21 December, 2025
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Dieci anni non sono soltanto un traguardo: sono un archivio di sguardi, relazioni, progetti e idee che hanno attraversato un territorio. Per celebrare il primo decennio della Fabbrica del Cinema, il CSC Carbonia della Società Umanitaria propone una due giorni di film e incontri aperti al pubblico, un’occasione per ritrovarsi, confrontarsi e ripercorrere le tappe di un cammino fatto di film, laboratori, formazione e comunità. Uno sguardo a quanto realizzato, ma soprattutto un modo per scrutare orizzonti futuri, seguendo i principi cardine della Società Umanitaria: fare per capire, preservare la memoria per farne materia viva, capace di comunicare e tramandarsi sotto nuove forme.

Mercoledì 17 e giovedì 18 dicembre la sala “Fabio Masala” accoglierà registe e registi che con il loro lavoro hanno saputo interpretare questi principi e i cui incontri saranno introdotti e moderati dal direttore artistico del Carbonia Film Festival Francesco Giai Via, che ha curato insieme allo staff della Fabbrica del Cinema la selezione dei film e degli ospiti. In cartellone Sara Fgaier, Gianluca De Serio e Daniele Gaglianone, uno dei più autorevoli documentaristi italiani che da anni ha incrociato il suo percorso con quello della Fabbrica del Cinema. Saranno loro, insieme a partner, istituzioni, compagni di viaggio e addetti ai lavori, a offrire nuovi spunti di riflessione su memoria, territorio, comunità, linguaggi e possibilità future. Un momento di festa e di condivisione, un bilancio collettivo orientato al domani, un modo per restituire al pubblico il senso di una crescita comune.

Si comincia mercoledì 17 dicembre, alle 18.00, quando la sala “Fabio Masala” accoglierà la regista Sara Fgaier e il suo Sulla terra leggeri (Italia 2024, 95’), un film delicato e perturbante che segue il professor Gian nel tentativo di ricomporre la propria memoria ferita dall’amnesia. Attraverso la ricerca di una donna del passato, Leila, e dei frammenti di un amore rimasto sospeso, il protagonista intraprende un viaggio che lo riporta alla radice delle proprie ferite e, allo stesso tempo, della propria capacità di rinascere. Immagini confuse affiorano nella sua mente: il legame con la figlia, il lutto che riemerge come una musica lontana. Tutto concorre a trasformare questa indagine intima in una meditazione sulla perdita, sul ritrovamento e sulla possibilità di tornare a se stessi.

La serata prosegue con Gianluca De Serio, che accompagnerà il pubblico nella visione di Canone effimero (Italia 2025, 120’), realizzato insieme al fratello Massimiliano. Il film è un viaggio nell’Italia invisibile: i protagonisti di questa immersione sono singole persone o piccole comunità remote che lottano contro l’estinzione dei propri orizzonti simbolici, nei gesti di costruttori solitari di antichi strumenti o nelle voci di cantori di canti polivocali del passato. Un’opera che mette in luce le tradizioni polifoniche di varie regioni italiane, sfidando la marginalizzazione di queste culture e ricentrandole attraverso un approccio visivo ispirato alle icone bizantine e all’arte medievale. Il risultato è un diario collettivo, un codice fragile da completare.

La giornata di giovedì 18 dicembre si apre al mattino con la tavola rotonda Film a-temporali e geografia della memoria: il decennale della Fabbrica del Cinema. A partire dalle 10.00, un’occasione per ragionare sul tempo sospeso della memoria, quello spazio che – come ricordava Lewis Carroll – sarebbe molto povero se potesse “lavorare solo all’indietro”. Nel corso di questi anni, quello spazio è stato attraversato da registi e registe, operatori culturali, studenti e studentesse, associazioni, istituzioni e partner che hanno contribuito a rendere la Fabbrica del Cinema un presidio di idee e progettualità. Sarà questa l’occasione per un bilancio che parlerà di futuro, nel tentativo di immaginare le nuove responsabilità e le direzioni possibili di un lavoro che continua a intrecciarsi con il territorio.

La tavola rotonda sarà animata dalle figure che negli anni hanno direttamente lavorato con la Fabbrica del Cinema. Tra queste Francesco Giai Via, Maria Pina Usai, dell’associazione U-Boot Lab che negli ultimi tre anni ha curato il progetto di residenza artistica Giudicesse 2030, il presidente del CIC Arci Iglesias Mario Tuscano che organizza e promuove la rassegna Giornate del Cinema del Mediterraneo. In programma anche l’intervento dell’esperta in processi partecipativi Francesca Cinus, che nella seconda parte della tavola rotonda proverà ad aprire una finestra sul futuro. Ad accompagnarla la graphic recorder Ilaria Fresa, che tradurrà in tempo reale gli interventi dandone un riassunto visivo.

Le celebrazioni si chiudono la sera, alle 21, con l’attesa proiezione di Cumpartia (Italia 2025, 70’), l’ultimo film di Daniele Gaglianone nato proprio all’interno della terza edizione del programma di formazione Carbonia Cinema Giovani – Filming Lab, organizzato dal CSC Carbonia e finanziato dalla Regione attraverso i fondi previsti per lo sviluppo dell’attività cineportuale nel Sulcis Iglesiente. Il film, premiato lo scorso novembre a Firenze durante il Festival dei Popoli, è considerato l’autobiografia di un territorio, e sarà proiettato per la prima volta in Sardegna.

Cumpartia è la storia di un ritorno, quello di Ivan, che dopo tre anni in Francia, dove ha lavorato come viticoltore, sceglie il Sulcis per fare il vino insieme ai suoi genitori, nella loro piccola azienda. Il film si articola come il racconto della vita quotidiana di una famiglia di viticoltori, ma il ritorno a casa di Ivan è anche e soprattutto un viaggio interiore, sospeso e rarefatto dove le persone e le cose lasciate nel passato – e ritrovate nel presente – si incontrano nella dimensione emotiva e solitaria del protagonista. Una riflessione sul rapporto con le proprie radici, sul rapporto fra generazioni, sul cosa significa essere figli e su come si vedono i padri e le madri tra malinconie del passato e l’energia necessaria ad affrontare il presente.

«Sento che Cumpartia rappresenta un momento di transizione dentro il mio percorso cinematografico – spiega il regista Daniele Gaglianone -. Forse perché è un film che racconta un passaggio di vita importante per il protagonista che si trova in bilico fra le intenzioni ancora vive del passato e l’energia di nuove prospettive. È un film minimale che tratta di cose primarie ed essenziali: confrontarsi con le proprie radici. Chiedersi che cos’è la terra e quale senso si nasconde dietro ad un albero che cresce. Un film sulla solitudine sulla malinconia e sulla gioia necessaria della condivisione nato proprio dall’incontro inaspettato con un gruppo di amici vecchi e nuovi, che mi ha fatto sentire almeno per una volta ancora la bellezza e il privilegio di raccontare una storia».

Con la proiezione di questo film, metafora di un territorio laterale ma capace di valorizzare le sue eccellenze, le sue sacche di resistenza, e di produrre bellezza, si chiude la festa della Fabbrica del Cinema. Uno spazio pensato per custodire immagini, accogliere storie, dare spazio alla memoria e al futuro. Un luogo che ha saputo crescere insieme alla città, trasformandosi in un punto di riferimento culturale per Carbonia e il territorio.

«Se volgiamo lo sguardo a ciò che accadeva dieci anni fa, possiamo dichiararci soddisfatti del lavoro svolto e sempre più desiderosi di svilupparlo in un contesto che è mutato favorevolmente anche grazie al lavoro che La Fabbrica del Cinema è riuscita a realizzare, interpretando al meglio delle sue possibilità gli obbiettivi che si era data, ovvero l’essere facilitatore di processi e catalizzatore di energie e proposte – dice Paolo Serra, direttore regionale dei CSC della Società Umanitaria in Sardegna . Se fare formazione, conservazione e promozione della cultura cinematografica e audiovisiva (ma anche promotore della memoria storica isolana e produttore di nuova memoria audiovisiva) erano le direttrici su cui impostare le principali azioni, oggi possiamo affermare che queste linee di sviluppo non hanno mai viaggiato parallelamente ma si sono intrecciate e meticciate, producendo qualcosa di nuovo e bello per il territorio. Dopo due lustri trascorsi da quel 19 dicembre 2015, possiamo dire che il Sud Ovest sardo dispone di un centro di sviluppo che collabora stabilmente con una miriade di soggetti preposti allo sviluppo educativo, produttivo e culturale: l’Università, essendo parte della rete di partenariato dei nuovi master sul cinema che sono stati avviati a Carbonia,  così come con la Fondazione Sardegna Film Commission, i tanti Enti presenti, sia pubblici che privati, senza dimenticare l’incessante opera di sostegno all’associazionismo. Il decennio trascorso, grazie all’imprescindibile supporto della Regione Autonoma della Sardegna per tramite dell’Assessorato ai Beni Culturali, ha così contribuito a consolidare un modello di pratiche e di reti orientate all’innovazione e allo sviluppo futuro.»

«Stilando un bilancio di questi dieci anni e guardando intorno a noi ritroviamo uno spazio vivo e capace di catalizzare, ogni anno di più, l’attenzione del mondo del cinema e della cultura – aggiunge Moreno Pilloni, direttore del CSC Carbonia della Società  Umanitaria -. Una realtà che dialoga e si mette al servizio delle agenzie educative, dalle scuole di ogni ordine e grado all’Università, così come delle pubbliche amministrazioni del territorio, interpretando al meglio e con sempre maggiori strumenti, quel ruolo di “Centro Servizi” che la Regione Sardegna ci ha affidato. Grazie al progetto della Fabbrica del Cinema il nostro Centro è riuscito ad ampliare il proprio sguardo diventando un vero e proprio luogo di produzione e formazione che cresce insieme al territorio.»

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Si rialza il sipario al MoMoTI a Monserrato per Il Grande Teatro dei Piccoli. Domenica 7 maggio, per la quattordicesima edizione della stagione per famiglie organizzata da Is Mascareddas nel loro teatro in via 31 marzo 1943, la compagnia di Nuoro Bocheteatro è di scena alle 18 nello spettacolo “Alice”. Sul palcoscenico, nella coproduzione con Teatro Tragodia, la regista Virginia Garau con Giulia Carta, Monica Corimbi, Caterina Peddis, Carmen Porcu e Ulisse Sebis.

La piéce si sviluppa con una trama ispirata al romanzo di Lewis Carroll “Alice nel paese delle Meraviglie”:  Alice viene attratta dal Coniglio Bianco. Il simpaticissimo e bizzarro personaggio corre affannato, parlotta tra sé e – cosa che fa divertire tanto la bambina – ogni suo passaggio è scandito dal ticchettio di un orologio. Il tempo per lui è importantissimo e sembra abbia un importante missione da compiere. Allora Alice decide di seguirlo e il Coniglio Bianco la conduce attraverso una tana che fa da ingresso a un mondo fantastico dove fa vari incontri: per prima una Duchessa fuori di testa che usa con disinvoltura dei superlativi assoluti a dir poco esilaranti, seguita da un Cappellaio Matto, veramente tutto matto, con la passione per il bel canto che esegue perfettamente fuori tempo. Questa cosa farà infuriare la Regina di Cuori, la quale farà mettere in prigione il tempo che resterà fermo alla primavera. Ma l’estate tornerà grazie all’astuzia e intraprendenza di Alice e dei suoi nuovi amici.

Cinzia LeoneCinzia Leone 2 Cinzia Leone 3  Mamma loc

Cambio di scena per la stagione 2014-15 del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo del CeDAC: Cinzia Leone, con “Mamma sei sempre nei miei pensieri. Spostati!”, divertente one woman show incentrato sul complicato rapporto e lo stretto legame tra madre e figlia – sostituisce l'”Alice” di Matteo Tarasco, da Lewis Carroll, con Romina Mondello nel ruolo della protagonista 

Cinzia Leone sarà quindi in scena:

venerdì 27 marzo alle 21.00 al CineTeatro Olbia di Olbia
sabato 28 marzo alle 21.00 al Teatro Garau di Oristano
e, infine, domenica 29 marzo alle 20.45 al Teatro Centrale di Carbonia.

Il nuovo spettacolo in programma è concentrato sulla “mammità”, sul distacco dal cordone ombelicale, su come la mamma condiziona i nostri atteggiamenti, i nostri pensieri. Viene “analizzata” comicamente l’impronta che ogni madre lascia sulla propria figlia e che la figlia lascerà, a sua volta, sui propri figli.

Durante lo spettacolo Cinzia viene continuamente interrotta da telefonate della madre che le sottopone problemi gastrici, intestinali… e Cinzia, condizionata dalle telefonate della madre, viene portata a  ripercorrere le origini della vita e l’evoluzione della “mamma”.

Partirà venerdì 30 gennaio 2015, alle ore 20.45, con l’opera teatrale “Ospiti”, la stagione di prosa 2015 al Teatro Centrale di Carbonia – organizzata dal CeDAC (nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo, “Giù la maschera!”) con il patrocinio e il sostegno del comune di Carbonia.

“Ospiti”, commedia romantica e cinica, scritta e diretta da Angelo Longoni, racconta l’amore nelle sue diverse sfaccettature, attraverso le vicende di Leo, Sara e Franco. “Ospiti” è l’incrocio dei destini di tre personaggi diversissimi: un uomo solitario e disincantato, che si lascia tentare per un momento dall’ipotesi di una nuova relazione; una donna emancipata che fa del cinismo e della distanza la difesa contro il dolore e la possessività altrui; e un altro uomo, appassionato, forse troppo, che vive i sentimenti in modo estremo. Una fotografia della società contemporanea, della nuova grammatica delle passioni, spesso effimere seppur brucianti, dei dialoghi interrotti, dei troppi silenzi, della paura di impegnarsi che diventa metafora della solitudine.

Le prossime date in calendario al Teatro Centrale per la Stagione di Prosa 2015 sono:

Domenica 8 febbraio – ore 20.45 – “Il bell’Antonio” di Vitaliano Brancati;

Domenica 1 marzo – 20.45 – “La leggenda del pallavolista volante” di Nicola Zavagli e Andrea Zorzi;

Domenica 29 marzo – ore 20.45 – “Alice” di Lewis Carroll;

Sabato 11 aprile – ore 20.45 – “Pirandello/Ora Pro Nobis – opere e visioni pirandelliane” – di e con Nunzio Caponio.

Teatro Centrale Carbonia copia

Teatro Centrale Carbonia copia

Partirà il 30 gennaio 2015 la Stagione di Prosa 2015 al Teatro Centrale di Carbonia –  organizzata dal CeDAC (nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo, “Giù la maschera!”) con il patrocinio e il sostegno del Comune di Carbonia.

Cinque titoli in cartellone, tra i grandi classici della letteratura e del teatro – dall’ “Alice” di Lewis Carroll a un viaggio nell’universo e nella poetica di Luigi Pirandello, alla fotografia dell’Italia ne “Il bell’Antonio” di Vitaliano Brancati, alla drammaturgia contemporanea, con l’originale “Ospiti” firmato da Angelo Longoni e “La leggenda del pallavolista volante”, ovvero la storia di Andrea Zorzi, detto “Zorro”, tra epopea sportiva e la vita, i sogni e le speranze di un campione.

Tra i protagonisti artisti del calibro di Andrea Giordana e Giancarlo Zanetti, diretti da Giancarlo Sepe, nella messa in scena del celebre romanzo di Brancati (l’adattamento è firmato dalla figlia dello scrittore siciliano, Antonia, e da Simona Celi) e divi del grande e del piccolo schermo, come l’affascinante Romina Mondello, nei panni di un’inedita Alice dark (moderna “sorella di Amleto”) per la regia di Matteo Tarasco, accanto a Cesare Bocci e Eleonora Ivone, alle prese con le complicazioni sentimentali di “Ospiti” con un irresistibile Marco Bonini. Sotto i riflettori anche un mito dello sport italiano, il pallavolista Andrea Zorzi, colonna portante della nazionale azzurra fino al 1996 (ora commentatore televisivo) che interpreta se stesso sulla scena, accanto all’attrice Beatrice Visibelli,  nello spettacolo scritto con Nicola Zavagli. Drammaturgo, attore, regista – una carriera cinematografica e teatrale tra Hong Kong, New York e la Sardegna – Nunzio Caponio si cimenta invece – nel suo “Pirandello/Ora Pro Nobis”,  con un’antologia di “opere e visioni pirandelliane”, mescolando le intuizioni e i personaggi dello scrittore Premio Nobel con il mondo virtuale e la realtà parallela degli avatar.

Inaugurerà la Stagione di Prosa di Carbonia (all’insegna dello slogan “Giù la maschera!” che attraversa l’intero Circuito, in un esplicito rimando alla capacità del teatro di mettere a nudo la verità attraverso il gioco mirabile della finzione) venerdì 30 gennaio 2015 alle 20.45, “Ospiti”, una commedia romantica e cinica scritta e diretta da Angelo Longoni (affermato autore teatrale, regista e sceneggiatore per il cinema e la televisione – tra i suoi successi, il fortunato “Caravaggio” con Alessio Boni). Sotto i riflettori Cesare Bocci (volto noto del grande e del piccolo schermo – da “L’aria serena dell’ovest” di Silvio Soldini a “Benvenuto, Presidente!”, dal ruolo di Mimì Augello ne “Il commissario Montalbano” a “Provaci ancora, Prof”, al Pietro Guarnieri di “Un’altra vita”) e Eleonora Ivone (esordi come modella di Valentino, Mariella Burani, Jean Paul Gaultier, e una formazione d’attrice, al cinema è tra i protagonisti di “Uomini senza donne”, e “Non aver paura”, in tv spazia da “Madri” all’antagonista di “Un amore di strega”) e l’eclettico Marco Bonini (studi di danza classica e moderna, ha frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” e il Centro Sperimentale di Cinematografia; tra le sue più recenti apparizioni sul grande schermo, Greshnov in “2047 – Sights of Death” di Alessandro Capone, dopo la commedia “Pane e Burlesque”, “Billo – Il Grand Dakhaar” di Laura Muscardin e “L’anno mille” di Diego Febbraro). Le scenografie sono di Mario Cavacchioli e Tiziana Massaro. La pièce di Longoni racconta l’amore nelle sue diverse sfaccettature, attraverso le vicende di Leo, Sara e Franco, e l’incrocio dei destini di tre personaggi diversissimi: un uomo solitario e disincantato, che si lascia tentare per un momento dall’ipotesi di una nuova relazione; una donna emancipata che fa del cinismo e della distanza la difesa contro il dolore e la possessività altrui; e un altro uomo, appassionato, forse troppo, che vive i sentimenti in modo estremo. Una fotografia della società contemporanea, della nuova grammatica delle passioni, spesso effimere seppur brucianti, dei dialoghi interrotti, dei troppi silenzi, della paura di impegnarsi che diventa metafora della solitudine: l’amore al tempo della rete, tra la casualità degli incontri, il desiderio di lasciarsi andare senza rinunciare alla propria indipendenza e  l’incubo dello stalking.

Seguirà,  domenica 8 febbraio 2015 alle 20.45, “Il bell’Antonio” di Vitaliano Brancati (produzione Lux Teatro) nell’adattamento teatrale di Antonia Brancati e Simona Celi, per la regia di Giancarlo Sepe: storia di un uomo bellissimo e nullafacente, nella Sicilia degli anni del fascismo, in cui s’intrecciano dramma personale e pungente satira della società e dei falsi miti del regime. La pièce – interpretata da attori del calibro di Andrea Giordana e Giancarlo Zanetti, con Luchino Giordana (nel ruolo di Antonio) e con Elena Callegari, Simona Celi, Michele De’ Marchi, Natale Russo e Alessandro Romano (scene di Carlo De Marino e disegno luci di Franco Ferrari) – mette in luce la dolorosa contraddizione tra l’essere e l’apparire, l’aspettativa della comunità e le convenzioni e i parametri su cui si misura il valore dei singoli individui da un lato e, dall’altro, i veri desideri e le inclinazioni di ciascuno. Prigioniero della sua avvenenza e del retaggio culturale della sua famiglia, il giovane – costretto a interpretare un ruolo contrario alla sua natura – diventerà il fulcro di una vicenda amara e grottesca, attraverso cui lo scrittore lascia intravedere una feroce critica verso i costumi e i riti della Sicilia e dell’Italia, durante il ventennio fascista, dietro cui si cela l’acquiescenza se non l’adesione a un regime antilibertario. “Il bell’Antonio” – già approdato sul grande schermo con il film di Mauro Bolognini interpretato da Marcello Mastroianni – insieme alla vicenda privata di un uomo, e all’interesse contrapposto di due famiglie, mette in mostra il pericolo, e il ridicolo, in una tragedia rovesciata che scaturisce, in fondo, dall’impossibilità di amare.

Il terzo appuntamento al Teatro Centrale di Carbonia, domenica 1 marzo 2015 alle 20.45, sarà con la “La leggenda del pallavolista volante”, originale spettacolo della compagnia Teatri d’Imbarco scritto a quattro mani da Nicola Zavagli (che ha curato anche la regia) e  Andrea Zorzi: la straordinaria carriera di un campione, dai primi allenamenti ai trionfi nella nazionale azzurra, all’imprevedibile sconfitta olimpica, alla vittoria su se stessi, indispensabile per trionfare in campo come nella vita. Riflettori puntati dunque su Andrea Zorzi detto “Zorro”, mito vivente di uno sport di squadra diffusissimo e molto praticato, anche se ben lontano dai fasti e dalle celebrazioni calcistiche. Il campione di volley, premiato come “giocatore dell’anno” dalla Federazione Internazionale di Pallavolo (FIVB) nel 1991, e due volte vincitore del titolo di  MVP (Most Valuable Player) alla World League (1990 e 1991) calcherà la scena insieme all’attrice Beatrice Visibelli, in una sorta di (auto)biografia teatrale in cui si intrecciano parole e gesto atletico, tra luci e ombre dell’esistenza di un esponente della “generazione dei fenomeni”. Un gigante – sul palco ma soprattutto in campo – con tutta la sua umana fragilità, dalle normali crisi dell’adolescenza alle difficoltà della crescita, agli incontri con i grandi allenatori che hanno segnato, in positivo, il suo destino – e quello della squadra: le vittorie, i successi, l’entusiasmo, i numeri da record, i tornei internazionali… e le occasioni perdute alle Olimpiadi. La splendida parabola sportiva s’intreccia alla vita privata – la famiglia, l’amore, le amicizie – e l’eccezionalità dei risultati in campo non mette al riparo da altri fallimenti. Tra sport e filosofia, arte e vita, “La leggenda del pallavolista volante” fa del volley una significativa metafora dell’esistenza.

Sarà poi la volta, domenica 29 marzo 2015 alle 20.45, di un’intrigante “Alice” di Lewis Carroll, con drammaturgia e regia di Matteo Tarasco, prodotta da Arte e spettacolo Domovoj, in collaborazione con il XLV Festival Teatrale Borgio Verezzi. Romina Mondello (attrice di cinema, teatro e televisione, dagli esordi con “Estasi”, a “Palermo Milano solo andata” di Claudio Fragasso, alle numerose fiction, da “La piovra 7” alla serie  “R.I.S. – Delitti imperfetti”, a “L’isola dei segreti – Korè” di Ricky Tognazzi e “L’ombra del destino” di Pier Belloni) incarna una versione dark della ragazzina perduta tra il paese delle meraviglie e la vita oltre lo specchio. L’immaginaria stanza di Alice nel Manicomio di Wonderland diventa il teatro delle sue visioni, tra follia e sogno, o meglio in quella “follia della finzione” in cui l’adolescente inquieta, quasi una “sorella di Amleto”, trova rifugio e sollievo dalla realtà del mondo. Una dimensione del fantastico – proiezione della società vittoriana, con la sua ipocrisia perbenista – in cui la mente della giovane eroina può spaziare tra incubi e sogni, tra figure stravaganti e perfino inquietanti, buffe o seducenti, in bilico tra verità e allucinazione, e dialogare con i suoi fantasmi. Una moderna fiaba dark che riscopre – oltre la privata dedica e la convenzionale destinazione all’infanzia – la stratificazione di senso sospesa nelle parole, tra filastrocche e calembours, personaggi inventati e protagonisti della novellistica inglese, dove la chiave della pazzia diventa lo strumento per guardare oltre il limite e riconoscere ciò che è invisibile agli occhi. Nel cast – oltre a  Romina Mondello – Salvatore Rancatore, Giulia Galiani, Odette Piscitelli; le musiche sono di Riccardo Benassi e Nicola Sacchelli, i costumi di Chiara Aversano, le scene e le luci – come  drammaturgia e regia – dello stesso Matteo Tarasco.

Concluderà la Stagione di Prosa 2015 del CeDAC a Carbonia, sabato 11 aprile 2015 alle 20.45, “Pirandello/Ora Pro Nobis – opere e visioni pirandelliane”: lo spettacolo scritto diretto e interpretato da Nunzio Caponio, protagonista in scena con  Tiziana Pani e Ivano Cugia, e prodotto da Origamundi, s’ispira alla poetica del grande drammaturgo siciliano e analizza il dramma di un’esistenza “sospesa fra Vita e Forma”.  Pièce multimediale (impreziosita da video e animazioni di Roberto Putzu, con la partecipazione di Margherita Margarita, Danilo ‘Il Drugo’, Rita Napolitano, Annalisa Zedde, Ismaelle Melville, Lorenzo Melini, Carla Teodora Puggioni, Laura Zedda, voice over di Alessandro Fulvio Bordigoni, Giorgia Barracu, Consuelo Melis e Fabrizio Murgia) “Pirandello/ Ora Pro Nobis” vede l’interazione fra attori in carne ed ossa e avatar virtuali, ispirati ai più celebri personaggi del teatro pirandelliano. S’intersecano così differenti piani narrativi – e percettivi – nell’alternarsi di dialoghi e momenti salienti dell’opera di Pirandello e riflessioni dell’autore sulla condizione umana, quell’esser tutti  come “pupi”, personaggi di una rappresentazione, mentre ciascuno è per se e per gli altri “uno, nessuno e centomila”. Tecnologie d’avanguardia e linguaggi della scena compongono un’articolata partitura, un surreale incontro (nel non-luogo evocato dalle scenografie di Salvatore Aresu, che firma anche i suggestivi costumi e dalle luci di Ivano Cugia) tra l’autore e le creature nate dalla sua fantasia, in una rivisitazione, alle soglie del Terzo Millennio, della tragedia dei “Sei Personaggi”