28 March, 2024
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Sono state ricordate stamane, a Gonnesa, nel corso di una breve cerimonia, le vittime della rivolta popolare del mese di maggio 1906. Alla presenza dei sindaci di Gonnesa Hansel Cristian Cabiddu, Iglesias Mauro Usai e Buggerru Laura Cappelli, e del presidente del Consiglio comunale di Iglesias, Daniele Reginali, è stata deposta una corona d’alloro, benedetta dal parroco del paese, davanti alla lapide sistemata all’esterno del Municipio, il 23 maggio 1976, in occasione della celebrazione del 70°, nella quale si legge: «1906-1976, nel 70° anniversario Gonnesa operaia dedica a quanti tra i suoi figli pagarono con la vita o la perdita della libertà. La conquista di migliori e più umane condizioni di vita e di lavoro. Gonnesa, addì 23 maggio 1976». Erano presenti anche il segretario generale della CGIL della Sardegna Sud Occidentale Antonello Congiu, il segretario della Filctem CGIL Emanuele Madeddu, Franco Bardi della Fiom CGIL e l’ex segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, Roberto Puddu.

«La rivolta fu la prima presa di coscienza dello sfruttamento cui era sottoposta la classe lavoratrice sarda. I primi minatori lavoravano in condizioni gravissime che rasentavano la schiavitù: il lavoro era continuo e logorante, molto pericoloso e sottopagato. Mancava qualsiasi forma di assistenza sociale e previdenziale da parte dello stato e il lavoratore con la misera paga non era in grado di sfamare la propria famiglia. L’operaio, inoltre, era legato all’azienda da un vincolo che prese il nome di “Ghignione”. Questo era un buono acquisto di cui si poteva usufruire soltanto nello spaccio dell’industria, che vendeva a prezzi più alti dei negozi le merce scadente. Queste condizioni portarono scontenti e malumori che sfociarono nella rivolta del maggio del 1906. La rivolta fu spontanea e dettata da fame e disperazione: i dimostranti chiedevano l’intervento del sindaco sul caro-viveri, dazio e tasse comunali. Dopo aver incendiato la cantina e l’ufficio del dazio, da Gonnesa, la manifestazione si diresse verso Bacu Abis e Nebida. L’epilogo fu tragico: i carabinieri arrivati da Iglesias spararono sulla folla. A Nebida ci furono due morti e quindici feriti, a Gonnesa tre morti e diciassette feriti. Oggi il 20 maggio, a Gonnesa, è festa civile.»

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Al fine di snellire le incombenze burocratiche per le attività commerciali, favorire ed incentivare la somministrazione all’aperto di cibi e bevande, e facilitare l’adozione delle misure di prevenzione e contenimento dell’infezione Covid-19, il comune di Iglesias ha stabilito che le richieste per l’occupazione del suolo pubblico con tavolini, sedie ed ombreggi, presentate dai titolari di bar e ristoranti, ed approvate per l’anno 2019, siano prorogate d’ufficio per l’anno in corso.
Il numero dei componenti dei dehors (tavolini e sedie), che potranno essere posizionati nello spazio concesso, dovranno rispettare gli standard stabiliti in base alle indicazioni della Regione Autonoma della Sardegna ed alle linee guida predisposte dall’INAIL in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità.
La proroga è riferita esclusivamente alle superfici occupate nell’anno 2019 e non al numero di tavolini e sedie che dovranno essere collocati nel rispetto delle normative sul distanziamento che il Governo e la Regione Sardegna adotteranno in questi giorni.
Il provvedimento sarà efficace nel momento in cui verranno comunicate dal Governo le indicazioni relative ai protocolli di apertura, alle misure di prevenzione ed alle prescrizioni di sicurezza
Per tutte le nuove richieste o nel caso di ampliamento di concessioni prorogate da tale provvedimento, dovrà essere seguito il normale iter (presentazione progetto e domanda di occupazione) finalizzato all’accoglimento o meno della concessione del suolo pubblico.
«Un provvedimento che si aggiunge alle esenzioni tributarie relative alla Tari e alla Tosap, e vuol rappresentare una misura concreta rivolta allo snellimento delle incombenze burocratiche per i titolari delle attività di ristorazione, tra i più colpiti dall’emergenza sanitaria in corso, permettendo inoltre di autorizzare più velocemente le nuove richiesteha messo in evidenza il sindaco Mauro Usai -. Auspico che possano essere accolti il protocollo e le linee guida presentate dalla Regione Emilia Romagna del presidente Stefano Bonaccini, improntate ad una ripresa delle attività di ristorazione che riveda, riduca e renda più razionale l’utilizzo degli spazi interni ed esterni dei locali, valorizzando il contributo dei titolari delle attività ed il senso di responsabilità degli stessi avventori.»

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E’ durissima la critica di 6 consiglieri di minoranza al sindaco di Iglesias (Federico Garau, Francesca Tronci, Bruna Moi, Luigi Biggio, Simone Saiu ed Alberto Cacciarru), Mauro Usai, sull’interpretazione data ai protocolli INAIL emanati dal presidente Franco Bettoni per il contenimento del contagio da Covid-19.

«In data odierna il presidente INAIL Franco Bettoni, tramite una conferenza stampa ha dichiarato che le linee guida emanate per l’apertura delle attività commerciali non sono da considerarsi “disposizioni vincolanti”, ma bensì contributi di carattere scientifico, per cui forniscono ipotesi di modulazione delle misure di contenimento del contagio già note, anche attraverso criteri per l’individuazione di misure di prevenzione e protezione, specificando inoltre che è evidente che non si tratta di linee guida impartite alle imprese, in quanto né l’Inail né l’Iss sono titolati ad emanare – si legge in una nota dei consiglieri Federico Garau, Francesca Tronci, Bruna Moi, Luigi Biggio, Simone Saiu ed Alberto Cacciarru -. Dichiarazione, quella del presidente Franco Bettoni, che sembra smentire categoricamente quella fatta dal sindaco Mauro Usai, il quale ha più volte ribadito che la riapertura delle attività commerciali di Iglesias sono state negate (dalla data di lunedì 11 maggio, ndr) in quanto mancavano le linee guida INAL.»

«Le parole del presidente INAIL Bettoni sciolgono ogni dubbio – aggiungono i rappresentanti dei gruppi consiliari di: Movimento 5 Stelle, Forza Italia ed Iglesias in Comune -. Le tanto attese linee guida non sono disposizioni vincolanti, ciò significa che la città di Iglesias avrebbe potuto tranquillamente seguire in totale sicurezza la scelta di altri comuni limitrofi. Nonostante il nostro indice RT fosse stato dichiarato “non classificabile” per via del basso numero di contagi, il sindaco Mauro Usai ha preferito condannare la città di Iglesias e le sue attività commerciali ad un’altra settimana di agonia economica. Una scelta, la sua, dettata da logiche e disposizioni arrivate dal coordinamento regionale del Partito Democratico.»

«Possiamo dunque tranquillamente affermare che Iglesias ha pagato le logiche di partitosottolineano i 6 consiglieri di minoranza -. In un momento come questo serviva coraggio ed amore per la propria città, invece si è preferito compromettere quasi irrimediabilmente il futuro di numerose attività commerciali della città. Una scelta folle che danneggerà gravemente l’economia cittadina.»

«Nella serata di oggi inoltre abbiamo dovuto attendere il comunicato presidente della Regione per sopperire alla mancanza di coraggio dei sindaci che hanno ritenuto di non dover aprire, ha annunciato di assumersi la responsabilità ponendo la parola fine al dibattito sul coefficiente RT Non classificabileconcludono Federico Garau, Francesca Tronci, Bruna Moi, Luigi Biggio, Simone Saiu ed Alberto Cacciarru –, spiegando per l’ennesima volta che era da intendersi, ovviamente, come inferiore al parametro dello 0,5%.»

 

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Settimana di riaperture per i settori dell’abbigliamento, calzature, gioiellerie, profumerie, studi di tatuaggi e servizi alla persona. Ma le linee seguite dai sindaci dei tre centri principali del Sulcis, sono molto diverse. Mentre Carbonia dà il via alle riaperture di tutti i settori, il sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci, va più cauto e decide di riaprire i negozi ma non i servizi alla persona, come parrucchieri ed estetisti. Ancora più dura la linea seguita dal sindaco di Iglesias, Mauro Usai, che decide di rimandare la data di apertura degli esercizi commerciali e dei servizi alla persona al 18 maggio, data in cui si attendono protocolli e linee guida più chiare.
«Abbiamo deciso di dar seguito all’ordinanza del presidente Christian Solinas, raccomandando agli esercenti di rispettare alla lettera tutte le prescrizioni da seguire – dichiara Paola Massidda, sindaco di Carbonia. Il nostro Comune ha avuto una situazione fortunatissima, dovuta al fatto che i nostri cittadini si sono comportati bene. Confidiamo che anche in questa “Fase 2” di riaperture continueranno a seguire le regole. Il nostro è un territorio in cui la disoccupazione è alta e rischiamo di non veder risollevare le serrande di quei commercianti che, in questi due mesi, hanno sofferto la crisi, dovuta alle prescrizioni del Covid. Prima che sia troppo tardi, è opportuno ripartire.»

Per concludere, il sindaco Paola Massidda fa un augurio ai commercianti della sua cittadina: «Siamo con loro con tutto il cuore, insieme a loro. Perché è con loro che può ripartire la città. Non devono sentirsi soli. Noi ci siamo».

Tanta speranza traspare dalle parole di Maddalena Cascìu, titolare, assieme al marito Franco, di una gioielleria di Carbonia: «Siamo felici di essere tornati nel nostro negozio, al nostro lavoro. Un lavoro a cui siamo affezionati perché lo svolgiamo dal 1981. Io spero che si riprenda la vita di prima. Sappiamo che c’è crisi ma almeno che si ricominci a vivere». Saltando le cerimonie religiose, si è persa una grossa fetta di mercato. «Non ci sono matrimoni, non ci sono battesimi, non ci sono più ricorrenzeprosegue Maddalena Casciu -. È saltato tutto.»

Tra i settori merceologici che risollevano le serrande, c’è quello di Alessia Mirai, titolare di un negozio di calzature a Sant’Antioco.
«La nuova apertura è stata emozionante, nonostante la grande paura confida Alessia Mirai -. Ritrovare in negozio i nostri clienti, che ci sostenevano tramite social, è stato davvero entusiasmante. Mi ha dato una carica che non pensavo di riuscire a trovare.» Però c’è anche la paura per quanto riguarda l’aspetto della salute. Prosegue Alessia Mirai: «C’è stato da capire come potersi comportare. Comunque, abbiamo sanificato tutto il locale e, inoltre, abbiamo acquistato anche delle salviette disinfettanti da fornire ad ogni cliente».
Com’è stato il rapporto con la clientela? «C’è stato un grandissimo rispetto da parte di tutte le mamme, che sono arrivate in negozio munite di tutte le precauzioni necessarie e hanno rispettato rigorosamente le distanze di sicurezza. I bambini son stati meravigliosi, perché son stati educati dai genitori a casa e quindi sapevano già come comportarsi. È stato bello vedere questo grande lavoro da parte delle famiglie.»

In conclusione, per quanto riguarda la tipologia di vendita, Alessia Mirai aggiunge: «Per chi ancora non se la sentisse di venire in negozio ci siamo organizzati per la consegna a domicilio».

Federica Selis

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A 100 anni dall’Eccidio dei minatori, uccisi l’11 maggio del 1920 nel corso delle manifestazioni per chiedere condizioni di vita e di lavoro migliori, la città di Iglesias ricorda le 7 vittime, gli iglesienti Raffaele Serrau di 23 anni, Pietro Castangia di 18, Emmanuele Cocco di 37 anni ed Attilio Orrù di 40, Efisio Madeddu di Villaputzu, di 40 anni, Salvatore Melas di Bonacardo, di 50 e Vittorio Collu di Sarroch di 18 anni, uccisi dalla forza pubblica mentre si dirigevano in corteo verso il Municipio, cercando di parlare con il Sindaco Angelo Corsi, che si era proposto come interlocutore per le rivendicazioni dei lavoratori in sciopero.

Nel corso della mattina, il sindaco Mauro Usai ed il presidente del Consiglio comunale Daniele Reginali, accompagnati dai primi cittadini di Gonnesa Hansel Cristian Cabiddu, Fluminimaggiore Marco Corrias e Buggerru Laura Cappelli, e dai rappresentanti delle sigle sindacali, hanno deposto una corona d’alloro in ricordo della vittime sulla lapide posta sul luogo dell’Eccidio, in via Satta, e sul monumento ai minatori caduti nel cimitero civico.

Una commemorazione che quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria in corso, ha dovuto rispettare un rigido protocollo, che ha reso necessario rinviare la tradizionale rappresentazione dell’Eccidio affidata agli studenti dell’Istituto Comprensivo Eleonora d’Arborea, che ogni anno, sotto la guida dei docenti, mettevano in scena i fatti di quel giorno negli stessi luoghi, avvenimenti ricostruiti grazie ad un importante lavoro di ricerca e di analisi storica.
A causa delle norme di prevenzione Covid-19, quest’anno la commemorazione è avvenuta senza l’abituale corteo che accompagnava i rappresentanti delle Istituzioni fino al cimitero civico.

Il sindaco di Iglesias, Mauro Usai, ha ricordato l’importanza delle lotte che hanno portato i minatori di Iglesias a fare la storia del movimento operaio nazionale, «una parentesi tragica che ha però portato ad acquisire diritti imprescindibili per tutti i lavoratori, anche se ancora oggi, in alcune parti del mondo questi diritti vengono tuttora calpestati».
Come nel caso dei piccoli minatori del Congo, dove le milizie locali controllano le miniere da cui si estrae il Coltan, minerale utilizzato per la costruzione dei componenti per gli smartphone e costringono alla schiavitù tantissimi bambini, obbligati a lavorare in condizioni disumane ed oggetto di violenze quotidiane.
Un paradosso ricordato dai partecipanti, concordi nel sottolineare come ancora oggi tanti lavoratori siano costretti a lottare per chiedere diritti e dignità sul luogo di lavoro.

L’auspicio del sindaco di Iglesias è stato quello di poter al più presto rendere il dovuto omaggio ai minatori caduti cento anni fa, perché come ha sottolineato, «l’impegno per un futuro più equo nasce dalla memoria, dal tenere vivo il ricordo del sacrificio di tanti lavoratori, come quelli che hanno perso la vita l’11 maggio del 1920, perché solamente riappropriandoci della nostra storia possiamo creare i presupposti per un futuro migliore».

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Gli esercizi commerciali e i servizi di cura alla persona, a Iglesias, riapriranno lunedì 18 maggio. 

«L’ordinanza del presidente della Regione Autonoma della Sardegna n. 20 del 2 maggio 2020, con riferimento agli articoli nn. 23 e 24, a partire dall’11 maggio delega ai Sindaci la possibilità di permettere l’apertura di attività di rivendita come negozi di abbigliamento, di calzature, gioiellerie e profumerie, e di servizi di cura alla persona come parrucchieri, estetisti e tatuatori, limitando le aperture alle suddette attività, ed escludendo la piena apertura al pubblico dei servizi di ristorazione, come bar e ristorantisi legge in una notaed il sindaco di Iglesias, dopo una attenta valutazione della situazione e dopo essersi confrontato con il Consiglio comunale, con il prefetto di Cagliari, con le parti sociali, e con l’associazione dei Comuni della Sardegna, ritiene opportuno non adottare il provvedimento di apertura e di rinviarlo, per le seguenti motivazioni:
– L’indice Rt di trasmissibilità dell’infezione, indicato dalla Regione Sardegna come parametro per l’apertura degli esercizi commerciali, risulta per il comune di Iglesias “non classificabile”, e quindi non superiore o inferiore rispetto al tetto dello 0,5 % indicato nella stessa ordinanza n. 20 del 2/05/2020;
– L’assenza di protocolli di apertura chiari per gli esercizi commerciali e di linee guida da parte dell’INAIL;
– L’esigenza di attendere una settimana per acquisire protocolli e linee guida più chiare, al fine di tutelare sotto il profilo penale, civile e patrimoniale gli esercenti, che rappresentano la categoria maggiormente soggetta a ricadute negative.»
«Sono perfettamente consapevole che la scelta di non permettere un’apertura anticipata degli esercizi commerciali e dei servizi di cura alla persona sia impopolare, ma è il momento di assumere decisioni per il bene della collettività e, soprattutto, per permettere una piena ripartenza con regole certe e con protocolli chiari spiega il sindaco di Iglesias, Mauro Usai -. Se così non fosse, rischieremmo di provocare un ulteriore danno agli esercenti, permettendo loro di aprire con il rischio di dover poi imporre una nuova chiusura di fronte ad ulteriori disposizioni, come avvenuto nel caso della Regione Calabria.»
«Alla data di oggi, sabato 9 maggio, nonostante l’ordinanza della RAS preveda espressamente la pubblicazione sul sito istituzionale della Regione, con cadenza giornaliera, a partire dal giorno 8 maggio 2020 del parametro dell’indice di trasmissibilità Rt rilevato per ciascun Comune della Sardegna, non sono stati ancora forniti dati che rafforzerebbero un eventuale provvedimento di riapertura delle attività commercialiaggiunge Mauro Usai -. Nel caso dovessero arrivare prima della data di lunedì 18 maggio protocolli chiari per una riapertura, provvederò immediatamente ad emanare un’ordinanza che permetta la ripartenza delle attività commerciali e dei servizi alla persona.
Nei prossimi giorni, dopo aver messo in campo esenzioni tributarie su TARI e TOSAP, e provvedimenti finalizzati allo snellimento delle pratiche burocratiche per le attività commerciali in difficoltà, proseguirò nel confronto con il Governo e con la Regione, per farmi portavoce dei lavoratori e delle lavoratrici del settore, che più stanno subendo l’emergenza in corso.»
«Come sindaco di Iglesias sarò in prima linea nella rivendicazione del diritto al lavoro, alla salute ed alla sicurezza per tutte le persone che chiedono a gran voce di ripartireconclude Mauro Usai -. Sono pronto ad affrontare con loro questa battaglia, al di là degli schieramenti politici.»

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Sei consiglieri di minoranza, Luigi Biggio, Simone Saiu, Alberto Cacciarru,Federico Garau, Francesca Tronci e Bruna Moi, hanno inviato una lettera aperta al sindaco di Iglesias, Mauro Usai e, per conoscenza, al presidente del Consiglio comunale, Daniele Reginali, sulle problematiche connesse all’emergenza Covid-19.

«Alla luce di quanto emerso nel Consiglio comunale dedicato all’emergenza Covid-19 svoltosi in data 8/05/2020, ma soprattutto con riferimento a quanto da Lei detto circa la preoccupazione e la titubanza nel poter permettere, dalla data di lunedì 11 maggio, la riapertura di numerose attività produttive cittadine (parrucchieri, estetisti, commercianti, etc.)scrivono i sei consiglieri di minoranza -, ci sentiamo di dover ricordare quanto in questi due mesi gli Iglesienti abbiano compiuto un grande sforzo, ma soprattutto con grande diligenza abbiano rispettato tutte le regole imposte per questo periodo di quarantena forzata. Numerose sono state le attività commerciali costrette a chiudere e numerosi sono quei settori che non hanno avuto la possibilità di svolgere anche solo in maniera parziale il loro lavoro.»

«Questa emergenza sanitaria sta provocando una crisi economica senza precedenti, tante, forse troppe sono le attività commerciali che non riusciranno a ripartire. La nostra è una città che non può permettersi anche un solo giorno di ulteriore chiusuraaggiungono i sei consiglieri di minoranza -. Non dimentichiamoci del fatto che Iglesias vive grazie alle numerose partite iva che quotidianamente mandano avanti l’economia cittadina ma, soprattutto, grazie ad esse si manda avanti una moltitudine di servizi che arricchiscono l’offerta cittadina in periodo turistico. È grazie a loro, infatti, se ogni anno abbiamo la possibilità di ospitare una piccola fetta di turismo isolano, lo stesso turismo che permette di far conoscere la nostra città in tutta la Regione e non solo.»

«Immaginiamo e capiamo le preoccupazioni, ma non dimentichiamoci che anche un solo giorno di chiusura in più può significare la chiusura definitiva di un’attività, con annessa perdita di diversi posti di lavorosottolineano ancora ancora i sei consiglieri di minoranza -. Una sconfitta che il nostro territorio, ma soprattutto la nostra Iglesias non può permettersi. Non dimentichiamo che l’algoritmo “RT”, i cui dati sono stati diffusi ieri, è rispettato. Iglesias, infatti, così come la stragrande maggioranza dei Comuni sardi è “Non classificabile” per la mancanza di contagi. Le linee guida sono già state predisposte e molti comuni del nostro territorio hanno deciso la riapertura. Non troviamo corretto che venga interpellato il Prefetto o rispettare passaggi non previsti, quando la stessa ordinanza regionale prevede la possibilità di revocare il provvedimento della riapertura nella malaugurata ipotesi in cui qualcosa non dovesse funzionare.»

«La responsabilità dei nostri concittadini, farà il resto. La stessa responsabilità che è stata da Voi rivendicata per la riapertura delle librerie. Oggi più più che mai, Iglesias ha bisogno di ripartireconcludono i sei consiglieri di minoranza del comune di Iglesias –. Rinnovando la nostra disponibilità, attendiamo un vostro segnale ed una vostra eventuale decisione.»

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Questa mattina, in Corso Colombo, a Iglesias, nel tratto di strada compreso tra la rotonda stradale situata nei pressi dell’ingresso dell’Ufficio Postale e la rotonda stradale situata davanti alla Piazzetta Antonio Orrù, è iniziato il posizionamento dei cordoli delimitatori di corsia.

«Un importante intervento che contribuirà a migliorare la viabilità cittadina e la sicurezza in una delle strade più trafficate, nella quale è numerosa la presenza di esercizi commerciali, ed anche il numero dei pedoni è consistente», ha spiegato il sindaco Mauro Usai.

L’assessore della Viabilità Francesco Melis ha messo in evidenza come «l’installazione dei cordoli delimitatori sia stata realizzata grazie agli importi ricavati con il contrasto ed il sanzionamento delle infrazioni al Codice della strada. Questo rappresenta il primo intervento relativo alla viabilità nella zona, e presto alcune modifiche riguarderanno anche il tratto stradale di via Pacinotti, al fine di rendere il traffico degli autoveicoli più scorrevole e sicuro».

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Il sindaco di Iglesias, Mauro Usai, replica ai tre capogruppo di minoranza Federico Garau (M5S), Luigi Biggio Forza Italia) ed Alberto Cacciarru (Iglesias in Comune), che qualche ora fa hanno rivolto un appello all’Amministrazione comunale, perché sospenda il pagamento dei canoni degli immobili di proprietà del Comune per andare incontro ai cittadini in difficoltà per l’emergenza economica determinata dall’emergenza sanitaria.

«Sarò chiaro da subito con i miei colleghi della minoranza: l’emergenza Covid riguarda principalmente i nostri concittadini che prima delle restrizioni del governo, lavoravano serenamente e potevano permettersi di non chiedere nulla al Comune scrive in una nota Mauro Usai – Ne conosco tanti che pagano affitti o rate di mutui ben superiori a quelli che il Comune chiede per le case comunali.»

«È a loro che dobbiamo pensare: come? Prima di tutto evitando di sospendere gli affitti delle case comunali a coloro che non hanno mutato la propria situazione economicaaggiunge Mauro Usai -. Perché? Perché quel mancato gettito nelle casse comunali dovrebbe essere coperto con tagli o peggio con nuove tasse. A carico di chi? Di coloro che quando finirà l’emergenza dovranno riprendere a lavorare con mille difficoltà.»

«Ecco, mi piacerebbe che si dicesse con la stessa facilità con cui si chiede di sospendere gli affitti delle case comunali, da dove si prendono i soldi. E poi con una disparità tra le case comunali e le case di Area (che sono ben più numerose)conclude il sindaco di Iglesias -. Mi dispiace, ma questa volta dovremo pensare, senza retorica o slogan, alle persone che fino a questo momento non avevano diritto né alla casa comunale, né alla pensione e tanto meno al reddito di cittadinanza.»

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Tre capigruppo di minoranza del comune di Iglesias, Federico Garau (M5S), Luigi Biggio Forza Italia) ed Alberto Cacciarru (Iglesias in Comune), chiedono all’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Mauro Usai, la «sospensione del pagamento dei canoni degli immobili di proprietà comunale», per andare incontro ai cittadini in grave sofferenza per gli effetti della drammatica emergenza economica seguita all’emergenza sanitaria da Covid-19.

«Preso atto che l’emergenza sanitaria Covid-19 ha cambiato in maniera radicale le abitudini quotidiane di ognuno di noi, ma soprattutto visto e considerato che a patire questa situazione sia a livello sociale che a livello economico sono le fasce deboli della società – sostengono Federico Garau, Luigi Biggio ed Alberto Cacciarru –disoccupati, beneficiari di pensioni minime e disabili, ovvero tutte quelle  persone che già prima, ma soprattutto in questo momento si trovano in una posizione senza precedenti ed in evidente ed accertato stato di difficoltà. L’impossibilità di eseguire lavori saltuari e di poter, dunque, riuscire a sbarcare il lunario, ha reso oggi più che mai sempre più difficile la sopravvivenza delle fasce deboli, le quali, aiuti di stato a parte, necessitano della vicinanza presenza dell’amministrazione comunale. Proprio per questo motivo, il bisogno di proporre la sospensione per tre mesi degli affitti relativi agli immobili di proprietà comunale, riteniamo sia una misura che possa dimostrare concretamente che l’amministrazione comunale è vicina ai suoi cittadini nel momento del bisogno.»

«È una misura necessaria. È risaputo che, purtroppo, ad Iglesias una buona parte della popolazione si trova in uno stato di evidente ed accertato bisogno: disoccupati, beneficiari di pensioni minime e disabili sono le categorie oggi più a rischio, le stesse che hanno necessità di un sostegno e di un aiuto concreto. È il momento che l’Amministrazione stia veramente vicino ai propri cittadini, è il momento in cui la politica dimostri veramente di poter stare accanto alla popolazione, questo è il momento di scendere in campo al loro fiancoconcludono i tre capigruppo di minoranza -. Aiuti di stato a parte, è giunto il tempo in cui il Comune faccia la sua parte,dimostrando sensibilità e accortezza nell’agire in un momento così delicato.»