25 April, 2024
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Il gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale ha presentato una mozione sul diritto allo studio. Innalzare le soglie Isee (indicatore situazione economica equivalente) e Ispe (indicatore situazione patrimoniale equivalente) per garantire l’accesso ai servizi dell’Ersu e riaffermare così il diritto allo studio per gli oltre mille studenti sardi che, dal 1 gennaio 2015, sono esclusi dai benefici, per effetto dei nuovi e più restrittivi limiti imposti dal ministero dell’istruzione. E’ questo l’impegno rivolto al presidente della Regione, contenuto nel dispositivo della mozione n. 216 (Deriu e più) che questa mattina è stata illustrata dai consiglieri del gruppo del Pd, alla presenza dei rappresentanti delle associazioni studentesche e di alcuni componenti il senato accademico dell’Università di Cagliari.

Il portavoce degli studenti, Riccardo Murgia, ha ribadito l’esclusione di circa mille studenti dalle graduatorie dell’Ersu, in ragione dell’applicazione dei nuovi limiti ministeriali ed ha rimarcato l’urgenza di un intervento della Regione per l’innalzamento dei parametri Isee e Ispe in Sardegna. «Siamo la Regione che insieme con il Veneto e il Molise applica le soglie minime per l’Ispe (27.561 euro) – e l’aliquota Isee  in vigore in Sardegna (17.472 euro) è ben lontana dalla soglia massima consentita e applicata nella maggior parte degli Atenei italiani (20.998 euro)».

Un incremento degli stanziamenti regionali per il diritto allo studio è stato sollecitato dal componente il senato accademico e coordinatore di Unica 2.0, Luca Santus («l’estensione delle borse dell’Ersu è una priorità se davvero si vuol combattere la dispersione scolastica e garantire l’accesso all’Università in Sardegna»). Pieno sostegno all’iniziativa è stato dichiarato anche dal rappresentante di “Progetto studenti”, Pietro Ennas, e dall’altro componete il senato accademico dell’ateneo di Cagliari, Luigi Mori («è una battaglia unitaria per la quale tutti dobbiamo mobilitarci»).

Il consigliere del Pd, Lorenzo Cozzolino, ha ricordato l’impegno assunto dall’assessore regionale della Pubblica Istruzione, in occasione della discussione in Aula di un’interpellanza sul medesimo tema, per innalzare le soglie Isee e Ispe a partire dall’anno accademico 2015-2016, così da consentire ai circa mille sardi esclusi dai benefici dei servizi Ersu di poter godere delle agevolazioni per gli alloggi, la mensa e le borse di studio. Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha, invece, ricordato la proposta di legge di cui è primo firmatario che prevede, tra le altre cose, la copertura finanziaria dei capitoli inerenti il diritto allo studio attraverso un innalzamento della tassa per l’esercizio della professione che passerebbe dalle attuali 5.20 euro/anno a 120 euro/anno. Il consigliere Piero Comandini (Pd) ha salutato con favore la partecipazione delle organizzazioni studentesche all’iniziativa del gruppo dei democratici ed ha assicurato l’impegno di reperire le opportune coperture finanziarie in sede di esame della legge Finanziaria. Ed a questo proposito, il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, ha preannunciato l’audizione dei rappresentanti delle organizzazioni studentesche nel parlamentino da lui presieduto.

Il primo firmatario della mozione n. 216, Roberto Deriu, ha rimarcato l’urgenza di «un pacchetto di misure per le Università della Sardegna» ed auspicato l’apertura di «un tavolo di consultazione permanente» sui temi del diritto allo studio. «In Sardegna – ha concluso Deriu – è concreto il rischio chiusura per gli atenei a causa del calo delle iscrizioni e per l’alta percentuale di dispersione scolastica: dobbiamo recuperare sul piano qualitativo e su quello quantitativo e richiamare all’unità tutta la politica sarda per salvare le nostre università».

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

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Il Consiglio regionale ha approvato (presenti 46, votanti 46, sì 29, no 17) il disegno di legge 176/A di riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna. Il provvedimento era entrato in aula il 9 dicembre. Il suo iter è stato lungo e travagliato: le sedute in cui  è stato discusso il disegno di legge sono state 17, per un totale di 52 ore e 35 minuti. Il Consiglio si riunirà lunedì primo febbraio, alle 16.00, per la seduta statutaria.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai, che ha comunicato l’assenza del presidente Gianfranco Ganau per impegni istituzionali. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art.76 del Dl n. 76 – Giunta regionale – Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna.

Aprendo la discussione generale, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha affermato che alla fine della riforma il sentimento prevalente è quello della delusione, «lo dico come cagliaritano, perché la città viene rappresentata senza orgoglio e prospettive, incapace di accogliere sardi e tendere la mano a chi è rimasto indietro; emerge invece, purtroppo, una Cagliari isolata e prepotente che rischia di fare il vuoto attorno a se». Con questa legge, ha aggiunto, «tramonta l’idea di una Cagliari che vuole essere capitale di una Sardegna diversa, forte, aperta, a favore di un disegno in cui non vince Cagliari ma perdono tutti i sardi e scompaiono le autonomie comunali». E’la certificazione del fallimento, ha concluso, «della maggioranza e del centro sinistra che non hanno saputo interpretare i sentimenti migliori della Sardegna».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha parlato di un «ottimo disegno di legge che affronta un argomento oggettivamente complesso, cercando intanto di ridimensionare il ruolo eccessivo assegnato dalla legge Delrio alle città metropolitane (“o sei questo o non sei niente”), un modello a nostro avviso sbagliato in generale e per la Sardegna in particolare». Siamo contrari, ha sostenuto, «a concetti non urbani come quelli proposti dal centro destra, luoghi in cui le risorse, comprese quelle europee, sarebbero destinate ad ambiti non urbani e ad obiettivi differenti; crediamo invece che il modello ristretto sia corretto, ed ecco la prima grande differenza con la Delrio, per governare un sistema urbano complesso e non fare da volano all’economia sarda». Inoltre, non crediamo ad una Sardegna con trazione-città metropolitana, «per questo abbiano individuato altri strumenti per aree con caratteristiche diverse, e da qui discende il concetto di rete urbana come quella che già unisce Sassari ed altri Comuni nella programmazione strategica, a questo obiettivo dovranno tendere anche le altre reti urbane di nuova istituzione». In sintesi, ha concluso Demontis, «abbiamo utilizzato la nostra specialità per proporre un modello di Sardegna che potrà essere utilizzato in altre Regioni».

Il consigliere Mario Floris (Misto), dopo aver premesso di parlare «da innamorato della politica e dei partiti di massa che hanno fatto tanto bene alla storia dell’Italia e della Sardegna» ha sottolineato i grandi errori «di una riforma figlia di rapporti deteriorati fra cittadini ed istituzioni, sottomessa a personalismi e particolarismi, ennesimo esempio di un modo pasticciato di legiferare; ancora una volta si è cominciato dalla coda per appuntarsi una medaglia sul petto». Più volte, ha ricordato Floris, «ho invitato la maggioranza a riflettere per partire dalla riforma della Regione, dalla legge statutaria e dalla legge elettorale per poi arrivare alla riforma degli enti locali; oggi invece si compie un misfatto della politica che frantuma l’autonomia e rompe la solidarietà fra i territori». Oggi i partiti, ha detto ancora il consigliere, «sono venuti meno al loro ruolo ed oggi sono solo una brutta copia dell’originale, non c’è soluzione classe dirigente,si assiste ad un proliferare di liste civiche senza filtri, in un processo di decadenza che alla fine si ripercuote anche sulle leggi e sulle regole». Il presidente della Regione, la maggioranza e la Giunta, ha sostenuto Floris, «hanno voluto soffocare l’autonomia della Sardegna escludendo la minoranza da ogni contributo positivo; chi ha un minimo di conoscenza della storia della Sardegna sa che quanto accaduto non ha precedenti, che si va avanti senza analisi politiche e con la logica “o vi adeguate o vi mando a casa”, sono cose su cui non si può fare finta di niente».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, ha dichiarato di accogliere «con un senso di liberazione l’arrivo al tratto finale della legge e, sotto questo profilo, le riflessione di Floris da condividere in toto, a testimonianza del fatto che le riforme fatte in solitudine non possono produrre niente di buono». Siamo di fronte ad una legge, secondo Tedde, «difficile anche da capire, una legge minestrone col ravanello della grande questione nuorese, infilata a forza nel testo violentando intere comunità, scandita dalla successione di versioni sovrapposte l’una all’altra in un clima di minacce pesantissime». Il perno del nuovo sistema, ha continuato Tedde, «è quello della città metropolitana di Cagliari passata col voto di sassaresi che si assumono responsabilità pesanti nel processo di svuotamento del centro e del nord della Sardegna; per il nord Sardegna, nello specifico, i numero espressi da tutti gli indicatori erano di gran lunga superiori, ed anche per questo salta agli occhi la desertificazione istituzionale di una parte importantissima dell’isola che sta perdendo corte d’appello, low cost, camera di commercio, autorità portuale ed altro». In conclusione, ad avviso di Tedde, «è venuta fuori una legge frutto della maldestra manipolazione e dall’evidente violazione della legge Delrio, che crea un’altra provincia al sud ed un reticolo di strumenti vuoti senza significato; sentiremo ancora parlare di questa legge perché i territori si ribelleranno».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia) ha messo l’accento sul fatto che la legge «è una base solida in vista di una grande riforma per una pubblica amministrazione moderna, efficace ed efficiente, vicina ai bisogni dei cittadini, in una Sardegna moderna che ritrova unità attraverso il dialogo fra territori, solidale, con lo sguardo rivolto alla sua storia ma anche all’Europa; la riforma riorganizza il sistema degli Enti locali in una fase di transizione successiva al referendum sulle province, abolite ma ancora non cancellate definitivamente, assegnando un ruolo centrale agli ambiti strategici per porre al centro dello sviluppo la programmazione dal basso». Le riforma, ha osservato Cherchi, «favorisce il decentramento regionale con l’uguaglianza dei cittadini e pari opportunità per i territori, con i Comuni che saranno protagonisti secondo le loro vocazioni, in una Sardegna unita nelle differenze, dove crescono le relazioni fra le diverse aree, si favoriscono processi di aggregazione, superando contese anacronistiche che non fanno bene ai sardi». La crescita della nostra Regione, ha detto Cherchi, «deve essere uniforme e questo in definitiva è il ruolo della Regione e il rumore di fondo col tempo scomparirà; non ci affascina il ruolo di città metropolitana se intesa come un qualcosa che fa il vuoto intorno a se, al contrario ci siamo battuti per la tutela dei territori con apposite intese per ottenere misure perequative».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha in qualche modo immaginato la profonda delusione «di quei cittadini di serie b che aspettavano una riforma di buon senso e sono stati stesi dal plotone di esecuzione del Consiglio regionale che, seguendo i dettami della Giunta, si è dimostrata insensibile soprattutto verso la terra più povera (il Nuorese) che invece viene sfregiata e rapinata della propria memoria storica mentre cercava di risollevarsi». La maggioranza, ha protestato Crisponi, «non ha voluto ascoltare e non ha sentito ragioni, tutti i territori sono stati umiliati con pugni in faccia, facendo carne di porco delle piccole comunità e dei cittadini dell’interno; siamo davanti ad uno dei momenti più bassi della legislatura perché si è costruito un nuovo muro di Berlino, un nuovo Campidano, una terra promessa, l’unica Silicon Valley per chi cerca un posto di lavoro, dove è stato spostato tutto e di tutto e se ne accorgeranno ben presto cittadini ed amministratori».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha messo in guardia dall’approccio sbagliato ai processi normativi, perché le leggi devono essere innanzitutto utili. La legge, a suo giudizio, «ha un pregio, parte dall’esistente cercando di superare le province per ridisegnarle sulla traccia delle regioni storiche, ora sostituite da ambiti, consentendo alla Sardegna di guardare avanti, in un sistema in cui le città vogliono stare insieme perché vogliono migliorare i processi di governance per una Sardegna unita che combatte le diseguaglianze». Congiu ha poi rivendicato alla sua formazione politica alcuni punti qualificanti della legge, come il passaggio dedicato al superamento delle «disparità fra territori», alla «perequazione di ogni intervento», all’individuazione di «specifiche intese sostenute da risorse adeguate» che non «lasceranno lasciare indietro nessuno». Questa è la nostra idea di Sardegna solidale, ha detto ancora Congiu, «dove tutti sono sullo stesso piano, sono chiamati a responsabilità ed a fare il meglio, sarà una legge utile per quelli che vogliono stare insieme ed hanno capacità progettuale superando il rivendicazionismo querulo che non ha mai prodotto nulla».

E’ poi intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha confermato le critiche avanzate durante la discussione dell’articolato. «La maggioranza si è nascosta dietro il paravento della grande riforma economica e sociale introdotta dalla legge “Delrio” e dal decreto sulla spending review. Avremmo invece dovuto rinunciare al modello nazionale e spingerci oltre – ha detto Locci – questa riforma rischia di creare confusione con la creazione di meccanismi di obbligatorietà che svuotano le potestà degli enti locali». Secondo Locci, la riforma mette a rischio il principio di autodeterminazione delle comunità locali: «Il connubio tra la maggioranza, il relatore e l’Anci fa venire in mente il meccanismo di fuga dei sindaci dai loro comuni e dalle responsabilità nei confronti dei cittadini. Il processo di aggregazione indotta non farà altro che alimentare le spinte campanilistiche».

Molto critico anche l’intervento del vicepresidente del Consiglio Antonello Peru. «Con questa riforma, la maggioranza  ha trasformato la Sardegna in un campo di battaglia dove i sardi combatteranno contro altri sardi – ha sottolineato Peru – una guerra tra poveri scatenata da un progetto accentratore che amplifica i conflitti sociali». L’esponente della minoranza ha bocciato senza appello l’impianto del provvedimento: «Non si possono fare riforme con una sola visione mercantilistica – ha aggiunto Peru – disegnare la Sardegna con criteri economicistici rischia di marginalizzare i territori. Si sono persi di vista i valori dell’autonomia e dell’identità. Dentro la legge non c’è un’anima e un’idea di Sardegna».

Il consigliere azzurro ha poi attaccato i colleghi sassaresi per aver avvallato la scelta di istituire la città metropolitana di Cagliari: «Trionfa il cagliaricentrismo – ha rimarcato Peru – nella città metropolitana si concentrano servizi e risorse. Cari colleghi del sassarese, ve ne assumerete la responsabilità: avete confinato Sassari ai margini della Sardegna e lo avete fatto in modo consapevole».

Gianni Lampis (Fd’I) ha ricordato l’iter della riforma degli Enti Locali: «Questo disegno di legge è stato approvato dalla Giunta il 15 gennaio del 2015 – ha detto Lampis – ad un anno di distanza non ci sono vincitori ma un unico sconfitto: il popolo sardo». Secondo Lampis, la legge è stata costruita senza un percorso partecipativo dei territori. «Si è preferito decidere in una stanza con matita e squadretta – ha sostenuto Lampis – una grande legge di riforma aveva bisogno di altro. Potevamo fare di più e di meglio, noi come opposizioni ci abbiamo provato presentando proposte migliorative».

Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi espresso forti perplessità per alcuni contenuti della legge: «Pensavamo che non si dovesse più parlare di province, invece oggi si crea una nuova provincia, quella del Sud Sardegna, che richiederà di elaborare nuovi regolamenti e di individuare un nuovo capoluogo. Avevamo la possibilità di pensare ad un’unica città metropolitana o a due città, una del Sud e una del Nord, sarebbe stato questo il modo per costruire una Sardegna in grado di camminare in modo armonico e solidale. Oggi invece si creano territori di serie A e B – ha concluso Lampis – noi ci dissociamo dalle vostre scelte ribadendo fino alla fine la nostra contrarietà al provvedimento».

Voto contrario ha annunciato anche Alberto Randazzo (Forza Italia). Secondo l’esponente azzurro, la legge non tiene conto delle disposizioni dell’articolo 133 della Costituzione. «Non c’è stata concertazione con le comunità locali – ha detto Randazzo – i 71 paesi della provincia di Cagliari sono stati convocati? Perché solo 16 entrano nella Città Metropolitana e gli altri restano fuori?». Randazzo ha citato il caso di Dolianova, comune che ha chiesto di entrare nella Città metropolitana e non ha avuto risposta formale. « 50 comuni hanno già preparato un ricorso – ha concluso Randazzo – mi auguro che la legge sia applicabile, smettiamo di parlare di compensazioni, così si illudono i cittadini».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato il percorso legislativo che ha caratterizzato il Dl 176. «C’è stata un’istruttoria approfondita su diverse proposte della Giunta, un lavoro non sempre fatto attraverso i canali più ortodossi che ha portato ad accogliere dentro la norma le esigenze di varie categorie e dei territori – ha detto Tunis – la  Giunta ha scelto di non impugnare la legge Delrio, l’esecutivo non ha saputo comprendere che il giogo della grande riforma nazionale non era in grado di accogliere le esigenze della Sardegna. L’architettura istituzionale prescelta non fa emergere le potenzialità dei nostri territori».

Tunis ha poi sottolineato il pericolo di un ulteriore scollamento tra i cittadini e le istituzioni. «Si rischia di fomentare la fuga dalla politica – ha insistito l’esponente della minoranza – Pigliaru è il risultato di questo scollamento. In Sardegna non c’è più classe dirigente. Pigliaru è una supplente che certifica la decisione della Sardegna di non investire su se stessa e sulle proprie risorse. Con questa legge viene ulteriormente svuotata la figura dei sindaci».

Il consigliere di Forza Italia ha poi concluso il suo intervento lamentando la mancata apertura di un contenzioso nei confronti del Governo nazionale.«La ferita degli Enti locali rimane aperta – ha concluso Tunis – la prossima maggioranza si dovrà fare carico di modificare questa legge».

Giudizio diametralmente opposto quello del relatore di maggioranza Roberto Deriu (Pd) che, in apertura del suo intervento, ha ringraziato le opposizioni per aver consentito alla maggioranza “di mettere alla prova le proprie idee”. «Durante la discussione ci sono stati strafalcioni ma anche critiche di sistema alle quali abbiamo dato risposte di sistema – ha affermato Deriu – con Cossa abbiamo condiviso in Commissione l’esigenza di rispettare la Costituzione che impone una speciale ricognizione dello stato dell’autonomia della Sardegna».

Deriu ha poi elencato gli aspetti innovativi della legge: «Nella ricostruzione della realtà autonomistica siamo partiti dalla possibilità offerta dalla Costituzione di istituire una Città metropolitana e, considerate le carenze della Delrio, la abbiamo adeguata alla Sardegna – ha aggiunto il relatore della legge – sulla base di questo abbiamo ridisegnato le circoscrizioni provinciali basandoci sugli ambiti ottimali, poi ci siamo occupati dell’ambito comunale spingendo sulle Unioni. I comuni però non sono tutti uguali, ci saranno per questo reti urbane e reti metropolitane».

Deriu ha poi concluso il suo intervento annunciando il voto favorevole alla legge: «E’ un disegno limpido e chiaro che soltanto una dura opposizione poteva indurre a confondere con un pasticcio. C’è stato un grande lavoro sul personale, grande attenzione per la transizione in modo da evitare che, durante il trasloco, si perdano oggetti. E’ una grande legge ed è giusto che entri in vigore».

Alessandra Zedda (Fi) ha parlato di alcuni “buchi neri” che caratterizzerebbero la legge sugli Enti Locali ed ha rimarcato probabili profili di illegittimità in particolare per le parti che attengono la istituendo nuova provincia del Sud. «Con questa legge si è persa un’altra occasione – ha dichiarato l’esponete della minoranza – e non si è inciso sul tema dell’insularità mentre si è proceduto alla creazione di un ginepraio fatto di enti, incarichi e funzioni».  A giudizio di Alessandra Zedda con la riforma non ci saranno miglioramenti nei servizi e neppure in termini di crescita e sviluppo dei territori. La consigliere di Fi ha quindi ribadito il permanere delle “ingiustizie” tra le diverse realtà, anche in riferimento al personale impiegato nelle province soppresse («per fortuna sono state approvate un minimo di regole grazie anche alla sensibilità dell’assessore Erriu»). La consigliere ha quindi dichiarato che «questa non sarà una legge a costo a zero» ed ha riconosciuto come una novità «l’istituzione della città metropolitana di Cagliari».

Il presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel), ha definito la legge “un ponte tibetano che congiunge il passato, rappresentato dalle province, e il futuro, che è rappresentato da ciò che sarà approvato dal referendum del prossimo ottobre”. «E’ un ponte tibetano di norme già scritte e norme da scrivere – ha spiegato l’esponente della maggioranza – in una situazione finanziaria che ci ha visto pagare tutto ed essere esclusi però da tutti i benefici che, invece, sono stati garantiti alle province italiane». Agus ha quindi affermato che “le unione dei comuni non sono mai partite, né sono chiare le loro funzioni, ma la nostra idea è che non sostituiscano i Comuni ma che svolgano funzioni che realmente portano vantaggi se esercitate in ambito più vasto”.

«Con questa norma applichiamo il referendum del 2012 – ha proseguito l’esponente di Sel – ed era un onere in capo alla precedente maggioranza».

Agus ha concluso argomentando la scelta dell’unica città metropolitana della Sardegna: «La città metropolitana di Cagliari non può essere un rubinetto a cui allacciarsi per ottenere le risorse ma è solo uno strumento per gestire meglio l’area vasta, mettiamo cioè un territorio in grado di risolvere problemi complessi e togliamo ogni alibi alla città metropolitana».

Il consigliere di Soberania e Indipendentzia, Paolo Zedda (Rossomori) ha definito la legge sugli Enti Locali «una riforma storica che non solo segnerà la Legislatura ma che porterà un progresso nell’ordinamento degli Enti Locali in Sardegna». «Dal nostro punto di vista di sovranisti – ha spiegato il consigliere della maggioranza – c’è il riconoscimento della forma e della peculiarità della nostra terra». Paolo Zedda non ha nascosto la soddisfazione “per aver dato seguito alla volontà referendaria” ma ha anche ricordato come nel 2012 i sardi si siano espressi anche per la riscrittura dello Statuto attraverso l’assemblea costituente («una battaglia su cui torneremo»). Il consigliere dei Rossomori ha quindi concluso con una dichiarazione di apprezzamento per la nuova legge sugli Enti locali.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas,  ha ripreso alcune parti dell’intervento del consigliere Deriu («ci rappresenta una legge armonica») ed ha affermato che la riforma in via di approvazione rappresenti meglio “un cerbero a tre teste” per raffiguare “la distruzione del passato, del presente e del futuro”. L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato l’urgenza di una “riscrittura del rapporto tra presidente della Regione, Giunta e Consiglio per evitare di continuare con la paralizzazione del confronto politico che è invece utile per generare riforme migliori”.

«Questa riforma – ha dichiarato Solinas – sarà giudicata da cittadini e dagli amministratori ed alla politica spetterà il compito di affrontare i problemi inerenti la sua piena applicazione». Il consigliere del Psd’Az ha ribadito le perplessità sul costo della riforma: «Non sarà una riforma a costo zero perché avrà costi non sono di natura finanziaria ma anche costi politici, culturali e sociali».  Christian Solinas ha concluso evidenziato in tono critico “l’accorpamento di funzioni e lo spoglio dei comuni più piccoli di competenze e risorse” e le mancate risposte sul tema dello spopolamento: «Assecondiamo un processo storico di polarizzazione demografica e lasciamo al centro dell’isola solo la crisi e la disperazione».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Prc), ha rivolto parole di apprezzamento, per il lavoro svolto, all’assessore e alla commissione Autonomia ed ha sottolineato la scarsa partecipazione, nelle fasi iniziali di discussione della riforma, da parte di molti consiglieri e di tanti amministratori. L’esponente della maggioranza ha concluso rimproverando alla minoranza lo scarso contributo offerto in sede di commissione per migliorare l’originaria proposta dell’esecutivo regionale.

Il capogruppo dei Popolari e socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato di non condividere il “catastrofismo mostrato dall’opposizione” e pur affermando di non “essere del tutto soddisfatto dal provvedimento” ha preannunciato voto a favore del provvedimento. «Avviamo un percorso – ha spiegato il consigliere della maggioranza – che rappresenta un’assunzione di responsabilità e personalmente riconosco le criticità della legge ma come tutte le riforme anche questa è in progress e può essere migliorata». Zanchetta ha concluso riaffermando che ciò che serve alla Sardegna “è il riconoscimento in sede europea dell’Isola come un unicum: siamo l’Isola più lontana da Brussels e anziché dividerci come sardi dobbiamo unirci”.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha  ricordato che proprio stamane  l’onorevole Pigliaru è a Roma a parlare di specialità e di autonomia. Mi aspetto quindi, ha detto, «la solita difesa d’ufficio sul piano esterno mentre sul piano interno, che tocca da vicino questa legge, non posso che rilevare che all’assessore hanno fatto fare una figuraccia facendogli ingoiare ben cinque proposte di legge l’una diversa dall’altra». La legge sull’edilizia, ha ricordato ancora Dedoni, «è ancora ferma dopo un anno e lo stesso accadrà per questa legge perchè le riforme non si possono fare a colpi di maggioranza, è importante invece che ci sia una discussione ampia perché sulle regole ci deve essere atteggiamento condiviso perché altrimenti a perderci sarà il popolo sardo». Se la legge fosse applicata, ha prefigurato il consigliere, «sarà il caos ed un disastro per la Sardegna con la moltiplicazione di organismi istituzionali ed un grave deficit di democrazia; il contrario rispetto alle intuizioni dei padri costituenti della Sardegna che avevano dato grande attenzione ai territori ed ai temi dello sviluppo, temi assenti da questa legge che non ha risorse anzi, mentre la crisi incombe si impoveriscono i territori».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha sottolineato la contraddizione di molti interventi dell’opposizione, che «ha mescolato surrettiziamente le società in house dei Comuni con le province, o il polo culturale di Nuoro con la spoliazione dell’autonomia; è tutto chiaro, abbiamo fatto è una legge coraggiosa magari non indolore perchè in effetti ci sono stati fra di noi diversi mal di pancia ma avevamo la responsabilità di fare una buona legge e questo compito lo abbiamo portato a termine». Auspichiamo piuttosto, ha proseguito, «percorsi davvero perequativi per fare in modo che i diversi territori della Sardegna da S.Teresa a Villacidro abbiano gli stessi diritti, che ancora purtroppo non hanno; nella fase applicativa, inoltre, porremo la massima attenzione per intervenire se e dove necessario, perchè vogliamo che la Sardegna che oggi vive una grande emergenza cambi rotta, a cominciare dalle zone interne».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha osservato che «la legge ha tradito nello stesso tempo speranze e potenzialità; il primo testo era breve e snello, con pochi emendamenti, orientato alla semplificazione ma poi la Giunta Pigliaru ha messo la sua firma e alla fine del 2015 ci si è trovati a discutere di un pasticcio, 76 articoli ed oltre 2000 emendamenti, un record nella storia del Consiglio regionale». Ne è venuto fuori «un mostro con una pluralità di enti, una riforma che nasce con la necessità di essere riformata, perché pur di scontentare la minoranza si sono scontentati territori e cittadini, con l’unica preoccupazione per far quadrare i conti interni alla coalizione». Quanto alla città metropolitana, Rubiu ha rilevato che «sono state ignorate le istanze di categorie, e di amministratori locali, che chiedevano o una città metropolitana unica oppure una a nord ed una sud; questa sarebbe stata una vera riforma a misura di Sardegna ma l’appartenenza politica ha prevalso per giochi di partito raddoppiando perfino i consiglieri della città metropolitana, fatto unico in Italia».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha respinto in apertura l’interpretazione della legge-minestrone, penso invece che «è stata una delle leggi più discusse della storia dell’autonomia e per certi aspetti può essere un merito, perché l’assessore non si è mai sottratto al confronto in nessuna parte dell’Isola, ma anche un demerito perché quando i tempi diventano troppo lunghi non sempre si arriva al risultato migliore». Si tratta di una riforma, ha aggiunto, «che interessa molto ai cittadini come dimostrato dalla partecipazione degli amministratori locali e di larga parte della società sarda, complessivamente ha un indirizzo positivo anche se migliorabile ma è importante intervenire quando sarà sperimentata sul campo». Desini ha poi rivendicato al suo gruppo la proposta della perequazione fra territori «perché, al di la delle sigle, è stato stabilito un principio che vale per tutti, un principio di solidarietà sociale che governerà la nostra azione futura».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver ricordato la ricorrenza del Giorno della Memoria, ha sottolineato che «si arriva alla riforma dopo una discussione molto lunga dentro e fuori il Consiglio regionale per disegnate un nuovo assetto istituzionale della nostra Regione, in coerenza con il programma elettorale presentato ai sardi, adempimento oltretutto necessario dopo il referendum per cui si sono spese molte parole a vuoto, spesso fuori luogo, ed anche per rispondere alle sfide che il futuro propone alla nostra Regione». Ci abbiamo messo tutto l’impegno per fare la migliore legge possibile, ha detto ancora Cocco, «e pensiamo di aver operato bene attivando un nuovo rapporto diretto fra Comuni e Regione e riconoscendo ruoli diversificati a diverse città ed aree dell’Isola, mentre l’opposizione a fronte di oltre 2600 emendamenti ha proposto solo la città metropolitana unica, una boiata che non esiste al mondo».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha osservato che «c’è molta confusione nel centro sinistra ed evidentemente Cocco deve sintonizzarsi col suo partito perchè quella della città metropolitana unica è proprio una idea di Soru; ma, a parte questo, il dato di fondo è che la coalizione sovranista e identitaria ci ha proposto un appiattimento colossale alla legge nazionale, altro che pensare come i sardi e fare le leggi per i sardi». Rivolto alla maggioranza, Pittalis l’ha accusata di una «operazione squallida che sarà criticata, giudicata e rispedita al mittente; il relatore Deriu ha riconosciuto il ruolo di opposizione ed il significato del conflitto positivo, ma questo non può far dimenticare il testo più volte riscritto e cancellato con il presidente dell’Anci Piersandro Scano che vi ha tolto dall’imbarazzo, forse non facendo l’interesse dei sindaci ma dando una stampella ad una maggioranza allo sbando mentre Pigliaru diceva: altrimenti andate a casa». Un clima, ha ricordato ancora Pittalis, «scandito anche da una serie di emendamenti non della Giunta ma della maggioranza, sconfessando platealmente la Giunta; perciò è chiaro che il confronto fra sordi lo ha voluto la maggioranza andata avanti con proposte sostitutive senza rendere parte al dibattito, consumando l’ennesima vergogna a danno dei sardi e dei territori ai quali si promette una perequazione senza risorse».

A nome della Giunta l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha sostenuto che la riforma «allinea la Sardegna al miglior riformismo regionale, tenendo presenti le indubbie criticità della legge Delrio ma anche della situazione di partenza che, non dimentichiamolo, era ed è quella di enti che non riescono a fronteggiare nemmeno l’ordinaria amministrazione». L’obiettivo strategico della legge, ha continuato Erriu, «non è tanto quello del risparmio ma di dare alla pubblica amministrazione efficacia, qualità, semplificazione ed accelerazione dell’azione amministrativa, tutti temi sui arriviamo molto tardi e rischiamo di pagarne i costi, essendo l’ultima Regione d’Italia che interviene sulla materia». Sono poi molto orgoglioso, ha detto ancora l’assessore, «di una riforma largamente discussa che ha coinvolto tutti in tutti i territori, come è e giusto, senza espropriare il Consiglio regionale, arrivando a scelte che sono state in qualche caso divergenti ma comunque si è arrivati ad una buona sintesi». In questa legge, ha concluso Erriu, «c’è una forte innovazione che migliora l’esistente, supera la frammentazione e l’incertezza normativa e rappresenta un solido punto di partenza, anche per il forte ruolo assegnato alla conferenza Regione enti locali e Consigli enti locali; nello stesso tempo si sono messi in sicurezza lavoratori con lo scopo di assicurare a tutti i sardi parità di servizi, con la consapevolezza che ci viene da una visione ottimista della realtà sarda».

Conclusi gli interventi dei capigruppo, il presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo 76 “Entrata in vigore”  che è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

L’Aula è poi passata alla votazione finale della legge. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Salvatore Demontis (Pd) che ha difeso l’azione svolta all’interno della maggioranza a sostegno della rete metropolitana. « Non accetto che questa proposta venga svilita – ha detto Demontis – la Sardegna presenterà uno schema di decreto legislativo, se sarà accolto dal Governo il nostro diventerebbe un modello da seguire a livello nazionale: la rete metropolitana avrebbe la stesse funzioni della città metropolitana». Demontis ha poi chiarito che, anche in caso di mancato accoglimento delle proposte sarde da parte del Governo, la Regione garantirà risorse adeguate per assicurare la sostenibilità urbana».

Giudizio positivo anche da parte di Lorenzo Cozzolino (Pd), secondo il quale la legge “muterà profondamente il quadro normativo esistente”.

Cozzolino ha apprezzato il lavoro svolto dalla maggioranza che “non si è limitato a copiare la normativa nazionale ma ha proposto elementi innovativi”. Il consigliere del Partito Democratico ha infine difeso l’impianto della legge: «I comuni assumeranno una funzione vitale nell’assolvimento delle pubbliche funzioni, ci sarà una sinergia tra comuni, unioni e città metropolitana. Altro elemento innovativo – ha concluso Cozzolino – sono gli ambiti territoriali strategici. Se la riforma sarà attuata correttamente, consentirà di alzare la qualità dei servizi e ridurre gli sprechi».

Voto favorevole ha annunciato anche Rossella Pinna che ha definito la riforma «coraggiosa, credibile, concertata e condivisa dopo il nulla lasciato dai referendari che hanno ingannato i sardi senza avanzare proposte alternative».
Secondo Pinna la norma approvata è ambiziosa perché «guarda ai territori e tiene conto delle varie identità che sarebbe stato assurdo ricomprendere in un’unica città metropolitana come proponevano le opposizioni».

L’esponente della maggioranza ha poi concluso il suo intervento rivolgendo un ringraziamento all’assessore Erriu, al presidente della Commissione Autonomia Agus e al relatore di maggioranza Deriu: «Questa è una legge che guarda a una Sardegna unita, basata sulla cooperazione, rispettosa di tutti. Una norma che vuole combattere l’inefficienza e gli sprechi. Sarà una legge perfetta? Non lo sappiamo – ha concluso Pinna – di sicuro è la migliore legge possibile».

Piermario Manca (Partito dei Sardi) ha spiegato l’atteggiamento assunto dalla maggioranza durante il dibattito: «E’ vero che molti di noi sono stati silenti – ha detto Manca – ma lo hanno fatto per una ragione di tatticismo. Il dato di fatto è che questa autonomia non funziona, le zone interne si stanno depauperando. I consiglieri che provengono dai territori marginali hanno rinunciato a partecipare allo scontro tra Nord e Sud Sardegna. Non è vero che abbiamo premiato Cagliari, a questo si è posto rimedio con la perequazione, ma per la prima volta abbiamo rinunciato alla contrapposizione per chiedere pari diritti e solidarietà per le zone interne».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha difeso il ruolo svolto dalle opposizioni. Rivolto al consigliere Demontis ha detto: «Non è noi che deve convincere sulla bontà della sua proposta ma i suoi conterranei. Dovreste ringraziare l’opposizione che ha fatto da pungolo. Abbiate rispetto per il ruolo della minoranza».  

Gigi Ruggeri (Pd) ha invece definito “molto soddisfacente” il provvedimento e lamentato il modo con cui si è svolto il dibattito: «La riforma è stata caricata di significati che non aveva, come se fosse un lasciapassare per il paradiso o per l’inferno. Il dibattito – ha sottolineato Ruggeri – è stato involgarito da un approccio localistico. Queste sono leggi che guardano alla realtà, fotografano i bisogni e cercano di dare risposte. Un bisogno è rappresentato dalla città metropolitana, un altro dall’Unione dei Comuni. Il contributo delle opposizioni non è stato all’altezza dell’intelligenza di molti dei suoi componenti. La norma che ci accingiamo ad approvare è un punto di partenza, probabilmente dovrà essere sottoposta a manutenzioni ma dice che noi abbiamo inaugurato la stagione del fare».

Voto favorevole ha annunciato anche Antonio Gaia (Upc). «L’impalcatura è buona, ogni legge è perfettibile – ha esordito Gaia – anch’io mi sarei auspicato una maggiore condivisione però così non è stato. I problemi non sono di Nuoro, di Olbia, di Sassari o Oristano ma di tutti i sardi, se non riusciamo a svestirci della casacca territoriale non capiamo quale è il nostro ruolo all’interno di questa Assise».

Il consigliere dell’Unione Popolare Cristiana ha poi espresso apprezzamento per le unione dei comuni: «Consentiranno di risparmiare e di razionalizzare la gestione dei servizi ma soprattutto rappresenteranno l’antidoto allo spopolamento – ha concluso Gaia – se le idee convincono e trascinano solo i fatti possono dare concretezza alle idee».

Piero Comandini (Pd) ha ricordato il dramma dello spopolamento che colpisce molti comuni dell’Isola: «La Sardegna dell’interno si sta svuotando, 150 comuni hanno perso il 30 % dei loro abitanti negli ultimi anni. Lasciando le cose come erano non avremmo dato risposte e avviato il cambiamento».

Secondo Comandini, sarà compito del Consiglio perfezionare la legge: «Starà a noi arricchirla nei prossimi mesi e nei prossimi anni. I sardi non sono divisi ma ci chiedono di decidere per loro».

Marco Tedde (Forza Italia) ha lodato “l’equilibrio e la pacatezza” dell’assessore Erriu ma espresso dubbi sul fatto che la riforma degli enti locali rispetti i dettami della legge Delrio.  Forti critiche invece nei confronti dei consiglieri del sassarese che in aula non hanno messo in pratica ciò che hanno detto nei loro territori.

Walter Piscedda (Pd) ha rivolto un ringraziamento a tutto il Consiglio per il lavoro svolto e mostrato apprezzamento per i contributi arrivati da fuori, a partire dall’Anci e dai singoli sindaci. «Abbiamo fatto un buon lavoro, lungo e meditato – ha concluso Piscedda – ho imparato molto dal dibattito, la politica è stata alta e positiva».

Giuseppe Meloni (Pd) ha confermato in aula le perplessità mostrata da subito nei confronti della legge di riforma annunciando, unico caso tra i consiglieri di maggioranza,  il suo voto contrario. «Sono stato critico dall’inizio – ha spiegato Meloni – ho tentato di dare un apporto in commissione e in Aula, ma è rimasta la mia contrarietà di fondo».

IL consigliere gallurese ha contestato le modifiche apportate dalla Commissione al disegno di legge varato dalla Giunta: «In origine erano previste le unioni dei comuni di area metropolitana che prevedevano un buon trattamento per chi stava nelle zone servite da porti e aeroporti. La norma è poi sparita, in commissione il Nord Sardegna è stato tagliato fuori. Assurdo inoltre che la Gallura torni sotto Sassari».

Luigi Lotto (Pd) ha invece lodato l’operato della Giunta: «Bisogna dare merito all’assessore Erriu per il confronto ampio avuto con la maggioranza e con i territori, i sindaci e l’Anci – ha detto Lotto – lo stesso confronto purtroppo non c’è stato in Consiglio tra maggioranza e opposizione, nemmeno dopo che la minoranza ha ottenuto il rinvio della legge in Commissione. A me questo dispiace».

Secondo l’esponente del Pd, il testo finale è diverso da quello iniziale: «Ciò  dimostra che la maggioranza non era al guinzaglio di nessuno. L’impianto della norma è buono, gli ambiti strategici territoriali sono la chiave di volta per la gestione equilibrata dei finanziamenti. Le città medie e le reti metropolitane sono le risposte ai singoli territori».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha denunciato che nella legge permangono “iniquità, ingiustizie e il tradimento verso i territori”. «E’ una riforma che guarda al passato – ha spiegato l’esponente della minoranza – ed è una legge che fallisce e che troverà difficoltà nella sua applicazione». Il consigliere dei Riformatori ha quindi conluso preannunciando voto contrario al provvedimento.

Stefano Tunis (Fi) ha ribattuto alle dichiarazioni fatte dal consigliere del Pd, Luigi Lotto: «Una legge è per definizione generale e astratta mentre voi confermate di aver voluto spendere una parola per tutti i territori e così facendo avete scritto il necrologio delle autonomie locali piuttosto che una legge che soddisfi tutti». L’esponente della minoranza ha preannunciato voto contrario ed ha difeso la proposta di istituire la città metropolitana per tutto il territorio della Sardegna: avrebbe consentito la reale soppressione delle province e non avrebbe costretto i Comuni ad aderire all’unione dei comuni.

Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd), ha preannunciato voto favorevole: «E’un’ottima legge e  ringrazio l’assessore, il relatore e la commissione per il lavoro svolto». «La legge è partita male – ha ammesso l’esponente della maggioranza – con un dibattito incentrato sulla contrapposizione tra Cagliari e Sassari, ma poi si è riconosciuto che la prima è riconosciuta da una norma nazionale e che sarà un’opportunità per tutta la Sardegna». «Non ringrazio la minoranza – ha concluso Antonio Solinas- perché poteva fare di più e doveva lasciar perdere la facile propaganda».

Mario Floris (Misto-Uds), ha sottolineato come nelle dichiarazioni di voto fatte dai consiglieri della maggioranza emergano preoccupazione ed anche “una certa scontentezza perché questa legge poteva essere fatta in maniera diversa”. L’esponente della minoranza ha concluso preannunciando voto contrario.

Alessandro Collu (Pd ma gruppo Soberania e Indipendentzia) ha preannunciato il voto a favore ed ha dichiarato, rivolgendosi al capogruppo di Fi, Pietro  Pittalis: «dai banchi della maggioranza siamo intervenuti poco ma abbiamo ascoltato tanto». Il consigliere del centrosinistra ha quindi ringraziato relatore, assessore e commissione “per la sintesi fatta, tale da consentire l’approvazione della migliore legge tra quelle possibili in materia di riordino degli Enti Locali”.

Alberto Randazzo (Fi) ha preannunciato voto contrario («mi sorprende che la maggioranza definisca questa legge migliorabile dopo che è stata votata solo da consiglieri della maggioranza») ed ha denunciato l’inapplicabilità dei collegi per l’elezione della Camera dei deputati alla Sardegna, dopo l’approvazione della legge sugli Enti locali.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), ha preannunciato voto a favore ed ha definito “normali e legittime” le contrapposizioni su un tema “così difficile e delicato oggetto da anni del confronto politico e istituzionale”.  L’esponente del Pd ha ricordato la “positiva sintesi” fatta dalla maggioranza ed ha sottolineato come il provvedimento finale “migliori la proposta originaria dell’esecutivo”. Gavino Manca ha concluso chiedendo l’impegno della Giunta perché “dopo la concentrazione di poteri che si registra su Cagliari si proceda con un reale riequilibrio tra i diversi territori della Sardegna”.

Il capogruppo di Popolari e socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato voto favorevole ed ha citato un vecchio detto popolare in gallurese: “in caminu s’acconcia lu barriu”. «Sottolineo cioè – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – che anche questa legge è perfettibile così come è chiaro serve una perequazione da parte della Regione per quei territori come la Gallura a cui tanto è stato negato».

Christian Solinas (Psd’Az) ha espresso “vicinanza al travaglio politico del collega Meloni (Pd) perché è per larga parte il nostro travaglio”. «Noi sardisti – ha aggiunto l’esponente della minoranza – proviamo dispiacere vedere che una riforma così importante è votata solo dalla maggioranza numerica, e nemmeno tutta, del parlamento dei sardiۜ». Christian Solinas ha ricordato le proposte di modifica avanzate ed ha così motivato il voto contrario al provvedimento: non ci sono le condizioni per mutare giudizio negativo espresso inizialmente.

Il capogruppo di Sovranita, democrazia e lavoro, Roberto Desini, ha polemizzato con il suo collega Marco Tedde (Fi) ed ha ribadito soddisfazione politica per l’approvazione dell’articolo 8 della legga laddove si riconosce a Sassari la rete metropolitana e che impegna la Regione nella perequazione. Il consigliere della maggioranza ha quindi preannunciato voto a favore ed ha ammesso: sono partito da una posizione personale differente, dichiarando che non avrei votato una legge dove si istituiva la sola città metropolitana di Cagliari ma dopo il via libera alla rete metropolitana di Sassari ho cambiato idea.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu (Udc), ha preannunciato voto contrario ed ha rivolto le congratulazione al collega Meloni (Pd): «Ha dimostrato di avere coraggio e di essere fuori dallo schema dei partiti». Rivolgendosi al consigliere Lotto (Pd) che aveva definito ridicola la proposta di istituire la città metropolitana per tutta l’Isola, Rubiu ha dichiarato: vada a spiegarlo alla vicepresidente del Pd, Serracchiani che ha fatto della sua regione un’unica città metropolitana.

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha preannunciato voto contrario ed ha affermato che “in questa legge c’è un pensiero debolissimo verso gli Enti Locali della Sardegna”. «Avete i numeri per approvare questo provvedimento – ha proseguito l’esponente della minoranza – ed assumetevi dunque tutte le responsabilità ma smettetela di fare l’opposizione nei vostri territori e la maggioranza in quest’Aula». Pittalis ha definito la riforma «un attentato vero al sistema dei Comuni, relegati a enti di quinto livello, rispetto ad una Regione che più centralista di così si muore».

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai (Sel), non essendoci altri iscritti a parlare a posto in testo della legge che è approvato con 29 favorevoli e 17 contrari ed ha quindi dichiarato conclusi i lavori dell’Aula, annunciando la convocazione del Consiglio per lunedì 1 febbraio 2016, alle 16.00, in seduta statutaria.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge n. 292/A contenente disposizioni urgenti per interventi sul patrimonio culturale.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente del Consiglio ha convocato la conferenza dei capigruppo a conclusione della quale, ha comunicato la decisione di procedere con l’inversione dell’ordine del giorno ed ha invitato il relatore della maggioranza, Franco Sabatini (Pd) ad illustrare la Pl n. 292 “Disposizioni urgenti per interventi sul patrimonio culturale e la valorizzazione dei territori, occupazione, opere pubbliche e rischio idrogeologico e disposizioni varie” (Pietro Cocco, Roberto Desini, Fabrizio Anedda, Daniele Cocco, Emilio Usula e Pierfranco Zanchetta).

Il relatore dopo una breve introduzione all’argomento, sollecitato ad una stretta sui tempi, ha polemicamente manifestato l’intenzione di dimettersi da relatore ed ha dichiarato di non conoscere le risultanze della capigruppo, interrompendo il suo intervento.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione generale ed il consigliere del Pd, Roberto Deriu, ha chiesto una sospensione dei lavori, accordata dal presidente del Consiglio che alla ripresa dei lavori ha ricordato i diversi passaggi in Aula ed invitato relatore e Giunta ad esprimere i pareri di competenza per il passaggio agli articoli. Al parere favorevole del relatore Sabatini è seguito quello della Giunta formulato dall’assessore Paci. Approvato il passaggio agli articoli e aperta la discussione sull’articolo 1 e sugli emendamenti, il relatore e la Giunta hanno invitato i presentatori dell’emendamento n. 5 al ritiro. Invito accolto e così il presidente ha posto in votazione l’articolo 1 (Patrimonio culturale e valorizzazione dei territori) che è stato approvato con 46 favorevoli e 2 contrari.

Il relatore e la Giunta hanno quindi invitato i presentatori al ritiro degli emendamenti n. 12 e n. 13 all’articolo 2 (Incentivi all’esodo della Fluorite di Silius Spa in liquidazione) ms ls prima firmataria, la consigliera Annamaria Busia (Sovranità, democrazia, lavoro) ha confermato la volontà di sottoporli all’attenzione dell’Aula.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha manifestato la necessità di ulteriori chiarimenti sugli incentivi all’esodo, affermando che «la Regione con le sue partecipate è un specie di mostro» e ricordando che l’Igea continua a programmare assunzioni.

La consigliere Busia (Cd) ha spiegato all’Aula le ragioni del mancato ritiro degli emendamenti 12 e 13 (divieto di assunzioni e esodo solo su base volontaria) ed ha rimarcato la necessità di verificare le attività poste in essere dal commissario liquidatore

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda (Fi), ha dichiarato che la situazione della ex Silius è opposta a quella dell’Igea («la prima non ha mai assunto dopo la messa in liquidazione») ed ha ricordato l’esodo volontario all’ex Silius che ha fatto sì ceh il personale attualmente impiegato sia destinato soltanto per la messa in sicurezza e il ripristino del sito minerario. «Concordo sull’emendamento 13 – ha concluso Alessandra Zedda – perché rafforza il concetto che non possono farsi assunzioni e sulle consulenze ricordo che l’unica che esiste è quella per la gestione del personale (servizio esternalizzato al costo di 35mila euro anno)».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato di condividere le osservazioni formulate da Alessandra Zedda ed ha dichiarato il voto contrario all’emendamento Busia e più (n. 13) «perché è profondamente sbagliato».

Il presidente ha quindi posto in votazione, in sequenza, gli emendamenti n. 12 e n. 13 che non sono stati approvati e poi l’Aula ha dato il via libera all’articolo 2.

Senza discussione e senza emendamenti sono stati quindi approvati l’articolo 3 (Rischio idrogeologico); l’articolo 4 (Modifiche alla legge regionale n. 19 del 2014); l’articolo 5 (Norma interpretativa dell’articolo 5, comma 16 della legge regionale n. 12 del 2013).

L’Aula è quindi passata all’esame dell’articolo 6 “Modifiche alla legge regionale n. 5 del 2015” e dei relativi emendamenti.

La norma consente l’accesso alle risorse del mutuo per la progettazione e realizzazione di opere di interesse regionale e di competenza degli enti locali; la copertura, senza spese aggiuntive per il bilancio regionale, degli oneri a carico dei Consorzi di bonifica per l’assunzione obbligatoria di personale avventizio e la liquidazione dei debiti di Abbanoa nei confronti dei Consorzi di bonifica con pagamento diretto.

Dopo la formulazione del parere sugli emendamenti da parte del presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini e dell’assessore alla Programmazione Raffaele Paci, ha preso la parola il consigliere sardista Christian Solinas che ha illustrato l’emendamento n. 4 con il quale si propone di destinare 300mila euro per la ristrutturazione del Teatro delle saline di Cagliari. «E’ necessario un intervento urgente per preservare un bene di interesse regionale – ha spiegato Solinas – -se non si agisce subito c’è il rischio che la situazione diventi irreparabile».

L’assessore Paci ha riconosciuto la necessità di un intervento su uno stabile di valore storico ma ha anche spiegato che non si possono prevedere riserve su una procedura che va a bando. «C’è comunque l’impegno della Giunta, d’intesa con il Comune di Cagliari, per avviare la ristrutturazione dell’immobile». Ottenuta la rassicurazione della Giunta, il consigliere Solinas ha ritirato l’emendamento n.4.

Sull’emendamento n.14 è intervenuto il consigliere Gianni Lampis (FdI): «Poniamo all’attenzione dell’Aula la grave situazione di crisi in cui versa il Medio Campidano – ha detto Lampis – siamo disponibili al ritiro dell’emendamento solo se c’è l’impegno concreto da parte della Giunta per il riconoscimento del Medio Campidano come area di crisi».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha espresso apprezzamento per l’impegno assunto dall’assessore Paci sul Teatro delle Saline. «Ricordo che durante la scorsa finanziaria si prese l’impegno a risolvere il problema – ha detto Agus – la prossima manovra deve trovare le risorse, un intervento di ordinaria manutenzione scongiurerebbe spese più gravose in futuro».

E’ stato quindi annunciato il ritiro degli emendamenti n.3 e 4 e 15. Su quest’ultimo è intervenuto il consigliere del PD Alessandro Collu: «Faccio mie le parole di Lampis – ha detto l’esponente della maggioranza – siamo disponibili al ritiro ma chiediamo pari dignità per il territorio del Medio Campidano».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.10 (Cocco e più) che è stato approvato dall’Aula. La norma stabilisce che, a decorrere dal 2016, venga istituito uno specifico capitolo di bilancio per le risorse destinate a garantire la fornitura idrica a valore energetico che costituiscono per l’Enas (gestore del sistema idrico multisettoriale) entrate a destinazione vincolata. L’emendamento prevede, inoltre, che il ristoro dei costi energetici ancora dovuti ai Consorzi di Bonifica per le annualità 2014-2015 siano corrisposti da Abbanoa.

Via libera anche all’emendamento n.11 (Deriu e più) con il quale si prorogano le nomine degli amministratori straordinari e del commissario della provincia di Cagliari fino alla elezione del presidente della rispettiva provincia. La norma assicura inoltre la continuità dei servizi assicurati dalle ex province con la proroga dei contratti di lavoro per l’anno 2016.   

Prima della votazione sul testo finale dell’articolo 6 è intervenuta la consigliera Rossella Pinna (Pd) : «Annuncio il mio voto favorevole – ha detto Pinna – riallacciandomi agli interventi dei colleghi Lampis e Collu ricordo che è stata depositata la mozione n.214 nella quale si richiama con forza la necessità che la Giunta prenda atto dello stato di crisi dei comuni del Medio Campidano. C’è un dato emblematico: mentre in Sardegna il tasso di disoccupazione si attesta al 18%, nel Medio Campidano arriva al 27,9%: non è più procrastinabile un intervento della Giunta per questo territorio martoriato. La mozione deve essere discussa al più presto».

Paolo Truzzu (Fd’I) ha annunciato il suo voto contrario: «Questo articolo sana una situazione illegittima con la proroga ulteriore dei commissari delle province”.

Il presidente ha quindi aperto la votazione e il testo finale dell’art.6 è stato approvato.

Disco verde anche per l’art 7 “Aumento e valorizzazione del patrimonio boschivo”, mentre sull’art.8 “Manifestazioni sportive nazionali e internazionali” il consigliere Lorenzo Cozzolino ha respinto l’invito al ritiro dell’emendamento n 8 con il quel si chiedeva la soppressione dei commi 2 e 3 della norma in discussione. Sul punto è intervenuto Gigi Ruggeri (Pd): «L’emendamento – ha spiegato Ruggeri – agisce su un comma sul quale è prevista un’ulteriore contribuzione per le società sportive già ampiamente finanziate con la finanziaria. E’ il caso di smetterla con i provvedimenti “mancetta”». L’emendamento è stato respinto dall’Aula, mentre l’articolo è stato approvato a scrutinio palese.

Via libera, in rapida successione anche agli articoli 9 “Rimodulazione delle risorse disponibili in capo al Consorzio industriale provinciale di Cagliari”; 10 “Modifiche all’articolo 7 della legge regionale 5 agosto 2015, n. 20 (Trasformazione in agenzia del Consorzio per l’assistenza alle piccole e medie imprese “Sardegna ricerche”)” e 11 con il quale viene data un’interpretazione del comma 8 dell’articolo 3 della legge regionale n. 6 del 2012, al fine di omogeneizzare l’applicazione della normativa regionale con quella nazionale sull’accertamento della dipendenza dell’infermità da causa di servizio, il rimborso delle spese di degenza per causa di servizio e l’equo indennizzo a favore del personale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, della Direzione generale della protezione civile e dell’Ente foreste della Sardegna, per le infermità contratte per effetto dello svolgimento di funzioni di pubblica sicurezza o di soccorso pubblico.

Si è poi passati alla discussione dell’art. 12 “Misure per la protezione civile” e dei relativi emendamenti. Sentiti i pareri di Commissione e Giunta il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Marco Tedde (Forza Italia) che, dopo le rassicurazioni dell’assessore Paci, ha ritirato l’emendamento n.1 con il quale interventi urgenti per la bonifica della Pineta Mugoni di Alghero. Il testo dell’articolo 12 è stato approvato.

Sull’emendamento n.2 (Tedde e più) ha preso la parola l’assessore Paci per annunciare una determina dell’Agenzia Regionale del Lavoro che mette a disposizione le risorse richieste dai Comuni di Sorso e Alghero per prosecuzione degli interventi in capo ai lavoratori socialmente utili. «In finanziaria – ha detto Paci – metteremo a disposizione ulteriori risorse in bilancio per coprire le necessità del prossimo anno».

Marco Tedde, pur esprimendo soddisfazione per l’annuncio dell’assessore, ha confermato la presentazione dell’emendamento: «Va bene la determina dell’Agenzia ma non è ancora chiaro se ci sia la volontà di salvaguardare la posizione di questi lavoratori e i servizi svolti dalle società per la manutenzione degli edifici e del verde pubblico e la gestione delle strade». L’emendamento è stato respinto con 29 voti contrari e 19 a favore.

Approvati invece gli emendamenti n. 7 (Ruggeri) e 9 (Cocco e più). Il primo consentirà alle Asl di sottoscrivere contratti con strutture ospedaliere private non interessate a processi di aggregazione i cui posti letto non sia inferiore a 60. Il secondo impegna 60mila euro per la prosecuzione delle attività della piattaforma tecnologica tecnologica Sardegna Turismo.

Successivamente l’Aula ha dato il via libera alla versione finale dell’articolo 12 e agli articoli 13, 14 e 15.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della proposta di legge n. 292 che è stato approvato con 32 voti a favore e 1 contrario.

Dopo una breve sospensione, il presidente, su richiesta del capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori alle ore 15.00.

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Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato ieri “l’adeguamento del bilancio 2015 e del bilancio pluriennale 2015-2017 alle disposizioni del decreto legislativo n. 118 del 2011″, e successive modifiche ed integrazioni, e disposizioni varie.   

Ad illustrare il Dl n. 273/A, è stato il relatore di maggioranza, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd).

Franco Sabatini, nel suo intervento, ha parlato di un «provvedimento di ordine tecnico in base all’accordo Stato Regione con cui si decise di accettare le regole di bilancio armonizzato ed il superamento dei vincoli patto di stabilità, seguito da altri due provvedimenti, prima una deliberazione di Giunta e poi legge regionale 23/2015 sul rendiconto 2014 ed il riassestamento residui attivi, con cui si adegua il bilancio della Regione alle nuove regole, operazione molto complessa che ha impegnato la struttura tecnica per alcuni mesi già prevista in sede di bilancio di previsione». «L’anno prossimo si partirà con nuovo sistema – ha proseguito – ma rimane in capo il tema politico trattato con atteggiamento molto parziale e forse superficiale, dato che per anni tutti abbiamo criticato il bilancio della Regione perché non vero, con una politica di stanziamenti e tante promesse che poi non venivano mantenute o per i vincoli del patto di stabilità o per la mancata allocazione dei fondi nell’anno di riferimento; di qui l’imponente presenza di residui che a volte superava l’ammontare della stessa manovra». «Oggi invece – ha osservato Sabatini – il principio cardine è quello della competenza finanziaria potenziata, la Regione è obbligata ad imputare correttamente, il bilancio è più rigoroso e trasparente, c’è una valutazione più attenta sui conti della Regione. Resta ancora aperto, è vero, il problema della certificazione entrate, perché da una parte lo Stato chiede il pareggio di bilancio ma, dall’altra, non assicura livello delle entrate e questo rende concretamente impossibile il raggiungimento della parità; abbiamo una vertenza aperta con lo scopo di esigere dallo Stato una sorta di reciprocità, in modo da costruire bilancio ancora più veritiero». «Infine – ha concluso Sabatini – una risposta alla domanda se aver accettato parità abbia portato vantaggi o svantaggi; la risposta  viene dai dati servizio informatico regionale e dice che risorse messe in circolo nel sistema economico regionale ammontano ad oggi a 6 miliardi e 604 milioni, un dato positivo che fa segnare un più 975 milioni per effetto dell’uscita dal patto di stabilità».

Il relatore di minoranza Ignazio Locci, di Forza Italia, ha osservato che contrariamente a quanto affermato dalla maggioranza «il provvedimento ha invece un alto contenuto politico a parte il fatto che i dati citati da Sabatini non sono del tutto corretti e precisi perché si dovrebbero spiegare, fra l’altro, le causali temporali e di merito di molti pagamenti». Ripercorrendo le tappe del negoziato politico che portò all’accordo Stato-Regione del luglio del 2014, Locci ha ricordato l’enfasi eccessiva con cui fu salutata l’intesa. «Il presidente Pigliaru – ha continuato – parlò di risoluzione strutturale e di grande risultato per essere la prima Regione a poter spendere per intero le proprie entrate con maggiori spazi finanziari di circa 1 miliardo e, qualche giorno dopo, l’assessore Paci si spingeva molto oltre fino a dire che si era ottenuto più di quanto ci si era aspettato, parlando di 1 miliardo e 200, evitando di dire che vincoli del pareggio erano altrettanto stringenti». «A distanza di oltre un anno – ha sintetizzato l’esponente di Forza Italia – emerge che la legge di stabilità per il 2015 si è rivelata molto più favorevole per le Regioni ordinarie mentre Friuli, Val D’Aosta e Trentino hanno rinviato il termine per il pareggio, proprio a causa dell’incertezza nell’attribuzione da parte dello Stato nelle compartecipazioni tributarie». Quanto ai dati sui pagamenti effettuati ad oggi, secondo Locci «non spiegano tutto e le cifre sono comunque molto inferiori; dimostrano semmai i limiti dell’accordo di luglio che non ha permesso alla Regione di avere un quadro delle entrate, rinunciando oltretutto ad un pregresso di oltre un miliardo per il periodo 2010-2014». «Il tutto – ha concluso il consigliere di opposizione – al netto della spesa sanitaria che era stata annunciata con un risparmio significativo ed invece ha un disavanzo di circa 400 milioni per il 2015 che si vuole tamponare con manovre discutibili e forse con altri debiti; in realtà, siamo di fronte ad una massa enorme di aspettative tradite».

Il vice-capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha rievocato in apertura l’antico che recita “tutti i nodi vengono al pettine” per affermare che «oggi arrivano al pettine i nodi dell’accordo del luglio scorso, emergono trionfalismi fuori luogo e rulli di tamburi, l’assicurazione che la famosa zia Peppina ha capito tutto, il millantato aumento di 1 miliardo di spazi finanziari». «Ma la verità – ha sostenuto Tedde – è che zia Peppina continua a non capire, o meglio capisce molto bene che siamo dietro rispetto a Regioni ordinarie ed anche ad alcune speciali che hanno rinviato il pareggio di bilancio perché non avevano chiarezza col tema dei tributi prodotti nel loro territorio, che abbiamo un disavanzo di 1 miliardo e mezzo, che abbiamo ottenuto solo 300 milioni, che non è arrivato niente sul miliardo di pregresso e oggi l’equilibrio di bilancio non c’è; in conclusione zia Peppina ed anche  zia Gavina hanno capito che la borsa è ancora vuota».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Alessandra Zedda che, in apertura del suo intervento, ha ricordato la dura presa di posizione della minoranza contro l’accordo firmato da Regione e Governo nel luglio del 2014 con il quale è stato introdotto il nuovo sistema contabile fondato sul principio dell’armonizzazione del bilancio. «In quell’accordo chi andava a perdere era solo la Sardegna – ha esordito Zedda – questo è facilmente dimostrabile: le entrate nell’anno 2013 erano di 7, 5 miliardi di euro, nel 2014 arriviamo a 6,3 miliardi. Non si può parlare di spesa ma occorre fare una valutazione sulle entrate».

L’esponente delle minoranza ha definito allarmanti i segnali che arrivano da Roma: «Anche l’assessore Paci comincia a preoccuparsi per i movimenti che arrivano dal Governo centrale. Se non avessimo rinunciato ai ricorsi davanti alla Corte Costituzionale oggi forse parleremo d’altro – ha affermato Zedda – neanche il governo ha armonizzato il suo bilancio, noi siamo stati più realisti del Re e abbiamo voluto fare i primi della classe».

Il consigliere azzurro ha poi invitato la Giunta a fornire informazioni dettagliate ai consiglieri sull’andamento della spesa regionale: «Non abbiamo dati aggiornati, il sistema fa spesso i capricci. I dati disponibili sono quelli della parifica della Corte dei Conti. Ciò che risalta è che quest’anno abbiamo incassato 900 milioni in meno».

Alessandra Zedda ha poi lamentato la mancanza di una politica regionale di sviluppo: « Non è stato fatto nessun tipo di investimento, le spese sono andate esclusivamente in conto residui, se ragioniamo in termini di sviluppo la Regione ha investito pochissime centinaia di migliaia di euro. Con questa situazione di grave difficoltà dove vogliamo andare? State gestendo la partita delle entrate a senso unico. Noi non sappiamo nulla e non vediamo miglioramenti. I 300 milioni in più che sarebbero stati incassati erano, in realtà, già iscritti a bilancio». 

L’esponente dell’opposizione ha quindi concluso il suo intervento chiedendo alla Giunta di riferire in tempi brevi al Consiglio sulla vertenza entrate. I sardi non possono più permettersi errori come l’accordo del 2014. Ho paura che ci saranno grandissime difficoltà a parlare di legge finanziaria».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha criticato il provvedimento all’esame dell’Aula: «Siamo chiamati a esprimerci sull’adeguamento del bilancio – ha detto Tocco – si tratta di un atto tecnico con risvolti politici. Per la prima volta si avrà il pareggio di bilancio. Ci adeguiamo a disposizioni calate dall’alto».

Secondo Tocco, la rinuncia alla vertenza entrate per sposare un nuovo sistema contabile non ha portato nessun vantaggio alla Sardegna. «In questo triste quadro economico i comuni sono stati i più virtuosi nella spesa. Dietro alle tabelle è nascosto il futuro dei cittadini che mi auguro non sia un futuro triste in nome del pareggio di bilancio. Spero – ha concluso il consigliere azzurro – che questo sistema contabile non si riveli l’ennesima mannaia per le amministrazioni locali».

Forti perplessità sono state avanzate anche da Stefano Tunis (Forza Italia) che ha ricordato i “toni trionfalistici” con i quali Giunta e  maggioranza salutarono l’accordo del luglio 2014. «I risultati invece sono largamente al di sotto delle aspettative – ha detto Tunis – oggi bisogna riscrivere la storia.  Se le altre regioni non hanno adottato il principio del pareggio di bilancio che cosa ci spinge a rivedere e correggere le nostre posizioni?»

Tunis ha quindi definito “vessatorio” l’atteggiamento dello Stato nei confronti delle amministrazioni locali. «Ora la Giunta vuole proporre ai cittadini sardi sacrifici continuando a indebitare se stessa. Finora non è stata fatta nessuna riforma strutturale per creare risparmio di spesa, solo provvedimenti legislativi per occupare spazi di potere. Gli unici dati positivi sono quelli sull’andamento dell’occupazione, peraltro drogati dagli effetti del Job Act».

Il consigliere di Forza Italia ha poi parlato di azione della Giunta disastrosa (“Vi siete abbattuti sulla Sardegna come una calamità naturale”) e invitato l’esecutivo a rivedere le proprie posizioni. «Occorre cambiare completamente l’azione di governo – ha concluso Tunis – noi ci attendiamo che riconosciate i vostri errori e siamo pronti a cercare insieme le soluzioni».

Per Paolo Truzzu (FdI) la domanda da porsi è se l’adeguamento del bilancio sia solo un fatto tecnico o politico. «Le risposte le troviamo nel modo in cui è stata portata avanti la vertenza entrate – ha detto Truzzu – l’accordo con il Governo per arrivare al pareggio di bilancio è stata una scelta condivisa da Giunta e maggioranza. Si è rinunciato ai vincoli del Patto di Stabilità e firmato un accordo per il pareggio di bilancio per poter spendere tutte le risorse che avevamo incassa. Il bilancio è la legge politica per eccellenza, è attraverso questo che possono essere date delle risposte a chi sta fuori da quest’Aula. Occorreva difendere dei principi e non rinunciare ai ricorsi anziché firmare un accordo capestro».

Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi ricordato che l’assessore Paci giustificò quell’accordo dicendo che nel 2015 si sarebbero potute spendere tutte le risorse disponibili e annullare i residui degli anni passati. «Il report messo a disposizione dal sistema informatico dice invece che la capacità di pagamento è poco di più di 6 miliardi a fronte di 10 miliardi – ha detto Truzzu – arriva al  70% per le spese di funzionamento della macchina amministrativa. Se vediamo invece la voce degli investimenti, si scende a percentuali sotto il 50%, in alcuni al 14% (difesa del suolo) 11% (gestione rifiuti), 4% (attrazione investimenti) 28% (industria artigianato e commercio). Questo ragionamento ci fa capire che non si sono fatti investimenti e la scelta del mutuo non è stata vincente. I 40 milioni programmati per le opere comunali li avete utilizzati per la ristrutturazione di beni regionali. Dal punto di vista tecnico e politico avete toppato: si è scelta la strada dell’accordo al buio che ci ha messo ulteriormente in difficoltà».

Giudizio condiviso dal capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni: «Quello firmato con il ministro Padoan è un accordo sciagurato – ha detto Dedoni – aver voluto con caparbietà un’intesa che prevedeva l’entrata in vigore del bilancio armonizzato credo sia stato un atto avventato».

Il capogruppo dei Riformatori ha quindi ricordato l’atteggiamento ostile dei vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni nei confronti della Sardegna: «La situazione di crisi economica porta lo Stato ad accentrare le risorse – ha sottolineato Dedoni – abbiamo rinunciato a un contenzioso e ci siamo accorti poi che le entrate non sono più quelle previste. E’ probabile, anzi, che siano ancora meno una volta approvata la Legge di Stabilità. L’unica salvezza è essere riusciti a spendere i danari incassati dal precedente Governo regionale».

Attilio Dedoni ha infine attaccato la Giunta per la gestione di settori strategici per la Sardegna, in particolare quello dei trasporti: «Ho chiesto e continuo a chiedere  le dimissioni dell’assessore ai Trasporti –ha concluso l’esponente della minoranza – dico questo perché ha manifestato l’incapacità di gestire un nodo vitale per lo sviluppo dell’Isola».

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha dichiarato in premessa l’intenzione di voler scindere le questioni tecniche («riguardano il provvedimento in discussione che confermo essere soltanto di natura tecnica») dalle questioni più marcatamente politiche che attengono il rendiconto 2015 e il bilancio 2016.

«Nel disegno di legge 273 – ha affermato Paci – abbiamo ripreso il bilancio di previsione fatto con le regole precedenti e lo abbiamo aggiornato con le nuove regole del bilancio armonizzato e in più introduciamo nel bilancio 2015 le risultanze del rendiconto 2014, già approvato dall’Aula». «Con questo provvedimento di natura esclusivamente tecnica – ha aggiunto il vice presidente della Giunta – introduciamo  l’opportunità di portare a pagamento 120 milioni di euro di residui perenti che tanti Comuni e tante imprese attendono per procedere con i pagamenti di pertinenza».

Passando alle considerazioni di tipo politico l’assessore ha ricordato le principali questioni evidenziate dai consiglieri della minoranza ed ha però negato di aver mai utilizzato toni trionfalistici sul cosiddetto pareggio di bilancio, nei suoi precedenti interventi in Aula: «Ho soltanto affermato ciò che riaffermo oggi e cioè che il pareggio di bilancio ci dà l’opportunità di spendere tutte le nostre entrate». L’assessore ha quindi rinviato in sede di rendiconto l’esatta quantificazione della quantità di spesa aggiuntiva realizzata grazie al superamento dei vincoli del patto di stabilità e con l’introduzione del pareggio di bilancio ma ha di fatto confermato la cifra di circa 900 milioni di euro, citata dal consigliere Sabatini nella relazione di accompagnamento al disegno di legge.

In riferimento alla vertenza entrate, l’assessore ha dichiarato che “il confronto con lo Stato continua” e che è in corso “la faticosa fase di trattative” ma si è detto fiducioso perché entro l’anno possa definirsi l’annosa questione.

Conclusa la discussione generale, l’Aula ha dato il via libera al passaggio agli articoli ed il presidente del Consiglio non essendoci iscritti a parlare ha quindi posto in votazione l’articolo 1 (Esiti del riaccertamento straordinario dei residui al 1° gennaio 2015) che è stato approvato con 32 sì, 17 contrari e 5 astenuti. L’articolo 2 (Parte accantonata e parte vincolata del risultato di amministrazione) è stato approvato con 34 favorevoli e 16 contrari. L’articolo 3 (Istituzione Fondo crediti dubbia esigibilità) approvato con 37 a favore, 17 contrari e 5 astenuti. L’articolo 4 (Rideterminazione risultato di amministrazione) approvato con 32 favorevoli e 16 contrari. L’articolo 5 (Copertura del disavanzo determinatosi in sede di rendiconto 2014) approvato con 33 voti a favore, 15 contrari e 4 astensioni. L’articolo 6 (Copertura del disavanzo determinatosi in sede di riaccertamento straordinario dei residui al 1° gennaio 2015) è stato approvato (32 sì, 14 no e 8 astenuti) dopo il via libera all’emendamento sostitutivo parziale n. 1 (presentato dalla Giunta) che al comma 2 dell’articolo 6 modifica l’importo di euro 17.604.171,34 con quello di euro 17.778.696,94. L’articolo 7  (Variazioni estinzione anticipata indebitamento) è stato approvato con 32 sì, 17 no e 5 astenuti. Approvato l’emendamento sostitutivo n. 2 (presentato dalla Giunta) che al comma 2 dell’articolo 8 ripropone la correzione approvata all’articolo 6 e modifica inoltre l’importo di euro 11.563.711,15 con quello di euro 10.563.711,15, il Consiglio ha dato disco verde all’articolo 8 (Variazioni dotazioni finanziarie e disposizioni varie) con 32 sì, 16 contrari a 5 astenuti. Approvato l’articolo 9 (Modifiche all’articolo 1 della legge regionale 7 agosto 2015, n. 22) con 32 favorevoli, 17 contrari e 4 astenuti; con il medesimo risultato è stato approvato anche l’articolo 10 (Pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili diversi da quelli finanziari e sanitari maturati al 31 dicembre 2014 – anticipazione di liquidità di cui all’articolo 8 del decreto-legge n. 78 del 2015 ). Prima dell’approvazione dell’articolo 11 (Sostituzione della tabella E allegata alla legge regionale 8 maggio 2015 n. 10 e alla legge regionale n. 5 del 2015 – elenco opere infrastrutturali di interesse regionale) si è sviluppato un breve dibattito sull’emendamento aggiuntivo n. 5 (Lampis e più) che puntava all’autorizzazione di un ulteriore milione di euro per i cosiddetti lavoratori ex in utilizzo, dopo che all’invito al ritiro dell’emendamento formulato dal relatore della maggioranza, Franco Sabatini (Pd), la giunta con l’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha espresso “parere contrario”.

Il primo firmatario dell’emendamento aggiuntivo, Gianni Lampis (Misto Fdi), ha stigmatizzato la chiusura politica mostrata dall’esecutivo regionale dinanzi al problema dei lavoratori “ex in utilizzo” che dal 1° settembre hanno visto cessare ogni rapporto di collaborazione con le Asl e gli Enti Locali. «Siamo in regime di proroga dei cantieri verdi – ha dichiarato il consigliere della minoranza – e con quest’emendamento chiediamo di aumentare fino al 31 dicembre 2015 le poche ore che i lavoratori svolgono nei Comuni». Ricordando la presentazione di una proposta di legge (primo firmatario il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis) che propone la stabilizzazione degli ex in utilizzo, il consigliere Lampis si è dichiarato disponibile ad accogliere l’invito formulato dal presidente della Terza commissione, Sabatini, per il ritiro dell’emendamento 5 qualora ci fosse la rassicurazione politica per il suo inserimento nel cosiddetto “disegno di legge omnibus”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha riconosciuto l’importanza del tema degli ex lavoratori in utilizzo ed ha ricordato le diverse iniziative tendenti all’incremento delle risorse intraprese dal gruppo dei democratici e dalla maggioranza. Il capogruppo Pd ha quindi ricordato l’impegno della Seconda commissione per il monitoraggio del precariato in Sardegna e perché siano introdotte le opportune misure volte alla stabilizzazione dei posti di lavoro. «Il tema – ha spiegato Pietro Cocco – non si può affrontare con gli emendamenti e da qui nasce l’invito del presidente Sabatini al ritiro per discutere un provvedimento organico, mentre il parere negativo espresso dall’assessore Paci, riguarda l’impossibilità di inserirlo nel provvedimento in discussione e non è riferito certo alla necessità di soluzioni per risolvere il precariato o la situazione degli ex lavoratori in utilizzo».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato in tono critico il parere contrario dichiarato dall’assessore Paci per l’emendamento n.5 ed ha ribadito l’impegno delle forze della minoranza per il varo di un provvedimento che affronti in termini risolutivi il tema del precariato. Il capogruppo Fi ha quindi ricordato le dichiarazioni del sottosegretario alla Pubblica istruzione circa l’impegno del governo Renzi per procedere con la stabilizzazione di 22mila precari della pubblica amministrazione in Sicilia: «Invitiamo la Giunta e il presidente Pigliaru a farsi promotori presso il Governo perché il problema della stabilizzazione dei precari sardi sia posto nell’agenda della politica nazionale, anche con la collaborazione dei parlamentari sardi aderenti a tutti gli schieramenti». (A.M.)

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha condiviso le considerazioni di Pittalis, ribadendo che «il Governo ha messo a punto una norma che stabilizza ben 22.000 precari della Sicilia e parla nemmeno dei per i 480 della Sardegna». L’assessore Paci, ha lamentato, «ci ha lasciato senza parole perché il problema del precariato in Sardegna va affrontato e risolto; anzi, in proposito ricordo di aver presentato una mozione il 19 novembre scorso e che chiedo che venga messa all’ordine del giorno perché un intervento organico è urgente; ricordo infine che oggi i lavoratori hanno manifestato sotto la sede del Consiglio ma i lavoratori di Carbonia sono sul tetto del Comune, una situazione inaccettabile».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha ribadito che «nessuno vuole bandierine e medagliette ma c’è l’interesse comune di tutti i gruppi, della commissione Lavoro e del presidente; noi ritiriamo l’emendamento, riteniamo che l’assessore Paci abbia voluto dire che non era disponibile con questa modalità ma gli argomenti del collega Pittalis devono restare alla nostra attenzione con tutta la loro importanza».

Il Consiglio ha poi approvato l’art. 11 (Elenco opere infrastrutturale di interesse regionale).

Sull’art. 12 (Variazioni di bilancio) è intervenuta la vice-capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda che ha definito l’articolo «il cuore della legge che, va ribadito, non è un adeguamento tecnico per i suoi contenuti e per le coperture; è una vera manovra con scelte precise perché alcune azioni (molto poche) sono programmate per il 2015, molte altre sono rinviate e la quota annuale del mutuo di 700 milioni viene ridotta a 62 milioni, complessivamente sono movimentate risorse importanti movimentate, come dicono le tabelle».

L’Aula ha approvato l’art.12 e, a seguire, l’art. 13 (Entrata in vigore).

Dopo lo scrutinio, il Consiglio è passato alla votazione degli Allegati: 1 (Reimputazione entrate per Upb), 2 (Reimputazione entrate per titoli e tipologie), B1 (Reimputazione spese per Upb), B2 (Reimputazione spese per titoli e tipologie), C1 (Composizione FPV c/capitale entrata per Upb, esercizi 2015-2017), C2 (Composizione FPV c/capitale entrata per titoli e tipologie, esercizi 2015-2017), D1 (Composizione FPV c/capitale spesa per Upb, esercizi 2015-2017), D2 (Composizione FPV c/capitale spesa per missione e programmi, esercizi 2015-2017), E1 (Composizione del risultato di amministrazione da riaccertamento straordinario), E2 (Risultato di amministrazione a seguito del riaccertamento straordinario dei residui), F1 (Disavanzo di amministrazione da ripianare a seguito di assestamento), F2 (Elenco vincoli del risultato di amministrazione cancellati), G1 (Variazioni di bilancio 2015-2017 per Upb-entrata), G2 (Variazioni di bilancio 2015-2017 per titolo, tipologia e categoria).

Sull’Allegato successivo H1 (Variazioni di bilancio 2015-2017 per Upb-spesa), la consigliera Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invitato il Consiglio a capire esattamente cosa ha comportato la manovra. A suo giudizio, «c’è un disavanzo coperto la diminuzione delle risorse destinate alle strutture sanitarie, alla programmazione negoziata, all’istruzione (meno 37 milioni), alla formazione identitaria, alla difesa del suolo (meno 66 milioni), ai consorzi di bonifica (meno 9 milioni), alle opere interesse regionale e locale (meno 446 milioni), nuovi debiti per 139 milioni». Insomma, ha concluso la Zedda, «come al solito tutto rimane sulla carta con l’ennesimo rinvio, è vero che il bilancio è materia ostica ma le tabelle dicono tutto».

L’Assemblea ha approvato l’allegato H1 e H2 (Variazioni di bilancio 2015-2017 per missioni, programmi e titoli-spesa), N (Relazione tecnica e prospetto concernente la composizione del fondo crediti di dubbia esigibilità del triennio 2015-2017), O (Prospetto dimostrativo del rispetto degli equilibri di bilancio), P (Prospetto dimostrativo del rispetto dei vincoli di indebitamento).

Sull’allegato Q (Tabella E di dimostrazione del rispetto del vincolo di ricorso al credito) il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «occorre rinfrescare la memoria di tutti sulla finanziaria keynesiana annunciata dalla maggioranza; siamo di fronte ad un anno di competenza in cui la quota di mutuo non spesa avrà un impatto negativo sull’economia sarda, in definitiva abbiamo lasciato un altro morto per strada ed è proprio Keynes».

L’allegato Q è stato approvato.

Completata la fase della votazione degli allegati, il presidente ha invitato il Consiglieri ad esprimersi con le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), contrario, ha evidenziato che «per tirare la somma facendo una proiezione realistica sull’anno finanziario raffrontato con gli anni precedenti, la Regione nel 2013 ha effettuato pagamenti per 7.4 miliardi, nel 2014 per 6.8 miliardi, oggi siamo sotto di 500 milioni, segno che ci avete messo la faccia ma i risultati non ci sono».

La consigliera Alessandra Zedda (Forza Italia), anch’essa contraria, ha ribadito che il suo gruppo «non ha voluto dire un no pregiudiziale ma ragionato». Sarebbe stato un anno importante, ha osservato, «se non avessimo dovuto fare il bilancio armonizzato, avremo potuto sistemare i residui in una fase successiva ma fare adesso investimenti importanti, questa manovra invece tocca perfino le spese obbligatorie per la sanità e 50 milioni destinati agli enti locali; serviva in altre parole un approccio più tranquillo e senza imposizioni recuperando due anni di contabilità sana».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha dichiarato di capire «che l’opposizione deve contestare, ribadisco che il provvedimento è tecnico, fondato sul pluriennale e non sul corrente, la tabella Q dice chiaramente che c’è un crono-programma per la spendita mutuo per 71 milioni». Io, ha concluso, ho citato dati di spesa sui mandati emessi per 975 milioni in più e sono soldi veri.

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fid), contrario, ha concentrato la sua valutazione politica sul fatto che quest’anno le risorse disponibili si potevano spendere meglio senza cambi in corso d’opera perché c’è anche il problema di intervenire sulla qualità della spesa se si vogliono raggiungere risultati in grado di generare sviluppo e occupazione, ma questo non è accaduto.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione la legge nel suo contenuto complessivo, che il Consiglio ha approvato con 31 voti favorevoli, 17 contrari e 3 astenuti.

L’Aula è quindi passata all’esame della mozione n. 203 (Cossa e più) “Sul passaggio in Sardegna del Giro d’Italia edizione 2017”. Il documento, firmato da tutti i gruppi presenti in Consiglio regionale, impegna la giunta regionale ad attivarsi per portare la prestigiosa manifestazione internazionale nell’Isola.

Il primo firmatario Michele Cossa (Riformatori) ha ricordato che il Giro d’Italia, insieme al Tour de France, rappresenta uno degli eventi sportivi più importanti a livello internazionale. «La manifestazione genera un giro d’affari di circa 110 milioni di euro in soli 20 giorni – ha detto Cossa – ogni territorio aspira ad essere attraversato dalla carovana di biciclette e i centri più fortunati sperano di ospitare la partenza o l’arrivo di una tappa. La macchina organizzativa è di circa 1500 persone, oltre al vantaggio economico il passaggio del Giro rappresenterebbe un’occasione unica per veicolare l’immagine della Sardegna nel mondo».

Il presentatore della mozione ha quindi invitato l’esecutivo a trovare le risorse per convincere gli organizzatori a portare la manifestazione nell’Isola (servirebbero circa 4 milioni di euro ndr) ricordando che il ritorno economico sarebbe di gran lunga superiore alle somme impegnate.

Cossa, infine, ha sottolineato che il 2017 potrebbe essere l’anno perfetto per ospitare l’evento: «Tra due anni – ha concluso l’esponente dei Riformatori – si celebra il centenario del Giro d’Italia. La Sardegna sarà rappresentata da un campione straordinario come Fabio Aru, uno dei principali candidati alla vittoria finale. Sarebbe triste se non riuscissimo a cogliere quest’occasione».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha svelato di aver incontrato nel mese di agosto gli organizzatori del Giro e di averli messi in contatto con l’assessore: « Il Giro è il terzo evento mondiale più seguito – ha detto Fasolino –  non so se si è ancora in tempo per il 2017. Pensano che Aru possa essere uno di prossimi vincitori. E’ una grande opportunità per la Sardegna. La regione potrebbe coinvolgere anche i Comuni più importanti».

Pier Franco Zanchetta (capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti) ha ricordato che il Giro è arrivato in Sardegna tre volte: nel 1961, nel 1991 e nel 2007. «Il ciclismo richiama l’attenzione dei media di tutto il mondo, di moltitudini di appassionati e muove un volume d’affari importante – ha sottolineato Zanchetta – è un evento da sostenere perché è un eccezionale veicolo promozionale. Ci trova in un momento particolare perché abbiamo un campione in casa e il ciclismo amatoriale rappresenta un mercato turistico in crescita con migliaia di amatori che ogni primavera vengono da tutta Europa a pedalare nelle strade dell’Isola».

Anche per Luigi Crisponi (Riformatori) il Giro rappresenterebbe una grande e bella occasione per unire passione sportiva e vantaggi economici. Il consigliere dei Riformatori ha poi chiesto alla Giunta notizie sul milione di euro stanziato per ospitare la Coppa America e mai utilizzato dopo l’abbandono di Luna Rossa. «Che fine hanno fatto quelle risorse – ha chiesto Crisponi – propongo che quei fondi vengano destinati ad ospitare il Giro d’Italia».

Gianni Lampis (FdI) ha ricordato l’edizione del Giro del 2007. «Allora le strutture ricettive della Sardegna fecero il pienone – ha affermato Lampis – è un’occasione da non perdere. Può consentire ai nostri imprenditori di beneficiare di una vetrina prestigiosa. Questa mozione trasversale dimostra come la questione stia a cuore all’intero Consiglio. Abbiamo bisogno di essere protagonisti nello scenario turistico internazionale».

Concetto ribadito Marco Tedde (Forza Italia): «Se riuscissimo ad ospitare il Giro avremmo a disposizione una vetrina globale con 260 paesi collegati – ha rimarcato Tedde – credo che servano circa 4 milioni di euro ma le ricadute verrebbero moltiplicate in modo esponenziale. Oltre alla promozione dei nostri luoghi, il Giro d’Italia promuoverebbe anche il turismo attivo e la mobilità moderna, basata sull’utilizzo delle due ruote e dei mezzi pubblici».

Quindi un invito al presidente Pigliaru: «Si assuma tutta la responsabilità di un’azione politica forte nei confronti della Gazzetta dello Sport utilizzando anche i canali governativi. La Sardegna ha un jolly che risponde al nome di Fabio Aru, campione di livello mondiale che riuscirebbe a coinvolgere ancora di più tutti gli appassionati di ciclismo».

Ha quindi preso la parola l’assessore al Turismo Francesco Morandi che, dopo aver ricordato gli investimenti della Giunta per favorire il turismo attivo e sportivo (8 milioni di euro) e il sostegno agli operatori del cicloturismo (un milione), sì è detto d’accordo sulla grande opportunità rappresentata dal Giro d’Italia. «E’ un grande evento mediatico – ha sottolineato Morandi – non solo spot ma anche un driver per lo sviluppo».

Morandi ha quindi assicurato l’impegno della Giunta su questo fronte: «Il primo contatto con gli organizzatori risale al 17 giugno scorso. Le trattative vanno avanti serenamente, gli organizzatori hanno però posto come condizione una clausola di riservatezza:  fino a quando gli accordi non saranno conclusi occorre tenere un profilo prudente. Accolgo favorevolmente la mozione e auspico un lavoro congiunto con il Consiglio».

Quanto al milione di euro stanziato per la Coppa America, l’assessore Morandi ha ricordato che le risorse sono state già spostate per la pubblicità sportiva. «Per il Giro – ha concluso l’esponente dell’esecutivo  serviranno nuove risorse da mettere in bilancio il prossimo anno».

Il consigliere Michele Cossa nella replica ha espresso soddisfazione per le parole dell’assessore. «Sarà difficile mantenere la riservatezza – ha detto Cossa – la  vicenda passa nelle sue mani e confidiamo che giunga a buon fine».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la mozione che è stata approvata all’unanimità (41 voti favorevoli su 41 votanti).

Il presidente Ganau ha quindi annunciato la discussione unificata della mozione n. 199 (Locci e Più) “sulla penalizzazione degli studenti universitari e delle loro famiglie, vittime di una grave situazione di disagio economico e sociale venutasi a creare a causa dell’introduzione dei nuovi parametri ISEE, e sulla conseguente necessità di ridefinire i criteri generali per i bandi relativi all’anno accademico 2015/2016”, dell’interpellanza n. 158 (Rubiu e più) “sulle ricadute negative all’accesso alle agevolazioni universitarie isolane in seguito al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159 inerente il regolamento sulla revisione delle modalità di determinazione e dei campi di applicazione dell’indicatore della situazione economica equivalente (Isee)” e dell’interpellanza n. 175 (Cozzolino e più) “sui criteri generali per i bandi relativi all’anno accademico 2016/2017 per borse di studio a favore di studenti disabili e studenti privi di mezzi capaci e meritevoli”.

Il primo firmatario della mozione 199, Ignazio Locci (Fi), ha dato per illustrato il documento che si conclude con l’impegno per la Giunta a “ridefinire i criteri generali per i bandi relativi all’anno accademico 2015/2016 ed elevare il limite dell’Indicatore per la situazione economica equivalente per le prestazioni erogate nell’ambito del diritto allo studio universitario affinché un più elevato numero di studenti sardi possa permettersi di accedere agli studi universitari”.

Il presentatore dell’interpellanza n. 158, il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, ha lamentato, in apertura del suo intervento, il ritardo nelle risposte da parte dell’assessore Firino alle precedenti interpellanze ed ha quindi introdotto il tema oggetto dell’interpellanza inerente  i problemi per gli studenti sardi a seguito delle modifiche governative al cosiddetto Ise che hanno ridotto il numero degli studenti sardi che possono beneficiare di borse di studio e delle previste agevolazioni nella fruizione di una serie di altri servizi propri del “diritto allo studio”. «Con le modifiche governative – ha affermato il consigliere della minoranza – sono oltre mille gli studenti sardi che sono esclusi dalle graduatorie nonostante il loro reddito non si sia affatto modificato rispetto all’anno precedente». «Un sistema folle – ha proseguito Rubiu – ideato per escludere migliaia di beneficiari con l’unico obiettivo di ridurre la spesa pubblica e che non permetterà a tante famiglie di mantenere i figli agli studi a causa del costo degli oneri da sostenere». Rubiu ha quindi invitato l’assessore a ridefinire i criteri dei bandi per l’anno accademico 2015- 2016 ed ha concluso con un appello: «Difendiamo il diritto allo studio in Sardegna».

Il consigliere del Pd, Lorenzo Cozzolino, primo firmatario dell’interpellanza n. 175, ha ripercorso i vari passaggi ministeriali che hanno portato alla modifica dei parametri Ise e alle conseguenti penalizzazioni che ne derivano per oltre mille studenti sardi. L’esponente della maggioranza ha quindi affermato che molti degli esclusi dalle borse di studio non hanno proceduto nelle immatricolazioni all’Università con grave pregiudizio per il futuro delle attività degli atenei di Sassari e Cagliari, i cui finanziamenti come è noto sono legati anche al numero degli studenti iscritti. Anche il consigliere Cozzolino ha concluso il suo intervento con l’invito alla Giunta perché adotti misure utili all’innalzamento dei limiti Ise.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, pur riconoscendo importante il tema del calcolo Ise ha posto l’accento sul tema delle risorse economiche ed ha ricordato la graduale riduzione degli stanziamenti per il diritto allo studio da parte dei vari governi succedutesi a Roma mentre la Regione sarda – così ha affermato il consigliere della maggioranza – ha incrementato gli stanziamenti per le borse di studio. Demontis ha quindi ricordato che oltre ai fondi nazionali e regionali le risorse per le borse di studio sono incrementate dalle tasse a carico degli studenti e dalla tassa per l’esercizio e l’abilitazione professionali. Il consigliere del Pd ha auspicato che le tasse universitarie siano determinate per ciascuno studente in base al reddito e che le tasse per l’esercizio e l’abilitazione alla professione passino dagli attuali 5,25 euro ai 140 euro.

L’assessore della Pubblica istruzione, Claudia Firino, ha riconosciuto l’importanza dei temi trattati nella mozione e nelle due interpellanze ed ha parlato di una vera “emergenza” che ha visti impegnati la Giunta e l’assessorato. L’assessore ha confermato che con il decreto dello scorso luglio e la conseguente modifica dei parametri Ise sono 1.500 gli studenti sardi che negli atenei di Sassari e Cagliari non sono stati considerati idonei e che invece lo sarebbero stati con le regole in vigore nello scorso anno accademico.

Claudia Firino ha quindi dichiarato la volontà di procedere con la modifica dei parametri Ise in termini più favorevoli per gli studenti sardi ed ha informato il Consiglio del confronto in atto sul tema in sede di commissione 9 nella conferenza Stato-Regioni.

L’assessore ha quindi ribadito l’impegno della Regione per il diritto allo studio («rispetto allo scorso esercizio abbiamo incrementato di 6 milioni di euro l’importo regionale per borse di studio e il tutto ha portato anche all’incremento del proporzionale stanziamento da parte del ministero) e l’utilizzo dei fondi Por vincolati “per la prima volta al diritto allo studio”.

In conclusione del suo intervento l’assessore Firino ha annunciato di aver già presentato all’attenzione della Giunta la proposta per modificare le tasse universitarie rapportandole al reddito degli studenti ed ha garantito la modifica dei parametri regionali Ise per i bandi del diritto allo studio per l’anno accademico 2016-2017.

In sede di replica, il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha preso atto delle dichiarazioni dell’assessore sulle nuove iniziative allo studio pur dichiarandosi parzialmente soddisfatto delle risposte fornite. Ha poi annunciando il ritiro della mozione auspicando l’attuazione rapida dei provvedimenti in materia di diritto allo studio.

Anche il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd), dichiarandosi soddisfatto, ha annunciato il ritiro della sua interpellanza.

Subito dopo il Consiglio ha iniziato la discussione del punto successivo all’ordine del giorno, l’interpellanza n.150 del gruppo Sel (Lai e più) sul “Piano di riordino e riorganizzazione di alcune sedi territoriale dell’Inps”.

Il consigliere di Sel Eugenio Lai, primo firmatario, ha sottolineato la sua preoccupazione per la drastica diminuzione dei servizi pubblici nei territori più isolati, «dai 14 uffici postali alle 38 sedi dell’Inps, dalle caserme ai giudici di pace ai servizi sanitari; proprio nel momento in cui, ha ricordato, il Consiglio si prepara ad esaminare una riforma organica degli Enti locali che auspichiamo porti compensazioni vere». Soffermandosi sul Piano di riordino delle sedi Inps, Lai ha sostenuto che «col pretesto della spending review gli interventi di razionalizzazione della rete sono concentrati su sedi collocate in territori disagiati e, per questo, si traducono in tagli pesanti di servizi che costringono migliaia di persone appartenenti alle fasce più deboli della popolazione (come anziani e pensionati) ad una sorta di pellegrinaggio verso il capoluogo per usufruire di servizi fondamentali». I processi di accentramento, ha aggiunto, «come insegna l’esperienza non portano risparmi ma costi più alti e determinano la scomparsa di interi territori, oltre ad aumenti di spese per tante famiglie costrette a trasferte disagiate attraverso lunghe distanze». Sotto questo profilo, ha continuato Lai, «quello di Isili è il caso emblematico di una sede istituita 30 anni fa come sede staccata di Nuoro che serve 13 Comuni ed una popolazione di 20.000 abitanti». Per queste ragioni, ha concluso, «è auspicabile esaminare la possibilità di una convenzione con i Comuni che assicuri la stabilità dei servizi, perché è vero che sulla materia le competenze sono dello Stato ma questi problemi vanno posti con forza al Governo centrale».

L’assessore del Lavoro Virginia Mura, ha riferito in apertura di alcuni colloqui con i responsabili Inps di Cagliari e del territorio, da cui ha avuto assicurazioni sul mantenimento delle sedi, anche se nell’ambito di un processo in atto a livello nazionale di profonda riorganizzazione dell’istituto. In questo quadro sarebbe importante per la commissione comptente del Consiglio, ha suggerito, «sentire i vertici dell’istituto ed i presidenti dei comitati provinciali, perché in altre situazioni alcune decisioni sono state ribaltate dimostrando concretamente l’utilità reale delle sedi tenuto conto sia della specificità della realtà territoriale che della situazione di disagio di larghe fasce di utenza». Il rischio più grande, a giudizio della componente della Giunta, «è legato alla progressiva introduzione delle procedure informatiche a spese delle attività front-office, che si aggiunge ai tagli previsti dalla legge di stabilità sui patronati che svolgono un ruolo di supplenza; su questa situazione complessiva c’è poi un ordine del giorno del comitato provinciale Inps di cagliari con cui si sollecita un esame puntuale della rete territoriale, già indebolita da tagli pesanti di personale e blocco del turn-over, problemi sui quali Consiglio e Giunta devono fare la loro parte anche per valutare la possibilità di integrare con aliquote di personale gli organici dell’Inps».

Il consigliere Eugenio Lai (Sel), nel dichiararsi soddisfatto delle risposte dell’assessore, si è detto disponibile a raccogliere l’invito per un ciclo di audizioni in commissione e l’esame della documentazione prodotta dai comitati, confermando la sua convinzione di operare innesti di nuovo personale senza indebolire la periferia.

Al termine di quest’ultimo intervento il presidente Ganau ha tolto la seduta riconvocando il Consiglio per mercoledì mattina alle 10.00. Dopo l’esame del primo punto all’ordine del giorno, ha aggiunto, ci sarà una breve sospensione dei lavori la convocazione della conferenza dei capigruppo, mentre per le 15.30 è previsto un incontro degli stessi capigruppo con una delegazione di lavoratori Alcoa e di amministratori locali del Sulcis.

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Ospedale Brotzu Cagliari2

Questa mattina il Partito Democratico ha presentato una proposta di legge, primo firmatario Lorenzo Cozzolino, per la cura e la prevenzione del diabete che prevede, tra l’altro, l’istituzione dell’apposito registro regionale e la nomina della commissione regionale per le attività diabetologiche, nonché il riconoscimento delle associazioni dei pazienti ed una serie di interventi per l’inserimento nel mondo della scuola e del lavoro.

«Il diabete mellito – ha dichiarato Pietro Cocco, capogruppo PD – è un fenomeno in costante crescita nell’Isola, soprattutto tra i più giovani ed è tempo che la Regione sarda, che registra la più alta incidenza della malattia in Italia, si doti di una norma che assicuri prevenzione, cura e opportune misure di sostegno.»

Lorenzo Cozzolino ha precisato i dati del fenomeno diabete in Sardegna («in Europa siamo secondi soltanto alla Scandinavia per diffusione della malattia e siamo la regione che presenta il più alto numero annuale di nuovi casi di diabete “tipo 1”»): nella fascia di età 0-30 anni si registrano 50 casi per 100.000 abitanti (in Italia sono 6 casi ogni 100.000 abitanti) e annualmente si contano 700 nuovi casi di diabete “tipo 1”. Pur in assenza di dati ufficiali sul diabete “tipo 2” si stima, invece, che sono 5.000 i nuovi casi che si manifestano nell’isola. «Possiamo affermare – ha spiegato il consigliere dei democratici – che il numero dei diabetici in Sardegna raggiunge la cifra record di 50.000 e se a questi aggiungiamo il cosiddetto “diabete ignoto” si arriva alle 80.000 persone interessate dalla malattia».

I due esponenti della maggioranza hanno quindi sottolineato l’incidenza del diabete e della malattie metaboliche nelle voci di costo della sistema sanitario sardo ed hanno auspicato un rapido esame della proposta di legge n. 262, per normare un fenomeno che in Sardegna ha evidenti implicazioni anche di carattere sociale.

Il testo di legge che sarà trasmesso alla competente commissione Sanità, si compone di 15 articoli ed ha una dotazione finanziaria di 5.000.000 di euro per ciascuna delle annualità 2016 e 2017.    

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I problemi dei malati dislessici sono stati affrontati questa mattina nel corso delle audizioni del Direttore scolastico regionale Francesco Feliziani e del presidente dell’Ordine degli Psicologi della Provincia di Cagliari Angela Quaquero, nella VI commissione del Consiglio regionale.

Francesco Feliziani ha sostenuto la necessità di introdurre nel mondo della scuola protocolli standard per l’individuazione del disturbo. «Questo non significa – ha detto Francesco Feliziani – un approccio uguale per tutte le situazioni perché, anzi, è un problema che nei ragazzi si può manifestare con modalità differenti, ma è utile inserire i protocolli nella pianificazione delle attività formative degli insegnanti».

Quanto all’incidenza della Dislessia nella popolazione scolastica della Regione non esistono dati precisi dal momento che, ha spiegato ancora Feliziani, «La differenza delle disabilità per la Dislessia non sono previsti insegnanti di sostegno ma piani di intervento personalizzati obbligatori per legge, cui partecipano insegnanti, operatori sanitari e famiglie». «La nuova legge – ha concluso il direttore scolastico regionale – può essere l’occasione sia per effettuare un censimento che per dare maggiore significato ad un modello di scuola più interattivo nel rapporto fra docente ed alunno, anche grazie alla diffusione dei supporti tecnologici, e più inclusivo nei confronti dei ragazzi che manifestano disturbi di apprendimento».

Successivamente hanno preso la parola il prof. Franco Mele a la prof.ssa Carla Atzeni, dell’ufficio scolastico regionale. Mele ha sottolineato in particolare che il mondo della scuola può fare molto per individuare (possibilmente in modo precoce) i soggetti potenzialmente a rischio dislessia. La prof.ssa Atzeni, invece, ha messo l’accento sul fatto che la Sardegna non parte da zero perché già la rete scolastica è strutturata su quattro “poli” (corrispondenti ad un istituto superiore per ciascuna delle vecchie aree provinciali) per dare sistematicità alle azioni sul territorio.

A nome degli psicologi la presidente dell’Ordine Angela Quaquero ha espresso apprezzamento sia per i contenuti della legge che per la decisione della commissione, «particolarmente significativa in materia di diritti della persona», di proporre al Consiglio un testo che unifica diverse proposte di legge. Nel merito ha poi auspicato uno stretto coordinamento fra gli assessorati della Pubblica istruzione e della Sanità che, a suo giudizio, «costituisce un presupposto essenziale per assicurare l’efficacia delle azioni comuni previste dalla nuova normativa».

Al termine degli interventi dei rappresentanti delle istituzioni scolastiche e dell’Ordine degli psicologi hanno preso la parola i consiglieri regionali Lorenzo Cozzolino, Luigi Ruggeri e Rossella Pinna del Pd, Edoardo Tocco di Forza Italia ed Emilio Usula di Soberania-Indipendetzia.

Nella conclusioni il presidente della commissione Raimondo Perra ha dichiarato fra l’altro che «la legge nasce dalla necessità di riconoscere alcuni diritti fondamentali alle persone affette da questo disturbo ma, ovviamente, è rivolta anche alle famiglie». «L’obiettivo della Regione – ha continuato – è dare ai ragazzi dislessici, che comunque hanno piena capacità intellettiva, tutte le opportunità possibili per completare al meglio il loro percorso scolastico per poi inserirsi positivamente nella società e nel mondo del lavoro”.

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Il gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale ha presentato una proposta di legge su “Interventi a favore della famiglia”.

«La nostra proposta – ha detto il capogruppo del Pd Pietro Cocco presentando la proposta di legge del partito che, fra l’altro, prevede l’istituzione di un fondo unico per la famiglia con una dotazione finanziaria di 20 milioni di euro, in cui confluiranno risorse regionali, dello Stato e dell’Unione Europea. – parte dal principio costituzionale sancito dall’art.31 ed ha l’obiettivo di assicurare anche in Sardegna politiche pubbliche coerenti a sostegno della famiglia, con misure concrete come contributi ed agevolazioni fiscali per i nuclei famigliari con una particolare attenzione per quali numerosi ed a rischio di disagio.»

Il primo firmatario della legge, il consigliere Lorenzo Cozzolino, si è poi soffermato sulla crisi profonda che ha investito la famiglia nella società sarda: «Oggi il costo medio di un figlio nelle diverse fasi della sua vita è di circa 9.000 euro annui ed è chiaro che, con uno stipendio medio, le difficoltà di ogni giorno rischiano di diventare insormontabili; tutti gi indicatori, a cominciare da quelli sulla disoccupazione giovanile e la dispersione scolastica, ci dicono che la società sarda va purtroppo incontro ad processi di spopolamento e di invecchiamento che rendono non solo necessario ma urgente un intervento organico a sostegno della famiglia».

«Le forme di aiuto che abbiamo previsto – ha proseguito Cozzolino – ruotano attorno a due elementi qualificanti: l’istituzione del fondo unico regionale che accorperà risorse finora collocate in diversi centri di spesa e la cosiddetta clausola valutativa per cui, ogni due anni, si farà il punto sullo stato di attuazione per verificarne i risultati, riformulare e migliorare, dove necessario, alcune parti della legge.»

«Il pacchetto che proponiamo – ha concluso Cozzolino – è comunque molto articolato, dall’abbattimento degli interessi per la concessione di prestiti all’attenzione per le famiglie numerose con almeno 4 figli ad interventi mirati per i bisogni e le esigenze dei minori, nell’ottica di un concetto non assistenziale che punta non tanto a contrastare il disagio quanto a prevenirlo, creando un contesto favorevole per la nascita e lo sviluppo di un nucleo famigliare.»

La consigliera Daniela Forma, inoltre, ha messo l’accento sia sull’importanza strutturale della legge che su alcune parti molto innovative come «progetti destinati agli Enti locali per l’incontro generazionale e la formazione dei giovani nella società, l’istituzione di nidi e micro-nidi per l’infanzia negli ambienti di lavoro, la presenza di personale qualificato e di supporti ludici per una permanenza a misura di bambino nei reparti pediatrici».

Il presidente della commissione sanità Raimondo Perra (Psi), infine, ha sostenuto che la legge darà un senso nuovo «al concetto di famiglia come società naturale ed elemento fondante della comunità, dove nascono e crescono le persone che costituiranno la società del futuro, con la massima attenzione ai diritti degli individui ma soprattutto dei bambini, che hanno diritto ad avere una mamma ed un papà»

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

(Af)

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L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha presentato alla VI commissione (Sanità-Politiche sociali), presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi), il programma contro le povertà approvato dalla Giunta il 2 ottobre scorso.

«Con lo stanziamento di 30 milioni per il contrasto alle povertà estreme, cifra fra le più alte d’Italia – ha detto l’assessore Arru -, la Sardegna avvia un percorso nuovo, verso un welfare che non si esaurisce nel sostegno al reddito ma cerca di dare alle persone più qualità di vita, più benessere, più capacita di inserirsi nella vita di relazione.»

«Le risorse del programma – ha aggiunto Luigi Arru – andranno per la maggior parte ai Comuni (24 milioni) secondo un criterio di ripartizione concordato con l’Anci ed articolato sostanzialmente su quote assegnate in base alla popolazione residente ed al numero di disoccupati presenti nelle varie realtà territoriali”. Ma ci sono anche interventi a favore delle famiglie numerose (4 figli), delle Charitas della Sardegna e degli emigrati che sfortunatamente hanno fatto ritorno nell’Isola in condizioni di povertà, oltre a misure per abbattere il costo dei servizi e progetti di pubblica utilità.»

«E’ un primo passo – ha concluso Luigi Arru – verso una visione complessiva di welfare generativo che presuppone una conoscenza molto approfondita della società sarda che ancora non possediamo, soprattutto a causa della mancanza di dati, e dei fenomeni che l’attraversano; nel medio periodo il nostro obiettivo è quello di acquisire il massimo delle conoscenze in modo da migliorare l’efficacia della spesa e, soprattutto, controllare i risultati ottenuti.»

Nel successivo dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Luigi Ruggeri, Daniela Forma, Lorenzo Cozzolino e Rossella Pinna del Pd, Fabrizio Anedda del Misto, Alberto Randazzo di Forza Italia, Luca Pizzuto di Sel ed Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia).

Luigi Arru 2

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L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano illustrando alla sesta commissione (Sanità-politiche sociali) presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) i punti più significativi della nuova legge sugli interventi in caso di calamità naturali.

«Entro la settimana prossima – ha detto Donatella Spano – sarà a disposizione delle commissioni il testo definitivo del disegno di legge che disciplinerà su basi nuove l’intervento delle Regione in caso di calamità naturali.»

«Anche tenendo conto delle indicazioni emerse dalla commissione – ha aggiunto l’assessore dell’Ambiente – abbiamo lavorato principalmente sulla semplificazione, la collocazione del fondo per gli interventi post-calamità, l’armonizzazione della normativa regionale con quella comunitaria e lo stralcio di queste risorse dal patto di stabilità; su quest’ultimo punto, di cui si è discusso in sede di conferenza delle Regioni, è ancora in corso un approfondimento ma è probabile che il Governo intervenga a breve con un decreto ad hoc

«In materia di semplificazione – ha spiegato ancora la Spano – abbiamo eliminato dalle legge le parti di contenuto più gestionale, che saranno trasferite in una apposita delibera della Giunta mentre, sempre per facilitare le procedure, il fondo per gli interventi di sostegno sarà gestito dalla direzione generale della Protezione civile dove confluiranno tutti gli atti relativi alla dichiarazione di calamità naturale.»

«Per quanto riguarda lo stralcio delle risorse contenute nel fondo – ha concluso Donatella Spano – l’orientamento comune di tutte le Regioni è di escluderle totalmente dal patto di stabilità; ci aspettiamo quindi che il Governo accolga questa richiesta, sostenuta peraltro anche dalla Protezione civile nazionale, emanando quanto prima un apposito decreto.»

Nel dibattito che ha seguito la relazione dell’assessore hanno preso la parola i consiglieri regionali Luigi Ruggeri e Lorenzo Cozzolino del Pd ed Edoardo Tocco, di Forza Italia.

Donatella Spano 6

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Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Pietro Cocco, ha presentato la proposta di legge del PD su “Diagnosi e riconoscimento della rilevanza sociale della sclerosi multipla”.

“Quella della Sardegna – ha detto Cocco – è la prima proposta di legge regionale organica sulla sclerosi multipla che, con i suoi 4.000 casi, fa registrare una incidenza fra le più elevate a livello nazionale ed ha l’obiettivo di mettere in rete tutti i soggetti pubblici e privati che si occupano di una malattia complessa, grave e con delicati risvolti socio-sanitari.»

Pietro Cocco ha ricordato, fra l’altro, «che l’iniziativa è il frutto di un lungo lavoro di ricognizione e analisi della realtà sarda cui hanno partecipato esperti del settore ed esponenti dell’Aism (l’Associazione nazionale sclerosi multipla)».

L’on. Gianmario Tendas, primo firmatario della proposta, ha messo l’accento sulla centralità della rete regionale che si intende istituire, «una rete necessaria soprattutto per due ragioni: migliorare la qualità di vita del malato di sclerosi anche con l’accesso a percorsi di inclusione sociale e professionale e sviluppare la ricerca scientifica».

La dottoressa Marisa Marrosu, docente di Neurologia all’Università di Cagliari, ha sottolineato l’anomalia dell’elevata diffusione (“quasi epidemica”) della malattia in Sardegna, «dovuta in parte a fattori genetici ed in parte a fattori ambientali ancora oggetto di studio».

«La legge – ha aggiunto – è importante perché assicura pari opportunità di cura a tutti i sardi, compresi quelli più gravi la cui condizione ricade spesso solo sulle famiglie, ed un uso più razionale delle risorse umane, professionali e finanziarie indispensabili per la gestione efficiente di una malattia particolarmente invalidante ed anche costosa (in certi casi si possono spendere oltre 50.000 euro per un ciclo biennale di cure).»

L’azione contro la sclerosi, ha poi osservato il dottor Bruno Palmas, ex manager delle Asl di Oristano e dell’Ogliastra, «deve essere organizzata e governata nel modo più efficace possibile, sia per assicurare una visione unitaria delle diverse problematiche in tutto il territorio regionale che, aspetto non meno importante, per non sprecare risorse preziose».

La presidente regionale dell’Aism Liliana Melis ha valutato positivamente il ruolo riconosciuto dalla legge all’Associazione «per dialogare in modo utile con le Istituzioni ed assicurare quella concretezza degli interventi che viene dall’esperienza di chi come noi lavora sul campo».

La consigliera del Pd Daniela Forma ha messo in luce un altro aspetto della malattia che richiede una azione forte del sistema sanitario regionale. «La sclerosi – ha detto – colpisce molto spesso in misura maggiore le donne e comunque giovani nella fascia di età compresa fra i 29 ed i 33 anni, persone che si trovano nel pieno della maturità psico-fisica e, anche per questo, hanno bisogno di essere sostenute».

Un altro esponente del Pd, il consigliere Lorenzo Cozzolino, ha invece inquadrato la nuova proposta nel più generale riordino della sanità sarda. «La sclerosi – ha assicurato – è inserita nell’elenco delle malattie croniche della nostra Regione alle quali la riforma attribuisce una precisa priorità».

Per la consigliera Rossella Pinna (Pd), la nuova rete regionale consentirà anche di affrontare in modo nuovo un momento particolare della condizione dei pazienti «che spesso hanno bisogno di cure 24 ore su 24, una necessità che ha costi elevatissimi che non possono essere scaricati solo sulle famiglie o su centri di assistenza in cui le persone perdono i contatti col contesto familiare e relazionale».

Il presidente della commissione sanità Raimondo Perra, infine, dopo aver sollecitato una rapida approvazione della legge da parte del Consiglio, ha auspicato che rappresenti la base «per poter vincere, attraverso la ricerca, la sfida contro la sclerosi in Sardegna».