25 April, 2024
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Al termine di un lungo dibattito sulla vertenza Aias, il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno Cocco Pietro (Pd) e più.

Aperta la seduta, il presidente Ganau, dopo la lettura del processo verbale, ha messo in discussione la mozione n. 297, presentata dalla maggioranza, sulla difficile situazione dei dipendenti dell’Aias (Associazione italiana spastici) e della Fondazione Randazzo da circa otto mesi senza stipendio.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo  sull’ordine dei lavori, ha contestato la procedura con la quale è stato definito l’ordine del giorno dell’Aula.

«Voglio innanzitutto precisare che l’opposizione è favorevole al dibattito sulla situazione dell’Aias ma non è questo il modo giusto di discutere – ha detto Pietro Pittalis – sarebbe stato più utile esaminare prima l’argomento in Commissione in modo da acquisire i dati e sentire tutte le parti in causa: azienda, sindacati e assessorato.»

Il capogruppo azzurro ha poi paventato il rischio che il Consiglio si trasformi in un ring: «Non consentiamo a nessuno di lucrare a danno dei lavoratori – ha aggiunto Pietro Pittalis – l’ordine del giorno è un falso. La Conferenza dei Capigruppo non ha mai deciso di inserire alcuna mozione all’ordine del giorno ma di venire in Aula bypassando il lavoro istruttorio in Commissione. Si elimini la mozione e si faccia un dibattito concordato, altrimenti si viola il regolamento e si rischia di compiere un abuso. Non si può pensare di inserire argomenti a discrezione di chicchessia. Chiediamo che il dibattito sia aperto dall’assessore. La documentazione sull’Aias è arrivata solo oggi alle 12,45. Non abbiamo interessi e privilegi da difendere ma vogliamo salvaguardare i lavoratori e l’azienda. Il dibattito si svolga serenamente senza alchimie. Non ci prestiamo ad assecondare situazioni che inquinano una corretta dialettica tra maggioranza e opposizione».

Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «Nella Conferenza dei capigruppo del 3 aprile scorso abbiamo chiesto che la questione venisse affrontata in una seduta pubblica della Commissione Sanità alla quale invitare l’assessore, i sindacati e l’azienda. Ciò che serve è un confronto serio sui dati. La maggioranza ha invece scelto di portare la discussione direttamente in Consiglio. Oggi ci sarà l’assessore a raccontare ma nessuno a controbattere».

Gianluigi Rubiu ha poi contestato i ritardi nell’acquisizione dei dati sui rapporti tra Regione e Aias: «Sono arrivati stamattina alle 12.40, io ne ho preso visione alle 15.00. Ci è stata fornita una montagna di documenti che ha bisogno di essere letta e capita, altrimenti il dibattito è inutile. I lavoratori rischiano di tornare a casa delusi. I problemi dei dipendenti Aias e dei pazienti ci stanno a cuore. Ci interessa però salvare anche l’azienda. Questo non è il modo di procedere, non si opera con l’inganno con una mozione costruita ad arte e presentata il giorno dopo la Conferenza dei capigruppo. Impensabile arrivare oggi a un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha confermato le versioni dei colleghi dell’opposizione auspicando però un percorso che consenta di arrivare a una soluzione condivisa. «L’inserimento nell’ordine del giorno della mozione del centrosinistra va contro l’intendimento della Conferenza dei Capigruppo. Sembrerebbe che la maggioranza abbia voluto mandare un messaggio ai lavoratori – ha detto Angelo Carta – qui non c’è nessuno che vuole andare contro i loro diritti, la manovra della maggioranza è un inganno. Qui c’è la volontà di trovare una strada unanime per trovare una soluzione che miri alla salvaguardia dei lavoratori e dell’azienda».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, primo firmatario della mozione, ha respinto le accuse definendo “gravissime” le affermazioni della minoranza. «Vogliamo semplicemente discutere su un argomento serio. Abbiamo pensato di farlo con una mozione, normale strumento per sollecitare un dibattito. Noi volgiamo solo discutere senza la pretesa di avere la verità in tasca».

Pietro Cocco è poi tornato sulla seduta della Conferenza dei capigruppo nella quale si decise di portare in Consiglio la vertenza Aias. «La verità è una sola – ha sottolineato Pietro Cocco – noi abbiamo detto che era necessario aprire un dibattito sul tema, la minoranza chiedeva invece di discuterne in Commissione. Noi abbiamo replicato che la Commissione aveva già affrontato il tema e sentito tutte le parti in causa. Io stesso ho partecipato ad alcune riunioni. Ritenevamo che fosse utile discuterne in Aula, senza fare melina chiedendo all’assessore di venire a riferire in Consiglio. La minoranza ha chiesto di mettere la questione ai voti, la maggioranza ha così deciso di arrivare in Aula. Nonostante ciò, è nostro intendimento discutere serenamente e trovare una via d’uscita. Questa è una situazione che si trascina da anni, non troveremo oggi la soluzione».

A Pietro Cocco ha replicato Alessandra Zedda (Forza Italia): «La minoranza non ha votato alcun documento in Conferenza dei capigruppo. Chiedevamo di fare un lavoro diverso con un’istruttoria in Commissione – ha detto Zedda – l’opposizione non ha votato contro i lavoratori e contro nessuna mozione. Chiedevamo una procedura differente. Anche noi no abbiamo amici o nemici. Chiediamo solo il rispetto delle regole».

Contro la decisione di portare in Aula il dibattito sull’Aias senza un passaggio in Commissione Sanità si è schierato il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni: «Avremmo voluto parlarne serenamente in Commissione dove potevano essere trovate le soluzioni. Noi non vogliamo imbrogliare nessuno, vogliamo sapere la verità e ne chiediamo conto all’assessore. Ormai non si risponde più  ai quesiti che pone un consigliere. E’ ora di farla finita con la difesa di interessi indifendibili. Bisogna pensare prima di tutto ai malati e a chi ha bisogno di essere curato. Occorre capire perché non si pagano gli stipendi, perché un’azienda non viene messa nelle condizioni di pagarli – ha detto Dedoni – non vorrei che qualcuno mirasse a ripetere errori fatti in altre aziende del Sulcis».

Un invito a un dibattito pacato è arrivato dal capogruppo di Sdp Daniele Cocco: «Sono convinto che le proposte di soluzione possano essere condivise da tutti i 60 consiglieri presenti in questa assise – ha detto Cocco – nessuno ha la verità in tasca. Quale occasione migliore di chiedere all’assessore le informazioni che finora non abbiamo avuto. Al centro delle politiche sanitarie devono essere messi prima i pazienti poi i lavoratori e l’Azienda. L’obiettivo è risolvere il problema in modo definitivo, ci sono dipendenti che da 9 mesi non ricevono lo stipendio. Mi auguro che l’assessore possa dare oggi le risposte alle nostre domande».

Secondo Cocco, dunque, non va persa l’occasione per fare chiarezza: «Nessuno è contro nessuno. Il Consiglio non vuole esprimere giudizi, il nostro compito è quello di proporre una soluzione o condividere un percorso che porti a una soluzione – ha concluso il capogruppo di Sdp – l’assessore chiarisca, non buttiamola in caciara questo è un argomento serio, stiamo parlando della vertenza più importante dell’Isola».

Antonio Solinas (Pd) ha difeso il diritto della maggioranza di presentare una sua mozione. «Questo è previsto dal regolamento – ha detto Antonio Solinas – non abbiamo interessi da difendere, non so se questo valga per tutti. Sembra quasi che la minoranza abbia difficoltà, quasi paura a discutere. Nostra preoccupazione è che ci sono lavoratori senza stipendio da nove mesi».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha precisato che in Commissione non c’è mai stato un confronto serio tra le parti in causa. «I dirigenti Aias solo stati sentiti solo una volta».

Giuseppe Fasolino ha contestato la decisione di inserire la mozione all’ordine del giorno. Il presidente Gianfranco Ganau lo ha invitato a limitare il suo intervento sull’ordine dei lavori. Ne è nato un vivace scambio di battute al termine del quale Gianfranco Ganau ha tolto la parola all’esponente della minoranza.

Anche Marco Tedde (Forza Italia) ha contestato l’oggetto dell’ordine del giorno. «La mozione è stata inserita in modo surrettizio. Il documento è stato presentato il giorno dopo la Conferenza dei capigruppo. Noi chiedevamo invece di avere i dati per poter capire la situazione e intervenire in aula con cognizione di causa. Come possiamo interloquire con un assessore che interverrà alla fine del dibattito? Sarebbe meglio sentirlo subito».

Anche Oscar Cherchi (Forza Italia) ha appoggiato la richiesta presentata dai suoi colleghi di partito: «Si elimini la mozione e sentiamo invece la relazione dell’assessore Arru».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, dopo aver ricordato che ci sarà la discussione di merito, ha affermato che dal punto di vista procedutale «è utile che l’assessore apra il dibattito che poi potremmo concludere con un ordine del giorno unitario; propongo una nuova riunione della conferenza dei capigruppo per riformulare l’ordine del giorno in linea con il sentire comune già espresso dal Consiglio».

Per i Riformatori sardi il consigliere Michele Cossa ha osservato che «la procedura fin qui seguita va corretta come ha suggerito il collega Daniele Cocco perché è interesse di tutti evitare una inutile corrida e concentrarsi, invece, sul destino dei lavoratori che non ricevono lo stipendio da mesi». «Il nostro dibattito – ha sostenuto – deve essere aperto all’insegna della chiarezza e per questo dobbiamo partire dalla relazione dell’assessore».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha espresso in apertura dispiacere perché «fra bugie e verità abbiamo perso un ora senza risolvere il problema, anche se in capigruppo l’accordo per discussione in Consiglio doveva andare di pari passo con un  approfondimento in commissione che però non c’è stato». «Lo stesso capogruppo di Sdp Daniele Cocco – ha proseguito Oppi – ha detto che fino ad oggi non ci sono state risposte, ma l’esigenza di una mozione unitarie c’è e rimane; il problema è se la Regione è disponibile a dare risorse all’Aias, cosa accaduta altre volte in passato generando problemi difficilissimi poi risolti con una trattativa, quindi è opportuno ritrovare le opportune convergenze».

Il presidente Gianfranco Ganau ha precisato che la procedura seguita dalla conferenza dei capigruppo è stata regolare e conclusa con un voto di maggioranza; quanto alla mozione, ne è stata presentata una ma potevano essercene altre.

Intervenendo ancora sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pittalis, ha manifestato «grande rispetto per le decisioni della presidenza ma qui si sta mistificando la realtà e vorremmo che lei fosse sempre garante delle regole». «Chiedo alla maggioranza ed alla presidenza – ha aggiunto Pittalis – di introdurre il dibattito con l’intervento dell’assessore della Sanità; è un problema di forma ma anche di sostanza, altrimenti da oggi in poi saremo irremovibili su tutto, senza alcuna eccezione alle regole».

Il presidente Gianfranco Ganau ha ribadito che i lavori proseguiranno con la presentazione della mozione, seguita dall’intervento dell’assessore.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha chiesto una breve sospensione dei lavori, che il presidente ha accordato.

Alla ripresa della seduta, il presidente dell’Assemblea ha dato la parola al primo firmatario della mozione Pietro Cocco (Pd) per illustrarne il contenuto.

Il capogruppo del Pd ha dichiarato in apertura che l’iniziativa della mozione nasce «dal perdurare di una situazione molto grave di cui il Consiglio deve occuparsi, senza pregiudizi e preconcetti, per restituire serenità a chi lavora e garantire ai cittadini le necessarie prestazioni socio-assistenziali, tenendo presente che c’è una questione particolarmente urgente riguardante il destino di 1200 lavoratori che hanno un arretrato di 9 mesi più la tredicesima e vivono uno stato di tensione altissimo, anche perché al momento sono falliti tutti i tentativi di mediazione».

Al di la della situazione, comunque, c’è secondo Pietro Cocco «la necessità di conoscere per intero lo stato dei rapporti fra azienda e Regione, del dare e dell’avere, dei contratti in essere e dei servizi erogati, di verificare se i servizi erogati corrispondono ai soldi pubblici corrisposti all’azienda». «Un lavoro molto complesso – ha precisato il capogruppo del Pd – a causa di lunghi arretrati, contenziosi e sentenze di diversi tribunali nel frattempo intervenute». «La richiesta che formuliamo – ha concluso l’esponente del Pd – è che siano pagati gli stipendi arretrati ex art 1676 codice civile ed inoltre che la Regione tratti con l’azienda per reintegrare i lavoratori licenziati; insomma occorre intervenire con rapidità per garantire i diritti dei lavoratori ed il diritto alla salute dei cittadini».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha auspicato in apertura che «le cose siano ricondotte ad un giusto clima di ragionamento», sottolineando di «non aver mai negato piana disponibilità al confronto sia al Consiglio che alla commissione ed invitando i lavoratori a sospendere lo sciopero della fame».

Quello dell’Aias, ha proseguito Arru, «è un problema vecchio e complesso, nato quando ero uno studente di medicina e sviluppatosi in un periodo molto lungo durante il quale si sono avvicendati ben 13 assessori della Sanità, per cui mi atterrò ai numeri».

Al 2014, ha detto l’assessore entrando nel dettaglio del riepilogo delle cifre, «esisteva, secondo i dati del prefetto Giuffrida, un contenzioso di 44 milioni risalente in parte al 1995, un periodo precedente alla nascita delle Asl; su questa ed altre partite ho chiesto una verifica ai commissari dando disposizioni per i pagamenti che risulta siano stati effettuati nell’arco di 60-90 giorni». «Riepilogando – ha spiegato ancora l’assessore, «dal 2014 al 2016 le Asl hanno versato all’Aias circa 88 milioni, più 25 nel triennio versati a strutture sul territorio, un flusso di circa 40 milioni l’anno». «La complessità della situazione – ha sintetizzato Arru, «nasce anche da un possibile credito contestato di 12 milioni, dico possibile perché in realtà non si tratta di un debito del sistema sanitaria ma di superamento dei tetti di spesa e di fatture tariffe contestate, un contesto delicato in cui esistono dubbi sull’autorizzazione ad erogare le prestazioni. Da parte nostra c’è tutta la disponibilità a proseguire le verifiche superando le versioni contrapposte delle parti che probabilmente potrebbero essere risolte trasferendo il compito dell’approfondimento ad un soggetto terzo». «Mi riservo di intervenire ancora» ha detto infine Arru, a conclusione del dibattito.

Dopo l’assessore Arru ha preso la parola l’on. Tunis (FI), che ha detto: «Ringrazio l’assessore Arru per la garbata ed esaustiva informativa che ha dato all’assemblea. E’ necessario mettere in relazione tutte le informazioni che si possono ottenere da tutti i punti di vista, non solo quello dei lavoratori o dell’Aias. Certo, c’è il dubbio sul quantum che la Regione deve all’Aias ma non c’è dubbio sul fatto che queste somme siano andate a montare nel tempo dentro i bilanci dell’Aias, che così è diventata insolvibile. Dopo tanti anni non possiamo parlare di crediti deteriorati e oggetto di transazione, perché i bilanci approvati in passato non lo consentirebbero. Allo stesso modo è del tutto indispensabile che l’Assemblea si faccia carico del fatto che le prestazioni devono essere erogate a migliaia di persone: questo e soltanto questo è il nostro compito, al di là dei disastri che l’amministrazione regionale ha prodotto in questo tempo con le sue disfunzioni e i suoi ritardi».

Per Oscar Cherchi (FI) «vanno date risposte istantanee a questo problema e la mozione del centrosinistra non offre nessuna soluzione in questo senso. Dobbiamo uscire stasera dal Consiglio regionale con una risposta importante per i pazienti e per i lavoratori. Certo, si tratta di prestazioni convenzionate attraverso le Asl e le Asl ogni anno hanno il terrore di superare il tetto di spesa. Sono corretti i dati che hanno fornito all’assessore Arru o sono inventati? Dobbiamo accertarlo rapidamente per individuare davvero una soluzione che duri nel tempo. E non è dentro un’aula che si può effettuare questo confronto tecnico».

Ha preso la parola Francesco Agus (CP), secondo cui «questo dibattito è solo l’ultimo capitolo di una lunga serie di vicende politiche che riguardano l’Aias. Un tema come questo merita una discussione pubblica perché le implicazioni di questa vicenda sono abnormi, per i pazienti e per i lavoratori, che non percepiscono lo stipendio anche da nove mesi. Lo stipendio dei lavoratori è sacro, non sono legittimi gli scudi umani: su questo dobbiamo essere chiari. Soprattutto quando parliamo di lavoratori che portano avanti un servizio pubblico sanitario. L’auspicio è che la giornata di oggi sia utile e che i lavoratori riprendano da questo mese a ricevere la loro retribuzione. Parallelamente chiedo sia data certezza sul pagamento degli arretrati: prima o dopo ma non mai».

Per Ignazio Locci (FI) «la politica non può restare insensibile davanti alle proteste estreme dei lavoratori. Ci chiediamo, però, chi autorizza le prestazioni che l’Aias ha erogato. Vogliamo sapere chi le richiede dentro le aziende sanitarie, se lo fa con leggerezza o meno. Presto o tardi dovremo affrontare anche nuove vertenze sul numero degli operatori rispetto ai servizi sociosanitari erogati, soprattutto se ci saranno tagli al personale. Diciassette milioni di euro di prestazioni contestate, dodici milioni di euro di debiti dalla Regione verso Aias. Mi pare una situazione molto complessa».

E’ intervenuto anche Fabrizio Anedda (Misto), secondo cui «il sistema Aias conta circa 1400 dipendenti che vantano 9 mensilità arretrate. Non so se per scelta o per idiozia la politica sarda ha lasciato il monopolio ad Aias della riabilitazione. In trent’anni l’assessorato alla Sanità non si è organizzato: è possibile? Dobbiamo decidere rispetto all’alternativa al monopolio».

Annamaria Busia (CP) «se è vero che questo non è un tribunale è anche vero che la politica serve per dare indicazioni e soluzioni ai problemi. Che cosa intende fare l’assessore Arru per trovare una soluzione a questo contenzioso che sta ingessando un intero comparto della Sanità oltre ai profili di responsabilità per danno erariale? C’è poi un ulteriore punto da chiarire, non secondario: la Regione ha pagato prestazioni extrabudget o no?   A quale anno risalgono i crediti più vecchi? Sono prescritti o sono oggetto di cause civili? Ecco, servono risposte concrete su questo e le attendiamo dall’assessore Arru, al quale ho avuto modo in altre occasioni di affrontare il tema”.

Alessandra Zedda (FI) ha esordito dicendo che «siano trenta giorni o novanta o mesi ma la Regione è in ritardo con i pagamenti e siamo in grado di dimostrarlo. Dobbiamo chiarire il discorso del budget, soprattutto nel 2016 perché è da quell’anno che si sono manifestati i maggiori ritardi nei pagamenti. Non discuto i dati dell’assessore Arru ma discuto sulla necessità di trovare un percorso che possa consentire ad Aias di pagare gli stipendi. Il mio vuole essere un contributo propositivo: possiamo anche pensare di pagare direttamente i dipendenti, com’è avvenuto in passato».

Per Marco Tedde (FI) «l’argomento è serio ma deve essere l’assessore a risolverlo. E se l’assessore Luigi Arru ne è a conoscenza da tempo perché siamo ancora a questo punto. Non ci devono spaventare i problemi vecchi quando siamo al governo: chi governa si fa carico di tutto. Ma chi dovrebbe essere il terzo, nel ragionamento dell’assessore Arru, che deve occuparsi di incontrare le parti e risolvere questo problema. Intanto, la Regione cominci a pagare le somme non contestate altrimenti gli interessi e le spese legali si aggiungeranno al capitale che già la Regione deve, con sentenze non più impugnabili».

Dopo Marco Tedde ha preso la parola l’on. Eugenio Lai (SDP), che ha detto: «Sarà per la mia giovane età o perché non mi piace girare introno sui problemi ma non può essere messo sullo stesso piano chi viene pagato a 90 giorni e chi non paga da nove mesi i lavoratori. E non accetto che si dica che alcuni consiglieri regionali vogliono cavalcare questa situazione sulle spalle dei lavoratori. Al primo piano ci devono essere i diritti dei lavoratori e il servizio da erogare. E’ dovere della politica intervenire nei confronti dei più deboli, ovvero i lavoratori: ben venga una commissione sull’Aias ma si paghino subito i lavoratori. E nessuno dica che “solo dieci dipendenti stanno facendo lo sciopero della fame”. Riportiamo nel servizio pubblico il servizio della riabilitazione».

Per Edoardo Tocco (FI) «alla fine dei giochi è l’assessore Arru che deve prendere la palla in mano. Non siamo noi oggi a risolvere il problema ma Luigi Arru e il manager Fulvio Moirano. Anche se oggi votiamo un parere favorevole domani i lavoratori non avranno gli stipendi. L’assessore chiami Moirano e trovino una soluzione: noi siamo già d’accordo per tutelare i lavoratori e chiedo che la commissione Sanità sia convocata nelle prossime 48 ore».

Per l’on. Luigi Ruggeri (PD) «non c’è dubbio che l’Aias si sia manifestata con professionalità e cultura della sanità quando la Regione non c’era. Ma oggi non è più così e dobbiamo interrogarci sul fatto se questo modello abbia un futuro sostenibile. Abbiamo il dovere di interrogarci in particolare sulla gestione dei lavoratori, che devono essere nei pensieri del committente pubblico insieme ai pazienti.  I lavoratori non sono carne da macello, come spesso capita nelle vertenze industriali della Sardegna. L’altro vero tema è la qualità e la appropriatezza del servizio erogato oggi, soprattutto dentro le residenze psichiatriche. Per questo chiediamo che si attivi l’assessore, per i competenti doveri di indirizzo e di controllo. Compreso il dovere di accertare come avviene la remunerazione dei dipendenti».

Il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, ha invitato il Consiglio ad avere un approccio terzo nei confronti della vertenza Aias, definito «un problema gigantesco che coinvolge migliaia di dipendenti e di pazienti ed una platea enorme di fornitori». «Il problema non è nuovo – ha aggiunto l’esponente della minoranza – ma in questi ultimi anni è vero che ha assunto dimensioni mai viste prima». Michele Cossa ha definito paradossale la situazione del ritardo dei pagamenti che costringe l’Aias alle anticipazioni bancarie: «Così una parte consistente del denaro pubblico se ne va in interessi bancari».

Il consigliere dei Riformatori ha quindi replicato a quanti hanno ipotizzato l’erogazione pubblica dei servizi resi dall’Aias («Costerebbe molto di più e parlare di 12 milioni di debiti contestati ci fa capire l’assurdo della situazione»). Michele Cossa ha quindi auspicato che la Regione paghi almeno le somme che non sono oggetto di contestazione per agevolare il pagamento degli stipendi arretrati ed ha invitato l’azienda a revocare licenziamenti e sanzioni nei confronti dei dipendenti.

Antonio Solinas (Pd) ha affermato che «la prima azione da porre in essere è la verifica della convenzione tra la Regione e l’Aias e quindi garantire che il personale sia messo nelle condizioni di offrire prestazioni e servizi”. L’esponente della maggioranza ha invitato l’assessore ad adoperarsi per accelerare la definizione del  contenzioso e dare «una boccata d’ossigeno all’azienda». A giudizio di Solinas, il Consiglio dovrà quindi adoperarsi «per ristabilire un clima di serenità tra lavoratori e azienda» per far sì che «la Regione possa pagare direttamente gli stipendi arretrati ai dipendenti».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha evidenziato la riduzione dei fondi erogati all’Aias nel corso dell’ultimo triennio («si è passati dai 36 milioni di euro del 2014 agli attuali  24 milioni») ed ha lamentato il ritardo nella presentazione dei documenti ai consiglieri nonché il mancato accoglimento della richiesta per un incontro chiarificatore in commissione con l’assessore. A giudizio dell’esponente della minoranza la cosa fondamentale «è sapere a quanto ammonta il credito che la Regione ha riconosciuto all’Aias». Giorgio Oppi ha quindi ricordato la riduzione del budget 2016 con effetto retroattivo («comunicata cioè alla fine dell’anno a valere però sulle prestazioni erogate a partire da gennaio») ed ha auspicato una allentamento delle tensioni. «Propongo che la Regione – ha affermato il leader dei centristi – anticipi parte delle somme dovute ai lavoratori e ricordo a tutti che una riduzione del budget del 20% significa una riduzione del personale del 20%».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sdm) ha affermato di avere una impostazione ideologica al problema: «Ho un impostazione ideologica secondo la quale i lavoratori hanno ragione anche quando hanno torto, ma non è il caso dell’Aias perché i suoi dipendenti hanno solo ragione». A giudizio di Pizzuto i crediti vantati dall’Aias non sono tali da giustificare il ritardo di 9 mesi nel pagamento degli stipendi e l’esponente della maggioranza ha quindi sollecitato un accordo con l’azienda che preveda il pagamento immediato delle retribuzioni arretrate. «Se così non sarà – ha affermato Pizzuto – si passi ad altre misure come la sospensione dell’accredito e ai pagamenti diretti ai lavoratori, preparando nel contempo l’ingresso del pubblico nei servizi della riabilitazione e ponendo fine al monopolio dell’Aias».

«L’onorevole Pizzuto si ispira alla Cina e alla Corea del Nord», ha replicato il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, «e mi chiedo come si faccia ad accettare che una pubblica amministrazione riduca il budget dei servizi offerti da operatori privati a fine anno ma con effetto retroattivo». «La verità – ha aggiunto l’esponente della minoranza – è che in questi anni si tende a pagare meno per nascondere il mancato contenimento della spesa in sanità». Dedoni ha invitato l’assessore a pagare direttamente gli stipendi ai dipendenti dell’Aias: «È una cosa semplice, pagate direttamente i lavoratori e smettetela di strumentalizzare il loro disagio».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha evidenziato il ruolo centrale dell’assessorato nella definizione della vicenda ed ha ricordato che «l’Aias è un’azienda sarda che non scappa come invece hanno fatto tante altre aziende a cui non avete né chiesto il Durc né altro tipo di patenti». «La vertenza Aias – ha dichiarato l’esponente della minoranza – può concludersi positivamente ma l’azienda ritiri i licenziamenti e i dipendenti cessino sciopero della fame, solo così potremo favorire un confronto con la Regione con l’impegno di pagare subito le somme non in contenzioso».

Il capogruppo di Sinistra democrazia e progresso, Daniele Cocco, ha insistito «sull’inaccettabile e ingiustificato ritardo nel pagamento degli stipendi ai lavoratori» ed ha rimarcato la necessità di dati certi sui crediti e sui contenziosi di Aias con la Regione. Il capogruppo di maggioranza ha quindi invitato l’assessore ad un «passaggio in commissione insieme ai tecnici» per un quadro definito e certo della questione.

«Dopo quattro ore di dibattito la maggioranza arriva alla proposta che abbiamo formulato in sede di capigruppo e in apertura di seduta – ha attaccato il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu – e come avevamo previsto i lavoratori non avranno nessuna risposta da questo confronto in Consiglio». L’esponente della minoranza ha ribadito la proposta formulata in precedenza da Oppi con l’invito all’assessore di anticipare il pagamento degli stipendi ai dipendenti dell’Aias.

Dopo Gianluigi Rubiu è intervenuto Giovanni Satta (gruppo misto) che ha detto che bisogna iniziare a essere lineari. «Ci sono dei diritti e dei doveri – ha aggiunto – che devono essere rispettati». Per Giovanni Satta l’azienda va salvata. E’ necessario, pertanto,  che si vada subito in commissione per dare risposte ai lavoratori.

Gianfranco Congiu (Partito dei sardi) ha spiegato che il suo gruppo ha aderito alla mozione 297 perché la formulazione era la più opportuna. «Siamo vicini alle persone che in questo momento stanno soffrendo – ha aggiunto – e il testo laico della mozione era quello che più si adatta alle esigenze del momento. Non si possono trovare in qualche ora soluzioni che non sono trovate in 60 anni. Noi dobbiamo tracciare – ha concluso –  il baricentro della nostra attività per il futuro. Dobbiamo cercare di colmare quelle discrasie contrattuali che esistono. Dobbiamo giungere a una riscrittura di un nuovo modello di erogazione di quei servizi.  Si devono riscrivere i rapporti».  

Il capogruppo Pietro Pittalis (FI) ha detto che questo dibattito è stato utile ma non produttivo. Perché non ci sono state  proposte per dare soluzioni  a questo problema. L’assessore stasera – ha sottolineato – ha fatto il suo dovere: ha dato i dati. Non condivido invece il parlarsi addosso della maggioranza che doveva invece individuare almeno qualche proposta concreta. Pietro Pittalis ha detto che in Aula non è stato riconosciuta l’attività meritoria dell’Aias e della Fondazione che spesso si sono  sostituite al pubblico. Sembra quasi – ha aggiunto – che ci sia  il tentativo di regolare i conti con la fondazione e con una famiglia perché forse c’è qualcuno che vuole accaparrarsi il mercato. Quando i colleghi del centrosinistra dicono che alla fine del dibattito si torna in commissione danno  ragione alla minoranza: il dibattito doveva svolgersi nella sede competente: la commissione.

Alla fine dell’intervento dei capigruppo ha preso la parola l’assessore Arru che ha garantito l’ impegno a confrontarsi in commissione per cercare la soluzione più  adatta, sempre nel rispetto del diritto positivo. Quindi, massima disponibilità e massima apertura nei confronti dei lavoratori.

Pietro Cocco (Pd), primo firmatario della mozione,  ha annunciato la predisposizione di un ordine del giorno e ha confermato che la discussione su questa vertenza era meglio farla in Consiglio, alla luce del sole, davanti al pubblico. Le proposte che faremo speriamo siano condivise anche dalla minoranza.

Per consentire la predisposizione dell’ordine del giorno i lavori sono stati sospesi  per qualche minuto.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha detto che sono stati presentati due ordini del giorno. Il primo (Pietro Cocco e più) è stato approvato (presenti 46, sì 26, no 17). Bocciato il secondo (Pietro Pittalis e più) con 18 voti a favore e 25 contrari. L’ordine del giorno approvato impegna il presidente della Regione, la Giunta e l’assessore della Sanità a sollecitare l’AIAS ad effettuare la certificazione dei propri bilanci per accertare l’effettiva consistenza dei crediti vantati; a prevedere che nei contratti stipulati dall’ATS con gli erogatori privati vi siano esplicite clausole di salvaguardia delle retribuzioni dei lavoratori che, se disattese, potranno essere causa di revoca dell’accreditamento;  ad adottare un atto di indirizzo in base al quale il pagamento delle retribuzioni pregresse avvenga ex articolo 1676 del codice civile e che il contenzioso, se possibile, venga risolto in via transattiva. L’ordine del giorno impegna anche ad avviare una ricognizione degli operatori privati potenzialmente interessati a svolgere questi servizi sanitari e socio sanitari  in grado di superare il monopolio in atto.

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Con la costituzione del gruppo “Sinistra per la Democrazia e il Progresso2 cambia la “mappa” della rappresentanza consiliare delle forze politiche in Consiglio regionale.

Questa la nuova composizione dei gruppi:

Partito Democratico: Pietro Cocco (presidente), Alessandro Collu, Pietro Comandini, Lorenzo Cozzolino, Salvatore Demontis, Roberto Deriu, Daniele Forma, Gianfranco Ganau, Luigi Lotto, Gavino Manca, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Francesco Pigliaru, Rosella Pinna, Luigi Ruggeri, Franco Sabatini, Antonio Solinas, Gianmario Tendas;

Forza Italia: Pietro Pittalis (presidente), Ugo Cappellacci, Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Ignazio Locci, Antonello Peru, Alberto Randazzo, Marco Tedde, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandra Zedda;

Gruppo Misto: Gaetano Ledda (presidente), Francesco Agus, Fabrizio Anedda, Annamaria Busia, Mario Floris, Giovanni Satta, Paolo Truzzu, Emilio Usula;

Partito dei Sardi: Gianfranco Congiu (presidente), Augusto Cherchi, Roberto Desini, Piermario Manca, Alessandro Unali;

Cristiani, popolari e socialisti: Zanchetta Pierfranco (presidente), Antonio Gaia, Raimondo Perra, Walter Piscedda;

Udc Sardegna: Gianluigi Rubiu (presidente), Alfonso Marras, Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna;

Partito Sardo d’Azione: Angelo Carta (presidente), Marcello Orrù, Christian Solinas;

Riformatori Sardi liberaldemocratici: Attilio Dedoni (presidente), Michele Cossa, Luigi Crisponi;

Sinistra per la Democrazia e il Progresso: Daniele Cocco (presidente), Eugenio Lai, Luca Pizzuto, Paolo Zedda.

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La commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra (Psi) ha dato il via libera, con l’astensione della minoranza, alla legge di stabilità relativa al settore sanitario pur riservandosi di proporre al Consiglio alcuni emendamenti di merito. Due, in particolare, riguardanti l’aumento delle risorse per i Centri anti-violenza, sono stati annunciati da Rossella Pinna del Pd ed Emilio Usula dei Rossomori.

Prima del voto, la commissione ha ascoltato la relazione dell’assessore della Sanità Luigi Arru sulle politiche sociali.

Nel suo intervento Arru ha dichiarato che «rispetto all’anno precedente la legge di stabilità 2017 prevede sia un aumento consistente delle risorse (da 255 ad oltre 339 milioni) che misure fortemente innovative coerenti con la strategia di fondo di superare le politiche di sostegno passivo (sostanzialmente di tipo economico) per puntare ad una vera inclusione sociale della persona, all’aumento della sua autonomia e della sua capacità di recuperare una normale vita di relazione».

«Le voci di spesa in significativo aumento – ha spiegato Arru – sono infatti quelle che riguardano il Reis (reddito di inclusione sociale, 30 milioni), le politiche per la famiglia con azioni mirate alla crescita della genitorialità consapevole ed alla compatibilità casa-lavoro (25 milioni) ed il sistema integrato dei servizi alla persona (20 milioni).»

«Si tratta di interventi – ha aggiunto l’assessore – che utilizzano risorse della Regione, dello Stato e dell’Unione europea con queste ultime che segnano il passaggio ad un approccio diverso alle politiche sociali, attraverso lo sviluppo di progetti complessi che comprendono anche la verifica del lavoro svolto e dei risultati ottenuti.»

«Riteniamo di aver imboccato la strada giusta – ha aggiunto Arru – la Sardegna ha un sistema di welfare ai primi posti in Italia per quanto riguarda le risorse impiegate ma la qualità percepita dai cittadini non è certamente alta e c’è poi un problema complessivo di efficienza del sistema pubblico che, per quanto riguarda la Regione, è anche di risorse umane: basti pensare che gli organici del settore politiche sociali dell’assessorato sono simili a quelli dei servizi sociali del comune di Cagliari.»

Rispondendo ad una domanda del consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco, l’assessore della Sanità ha annunciato alcune novità sul programma “Ritornare a casa” per il quale, grazie all’utilizzo di 9 milioni di economia, la dotazione finanziaria arriverà a 39 milioni. «Ma oltre alle risorse – ha detto Arru – siamo intervenuti per razionalizzare il sistema, aumentando la platea dei beneficiari, semplificando passaggi burocratici che creavano inutili disagi alle famiglie ed eliminando disuguaglianze nei trattamenti delle diverse patologie».

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Luigi Ruggeri e Rossella Pinna del Pd, Augusto Cherchi del Partito dei Sardi, Luca Pizzuto di Sel, Edoardo Tocco di Forza Italia ed Emilio Usula dei Rossomori.

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Il Consiglio regionale ha esaminato la mozione n. 78 (Dedoni e più) sulla paventata chiusura del reparto del centro sclerosi multipla presso l’ospedale Binaghi di Cagliari.

Illustrando la mozione, il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha sottolineato che «esiste un problema e soprattutto emerge innanzitutto la necessità dei malati di sclerosi multipla che temono il trasferimento del Binaghi al San Giovanni di Dio e, in secondo luogo, c’è anche la questione delle risorse ingenti necessarie per l’eventuale ristrutturazione». In Sardegna, ha ricordato Dedoni, «la sclerosi ha purtroppo una presenza importante ed ogni intervento va attentamente considerato, perché finora il Binaghi ha ospitato un centro che ha seguito circa 7.000 paziente ponendosi come riferimento a livello nazionale con una mobilità passiva al contrario verso la Sardegna». Tutto questo è stato possibile, ha aggiunto, «anche grazie all’azione della professoressa Marrosu, direttrice della struttura, e non si tratta di difese d’ufficio che fra l’altro sono inutili data la caratura internazionale di una scienziata del suo spessore, quanto piuttosto di salvaguardare una delle eccellenze della sanità regionale». Il consigliere si è poi soffermato su un problema tecnico che ha riguardato la professionista, che ha chiesto di andare in pre-pensionamento tornando poi sulle sue decisioni ma trovandosi di fronte, in questo caso, ad un parere negativo dell’Università di Cagliari. C’è quindi la necessità, secondo Dedoni, «di recuperare una persona disponibile a lavorare gratuitamente e in proposito c’è un precedente analogo dell’Emilia-Romagna; spero che l’assessore e l’intera Giunta recepiscano questo messaggio, che non è contro nessuno ma per tante persone che soffrono».

Il consigliere dell’Udc Giuseppino Pinna, dopo aver ricordato di aver frequentato a lungo il centro per vicende famigliari, ha messo l’accento su significato di una «lotta contro la quotidianità della sclerosi multipla che ha in Sardegna ha l’incidenza più alta del mondo pari alla Scozia; il reparto del Binaghi, quindi, è una risorsa preziosa per la Sardegna e la sua chiusura avrebbe effetti devastanti, anzi occorre operare concretamente per il potenziamento delle strutture a sostegno di pazienti e familiari contro ogni ipotesi di chiusura o ridimensionamento».

Per l’Upc Antonio Gaia ha manifestato adesione totale alla mozione, «come tanti con parenti ed amici che combattono con questa patologia; va sottolineato però che il centro del Binaghi, per tutti i pazienti, è diventato quasi una casa, soprattutto per quelli che provengono da fuori, per cui spostando quel servizio si aprirebbe, fra i tanti, un problema di parcheggi che per questi malati ha una importanza essenziale».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, auspicando che su questo argomento ci sia una volontà comune del Consiglio, ha affermato che «una Regione come la Sardegna che sostiene per interno i costi della sanità deve, a maggior ragione, potenziare le strutture di eccellenza legate purtroppo ad una incidenza specifica della sclerosi nella nostra Regione». Va ricordato anche, secondo la Zedda, «che il centro del Binaghi ha un gradimento altissimo fra i pazienti per le diverse fasi dell’assistenza, oltre che strutture moderne e tecnologicamente avanzate, c’è un lavoro enorme della professoressa Marrosu e della sua equipe, di tutti i medici e degli operatori di ogni livello; per questo siamo convinti della necessità di razionalizzare il nostro sistema sanitario ma, in casi come quello del Binaghi, il nostro obiettivo è mantenere e migliorare i centri di eccellenza, valutando al massimo alternative che assicurino gli stessi elevatissimi livelli di qualità». La consigliera si è dichiarata in conclusione disponibile a contribuire ad un ordine del giorno unitario.

Il consigliere di Sel Francesco Agus, premettendo di non essere interessato a singoli aspetti della sanità sarda quanto ad un contesto attento ai servizi offerti alla persona, ha precisato che «in questo caso però è condivisibile la scelta della conferenza dei capigruppo di portare in Consiglio questo argomento, soprattutto per rassicurare tanti pazienti sardi che ci hanno rappresentato le loro preoccupazioni». Il centro, ha proseguito, «è un riferimento nazionale ed europeo per numero e diversità dei casi trattati ed il trasferimento al San Giovanni Di Dio genera perplessità che dovranno essere fugare; non entro nel merito dei ragionamenti aziendali ma non sarebbe utile una riflessione che non tenga conto della realtà di un centro come quello del Binaghi; auspico infine che l’assessore dia ampie rassicurazioni in questo senso non solo al Consiglio ma soprattutto ai pazienti».

Augusto Cherchi, del Partito dei Sardi, si è congratulato con il collega Dedoni che ha richiamato l’attenzione dell’Aula su questo argomento, legato alle difficili condizioni di «pazienti fragili colpiti da una malattia cronica il cui decorso interessa di conseguenza migliaia di famiglie». Piuttosto, ha osservato, «ho qualche perplessità sulla sede in cui di discute, perché a mio avviso sarebbe stato meglio affrontare il problema in commissione per gli approfondimenti che merita all’interno della nuova rete ospedaliera ancora in via di elaborazione». Dobbiamo, infatti, conoscere bene problematiche attuali, ha aggiunto Cherchi, «e lavorare per una prospettiva futura migliore, evitando di ricorrere a personalismi; riconoscono l’impegno della dr.ssa Marrosu e di molti altri professionisti ma personalizzare un reparto è un errore, anche perché di problemi come questi ne dovremo affrontare molti altri, a cominciare da quello più generale del blocco del turn over che ha bloccato le assunzioni per oltre 2 anni».

Paolo Truzzu, esponente del Misto-Fdi, ha ricordato in apertura che «il Consiglio si è occupato molto spesso di sanità, avendo sempre come obiettivo la migliore organizzazione del settore e quasi trascurando la tutela della salute dei cittadini e dei malati, mentre oggi invece affrontiamo questo tema tenendo presente che, pur non essendo nostro compito individuare soluzioni organizzative dobbiamo però cercare di capire come possiamo garantire serenità a soggetti che affrontano una fase molto difficile della loro vita». Per fare questo, ha suggerito Truzzu, «dobbiamo puntare su due concetti chiari: mantenere il centro come struttura regionale di riferimento e garantirne la piena funzionalità tracciando un percorso per la sua ulteriore crescita, senza dimenticare la logistica che, in questo caso particolare, ha una funzione di grandissima importanza».

Il consigliere Giorgio Oppi, dell’Udc, ha detto di conoscere molto bene la dottoressa Marrosu «anche per bene per averla indicata a suo tempo come assessore alla Sanità» e, affrontando la discussione generale del problema, ha messo in evidenza che «in Sardegna abbiamo due malattie di grandissima diffusione come sclerosi multipla e diabete, per cui pur non mettendo in discussione l’azione importantissima del centro del Binaghi, non va dimenticato che la decisione finale non è dell’assessore ma del rettore di Cagliari, per quanto riguarda la riammissione della dottoressa Marrosu alla guida di un centro fiore all’occhiello della Sardegna dove le persone vengono assistite con molto amore». Piuttosto, secondo Oppi «è strano che dal Binaghi si trasferisca il centro da un’altra parte con l’Università di mezzo mentre molti altri trasferimenti sarebbero in corso, ponendo anche questioni anche legate al contratto del personale». Nella cura della sclerosi multipla, ha concluso Oppi, «la Sardegna sempre all’avanguardia e quindi è giusto salvaguardare la struttura, ed è opportuno che l’assessore intervenga presso l’Università per rasserenare gli utenti».

La consigliere del Pd Rossella Pinna, intervenuta successivamente, si è fatta portavoce degli allarmi lanciati da alcune associazioni «per la difesa del centro dal trasferimento e dalle ipotesi di per depotenziamento o scorporo con perdita di professionalità e strumentazioni acquisite anche con la partecipazione dei pazienti e delle stesse associazioni». Quella del Consiglio è una discussione utile, ha affermato, «per dare all’assessore la possibilità di spiegare progetti e programmi della Regione, e chiarire che sarebbe assolutamente irragionevole percorrere la strada del depotenziamento del centro davanti a un trend in aumento della sclerosi; c’è invece bisogno di più ricerca e di più assistenza, non solo logistica ma con uno sguardo più lungo sul centro regionale inquadrandolo secondo le indicazioni contenute nella proposta di legge del collega Tendas e molti altri della maggioranza che prevede interventi su ricerca, diagnosi e percorsi terapeutici contro la sclerosi».

L’assessore Arru (Sanità) ha preso la parola per dire che «il prossimo 7 febbraio verrà presentato il progetto sulla sclerosi multipla realizzato al tavolo congiunto con la rappresentanza dei malati e delle famiglie, per arrivare a presentare una rete assistenziale. Mai questo era accaduto e mai abbiamo voluto sminuire il ruolo dell’ospedale Binaghi dal punto di vista scientifico. Nessuno può certamente dimenticare il lavoro svolto dal professor Rosati e dalla professoressa Marrosu. Oggi documentiamo il fatto che questa malattia in Sardegna è talmente radicata che abbiamo 340 casi per 100mila abitanti. L’Ogliastra è po’ un enclave e dobbiamo avere capacità programmatoria per individuare centri di ricerca e soluzioni innovative sotto il profilo dell’assistenza. Come quando si fece la grande battaglia contro la microcitemia ai tempi del professor Antonio Cao.

Per l’esponente della Giunta «sono necessarie diagnosi precise con punti scientifici di alta specialità e un percorso di presa in carico del paziente e l’assistenza di prossimità nei territori anche alle famiglie.  Io riconosco il ruolo della professoressa Marrosu, al di là del fatto che sia andata in pensione credo che le si debba chiedere ancora di dare il suo contributo per questa causa scientifica e umana. Ma è certo che il Binaghi di Cagliari sarà il centro di una rete scientifica di altissimo livello”».

Per la replica è intervenuto l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi), che ha detto: «Non sono certo io il difensore della professoressa Marrosu, che non ha bisogno di difensori. Nella riorganizzazione sanitaria, pure necessaria, bisogna sempre salvaguardare gli interessi dei più deboli. E i malati di sclerosi sono certamente i più deboli tra i malati. Non è pensabile che si disperda il patrimonio scientifico che si è formato in questi anni e ringrazio l’assessore perché mi ha dato l’opportunità per dire oggi questo».

Per il presidente della commissione, on. Raimondo Perra, «l’argomento dovrà essere portato  all’interno della commissione. Non ci sono chiusure in vista ma un trasferimento dal Binaghi al San Giovanni di Dio, che non è certo il massimo sotto il profilo della logistica e dei tanti pazienti che arrivano da altre zone della Sardegna. Forse la soluzione migliore è il trasferimento al Policlinico di Monserrato ma ne parleremo in commissione».

L’on. Alessandra Zedda (FI) ha auspicato «un ordine del giorno unitario» ma ha anche ricordato che «il centro dell’ospedale Binaghi è della Asl 8 e non dell’Università».

Per l’on. Luigi Ruggeri (Pd) «bisogna uscire dalla visione paternalistica della Medicina. Noi abbiamo bisogno di modelli che rispondano a logiche di risultato e di efficienza misurabile: non serve sapere chi guiderà i processi o dove sono ubicati i centri. Contano solo i risultati, che devono migliorare».

Dello stesso avviso l’on. mario Tendas (Pd): «Ho presentato una proposta di legge, la 263, proprio sulla sclerosi multipla redatta con la collaborazione anche della professoressa Marrosu».

Favorevole a un ordine del giorno unitario anche l’on. Daniele Cocco (Sel): «Occorre anche intervenire sulle liste d’attesa delle prenotazioni delle risonanze magnetiche per questi malati. Dobbiamo dare loro priorità».

Per l’on. Dedoni «la mozione si può ritirare se c’è davvero un ordine del giorno che affronta il tema in commissione. Ma vorrei che anche la proposta di legge dell’on. Tendas fosse inserita nell’ordine del giorno, senza che ci siano personalismi o interessi di partito».

Dopo il ritiro della mozione da parte del’on. Dedoni, il presidente Ganau ha annunciato che gli atti saranno trasmessi alla commissione Sanità in modo da consentire la predisposizione di un ordine del giorno e ha dichiarato chiusa la seduta.

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L’assessore della Sanità Luigi Arru è intervenuto in audizione sulla Legge di stabilità 2017 davanti alla commissione Bilancio, presieduta dall’on. Franco Sabatini.

«Dopo la decisione del Governo di ampliare i Lea (livelli essenziali di assistenza) e garantire vaccini e farmaci innovativi occorre un confronto forte con lo Stato perché, attualmente, queste nuovi voci di spesa incidono in modo pesante sui conti della sanità sarda; fra gli interventi che abbiamo allo studio per allineare i nostri Lea c’è anche la revisione di alcune prestazioni che, secondo alcuni studi, oggi non sono più efficaci come il taglio cesareo, che in Sardegna presenta picchi anomali. Per quest’anno – ha aggiunto l’assessore – prevediamo inoltre di sbloccare il turn over, perché abbiamo una curva demografica del personale medico negativa con una età media superiore ai 53 anni e c’è bisogno di immettere risorse professionali fresche nel sistema; prepareremo proiezioni da qui a 10 anni per invertire questa tendenza».

«Sempre nel 2017 – ha sottolineato ancora Luigi Arru – vareremo un pacchetto di misure per la famiglia, non per motivi ideologici ma per ragioni molto pragmatiche; abbiamo l’indice di natalità peggiore d’Italia e servono politiche di lunga visione che metteremo in campo con uno stanziamento quadruplicato rispetto agli esercizi precedenti, 20 milioni provenienti da finanziamenti europei, nazionali e regionali.»

Il presidente Franco Sabatini, riprendendo il tema dell’aumento del disavanzo sanitario determinato indirettamente dagli interventi del Governo, ha annunciato che «la commissione proporrà al Consiglio regionale una risoluzione sulla sanità sarda, inquadrata in una più ampia vertenza con lo Stato che, in termini reali, toglie alla Sardegna risorse preziose anche con gli accantonamenti ed i fondi agli Enti territoriali». Così non reggiamo, ha sintetizzato: «Dobbiamo riaprire una nuova vertenza entrate con lo Stato con l’impegno comune di tutti, non solo della politica ma di tutta la società sarda, riprendendo se necessario anche l’esperienza degli stati generali».

Nel dibattito hanno preso la parola numerosi consiglieri regionali, che hanno posto all’assessore quesiti molto puntuali e circostanziati: turn over, centrale unica di committenza e borse di studio (Truzzu-Misto Fdi-An), annullamento del project financing di Nuoro, retribuzioni dei manager e medicina penitenziaria (Daniele Cocco-Sel), compensi ai manager, sanità nuorese e istituzione di un dipartimento di medicina penitenziaria (Busia-Misto), liste d’attesa (Anedda-Misto), nomina di 14 nuovi coordinatori (Usula, Rossomori).

La commissione, visto il protrarsi del dibattito, ha rinviato ad una data successiva l’esame degli interventi finanziari sulle politiche sociali ed ha proseguito i lavori con l’audizione dei manager della sanità.

Per l’azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari Giorgio Sorrentino ha detto fra l’altro che «l’azienda è sotto finanziata, sia rispetto ai suoi compiti istituzionali di didattica e ricerca che devono procedere di pari passo con l’assistenza, sia soprattutto per la logistica; per il San Giovanni di Dio abbiamo potuto spendere solo 300.000 euro per la manutenzione ma bisognerà decidere al più presto cosa fare di una struttura di 29.000 metri quadrati che ha più di cento anni».

Per l’azienda ospedaliero-universitaria di Sassari, Antonio D’Urso, si è soffermato sulle difficoltà della sua costituzione, «realizzando una fusione fra due realtà, le cliniche universitarie ed il Santissima Annunziata, praticamente speculari per dimensioni quindi con molte strutture doppie da razionalizzare per costruire un’offerta coerente con gli obiettivi». «Nel medio periodo recupereremo certamente molta efficienza – ha sottolineato D’Urso – ma in questo esercizio prevediamo una perdita importante».

Successivamente è stata la volta del direttore generale dell’Ats Fulvio Moirano che, sul disavanzo, ha messo l’accento sul fatto che «è un risultato generale di segno negativo che però contiene al suo interno molte eccellenze». «La nostra missione – ha sostenuto – è quella di recuperare 100 milioni di risparmi e ce la possiamo fare solo avendo a disposizione la nuova rete ospedaliera, che è un po’ la madre di tutti gli interventi che ci consentiranno di riposizionare il disavanzo su limiti accettabili». Su un dimensionamento della rete che tenga conto delle tante specificità della Regione, Moirano si è detto convinto che «è giusto pagare costi anti-economici se ci sono disagi oggettivi: girando la Sardegna ho capito quali difficoltà ci sono per dimensionare correttamente l’offerta sanitaria». Il manager ha poi annunciato alcuni interventi a breve termine come una piattaforma contrattuale unitaria da sottoporre ai sindacati, la definizione di una strategia comune sulla sanità nuorese per il dopo-project ed una gara unica per la copertura assicurativa delle aziende sanitarie.

Fulvio Moirano, infine, ha assicurato che è sua intenzione assegnare ampie deleghe per la gestione del servizio sanitario sul territorio, tenendo per se soltanto la pianificazione strategica e la definizione delle “regole del gioco”.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Stefano Tunis e Alessandra Zedda (Forza Italia), Luigi Ruggeri (Pd), Anna Maria Busia (Misto), Christian Solinas (Psd’Az) e Gianfranco Congiu (Pds).

 

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Tre consiglieri regionali del Partito democratico, Luigi Ruggeri, Salvatore Demontis e Alessandro Collu, hanno presentato una proposta di nuova legge elettorale, il “Sardellum”.

«Non è la proposta di legge elettorale del Pd ma un contributo di alcuni consiglieri del Partito democratico al dibattito già in atto sulle regole per eleggere il nuovo Consiglio regionale». Così il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha introdotto la presentazione alla stampa della proposta di legge statutaria elettorale sottoscritta oltreché dall’ex sindaco di Quartu anche dai suoi colleghi di gruppo e di partito, Salvatore Demontis e Alessandro Collu e che punta ad introduce i collegi con il maggioritario ma che prevede anche l’assegnazione dei seggi  con il proporzionale nella circoscrizione unica regionale .

I principi su cui fonda la proposta dei tre esponenti dell’area Soru sono tre: assicurare un’omogenea rappresentanza territoriale, garantire la parità di genere e preferire al modello dell’attribuzione delle preferenze il modello delle candidature uninominali.

La novità è rappresentata, infatti, dall’introduzione di 32 collegi (ciascuno con poco meno di 50mila elettori) in tutto il territorio della Sardegna ed in ciascun collegio è assegnato un seggio al candidato della lista più votata all’interno della coalizione più votata.

In tutto il territorio regionale, ogni gruppo di liste deve essere presente in almeno 26 seggi e i candidati dello stesso sesso non possono superare il 60% del totale, cioè per ogni lista i candidati di ciascun sesso sono presenti in almeno il 40% per cento dei collegi.

Ai trentadue seggi assegnati con il maggioritario si aggiungono i due seggi per il presidente vincente e quello per il miglior perdente, nonché i 26 seggi della circoscrizione unica regionale.

Alla coalizione del presidente vincente si attribuisce un premio di maggioranza del 55% se ha conseguito tra il 30% e il 40% dei voti validi mentre il premio sale al 60% se supera il 40%. Per raggiungere il valore del premio di maggioranza si computano anche i seggi attribuiti nei singoli collegi. Quindi, nella circoscrizione regionale si attribuiscono i 26 seggi rimanenti, necessari a raggiungere il premio di maggioranza, 33 seggi (55%) o 36 seggi (60%) compreso il presidente eletto. Per l’attribuzione dei seggi alla coalizione vincente nella circoscrizione regionale si utilizza il proporzionale (metodo D’Hont) e a ciascuna lista della coalizione sono sottratti i seggi già assegnati alla medesima lista nei collegi.

I seggi non attribuiti con il premio di maggioranza e al presidente eletto e al miglior perdente, vengono assegnati alle coalizioni perdenti nei collegi nei quali hanno ottenuto i migliori risultati percentuali: anche in questo caso si utilizza il proporzionale, metodo D’Hont, che è lo stesso che si adotta per l’assegnazione dei seggi alle singole liste all’interno delle coalizioni.

Sono previste tre soglie di sbarramento: 8% per le coalizioni; 4% per le liste non coalizzate e 2% per le liste facenti parte di una coalizione.

«Con questa proposta – ha spiegato Ruggeri – garantiamo la governabilità e la rappresentatività ai partiti minori, nonché un più ampio rinnovamento mettendo fine ai meccanismi del proporzionale con le preferenze.»

Salvatore Demontis ha insistito sulla rappresentanza garantita a tutti i territori della Sardegna ed ha mostrato contrarietà per la doppia preferenza di genere: «Sarebbe una doppia distorsione e con la doppia preferenza si favoriscono soltanto le alleanze tra le diverse correnti interne ai partiti e il tutto non va a vantaggio della trasparenza e della democrazia».

Il consigliere del Partito democratico ha quindi rimarcato come la parità di genere sia garantita dalla quota minima del 40% di candidature di ciascun sesso nei 32 collegi.

«Siamo in linea con le tendenze nazionali – ha concluso Salvatore Demontis – che vedono una rivalutazione del maggioritario con i collegi e non è un caso che la nostra proposta di legge segua le linee del Mattarellum per il Senato, tanto da poter dire che proponiamo un Mattarellum in salsa sarda: il Sardellum.»

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Le sei commissioni permanenti del Consiglio regionale hanno rinnovato questa mattina i rispettivi Uffici di presidenza secondo quanto previsto dall’art.29 del Regolamento interno.

Tre presidenze sono andate a consiglieri del Pd, una a testa a Sel, Psi e Udc.

Questa la nuova composizione.

I commissione “Autonomia e ordinamento regionale”

Presidente: Francesco Agus (Sel).

Vicepresidente: Alberto Randazzo (Forza Italia).

Segretari: Giuseppe Meloni (Pd) e Marcello Orrù (Psd’Az).

II commissione “Lavoro, cultura e formazione professionale”

Presidente: Gavino Manca (Pd).

Vicepresidente: Ignazio Locci (Forza Italia).

Segretario: Paolo Zedda (Rossomori) e Alfonso Marras (Udc). 

III commissione “Programmazione, bilancio e politiche europee”

Presidente: Franco Sabatini (Pd).

Vicepresidente: Christian Solinas (Psd’Az).

Segretari: Gianfranco Congiu (Pds) e Paolo Truzzu (FdI).

IV commissione “Governo del territorio, ambiente, infrastrutture, mobilità”

Presidente: Giuseppino Pinna (Udc).

Vicepresidente: Antonio Solinas (Pd).

Segretari: Pierfranco Zanchetta (Upc) e Giuseppe Fasolino (Forza Italia).

V commissione “Attività produttive”

Presidente: Luigi Lotto (Pd).

Vicepresidente: Luigi Crisponi (Riformatori).

Segretari: Gaetano Ledda (La Base) e Marco Tedde (Forza Italia).

VI commissione “Salute e politiche sociali”

Presidente: Raimondo Perra (Psi).

Vicepresidente: Edoardo Tocco (Forza Italia).

Segretari: Luigi Ruggeri (Pd) e Giorgio Oppi (Udc).

Consiglio regionale 90

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Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità le disposizioni per la prosecuzione delle attività previste dalla convenzione relativa alla gestione del progetto “Parco Geominerario”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n.382/A – Giunta regionale – Variazione del bilancio 2916 e del bilancio pluriennale 2026-2018.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto di sottoporre all’Aula la proposta di invertire l’ordine del giorno esaminando prioritariamente la PL n. 384 che riguarda i lavoratori del Parco Geominerario.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si è espresso in modo favorevole, sottolineando che si tratta di un provvedimento «urgente e prioritario che riguarda i lavoratori già rimandato più volte».

Il Consiglio ha approvato la proposta di inversione dell’ordine del giorno e, di conseguenza, sarà esaminata, come primo punto, la PL n. 384/A – Pietro Cocco e più – Disposizioni per la prosecuzione delle attività previste dalla convenzione relativa alla gestione del progetto denominato “Parco Geominerario” e modifiche alla legge regionale 6/2016 (Legge di stabilità 2016). Il presidente Ganau ha però precisato che non è ancora pronto il testo nella sua stesura definitiva e ha quindi sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il provvedimento è stato illustrato dal relatore Pietro Cocco, capogruppo del Pd. Cocco ha riassunto le tappe più recenti della vicenda del Parco Geominerario che risale al 2011, soffermandosi poi sulla proposta in esame che, in due articoli, «chiarisce in primo luogo la norma per quanto riguarda i destinatari includendo oltre ai lavoratori socialmente utili anche quelli svantaggiati in base alla normativa nazionale e regionale, con particolare riferimento a quelli provenienti dalle crisi Rockwoll e Italcementi; l’altro articolo prevede la proroga della convenzione per un anno e comunque per il tempo necessario a predisporre un bando pubblico internazionale il cui schema è stato approvato dalla Giunta venerdì scorso». Si tratta di un provvedimento di grande interesse pubblico, ha aggiunto Cocco, «che fra l’altro riguarda ben 87 Comuni di tutte le aree della Sardegna».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sottolineato che ۚ«si tratta di una partita di grande importanza per la Regione e in particolare per alcune zone della nostra Regione di grandissimo prestigio, perché la valorizzazione dei siti del Parco geominerario sono un patrimonio importante, così come è significativo dare un segnale preciso ai lavoratori, necessario perché nel frattempo la materia aveva subito molti cambiamenti». Ambiente, miniere, cultura e identità, ha aggiunto la Zedda, «sono parti di un sistema di valorizzazione del territorio che non riguarda solo le bonifiche ma anche molti altri progetti che devono avere continuità, per cui è auspicabile che nel corso di quest’anno si lavori per un bando ben fatto».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Ignazio Locci ha messo l’accento sul fatto che il provvedimento non contiene «solo una modifica finalizzata alla solita proroga, ma cambia radicalmente l’impostazione politica e noi siamo favorevoli, perché si passa da un impiego delle risorse ripartite per cantieri ad un programma articolato che prevede l’impiego dei lavoratori per la realizzazione di progetti». C’è un cambio di visione positivo, secondo Locci, «anche se non va dimenticato che restano i ritardi complessivi sulle politiche attive del lavoro ed è evidente che i tempi della politica non coincidono con le esigenze reali dei lavoratori; con questo provvedimento insomma si rimettono in gioco 500 lavoratori ma soprattutto si sottolinea la continuità di un progetto legato all’occupazione ed al lavoro vero».

Ancora per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis ha parlato del Parco Geominerario come «uno dei progetti che hanno caratterizzato maggiormente le politiche della Regione, certamente con le sue ombre ma comunque con un percorso che in dieci anni ha dato consentito a centinaia di lavoratori di avere un impiego stabile diverso dall’inquadramento nella pubblica amministrazione e questo è un grande risultato». Un risultato, ha precisato Tunis, «che riconosce la centralità delle risorse umane come contesto in cui trovare nuove quadrature politiche e amministrative, partendo dai risultati non solo del progetto Geoparco ma anche dei territori, degli Enti locali e di percorsi formativi e lavorativi fondati proprio sul capitale umano».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, tornando per un attimo alle origini della lunga vicenda, ha ricordato «la prima gara di molti anni fa che vide coinvolti alcuni ministeri con un progetto che impegno due imprese riunite in una associazione temporanea». Ci furono contrasti anche molto forti e manifestazioni di lotta dei lavoratori, ha continuato Oppi nella sua ricostruzione, «soprattutto per le difficoltà dell’Ati di operare nel sistema-Parco con l’Igea che non consentiva l’accesso ai siti ed impediva quindi di predisporre buoni progetti, peraltro di competenza dei ministeri interessati, spingendo la Regione a ripetuti interventi per risolvere i conflitti». Dopo questo periodo difficile, ha detto ancora Oppi, «il progetto è definitivamente decollato ed ai lavoratori Lsu si sono aggiunti nel tempo anche quelli ex Rockwool; tutti hanno fatto lavori eccellenti sul territorio, a Buggerru e in tante realtà; ora la Regione deve farsi carico delle nuova gara internazionale con un programma ben strutturato, superando una stagione dove si è ripetutamente rischiato di mandare per strada queste persone a causa della conflittualità fra Ati ed assessorato al Lavoro».

Oscar Cherchi (Forza Italia) dopo aver sottolineato l’importanza del progetto del Parco Geominerario ha criticato il metodo utilizzato: «Oggi si arriva a una proroga perché nella legge di stabilità non si è scritto in modo chiaro quale sarebbe stato il futuro del Parco Geominerario – ha detto Cherchi – il bando internazionale si poteva fare sei mesi fa invece si è atteso e si è messa paura ai lavoratori».

Il consigliere azzurro ha poi ricordato che il progetto del Parco metteva al centro il capitale umano: «Un progetto che prevedeva addirittura l’aumento delle figure professionali per la valorizzazione di un sistema archeologico che è a fondamento della nostra cultura – ha affermato Cherchi – ora c’è la necessità di dare certezze non solo ai lavoratori che chiedono di essere stabilizzati ma anche a  chi spera di entrare a far parte del progetto».

Edoardo Tocco (Forza Italia) dopo aver rivolto un plauso alla maggioranza per aver presentato la proposta di legge ha rivendicato il ruolo costruttivo della minoranza: «Quando si tratta di lavorare per il benessere sociale l’opposizione è sempre pronta – ha detto Tocco – questa norma dà una risposta definitiva ai lavoratori del Parco Geominerario ed elimina malumori che andavano avanti da tempo».

Secondo l’esponente della minoranza, il Consiglio con la norma in discussione dà un segnale positivo all’esterno. «Quando si lavora insieme si riesce a ottenere risultati importanti – ha sottolineato Tocco – oggi diamo una risposta a oltre 500 lavoratori. Questo però non basta, il Consiglio è pronto a fare la sua parte, la speranza è che si portino avanti altri progetti».

Secondo il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta i complimenti sentiti in aula devono essere rivolti a tutte le maggioranze che negli ultimi anni si sono succedute alla guida della Regione. «Il progetto del Parco Geominerario ha sempre avuto la condivisione di tutti per la valenza che assume nel territorio – ha rimarcato Carta – oggi si dà una sicurezza e una tranquillità per proseguire un’esperienza che mira alla valorizzazione di aree di pregio e al recupero di quelle degradate. L’obiettivo non è solo dare un reddito a chi lo ha perso ma creare altri posti di lavoro stabili. Questo lo si può fare con la valorizzazione dei nostri beni ambientali, culturali e archeologici».

Fuori dal coro, invece, l’intervento del capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha espresso forti perplessità per i toni “trionfalistici” utilizzati da maggioranza e opposizione. «Finora si è proceduto con rinnovi annuali della convenzione, non si dice, però, che esiste un contenzioso con la società pugliese – ha detto Dedoni – siamo convinti di dare tranquillità agli operai? Siamo sicuri che Giunta e maggioranza abbiano fatto fino in fondo il loro dovere anche sul fronte della richiesta dei cofinanziamenti allo Stato? La Regione finora ha coperto i costi. La Giunta non ha trovato una soluzione adeguata per ciò che dice lo Statuto del Parco Geominerario. Non si è voluta garantire la giusta partecipazione ai comuni. La programmazione deve interessare tutta la Sardegna e non solo il Sulcis-Iglesiente».

Secondo Dedoni, per l’attuazione del progetto del Parco non sono stati fatti tutti i passi necessari. «La Regione continua a mettere i danari per evitare di mandare a casa i lavoratori ma non vengono chiariti tutti gli aspetti del progetto, c’è la paura che a qualcuno venga sottratto un punto di interesse. E’ un modo di operare inqualificabile, non si può continuare così, non è dignitoso per quest’aula. Vanno riscontrate le incongruenze senza attendere l’intervento della magistratura. Il bando internazionale deve essere chiaro e deve dare certezze definitive per il futuro degli operai che non devono lavorare a scadenza. Occorre dire basta al regime di prorogatio che va avanti dal 2001».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha chiesto di aggiungere alla proposta di legge le firme di tutti i capigruppo. «Per primi abbiamo proposto la procedura d’urgenza per l’approvazione del provvedimento offrendo il nostro contributo per arrivare a una soluzione positiva – ha detto Rubiu – lascerei però in frigo la bottiglia di spumante».

Secondo Rubiu, il ricorso alla proroga evita una scenario pericoloso ma non risolve il problema alla radice. «Ati Ifras ha svolto un ruolo importante per gli 87 comuni della Sardegna, ha contribuito a dare decoro al territorio ma non ha raggiunto gli obiettivi originari: la salvaguardia e il ripristino ambientale dei siti con la conseguente valorizzazione del loro patrimonio culturale e archeologico. Questi potevano diventare per l’Isola una fonte di sviluppo e occupazione, così non è stato».

Il capogruppo dell’Udc ha invocato, infine, la stabilizzazione dei 525 lavoratori del Geoparco: «La proroga non è un modello che ci interessa, serve per risolvere l’emergenza. Il bando internazionale darà una possibilità per altri tre anni ma alla fine si riproporrà lo stesso problema. Serve dunque una soluzione a lungo termine che garantisca i posti di lavoro e ponga le basi per la valorizzazione ambientale e culturale dei nostri siti».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, rispondendo alla richieste del collega Rubiu, ha dato il suo assenso alla richiesta di aggiungere le firme di tutti i capigruppo alla proposta di legge. «Questo darà più forma alla proposta – ha detto Cocco – noi andiamo avanti con le convenzioni dal 2001, è evidente che si tratta di una soluzione temporanea in attesa di predisporre un bando di gara. Occorre una soluzione definitiva che rispetti il progetto, garantisca le bonifiche e la valorizzazione dei territori. C’è un lavoro immane da fare».

Il capogruppo del Pd ha poi ricordato che l’accordo originario per il Geoparco prevedeva un finanziamento statale di 1600 miliardi di lire per le bonifiche. «Solo una parte è stata spesa, lo Stato non ha poi trasferito le risorse – ha concluso Cocco – serve una battaglia per sbloccare queste risorse e renderle disponibili ai comuni. Ora però occorre concentrarsi sul fatto che i lavoratori devono mantenere l’occupazione e che i servizi devono essere garantiti. Questo si può fare solo con la proroga».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis (Fi) si è detto favorevole al provvedimento ed ha ricordato che è un’ iniziativa del Consiglio regionale: «Siamo disponibili ad aggiungere le firme alla proposta di legge ma deve essere chiaro che si tratta di un provvedimento tampone che scongiura il licenziamento di oltre 500 lavoratori e certifica il fallimento delle politiche attive del lavoro da parte della Giunta regionale».

«La Giunta – ha affermato il capogruppo della minoranza – chiede la proroga di un anno per evitare un epilogo negativo per i lavoratori del parco Geominerario e dell’Ati-Ifras e  la situazione fotografa lo stato del lavoro in Sardegna dove aumenta la disoccupazione e si riducono i consumi». Pittalis ha proseguito con le critiche alla Giunta e ha definito autentiche bufale “i patti” sottoscritti di recente con il Governo.

«Basta con gli inganni ai sardi – ha tuonato l’esponente Fi – e basta alimentare false aspettative nei territori sul lavoro e l’occupazione».

Pietro Pittalis ha quindi insistito sul ritardo con il quale la Giunta procede con il bando internazionale ed ha dichiarato il voto favore: «Ma questo voto equivale ad una dichiarazione di sfiducia all’operato della Giunta regionale».

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha precisato di intervenire in veste di vice presidente dell’esecutivo regionale per sottolineare “l’importanza che la Giunta attribuisce al provvedimento in discussione, il cui obiettivo è quello di tutelare l’interesse primario dei lavoratori e salvaguardare il servizio pubblico che questi lavoratori stanno garantendo”.

L’assessore ha quindi evidenziato che la proroga che il Consiglio si accinge a votare “è concessa in presenza di una riscrittura dell’intervento operativo e nell’imminenza del bando europeo”. «Il nostro progetto – ha spiegato Paci – mette al centro l’interesse dei lavoratori e l’interesse pubblico che non è quello di garantire profitto a chi tanti anni fa ha vinto una gara d’appalto e se l’è vista prorogare di volta in volta con un profitto del 15% sul costo del lavoro».

«Oggi – ha proseguito il vicepresidente della Regione – diamo la proroga sapendo che il quadro è cambiato grazie al lavoro serio di questa giunta e di questa maggioranza».

L’assessore ha concluso l’intervento ribadendo il favore della Giunta alla Pl. 384 e replicando alle critiche arrivate da alcuni esponenti della minoranza ha ricordato i principali interventi posti in essere dalla Giunta per il lavoro e lo sviluppo.

Il capogruppo di Fi, Pittalis ha quindi chiesto la possibilità di conoscere i nuovi progetti approvati sul Parco Geominerario e l’assessore Paci ha assicurato che è in corso la trasmissione dei documenti al Consiglio regionale.

In sede di dichiarazione di voto il capogruppo dei Riformatori, Dedoni, ha sottolineato che “non vi è traccia di nuovi progetti e nuovi piani operativi e che dunque la proroga è votata senza novità rispetto al passato”.

Marco Tedde (Fi) ha annunciato  voto favorevole nonostante alcune considerazioni critiche: siamo in ritardo e qualcuno è responsabile del ritardo con il quale si procede.

«La Giunta dedica troppo tempo all’autopromozione – ha concluso Tedde – e poco alla ricerca delle soluzioni concrete per risolvere i problemi».

Ignazio Locci (Fi) ha affermato: «Faccio un plauso all’assessore Paci e la Giunta per aver cambiato posizione affermando come prioritario l’interesse di tutti i lavoratori del Parco Geominerario. Voto a favore».

Annmaria Busia (Cd, Misto) ha dichiarato voto a favore ma “con vergogna”. «Voto a favorevole  solo per i lavoratori perché la politica dal 2001 è responsabile di una situazione disperata che abbiamo ereditato, basta a ricordare che nel 2001 non si è svolte alcuna gara ma i servizi sono stati affidati con affidamento diretto all’Ati-Ifras».

Giorgio Oppi (Udc) ha dichiarato voto a favore: «Preciso che dal 2004 al 2009 governava il centrosinistra e in Giunta sedeva anche l’attuale presidente dell’esecutivo, annuncio, dunque, una richiesta di accesso agli atti sull’argomento».

Piero Comandini (Pd) ha annunciato voto a favore: «Ricordo però che il Parco Geominerario rappresenta una delle più grandi incompiute della Regione». (A.M.)

Il consigliere Alberto Randazzo si è detto a favore «ma allibito perché è mancata trasparenza soprattutto sui rapporti fra i lavoratori e Giunta regionale; ha rispetto per i 500 lavoratori che stanno tutti i giorni nei cantieri ma sarebbe stato meglio sopprimere dal testo le parole “in attesa” perché così si alimenta ulteriore incertezza». Il Consiglio, ha concluso, «ha diritto di conoscere tutti i documenti che riguardano il progetto del Parco Geominerario».

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha precisato di essere a favore «ma senza grande entusiasmo, perché da una parte va dato il giusto peso alle innovazioni introdotte dalla Giunta senza peraltro dimenticare i problemi di un affidamento senza controlli sulle attività svolta anche se in questa situazione non si poteva fare diversamente: però dall’altra restano alcuni elementi di amarezza perché si sta continuando ad assicurare stabilità lavorativa a persone che provengono da grandi crisi industriali, a differenza di quanto accade nei contesti di piccole e piccolissime imprese di cui quali nessuno si fa carico».

Il consigliere del gruppo Misto Mario Floris ha messo in evidenza in apertura che in realtà «l’affidamento di cui si parla è stato deciso a suo tempo non dalla Regione ma dai ministeri competenti». Ricordando poi la sua intenzione di intervenire sull’ordine dei lavori e riferendosi al dibattito sulla riforma costituzionale, Floris ha sostenuto che «quanto accaduto recentemente presenta molte anomalie, in ordine ad una riforma costituzionale che ci dà la dimensione dei pericoli che corriamo; rispetto a questo non possiamo restare indifferenti e, soprattutto, non possiamo restare indifferenti rispetto ad un Governo che entra a gamba tesa nella competizione referendaria, cosa mai accaduta nel passato, per sferrare un attacco fortissimo contro l’autonomia regionale».

Il presidente Ganau ha osservato che alcuni temi sollevati dal consigliere Floris non sono attinenti al dibattito ed al passaggio consiliare delle dichiarazioni di voto.

Il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi, dopo aver premesso che «sarebbe stato giusto lasciare la parola al presidente Floris perché si può intervenire anche durante le dichiarazioni di voto, ha detto che «qualcuno tenta di difendere l’intervento della Giunta ma non si può dimenticare che sono passati tre anni trascorsi i quali non si può parlare di un grande progetto e non si può prendere in giro il Consiglio regionale, basta con i richiami strumentali al passato perché a metà legislatura non reggono più, che la maggioranza si metta d’accordo con se stessa».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis si è dichiarato favorevole alla legge «ma questo voto non si può far passare nè come giudizio storico nè come valutazione su quanto proporrà la Giunta regionale; il senso del voto è piuttosto quello di dare ai lavoratori la garanzia che, in attesa della definizione del progetto ci sarà la continuità lavorativa; è vero che ci sono problemi non sono attribuibili al Consiglio su responsabilità e controlli, ma il Consiglio deve legiferare tenendo presente l’interesse pubblico».

Il capogruppo di Foza Italia Pietro Pittalis, in premessa, ha lamentato la sottovalutazione dell’intervento del consigliere Floris che stava per formulare una proposta sull’ordine dei lavori «perché qualcuno sta confezionando msu specialità ed autonomia della Sardegna anche con le recenti visite della signora ministro (perché non ci sto a storpiare la lingua italiana), tentando di mettere la sordina al dibattito sull’autonomia sarda in presenza di una riforma costituzionale». Sul provvedimento, secondo Pittalis, «è sbagliato sovrapporre ruoli politici ad altri perché qualcuno ha conflitti di interesse e lucra sulle spalle dei lavoratori e spero di avere l’occasione di approfondire queste questioni con una operazione verità; l’assessore Paci, poi, parla di piano ma il piano non c’è».

Il consigliere Angelo Carta, sardista, ha ricordato che «l’assessore Mura venne in conferenza dei capigruppo a proporre il ricorso all’art. 102 ed alla procedura d’urgenza per istituire una commissione di analisi sulle procedure seguite perché in assessorato non c’è nessuno disposto a farlo, in modo da consentire al dirigente di firmare il provvedimento; questo accadde in estate, segno che la pratica era rimasta molto indietro».

Christian Solinas, anch’egli sardista, ha affermato che «la volontà politica è comune ma questa non è la soluzione, perché l’amministrazione proroga decine di convenzioni in attesa delle gare, mentre qui si sta prorogando con l’ombrello del Consiglio regionale pur non essendo una sua competenza e l’operazione è di natura diversa e copre, fra l’altro, chi è fuggito di fronte alle sue responsabilità».

Subito dopo il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge e, successivamente i primi 3 articoli che la compongono all’unanimità, con 54 voti.

Sull’art. 3/bis il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sollecitato chiarimenti sulle coperture finanziarie, sia del 2016 (che sarebbe solo parziale) che per gli anni successivi.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha precisato che, per il 2016 le coperture sono da completare, per circa 8 milioni, mentre quelle per gli altri anni dovranno essere analizzate alla luce del nuovo bando. Subito dopo il Consiglio ha approvato anche l’art.3/bis.

Prima del voto finale, prendendo la parola per dichiarazione di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha ribadito il parere favorevole del gruppo, osservando però, anche sulla base di quanto affermato dal consigliere Christian Solinas, che «ci sono elementi che potrebbero determinare l’impugnazione da parte del governo perché la proroga di una gara è un atto amministrativo che rientra nella sfera gestionale e non in quella legislativa; il Consiglio, quindi, sta esercitando un ruolo di supplenza nei confronti della Giunta troppo attenta al marketing e all’autopromozione ma qui sono in gioco questioni diverse cioè, nello specifico, fare atti amministrativi nei tempi stabiliti, questo modo di procedere è uno schiaffo all’ordinamento regionale e prima o poi dovremo riflettere su questa maniera sbagliata di legiferare».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda si è detta dispiaciuta dall’andamento del dibattito «perché dalla minoranza sono arrivati segnali di distensione ma non al punto di dimenticare che questa partita è aperta da tre anni; per carità, sappiamo che è una partita complessa nella legittimità e che occorre salvaguardare i posti di lavoro mettendo in campo un nuovo progetto, ma è inutile negare che ci sono state incomprensioni fra la Giunta e la maggioranza; lo dimostra anche l’intervento dell’assessore Paci al posto dell’assessore Mura, competente per materia».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione la legge che il Consiglio ha approvato con 54 voti favorevoli. Subito dopo ha tolto la seduta.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della legge che è stata approvato all’unanimità (52 voti favorevoli su 52 votanti).

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

La commissione Sanità ha approvato con i soli voti della maggioranza la manovra di assestamento di bilancio (per la parte relativa al sistema sanitario regionale) contenuta nel disegno di legge n. 382 della Giunta che a breve passerà all’esame del Consiglio.

L’opposizione, attraverso i consiglieri Giorgio Oppi dell’Udc, Michele Cossa dei Riformatori ed Edoardo Tocco di Forza Italia, è intervenuta ad inizio seduta sull’ordine dei lavori annunciando di non voler prendere parte alla seduta e segnalando che, a suo avviso, il mancato rinnovo delle commissioni entro la scadenza fissata dall’art. 9 del Regolamento costituisce “un’anomalia senza precedenti” che, di conseguenza, «determina l’illegittimità degli atti compiuti dagli organismi consiliari». Sul punto, il presidente Raimondo Perra ha replicato ricordando che il presidente del Consiglio, unico organo cui è attribuita la decisione finale sull’interpretazione del Regolamento, ha autorizzato la prosecuzione dei lavori delle commissioni.

Per quanto riguarda il contenuto della manovra di assestamento relativa alla Sanità, il provvedimento è stato illustrato dall’assessore Luigi Arru.

Luigi Arru ha affermato che «l’intervento più consistente prevede la copertura del disavanzo 2015 di oltre 340 milioni attraverso un intervento aggiuntivo di 120 milioni rispetto a quanto già stabilito dalla finanziaria 2016». «Tale intervento – ha spiegato – si rende necessario per rientrare nei parametri del Ministero della Salute, che la Regione deve rispettare essendo sottoposta ad un piano di rientro, che ammettono uno scostamento massimo del 10% fra costi ed entrate». «Inoltre – ha proseguito – la maggiore disponibilità di risorse consentirà al sistema di rispettare i tempi medi dei pagamenti ai fornitori».

«Altri interventi – ha aggiunto ancora Arru – riguarderanno lo stanziamento di 3.370 milioni a favore della Asl 1 di Sassari per i maggiori costi sostenuti a seguito dell’estinzione della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe e relativo trasferimento di funzioni, beni mobili ed immobili e rapporti giuridici attivi e passivi all’azienda sanitaria, e la rimodulazione dell’intervento delle politiche sociali attraverso le leggi di settore, in modo da poter utilizzare anche risorse europee oltre i fondi regionali e nazionali (complessivamente 18 milioni).»|

L’assessore della Sanità si è poi soffermato sul bando europeo istitutivo del servizio di Elisoccorso, annunciando la presentazione di uno specifico emendamento in sede di assestamento di bilancio per accelerare le procedure e perfezionare un accordo con la Regione Lombardia. «Abbiamo fatto questa scelta in condizioni di emergenza – ha precisato Arru – perché rischiavamo uno slittamento del bando di altri 6 mesi, un bando molto complesso e ricco di tecnicalità dal cui buon esito dipende il successo della riforma che abbiamo impostato». «Lo schema di contratto per 9 anni ad un costo complessivo di 90 milioni – ha aggiunto – prevede la dislocazione dei mezzi nelle basi di Alghero, Cagliari ed Olbia (di cui Olbia H24) per assicurare interventi di primo soccorso nel tempo massimo di 20 minuti all’interno di un raggio di copertura di 50 miglia; si tratta di uno schema che potrà essere verificato e migliorato dopo una valutazione dei risultati sul campo».

Nel successivo dibattito hanno preso la parola le consigliere regionali Daniela Forma e Rossella Pinna del Pd, Augusto Cherchi del Pds, Lorenzo Cozzolino e Luigi Ruggeri ancora del Pd, Fabrizio Anedda del Misto, Emilio Usula dei Rossonori e Luca Pizzuto di Sel.

Le audizioni della commissione proseguiranno domani, alle 9.30, con gli interventi programmati di Anci, Associazioni e Tribunale di Cagliari sulla proposta di legge relativa ad “Interventi per la promozione e la valorizzazione dell’amministratore di sostegno a tutela dei soggetti deboli”.

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Luigi Arru 2 copia

La commissione Sanità ha approvato il regolamento istitutivo del Registro regionale dei tumori.

«Il registro regionale dei tumori è uno dei più complessi interventi di sanità pubblica che, attraverso una governance unica frutto della condivisione di dati e competenze, assicurerà una programmazione più efficace delle politiche sanitarie – ha detto l’assessore della Sanità Luigi Arru illustrando i punti principali del regolamento alla commissione consiliare –

Rispetto alla realtà precedente (due registri locali costituiti a Sassari negli anni ’90 e poi a Nuoro con una copertura complessiva del 43% della popolazione), il registro regionale consentirà al sistema sanitario regionale di fare un salto di qualità. L’assessore Arru ha sottolineato infatti che quello della Sardegna, uno dei primi in Italia, «consentirà agli operatori di poter lavorare finalmente in rete ed in tempo reale grazie alla disponibilità di una quantità enorme di dati, che comprenderanno ogni passaggio clinico del paziente oncologico, dalla diagnostica agli accessi ospedalieri ed ambulatoriali, dagli interventi chirurgici ai percorsi terapeutici di ogni singola patologia».

«Dal punto di vista organizzativo – ha aggiunto l’assessore – la Sardegna è stata divisa in tre macro-aree territoriali (nord, centro e sud) che faranno riferimento alla struttura di coordinamento funzionale di Sassari, creando un circuito di scambio continuo di informazioni che interesserà anche analoghe realtà nazionali e la comunità scientifica. Va sottolineata la possibilità di utilizzare, condividere ed analizzare i dati della mobilità oncologica dalla Sardegna verso l’esterno, concentrata prevalentemente su Lombardia ed Emilia Romagna oltre alla Liguria per le patologie pediatriche.»

La cornice normativa del regolamento, nel quale confluiranno dati sensibili, è stata oggetto di un articolato confronto con il Garante nazionale della privacy, che ha espresso il suo parere positivo nello scorso mese di aprile.

Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri regionali Augusto Cherchi (Pds), Lorenzo Cozzolino, Luigi Ruggeri, Rossella Pinna e Daniela Forma del Pd, Fabrizio Anedda del Misto ed Emilio Usula dei Rossomori.

Dopo l’approvazione della commissione il regolamento passerà all’esame del Consiglio.