22 December, 2025
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Il Consiglio regionale ieri sera ha approvato il capitolo 7 (distribuzione discipline e posti letto) della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno e, intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che la seduta si è aperta con un’ora di ritardo per cui, a nome dell’opposizione, ha chiesto una sospensione di almeno 30 minuti per una riunione della minoranza nella quale concordare una posizione comune sugli emendamenti da discutere. Il presidente Gionfranco Ganau ha accolto la richiesta e sospeso la seduta per 30 minuti. Alla ripresa dei lavori, la commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

In sede di discussione generale, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sottolineato che «intento della riforma è quello di risparmiare ma lo si fa nel modo peggiore riducendo i posti letto senza aver programmato una rete territoriale; esempio emblematico di tale situazione è quello degli ospedali di comunità che in Sardegna hanno ancora una presenza molto limitata e lasciano scoperte esigenze fondamentali per i pazienti come quelle del decorso post-operatorio mentre, soprattutto per quelli più anziani magari provenienti da zone distanti dalle principali strutture sanitarie, la degenza andrebbe prolungata negli ospedali evitando inutili trasferimenti nei cosiddetti ospedali di comunità, dove sono attivi». Dopodomani, ha ricordato Tocco, «ci sarà un’altra mobilitazione sotto il palazzo, segno evidente di un malessere profondo che la stessa maggioranza ha percepito senza però sentire la necessità di una riflessione profonda sulle scelte principali della riforma e sulla stessa ripartizione dei posti letto sul territorio». Quanto al Mater Olbia, ha concluso, «non si capisce quando questa struttura potrà entrare a far parte del sistema sanitario regionale».

Dopo l’on. Edoardo Tocco ha preso la parola l’on. Fabrizio Anedda (Misto), secondo cui «ai territori in queste settimane è stato detto di tutto sui rischi di chiusura di ospedali e reparti. Tutto questo ha creato l’attenzione della stampa verso gli emendamenti di qualche consigliere regionale in cerca di facile consenso elettorale. Ma il provvedimento uscito dalla commissione è continuamente oggetto di emendamenti, persino di maggioranza. In realtà si vuole lasciare inalterata la situazione sanitaria sarda, nelle mani dei soliti noti e dei feudatari locali. E questo vale per La Maddalena e per l’Ogliastra». Rivolto al presidente Pigliaru, l’oratore ha detto: «Noi dobbiamo riformare la sanità sarda ma la dignità non si può barattare, come la tutela della salute. Meglio andare a casa subito».

Per il consigliere Emilio Usula (Misto) «quale credibilità ha la Sardegna sulla richiesta di riconoscimento dell’insularità? Non si tratta di riconoscere che abbiamo il mare che ci circonda ma che esiste uno squilibrio, un’ingiustizia che i sardi soffrono. E la sanità, insieme al disastro demografico, è proprio uno di quegli elementi che legittimano la nostra rivendicazione di insularità. Da questo avremmo dovuto pretendere una organizzazione della Sanità secondo una nostra visione derivante dalla condizione reale del nostro territorio. Altro che decreto ministeriale 70: vi è mancato il coraggio in questa riorganizzazione della Sanità. In compenso difendiamo il Mater Olbia, che esiste solo sulle carta e che riteniamo struttura di eccellenza: ci vuole coraggio a riconoscere l’alta specializzazione, che manco esiste ed è già punto di riferimento per le popolazioni del Mediterraneo meridionale».

Ha preso poi la parola l’on. Alessandra Zedda (FI), che ha detto: «Il dottor Fulvio Moirano ha già detto con chiarezza che il buco della Sanità sarda si allarga e nel frattempo lo Stato ci invita a un mutuo trentennale di 300 milioni per la copertura del disavanzo: sarà un gravissimo indebitamento per le casse della Regione, casse già martoriate per gli accordi che avete siglato con il governo italiano”. Sul tema dei posti letto, l’on. Alessandra Zedda ha detto: «Nel Medio Campidano avete previsto strutture complesse con appena 4 posti letto: dove e per chi andate in deroga al Dm 70? Dovreste spiegarcelo quale è il criterio che vi porta a decidere cosa è struttura complessa e di quanti posti letto necessita».

Sempre per Forza Italia ha preso la parola l’on. Marco Tedde: «Non è vero che si dà attuazione al DM 70 con questa riforma. E’ vero che state facendo legittime scelte politiche. E le state facendo sui territori della Sardegna, modulando le norme alla bisogna, penalizzando e avvantaggiando altri. Abbiamo visto cosa accade a San Gavino, dove riconoscete il primo livello senza monitoraggio. Mentre il monitoraggio lo prevedete per Alghero e Ozieri, che meritano il primo livello senza dubbio. Ma ci sono anche altri obiettivi dietro le vostre scelte politiche: risparmiare sui costi della Sanità, coperta dalla politica come una cupola».

Per l’on. Giorgio Oppi (Udc) «questo documento è lacunoso e non si comprende il rapporto tra i posti letto e la popolazione dei singoli territori. Qual è il modello di attivazione di alcune strutture? Sembrano proprio non idonee a garantire l’assistenza specialistica. Anche sotto il profilo della spesa non si capisce come pensate di riuscire a risparmiare: sarebbe stato meglio e più utile scrivere un nuovo piano sanitario completo, come ho suggerito al presidente della Regione durante una riunione in commissione. E mi preoccupa quel che è scritto nelle tabelle, anche se ne parlerò meglio al capitolo 10: sono sbagliate queste tabelle di Olbia, dalle quali ogni tanto scompare l’Oculistica, la Cardiologia, l’Urologia. Questi errori vanno corretti prima che facciano danni dentro la legge«.

I Riformatori sardi hanno preso la parola con l’on. Michele Cossa, secondo cui «riconoscere come noi facciamo che la rete ospedaliera vada riformata non significa però regalare l’illusione che la Sanità offra i servizi a tutti. Perché così non è, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Avete smarrito la bussola nella discussione di questo provvedimento e in questo capitolo si coglie bene il disorientamento che vi ha colpito. Le pulsioni territoriali spesso sono apparse come un tentativo di mettere la bandierina in un determinato territorio. Nel frattempo, la Giunta ha iniziato a fare la riforma sanitaria partendo dalla coda e non dalla testa, ovvero dalla rete dei servizi. Cosa saranno in concreto le case della salute e gli ospedali di comunità? Nessuno è in grado di dirlo perché nessuno in concreto lo ha capito. Ecco, io temo una gran confusione prodotta da questa riforma e un aumento dei costi, unito alla demotivazione – che già si coglie – del personale sanitario».

L’on. Paolo Truzzu è intervenuto per FD’I anticipando una notizia: «A breve, nel giro di una settimana, verrà nominato il direttore dell’Areus e non sarà un sardo, così sembra.  Ormai pare che sia una condanna essere sardi quando c’è di mezzo un posto da manager nella Sanità. L’altro dato è che la maggiore contestazione a questo provvedimento arriva da settori della maggioranza, al punto che stiamo facendo un provvedimento incomprensibile e che nulla ha a che fare con il testo licenziato dalla Giunta. Sarebbe bene che i colleghi di maggioranza che hanno contestato il testo votassero anche di conseguenza. E sarebbe bene che qualcuno ci dicesse come volte cambiare la rete ospedaliera e come volete distribuire i posti letto: secondo razionalità e bisogni dei territori o secondo altre finalità? Io ho l’impressione dalla lettura di queste tabelle che la logica che vi ha animato sia altra: non i costi né i bisogni ma la difesa delle enclave territoriali e degli amici. Una deriva pericolosissima».

Il consigliere del gruppo Misto Giovanni Satta ha parlato di un dibattito nel quale «molti hanno pensato alla propria rielezione piuttosto che pensare al bene dei sardi come dimostra una legge partita con i criteri oggettivi e finita col premiare chi urlava di più in questo o quel territorio, determinando una situazione che alla fine porterà solo ad una riforma dei campanili». Soffermandosi sul ruolo della struttura del Mater Olbia, Giovanni Satta ha ricordato che «dopo una riunione presso la struttura a maggio era stata assicurata la partenza a  settembre con i laboratori ma ancora non c’è nemmeno una bozza di convenzione e, a questo punto, la situazione sanitaria della Gallura diventa preoccupante». Nel centro gallurese, ha proseguito il consigliere, «transitano per almeno sei mesi l’anno milioni di persone, un flusso elevatissimo di turisti che avrebbe dovuto spingere la Regione, secondo le positive esperienze di altre Regioni d’Italia, a potenziare i servizi sanitari, mentre invece oggi non si possono fare nemmeno operazioni normali come cataratta o prostata ed i posti letto assegnati sono del tutto insufficienti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «riformare significa dare una nuova forma alle cose con un equilibrio fra vecchio e nuovo, nel nostro caso però è accaduto il contrario, prima la Giunta ha fatto molte proposte riformatrici e poi sono state completamente stravolte o per questioni interne o per la fretta di portare a casa un risultato, dimenticando fra l’altro che la rete ospedaliera è solo una parte essenziale del sistema sanitario regionale ma non la riforma ed è questa la lacuna più profonda di una legge costruita dal tetto prima che dalle fondamenta». Quanto al settimo capitolo, secondo Attilio Dedoni, «si usa la parola grossa di riorganizzazione mentre in realtà si configura un sistema ancora più vecchio del precedente e si prendono in considerazione posti-letto risalenti a periodi superati; noi diciamo No alle logiche particolari perché privilegiamo il vero interesse dei sardi che è quello di poter essere curati in qualunque luogo risiedano».

La presidente del gruppo Misto Annamaria Busia ha ribadito che «a fronte di premesse condivisibili la riforma mostra carenze molto significative e nel caso del settimo capitolo è sbagliata anche la premessa perché, per esempio, parlando dei posti letto per detenuti ci si perde in una grande vaghezza procedendo su dati non attendibili». Complessivamente, ha aggiunto, «emerge la necessità di un atto di umiltà che sarebbe apprezzato dal Consiglio e da tutti i sardi, fermarsi ed evitare di andare avanti nella discussione del provvedimento, che risulta notevolmente peggiorato dall’apporto di molti emendamenti che danno risposte positive solo in apparenza ma del tutto slegate dal contesto regionale». «Il punto – ha concluso – non è questa o quella struttura ma saper ascoltare la richiesta di diritti che viene dalla società sarda e trovare ispirazione in quanto fatto da altre Regioni, che hanno lavorato bene realizzando una nuova rete ospedaliera insieme ad una rete di servizi filtro sui territori ed alla struttura di emergenza urgenza».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha lamentato che, di fatto, «la distribuzione ipotizzata dalla riforma è in realtà una suddivisione di quote di posti letto secondo i voleri di potentati locali e campanili». Qui, ha sostenuto, «la maggioranza gioca una partita tutta interna a colpi di ricatti, trattative, emendamenti concordati e riparatori con i quali si cerca di far quadrare i diversi elementi della riforma, segno di una legge che sicuramente scontenterà tutti». Soprattutto perchè, a suo avviso, «le norme ministeriali di riferimento contenute nel Dm 70 vengono utilizzate a mò di elastico a seconda del caso con una facilità sconcertante, anziché procedere in aderenza alle nostre specificità regionali: noi siamo un’isola con mille difficoltà ed il solo pensare a prendere un aereo o una nave per curarsi è un problema enorme». Soffermandosi infine sulla situazione del Sulcis, Rubiu ha parlato di una «sanità impoverita di strutture, personale e posti letto, una vergogna che ha prevalere la logica dei due pesi e due misure, tendenza peraltro confermata in tutto il territorio regionale in cui si registra un forte arretramento della periferia a favore dei due hub principali di Cagliari e Sassari».

A nome della Giunta, l’assessore della Sanità Luigi Arru ha ribadito che «il Dm 70 parte dai dati scientifici, ad esempio con le evidenze delle malattie cardio-vascolari, distribuendo i servizi in modo omogeneo ed assicurando le migliori competenze specialistiche». Non abbiamo fatto una fotografia dell’esistente sovrapponendo una nuova etichetta, ha detto fra l’altro l’assessore, «ma siamo intervenuti su un sistema che si è sviluppato in molti casi anche con iniziative lodevoli ma senza logica unitaria, ed anche il riferimento ai volumi degli interventi è un riferimento a persone e non un calcoli ragionieristico». Parlando del ruolo del Mater Olbia, Luigi Arru ha ricordato che esiste dal 1991 anche se con un altro nome e che, con l’accordo del 2006 e quello sottoscritto da noi nel 2014 «ha un partner di prim’ordine nel quadro di un ragionamento basato su standard di eccellenza che, fra latro, consentiranno a circa 15.000 sardi di evitare ricoveri in altre Regioni che Lombardia, Emilia e Lazio, e su una forte integrazione con il sistema universitario regionale: nessun mistero, dunque, ma precise condizioni sulla qualità e sulle migliori risposte ai bisogni dei sardi». Quanto all’Areus, ha concluso l’assessore, «c’è l’impegno della Giunta e colgo l’occasione sia per ringraziare tutti i medici del 118 e ricordare che, per la prima volta, potremo contare su un elicottero-ambulanza attrezzato secondo i migliori standard internazionali». «Stiamo in definitiva migliorando tutto il sistema – ha detto infine Luigi Arru – in un quadro di sostenibilità dei conti che comunque sono sotto controllo anche se ci riserviamo la scelta di attivare un mutuo; i debiti della sanità sarda, peraltro, vengono da molto lontano e sarebbe interessante risalire alla loro vera origine».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo  n.10=510=742 che è stato respinto dall’aula. Identica sorte per tutti gli altri emendamenti soppressivi parziali proposti dall’opposizione (n.511, 512, 513, 514, 515, 516, 517, 60=518=789, 519, 520, 521, 522, 523, 524, 525, 526, 527,528, 529, 530, 531, 532, 533=790).

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 882 (Truzzu) che è stato bocciato. Respinti in rapida successione anche gli emendamenti sostitutivi parziali 794, 795, 291, 715,

Sull’emendamento sostitutivo n. 647 (Zedda, Tocco) che proponeva una modifica della tabella sulla distribuzione dei posti letto della chirurgia plastica è stato chiesto il voto segreto. Messo in votazione l’emendamento è stato respinto. Sull’esito del voto è intervenuta la consigliera Daniela Forma che ha segnalato il rischio di un depotenziamento del reparto di dermatologia del San Francesco di Nuoro: «Su 20 posti letto a livello regionale se ne tagliano 5 e tutti a Nuoro – ha detto Daniela Forma – abbiamo più volte sollecitato l’impegno dell’assessore Luigi Arru perché ciò non avvenga. Il reparto di dermatologia di Nuoro è stato per anni un fiore all’occhiello della sanità sarda. Ancora oggi ha un grande grado di attrattività ed i posti letto hanno un indice di occupazione che va oltre il 100%».

Sulla stessa lunghezza d’onda Daniele Cocco, capogruppo Art. 1- Mdp: «A Nuoro il servizio di radiologia è l’unico in Sardegna che ricovera pazienti che hanno problemi dermatologici – ha detto Daniele Cocco – è incomprensibile che si vadano a ridurre posti letto nell’unico presidio di riferimento per i pazienti dermatologici. Perché si vuole depotenziare?»

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha sottoscritto le dichiarazioni dei colleghi Forma e Cocco. «Dermatologia di Nuoro è da sempre un reparto di eccellenza, in questo caso lo si vuole trasformare da struttura complessa in struttura dipartimentale».

E’ quindi intervenuto il consigliere del Psd’Az Christian Solinas che ha annunciato la richiesta di voto segreto sull’854. Richiesta sulla quale ha espresso parere contrario il relatore di maggioranza Gigi Ruggeri. Il presidente Gianfranco Ganau ha fatto notare che l’emendamento in questione tratta una questione già affrontata in precedenza e lo ha dichiarato inammissibile. 

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n.292 sul quale ha annunciato voto favorevole il consigliere Marco Tedde: «E’ una proposta di buon senso che mira a creare un hub pediatrico a Sassari». Posto in votazione l’emendamento è stato respinto.

Via libera invece all’emendamento n. 792 (Sabatini) che proponeva l’aumento dei posti letto del reparto di unità coronarica dell’ospedale di Lanusei da 2 a 3.

L’aula ha poi bocciato gli emendamenti n. 716 e 362. IL presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo del capitolo 7  he è stato approvato con 28 voti a favore e 22 contrari.   

Una volta licenziato il testo, il Consiglio ha approvato due emendamenti aggiuntivi proposti dal Pds. Il primo (718) prevede una particolare tutela degli ospedali di zone disagiate dove la riduzione dei posti letto delle specialità di urologia, chirurgia generale e pediatria potrà essere fatta solo a determinate condizioni. Il secondo (719) prevede che nel caso di mancata assegnazione dei posti letto di urologia al Mater di Olbia le stesse prestazioni vengano erogate dall’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia.

Contro questa previsione si era espresso il consigliere dei Rossomori Emilio Usula: «Non sono d’accordo, l’emendamento propone che i posti letto di urologia non attivati all’interno del Mater Olbia vengano creati nell’ospedale Giovanni Paolo II. Chiedo: sono di nuova istituzione? A Olbia c’è solo un urologo che lavora nel reparto di chirurgia e collabora con l’urologia di Nuoro».

Favorevole invece il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia): «Quello di Usula è un intervento campanilistico. Dobbiamo capire se questi posti letto servano o meno per il territorio». Il primo firmatario Augusto Cherchi ha ribadito la posizione del suo partito: «Con questo emendamento si vuole soltanto inserire una clausola di salvaguardia per il territorio nel caso in cui il  Mater Olbia non istituisca il servizio di urologia»

L’assessore Arru ha ricordato che il testo di riferimento per l’apertura del Mater di Olbia rimane quello de del 2014 votato in commissione.

Dopo aver ottenuto il parere di Commissione e Giunta, il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sul capitolo 8 “Indicatori per il monitoraggio”.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha ammonito l’aula sul rischio che i posti non assegnati al Mater Olbia non vengano poi recuperati dal settore pubblico. «L’ultimo piano della Qatar Foundation stravolge gli accordi precedenti».

D’accordo con il collega Giorgio Oppi la consigliera Alessandra Zedda (Forza Italia). «E’ un giusto rilievo. L’ultimo documento della Qatar Foundation cambia le carte in tavola. L’assessore Arru spieghi quale è la situazione».

Edoardo Tocco (Forza Italia) è entrato nel merito del capitolo 8 chiedendo chiarimenti su come sarà fatto il monitoraggio: «Chi lo farà? Come sarà organizzato nelle strutture di eccellenza e nei piccoli presidi? – ha chiesto Edoardo Tocco – nell’ospedale di Alghero-Ozieri cosa succederà? Potrà ottenere il primo livello?»

«Chi controlla i controllori? – ha aggiunto Marco Tedde (Forza Italia) – sarebbe stato meglio prevedere commissioni che possano rapportarsi con i controllori e segnalare tutti quei casi in cui il monitoraggio può dare esiti negativi. Il monitoraggio a posteriori del presidio di Alghero Ozieri è una bizzarria e una singolarità oltre che un’ingiustizia immensa, ne risponderete politicamente ed elettoralmente. I sardi del Nord Ovest non meritano questo trattamento. Luigi Arru non può continuare a trattare in modo sperequato questo presidio. Non può far finta che le esigenze del Nord Ovest non siano uguali a quelle di San Gavino Monreale. Si metta una mano sulla coscienza».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha espresso dubbi sul monitoraggio del presidio Ozieri-Alghero: «Risulta incomprensibile. Non è il caso di sopprimerlo?»

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato l’importanza del tema trattato: «E’ un argomento che rischia di essere banalizzato, probabilmente non interessa – ha affermato Pietro Pittalis – rischiamo di approvare un’altra legge che aggrava la situazione come è successo con la legge per gli aiuti alla pastorizia. Fermatevi, non chiediamo di bloccare la riforma ma di discutere le questioni di sostanza».

Anche Giorgio Oppi (Udc) ha ricordato che in commissione si era presentato un emendamento di sintesi che stabiliva una data certa per il monitoraggio del presidio Alghero-Ozieri: «Era previsto che si facesse nel 2018, non si può dire adesso che si farà dopo. Occorre prevedere una data. Oggi è un ospedale di primo livello dopo cosa succederà?»

Per Augusto Cherchi (Pds) l’argomento del capitolo 8 introduce un tema importante per la messa a regime della riforma. «Il monitoraggio non può essere esclusivo di una singola struttura ospedaliera ma deve essere esteso a tutti e fatto in modo attento. Ogni riforma è condizionata dal monitoraggio».

L’assessore Luigi Arru ha replicato agli interventi ricordando che il capitolo 8 è di carattere generale: «Introduce una nuova metodologia e si danno indicatori che servono per il monitoraggio clinico – ha sottolineato Luigi Arru – quanto alla situazione Mater Olbia tocca al Consiglio esaminare e approvare l’ultima proposta. Se questa non passerà si farà riferimento a quella del 2014. I posti letto ci sono già, eventualmente potranno essere redistribuiti». In conclusione Luigi Arru ha annunciato che martedì prossimo sarà nominato il direttore dell’Areus.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in  votazione gli emendamenti soppressivi. L’Aula in rapida successione ha respinto il n.11=534=743, il 535 e il 536.

Subito dopo il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno questa mattina alle 10.00.

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«Con la legge regionale 4 dicembre 1998, numero 33, IGEA spa è stata individuata quale soggetto giuridico operante nell’attività di messa in sicurezza, ripristino ambientale e bonifica di aree minerarie dismesse e/o in via di dismissione. L’ingente patrimonio immobiliare, i mezzi e le attrezzature, la professionalità delle maestranze, avrebbero dovuto rendere possibile l’avvio delle attività di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale di diversi siti minerari dismessi. Ad oggi nulla è stato sostanzialmente fatto. Questo, nonostante le ingentissime risorse assegnate. Centinaia di milioni di euro sprecati. Appaiono evidenti le corresponsabilità di chi ha inquinato e quelle di chi, per missione, avrebbe avuto (ha) il dovere di bonificare quei siti e non lo ha fatto.»

Lo scrivono, in una nota, i consiglieri regionali dei Riformatori sardi Michele Cossa ed Attilio Dedoni.

«La Società ha assunto, con selezioni opache, i lavoratori della SGM spa e che attraverso Selezioni Pubbliche Online con pubblicazione 17 dicembre 2015 e scadenza 5 gennaio 2016, a cavallo delle festività come nelle peggiori tradizioni italiane, ha assunto 25 nuovi lavoratori, dopo aver incentivato con decine di migliaia di euro l’esodo dei dipendenti della Società – aggiungono Michele Cossa ed Attilio Dedoni -; l’Amministratore unico ha più volte modificato l’organigramma della Società con la cancellazione di servizi strategici per la missione della stessa; tale cancellazione comporta il licenziamento di dipendenti a cui viene proposto, in queste ore, in alternativa il demansionamento. Al contempo al vertice dell’azienda vengono promossi uomini che, per ragioni di opportunità, dovrebbero rimettere il mandato ricevuto. Insomma, una confusione senza precedenti.»

«Chiediamo alla Giunta regionale di intervenire con urgenza e senza indugio – concludono Michele Cossa ed Attilio Dedoni – per fermare il disordine e lo spreco di risorse pubbliche.»

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«La sovrappopolazione di cervi e cinghiali sta creando una situazione insostenibile in diverse zone della Sardegna, soprattutto nel Sulcis Iglesiente. Provocano danni enormi alle coltivazioni, che costano fior di quattrini in termini di risarcimenti all’amministrazione regionale, ma soprattutto vi sono i rischi legati alla diffusione delle malattie. Occorre provvedere con urgenza al trasferimento degli esemplari in eccedenza verso le zone meno popolate».

Lo scrive in un’interrogazione il consigliere regionale dei Riformatori Michele Cossa. «La popolazione dei cervi ammonta ad oltre 8.000 unità, mentre i cinghiali sono oltre 35.000. Una situazione che implica gravi rischi, considerato che superato un certo limite la natura si difende riducendo la popolazione attraverso le malattie, che dagli animali selvatici si trasmettono facilmente al bestiame da allevamento. In aggiunta ci sono i numerosi incidenti causati dai cinghiali – aggiunge Michele Cossa -. In alcuni aerali la popolazione dei cervi si attesta oltre le 20 unità per chilometro quadrato: il Trentino superate le quattro unità ne autorizza l’abbattimento. Le centinaia di migliaia di euro di risarcimenti che la Regione (i contribuenti) paga ogni anno ai privati si sommano ai danni economici complessivamente arrecati al sistema Sardegna, che sono ancora  più rilevanti. La Giunta non può stare a guardare senza far nulla: intensifichi l’opera di trasferimento degli animali già intrapreso da Forestas, o in caso contrario – conclude Michele Cossa – l’unica alternativa diventerà ben presto il prelievo controllato.»

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Il presidente del Comitato promotore Roberto Frongia.

Il comitato promotore del referendum sull’insularità ha centrato l’obiettivo delle 15.000 firme (sono già 18.000).

Per il Movimento Referendario “Insularità in Costituzione”, si chiude oggi la fase iniziata venti giorni fa: abbiamo già raccolto 18.000 firme, è stato raggiunto e superato l’obiettivo minimo, che ci consente di dire che i sardi voteranno nella prossima primavera!

Lo ha dichiarato con soddisfazione il presidente del comitato promotore, Roberto Frongia, che ha aggiunto: «E’ stata davvero una fase entusiasmante, portata avanti con determinazione e passione da gruppi di volontari e amministratori locali volenterosi, che si sono appoggiati in larga parte alla piccola struttura dei Riformatori, spendendo pochi euro. Ma da oggi, la nostra sfida cambia marcia: vogliamo che il progetto dell’insularità sfondi in tutta la Sardegna e diventi realmente una battaglia di tutti, nella quale non ci sia alcun copyright, una battaglia intorno alla quale si uniscano tutti i sardi. L’obiettivo è così importante e centrale per la nostra isola che non ci possono essere primogeniture, né gelosie, né diserzioni!».

Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori sardi: «Essere “un’isola” può apparire a chi non ci vive una cosa pittoresca. La realtà è che comporta costi aggiuntivi che devono essere compensati in nome della coesione nazionale, con l’obiettivo di rendere uguali i punti di partenza di tutti i cittadini italiani. Siamo italiani e vogliamo diritti di cittadinanza uguali a tutti gli altri italiani: uguali i punti partenza, saranno diversi i punti di arrivo in rapporto alla capacità e al talento di ciascuno! Sia data ai sardi la possibilità di dimostrare il proprio valore, senza la partenza ad handicap dell’insularità!»

«Non si tratta soltanto di difendere la nostra Autonomia – ha aggiunto il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Pietrino Fois – ma di interpretare una nuova stagione di Autonomia 4.0, che coniughi responsabilità e innovazione e rappresenti una vera rivoluzione culturale per l’intera Sardegna! La nostra cultura, la nostra storia millenaria e le nostre tradizioni rappresentano la consapevolezza della nostra identità che diventa il presupposto per l’abbandono del vecchio modello di sviluppo, basato sull’assistenza. I sardi non vogliono più ricevere il “pesce pescato da altri e regalato dallo Stato”, proseguendo un andazzo che mortifica ogni capacità di dimostrare quanto valiamo e ci condanna ad essere servi senza dignità. Vogliamo invece che siano azzerati gli attuali svantaggi strutturali legati all’insularità e che sia, dunque, finalmente consentito ai sardi di competere con pari punti di partenza e pari opportunità con tutti gli altri cittadini italiani!»

«L’obiettivo finale – ha concluso il parlamentare dei Riformatori sardi Pierpaolo Vargiu – può sembrare un sogno, ma non lo è affatto: vogliamo raccogliere 100.000 firme autenticate e certificate, un risultato mai ottenuto prima d’oggi in Sardegna nelle diverse campagne referendarie, che può certificare in modo inequivocabile che questa non è una battaglia di una parte politica, ma la madre di tutte le battaglie per tutti i sardi! Da oggi dunque chiediamo a tutti un “cambio di passo”: la classe dirigente sarda sta aderendo in modo autorevole e massiccio, è il momento di contagiare a tutti i sardi il nostro entusiasmo, gridando con forza quanto “noi ci crediamo!”.»

Sono poi intervenuti:

Enrico Altieri, già presidente della sezione tributaria della Corte di cassazione: «Si tratta di una iniziativa importante, perché incide sull’identità Costituzione della nostra nazione. Apre la strada a una serie di opportunità sinora negate, soprattutto sul piano della fiscalità di vantaggio».

Roberto Deriu, consigliere regionale del Pd: «Con questa iniziativa riprende vigore l’iniziativa riformatrice. Un ampio fronte proveniente da diverse aree politiche si riunisce per un obiettivo che potemmo definire in controtendenza, giacché nasce non per dividere me per unire, e si muove sul piano costituzionale, com’è corretto che sia».

Pietro Pittalis, consigliere regionale Forza Italia: «I referendum lombardo e Veneto del ottobre ci impongono di batterci per riaffermare la nostra specialità. Ringrazio i Riformatori sardi er la lungimiranza che hanno avuto nel promuovere l’iniziativa, e vorrei richiamare anche la battaglia fatta nel parlamento europeo dal nostro europarlamentare Salvatore Cicu, che ha portato ad una importante risoluzione del parlamento europeo».

Vanni Lobrano, docente di diritto romano presso l’Università di Sassari: “Iniziativa dal grandissimo significato costituzionale”.

Maria Antonietta Mongiu, già presidente del Fai: «Lavoriamo perché la maggior parte della popolazione sia con noi. Se riusciremo, la battaglia sarà vinta».

Rita Dedola, Presidente dell’ordine degli avvocati di Cagliari, che ha dichiarato: «Il traguardo di firme raggiunto conferma che avevamo visto lungo e giusto: in Sardegna è indispensabile una svolta culturale che individui un nuovo percorso di sviluppo, che unisca tutti i sardi, dando diritti di cittadinanza pari agli altri italiani. Anche lo smantellamento del sistema dei Tribunali a cui rischiamo oggi di assistere in Sardegna è figlio di una logica che rifiutiamo, non certo perché vogliamo assistenza statale, ma perché chiediamo che vengano calcolati e risarciti i maggiori costi per il buon funzionamento della Giustizia nell’Isola!»

Franco Sabatini, consigliere regionale Pd: «Sono temi che per loro natura sono trasversali, ed è significativo che ci siano consiglieri regionali di diverse parti politiche. Accanto ad essa tuttavia è necessario mettere in campo una forte azione politica rivolta all’Europa».

Stefano Altea, avvocato, esperto di Diritto Europeo: «L’iniziativa referendaria avente oggetto la (re)introduzione del principio di insularità all’interno della Carta Costituzionale trae legittimazione giuridica dall’art. 1 lettera f della L.R. 17 maggio 1957, n. 20 che regolamenta le Norme in materia di referendum popolare regionale. Ai sensi dell’art. 1, lettera f, infatti, può essere indetto referendum popolare per esprimere parere su questioni di particolare interesse sia regionale che locale. E’ di tutta evidenza come la costituzionalizzazione del principio di insularità sia una questione di particolare interesse per la Sardegna per due motivi. Il primo risiede nella necessità di affermare le pari opportunità, il secondo riguarda la questione fondamentale per riaffermare la specialità della nostra Regione in ambito nazionale. A livello contenutistico il quesito referendario si presenta del tutto legittimo dal punto di vista della legalità costituzionale in quanto non mira a derogare l’iter naturale di revisione della Costituzione di cui l’art. 138 ma vuole rappresentare un importante stimolo per la Giunta Regionale al fine di intraprendere i percorsi istituzionali necessari per la presentazione di una proposta di Legge Costituzionale».

Alessandra Zedda, consigliere regionale di Forza Italia: «L’affermazione del principio di insularità all’interno della Costituzione ci consentirà, nei confronti dell’Europa e del resto dell’Italia, una revisione totale sia del concetto di aiuto di stato, che di concorrenza. Questo determinerebbe un impatto fortissimo sulle potenzialità di sviluppo e potenziamento sia dei settori produttivi tradizionali che innovativi».

Piero Comandini, consigliere regionale del PD: «Tanti problemi della Sardegna nascono proprio alla condizione di insularità, mai veramente riconosciuta; è un dato di fatto, siamo lontani dalla terra ferma è una condizione che non possiamo cambiare, ma possiamo, dobbiamo, abbiamo il diritto/dovere di farne un vantaggio. Ecco perché ritengo che il referendum sia importante, perché sarà la voce di tutti i sardi, una voce unita e forte, perché il riconoscimento della nostra insularità ci darà la possibilità di liberarci dei tanti vincoli che altro non fanno che tenerci isolati. Il popolo sardo deve avere il giusto riconoscimento e la tutela che merita. Il referendum deve essere il punto di partenza per un nuovo grande Piano di Rinascita Regionale, sostenuto e riconosciuto a livello nazionale ed europeo».

Domenico Gallus, consigliere regionale gruppo Psd’az, La base e sindaco di Paulilatino: «Nuovo protagonismo degli amministratori locali, su un tema di rilevanza straordinaria. Ho avuto i moduli da pochi giorni eppure mi sono reso conto che le persone aderiscono con entusiasmo. È un segnale da non sottovalutare».

Marco Tedde, consigliere regionale di Forza Italia: «Siamo cittadini diversamente comunitari, questo è il frutto dell’insularità. Che è anche un fattore culturale determinante».

Giuseppe Fasolino, consigliere regionale di Forza Italia e sindaco di Golfo Aranci: «Fondamentale che il valore su cui noi qui presenti convergiamo non è l’appartenenza politica ma una battaglia comune per la nostra terra. Ma non dimentichiamo che il referendum è solo un punto di partenza».

Giovanni Pileri, coordinatore dei Riformatori sardi Gallura: «Ci sono terrori come la Gallura dove l’insularità pesa più che altrove. La gente risponde immediatamente, e questo oggi è un fatto straordinario. Riconoscimento fondamentale per la ripresa della nostra economia».

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«L’idea di un’azienda unica è da verificare sul piano giuridico, ma consentirebbe certo di mettere in sicurezza i lavoratori, che di sicuro sono una delle maggiori priorità. Ma sarebbe insensato attenere gli obblighi del 2019 per modernizzare il sistema, che oggi è del tutto inadeguato rispetto alle moderne esigenze di mobilità. Anzi gli utenti non sono minimamente incoraggiati a farne uso: ci sono stati momenti in cui era persino difficile reperire i biglietti dell’Arst. E è più rinviabile la istituzione del bacino unico per il sistema dei trasporti pubblici della Città metropolitana. Oggi, infatti, metà dei 17 comuni della Città metropolitana hanno ancora un servizio di tipo “extraurbano” e sono costretti a pagare due biglietti (ARST e Ctm). Una discriminazione che oggi non ha più senso ed è del tutto anacronistica.»

Lo ha detto oggi il consigliere dei Riformatori Sardi Michele Cossa.

«La possibilità di fruire di un efficiente servizio di trasporto pubblico, che magari favorisca anche l’uso della bicicletta consentendone io trasporti, rappresenta il presupposto necessario per la riduzione del traffico privato, con tutte le positive conseguenze che ne derivano in termini di riduzione dell’inquinamento atmosferico e della sicurezza – ha concluso Michele Cossa -. La Giunta regionale per il momento non ha fatto passi concreti in questa direzione.»

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«E’ incomprensibile il parere negativo  (in realtà parità 7 a 7 – si è astenuto Augusto Cherchi del PdS, ma il voto del presidente della commissione  è stato determinante) sull’emendamento che chiedeva di mantenere il servizio di Ostetricia ed il potenziamento del reparto di pediatria dell’ospedale della Maddalena. La soluzione tecnica di far operare il reparto di ostetricia del Merlo, con i servizi di pediatria e anestesiologia, come spoke dell’hub di Olbia avrebbe consentito di rispettare i parametri fissati dal Ministero, garantendo la rotazione del personale di ostetricia dell’ospedale di Olbia. Sono molto amareggiato per quanto deciso dalla commissione sanità del consiglio regionale.»

Lo ha detto oggi il consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa, che aveva presentato l’emendamento, «perché rappresenta il tramonto definitivo della possibilità del mantenimento di un punto nascita alla Maddalena. Adesso però tocca all’aula pronunciarsi, e speriamo che lo faccia in modo opposto alle indicazioni della commissione».

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«Se in passato il diabete era una malattia gravemente invalidante, oggi le cose sono radicalmente cambiate, e i diabetici possono fare una vita del tutto normale. Ecco perché sono intollerabili i disservizi denunciati dai pazienti della ASSL di Cagliari.»

La denuncia arriva dal consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa, che ha presentato una nuova interrogazione urgente al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore della Sanità Luigi Arru.

Michele Cossa, che già nel mese di marzo era intervenuto sul tema, evidenzia come in Sardegna il problema sia drammaticamente più grave che nel resto d’Italia: nell’Isola infatti l’incidenza del diabete giovanile è di 50 casi ogni 100mila abitanti, a fronte di una media nazionale di 12.

«La Regione Sardegna deve mantenersi all’avanguardia nella gestione dei pazienti diabetici, in particolare, di quelli con Diabete di tipo 1, che hanno una più lunga aspettativa di vita, ma deve anche assicurare una costante fornitura di quanto necessario per un corretto monitoraggio glicemico, senza costringere gli interessati ad attese defatiganti e a perdere intere giornate di lavoro. Un’ottima soluzione è rappresentata dalla nuova tecnica di misurazione della glicemia, che misura i livelli di glucosio attraverso un sensore che, applicato sul braccio, registra continuamente i dati del glucosio che vengono automaticamente memorizzati fino a 14 giorni. Una innovazione già adottata da diverse regioni italiane, che elimina la necessità della fastidiosa puntura del dito e che ha costi pressoché i dentici ai sistemi tradizionali.»

«Ora veniamo a sapere che presso la ASSL di Cagliari si registrano problemi che sarebbe eufemistico definire kafkiani, con difficoltà assurde che ne impediscono o rendono molto difficoltosa la distribuzione. Non solo: non vengono consegnati i microinfusori, costringendo molti utenti a tornare alla multiiniettiva con siringa perché si sono esaurite le scorte. Pigliaru, Arru e Moirano non stiamo a guardare – conclude Michele Cossa – ed intervengano immediatamente per sbloccare la situazione, indegna di un Paese civile.»

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«Siamo soddisfatti per l’approvazione in commissione Autonomia della proposta che introduce la doppia preferenza di genere nella legge elettorale regionale. Ma ora i partiti devono fare l’ultimo sforzo: il Consiglio deve approvare subito in Aula in maniera definitiva la norma. Solo così le forze politiche potranno essere di parola e far fare finalmente un balzo in avanti alla Sardegna».

Lo ha detto il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa, firmatario della proposta di legge approvata in commissione ed il primo ad aver depositato in Consiglio regionale una proposta di legge sulla doppia preferenza di genere.

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I consiglieri regionali Michele Cossa (Riformatori sardi) e Cesare Moriconi (Partito democratico) hanno presentato un’interrogazione al presidente della Regione e all’assessore della Sanità per sollecitare risposte in merito alla definizione degli ambiti territoriali dei PLUS (Piani Locali Unitari dei Servizi) e sulla necessità di bandire la gara per l’affidamento dei servizi del PLUS-21.

I due consiglieri evidenziano una situazione di assoluta incertezza sulla delimitazione territoriale, del PLUS21 attualmente composto dai comuni di Monserrato, Quartucciu, Selargius, Settimo San Pietro, Sestu che fanno parte della città metropolitana, a cui si aggiungono i comuni di Ussana e Monastir, i quali fanno invece parte di un’Unione di comuni, in stridente contrasto con quanto si afferma nelle linee guida.

In particolare gli interroganti esprimono forte preoccupazione in ordine alla possibilità di prosecuzione dei servizi in gestione associata a partire dal 1° gennaio 2018. Infatti, il contratto relativo al servizio di assistenza domiciliare, scolastica e di segretariato sociale andrà a scadere il prossimo 31 gennaio 2017.

In assenza di precise direttive regionali non sussistono i presupposti per l’indizione di una nuova gara relativamente alla necessità di conoscere con esattezza il bacino territoriale e di popolazione di riferimento. Michele Cossa e Cesare Moriconi chiedono a Francesco Pigliaru e Luigi Arru di provvedere con la massima urgenza a dare i necessari chiarimenti relativamente:

– agli ambiti territoriali di riferimento, dei PLUS, con particolare riferimento al PLUS21;

– a quale sia, conseguentemente, l’ufficio di piano competente a programmare, gestire, monitorare e valutare le azioni e gli interventi previsti nel PLUS;

– ai finanziamenti che si intendono destinare ai PLUS.

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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli della proposta di ridefinizione dalla rete ospedaliera della Regione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito la discussione generale sul Documento n. 16/XV/A-Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna.

Il presidente ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Michele Cossa, dei Riformatori sardi. Michele Cossa ha ribadito la necessità di una riforma più volte espressa dal suo gruppo ed ha aggiunto che, anzi, «andava fatta prima, con più risorse e meno problemi, ma la proposta della Giunta è profondamente sbagliata perché andavano studiate innanzitutto le cause profonde del disavanzo riconducibili in buona parte all’handicap dell’insularità». Inoltre, ha proseguito, «è una riforma sbagliata nei tempi perché la Giunta ha cincischiato per tre anni ed oggi pretende di cambiare marcia nell’ultimo anno di legislatura, ha tralasciato la rete dei servizi territoriali che viene prima della rete ospedaliera, sbagliata nel merito e nella sostanza, non per la centralizzazione di servizi amministrativi ma perchè si è premiato chi demerita e non chi lavora bene, sbagliata anche perché non taglia dove si serve, protegge poteri sanitari amici, ignora eccellenze, compiace il politico locale sui territori, conserva reparti finti e chiude reparti veri, mette gli uni contro gli altri, fa scempio infine di buone pratiche peggiorando la qualità sanità sarda».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) all’inizio ha riposto all’intervento del collega Stefano Tunis «che ha cercato di leggermi nel pensiero sbagliando tutto» ed ha ribadito con forza «che il disavanzo nella sanità c’era e c’è, era di 390 milioni nel 2012 ed è sceso a 320 nel 2016; questo significa che la riforma deve essere fatta presto e bene ed anzi è responsabilità del centro destra non averla fatta, ma questo non è l’unico motivo per un profondo cambiamento, il vero motivo è quello di avere gli stessi diritti di ogni cittadino italiano perché ora siamo agli ultimi posti per livelli di assistenza». Ogni riforma, a giudizio di Sabatini, «porta con se lamentele e mette in competizione i territori, però noi abbiamo un sistema che spreca troppe risorse e non garantisce una assistenza omogenea in tutto il territorio e questa è una preoccupazione che da tempo attraversa maggioranza e opposizione». Varare una nuova rete ospedaliera, ha aggiunto il presidente della commissione Bilancio, «è un atto fondamentale di programmazione dopo una stagione in cui otto Asl hanno operato come otto imperi senza alcun contatto fra di loro e noi stessi più volte abbiamo tutti parlato di doppioni che si sovrapponevano, di ricoveri impropri, di spese non necessarie, di sotto utilizzo di reparti e posti letto senza tuttavia cambiare questo stato di cose, col risultato che in Sardegna ci sono ancora oggi cittadini di serie A e cittadini di serie B, uno stato di cose che dobbiamo assolutamente cambiare».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha iniziato il suo intervento definendo il progetto di riforma «un documento di programmazione insufficiente, contraddittorio, velleitario e confuso che non produce un grande risultato perché ogni componente della maggioranza ha tutelato il suo territorio, attirando critiche da più parti (comprese quelle legate al centro sinistra) fino all’ex assessore Dirindin, insomma tutti scontenti dai medici agli infermieri alle autonomie locali, tutti soggetti che meritavano una ben diversa considerazione». Per quanto riguarda il ruolo dell’opposizione, Oppi ha ricordato che «ha cercato di migliorare il progetto, e sarebbero servite tabelle di comparazione per sapere com’era e come sarà il sistema ma nessuno ce le ha fornite, configurando un contesto che non permette di capire dove si interviene e che lascia in vita strutture con pochissimi posti che non sono sostenibili e non garantiranno assistenza adeguata ai pazienti». Inquadrando la riforma sotto il profilo giuridico e normativo il consigliere Giorgio Oppi ha citato «il dl 179 del 2009, in vigore come sancito recentemente dalla Cassazione, che mantiene a sua volta in vigore un impianto normativo sull’organizzazione interna degli ospedali su cui Sardegna non ha deliberato e che ora espone la riforma a possibili ricorsi». Ma l’aspetto più negativo della riforma, ha continuato, «è che il direttore generale dell’Ats è stato lasciato solo dalla politica che ha messo le persone peggiori nei posti migliori, approvando una riforma zoppa non supportata da una analisi dei dati e della situazione reale, con le unità di pronto soccorso al collasso con sette ore media di attesa, primari costretti a bloccare gli interventi per mancanza di farmaci, l’Areus bloccata da mesi  per dissidi interni alla maggioranza, la gara elisoccorso mandata avanti con superficialità senza tener conto dei pareri tecnici, il Mater Olbia ancora in alto mare». In definitiva, ha concluso, «la sanità crea e la sanità distrugge, e non credo che la riforma sarà riformata come chiedono i Sindaci».

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha respinto in apertura «la valutazione totalmente negativa della riforma della rete ospedaliera, nei confronti della quale si fa un certo processo alle intenzioni, utilizzando elementi di incertezza e paura che spesso accompagnano i momenti di crisi». Inoltre, ha insistito, «è sbagliato contrapporre territori e attribuire alla riforma il solo obiettivo di risparmiare, il problema non è che si spende troppo, è che si spende male perché non puntiamo abbastanza sulla appropriatezza dei ricoveri e delle prestazioni e non utilizziamo in modo efficiente il personale, che peraltro supera del quattro per cento gli standard nazionali». Quanto all’estensione geografica, secondo Ruggeri «non conta in assoluto se non in considerazione ai percorsi di emergenza, perché ogni ospedale deve avere la sua missione in relazione alle capacità, indirizzando i pazienti verso le strutture migliori proprio per garantire la migliore salute delle persone». La riforma, ha detto ancora Ruggeri, «in inserisce nella cornice della normativa nazionale che è il frutto di importanti acquisizioni scientifiche, ma se ne discosta in modo molto significativo con deroghe importanti come quelle per i punti nascita e, a livello complessivo, mettendo a punto un sistema che dà risposte di qualità e, soprattutto, non confonde gli interessi della popolazione con quelli di alcuni primari, segno che la classe politica ha mostrato la consapevolezza di andare oltre e guardare avanti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha dichiarato di non avere «la verità in tasca» ma comunque in questa riforma ci sono a suo avviso «errori macroscopici attribuibili al fatto che, ancora una volta, la direzione politica della Regione si è sostanzialmente adeguata alla normativa nazionale e sarebbe interessante capire se anche le tante diversità italiane sono adattabili a quello schema». Noi, ha ricordato Attilio Dedoni, «paghiamo sanità e trasporti ma spendiamo male e prediamo a modello realtà come Lombardia ed Emilia Romagna profondamente diverse dalla nostra Sardegna, anche per queste ragioni la riforma peggiorerà la sanità sarda proprio perché non è stata pensata per la nostra specificità regionale e non presta sufficiente attenzione alla territorialità, indispensabile per conoscere il vero fabbisogno di salute dei cittadini sardi». Ci stiamo incamminando, ha concluso, «verso la solita riforma che alla fine imbottiremo di tutto con l’ennesimo emendamento di sintesi, che non inciderà sui nodi strutturali della sanità regionale».

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha rivendicato la sua autonomia intellettuale, ricordando di non esser mai stato tenero nei giudizi «senza fare sconti nemmeno all’assessore Arru, perché vengo dalle cosiddette aree disagiate come la Gallura che meriterebbero maggiore attenzione». Sul piano generale, Zanchetta ha sostenuto che «è vero che la colpa della sanità in un certo senso è di tutti ma non è corretto riversare tutte le colpe a questa maggioranza, perché la riforma va valutata nel merito evitando interpretazioni strumentali e cadute di stile come la definizione di rifogna sanitaria, a testimonianza di un atteggiamento che ha determinato in buona parte l’errata percezione della riforma da parte della popolazione». La sanità, al contrario, per Zanchetta «va maneggiata con cura soprattutto in Sardegna dove c’è bisogno di razionalizzare la spesa migliorando la qualità e questo è welfare riformista che punta al potenziamento dei piccoli ospedali, a cominciare da quelli della Gallura dove non si possono tagliare troppi servizi perché altrimenti faremmo scoppiare Olbia e non ce lo possiamo permettere per le decine di migliaia di pazienti che gravitano sul territorio nel periodo estivo». Il successo della riforma, ha sintetizzato il capogruppo di Cps, si giocherà «sulla valorizzazione della qualità di medici e personale ospedaliero che deve concorrere alla buona riuscita della legge». La madre di tutte le polemiche, ha concluso, «è il punto nascita di La Maddalena che siamo impegnati a riaprire in condizioni ancora definire  ma, comunque, a condizione che l’assessore assuma l’impegno di chiedere una deroga al ministro Beatrice Lorenzin, come per la camera iperbarica e la pediatria».

Per il consigliere Giovanni Satta (Misto) «la sanità non è di destra né di sinistra, un po’ come il problema dei pastori e la stiamo affrontando col peso degli errori di almeno trent’anni; personalmente, ho creduto nell’Ats tanto è vero che su quella parte del provvedimento mi sono astenuto, però finora non si sono visti risultati». La riforma della rete ospedaliera è necessaria ed il ruolo del direttore generale Moirano doveva essere inattaccabile, ha detto Satta, «ma poi abbiamo assistito all’emersione di tanti e troppi campanili, ed è vero che quando si cerca di fare tutto e poi non si fa niente, come dimostrano tanti esempi, da Ozieri ospedale parcheggio per pazienti in attesa di trasferimento, al ridimensionamento di Tempio, alle strutture sotto utilizzate a Sorgono, a San Gavino dove si vuol realizzare un presidio pari a quello di Olbia ma con una ben diversa popolazione, ai risparmi concentrati in alcuni punti del sistema e completamente dimenticati in altri». Sono tutti problemi che vanno affrontati, ha affermato Satta, «e non credo che ci siano le condizioni per una nuova apertura di credito da parte mia, spero però che la discussione sia utile a chiarire questi aspetti con una legge giusta per tutti, senza dimenticare la difficile situazione di molti lavoratori a cominciare da quelli ex project di Nuoro».

Dopo l’on. Giovanni Satta ha preso la parola l’on. Daniele Cocco (Art. 1 – Sdp), che ha detto: “La legge sulla riforma della rete ospedaliera dovrà avere come stella polare alcuni principi. E in particolare uno: quello di uguaglianza delle prestazioni erogate nei singoli territori. Sinora non è accaduto così e i cittadini si sono divisi tra quelli che hanno potuto curarsi a pagamento e chi non si è curato proprio. Cominciamo intanto a diminuire i tempi spaventosi delle liste d’attesa e chiediamo ai manager di garantire le stesse prestazioni negli stessi servizi. Mi sembra invece che intorno a questi manager ci sia un cerchio magico e ci siano le solite persone, che dal 2014 a oggi non hanno certo contribuito a ripianare il debito della sanità sarda. Del quale non si conoscono manco i valori.

E’ possibile che ci vogliamo dieci mesi per fare una colonscopia? E’ accettabile che la sanità risponda in modo diverso a seconda dei territori? Come mai ancora non è stata fatta la nomina dei dirigenti dell’Areus? L’oratore ha proseguito esprimendo preoccupazione per il futuro dei servizi del San Francesco di Nuoro e dell’ospedale di Ozieri.

Ha preso poi la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha detto: “Il riordino della rete ospedaliera è un fatto coraggioso ma tutti i buoni propositi si infrangono davanti al fatto che non si è considerata la viabilità sarda e la condizione reale dei territori e dei Comuni della Sardegna. In questo modo si crea un solco sempre più profondo tra Cagliari e Sassari da una parte; e il resto dell’Isola, dall’altra. Un progetto privo di valutazione sull’appropriatezza dei ricoveri: l’unica finalità è una sforbiciata sul budget della Sanità, in particolar modo sulla Barbagia e sul Sulcis, che perdono posti letto e unità specialistiche. E così anche in Ogliastra, nel Sarcidano e nel Sarrabus e Gerrei. 

Il rischio evidente è una desertificazione dei centri dell’interno e un parallelo indirizzamento dei pazienti verso Sassari e Cagliari e anche fuori dalla Sardegna. Siamo pronti a scommettere che il sistema durante le feste natalizie non sarà in grado di reggere l’urto, soprattutto nei pronto soccorso”.

Per l’oratore “questo piano è stato concepito a tavolino più che pensato sulla base delle reali esigenze della gente”.

Ha preso poi la parola  l’on. Annamaria Busia (Cd), che si è detta “favorevole a una riforma della rete ospedaliera. Ed è questo il momento e il luogo per adottare i correttivi. Non accettiamo strumentalizzazioni per la nostra richiesta di dimissioni dell’assessore Arru sulla vicenda del project di Nuoro: si tratta di una coincidenza temporale legata alla decisione del Tar. Ma non rinunciamo nemmeno a dare il nostro contributo a migliorare un testo che ha delle evidenti criticità”.

Per l’on. Annamaria Busia “il documento ha una struttura organizzativa distorta che conducono a conclusioni non uguali  poiché si ignorano fattori dei territori. Il documento, poi, manca in toto di un’analisi economico finanziaria in rapporto agli obiettivi di salute.  Tanto che le comunità distanti dagli ospedali di eccellenza vengono del tutto tagliate fuori e non si comprende come possano essere definiti i risparmi della riforma”.

A nome del Pds ha parlato l’on. Gianfranco Congiu, che ha premesso: “Rappresento una forza politica  che ha l’ambizione di costruire un governo statuale e per questo ogni giorno applico il principio che nessun sardo deve restare indietro. Noi crediamo nella perequazione e cerchiamo di applicare questo credo a tutti i grandi processi e alle grandi riforme come questa.  In commissione Sanità abbiamo lavorato così, con questo spirito. Se lo schema di questo testo è aperto, allora siamo sulla buona strada, anche per rivedere le norme che riguardano i pronto soccorso e il loro funzionamento. Vogliamo anche chiarire quali sono le regole per la ridefinizione dei servizi. C’è da parte della maggioranza una volontà di ridiscutere questa riforma, al di là del fatto che è ancora possibile presentare emendamenti? Mi impegnerò sino allo spasimo perché il confronto e l’impegno che sollecitiamo al presidente e all’assessore si traducano in atti migliorativi”.

E’ intervenuto poi il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, che ha premesso: “Questa riforma ha suscitato dibattito in tutta l’Isola e non poteva che essere così, visto il valore di questo provvedimento. La proposta di riordino manca da quasi due decenni: da allora più nulla. Fare una riforma, soprattutto nel settore sanitario, non è mai stato semplice”. L’esponente dem ha proseguito: “In una materia complessa come questa nessuno ha la verità in tasca e c’è davvero bisogno del contributo di tutti. Ma è importante realizzare la rete ospedaliera perché ce lo impone il DM 70: in difetto saremo commissariati. E allora la vogliamo utilizzare la nostra specialità e il nostro ruolo di legislatori? Se non lo facciamo noi saranno altri a fare le scelte aziendali sanitarie. Non è accettabile che qualcuno sia così poco rispettoso da usare termini come la “rifogna sanitaria”: evitiamo di fare un braccio di ferro se anche dentro la maggioranza ci sono legittime posizioni differenti. E c’è tutto il tempo per dialogare e presentare gli emendamenti, fuori e dentro le istituzioni”.

“Nel merito tengo a chiarire che gli ospedali restano gli stessi, classificati diversamente a seconda delle caratteristiche e dei territori. E i posti letto praticamente rimangono uguali. In più avremo le ambulanze volanti dell’elisoccorso”.

Per l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, “a tratti il dibattito sembra surreale con la maggioranza non nasconde – ed è un dato positivo – le contraddizioni che già i sardi hanno manifestato in altre sedi sul contenuto di questa riforma della rete ospedaliera. Non contrasteremo questo testo per partito preso ma perché la riforma non piace. Ed è facile dirlo in piazza, cari colleghi di maggioranza: dovete dirlo anche qua e non fare finta di nulla. Gli elettori sanno benissimo che nessuno di questa maggioranza potrà tirarsi fuori: avete precise responsabilità e qui siamo all’epilogo. Certo che il DM 70 del 2015 è un atto dovuto ma è l’effetto di una riforma che avete votato, quella di accorpamento delle aziende sanitarie. Questi modelli di razionalizzazione che avete adottato vanno bene forse in Emilia o in Lombardia: non in Sardegna. Altro che parlare in inglese: dite la verità ,state svuotando il centro Sardegna e concentrando tutto su Cagliari e Sassari. Siete voi che contribuite allo spopolamento, altro che. Noi contrasteremo questa visione riformatrice e il vostro sistema, che deve essere superato”. L’esponente di Forza Italia ha ricordato che la spesa sanitaria “assorbe da sola più del 50 per cento della Regione e se ne fanno carico da soli i contribuenti sardi dal 2007, a seguito di quella sciagurata operazione tra Soru e Prodi. Continuate a ragionare da italiani, sacrificando gli interessi dei sardi. Noi no: senza retorica vi dico che state facendo correre seri rischi ai sardi”.

Ha preso la parola anche l’assessore della Sanità, Luigi Arru, che ha premesso di aver ascoltato tutti gli interventi e si è chiesto: “Abbiamo letto tutti lo stesso documento? L’obiettivo della legge della rete ospedaliera non sono i conti e io che sono molto attento a parlare con tutti, io che non voglio cancellare trenta anni di professione medica, voglio ora che chi mi accusa di creare chirurghi di serie A e di serie B mi chieda scusa. Perché non è vero. Nessuno intende discriminare nessuno: né il personale della sanità né i pazienti. Perché non controlliamo gli accessi di ogni pronto soccorso sardo? Troveremo molte risposte interessanti. Non chiuderemo ospedali, grazie ai criteri del DM70: le chirurgie d’urgenza sono tutte garantite in tutti i presidi dell’Isola. E per la prima volta abbiamo una rete che dà risposte omogenee ai politraumi, agli infarti del miocardio, agli ictus in tutto il territorio. Abbiamo chiarito che l’ospedale di comunità è la cerniera del territorio: leggete tutto il documento, non soltanto alcune pagine. E vedrete che diamo risposte a Isili, al Mandrolisai, all’Ogliastra che pure ha 29 abitanti per chilometro quadrato eppure i tempi di accesso al pronto soccorso sono superiori all’ora”.

Per quanto riguarda l’elisoccorso l’assessore Luigi Arru ha detto: “Abbiamo fatto il bando, abbiamo previsto tre basi aeroportuali. Abbiamo fatto tutto quello che deve essere fatto. La nostra giunta tutela le popolazioni e la loro salute: non c’è un calcolo ragionieristico che anima le nostre azioni. Ed è curioso che non ci sia stato un solo sindaco a chiedermi come si procede e con quali tempi davanti a un ictus”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato all’Aula che gli emendamenti potranno essere presentati entro le 10 di venerdì 29 settembre.

Per dichiarazione di voto è intervenuto l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna): “Il testo oggi in votazione aderisce al programma ministeriale del DM 70 ma è chiaro che saranno necessari correttivi che dobbiamo adottare nei prossimi giorni. Non apprezzo le incongruenze e i troppi non detto e non scritto. Ed è anche parecchio difficile pensare di emendare un testo omogeneo come l’atto”.

Sempre per dichiarazione di voto è intervenuto  Emilio Usula (Rossomori – Misto) che ha detto di essere preoccupato perché il primo livello potenziato per Nuoro è l’anticamera del depotenziamento. Questo depotenziamento si vede già – ha aggiunto – con la scomparsa nella zona  di strutture complesse. Devo ribadire la preoccupazione della sanità nuorese anche dopo la sentenza del Tar sul project. Emilio Usula ha chiesto all’assessore Arru quali azioni la Regione intende portare avanti per la  sanità nuorese anche dopo la sentenza del Tribunale amministrativo regionale.

Alfonso Marras (Udc) ha detto che questa riforma è un atto irricevibile perché crea cittadini di serie A e di Serie B. E’ un atto di “De profundis” per la sanità sarda perché mortifica molti territori. Ci saremmo aspettati – ha sottolineato – altra attenzione: questo documento impatterà negativamente su molte zone della Sardegna. Anziché tagli ci sarebbe necessità di nuovi servizi. Il voto è contrario.

Gianfranco Congiu (Partito dei sardi), sull’ordine dei lavori, ha chiesto al presidente Ganau chiarimenti sulla procedura .  Il presidente ha risposto che si stavano seguendo le decisioni prese in Conferenza dei capigruppo. 

Il capogruppo del partito dei sardi, per  dichiarazione di voto, ha espresso ancora una volta  le sue perplessità sul procedimento che si sta seguendo in aula. Congiu  ha parlato anche di “testo blindato” e ha sollecitato la giunta a dare della risposte. L’assessore Arru ha assicurato la massima disponibilità ad affrontare e a trovare la sintesi sui grandi temi avanzati dal Partito dei sardi.

Domenico Gallus (Psd’Az) ha annunciato il voto di  astensione per coerenza ed obiettività.  Anche per Annamaria Busia  (capogruppo misto)  il voto è di astensione  perché – ha detto – questo provvedimento va rivisto.

Antonio Gaia (Cristiano popolari socialisti) ha annunciato il voto  a favore.  Si tratta – ha  sottolineato – di una scelta coraggiosa. Le leggi si fanno nell’esclusivo interesse dei cittadini non a favore di un territorio. 

Per Christian Solinas (Psd’Az) la riforma è necessaria  ma questa ridefinizione della rete ospedaliera non è un a vera riforma. Farà aumentare i costi e peggiorerà i servizi.  I sardisti votano contro.

II passaggio agli articoli è stato votato dall’aula (votanti 48, sì 30, no 18). In chiusura di seduta il presidente Gianfranco Ganau ha ricordato che il termine ultimo per presentare gli emendamenti è  venerdì 29 settembre alle ore 10. Il Consiglio è convocato martedì 3 ottobre alle 16.00, la Sesta commissione si riunirà martedì 3 ottobre, alle ore 10.00.