5 December, 2025
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Cinema, archeologia, memoria e attualità in dialogo a Sant’Antioco nella rassegna CineMAB: visioni archeologiche: due giorni di proiezioni e incontri con registi e critici, venerdì 12 e sabato 13 settembre, al Museo archeologico “Ferruccio Barreca”.

Ideata dal Museo e Parco Archeologico comunale la manifestazione si avvale della direzione artistica del Circolo del cinema Immagini e della collaborazione con il Festival della Comunicazione e del Cinema Archeologico di Licodia Eubea e con la cooperativa sociale Archeotur.

«CineMAB nasce con l’intento di offrire una programmazione culturale del Parco Storico e Archeologico di Sant’Antioco che sappia coniugare la dimensione storica con l’attualità, attraverso i linguaggi dell’arte, della letteratura, del cinema, della musica e dell’intrattenimento – spiega Sara Muscuso, archeologa e direttrice scientifica e amministrativa del Parco Storico Archeologico sulcitano -. Il Museo si configura come scenario privilegiato per la realizzazione di iniziative che pongano il passato in costante dialogo con il presente. In tale prospettiva, il cinema, grazie alla forza espressiva del linguaggio visivo, si propone quale strumento privilegiato di narrazione, capace di valorizzare e di promuovere una più profonda conoscenza e consapevolezza del patrimonio culturale».

CineMAB prende il via venerdì 12 settembre con la visione, alle 21 nel giardino del museo, di “L’etrusco uccide ancora” (1972 – Italia, 105′), il film di Armando Crispino considerato il capostipite del filone archeologico del giallo all’italiana degli anni ’70; uno dei primi film a tentare la contaminazione tra il giallo classico e l’horror, e il primo all’interno del genere a utilizzare la musica classica in funzione espressiva (il Dies irae del Requiem di Giuseppe Verdi). Girato nel 1971 tra Spoleto, Cerveteri, Tarquinia, Frascati (villa Aldobrandini), Montefiascone (Basilica di San Flaviano), il film racconta di un misterioso assassino che a Spoleto sacrifica le sue vittime secondo il rito di Tuchulcha, il dio etrusco della morte. Il commissario al quale è affidato il caso indaga tra i partecipanti al Festival dei Due Mondi che si svolge in quei giorni; ogni volta, però, la traccia che sembrava giusta si rivela priva di fondamento. Interverrà alla proiezione Francesco Crispino, critico cinematografico e figlio del regista del film.

L’indomani, sabato 13 settembre, il giardino del Museo Archeologico “Ferruccio Barreca” ospita, a partire dalle 21.00, le proiezioni di quattro cortometraggi. Il primo è “Approdi”, del giornalista e documentarista pugliese Lorenzo Scaraggi (2024 – documentario, 45′), vincitore, lo scorso anno, del premio del pubblico alla quattordicesima edizione del Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea (Catania). “Approdi” indaga sull’identità più profonda dei porti pugliesi; è il racconto di una lunga navigazione a vela tra Ionio e Adriatico che prende spunto dalla visione geopoetica del “Breviario Mediterraneo” di Predrag Matvejevic. Ciascuna tappa segna un incontro che approfondisce un tema: protagonisti lo scrittore Alessandro Vanoli a Monopoli, l’archeologa Rita Auriemma ad Egnazia, la scrittrice Enrica Simonetti a Giovinazzo, il direttore d’orchestra Roberto Soldatini a Trani, il direttore di Limes Lucio Caracciolo a Bari, mentre lo scrittore Bjorn Larsson narra Brindisi e le coste del Salento. Il documentario restituisce una narrazione intensa e poetica della costa pugliese, attraversando luoghi emblematici come Torre Guaceto e le scogliere di Leuca, veri e propri “approdi” di memoria, cultura e bellezza.

A seguire, la serata proporrà tre cortometraggi presentati in passato al festival Passaggi d’Autore – Intrecci Mediterranei, appuntamento di casa a Sant’Antioco, organizzato dal Circolo del Cinema Immagini con la direzione artistica di Dolores Calabrò e del regista bosniaco Ado Hasanović, alla sua ventunesima edizione la prima settimana del prossimo dicembre.

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Oltre duemila persone hanno preso parte ai primi appuntamenti del percorso culturale che accompagna il 40° Premio letterario Giuseppe Dessì: un ciclo di quattro proposte a Villacidro e una a Villasimius che hanno riscosso grande coinvolgimento, confermando il ruolo del Premio come motore culturale attivo e inclusivo nel territorio.

Gli eventi, tutti gratuiti, ospitati a Villacidro tra il 30 maggio e il 4 agosto, hanno spaziato tra letteratura, musica, attualità e divulgazione, confermando il Premio come presidio culturale attivo, accessibile e capace di coinvolgere pubblici eterogenei, per età e gusti culturali.

Ad inaugurare il cartellone è stata Roberta Bruzzone, protagonista di un partecipatissimo incontro alla Palestra di via Stazione, dopo di lei Lucio Caracciolo, che ha attratto un pubblico attento a Casa Dessì. Il terzo appuntamento ha visto salire sul palco Manuel Agnelli, capace di coinvolgere un migliaio di persone all’Anfiteatro di Villacidro e a chiudere il ciclo, l’incontro letterario con Helena Janeczek (ospite anche a Villasimius) e Alessandro De Roma, in un’atmosfera più intima di grande qualità, a Casa Dessì.

Complessivamente, circa duemila persone hanno preso parte agli appuntamenti, che si sono svolti tra Villacidro e Villasimius (grazie alla collaborazione con il Festival della Marina di Villasimius) dimostrando come il Premio Dessì continui a essere un punto di riferimento della Sardegna per la promozione culturale.

Il percorso riprenderà dall’11 settembre al 5 ottobre, con una nuova serie di incontri, spettacoli e ospiti che celebreranno la letteratura e la cultura come strumenti di dialogo e crescita collettiva.La partecipazione agli eventi può essere prenotata sul sito della Fondazione, al link dedicato (www.fondazionedessi.it/elementor-2705).
Il 4 ottobre si terrà la cerimonia di premiazione della XL edizione del Premio Letterario.

 

Nuovo appuntamento per il cartellone della quarantesima edizione del Premio Letterario Giuseppe Dessì  che sabato 21 giugno porterà Lucio  Caracciolo, una delle voci più autorevoli della geopolitica italiana e internazionale, a Villacidro

L’incontro offrirà al pubblico l’opportunità di approfondire alcuni dei temi più attuali e complessi dello scenario geopolitico contemporaneo, in un periodo storico particolarmente denso di tensioni, trasformazioni e criticità.

L’appuntamento sarà coadiuvato dal sociologo Marco Pitzalis, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali all’Università di Cagliari, che dialogherà con Lucio Caracciolo in un’analisi approfondita e attuale degli equilibri geopolitici, tra conflitti, sfide energetiche e nuovi assetti mondiali.

Lucio Caracciolo è stato vincitore del Premio Speciale della Fondazione di Sardegna alla trentottesima edizione del Premio Dessì, nel 2023, alla cui cerimonia di premiazione potrà partecipare solo in collegamento video.

Classe 1954, laureato in filosofia, caporedattore della rivista MicroMega dal 1986 al 1995, nel 1993 Lucio Caracciolo ha fondato il mensile Limes, che tutt’ora dirige: uno dei più autorevoli luoghi di riflessione geopolitica in Europa.

L’incontro, che si terrà nel suggestivo cortile di Casa Dessì a Villacidro, in via Roma, avrà inizio alle 21,30. L’ ingresso è gratuito, con prenotazione obbligatoria.

Inizierà il 30 maggio la quarantesima edizione del Premio Dessì, che si concluderà il 4 ottobre con la proclamazione dei vincitori. In mezzo un nutrito programma di spettacoli, incontri con gli autori e concerti, che attraverserà l’intera estate culturale villacidrese. Ad aprire gli appuntamenti sarà la criminologa e opinionista Roberta Bruzzone.

Nel 2025 il Premio Letterario Giuseppe Dessì celebra il prestigioso traguardo dei quarant’anni di vita. Nato nel 1986 a Villacidro, luogo d’origine dell’autore di Paese d’ombre, il Premio ha saputo affermarsi come uno degli appuntamenti culturali più autorevoli del panorama italiano, valorizzando la narrativa e la poesia contemporanee nel nome dell’eredità letteraria di Dessì. In quattro decenni ha premiato voci tra le più significative della scena nazionale, da Alda Merini a Maurizio  Cucchi per la poesia, da Michela Murgia a Niccolò Ammaniti per la narrativa, solo per citarne alcune, oltre ad autorevoli figure del mondo culturale a tutto tondo, da Piero Angela a Piera Degli Esposti, entrambi i Premi Speciali della giuria, da Nicola Piovani a Dori  Ghezzi, tra i Premi Speciali della Fondazione Dessì. Nello stesso periodo hanno animato gli appuntamenti a corollario del premio una formidabile rappresentanza di ospiti vari, del mondo della letteratura, dello spettacolo, del teatro, della musica e del giornalismo, contribuendo a tracciare una mappa viva e in continua evoluzione della cultura e del costume nazionale.

Con l’attenzione costante alla qualità, alla pluralità espressiva e alla scoperta di nuovi talenti, il Premio Dessì si prepara a spegnere quaranta candeline guardando al futuro, senza dimenticare la forza delle storie che lo hanno accompagnato fin qui.

Il cartellone della XL edizione del premio Dessì si aprirà il 30 maggio con la criminologa e opinionista Roberta Bruzzone a Casa Dessì (Villacidro, alle 21,30) che interverrà sul tema “L’adolescenza difficile”, in un incontro condotto da Vito Biolchini. Proseguirà poi con un nutrito programma di spettacoli, incontri con gli autori e concerti (tutti aperti al pubblico gratuitamente), che attraverserà l’intera estate culturale villacidrese, fino ad approdare alla serata finale dedicata alla proclamazione dei vincitori , che si terrà sabato 4 ottobre. Alcune anticipazioni tra gli ospiti che animeranno il parterre del Premio: il geopolitico Lucio Caracciolo, il fisico Guido Tonelli, l’autrice Teresa  Porcella, gli attori Andrea Bosca e Simone Faraone. Date e dettagli dei loro interventi saranno via via svelati, assieme ad altri prestigiosi nomi che costituiranno altrettante gradite sorprese per questa edizione speciale del Premio.

Nel frattempo si è conclusa la fase di invio delle opere da parte degli autori e delle case editrici concorrenti e ha preso il via il lavoro di selezione e valutazione del materiale. Il vaglio delle opere è affidato alla qualificata giuria presieduta da Anna Dolfi, massima esperta dell’opera di Dessì (alla guida della giuria dal 2010) e composta dai docenti universitari Duilio Caocci, Gino Ruozzi e Nicola Turi, dal poeta e critico letterario Giuseppe Langella, dal giornalista Luigi Mascheroni, dalla linguista e scrittrice Francesca Serafini dal romanziere e bibliotecario Fabio Stassi e da un rappresentante della Fondazione Dessì.

Alla giuria spetterà il compito di selezionare dapprima i sei finalisti, tre per ognuna delle due sezioni del concorso (Narrativa e Poesia), e successivamente di decretare i due vincitori assoluti, che saranno proclamati nel corso della cerimonia di premiazione.

 

Fervono i preparativi per la cerimonia delle premiazioni del 38° Premio “Giuseppe Dessì”, in programma a Villacidro (Sud Sardegna) sabato 25 novembre; affidata alla conduzione di Neri Marcoré, con interventi musicali del chitarrista Marino De Rosas, la serata (con inizio alle 18.00) incoronerà i vincitori delle due sezioni in cui si articola il concorso letterario intitolato allo scrittore sardo: per la Narrativa sono in lizza Silvia Ballestra con La Sibilla. Vita di Joyce Lussu (Laterza), Ermanno Cavazzoni con Il gran bugiardo (La nave di Teseo) e Gennaro Serio con Ludmilla e il corvo (L’orma editore); Paolo Febbraro con Come sempre. Scelta di poesie 1992-2022(Elliot Edizioni), Umberto Fiori con Autoritratto automatico (Garzanti), ed Enrico Testa con L’erba di nessuno (Einaudi), si contenderanno, invece, il gradino più alto sul podio nella sezione Poesia.

Il compito di emettere i verdetti finali ed eleggere i “supervincitori” spetterà alla giuria presieduta da Anna Dolfi: una qualificata commissione composta da Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Luigi Mascheroni, Gino Ruozzi, Stefano Salis, Gigliola Sulis, Nicola Turi e da un rappresentante della Fondazione Dessì. Nel corso della stessa cerimonia verranno conferiti anche gli altri due riconoscimenti che affiancano abitualmente quelli propriamente letterari: come già annunciato, quest’anno il Premio speciale della Giuria va alla farmacologa e senatrice a vita Elena Cattaneo; al giornalista Lucio Caracciolo, invece, il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna.

Il 5 novembre 2022, a Carbonia, è stato presentato il film del regista Marco Antonio Pani dal titolo: “Ignazio, Storia di lotta, d’amore e di lavoro”, realizzato per iniziativa dell’associazione “Amici della Miniera” e dai Centri di Servizi Culturali della Sardegna della Società Umanitaria, con il contributo della Fondazione di Sardegna e in collaborazione con la Fondazione Berlinguer, la Sezione di Storia locale del comune di Carbonia, Sarditalianieuropei e altre importanti collaborazioni, ha inoltre goduto del patrocinio del comune di Carbonia che ne ha ospitato la prima proiezione al pubblico.

Il film è frutto di un lavoro di ricostruzione meticolosa di una personalità poliedrica, quella di Ignazio Delogu, nel suo rapporto con la Sardegna e con il mondo; un lavoro complesso che attraversa intensamente la seconda metà del Novecento e ne incrocia significativamente molti dei suoi più illustri protagonisti.

Il merito principale del lavoro di Marco Antonio Pani consiste nell’averci restituito nella sua interezza, la fisionomia di Ignazio intellettuale, attraverso i suoi percorsi di accademico, storico, linguista, giornalista, traduttore per citare alcune delle discipline nelle quali si è cimentato, nei suoi affetti di padre, marito, compagno e nelle sue molteplici amicizie coltivate nei diversi continenti.

Per approfondimenti sulle sue notizie biografiche, segnalo curate dallo stesso autore il link che segue: https ://docplayer.it/2617884-Ignazio-delogu-1-notizie-biografiche.html; sento però il dovere, seppure sommariamente, di sottolinearne brevemente alcuni tratti: laureato in Storia ha iniziato la sua carriera universitaria a Roma, poi a Cagliari e Roma come assistente alla cattedra di Lingua e letteratura ispano americana, a partire dal 1980 alla Facoltà di Lettere Università di Bari è stato professore incaricato di Lingua e letteratura spagnola. Dal 1993 a Sassari è stato titolare della cattedra di Lingua e letteratura spagnola della Facoltà di Lettere e, dalla sua nascita della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, incaricato della cattedra di Lingua e Letteratura Catalane e di Filologia romanza.

E’ stato un Funzionario del Partito Comunista Italiano e collaboratore del quotidiano l’Unità per il quale ha svolto l’attività di corrispondente dalla Grecia, dalla Spagna nel periodo buio della dittatura Franchista e dai paesi latino americani. Questa esperienza gli ha consentito di entrare in relazione e in molti casi di coltivare solide amicizie con molti dei protagonisti della scena mondiale del secondo novecento.

Inizia contemporaneamente l’attività di traduttore per conto della casa editrice Editori Riuniti e ne diventerà di fatto il principale interprete dei testi in lingua spagnola, a lui dobbiamo la conoscenza dei primi testi di Fidel Castro ed Ernesto Guevara sulla rivoluzione cubana, dell’importante produzione poetica e letteraria ispano latino americana, ad iniziare dall’opera di Federico Garcia Lorca, di Rafael Alberti, Josè Marti, Pablo Neruda, Gabriel Garcia Marquez, per citare alcuni dei più noti.

Con alcuni stabilirà un rapporto di amicizia duraturo, quello con Rafael Alberti fu un vero e proprio sodalizio e attraverso lui riuscì a condividere l’amicizia di un altro grande, Pablo Picasso, notevole fu anche il rapporto con Gabriel Garcia Marquez e Pablo Neruda. Di quest’ultimo pubblicò, tra le altre, postuma, l’ultima raccolta di poesie a cui diede il titolo: Elegia dell’assenza, compito assegnatogli da Enrico Berlinguer (circostanza che racconta dettagliatamente nel suo libro su Pablo Neruda e l’Italia).

Nel film, scorrono immagini che testimoniano di un impegno politico che lo vide impegnato a fianco dei po poli in lotta contro le dittature, prima in un ruolo apparentemente defilato che assume evidenza pubblica quando viene incaricato, a seguito del golpe fascista di Pinochet del 1973, come segretario responsabile della direzione dell’Associazione Italia Cile e, infine, in un divertente siparietto nelle immagini televisive che lo ritraggono a fianco di Enrico Berlinguer alla Conferenza di Madrid sull’Eurocomunismo nel 1977, in qualità di traduttore.

Nel film sono presenti le toccanti testimonianze degli esuli cileni in Italia, quella di Horacio Duran degli Inti Illimani e di diverse personalità del mondo della cultura e della politica, si sottolinea il rapporto di stima e di amicizia con il Presidente cileno Salvador Allende assassinato dai golpisti nell’assalto alla Moneda l’11 settembre del 1973.

Proprio al rapporto con Salvador Allende e la vicenda cilena, dedicherà una delle sue ultime fatiche letterarie: “Parallelo Sud – Patagonia tragica, terra del fuoco e altri orizzonti”.

Calato il sipario sulla dittatura fascista, la Repubblica Cilena gli assegnò l’importante riconoscimento dell’Ordine di O’Higgins (un corrispettivo della Legione d’onore della repubblica francese) e al centenario della nascita di Pablo Neruda fu uno dei sette italiani insieme a Giorgio Napolitano e altri cinque ad essere destinatario di una medaglia d’oro commemorativa, coniata in onore del grande poeta cileno.

Nel lavoro di Pani un capitolo è dedicato al suo rapporto con la Sardegna e le città sarde, Alghero dove nacque il 5 novembre del 1928, Usini e Sassari nelle quali trascorse l’infanzia e l’adolescenza e, infine, Carbonia una città che amava e alla quale ha dedicato molte delle sue energie di studioso e di cronista.

Ho conosciuto Ignazio Delogu nel 1978 ma il mio rapporto di personale amicizia con lui, inizia nel 1980, quando ritorna a Carbonia per un’inchiesta giornalistica realizzata per conto del quotidiano romano Paese Sera e dura ininterrottamente sino ai giorni della sua scomparsa, avvenuta a Bitonto (Bari) il 28 luglio del 2011.

Ignazio Delogu, a mio giudizio, è stato tra tutti gli intellettuali sardi, quello che ha dedicato a Carbonia e alle sue vicende, un’attenzione duratura e qualitativamente più significativa.

Il suo rapporto con la nostra città inizia da bambino, suo zio materno Nino Ghinozzi (un ufficiale dell’Aeronautica) lo porta con sé all’età di dieci anni, alla giornata di fondazione di Carbonia, avvenuta alla presenza di Benito Mussolini il 18 dicembre del 1938.

Rimane colpito, Carbonia appare anche agli occhi di un bambino come la città moderna per eccellenza nel panorama urbano sardo di allora, gli dedicherà nel tempo una lunga e curiosa attenzione.

Il suo primo contatto come giornalista risale ai primi anni ’60, già dai titoli che probabilmente non sono solo redazionali, si intravvede il segno delle sue frequentazioni romane, di Carlo Levi in particolare, la cifra stilistica dei suoi articoli è in piena sintonia con la stagione del neo realismo, l’inchiesta dal titolo “Un ritratto di Carbonia”, composta da quattro articoli è realizzata per conto della Nuova Sardegna ed i suoi titoli sono significativi:

Chiusi per anni i minatori ai “medaus” e le ragazze si rifiutavano di fraternizzare;

Dietro la facciata di un mercato fiorente il tentativo di mascherare una realtà squallida;

Nei ricordi, nei racconti amari e concitati la storia di una città che forse muore;

Prostitute, biscazzieri e osti improvvisati vivevano attorno all’esercito dei primi minatori.

Nel 1961 viene pubblicato sul Contemporaneo, un allegato alla rivista politico culturale del PCI Rinascita, un saggio da titolo: Ritratto di Carbonia, è un testo che pur prendendo spunto dall’inchiesta dell’anno precedente, è più meditato, è questo il primo momento in cui inizia a valutare seriamente l’idea di scrivere un libro sulla storia della città.

Realizza altre due inchieste, nel 1980 per conto di Paese Sera, quattro articoli e nel 1984 per conto della Nuova Sardegna, ma in queste circostanze l’attenzione si concentra sulla prospettiva economica, la riapertura delle miniere di carbone, di quelle del settore metallifero e sulle vicende del polo industriale di Portovesme che è, a quella data, il principale polo italiano di trasformazione dei metalli non ferrosi.

Sono questi, gli anni in cui decide finalmente, di dare corso all’idea di scrivere un libro sulla città, un lavoro meticoloso di ricerca presso l’Archivio di Stato a Roma e con frequenti visite a Carbonia per acquisire documenti dall’archivio del Comune.

Questa fatica, troverà successo con la decisione dell’Amministrazione guidata da Ugo Piano, di sostenerne la pubblicazione in occasione delle celebrazioni per il 50° anniversario della Città di Carbonia, viene dato finalmente alle stampe il suo libro: Carbonia – Utopia e Progetto, Valerio Levi Editore.

Si tratta del primo testo nel quale viene rappresentata compiutamente la pur breve storia della città e, soprattutto, in cui vengono svelati contesto e ragioni, per molti di noi ancora inedite, in cui matura questa scelta.

Non si limitò a questo, per i preparativi del 50° della città si rivolse all’amministrazione cittadina con molte sollecitazioni che riguardavano prevalentemente la sfera artistica e culturale.

Nel 1987 venne a Carbonia in compagnia di Costantino Nivola (che poi scomparve prematuramente l’anno successivo nel mese di maggio) proponendolo per un intervento sulla piazza, cito a questo proposito testualmente da una lettera inviata al Sindaco Ugo Piano: «Ti raccomando, in particolare, la collaborazione con Costantino Nivola. E’ un grande personaggio e una grande personalità di sardo, alieno da ogni retorica, ma straordinariamente sensibile e attento. La sua idea di un “muro gravido”, dai molti significati, in una piazza riportata in pristino e da lui magari, anche modificata, mi sembra quella giusta».

In un’altra missiva indirizzata a Pietro Cocco che presiedeva il Comitato per la celebrazione del 50° anniversario della nascita di Carbonia gli sollecitava un contatto con l’ingegner Valerio Tonini per la riedizione del suo romanzo sulla nascita della città “Terra del carbone”, mi pare importante renderne pubblico il giudizio in un passaggio della lettera: «Attorno al libro e alla sua presentazione sarà opportuno realizzare un convegno, chiamando alcuni critici e studiosi della letteratura realista e neorealista, della quale l’opera di Tonini è una vera e propria anticipazione».

Fu lui a mettermi in contatto con il Tonini nel 1991 per avere l’autorizzazione per la ristampa anastatica del romanzo e poiché questi, nella primavera del 1992 venne a mancare, fu lo stesso Ignazio a mettere a disposizione del Comune la sua copia, la copia n° 90.

Nel 1998, insieme a Natasha Pulitzer, contribuì alla realizzazione, in occasione della celebrazione del 60° anniversario della Città, di un convegno dal titolo: “Dalla città di fondazione alla rifondazione sostenibile della città, con un sottotitolo dall’Autarchia alla sostenibilità. Furono invitati Giorgio Muratore storico dell’Architettura, Rossana Bossaglia storico dell’Arte, Francesca Segni Pulvirenti soprintendente regionale, Pasquale Mistretta Rettore Magnifico dell’Ateneo cagliaritano e la marchesa Etta Carignani Melzi, figlia di Guido Segre, presidente dell’ACAI, un convegno al quale partecipò il compianto Antonio Pennacchi inviato della rivista Limes diretta da Lucio Caracciolo.

Sempre per i 60 anni di Carbonia, Ignazio fu ospite del circolo dei sardi di Brescia.

Faccio questi accenni, per sottolineare una passione e un attaccamento a Carbonia che è durato ininterrottamente sino alla sua scomparsa nel 2011.

Aveva in animo di scrivere un libro nel quale raccogliere le sue inchieste giornalistiche del 1960, 1980, 1984 e il saggio del 1961 e mi aveva comunicato la scelta del titolo a cui aveva pensato: “Carbonia nel Cuore”.

Il faticoso lavoro di raccolta dei documenti, i suoi articoli, la sua poderosa produzione letteraria e poetica, che hanno ispirato la realizzazione del film, saranno custoditi in un fondo a lui dedicato, presso la sezione di Storia locale del comune di Carbonia e analogamente, come è stato annunciato, le numerose interviste effettuate per la realizzazione del film, saranno custodite presso il Centro di Servizi Culturali – Fabbrica del Cinema della Società Umanitaria.

Si tratta di materiali importanti che saranno messi a disposizione di chi vorrà, secondo la propria sensibilità e interesse, studiarne ed approfondirne l’opera intellettuale.

Il film, nel mettere in risalto i molteplici interessi con i quali si è cimentato, dedica alla figura di Ignazio Delogu poeta, uno sguardo privilegiato, infatti si conclude proprio con una sua poesia dal titolo: A bortas mind’istracco, che in italiano significa A volte so-no stanco e che vi propongo nella sua trascrizione in italiano.

A volte sono stanco.

A volte sono stanco d’esser sardo, mi si seccano, gli occhi e le labbra mi si gonfiano e il cuore incomincia a saltare come puledro nel campo.

Allora penso a luoghi lontani, forestieri, città dove sono allegre le strade, notte e giorno c’è movimento e sempre ci sono cinema, teatri e gente che saluta e parla come da noi non succede mai.

Gente civile di buoni sentimenti. Me ne vado – dico – me ne vado in luogo lontano forestiero domani me ne vado e non ritorno più saluto zio Barore e Damiano e Tottoi e Michele e Billia e me ne vado senza neanche voltarmi. Mi sembra di sentirli seduti in piazza sui cantoni:

Stai partendo? In buon’ora… se resisti… Altri che te ne abbiam visto partire… Nel caso ritorna… magari di nascosto…

Noi sempre qui ci ritrovi… Me ne vado domani o forse dopodomani.

Stasera mi siedo sulla soglia con uno sguardo saluto i vicini senza una parola e all’alba vado via senza voltarmi.

Spero che sia buon tempo e che per la strada non trovi nessuno perché se vedo gente lo so, mi fermo a chiacchierare e non trovo più il coraggio di partire.

O dico che son già tornato a prendere qualcosa che avevo dimenticato… Ignazio Delogu

Questo testo, credo riassuma fedelmente il nostro proposito di ricordarlo con questo bellissimo docufilm: non lo lasciamo andare via, Ignazio resta con noi!

Antonangelo Casula

Nel 1998 in occasione delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della nascita della Città di Carbonia d’intesa con la Giunta e con i gruppi consiliari, mettemmo in cantiere diverse iniziative, tra le quali un convegno dal titolo “Dalla città di fondazione alla rifondazione sostenibile della città“ con sottotitolo dall’autarchia alla sostenibilità.
Costruimmo un programma, d’intesa con l’arch. Natasha Pulitzer (figlia di uno dei progettisti della città Gustavo Pulitzer Finali) ed il professor Ignazio Delogu coinvolgendo relatori e testimonianze di alto profilo, Giorgio Muratore storico dell’Architettura, Rossana Bossaglia storico dell’Arte, Francesca Segni Pulvirenti Soprintendente Regionale, Pasquale Mistretta Rettore Magnifico dell’Ateneo Cagliaritano e, infine, la Marchesa Etta Carignani Melzi (figlia di Guido Segre, Presidente dell’Aca.i.).
Il convegno era un’occasione per confrontare con una platea di specialisti, alcuni indirizzi programmatici dell’Amministrazione comunale, allora impegnata in un progetto di Recupero Urbano nell’area del Rio Cannas e in uno più complessivo di riqualificazione urbana dell’intera città.
A lavori inoltrati, giunto il momento di dare la parola al pubblico presente per domande o approfondimenti, chiese di intervenire, un signore con a noi tutti sconosciuto, con in testa un caratteristico cappellino, che iniziò la sua prolusione con toni per noi inediti.
Parlava il “ciociaro dei burini” come si dice a Roma e accompagnava le sue argomentazioni con una vis polemica che in seguito – divenuto famoso alle cronache – ci sarebbe apparsa estremamente familiare, era Antonio Pennacchi da Latina. La sua notorietà al grande pubblico si realizzò, infatti, diversi anni più tardi, nel 2010, con la vittoria del concorso letterario Premio Strega con il libro Canale Mussolini.
Le prime schermaglie riguardarono Muratore, reo di aver presentato Sabaudia come un modello, mentre per Antonio, Sabaudia era uno scenario di cartone, buono solo per Cinecittà, ma questo racconto lo troverete in un suo libro dal titolo “Fascio e martello-viaggio per le città del Duce” in un capitolo titolato “Carbonia Hag”.
Ci siamo chiesti: ma questo com’è che è arrivato a Carbonia?
Era l’inviato di una prestigiosa rivista italiana di Geopolitica, LIMES, tuttora diretta da Lucio Caracciolo e su suo impulso avrebbe visitato in lungo e in largo le Città di Fondazione e d’intesa con Carlo Fabrizio Carli, promosso un Inventario delle Nuove Fondazioni in Italia a cavallo degli anni Trenta.
Scoprii quasi subito l’arcano, aveva appreso dell’iniziativa da un comune amico di Latina, Carlo Santoro, che aveva in quegli anni un rapporto di collaborazione con il nostro Comune.
Nel citato articolo “Carbonia Hag”, Antonio Pennacchi racconta una disavventura accaduta in verità a Natasha Pulitzer e al sottoscritto, non a Giorgio Muratore (come Antonio si sarebbe augurato); io e la Pulitzer fummo investiti sulle strisce pedonali e la Natasha rimediò uno stivaletto di gesso con il quale sarebbe ritornata dalla sua famiglia a Bassano del Grappa.
Al rientro dall’Ospedale Sirai, ci recammo presso il Ristorante Bovo per la cena e lì trovai Antonio Pennacchi seduto ad un tavolo appartato, lo invitai a stare con noi e vi lascio immaginare l’incontro con Ignazio Delogu: due parlatori torrenziali, una sfida dai contorni divertentissimi, essendo ambedue dei narratori instancabili e formidabili.

Ebbe, sul piano politico, un percorso contraddittorio, prima militante del MSI, poi approdato all’Unione dei Marxisti Leninisti sotto l’emblema maoista, poi ai partiti più tradizionali della sinistra, sua sorella Laura, economista di vaglia, è stata parlamentare del PDS e dei DS e componente del primo governo Prodi, con l’incarico di sottosegretario di Stato al MEF.
Amava parlare di questo suo percorso politico, senza infingimenti e ipocrisie, era persona schietta e di valori profondi.
La sua scomparsa è una grande perdita per la cultura del nostro paese e questo mio ricordo personale, vuole essere una testimonianza sincera di affetto e di stima, per una persona genuina, irrequieta, ma mai banale.
Antonangelo Casula