanno operando ai danni delle collettività sarde con la complicità della classe politica isolana e nazionale.

Pur essendo com’è ovvio schierata per la produzione di energia elettrica dalle FER, Italia Nostra si vede costretta a combattere una impari battaglia con Multinazionali, che pur di lucrare gli incentivi resi disponibili dallo Stato, aggrediscono paesaggio e territorio sardo sottraendo ancora una volta Beni Comuni e risorse economiche a quelle comunità che ne sono i legittimi detentori.

Graziano Bullegas

Presidente Italia Nostra Sardegna

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Italia Nostra ritiene che sul tema del sovrannumero dei daini nel parco di Porto Conte, oggetto di dibattito in questi giorni, sia necessario soffermarsi e ragionare per trovare la soluzione migliore per la salvaguardia dell’intero ecosistema, in particolare in un’area sensibile sotto l’aspetto ambientale come il Parco di Porto Conte. Qualsiasi intervento deve tendere a preservare tutte le specie e garantire la conservazione della biodiversità oggi messa a rischio da  una presenza soprannumeraria dei daini, sviluppando nel contempo soluzioni condivise con gli operatori delle campagne e avviando una campagna di prelievo selettivo ed evitando comunque soluzioni estreme come quella dell’eliminazioni fisica con metodi cruenti degli esemplari in sovrannumero.

Riteniamo altresì che sia necessario attivare una preliminare  gestione della fauna in maniera oculata nel medio e lungo periodo al fine di non arrivare a situazioni come quella prospettata dal Piano di contenimento della popolazione del daino all’interno del Parco di Porto Conte.

Italia Nostra ritiene che prima di dare attuazione al Piano, sia necessario approfondire tutte le possibili opzioni che possano evitare il ricorso a soluzioni cruente, che consentano di tenere in vita gli animali e di utilizzarli per popolare i numerosi habitat presenti in Sardegna idonei a questa specie. In Sardegna sono presenti numerosi habitat idonei in grado di ospitare decine di migliaia di daini. Si potrebbe partire da questa criticità per avviare un serio programma di ripopolamento del daino in tutte le foreste dell’isola.

La nostra Associazione si unisce alle numerose prese di posizione contro l’abbattimento dei daini di questi giorni e ritiene che debbano essere accolte con favore le altrettanto numerose proposte di ospitare i daini in sovrannumero di Alghero nei parchi e foreste della Sardegna. Citiamo la disponibilità del sindaco di Iglesias che mette a disposizione la foresta di Marganai e quella del presidente del consorzio di gestione del Parco naturale regionale di Monte Arci.

Italia Nostra Sardegna chiede, pertanto, all’assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente, l’immediata revoca degli abbattimenti dei daini nel parco di Porto Conte e la contestuale adozione di un piano alternativo coerente con la salvaguardia degli ecosistemi isolani e con una corretta gestione del patrimonio faunistico.

Graziano Bullegas

Presidente Regionale Italia Nostra

 

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Graziano Bullegas (Italia Nostra Sardegna) e Carmelo Spada (Wwf Sardegna) hanno preso posizione contro la realizzazione dell’impianto termodinamico solare di San Quirico a Oristano.

«Come abbiamo avuto modo di chiarire in questi anni, le nostre associazioni ritengono che l’impegno primario di tutti, in Sardegna, ma anche in Europa e nel mondo, debba essere concentrato sulla effettiva riduzione di tutte le emissioni nocive a livello globale – scrivono in una nota Graziano Bullegas e Carmelo Spada -. Con questo spirito abbiamo presentato osservazioni critiche al Piano Energetico e Ambientale Regionale Sardo (2015-2030) e su questi temi abbiamo basato la nostra politica ambientalista in Sardegna. Riteniamo quindi che il nostro sostegno debba rivolgersi ad una corretta politica incentivante delle energie rinnovabili (quella, per intenderci, che supporta la produzione diffusa e l’autoconsumo), mentre una forte e determinata azione di contrasto debba essere esercitata nei confronti della proliferazione di impianti industriali per la produzione di energia elettrica, che,oltre al rilevante impatto ambientale, determinano una indiscriminata distruzione di aree a vocazione agricola, conseguendo nello stesso tempo non significativi risultati in termini di riduzione di gas serra, inefficienze produttive e insostenibili costi economici e ambientali per le collettività a beneficio di interessi speculativi.»

«L’impianto di San Quirico, la cui VIA è stata recentemente approvata dalla Giunta regionale sarda in palese contrasto con le finalità espresse nel PEARS e con motivazioni contraddittorie rispetto a pronunciamenti per analoghi impianti – aggiungono Graziano Bullegas e Carmelo Spada -, appartiene a quest’ultima categoria per una serie di motivazioni:

• si tratta di un impianto industriale ubicato in aree agricole, oggetto di uno storico riordino fondiario da parte dell’ETFAS e ospitanti aziende modello e fattorie didattiche. L’ENEA, che ha dedicato studi alle Centrali termodinamiche proprio al tempo della Presidenza Rubbia, ha espressamente raccomandato nelle numerose pubblicazioni che per quanto concerne la loro ubicazione tali centrali dovessero mirare a “valorizzare terreni non altrimenti utilizzabili, come le aree desertiche, le aree industriali dismesse o le discariche esaurite” proprio a causa dei devastanti impatti ambientali indotti da tale tipologia di impianti. Per tali motivi le CSP in Spagna sono ubicate all’interno di vecchie cave dismesse o in zone improduttive, in California, Africa e Paesi Arabi sono collocate in pieno deserto. Non a caso il termodinamico solare è stato definito la “tecnologia del deserto”;

• il DPR 387/2003, spesso citato per giustificare l’ubicazione degli impianti FER nelle aree agricole, precisa che una tale opzione localizzativa “dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale”. E’ del tutto evidente invece che questo impianto risulta del tutto incompatibile con le attività agricole e di allevamento, come peraltro confermato dallo stesso prof. Rubbia in un recente articolo su un quotidiano regionale;

• gli impianti CSP in quanto idroesigenti sono causa di un eccessivo consumo di risorse idriche, quindi il conseguente notevole prelievo delle acque dal sottosuolo determina impoverimento delle falde, prosciugamento dei pozzi circostanti e messa in crisi delle attività agricole e zootecniche esistenti nel territorio circostante;

• considerata l’assenza di boschi e foreste in prossimità dell’impianto, non risulta credibile l’opzione “km zero” per l’approvvigionamento della biomassa. E’dunque presumibile che essa dovrà essere importata con trasporti su gomma da distanze notevoli, come avviene in impianti simili ubicati in altre località europee, con l’ovvia conseguenza di annullare i vantaggi in termini di economia di CO2;

• la Sardegna esporta circa il 33 % dell’energia elettrica prodotta, la produzione derivata da FER incide per il 36% rispetto al consumo energetico elettrico totale. Risulta del tutto evidente che la scarsa produzione dalla Centrale della San Quirico Solare Power oltre a non avere peso per il conseguimento degli obiettivi imposti dal burden sharing perché già ampiamente soddisfatti, risulta irrilevante ai fini della riduzione di CO2 in Sardegna, mentre alto è il prezzo pagato in termini di non sostenibilità ambientale.»

«Sono questi solo alcuni dei motivi che ci portano a sostenere le giuste rivendicazioni della comunità che lotta per impedire la realizzazione dell’impianto a San Quirico e a contrastare l’ubicazione nelle aree agricole della Sardegna di questi impianti, peraltro privi di futuro, destinati ad una rapida obsolescenza tecnologica, con irrisolti problemi di smaltimento dei rottami e impossibilità di ripristino dei luoghi. Alla luce di tali considerazioni, appare del tutto incomprensibile la decisione della Giunta regionale di approvare l‘impianto in sede di VIA, una decisione in aperto contrasto con i contenuti generali e le finalità stesse del Piano Energetico e Ambientale Sardo – che prevede la realizzazione di impianti CSP di piccola taglia – approvato solo qualche mese fa dalla stessa Giunta regionale.

In conclusione, le associazioni ambientaliste Italia Nostra e Wwf della Sardegna ribadiscono con rinnovata convinzione tutte le argomentazioni poste a fondamento delle Osservazioni, redatte in opposizione alla realizzazione delle CSP proposte per il Medio Campidano, e che sono state condivise dalla stessa Regione in sede di VIA Statale e fatte proprie dal Governo Gentiloni. Quest’ultimo, con delibera del 22 dicembre 2017, ha ritenuto inammissibile la realizzazione dell’impianto di Gonnosfanadiga – concludono Graziano Bullegas e Carmelo Spada -, sulla base dell’incontestabile principio che “la centrale solare termodinamica produrrebbe un elevato impatto sull’assetto paesaggistico e sulle modalità di utilizzo, anche economiche, dell’area che sarebbe in contrasto con le norme previste dal codice dei beni culturali, con la pianificazione territoriale regionale e locale, oltre che con le finalità della Strategia nazionale della biodiversità e con le politiche agricole dell’unione Europea”.»

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«Interriamo i cavi di alta tensione negli stagni, a tutela dell’avifauna.»

Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Lipu e Wwf della Sardegna hanno indirizzato un documento-denuncia alla Regione Sardegna, alla società Terna spa, alla provincia del Sud Sardegna, ai sindaci di Sant’Antioco e di San Giovanni Suergiu, al ministero dell’Ambiente e alla Rappresentanza in Italia della Commissione delle Comunità Europee, per segnalare i danni causati dalle linee di alta tensione agli uccelli che popolano e attraversano gli stagni e le lagune del sud-ovest sardo.

«L’intera zona umida, comprese le isole di Sant’Antioco e San Pietro, rappresenta un sito di incomparabile valore ambientale e naturalistico, un’enorme “ricchezza” naturale riconosciuta dal Piano Paesaggistico Regionale che la ha inserita tra quelle da tutelare paesaggisticamente. Gli stagni e le lagune sono inoltre tutelati dalla rete europea natura 2000 (SIC e ZPS), e al loro interno sono stati individuati due IBA (Important Bird Areas) – si legge in una nota -. Si tratta di un sistema continuo di zone umide inserite nelle principali rotte migratorie che le rendono importanti siti di nidificazione, sosta, svernamento ed approvvigionamento di nutrienti per talune specie d’importanza internazionale. 15 di queste specie sono presenti ed elencate nell’all. 1 della Direttiva Uccelli, ed alcune di queste sono presenti nell’intero arco dell’anno: il Fenicottero e il Gabbiano roseo, laVolpoca, il Falco di palude e il Falco Pescatore, la Garzetta, l’Airone Rosso e l’Airone Bianco Maggiore, la Pivieressa e il Mestolone. Altre specie pur avendo una presenza sporadica sono altrettanto importanti quali il Cavaliere d’Italia, l’Avocetta, l’Occhione e, anche se più di rado, sono stati avvistati esemplari di Gru e di Cicogna Bianca.»

«Questo importante patrimonio naturalistico è messo in pericolo da una serie di criticità derivanti da attività antropiche, tra le più rilevanti e devastanti segnaliamo il rischio da collisione e folgoramento degli uccelli che popolano abitualmente la zona di Santa Caterina – si legge ancora nella nota -. Le linee guida ISPRA inseriscono il fenicottero (phoenicopterus roseus), il falco pescatore (Pandion haliaetus) ed il falco di palude (Circus aeruginosus), tra le specie estremamente sensibili al rischio elettrico (SRE). Purtroppo, gli interventi finora tentati dal gestore della rete elettrica Terna per limitare l’impatto di collisione degli uccelli con i cavi (l’installazione dei dissuasori a spirale) non hanno sortito alcun effetto pratico, visto che le carcasse dei volatili si ritrovano spesso sotto i cavi e talvolta anche appese ad essi proprio in prossimità dei dissuasori.»

«Si rende quindi necessario l’interramento dell’intero tratto di linea che attraversa ZONE UMIDE SUDOVEST SARDO: RISCHIO DI COLLUSIONE E DI FOLGORAZIONE PER LAVIFAUNA l’area umida della laguna di Sant’Antioco e dell’intera area SIC ITB042223 – Stagno di Santa Caterina. Soluzione già adottata con risultati positivi nello stagno  di Molentargius a Cagliari – aggiungono le tre associazioni ambientaliste -. Le stesse “linee guida ISPRA per la mitigazione dell’impatto delle Linee Elettriche sull’avifauna (maggio 2008)” indicano tra le soluzioni possibili, risolutive «… indubbiamente più efficaci ed altamente raccomandate l’interramento delle linee AT che attraversano o sono limitrofe a siti inclusi in rete Natura 2000 dove è segnalata la presenza di specie ornitiche minacciate».

Graziano Bullegas, Carmelo Spada e Francesco Guillot – rappresentanti per la Sardegna rispettivamente di Italia Nostra, Wwf e Lipu – chiedono che «attraverso il finanziamento dei fondi Fsc del Patto per la Sardegna di 20 milioni di euro per le zone umide, approvato recentemente dalla Giunta Regionale, o con altre fonti di finanziamento, si adottino le misure idonee per questo importante ed improcrastinabile intervento infrastrutturale al fine di salvaguardare la biodiversità presente nelle zone umide del sud ovest della Sardegna oggi gravemente minacciate e di tutelare gli aspetti culturali e paesaggistici del territorio».

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Dopo l’Assotziu Consumadoris Sardigna e la Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna, anche Italia Nostra prende posizione sulla mozione di censura presentata dal gruppo del Partito democratico nei confronti del sottosegretario dei Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni e del sovrintendente dello stesso ministero dei Beni culturali Fausto Martino.

«Assistiamo in questi giorni a una serie di gravi censure nei confronti di quanti dissentono dalle disastrose politiche di gestione del territorio e del paesaggio avviate dalla giunta e dal Consiglio regionale della Sardegna, da parte della stessa Giunta regionale e dai consiglieri del partito di maggioranza – sostengono il presidente nazionale di Italia Nostra Oreste Rutigliano ed il presidente di Italia Nostra Sardegna Graziano Bullegas -. Primo bersaglio sono state le Associazioni ambientaliste e la società civile accusate di raccontare falsità, poi la Sottosegretaria ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni, rea di aver denunciato la palese continuità tra le politiche in materia urbanistica della precedente giunta di centrodestra e l’attuale. Infine, è stato oggetto di pesanti critiche un pubblico funzionario, il soprintendente per l’archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cagliari, Oristano e Sud Sardegna, Fausto Martino, accusato di un atteggiamento “inappropriato”, solo per avere svolto con il necessario rigore il ruolo cui è delegato per la difesa del patrimonio culturale.»

«Lo stesso assessore dell’Urbanistica nella sua lettera al Ministro, nell’affermare “con gli uffici locali del ministero dei Beni e delle attività culturali c’è stata un’estenuante difficoltà di interlocuzione sin dal momento dell’insediamento dell’attuale governo regionale”, riconosce che il problema non riguarda solo il rapporto con l’attuale Soprintendente, nominato un anno e mezzo dopo l’insediamento della Giunta regionale, ma che si tratta di un conflitto con le sedi periferiche del MiBact, con origini pregresse, sorto dall’insofferenza nei confronti degli organi di tutela e delle leggi che la dispongono – aggiungono Oreste Rutigliano e Graziano Bullegas -. Niente a che vedere, dunque, con il dovere di difendere le prerogative e le competenze della Regione, tra le quali non rientrano certo atti contrastanti con la normativa vigente in materia di tutela del paesaggio e dei beni culturali.»

«Appare chiaro che è solo dall’intolleranza verso un funzionario “scomodo”, colpevole di fare con solerzia il proprio dovere, che scaturiscono gesti istituzionalmente non corretti – evidenziano Oreste Rutigliano e Graziano Bullegas -. E’ bene ricordare alcune delle cause dei contrasti tra la Giunta regionale e la soprintendenza di Cagliari, comprensibilmente dimenticate dalla mozione presentata dai consiglieri PD:

• L’illegittima applicazione della legge sul condono edilizio del 2003, varato dal Governo Berlusconi, che in Sardegna è stata applicata anche in aree tutelate, malgrado le norme dello Stato lo vietassero;

• L’illegittima interpretazione del piano casa, applicato in deroga al Piano paesaggistico regionale;

• L’ordinanza di sospensione dei lavori adottata dalla Soprintendenza contro la “forestazione produttiva” della rinomata foresta Marganai perché priva di nulla osta paesaggistico e l’interpretazione normativa che ne è scaturita fortemente avversata dalla Regione Sardegna;

• Il parere contrario per violazione dei vincoli paesaggistici espresso dalla Soprintendenza di Cagliari nell’ambito del procedimento autorizzativo per la rimessa in funzione dell’impianto dell’Eurallumina. Unico parere negativo, purtroppo, avverso un nuovo disastro ambientale preannunciato. Scelte del tutto coerenti con le finalità istituzionali del Ministero.»

«Italia Nostra reitera, pertanto, la manifestazione di piena solidarietà nei confronti della sottosegretaria ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni e del soprintendente per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, Architetto Fausto Martino – concludono Oreste Rutigiliano e Graziano Bullegas – e chiede al Governo di confermare il sostegno già manifestato dal ministro Dario Franceschini nei confronti del rappresentante del Mibact e del suo operato.»

 

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foto simbolo pianeta coluccia by claudio muzzetto1

E’ in programma martedì, a Sant’Antioco, una tappa dell’iniziativa itinerante “Pianeta in vendita”, organizzata da Italia Nostra e Osvic, in collaborazione con CSC UNLA (Centro Servizi Culturali) di Oristano per il terzo anno consecutivo: Il cinema per raccontare la difesa dei territori e i diritti delle comunità. La tutela dei paesaggi, la resistenza dei territori e in generale l’argomento Terra sono al centro di 5 incontri che dal 14 al 20 ottobre interesseranno diversi centri della Sardegna.

Anche in questa terza edizione si affronta il tema del consumo del suolo a fini speculativi e dell’uso improprio dei terreni agricoli, fenomeno mondiale di accaparramento che prevarica i diritti e la volontà delle comunità locali.

Il documentario “Terra persa” racconta l’aggressione al suolo e l’accaparramento dei terreni fertili e utili per l’agricoltura della Sardegna, dove vari progetti di centrali elettriche, trivellazioni, residence e campi da golf calati dall’alto vengono rifiutati e combattuti dalle popolazioni.

In questa edizione viene affrontato inoltre il tema degli incendi che ogni anno sottraggono vaste aree di territorio della nostra isola alla loro vocazione boschiva, agricola, turistica.

Questo tema sarà trattato da Giulio Mereu del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, con particolare attenzione alle buone pratiche di controllo e prevenzione dei disastri e a tutto ciò che si potrebbe fare in termini di prevenzione e comportamenti corretti da parte di ciascuno di noi.

Partecipa Graziano Bullegas presidente regionale di Italia Nostra.

L’iniziativa di Sant’Antioco è organizzata con la partecipazione dell’Associazione Culturale Agorà martedì 20 ottobre 2015, alle ore 18.00, nella Sala Sufeti di Piazza De Gasperi. L’ingresso è libero.

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Martedì 11 agosto ripassa a San Vero Milis la 17ª edizione del Festival Dromos, con una nuova finestra aperta sul cinema che racconta la Sardegna, in una serata a cura dell’O.S.V.I.C (l’Organismo Sardo di Volontariato Internazionale Cristiano). Al Giardino del Museo archeologico, si proietta Terra Persa il documentario di Michele Mellara e Alessandro Rossi che racconta il fenomeno del “land grabbing” (accaparramento delle terre) nell’isola: operazioni speculative che sottraggono una parte consistente del territorio sardo all’agricoltura. Basi militari, wind farms, impianti fotovoltaici e termodinamici realizzati senza alcun rispetto per il territorio e in evidente antagonismo con le comunità locali. Il racconto dà spazio alle voci dei comitati di protesta. E la Sardegna, ferita, riesce a svelare ancora angoli naturalistici d’imparagonabile bellezza.

La proiezione, con inizio alle 21.00 e ingresso libero, sarà introdotta da Paola Gaidano dell’O.S.V.I.C. e seguita da un dibattito con Graziano Bullegas, rappresentante di Italia Nostra Sardegna, e Giovanni Sistu, docente di geografia economico-politica dell’Università di Cagliari.

Dopo una giornata di pausa, da giovedì 13 a domenica 15 agosto il giro di Dromos nei territori dell’Oristanese sbarca a Nureci, nell’Alta Marmilla, per la sua volata finale: l’immancabile appuntamento con Mamma Blues, il “festival nel festival”. Protagonisti, nelle prime due serate, il cantante, chitarrista e compositore britannico Ian Siegal (giovedì 13), e il duo romano Bud Spencer Blues Esplosion, formato da Adriano Viterbini alla voce e chitarra, e Cesare Petulicchio alla batteria (venerdì 14). Entrambi i concerti (alle 22.30 all’Arena Mamma Blues) sono aperti (alle 22.00) dal chitarrista italo-tuareg Faris Amine.

Chiusura di Mamma Blues, e del diciassettesimo festival Dromos, nel segno della festa, la notte di Ferragosto, con un ospite prestigioso: il sassofonista nigeriano Orlando Julius, maestro indiscusso dell’afrobeat, in scena (alle 22.00) con gli Heliocentrics, la band di base a Londra già apprezzata per la sua collaborazione con un altro grande protagonista della musica africana, Mulatu Astatke.

A precedere i concerti, ogni sera alle 20.00, nello spazio di Corte Saba, i protagonisti di Mamma Blues incontrano il pubblico. In chiusura di serata, infine, dopo-festival da mezzanotte in poi nei giardini del sottomonte.

Terra persa

Venerdì 10 aprile, alle 10.30, l’Aula Magna dell’Istituto minerario ospiterà un convegno sulla valorizzazione dei siti minerari dismessi organizzato dalla Consulta delle Associazioni del Parco Geominerario.

Obiettivo dell’iniziativa è approfondire con gli esperti, le istituzioni e i tanti operatori interessati il significato della norma approvata dal Consiglio regionale della Sardegna sul riutilizzo dei siti minerari dismessi a fini di ricerca scientifica e tecnologica, turistici, culturali e sociali e le potenzialità di sviluppo che possono scaturire dalla sua puntuale applicazione.

Italia Nostra Sardegna, intanto, in una nota del suo presidente regionale, Graziano Bullegas, esprime viva preoccupazione per la decisione assunta dal Commissario Straordinario del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna che, con la deliberazione 10/2015 dello scorso marzo ha abolito la Consulta delle Associazioni di Volontariato culturale, ambientale e umanitario. A parere di Graziano Bullegas, «si tratta dell’ennesima scelta sbagliata, inopportuna e ingiustificata adottata dalla Direzione che indebolisce e mina la vita stessa del Parco Geominerario».

Un giudizio critico sulla decisione del commissario straordinario del Geoparco è stato espresso anche da Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente Sardegna, che in una nota definisce «inspiegabile e arbitraria l’abolizione della Consulta, unico organismo democratico capace di portare la voce delle associazioni dentro l’istituzione e di rilevare le criticità di talune, non poche, iniziative ma anche di individuare e suggerire le soluzioni. Nessuna delle argomentazioni richiamate dal provvedimento risulta credibile e idonea a giustificare la abolizione della Consulta e men che meno quella secondo cui risponderebbe a principi – sacrosanti – di spending review, dal momento che ormai da tempo il Parco aveva tagliato i fondi destinati all’operatività della Consulta».

LOCANDINA CONVEGNO VALORIZZAZIONE SITI MINERARI

Torre Cannai 1 copia

Mercoledì 15 ottobre, alle ore 17.00, presso la Torre Canai di Sant’Antioco, approda la 2ª edizione della rassegna “Pianeta in Vendita”.

L’Osvic, l’Associazione Italia Nostra nelle sezioni Sinis Cabras Oristano, Sassari, Sant’Antioco e Cagliari, il C.S.C. UNLA di Oristano, propongono, per il secondo anno consecutivo, un’analisi dell’argomento TERRA, la tutela dei paesaggi e la resistenza dei territori, attraverso lo strumento del cinema, tema più che mai d’attualità, considerate le numerose emergenze ambientali e sociali che continuano ad interessare il territorio regionale e che hanno avuto nell’alluvione del 18 novembre 2013 il momento forse più drammatico.

Un’iniziativa itinerante dal titolo “Pianeta in Vendita”: Il cinema per raccontare la difesa dei territori e i diritti delle comunità racconterà attraverso le pellicole proposte, le violazioni dei diritti di comunità e popoli e l’attacco indiscriminato al paesaggio, con un focus particolare sul tema del dissesto idrogeologico del territorio. Su questo tema è stato importante il contributo del giornalista Gian Antonio Stella che ha presenziato all’inaugurazione dell’iniziativa, a Oristano, lo scorso 9 ottobre. Dopo la tappa di Sant’Antioco, l’iniziativa proseguirà a Cagliari (sottopiano del Palazzo Civico di Cagliari, ore 17.00) e si concluderà il 21 a Sassari (Biblioteca comunale, ore 17.00).

I documentari, Fango di Emanuele Piccardo e La Conchiglia di Abdulkadir Ahmed Said, racconteranno le violazioni dei diritti di comunità e popoli, ma anche l’impegno prezioso di comitati ed associazioni che in ogni parte del mondo sono accomunati da un sottile “filo rosso”: la volontà di porre i beni comuni fuori da qualsiasi logica di mercato e di speculazione, nel “ritorno alla terra” e ai suoi valori imprescindibili.

La serata di Sant’Antioco sarà introdotta da Paola Gaidano dell’OSVIC e da Graziano Bullegas di Italia Nostra. La proiezione sarà seguita da un dibattito – introdotto da Teresa Dorati e da Salvatore Orrù – sul dissesto idrogeologico con particolare attenzione alla realtà antiochense: si parlerà di opere inutili e dannose per il territorio e per le casse comunali.

Sant'Antioco.

La sezione #Italia Nostra di Sant’Antioco prende posizione contro l’installazione di «troppi tralicci e radiazioni elettromagnetiche vicino a scuole ed asili».

«Negli ultimi mesi nel centro urbano di Sant’Antioco – si legge in una nota di Graziano Bullegas – le antenne per la telefonia mobile nascono come funghi. Un elevato traliccio di diverse decine di metri è sorto poco prima dell’estate nell’area della Cantina Sociale di Sant’Antioco e l’altro è in fase di installazione a fianco del cimitero comunale. I due apparati hanno la caratteristica di essere ubicati vicinissimo alle case di civile abitazione, e in prossimità di scuole e luoghi di culto.

Il traliccio che sta sorgendo in viale dei Pini si trova a 70 mt dall’ex asilo infantile “Carlo Sanna” oggi scuola materna, a 100 mt dalla casa per l’anziano e alla stessa distanza delle scuole elementari di Via Virgilio, mente il plesso delle scuole media di via Salvo D’Acquisto dista poco più di 200 mt. Ma non basta, in un raggio di 300 mt dall’antenna si trovano l’area archeologica di Sant’Antioco (la necropoli di Sulki), la Basilica di Sant’Antioco, il #Forte su Pisu e poco distante il #Tofet ed il #museo archeologico comunale Ferruccio Barreca, etc… L’antenna sarà inoltre ubicata in prossimità del #centro storico di Sant’Antioco e a pochi metri dal perimetro del Centro matrice.»

«Fatto ancora più grave – aggiunge Graziano Bullegas – è che lo scorso novembre il #Consiglio comunale di Sant’Antioco ha approvato all’unanimità il “Regolamento comunale per il corretto esercizio ed insediamento degli impianti di telefonia mobile”, e che tale regolamento omette di inserire l’asilo “Carlo Sanna” e la “Casa per l’Anziano” tra le aree sensibili meritevoli di tutela, oltre l’intera area archeologica e il Museo archeologico. In palese difformità rispetto alla normativa regionale che obbliga a provvedere alla “individuazione, perimetrazione, costituzione e eventuali modifiche delle aree sensibili” senza prevedere alcuna discrezionalità di scelta tra edifici scolastici, residenze per anziani, parchi gioco e beni culturali e identitari.

«Purtroppo – sottolinea ancora il responsabile della sezione Italia Nostra di Sant’Antioco – la nocività delle radiazioni elettromagnetiche sulla salute delle persone e degli animali e sull’intero ecosistema è ormai un dato accertato, anche per esposizioni ad emissioni al disotto della soglia prevista dalle norme di legge italiane, la bibliografia sulla materia è cospicua: Levis, Marinelli, e gli stessi #ISPESL e #CNR hanno pubblicato studi e documenti sull’argomento. È indubbiamente un caso questo in cui è necessario applicare il principio di precauzione, istituito per governare situazioni che possono creare danni seri ed irreversibili, quando esistano validi motivi per farlo, anche se non si ritiene ancora stabilita una certezza scientifica.

Oltre alle questioni sanitarie esiste un serio problema di impatto paesaggistico creato dal traliccio, anche in considerazione della criticità del sito, ubicato vicino alle aree culturali di più rilevante interesse storico e archeologico. È assurdo infatti che il regolamento comunale abbia omesso di individuare tra le aree sensibili di interesse storico-architettonico e paesaggistico-ambientale, quelle più importanti e maggiormente conosciute e fruite.

La #sezione di Sant’Antioco di Italia Nostra, accogliendo anche le numerose segnalazioni ed i contributi di cittadini preoccupati, ha inoltrato un esposto al Comune, all’ARPA Sardegna, alle Soprintendenze per i Beni culturali e paesaggistici e al Servizio tutela paesaggistica della Regione chiedendo l’immediata revoca dell’autorizzazione all’installazione dell’impianto di telefonia mobile in Viale dei Pini e la sospensione dell’operatività dell’impianto di telefonia mobile installato nella Cantina Sociale di Sant’Antioco, ricordando l’art. 32 della Costituzione Italiana sulla tutela della salute, lo statuto comunale, il principio di precauzione e citando a tal proposito l’ordinanza del TAR Sardegna emessa in occasione del contenzioso sui radar della Guardia di Finanza.

«L’Associazione – conclude la #sezione Italia Nostra di Sant’Antioco – ha chiesto inoltre la revisione e l’aggiornamento dell’intera “regolamentazione comunale per il corretto esercizio ed insediamento degli impianti di telefonia mobile”, affinché vengano corretti i macroscopici errori presenti includendo tutte le aree sensibili e i beni culturali e paesaggistici presenti nel territorio comunale, venga vietata l’installazione di impianti che emettono radiazioni elettromagnetiche in tutto il centro urbano di Sant’Antioco o, comunque, a ragionevole distanza dagli edifici frequentati e dalle case di civile abitazione ed in prossimità dei Beni paesaggistici e culturali.»