15 May, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato il rendiconto generale della Regione. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione della Dl n. 509 – Giunta regionale – Approvazione del rendiconto generale della Regione per il 2016 e del rendiconto consolidato. Il presidente ha quindi dato la parola al presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd), relatore di maggioranza, per illustrarne il contenuto.

Nel suo intervento, Franco Sabatini ha ricordato l’approvazione del documento in commissione, il 16 maggio scorso, la parificazione della Corte dei Conti, e la soluzione della Vertenza entrate sancita dal dlgs n.114 che recepiva le disposizioni sulle quote di gettito spettanti alla Regione dopo la riforma dell’art. 8 dello Statuto. Tuttavia, ha dichiarato, «i risultati del 2016 evidenziano conseguenze negative per l’ammontare degli accantonamenti collegati al concorso della Regione per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica che hanno un peso insopportabile per il nostro bilancio: in pratica la Sardegna deve avere dallo Stato 1 miliardo ma è stata costretta ad un mutuo dopo che gli accantonamenti hanno superato i 400 milioni, un paradosso non più sostenibile che impone una nuova regolamentazione dei rapporti fra Stato e Regione». Un nuovo quadro normativo, ha sostenuto, «all’interno del quale dovremo prestare attenzione ai principi fissati in alcune recenti sentenze della Corte Costituzionale nel 2017 e nel 2018, attraverso accordi da recepire nello Statuto e norme di attuazione di valore quinquennale con il congelamento di norme peggiorative tranne il caso, predeterminato, di un specifico accordo come ha fatto il Trentino-Alto Adige». Senza questo tipo di accordo, ha concluso Sabatini, «si deve comunque prendere atto che lo Stato può determinare anche se in via provvisoria l’entità del contributo delle Regioni nel quadro della manovra di stabilità; si tratta di un tema importante e delicato sul quale dobbiamo lavorare a fondo coinvolgendo tutto il Consiglio».

Per la minoranza il relatore Paolo Truzzu, capogruppo di Fdi, ha dato atto all’assessore Raffaele Paci della parificazione del rendiconto da parte della Corte dei Conti e però, ha osservato, «dalla relazione emergono alcuni fattori politici vanno analizzati e non lasciati cadere. Primo, a due anni di distanza dalle nuove norme sul bilancio armonizzato la Corte dice che siamo in ritardo ed abbiamo agito con leggerezza, senza un lavoro preparatorio all’interno della Regione sulle procedure contabili. Secondo, la maggioranza aveva detto di voler risolvere la vertenza entrate e liberare risorse dalla sanità per la programmazione unitaria per non disperdere risorse, invece viene fuori che la sola cosa parzialmente realizzata è la vertenza con lo Stato che deve 1 miliardo alla Sardegna, mentre poi viene richiamato l’accordo del Trentino che ha contenuti del tutto diversi da quello della la Sardegna, la sanità ha conti fuori controllo con costi di produzione sono cresciuti dell’1,3% fra 2015 e 2016, c’è ancora un alto indebitamento con più di 800 euro pro capite dal 2014 al 2016, e il volume delle entrate ha molti residui attivi che a fine anno non corrispondono, per cui o non c’è capacità di incassare o le previsioni sono gonfiate. Terzo, sulla programmazione unitaria la Corte dei Conti dice che nel 2016 sul ciclo 2014-2020 non è stato certificato manco un euro compresi fondi comunitari e nel 2017 la situazione non è migliorata perché viene certificato appena il 7%, per cui c’è il rischio che a fine anno prendiamo una multa, cosa che forse riguarderà la prossima Giunta ma comunque abbiamo il dovere di vigilare e controllare».

Aprendo la discussione generale il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «è evidente che il rendiconto presenta fortissime criticità, certificate sia dalla Corte dei Conti che dal Crenos, per cui le questioni che poniamo sono suffragate dai dati; l’equilibrio di bilancio a pareggio è frutto del ricorso all’indebitamento per oltre 1 miliardo, 800 euro a sardo, in aumento dal 2015, ed inoltre la spesa sanitaria evidenzia un aumento di corsi di produzione così come la, spesa farmaceutica, per cui l’apparente riduzione del disavanzo deriva solo dall’immissione di risorse fresche». In definitiva, ha proseguito, «i costi del sistema sanitario sono più alti della media nazionale 3.2 miliardi pari al 10% del Pil contro il 6-7% della media nazionale, 1981 euro per sardo, cifra più elevata dell’ultimo decennio». Dal punto di vista economico generale, ha aggiunto Tedde, «il Crenos segnala che la Sardegna è l’unica regione del Mezzogiorno in fase recessiva e figura fra le 65 Regione più povere della Ue, sono dati che contraddicono la propaganda di alcuni assessori perché siamo in pieno area del sotto sviluppo, abbiamo meno investimenti (noi meno 2%, gli altri più 4.5%) il grafico della nostra disoccupazione è piatto e comunque siamo agli ultimi posti, siamo molto indietro anche per quanto riguarda la disponibilità di capitale umano qualificato, il turismo cresce ma per cause indotte e siamo in ritardo su tutto, dall’attuazione della legge che risale all’inizio 2017, al piano strategico, dal piano attuativo per la destinazione Sardegna all’osservatorio, dal bando di destagionalizzazione ai trasporti, in sintesi molta incertezza e molti annunci e zero risultati».

Sempre per Forza Italia la capogruppo Alessandra Zedda che ricordato che «il rendiconto ovviamente è già chiuso ma, proprio in quell’anno, discutemmo a fondo su qualche percorso avviare per lo sviluppo per la Sardegna e sotto questo profilo bisogna riconoscere che i risultati sono totalmente negativi: il bilancio armonizzato era obbligatorio ma sono stati sbagliati i tempi ed anzi il bilancio 2016 è stato addirittura impugnato dalla Corte Costituzionale, sul patrimonio ci sono poste quantificate erroneamente e comunque finora non abbiamo venduto nulla, alla fine è stato l’anno in cui si sono registrate le maggiori criticità». Fra queste, «la programmazione unitaria incagliata nonostante dovesse abbattere la burocrazia, i crediti dallo Stato per 1 miliardo, il mutuo per investimenti che non ha mostrato alcuna spinta keynesiana, i costi insostenibili a totale carico della Regione per sanità e trasporti, la macchina regionale imballata mentre si continua a reclutare dirigenti esterni, attivando nuove collaborazioni che sfondano i parametri di rapporto col personale, l’andamento della disoccupazione». Tutti gli indicatori economici vi danno torto, ha concluso la Zedda, «comprese le misure  molto propagandante come buone soluzioni, per esempio garanzia giovani».

Replicando a nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, soffermandosi brevemente sui contenuti del rapporto Crenos ha sostenuto che non è corretto fare un raffronto con l’Italia, perché si rivela certamente più adatto un confronto con la Regioni del Mezzogiorno con dati che, in questo caso, diventano significativamente diversi. Stiamo lavorando su infrastrutture, capitale umano ed innovazione tecnologica, ha detto Paci, «ma i temi sono necessariamente lunghi anche se arrivano alcuni buoni risultati come quelli sull’abbandono scolastico che ci vedono al primo posto in Italia per la sua riduzione». Per questo riguarda la parificazione del rendiconto della Regione questo risultato è arrivato, ha continuato Raffaele Paci, «ma questo non significa che va tutto bene ed anzi alcune osservazioni ci devono far riflettere; davanti alla Corte dei Conti c’è stato un dibattito in cui ho difeso le prerogative del Consiglio sottolineando alcuni risultati importanti che sono oggettivi: la gestione delle partite attive e passive nel 2013 era negativa per 5 miliardi ed attiva per 4 miliardi, oggi quelle negative sono scese da 5 a 3 miliardi e quelle attive ammontano a 3.7 miliardi, quindi con un avanzo di 500 milioni; le perenzioni sono passate da 2.3 miliardi del 2015 ad 1.3 del 2016 e sono ancora in calo, abbiamo fatto pagamenti per 1.3 miliardi, e la percentuale di questi flussi è passata dal 76 all’82% del 2016 collocandosi all’interno della media dell’Italia e della Ue». Parlare di fallimento con questi numeri, ha detto ancora il vice presidente della Regione, «mi sembra eccessivo ed oltretutto può dare all’esterno una ide distorta della realtà che, nell’incertezza delle origini di questi fenomeni complessi, potrebbe travolgere politica ed istituzioni». Dopo aver ribadito che, a suo avviso, i risultati stanno arrivando, l’assessore Raffale Paci ha riconosciuto che «che c’è ancora molto da fare a cominciare da accantonamenti relativi al 2017 con una nuova vertenza che affronteremo con molta determinazione per ottenere una risposta della politica». Nel frattempo, ha concluso con alcuni dati dell’attività di governo, «la nostra economia cresce anche se ad un ritmo non soddisfacente, sui fondi Ue abbiamo chiuso la rendicontazione 2013 molto positivamente e al 31.12.2018 affronteremo il primo traguardo intermedio del nuovo ciclo di programmazione mentre sul patrimonio abbiamo qualche perché la Corte dei Conti chiederà, a noi come agli Enti locali, una accurata contabilità patrimoniale anch’essa soggetta a parifica, una cosa che non la fa nemmeno lo Stato: noi abbiamo censito circa 15.000 proprietà e la maggior parte valorizzata tranne 1500 che però non potranno entrare nel rendiconto 2017».

Dopo la replica  dell’assessore al bilancio, la capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha chiesto 5 minuti di sospensione. Alla ripresa dei lavori  è stato  votato il passaggio agli articoli con votazione elettronica: è stato approvato (votanti 33, sì 22, no 11). Senza discussione sono stati approvati anche i nove articoli della legge: l’1 (votanti 34,sì 23, no 10), il 2 (votanti 33, sì 23, no 10), il 3 (votanti 38, sì 28, no 10) il 4 (votanti 38, sì 28, no 10), il 5 (votanti 38, sì 28, no 10), l’art 6 (votanti 39, sì 28, no 11), l’articolo 7 (votanti 39, sì 28, no 11), l’articolo  8 (votanti 40, sì 28, no 12) e l’ articolo 8 bis (votanti 39, sì 27, no 12). Per dichiarazione di voto è intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha detto che l’assessore Raffaele Paci ha ben poco da difendere. Ancora una volta è dimostrato che questa giunta regionale, nonostante le grandi promesse, non è riuscita a mantenere neanche un impegno. Avrei preferito – ha aggiunto – un atteggiamento da parte dell’assessore di maggiore difesa di questo rendiconto. Il disegno di legge è stato approvato (votanti 42, si 28, no 14)

La mozione 401 sulle procedure di stabilizzazione del personale presso le amministrazioni del sistema Regione finalizzate al superamento del precariato e sulle modalità di attivazione da parte della Giunta regionale è stata illustrata dal primo firmatario Valter Piscedda (Cristiano Popolari Socialisti) che ha sottolineato l’importanza di richiamare l’attenzione  sulla necessità di superare il  precariato interno nella Regione Sardegna. A distanza di un anno e mezzo dall’approvazione della legge regionale n. 37 del 2016  – ha sottolineato – si registra che è stata ampiamente disapplicata o sorvolata. Per questo la mozione presentata impegna il presidente della regione a garantire l’applicazione della legge regionale n. 37 del 2016 ai lavoratori precari entrati nel sistema Regione attraverso selezioni poste in essere con modalità analoghe a quelle del programma operativo nazionale 2000/2006 PON ATAS (misure 1.1, 1.2, 2.2) e dell’Accordo di programma quadro (APQ), così come attestato dalla documentazione rilasciata e in possesso della stessa Amministrazione regionale. Il consigliere Valter Piscedda ha illustrato le varie situazioni di ambiguità che ci sono nell’applicazione della legge ed ha chiesto alla Giunta di sanare tali situazioni. Come si può mantenere credibilità – ha chiesto – se siamo di fronte a un apparato amministrativo che non ottempera alle disposizioni del Consiglio regionale? Invito l’Assemblea – ha concluso – a reiterare la richiesta alla giunta di rispettare la volontà del Consiglio e superare le situazioni di precarietà in essere.

L’interpellanza 293/A è stata illustrata da Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) che ha rimarcato il mancato rispetto  della volontà dell’aula e ha invitato a una riflessione  sull’utilizzo che si fa del precariato.

Nella discussione generale è intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha detto che anche in materia di superamento del precariato la  Regione è inadempiente e ha ricordato i vari provvedimenti legislativi approvati e non applicati. Mentre nella maggior parte delle regioni italiane si applicano le norme di superamento del precariato – ha concluso – in Sardegna si fa il contrario: si continua ad assumere i lavoratori interinali e non aumenta il personale stabile. Le norme devono essere applicate, basta con la precarietà.

L’assessore regionale agli Affari generali Filippo Spanu ha ricordato l’innovatività della legge 37 del 2016, una legge  tesa a superare le forme di precariato e evitare che se ne creino ulteriori. L’applicazione della legge – ha detto l’assessore – ha avuto delle difficoltà in materia di interpretazione, ma la Regione ha fatto di tutto per superarle firmando, per esempio, un accordo  sui rapporti di lavori coordinati e continuativi che  ha consentito di cominciare l’attività di stabilizzazione. Sono stati stabilizzati 106 ex lavoratori precari “a domanda”. Il vero problema – ha ammesso l’assessore – è la stabilizzazione di alcune figure professionali che sono entrate con il tirocinio. Qui il problema nasce dalla natura degli atti dell’accesso perché il tirocinio formativo non costituisce rapporto di lavoro.»

Il consigliere Valter Piscedda, nella controreplica, ha detto di non condividere la posizione dell’assessore. «La 37 è chiara – ha affermato – anche i tirocinanti devono essere stabilizzati a domanda. Queste persone stanno lavorando da oltre 10 anni e il tirocinio è stato solo lo strumento attraverso il quale loro sono stati selezionati. Poi sono stati contrattualizzati. Io non vedo nessuna differenza con altri lavoratori».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione.  Alla ripresa ha proposto all’aula di aggiungere alla mozione un impegno per  il presidente della Regione e per la giunta di verificare la possibilità di far rientrare nell’applicazione della legge anche i lavoratori entrati a lavorare con un  tirocinio formativo.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha dichiarato il voto favorevole del suo gruppo alla mozione. La Regione – ha detto – tolga il precariato dappertutto questo serve per dare dignità ai lavoratori.

Alessandra Zedda ha chiesto di apporre la firma alla mozione dei consiglieri del gruppo di Forza Italia.

Il consigliere Francesco Agus (Misto) ha dichiarato voto favorevole per la mozione e l’emendamento ed ha ricordato l’iter seguito per l’approvazione delle norme per il superamento del precariato nel sistema regionale (legge n. 37 del 22 dicembre 2016). Voto favorevole anche dai consiglieri Augusto Cherchi (Pds) e Angelo Carta (Psd’Az-La Base) che ha chiesto anche di apporre la firma alla mozione, dichiarazione analoga a quella del capogruppo Psd’Az-La base, Gaetano Ledda e del consigliere Pd, Roberto Deriu.

Posta in votazione la mozione Piscedda e più ha ottenuto 38 voti favorevoli su 38 votanti e il presidente del Consiglio ha quindi comunicato la convocazione della conferenza capigruppo (15.30) e dell’Aula (16.00).

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E’ durato quasi quattro ore, questa mattina a Carbonia, il confronto serrato tra l’assessore della Sanità, Luigi Arru, con il manager dell’Ats, Fulvio Moirano, la direttrice della Assl del Sulcis, Maddalena Giua, e i 23 sindaci del territorio. Alla riunione era presente anche Pietro Cocco, capogruppo del Pd in Consiglio regionale.

Luigi Arru ha aperto la riunione ribadendo la volontà di confronto e dialogo, nel reciproco rispetto dei ruoli. «Ci avete posto dei quesiti, la scorsa settimana, e oggi siamo qui per darvi risposte, a partire dalla richiesta di maggior chiarezza sulla Rete ospedaliera arrivata da più parti. Sulla riforma della Rete – ha ribadito Luigi Arru – non c’è alcuno stop da parte del ministero della Salute, ma è in corso un confronto tecnico su alcuni punti apparentemente in contrasto col decreto ministeriale 70. Siamo in attesa delle controdeduzioni del Ministero, ma la Rete non è bloccata né tanto meno è stata bocciata».

Fulvio Moirano e Maddalena Giua hanno spiegato cosa è stato fatto finora – ad iniziare dalla soluzione trovata per la fasce dopo anni di controversie – e precisato che molte delle situazioni segnalate dai Sindaci hanno avuto origine ben prima della nascita dell’Azienda unica, ad iniziare dal degrado delle strutture sanitarie del territorio. Rispondendo alle principali richieste dei primi cittadini, i vertici della Ats/Assl hanno affermato che, grazie allo sblocco del turn over e al piano delle stabilizzazioni, anche nelle strutture del Sulcis arriverà nuovo personale, a partire da metà giugno, mentre dal 1 luglio al Sirai di Carbonia arriverà l’emodinamista. Fulvio Moirano ha anche spiegato che sulle liste d’attesa si sta lavorando con decisione: si tratta di un problema non solo locale e certamente non di oggi, sul quale si interviene – ha detto – con maggior personale, col controllo delle agende ed eliminando quella sacca del 40% di prenotazioni che avviene in maniera non trasparente e per vie preferenziali.

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Dopo l’approvazione della proposta di legge che riconosce il  componimento melodico tradizionale “Sa patriottu sarda a sos feudatarios”, noto anche come “Procurade ‘e moderare” di Francesco Ignazio Mannu quale inno ufficiale della Regione sarda, i lavori sono  proseguiti in seduta non formale con la manifestazione celebrativa de “Sa Die de sa Sardinia” e dei 70 anni dalla promulgazione dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna. Dopo l’inno della Sardegna, è intervenuto il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau che ha ricordato che la ricorrenza de “Sa Die de sa Sardinia”, giornata della festa nazionale dei Sardi, fu istituita dal Consiglio nel 1993 con la legge n. 44. «La classe politica di allora – ha affermato – capì che la Sardegna aveva bisogno di una sua festa nazionale per unire idealmente l’isola intorno a valori condivisi e scelse quella lontana data del 1794 per il significato simbolico di quell’evento storico che parla di sardi che dopo secoli di rassegnazione e sfruttamento decidono di dire basta». «Un momento esaltante – ha proseguito Gianfranco Ganau citando Giovanni Lilliu – che segnò il passaggio da una Sardegna asservita al feudalesimo a una Sardegna libera, fondata sull’autonomia, l’identità di popolo ed una nuova patria sarda. A quasi venticinque anni da quella legge – ha aggiunto il presidente – è tempo di riflettere sul significato profondo di questa giornata che va al di là dell’affermazione di un’identità sarda e deve rappresentare un monito per tutta la comunità perché sia capace di costruire il proprio destino e futuro e riaffermi nell’agire quotidiano e soprattutto nell’agire politico la sua autonomia, oggi più di ieri necessaria in un sistema di poteri modificato dove il nostro interlocutore non è più solo lo Stato centrale ma anche l’Europa». «La nostra – ha sostenuto il presidente dell’Assemblea – è un’autonomia giovane se paragonata ai millenni della nostra storia e possiamo esserne orgogliosi perché, nonostante difficoltà ed errori, sono stati settant’anni di straordinario avanzamento economico e sociale per la nostra terra che si affacciava povera e sfruttata all’alba della Repubblica italiana democratica e antifascista».

Ma, soprattutto, quello dell’autonomia, secondo Gianfranco Ganau, «è un percorso che va ancora perseguito e costruito con un’assunzione di responsabilità comune che veda istituzioni, associazioni, scuole, università e finanche singoli cittadini, impegnati a compiere ogni giorno una rivoluzione».

Il presidente si è poi soffermato sul significato che il Consiglio ha voluto attribuire alla ricorrenza di “Sa Die” nel corso della legislatura, dal NO al deposito delle scorie nucleari del 2015 alla prima riunione congiunta delle assemblee di Sardegna e Corsica nel 2016; dal vertice fra tutte le Regioni a Cagliari sulle prospettive del regionalismo dopo la mancata approvazione del referendum costituzionale fino ad oggi, col riconoscimento come inno della Sardegna del componimento musicale noto come “Procurare ‘e moderare” di Franciscu Ignazio Mannu, inserendolo all’interno della legge n. 10 del 1999 con la quale venne adottata la bandiera della Regione Sardegna.

«La prima esecuzione ufficiale del nuovo inno sarà dedicata – ha annunciato Gianfranco Ganau – ai nostri conterranei che numerosi sono presenti in questa aula e attraverso loro a tutti quelli che popolano l’Italia e il mondo senza mai dimenticarsi la loro terra; quella dell’emigrazione sarda è la storia di un popolo che ha dovuto lasciare la sua terra in cerca di un futuro migliore ma è soprattutto la storia di vite incredibili, difficili e combattute ma spesso di grande riscatto.»

Il presidente ha affrontato successivamente il tema dell’insularità, per osservare che da essa «discendono indubbiamente profili di peculiarità identitari, da valorizzare e declinare in positivo ma anche, è evidente, elementi di svantaggio oggettivi che richiedono l’impiego di maggiori risorse per assicurare alla comunità pari opportunità in termini di sviluppo e per evitare quelle situazioni che, oggi come ieri, hanno spinto tanti, troppi sardi, ad emigrare non per scelta ma alla ricerca di un futuro». «Per questo – ha precisato con un riferimento all’attualità – dico che sbaglia chi minimizza il significato della battaglia per il riconoscimento in costituzione del principio d’insularità, perché è una battaglia identitaria che deve diventare una battaglia di popolo per coinvolgere e convincere tutti i sardi».

Dopo aver lamentato la presenza di troppe remore nei partiti e in alcuni settori della società sarda civile rispetto a questo percorso, il presidente Gianfranco Ganau ha espresso apprezzamento per un nuovo percorso, condiviso dalla FASI, che consiste in una legge di riforma costituzionale di iniziativa popolare con l’obiettivo «di ottenere un diritto egualitario che l’Italia deve riconoscere alla Sardegna e alle isole minori; abbiamo una storia da scrivere e possiamo farlo tutti insieme, gli emigrati e i sardi rimasti a casa».

Serafina Mascia, presidente della Fasi, ha salutato con favore l’approvazione da parte del Consiglio dell’inno sardo.  «Noi siamo qui – ha detto – come delegati, ma siamo popolo sardo. Noi siamo sardi e portiamo fuori dalla Sardegna la sardità. Serafina Mascia ha ripercorso la storia dell’emigrazione e il ruolo della Regione nei confronti degli emigrati. Noi abbiamo sempre la bandiera dei quattro mori pronta da far sventolare in qualsiasi nazione», perché siamo orgogliosi di essere sardi. I problemi però sono sempre gli stessi. Prima di tutto il lavoro e i trasporti. L’isola, grazie alle moderne tecnologie  è connessa con il resto del mondo – ha aggiunto – ma questo non basta. L’isola deve essere collegata alla terraferma. Quindi la battaglia sull’insularità deve essere portata avanti. Perché l’insularità deve essere un’opportunità e non più un impedimento. L’identità e l’appartenenza – ha concluso – sono il nostro punto di forza. La sardità non è solo legata alla territorialità».

Aprendo la serie degli interventi dei capigruppo Attilio Dedoni, per i Riformatori sardi, ha salutato con affetto le associazioni degli emigrati che, ha detto, «sono la migliore testimonianza di una nazione senza stato con radici vive e profonde». «Tuttavia – ha sostenuto – il concetto di autonomia fatica ad affermarsi in Italia ed in Europa anche per responsabilità della Sardegna e delle occasioni che non ha saputo cogliere, servono perciò un nuovo progetto ed una nuova stagione di confronto con lo Stato in condizioni paritarie e senza sudditanze».

Paolo Truzzu, di Fdi, ha affermato provocatoriamente che «dell’autonomia non ce ne facciamo niente nel senso che non abbiamo chiaro cosa vogliamo fare della nostra terra, è un po’ come il vestito delle grandi occasioni che si mette un giorno e poi lo si conserva nell’armadio». «Smettiamola di dare le colpe ad altri ed assumiamoci le nostre responsabilità – ha esortato – perché in questi 70 anni è mancata una visione capace di progettare il futuro; ora è il momento delle grandi decisioni riportando tutti i sardi al centro di un progetto forte ed aggredendo i nodi strutturali dello sviluppo».

Daniele Cocco, capogruppo di Art. 1 – Mdp, ha sottolineato che «l’incontro di oggi non può essere un momento di liturgia e tutti siamo chiamati a tenere in grande considerazione il discorso della presidente degli emigrati: combattere con voi la battaglia dell’insularità rafforza la rivendicazione delle istituzioni regionali». «L’autonomia da sola – ha ammonito – però non serve se la politica non è capace di metterla in moto indicando priorità ed obiettivi, per questo la Sardegna deve riuscire a farsi ascoltare dallo Stato ma anche essere capace di una chiara rivendicazione unitaria, partendo dagli accantonamenti che lasciano allo Stato ogni anno 800 milioni di euro».

Pierfranco Zanchetta, presidente del gruppo Cps, ha citato un’istanza di Giuseppe Garibaldi (che amava la sua Caprera) al presidente del Consiglio dei ministri di allora con cui si chiedeva di intervenire con urgenza per alleviare la gravissima situazione della Sardegna, liberandola una volta per tutte dal malgoverno; in sostanza chiedeva tribunali, corte d’appello, opere pubbliche ed una amministrazione efficiente, incontrando però la solita indifferenza di tutti i governi. «Ora ci sentiamo impegnati nella battaglia per l’insularità – ha concluso – insularità significa anche attenzione ai problemi delle isole minori».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che «larga parte del popolo sardo esprime un giudizio negativo sui risultati concreti ottenuti da una autonomia che, ad esempio, non riesce ad arrivare al diritto alla mobilità che invece viene esercitato in tutte le altre isole minori, in un quadro dove l’insularità viene riconosciuta a livello europeo ma non a livello nazionale dove l’azione della Regione si è mostrata inefficace». Una quota di Sardegna, ha proseguito, «chiede maggiori poteri o meglio veri poteri, passando da una autonomia imperfetta ad una perfetta fondata sull’autocoscienza del popolo e su una profonda azione riformatrice».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, dopo aver espresso una valutazione altamente positiva sulla «testimonianza preziosa degli emigrati», ha dichiarato che «autonomia è sentimento e passione ma anche una lunga marcia verso l’autogoverno della Sardegna, partita dalla seconda metà dell’800 ed arrivata, 70 anni, fa all’approvazione dello Statuto nel ’48, che dette una prima risposta ad un territorio trascurato e marginale in una condizione difficilissima». «L’autonomia – ha concluso – ci ha permesso di fare molti passi in avanti rispetto ad allora ma a 70 anni di distanza, il nostro Statuto deve essere aggiornato ed adeguato perché lo richiedono il contesto nazionale ed internazionale oltre che i grandi cambiamenti della società: sotto questo punto di vista l’insularità va bene ma c’è bisogno di aggiornare i contenuti della carta autonomistica rivedendo i rapporti con lo Stato».

Alessandra Zedda, capogruppo Fi, ha evidenziato il poco positivo rapporto con lo Stato per ciò che attiene le risorse negate alla Regione sarda ed ha posto l’accento sulla richiesta di una più consapevole e forte autonomia, insieme con il riconoscimento della condizione di insularità. «I sardi – ha dichiarato l’esponente della minoranza consiliare – si sentono nuovamente sudditi nei confronti di un governo nazionale arrogante e non siamo più disposti a fare passi indietro sul tema dell’Autonomia». «L’autonomia non è domanda di assistenzialismo – ha affermando Alessandra Zedda – e siamo pronti ad accettare la sfida per la revisione dello Statuto, aprendo una fase nuova di contrattazione con lo Stato».

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, intervenendo in conclusione della seduta informale e celebrativa di Sa Die de Sa Sardigna ha ricordato alcune delle principali azioni poste in essere dal governo regionale nel corso della Legislatura ed ha approfondito il tema della insularità («è la nostra grande sfida») e delle riforme («non si misurano con gli annunci e neppure sulla quantità delle risorse ma sulla capacità di incidere nella vita delle persone»), alla luce anche dei rapporti con lo Stato e l’Unione europea.

Il capo dell’esecutivo ha insistito sulla clausola di insularità riservata alle regioni insulari periferiche ed ha denunciato le difficoltà e le penalizzazioni che derivano ai sardi per effetto delle interpretazioni restrittive che in sede europea permangono in materia di aiuti di Stato. «La soluzione che auspichiamo è una deroga – ha spiegato Francesco Pigliaru – per tutti i fondi europei e nazionali impiegati per mitigare i costi associati all’insularità, al fine della loro esclusione dalla disciplina degli aiuti di Stato».

Il presidente ha quindi definito “profondamente ingiusto” il livello degli accantonamenti imposto dallo Stato alla Regione sarda ed ha elencato le riforme approvate nel corso della Legislatura a guida centrosinistra: sanità, lavoro, Enti locali e Reis. Non è mancato il riferimento alla nuova legge urbanistica («auspico il varo di una spero legge di alto livello che raccolga consenso e superi le attuali divisioni») e al caso Ottana («abbiamo chiesto il riconoscimento dello stato di crisi di area complessa»). «Lavoriamo insieme – ha concluso Francesco Pigliaru, riferendosi alle parole dell’inno del Mannu – perché “tesi i fili dell’ordito dobbiamo continuare a tessere”»

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Nella seduta odierna, il Consiglio regionale ha approvato l’inno ufficiale della Regione sarda e Nanni Lancioni (Psd’Az) ha giurato in Consiglio ed è subentrato al senatore Christian Solinas (Psd’Az).

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la Proposta di legge n. 503/A (Cocco Pietro e più), sottoscritta da numerosi consiglieri di maggioranza ed opposizione, istitutiva dell’inno ufficiale della Regione.

Il presidente ha dato quindi la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco, relatore della legge, per illustrarne il contenuto.

Prima dell’intervento di Cocco, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che da questa mattina hanno iniziato sciopero della fame 7.000 lavoratori della scuola, insegnanti abilitati con diploma magistrale che, in base ad una legge dello Stato, rischiano di essere esclusi dalle graduatorie e dal lavoro. Di questi, ha ricordato Gianfranco Congiu, 1.200 sono sardi e 102 sono già di ruolo, ed è necessario che il Consiglio regionale intervenga urgentemente presso il governo

Il presidente Ganau ha assicurato che il problema sarà affrontato nella prossima riuniond dei capigruppo.

Sempre sull’ordine dei lavori il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha ringraziato il collega Congiu per aver sollevato il problema ed espresso molta preoccupazione per il rischio concreto che 1.200 insegnanti sardi perdano il lavoro. Un rischio, ha aggiunto, che dobbiamo scongiurare con una azione molto determinata presso il governo centrale.

Successivamente è intervenuto il relatore della legge Pietro Cocco, capogruppo del Pd, che ha messo l’accento in apertura sulla coincidenza simbolica della giornata di Sa Die, festa dei sardi, dei 70 anni statuto e infine dell’istituzione del nuovo inno. La legge istitutiva dell’inno, ha poi ricordato, «fu proposta per la prima volta dal presidente Ganau in sede di conferenza dei capigruppo dove si registrò un consenso quasi unanime, dando il via ad un percorso che ha coinvolto la commissione Autonomia». Il brano melodico tradizionale prescelto, ha proseguito, «ci propone contenuti estremamente attuali come l’esigenza di cambiamento e di una svolta, l’appartenenza al proprio territorio e la lingua, che devono ispirare ogni azione di governo contro ingiustizie, soprusi e disuguaglianze, mettendo le istituzioni al servizio del bene comune». Quasi tutti i gruppi hanno riconosciuto questo inno come quello che rappresenta meglio la nostra terrea, ha concluso, «poi è naturale che ci siano opinioni differenti e tuttavia auspico che una riflessione unitaria porti ad un voto unanime».

Christian Solinas, esponente del Psd’Az, ha dichiarato che «l’inno esprime con i suoi simboli i più autentici valori fondanti di una comunità antica, riconosciuti per l’impegno del Partito Sardo d’Azione, scritti nel suo statuto e poi in quello della Regione, a conclusione di un percorso che viene da lontano ed appartiene tanto ai sardi che ai sardisti, grazie ad un lavoro che viene dalla migliore esperienza di generazioni di sardisti fin dagli anni ’80». Solinas, eletto senatore, ha poi annunciato dimissioni da Consiglio, e ha detto di sentire su di se «tutto l’onore e l’onere di riportare il Psd’az dopo 22 anni in Parlamento per restituire ai sardi (anche quelli del mondo) orgoglio e speranza». Il nuovo sardismo, ha sostenuto, «punta oggi ad un ampio progetto di auto governo della Sardegna, seguendo una idea che affonda le sue radici nella Costituente, insomma ci siamo ancora oggi e contiamo di esserci anche quando arriveremo alla nazione sarda». Oggi abbiamo di fronte nuovi feudatari da affrontare e nuove emergenze, ha continuato il consigliere: «continuità territoriale, entrate, zona franca ed autogoverno e, come diceva Mario Melis, affermare un nuovo concetto di democrazia che passa attraverso il diritto al lavoro, perché l’economia è importante ma quelli che contano sono i valori». In proposito, Solinas ha fatto un riferimento alla legge sulla lingua «che ancora non c’è ma non deve prestare il fianco a nuove divisioni». Infine il neo senatore ha ringraziato tutti, dal presidente Ganau al personale del Consiglio,  per la collaborazione fornitagli durante i suoi due mandati.

Paolo Zedda, consigliere di Art. 1 – Mdp, ha parlato di un simbolo che completa nostra comunità con musica e parole ed ha ricordato il significato profondo del componimento di Ignazio Francesco Mannu:  «Procurad’e moderare incita il popolo sardo ad alzarsi e a combattere un regime intollerabile. I sardi hanno capito da subito che questo era il canto che li poteva rappresentare».

Secondo Paolo Zedda, le alternative proposte da altre forze politiche non avrebbero lo stesso valore della poesia del Mannu: «Non poto reposare, proposto dai Riformatori, è un canto d’amore. “Dimonios”, suggerito dal Gruppo Sardegna, è una marcetta militare. C’è un inno musicato da Rachel con le parole di Montanaru, o “Salvet deus sa reina” che ha le stesse parole dell’inno corso. Il popolo sardo però vuole come simbolo della sua unità questo canto che stiamo proponendo».

Il consigliere di Art1-Mdp ha poi ricordato che l’inno non si compone di soli versi ma è anche musica. «La melodia di Procurad’e moderare ha un profondo legame con la tradizione musicale sarda. E la stessa dei goccius, i canti sacri della Sardegna accompagnati dalle launeddas, e del ballo cantato a tenore. Quando sentiamo le prime note capiamo che è un canto sardo».

Zedda, infine, rispondendo al consigliere Christian Solinas, ha rivendicato la bontà della proposta di legge sulla lingua sarda. «Non è vero che la legge 26 è ancora valida, è la prima legge per la lingua scritta in Italia ma non ha mai funzionato. La lingua infatti sta morendo, i bambini non la parlano più. Vi prego di non lasciar passare la legislatura senza l’approvazione di una legge che può essere la salvezza del sardo».

Per i Riformatori il consigliere Michele Cossa, riprendendo i principali temi del dibattito, ha affermato che «il confronto ha fatto emergere posizioni differenti come era logico avvenisse in Sardegna, nazione senza Stato dove è presente un forte sentimento identitario, una appartenenza profonda che deve essere rappresentata, perché come la bandiera l’inno tocca le corde dei nostri sentimenti». La proposta di oggi, a suo avviso, «incarna certamente la ribellione dei sardi ma ce ne sono anche altre compresa l’ipotesi di scriverlo ex novo (in Russia, per esempio, hanno lasciato la musica sovietica cambiando le parole); la legge in effetti dice che l’inno lo deve scegliere il Consiglio ma forse non è la strada migliore non è quella di confinarla nel palazzo». In Sardegna, ha proseguito Cossa, «ci sono tante idee ma anche tanta passione; noi comunque non faremo barricate anche se la nostra proposta, quella presentata per prima, non è stata nemmeno presa in esame; inoltre, oggi che siamo impegnati a livello nazionale sull’insularità anche col contributo dei sardi nel mondo, sarebbe stato meglio coinvolgere l’opinione pubblica sarda».

Il consigliere Gennaro Fuoco (Fdi), premettendo di non voler fare polemiche che sarebbero fuori luogo su un argomento come l’inno, ha però lamentato anche come vice presidente della commissione Autonomia che «la commissione non ha esaminato nulla e nemmeno votato e, quanto al merito, per noi la legge parte da premesse sbagliate perché noi sosteniamo l’inno della Brigata Sassari che riporta alla memoria dei sardi una epopea in cui si sono imposti con il loro sacrificio all’attenzione di tutto al popolo italiano». L’inno “Dimonios”, ha ricordato, «non parla di guerra e comunque non siamo convinti che sia l’unica proposta ma la migliore, fermo restando che è sbagliato il metodo perché l’argomento meritava e merita una condivisione maggiore; forse sarebbe bastato servirsi di internet, noi in ogni caso non voteremo contro perché su certe cose non ci si deve dividere».

Emilio Usula, dei Rossomori, ha sostenuto che «la festa di Sa Die non deve essere la commemorazione rituale dei moti insurrezionali del ‘700 ma l’occasione per riflessione sulla condizione attuale della nostra terra». Per questo, ha protestato, «denuncio oggi qui che mentre si approva un inno contro la tirannia si manca di rispetto alla Sardegna e le si impedisce di avere i suoi spazi di autogoverno». Spetta poi alla politica utilizzare al meglio la democrazia, ha continuato, «ed anche il voto non può essere ridotto ad un rito ingannevole, la nostra legge elettorale è una porcheria che ha escluso oltre 120.000 sardi che hanno votato, tradendo la loro volontà». In questi mesi, ha detto ancora Usula, «molti hanno preso le distanze dalla legge proponendo questo o quel cambiamento ma alla fine non si è fatto nulla; la verità è che i grandi partiti sono d’accordo per difendere le loro quote di rappresentanza ma Rossomori denuncia questo sopruso oggi lanciando appello a cittadini ed istituzioni per cambiare una legge che va contro la volontà popolare».

Annamaria Busia (Misto) ha messo in evidenza che «le date che oggi ricordiamo hanno come denominatore comune la volontà del popolo sardo di avere maggiori spazi di governo e, sotto questo profilo, oggi c’è la stessa insoddisfazione di tanti orsono contro piemontesi e aragonesi». Spero tuttavia, ha auspicato, «che il nuovo inno arrivi ai tanti giovani che non lo conoscono e partecipino ad una nuova stagione che, come quella dei moti anti feudali in cui i sardi chiedevano impieghi e poteri per le scelte locali, si caratterizzi per nuovi poteri alla Sardegna anche all’interno della nuova cornice costituzionale». La Regione non è stata in grado di esercitare pienamente la sua autonomia, ha proseguito la Busia, «come dimostra lo scarso utilizzo di uno strumento importante come le norme di attuazione: in 70 anni la Sardegna ne ha approvate solo 29 a differenza delle 182 del Trentino-Alto Adige».

A nome di Fdi, il consigliere Paolo Truzzu si è dichiarato «soddisfatto del dibattito, sia per la nostra provocazione che per le posizioni espresse dai Riformatori, segno che esistono sensibilità diverse e segno, soprattutto, che questa discussione dovevamo farla molto prima anche per arrivare ad una scelta unitaria». Rispondendo al collega Zedda, Truzzu ha respinto la sua interpretazione, precisando che «Dimonios non è affatto una marcetta militare e se qualcuno lo pensa vuol dire che non conosce la storia; è vero che è stato scritto nel ’94 ma dietro c’è la storia antica della brigata Sassari ed una bandiera che vide 108.000 sardi per la prima volta uniti e ben 13.000 furono i caduti». Una comunità che non ricorda il passato non ha futuro, ha ammonito Truzzu, «il dibattito sul nuovo inno ha occupato più i giornali che il Consiglio regionale, che fra l’altro ha dimenticato che fino a pochi anni fa la festa della Regione era il 28 gennaio, giorno della battaglia dei Tre Monti che avviò la riscossa italiana dopo Caporetto, sono grandi imprese note in tutto il mondo e dovremmo anche rendere giustizia a tutti i nostri antenati, proprio con Dimonios che identifica tutta la Sardegna».

Dopo l’on. Paolo Truzzu ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu (Pds), che ha detto: “E’ davvero una giornata particolare: da un lato c’è l’enfasi propria della ricorrenza dei 70 anni dell’Autonomia e dall’altro con un inno ci riconosciamo nazione. I sardi oggi vivono la loro sardità e vorrebbero che i figli la ricevessero in eredità ma io come sardo nel 2018 non mi riconosco in una protesta ribellista. Chi può essere oggi il feudatario? Chi esercita oggi la tirannide contro i sardi? Al di là delle celebrazioni l’autonomismo mostra le sue rughe e il nuovo modello della Sardegna deve portarci a riappropriarci dei diritti statuali originari. In questo senso i moti ribelli del passato, l’inno baronale alla rivolta, nulla c’entrano col mondo che conosciamo.

Noi non abbiamo una visione cupa e pessimistica e non ce ne facciamo nulla: la nostra sardità è inclusiva, ci consente di riconoscerci gli uni con gli altri. “Adiosa”, ovvero “No potho reposare”, è il messaggio di solidarietà e di fratellanza di cui abbiamo bisogno per la Sardegna: sono personalmente stufo di piangermi addosso. L’inno del Mannu ha senso solo se riconosciamo che il feudatario di oggi è lo Stato italiano”.

Per l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) “al termine di questo dibattito è giusto essere uniti, ma solo dopo che abbiamo sviscerato sino in fondo questo tema. Mi fa piacere aver ascoltato il discorso appena pronunciato dall’avvocato Congiu ed è giusto chiedersi oggi chi sia il padrone più cattivo che si schiera contro i sardi. E forse il barone più cattivo siamo proprio noi stessi, che non siamo capaci di metterci tutti d’accordo per riaffermare davanti allo Stato i valori dello Statuto come l’articolo 8 e l’articolo 13”. Per l’oratore “la Sardegna di oggi è quella dei sindaci abbandonati a se stessi e la fretta che ci state mettendo nel presentare questa proposta di legge dedicata all’inno del Mannu vi farà fare i gattini ciechi. Non arriveremo così a una soluzione che unisca tutti e questo non è giusto per tutti i sardi che in Italia e in Europa hanno conquistato posizioni e fatto grandi cose”.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli e poi gli articoli. Approvato il primo. Sul secondo articolo sono stati presentati emendamenti, favorevole il parere del relatore Cocco sull’emendamento 1. Conforme il parere della Giunta.

Per l’on. Gianni Lampis (Fdi) “oggi qualcuno dentro la maggioranza ha voluto forzare la mano con un metodo che è stato privo di dialogo e di condivisione. Quando si sente l’inno della Sassari la gente riconosce che arrivano i sardi ed è questo il nostro inno. Quello che dovremmo adottare oggi per la Sardegna. Vi chiediamo dunque un momento ulteriore di riflessione”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) “il testo è stato messo all’ordine del giorno della prima commissione per tre volte e i colleghi dell’opposizione lo hanno avuto, ovviamente, da subito. In queste tre sedute si è discusso di tutte le proposte in campo”. L’on. Annamaria Busia (Centro democratico) ha affermato invece che “la contrapposizione fra le fazioni in campo si può affrontare pensando che l’Inno del Mannu è quello che più rappresenta la nostra storia e il nostro presente. Non un inno militare né una canzone d’amore”.

E’ intervenuto in campidanese l’on. Zedda, che ha spiegato. “Non c’è dispregiativo nella parola marcetta che ho impiegato, perché è un termine musicale. Mi suscita una grande emozione ma non è la musica che più rappresenta la nostra isola”.

L’Aula ha respinto l’emendamento 5 (Brigata Sassari) con 30 contrari.

Approvato, invece, l’emendamento 1 (“patriota”) con parere favorevole del relatore e della Giunta.

L’on. Pietro Cocco (Pd) ha dato parere favorevole anche all’emendamento 2 e l’Aula si è conformata.

Approvato, poi, il testo dell’articolo 2 come emendato. Ritirati, invece, gli emendamenti 3 e 4.

Approvato poi senza discussione l’articolo 3, il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione il testo della legge. L’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha annunciato l’astensione: “Non è stata sentita la popolazione sarda e non vorrei che accadesse che non tutti i sardi si riconoscano nell’Inno del Mannu”.

Favorevole, invece, l’on. Angelo Carta a nome del Psd’Az: “Se andassimo a Orgosolo, ad esempio, probabilmente gli orgolesi vorrebbero che Pratobello fosse l’inno sardo. Ma è difficile che troviamo oggi l’accordo, forse lo saremo col tempo portando nelle scuole il nuovo inno dei sardi”.

Anche il gruppo di Forza Italia ha annunciato l’astensione con la capogruppo Alessandra Zedda: “Non abbiamo nulla da osservare ma forse è stata persa l’occasione di poter fare un minimo di confronto. Invitiamo il presidente Pigliaru a chiedere ai sardi se l’inno che stiamo scegliendo oggi è gradito davvero. Proviamo ad arrivare all’ultimo dei cittadini della nostra regione”.

L’on. Roberto Desini (Pds) ha detto che “anche dentro il nostro gruppo ci sono state posizioni differenti ma quello che è accaduto a Ottana la scorsa settimana noi abbiamo coniato uno slogan che rappresenta una svolta. “Mai più divisi”: ecco perché voterò a favore di questo inno. Se davvero vogliamo dare un futuro ai nostri figli dobbiamo avere il coraggio di sperimentare l’unità”.

Per i Riformatori l’on. Luigi Crisponi ha detto che “quando il testo di un inno non fa venire il brivido e non una volta richiama il fortza paris probabilmente la decisione è affrettata. Per questo alla fine ci asterremo e perché è mancato quel dibattito che probabilmente avrebbe acceso le luci su questo tema”.

Anche il capogruppo del Pds, on. Gianfranco Congiu, ha annunciato il voto di astensione ma ha detto: “No potho reposare cantato da Andrea Parodi  suscita quei brividi che l’Inno non dà ma da oggi sarà l’Inno del Mannu il simbolo della nazione di Sardegna. Dunque, anche da parte nostra ci sarà un voto di astensione”.

Per l’on. Mariano Contu (FI) “noi siamo abituati a riconoscere un inno nei suoi contenuti ma anche nella musica. Qual è esattamente la versione dell’inno che stiamo approvando? Non si sa. Ecco perché la nostra astensione”.

“Voglio parlare in sardo, nella lingua del mio Goceano”, ha esordito l’on. Daniele Cocco. E ha detto: “Le posizioni possono essere differenti, io avrei preferito Bella ciao, per rispondere al collega Truzzu. Ma questa non è una decisione di una parte sola ma di tutto il Consiglio. In questo periodo storico valgono ancora le cose che diceva Mannu e il feudatario contro i sardi c’è sempre, è lo Stato italiano. Alla fine, tutti i nostri figli e nipoti canteranno quest’inno e ora il prossimo passo è la legge sulla lingua sarda, che sarà un fatto molto importante per il nostro popolo”.

Il relatore, on. Pietro Cocco, ha dato parere favorevole anche a nome del Pd. “Oggi abbiamo un inno ufficiale e dico chiaramente che la proposta era ed è condivisa. Certo sapevamo che potevano esserci opinioni differenti ma abbiamo ritenuto importante andare in Aula oggi per dare appunto oggi alla Sardegna il suo inno. Quale parte dell’inno utilizzeremo nelle manifestazioni ufficiali lo deciderà con decreto il presidente della Regione e fino ad allora utilizzeremo il testo integrale. Ma le parole di questo testo sono assolutamente attuali e sono quelle che meglio rappresentano la situazione odierna”.

Anche il presidente Francesco Pigliaru ha preso la parola e ha detto: “Intervengo a titolo personale, non della Giunta, e vi dico che adoro “Dimonios” ma è questa la scelta giusta perché l’Inno ha un bel messaggio: ribellarsi contro chi ci impone ingiustizie è sempre giusto. Ecco il valore dell’Inno che stiamo adottando oggi: ribellione contro ogni oscurantismo, contro i rischi di chiusure e di nuovi pericolosi oscurantismi”.

L’Aula ha approvato la legge.

Il presidente Gianfranco Ganau ha formulato gli auguri all’on. Christian Solinas a seguito delle sue dimissioni, delle quali l’Aula ha preso formalmente atto. Al posto dell’on. Christian Solinas è stato surrogato dalla Giunta per le elezioni il primo dei non eletti nel collegio di Cagliari per il Psd’Az, Nanni Lancioni, che ha giurato davanti al presidente Gianfranco Ganau e si è dunque insediato in Consiglio regionale. La seduta è stata poi dichiarata chiusa.

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Il Consiglio regionale ha approvato la mozione n. 413 (Lotto e più) e l’ordine del giorno Rubiu (Udc) e più, sulla difesa delle produzioni di agnello IGP di Sardegna dalle imitazioni e dall’introduzione sul mercato di agnelli provenienti dall’estero macellati nell’Isola e marchiati IGP di Sardegna. Approvata anche la mozione n. 331 (Cherchi Augusto e più) sulla mancata attuazione delle disposizioni della legge 15 marzo 2010, n. 38, concernente “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il presidente ha comunicato al Consiglio una delibera della Giunta per le elezioni con la quale viene contestata formalmente l’incompatibilità prevista dalla legge ai consiglieri Christian Solinas e Gavino Manca eletti rispettivamente al senato ed alla Camera, che non hanno esercitato il diritto di opzione per la carica prescelta entro 10 giorni. Di conseguenza il Consiglio, chiamato a votare a scrutinio segreto per l’avvio della procedura di contestazione si è espresso favorevolmente con 27 sì, 13 no e 2 astenuti (Fasolino e Tedde di Forza Italia).

Il presidente ha illustrato poi una seconda delibera della Giunta con la quale, dopo le dimissioni di Pietro Pittalis risulta subentrante in base alla documentazione ufficiale Stefano Coinu, che viene proclamato eletto e presta giuramento.

Subito dopo l’Aula ha iniziato la discussione della mozione n. 311, primo firmatario Augusto Cherchi del Pds, sull’introduzione delle cure palliative e della terapia del dolore nel sistema sanitario regionale.

Nel suo intervento, Augusto Cherchi ha ricordato che «fin dal 2015 erano state presentate specifiche istanze al presidente Francesco Pigliaru ed all’assessore Luigi Arru, seguite da una interpellanza nel 2016 e questa mozione nel 2017 mentre Lo Stato ha approvato all’unanimità nel 2010 una ottima legge-quadro presa ad esempio dall’Organizzazione mondiale della Sanità, per porre le basi per l’applicazione diffusa di questa terapia che riguarda 80 milioni di persone nel mondo, costa il 20% della sanità in Europa, 19 miliardi in Italia e 600 milioni in Sardegna». «Ma al di là dei numeri – ha aggiunto Augusto Cherchi – la terapia ha un alto significato sul piano etico e morale, oltre che economico, per la Sardegna che ha poli di eccellenza dove però ci sono liste d’attesa di oltre un anno e problemi di personale: chiediamo perciò l’attuazione della legge 38/2010».

Il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco, vice presidente della commissione Sanità, ha affermato che «il reparto attivo presso il Brotzu non funziona a pieno regime ed ha gravi carenze di organico oltre che liste d’attesa inaccettabili di circa 12 mesi, per cui in un momento così drammatico per la sanità sarda è urgente intervenire sul reparto che va messo in condizioni di funzionare con piena efficienza».

Sempre per Forza Italia il vice capogruppo Marco Tedde ha definito la situazione di tanti pazienti sardi che soffrono «immorale, anche se non partiamo da zero perché nel 2013 e nel 2014 sono stati adottati importanti atti preliminari istituendo la rete della terapia del dolore; poi però si è fermato tutto e si tratta di una negligenza che dimostra la gestione debole della sanità sarda». La maggioranza, secondo Marco Tedde, «ha imposto una riforma sanitaria piena di lacune imponendo al Consiglio tappe forzate mentre si attende da 6 mesi l’approvazione del Ministero ed anche la vicenda dei diabetici sardi è emblematica perché diversi da tutti gli altri perché non possono utilizzare farmaci e supporti».

Per i Riformatori sardi, il consigliere Luigi Crisponi, «oltre alla legge su terapia del dolore c’è la 26/14 sull’endometriosi approvata all’unanimità dal Consiglio e mai attuata neanche nella parte che prevedeva specifiche esenzioni per le pazienti, mentre il governo nel 2017 ha adottato i Lea che comprendono queste esenzioni: è su queste cose che l’assessore deve dare risposte».

Antonello Peru, di Forza Italia, che in apertura ha dichiarato di voler aggiungere la sua firma alla mozione, ha sottolineato l’importanza della legge nazionale di riferimento e le risorse in essa contenute, impiegate anche dalla Sardegna per realizzare a suo tempo 3 hospice ma queste strutture, ha segnalato, «sono del tutto insufficienti e quelle attive non funzionano al meglio, dimenticando che le persone hanno diritto di poter vivere in modo dignitoso anche le malattie gravi, una esigenza che va recepita non solo realizzando le strutture ma anche promuovendo l’assistenza domiciliare». «Sui diabetici – ha concluso – è stato fatto un primo passo ma occorre fare di più a partire dalla dotazione degli strumenti di monitoraggio sottocutanei».

Ancora per Forza Italia il capogruppo Alessandra Zedda, cercando di capire le ragioni della mancata attuazione della legge e delle stesse delibere della Giunta, ha sottolineato «l’evidente menomazione del diritto alla salute dei sardi anche perché le liste di attesa di oltre un anno mezzo sono di fatto virtuali perché mancano le strutture in grado di prendere in carico i pazienti». La situazione complessiva, ha continuato, «fa capire che non si crede in questa terapia nonostante la Regione sostenga per intero i costi della sanità con ricorse pari a circa il 60% del proprio bilancio».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, che ha definito l’argomento «molto delicato», ha ricordato gli atti compiuti nella legislatura precedente che, nella sostanza, «in molti casi non coincidono e parlano di strutture molto carenti nonostante la disponibilità significativa di risorse». Fra l’altro, ha detto ancora Cocco, «è stato istituito un tavolo tecnico che ha prodotto una relazione che individua precise problematiche nella formazione del personale tanto è vero che sono state stanziate risorse aggiuntive per 480.000 ripartite in 3 master, uno dei quali partito venerdì scorso». Affrontando in generale lo stato della sanità sarda, Pietro Cocco ha auspicato «una discussione seria su riforma sulla nuova rete ospedaliera perché su questo abbiamo scommesso, i problemi che emergono sul campo sono tanti ma ci sono anche molte notizie infondate, insomma serve una operazione-chiarezza».

In qualità di capogruppo, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha detto che «prima di dare giudizi avventanti è bene documentarsi perché non è vero che la Sardegna non ha fatto niente, tanto è vero che la struttura del Brotzu è stata realizzata nei primi 2000 e, siccome non c’erano centri pubblici, molti privati li hanno realizzati col contributo di associazioni». «Ci sono quindi ampie responsabilità di tutti – ha sostenuto ancora Giorgio Oppi – e sotto questo profilo la mozione deve spingerci ad operare concretamente e c’è molto da fare anche per dare attuazione alla riforma della rete ospedaliera, che segna il passo al ministero ma non si può aspettare la fine della legislatura perché questo vuoto paralizza la sanità sarda». «E poi – ha concluso – bisogna dare basta al balletto dei privati che scaricano tutte le responsabilità sulla Regione».

Per la replica l’assessore Luigi Arru ha ringraziato l’on. Cherchi per aver sollevato il problema in aula e ha detto: «La legge è del 2010, non nel 2014. E cosa è accaduto sino a oggi? E cosa non si è fatto dal 2010 al 2014? Cure palliative e terapia del dolore sono materie che si intrecciano ma sono cose diverse. Il problema è creare reti e personale, che deve essere formato adeguatamente. Presto con l’Università attiveremo un master di secondo livello per la terapia del dolore e abbiamo già un’eccellenza, Olbia, che è stata certificata dal Sole 24 ore».

Per l’assessore alla Sanità «grazie a dei colleghi che operano all’Oncologico siamo bravissimi anche con le terapie invasive e non userei il parametro delle liste d’attesa per affrontare questo problema perché spesso i ritardi derivano da responsabilità altrui e dalla nostra decisione di risistemare, con opere urgenti, gli ospedali che ne hanno bisogno. Da quando si è arrivati si è detto che la Sardegna spende troppo per la Sanità: mettiamoci d’accordo su questo. Noi siamo convinti che la nostra proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera sia la più efficace sotto il profilo della governance ed è molto più importante per noi togliere il dolore che lasciare medici in ospedali dove ci sono reparti che lavorano pochissimo. Dobbiamo portare la cultura antalgica fuori da Cagliari e formare medici specialisti nella terapia del dolore».

L’on. Cherchi (Pds) ha replicato: «Questa mozione ha tre anni di gestazione e alla fine del mio intervento rifarò la domanda con la quale ho aperto l’intervento. Non confondiamo i malati di tumore con la terapia del dolore e nemmeno le cure palliative con il dolore. Non abbiamo in Sardegna un solo posto letto per le cure palliative pediatriche eppure sono mediamente trenta ogni anno i pazienti pediatrici che si avviano alla fine della vita. Noi non abbiamo la rete delle terapie del dolore ma non c’è hub senza rete: chiedo all’assessore se intende costituire o no la rete prevista dalla legge 38 del 2010?».

L’on. Marco Tedde (FI) ha chiesto di aggiungere la sua firma alla mozione Cherchi e ha aggiunto rivolto all’assessore Luigi Arru: «Lei è diventato abilissimo a glissare sulle questioni centrali. Con molta eleganza interpreta il suo ruolo, ma senza impegno. Lei non ha mosso un passo per attuare la legge 38 e questi sono i fatti: com’è andata a finire la riorganizzazione della rete ospedaliera, non aggiri le domande e non dia risposte evasive».

L’assessore Arru ha ripreso la parola per dire che intende «applicare la legge 38, con i tempi che avete utilizzato voi, dal 2010 al 2013».

Per l’on. Pietro Cocco (Pd) «il collega Tedde ha sbandato ma stiamo ad ascoltarlo lo stesso».

La capogruppo di Forza Italia, on. Alessandra Zedda, ha detto: «Continuate pure con questo andazzo ma la risposta sarà uguale a quella che avete ottenuto il 4 marzo».

Per il Pds è intervenuto l’on. Roberto Desini, secondo cui «c’è una mozione e a  quella l’assessore Arru è chiamato ad attenersi. Da anni siete chiamati a dare attuazione alla legge 38, è arrivato il momento di recuperare il tempo perduto».

Il sardista Angelo Carta ha ricordato che «l’Aula è d’accordo sulla mozione» e così l’on. Daniele Cocco (Art. 1): «Fare l’assessore a fine mandato non è un regalo per nessuno ma oggi è necessario applicare immediatamente la legge 38. I sardi hanno aspettato abbastanza».

La mozione 331 è stata approvata.

La mozione 413 sulla difesa degli agnelli marchiati IGP Sardegna è stata presentata dall’on. Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Agricoltura. L’oratore ha detto: «Una vicenda di cronaca della scorsa settimana porta alla ribalta sulla stampa ancora una volta il tema della certificazione dei prodotti sardi e della protezione della loro origine mediante un marchio. Sembrerebbe che degli agnelli siano stati importati in Sardegna dalla Romania, macellati in Sardegna e poi esportati di nuovo con il marchio sardo. E’ fondamentale il ruolo del consorzio in questo caso come in tutti i casi di protezione dei prodotti con un marchio nostro. E’ chiaro che servono norme nuove, anche penali, contro la contraffazione: lasciamo alla magistratura il compito di occuparsene, accanto al Parlamento presso il quale giace un disegno di legge. Con chiarezza però viene alla luce del sole un fatto che tutti sospettavamo: il marchio sardo ha un valore enorme se qualcuno si preoccupa di portarli dalla Romania, macellarli e rivenderli come prodotto di Sardegna. Siamo certi che il Consiglio regionale vorrà prendere una posizione chiara e univoca su questa vicenda, che ci porta a stare a fianco al Consorzio di tutela in questo caso e più in generale ai marchi dell’olio, del vino e del settore lattiero caseario. Dobbiamo lavorare per ottenere anche altri marchi di origine, allargando le nostre produzioni e tutelandole nel commercio. Questa vicenda va condannata ma ci deve servire da monito».

Nella discussione è intervenuto l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha ringraziato il collega Lotto per la mozione: «Il problema è grave e va oltre il fatto fine a se stesso: nel 2015 in Italia i reati agroalimentari sono cresciuti del 215 per cento». L’oratore ha annunciato e poi depositato un ordine del giorno che auspica l’intensificazione dei controlli sul fronte della contraffazione e delle frodi agroalimentari. 

Per Art. 1 l’on. Lai ha detto: «Questo tema va discusso anche per un fatto di orgoglio della buona politica. L’anno scorso abbiamo stanziato 15 milioni di euro per il comparto ovino e le nostre buone risposte e pratiche non possono essere messe in discussione da chi fa cose poco serie come queste. Basta con queste contraffazioni, che sono un grande danno per l’economia sarda: abbiamo stanziato altri 20 milioni per la pastorizia e per l’agricoltura sarda, chiediamo che si spendano quelle risorse».

Il Pds ha preso la parola con l’on. Piermario Manca, che ha ringraziato il presidente Gianfranco Ganau per aver portato in Aula con tempestività la mozione: «Noi sapevamo che erano necessarie le stalle di sosta nei porti per controllare il bestiame, l’ho detto tre anni fa. Perché non lo abbiamo fatto? Questo è il vero problema e questo dobbiamo fare se vogliamo arginare il fenomeno e fermare certe truffe alimentari».

La consigliera Daniela Forma (Pd) si è complimentata con l’assessorato dell’Agricoltura ed ha chiesto all’assessore di riferire circa le interlocuzioni ministeriale sulla possibile risoluzione delle problematiche inerenti il declassamento degli ippodromi sardi. Nel merito degli argomenti oggetto della mozione l’esponente della maggioranza ha parlato di “fatti di straordinaria gravità” ed ha ricordato gli sforzi fatti per la valorizzazione dell’agnello sardo Igp. La consigliera ha inoltre evidenziato ruolo e funzione del consorzio di tutela ed ha concluso il suo intervento auspicando un incremento degli stanziamenti in sede di assestamento di bilancio per aumentare il numero di agenti vigilatori.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha lamentato la mancata discussione delle due proposte di legge a suo tempo presentate per l’istituzione di controlli portuali e aeroportuali al fine di meglio tutelare le produzioni agricole sarde e la salubrità dei. Antonio Gaia (Upc-Socialisti) ha fatto riferimento ad un suo precedente intervento in Aula del 2015 per riproporre il divieto al taglio delle orecchie degli agnelli al momento della macellazione. Mantenere la targhetta auricolare fino al momento dell’acquisto del prodotto nelle macellerie – a giudizio del consigliere della maggioranza – è la soluzione semplice e immediata per garantire il consumatore dalle frodi.

L’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, intervenendo in sede di replica, ha ribadito l’impegno per la tutela dell’agnello sardo e del marchio Igp ed ha confermato la frode scoperta nel periodo dell’ultima Pasqua quando dodicimila agnelli provenienti dalla Romania sono stati macellati e spacciati come agnello sardo Igp nel mercato isolano. L’assessore ha inoltre illustrato per sommi capi un importante progetto sperimentale per la tracciabilità elettronica delle carni ed ha assicurato un incremento delle azioni di vigilanza a tutela dei marchi qualità conquistati dalla Sardegna. Pierluigi Caria ha inoltre ribadito la volontà di procedere nelle iniziative per il riconoscimento di ulteriori marchi per le produzioni tipiche isolane ed ha aggiornato il Consiglio sulla situazione che riguarda Ara e Apa.

In ordine al Vinitaly ha confermato la partecipazione di 97 cantine sarde  ed ha uspicato una sempre maggiore aggregazione tra produttori e aziende.

Sulla questione degli ippodromi, l’assessore ha confermato la firma al ministero delle Politiche agricole del decreto che consentirà lo svolgimento delle gare nell’ippodromo di Chilivani da domenica 22 aprile, nonché una possibile moratoria per scongiurare gli effetti del declassamento degli ippodromi della Sardegna.

Il presidente della commissione Attività produttive, Luigi Lotto, ha confermato la messa in votazione della mozione di cui è primo firmatario e dell’ordine del giorno presentato dal capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, in qualità di primo firmatario L’esponente della maggioranza ha ricordato che sulla questione degli ippodromi è al lavoro la sottocommissione per portare all’attenzione dell’Aula una proposta normativa condivisa per dare una svolta al comparto e garantire un futuro all’ippica in Sardegna. Il consigliere del partito dei Sardi, Piermario Manca, ha ribadito che la migliore soluzione per tutelare i prodotti sardi e scongiurare le frodi alimentari è rappresentata dalla realizzazione delle cosiddette stalle di sosta in prossimità di porti e aeroporti per il controllo degli animali e delle piante.

Daniela Forma (Pd) ha sottolineato procedure, adempimenti e normative statali e europee che dovrebbero tutelare produzioni tipiche e consumatori ed ha auspciato in futuro una maggiore comunicazione tra gli organi ministeriali deputati al controllo.

Il capogruppo Pds, Gianfranco Congiu, ha denunciato un atteggiamento punitivo da parte dello Stato nei confronti della sardegna per quanto attiene ilr ecepimentod elle norme europee in materia di tutela delle razze autoctone. A giudizio di Congiu lo schema ministeriale inibisce la Regione, laddove volesse istituire l’ente selezionatore e dunque la Sardgena non potrebbe tutelare il suo patrimonio.

Il consigliere Upc, Antonio Gaia, ha riproposto la conservazione della targhetta auricolare ricordando che prima dell’istituzione del consorzio per la tutela Igp, le orecchie degli agnelli non venivano tagliati in sede di macellazione.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha proposto di portare in discussione la proposta di legge per istituire i controlli nei porti e negli aeroporti e il consigliere del Pd, Mario Tendas, ha dichiarato voto favorevole per la mozione e l’ordine del giorno.

Posta in votazione la mozione Lotto e più che impegna la Giunta a garantire la sicurezza dell’immagine dell’agnello sardo Igp è stata approvata all’unanimità con 41 voti a favore.

La capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha quindi precisato che i contenuti della mozione sul tema presentata a suo tempo dagli ex consiglieri di Forza Italia, Ugo Cappellacci e Pietro Pittalis, sono stati inseriti nell’ordine del giorno Rubiu e più che dà mandato al presidente della Giunta di adottare ogni utile iniziativa per contrastare la contraffazione alimentare dei prodotti agricoli sardi.

Dopo il parere favorevole espresso dalla giunta l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità con 38 voti favorevoli.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato conclusi i lavori dell’Aula ed ha convocato il Consiglio per domani, giovedì 19 aprile, alle 10.00.

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«E’ stato un incontro molto utile che darà ulteriore impulso all’attività dei tavoli tecnici da tempo al lavoro sui problemi di Ottana e complessivamente della Sardegna centrale, problemi che tutto il Consiglio continuerà a seguire col massimo impegno.»

Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau al termine dell’incontro dei capigruppo con una delegazione di amministratori del territorio di Ottana, al quale hanno partecipato il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, e l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras.

Nelle sue conclusioni, il presidente Francesco Pigliaru ha sottolineato che la scelta del governo regionale è stata quella di affrontare la crisi dell’area di Ottana puntando su «scommesse condivise con i territori, che sono più forti anche se a volte richiedono più tempo. I principali pilastri della nostra azione – ha proseguito – sono sviluppo dal basso, contrasto al disagio delle persone con gli interventi di sostegno del Rei nazionale e del Reis regionale, i nuovi strumenti del piano Lavoras a cominciare dai bonus occupazionali».

«Sul Nuorese abbiamo investito molte risorse – ha concluso il presidente della Regione – e riteniamo che l’area di Ottana, per il suo passato industriale che ancora esiste in qualche forma, abbia potenzialità da sfruttare e possa essere attrattiva per gli investitori, una soluzione che stiamo esplorando con Invitalia; anche quella di Alcoa sembrava una strada senza uscita eppure le cose sono cambiate».

L’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras ha invece fatto il punto sull’istanza di riconoscimento del sito di Ottana come area di crisi complessa, che la Regione sottopose al Governo dopo una nozione approvata all’unanimità dal Consiglio regionale nel maggio dell’anno scorso. «Da allora – ha ricordato – abbiamo costruito un percorso di re-industralizzazione assieme alle amministrazioni locali, i sindacati e le organizzazioni datoriali che punta sulle infrastrutture materiali ed immateriali (la formazione) e lo sviluppo di alcune filiere come gomma, ambiente ed energia».

Ad esporre i gravi problemi di Ottana e del territorio il sindaco del centro del Nuorese Franco Saba, quello di Mamoiada Luciano Barone, il commissario straordinario della provincia di Nuoro Costantino Tidu ed il presidente di Anci Sardegna Emiliano Deiana.

Franco Saba, in particolare, ha ricordato che alla base della scelta industriale della Sardegna centrale, trenta anni fa, c’era l’esigenza di combattere criminalità ed arretratezza ma oggi «c’è per molti aspetti lo stesso malessere di allora e dobbiamo disinnescarlo partendo dai giovani e da tanti disoccupati di 40 anni che non hanno più prospettive».

A nome dell’Anci, Emiliano Deiana ha sollecitato per il Nuorese una grande alleanza istituzionale, sul modello di quella messa in campo per il Sulcis, che sia in grado di attrarre investimenti e sviluppare formazione di qualità «senza lasciare nessun lavoratore da solo, a cominciare dagli ex Legler».

Aprendo la serie degli interventi dei capigruppo Pietro Cocco (Pd) ha valutato positivamente la concretezza del confronto su temi strategici per il Nuorese come il riconoscimento di area di crisi complessa accompagnato da un piano di riqualificazione. Assicurando che i capi gruppo lavoreranno per tenere alta l’attenzione della politica.

Daniele Cocco, di Art. 1 – Mdp, ha affermato che sulla vicenda di Ottana “andremo in fondo in fondo per ottenere risposte compiute anche da alcuni soggetti imprenditoriali che, usufruendo di fondi pubblici, devono mettere da parte certe rigidità.”

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sostenuto che «lo sviluppo delle zone interne non passa solo per l’industrializzazione ma soprattutto per una programmazione inclusiva che comprenda tutti i territori della Sardegna».

Da Forza Italia, attraverso il vice capogruppo Alessandra Zedda, è arrivato un appello a concentrare l’attenzione su iniziative realizzabili come l’allargamento dell’accesso a Lavoras per i disoccupati del Nuorese e la formazione.

Per il Pds Gianfranco Congiu ha definito Ottana il simbolo della crisi profonda della Sardegna scandita da sprechi e promesse mancate, una crisi che va affrontata prima mettendo in sicurezza il tessuto sociale e poi accompagnando il territorio verso una prospettiva nuova.

Secondo il sardista Angelo Carta al passato di occasioni mancate che hanno rappresentato il fallimento dell’industria e della politica bisogna contrapporre un futuro di soluzioni pratiche e semplici a cominciare dal collegamento coste-interno.

Pier Franco Zanchetta (Cps), infine, ha messo l’accento sul riconoscimento di Ottana come area di crisi complessa, che a suo avviso costituisce un passaggio indispensabile per il rilancio della zona. Per l’immediato ha suggerito l’adozione di misure straordinarie, alcune delle quali sono all’interno del “pacchetto Lavoras”.

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La direttrice dell’agenzia regionale Laore, Maria Ibba, ha riferito questa mattina nella commissione Bilancio sulla vertenza Aras che, nella giornata di martedì 27 marzo, ha registrato un  nuovo sit in di protesta dei dipendenti dell’associazione regionale degli allevatori che reclamano la stabilizzazione all’interno del comparto regionale e lamentano ritardi nel pagamento degli stipendi.

La direttrice di Laore ha ripercorso le principali tappe della vicenda ed ha rimarcato il corretto operare dell’agenzia che è responsabile, tra le altre, dell’assistenza tecnica del comparto zootecnico. In particolare Maria Ibba ha escluso ritardi nel trasferimento all’Aras dei contributi annuali (circa 13.400.000 euro) ed ha sottolineato che la quota percentuale dovuta all’associazione che assicura qualità delle carni e del latte negli allevamenti sardi, non supera il 3% del totale (una somma che – dalle stime dell’Aras – ammonterebbe per il quadriennio 2014-2017 a 1.987.761 euro su un totale di contributi concessi pari a 54.200.000 euro).

«Il punto – ha spiegato la responsabile di Laore – è che Aras deve produrre una rendicontazione tecnica “verificabile” delle attività svolte e dagli accertamenti di Laore risulterebbero alcune irregolarità che la stessa agenzia regionale per l’attuazione dei programmi in agricoltura ha chiesto ad Aras di risolvere.»

La dottoressa Ibba ha inoltre rimarcato il pieno rispetto del protocollo d’intesa a suo tempo sottoscritto tra Laore ed Aras e la corrispondenza dello stesso con quanto stabilito nelle direttive impartite in proposito dalla Giunta regionale e, su sollecitazione anche del capogruppo del Pd, Pietro Cocco, e del presidente della commissione Franco Sabatini (Pd), si è detta disponibile a valutare, con i responsabili di Aras, ogni possibile soluzione per risolvere l’annosa questione che riguarda il corretto operare dell’associazione regionale degli allevatori.   

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Il Consiglio regionale ha respinto la mozione n. 139 (Rubiu e più) sulla crisi del sistema industriale ed ha approvato l’ordine del giorno sulle misure per fronteggiare la crisi dell’Ara, Aipa e Apa e le mozioni n. 399 (Peru e più) e n. 400 (Congiu e più) sull’assistenza ai pazienti diabetici.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le mozioni riguardanti la situazione dei lavoratori Aras e Apa. Sulla base del dibattito svoltosi nella seduta antimeridiana i gruppi stanno lavorando ad un documento unitario che sarà definito successivamente.

Il Consiglio ha quindi iniziato la discussione della mozione n. 139 (Rubiu e più) sulle crisi industriali, che è state illustrata dal consigliere dell’Udc Giorgio Oppi.

Nel suo intervento, Giorgio Oppi ha ricordato che la mozione è arrivata in Consiglio «dopo 3 anni nei quali il mondo è cambiato e molte famiglie hanno dovuto reinventarsi la vita, mentre in Sardegna si è abbattuto un ciclone su tutti i partiti che richiama tutta la politica alle sua responsabilità». Quanto alla situazione attuale, ha aggiunto Oppi, «non una della crisi industriali di cui si parla nella mozione è stata risolta e dal fallimento della politica industriale deriva la mancanza di una visione politica del futuro della Sardegna perché, a fronte del modello degli anni ’70 che era comunque un modello non si capisce quello di oggi». Questa giunta e la precedente hanno responsabilità, secondo l’esponente dell’Udc, perché si sono limitate a prendere tempo, sperperando risorse pubbliche, evitando di rimuovere la burocrazia improduttiva anche quando sbagliava». Nel Sulcis, ha poi proseguito Giorgio Oppi, «sono finite anche speranza e dignità, la chimica verde è avvolta dal silenzio come Ottana, Villacidro e Olmedo». Di qui, ha concluso, «un richiamo generale a rivolgere alla Sardegna uno sguardo più responsabile per contrastare quel populismo che travolgerà ogni cosa, comprese le istituzioni che sono patrimonio di tutti».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha dichiarato che «affrontare questo argomento provoca dispiacere, ma la mancata impostazione politica nell’industria ha investito con forza la nostra Regione, perché in effetti sono 30 anni che l’Italia si interroga sulla direzione da prendere e, per quanto riguarda la Sardegna, le giunte che si sono succedute non si sono mostrate all’altezza». Se quella immediatamente precedente ha ereditato parecchi mostri, secondo la Zedda «sarebbe stato lecito aspettarsi da questa Giunta qualche passo avanti dalla chimica verde, così come dalla Keller, da Ottana Polimeri, dalla stessa Alcoaa Euroallumina ed E.On collegate all’energia, per cui dovremmo fare scelte straordinarie in questo scorcio di legislatura, dobbiamo essere uniti senza farci prendere in giro da annunci sui piani industriali o sulle bonifiche».

Sempre per Forza Italia il consigliere Mariano Contu ha parlato di una «discussione fredda ma, purtroppo, ancora drammaticamente attuale con cause lontane nel tempo che risalgono ad un sistema industriale costruito sulle sabbie mobili». A cavallo della scorsa legge finanziaria, ha detto ancora Mariano Contu, «si enfatizzarono i dati sull’occupazione del penultimo trimestre del 2017 che però risentivano fortemente del lavoro stagionale legato al turismo, mentre gli ultimi dati ci dicono che l’occupazione della Sardegna è scesa di ben 2 punti percentuali». C’è bisogno quindi di interventi strutturali e non di assistenzialismo, ha sostenuto Mariano Contu, «e sotto questo profilo il recente Piano per il lavoro è insufficiente, c’è casomai bisogno di ridisegnare il sistema produttivo della Regione partendo dalle sue vocazioni naturali come l’artigianato e dare corpo ad una visione forte della Sardegna del futuro, perché altrimenti succederà come nel Sulcis, dove non si riesce ad attivare un cantiere o una nuova impresa».

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi ha collocato la mozione alla base della grande crisi da cui la nostra Regione non è ancora uscita, una crisi il cui emblema è l’area di Ottana. Una realtà, ha ricordato Crisponi, «che meritava di essere analizzata da una commissione di inchiesta che tempo fa fu proposta ed in quella occasione si parlò anche di possibili ipotesi di riconversione su agro alimentare, bio edilizia ed industria del freddo; la storia di Ottana, invece, è una storia di sperpero di danaro pubblico e di totale mancanza di prospettive per la Sardegna centrale, dove non si parla nemmeno di bonifiche dopo la chiusura dei siti industriali senza fare alcuna pressione sull’Eni». Ma noi, ha concluso Crisponi, «non possiamo accettare che quel territorio resti un deserto e si continui ad andare avanti senza una bussola per ripartire».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, primo firmatario della mozione, ha lamentato che «chi ci ascolta si può tranquillizzare perché stiamo discutendo dopo 3 anni della crisi dell’industria sarda e questa poca sensibilità lascia capire la sensibilità della maggioranza verso i problemi del sistema produttivo e del lavoro ed inoltre appare ancora più imperdonabile la noncuranza nei confronti della crisi che ancora pesa sulla Sardegna, con numerosissimi lavoratori che hanno perso anche la minima forma di sostegno al reddito». Sono state trascurate tematiche importanti, ha protestato Rubiu, «come la zona franca, il porto industriale di Porto Torres, il mancato riconoscimento di area di crisi per Ottana, per Eurallumina che da oltre 1000 giorni attende decisioni dell’assessorato dell’Ambiente della Sanità e provincia del Sud per il riavvio dello stabilimento, per la Portovesme Srl ancora in attesa delle autorizzazioni per il sito di smaltimento indispensabile ad una azienda dove potrebbero lavorare oltre 1300 unità con un investimento di 400 milioni».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha sostenuto che «sarebbe ingeneroso attribuire alla maggioranza insensibilità sulle crisi industriali perché non più tardi di alcuni mesi fa, a maggio, il Consiglio approvò una mozione di tutti i capigruppo (minoranza compresa) per la situazione di Ottana e del Nuorese, indicando un pacchetto di soluzioni per frenare la caduta verticale di quell’area; chiedemmo in particolare una azione nei confronti della presidenza del Consiglio dei ministri per il rilancio del polo, ricomporre la filiera e riavviare Ottana Polimeri oltre alle bonifiche del sito affiancando l’azione del Comune». Oggi, ha detto ancora Daniele Cocco, «chiediamo di sapere a che punto sono le interlocuzioni con il Governo, senza dimenticare la situazione dei 130 operai ex Legler privi di ammortizzatori sociali e da inserire nel Piano Lavoras e quella dell’Alcoa dove si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel, fermo restando che in questa direzione bisogna proseguire con determinazione».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sollecitato il Consiglio ad «andare oltre la carrellata di situazioni industriali disastrose per parlare del futuro tenendo presente che il mondo non sarà più come prima». Quando si immaginò negli anni ’70 lo sviluppo della Sardegna per poli, ha ricordato Dedoni,  «arrivarono le industrie di base ma non quelle che producevano valore aggiunto e se oggi abbiamo un panorama desolante dal Sulcis a Porto Torres ad Ottana ci spieghiamo il successo dei 5Stelle; questo è il nocciolo del distacco fra la politica e la comunità, dobbiamo costruire la programmazione futura su 5/10 cose da fare assieme nell’interesse dei sardi, per evitare la cancellazione della politica con la P maiuscola che si dimostra capace di risolvere i problemi con responsabilità e coscienza civile».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha osservato che «discutere oggi una mozione di 3 anni fa consente di scattare una istantanea immaginaria dell’industria sarda e di quelle realtà ancora in crisi per vedere cosa è stato fatto». In ogni programma nazionale, regionale e locale, ha affermato Angelo Carta, «si mette al primo posto il lavoro anche se oggi il guru delle stelle dice che non è più necessario perché basta il reddito di nascita; io invece credo nel lavoro al centro del destino di ogni persona per cui invito tutti  riflettere sulle cose che possiamo fare oggi facendo autocritica perché abbiamo sbagliato a pensare che anche qui sarebbe arrivata la ripresa». Interroghiamoci piuttosto, ha proposto Angelo Carta, «sulla nostra capacità di offrire soluzioni per dare una speranza ai sardi; è comprensibile che dopo certe batoste ci possa essere rassegnazione ma è sbagliato perchè, anzi, deve venir fuori un orgoglio ancora più forte: certo è che dall’opposizione bisogna concludere che la Giunta ha fatto molto poco e forse anche il Consiglio ha qualcosa da rimproverarsi per aver mancato nel suo ruolo di stimolo».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver messo in evidenza che comunque una mozione di 3 anni fa riconosce che la Giunta Pigliaru ha ricevuto una eredità molto pesante si è soffermato su quanto è stato fatto. E vero che ci sono problemi serissimi, ha detto Cocco, «ma non è vero che c’è il deserto: nel Sulcis, oltre ad un investimento di 600 milioni di euro, si è risanata una società decotta che sta lavorando in molte realtà del territorio, la Carbosulcis, con 400 milioni di soldi pubblici, sta operando per la chiusura della miniera e portando avanti un grande progetto innovativo nel settore della ricerca e, fatto molto importante, nessuno ha perso il posto di lavoro». Eurallumina e Alcoa, ha aggiunto Pietro Cocco, «stanno ripartendo con buone aspettative ed anche al centro e al nord sono in corso molte iniziative produttive; i segnali ci sono ed ora bisogna concentrarsi su una idea generale di sviluppo della Sardegna».

Dopo l’on. Pietro Cocco ha preso la parola l’assessore Maria Grazia Piras (Industria), che ha detto: “Quando sono arrivata nel 2014 avevo in mente una chiara idea di sviluppo della Sardegna e accanto avevo l’esigenza di salvare le aziende in difficoltà e i loro posti di lavoro. Dall’altra parte la Giunta e io avevamo l’idea di affrontare i problemi strutturali dell’Isola, quelli che in passato non erano mai stati aggrediti. Non dico che abbiamo risolto tutti i problemi ma abbiamo fatto ripartire Seamag per risanare e bonificare l’area di Furtei. Sulla Keller abbiamo trovato una situazione già compromessa e stiamo trattando con tre interlocutori, uno sardo e due cinesi: mi auguro che possa ripartire quanto prima. Su Alcoa potremo gioire quando vedremo le prime colate di alluminio ma il revamping della fabbrica è in atto. Su Eurallumina posso dire che si è chiuso un accordo con Terna per fornire un vapordotto: ci pare la soluzione migliore sotto il profilo della sostenibilità ambientale. Anche per la Portovesme srl dovremmo essere pronti alla soluzione entro la prossima conferenza dei servizi”.

L’esponente della Giunta Pigliaru ha proseguito: “Su Porto Torres abbiamo richiamato Eni alle sue responsabilità mentre su Ottana l’imprenditore era sfuggente e abbiamo dovuto avviare con il Governo l’interlocuzione per far diventare il sito “area di crisi complessa”. Ma finalmente in Sardegna si profila una strategia energetica da qui sino al 2030, con un piano energetico avanzato che prevede finalmente l’arrivo del metano, che sino a oggi ci è costato in termini di mancato sviluppo 500 milioni di euro. Ma il piano energetico prevede anche l’efficientamento energetico dei comuni sardi, le colonnine elettriche per la mobilità. Questo è tracciare lo sviluppo industriale della Sardegna in termini strutturali: è questo che vogliamo lasciare, insieme ai progetti per l’innovazione presentati dalle imprese.  E il + 9 per cento di export (+ 6 senza Saras) ci rende particolarmente orgogliosi, sia per l’agroalimentare che per l’Ict”.

Per replica l’on. Giorgio Oppi (Udc) ha detto: “A sentire l’assessore va tutto bene. E invece non è vero che va tutto bene, anzi. L’Igea partì con un buco di 12 milioni di euro e voi l’avete trovata in gran parte risanata  e con i progetti di bonifiche. Cosa avete fatto voi? Avete girato quelle bonifiche ai Comuni di Iglesias e Carbonia, che non hanno ingegneri specializzati per portarle avanti. La rabbia del Sulcis Iglesiente, che si è manifestata alle urne, è del tutto motivata  e se non interveniamo in fretta è del tutto evidente che quel ciclone non andrà più via. E lo stesso vale per la discarica della Portovesme Srl. Altro che decimo anello, bisogna avere il coraggio di costruire una nuova discarica e imporla ai sindacati”.

Per dichiarazione di voto l’on. Gianluigi Rubiu (Udc) ha detto che “questa mozione non è un processo all’assessore Maria Grazia Piras, della quale anzi in questi anni ho apprezzato sempre la foga e l’impegno”.

L’Aula ha respinto la mozione.

Sulle mozioni 392, 397 e 398 (Ara e Apa) è stato presentato un ordine del giorno unitario del quale la segretaria on. Forma ha dato lettura. L’odg invita la Giunta a opporsi ai licenziamenti in atto e a presentare entro 45 giorni  un piano legislativo di riordino del settore delle agenzie e delle strutture di aiuto del settore agropastorale.

L’assessore Pierluigi Caria (Agricoltura) ha tracciato un bilancio delle attività svolte dall’esecutivo nell’ultimo anno in materia di agricoltura e ha detto: “Sono favorevole a percorrere tutte le strade che diano la certezza del lavoro ai 350 impiegati di Apa e Ara. E come giunta daremo attuazione a questo ordine del giorno. Per questo il mio parere è favorevole”.

L’odg è stato approvato.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiesto al Consiglio di discutere le mozioni 399 (Peru) e 400 (Congiu) sul problema della disponibilità degli apparecchi destinati alla misurazione continua della glicemia, patologia che investe 110 mila diabetici sardi.  

L’on. Antonello Peru (FI) ha ricordato i numeri dell’incidenza di questa piaga sanitaria cronica, per la quale la Sardegna è prima nel mondo e supera anche la Finlandia. “Siamo davanti a una vera emergenza sociosanitaria e per fortuna la comunità scientifica studia da molti anni e fa progredire la cultura e le cure. In questo senso il buon controllo glicemico, soprattutto in età pediatrica, è fondamentale. Certo, l’assessorato nel 2016 ha colto la serietà del problema affrontando le linee guida che sono poi gli indirizzi indicati dalla Consulta regionale della diabetologia. Oggi con questa mozione chiediamo il diritto all’accesso alle tecnologie per tutti i pazienti che ne hanno bisogno e chiediamo che le linee guida siano applicate davvero, a cominciare dal monitoraggio continuo di controllo della glicemia. Confido molto nella sensibilità dell’assessore e dell’Aula per migliorare la qualità della vita di questi sardi”.

L’on. Augusto Cherchi (Pds) ha illustrato la mozione 400 (che tocca lo stesso problema della mozione 399) ricordando la legge 1 del 1949 che istituiva un fondo per la tutela della malattia sociale del tempo, la tubercolosi. Oggi è invece secondo l’Oms il diabete una delle tre malattie sociali più gravi, visto che colpisce 400 milioni di persone ed è considerata la più elevata causa di mortalità nei prossimi 20 anni.  La spesa principale per il diabete in Sardegna non è quella farmacologica ma sono le complicanze. Questo va tenuto in mente in una visione intelligente delle cose: se vogliamo risparmiare dobbiamo ridurre le complicanze. E il monitoraggio continuo della glicemia, che costa circa 150 euro al mese, consente di ridurre fortemente le complicanze”.

L’oratore ha aggiunto: “Non è normale quello che accade oggi in Sardegna, con i pazienti che devono misurare la glicemia più volte al giorno ma lo fanno pagando di tasca perché la Regione fornisce soltanto quattro strisce giornaliere. Il sensore che si può portare al braccio risolve questi problemi ed evita ai diabetici di doversi pungere il dito anche tremila volta l’anno. Io credo che esistano i presupposti per considerare il diabete malattia della nazione sarda e per promuovere la ricerca e le linee guida in tutta Italia. Permettiamo che i nostri medici vadano dappertutto a sviluppare le tecniche di trapianto delle isole pancreatiche e invece li dovremmo trattenere qui”.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha ricordato di aver letto con apprensione la lettera di un paziente diabetico ad un quotidiano con cui si paragonava la malattia alla rana bollita, che può liberasi con un balzo dalla pentola ma non può niente contro la bollitura a fuoco lento. Fuori dalle metafore, ha detto Tedee, «la politica deve avvicinarsi a questa situazione in punta di piedi ma anche con intelligenza, testa e cuore, cambiando atteggiamento; a marzo presentammo una interrogazione che rimase senza risposta se non attraverso un comunicato stampa dell’assessore che ci riempiva di contumelie». Oggi discutiamo in un contesto diverso gli stessi problemi, ha aggiunto Tedde, «il diabete è una piaga della Sardegna che coinvolge circa 300.000 persone con una spesa pubblica di 300 milioni, per cui il governo Pigliaru deve integrare il suo sistema di welfare come hanno fatto le altre Regioni, rimborsando le spese per i dispositivi di misurazione e superando una evidente lacuna nell’azione politica della Giunta».

Sempre per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis ha sottolineato che «la politica può essere capace di approfondimenti positivi nell’interesse dei cittadini rispetto ad un problema che dovrebbe essere risolto in pochi minuti come ha sollecitato il collega Peru; alla Giunta spetta ora il compito di dare risposte concrete perchè sarà difficile sconfiggere il diabete ma dobbiamo comunque impegnarci a fondo per cambiare in meglio la vita di tanti bambini e di tanti adulti».

Ancora per Forza Italia il consigliere Mariano Contu ha osservato che «le due mozioni sono in parte differenti ma entrambe molto significative e convergenti nella finalità; il dramma del diabete in Sardegna è reale e bisogna mettere a punto una strategia molto più efficace e sotto questo profilo c’è un piano di prevenzione nazionale che va potenziato soprattutto per la prevenzione delle complicanze che hanno un costo sociale elevatissimo». Con risorse tutto sommato limitate, ha concluso Contu, «possiamo raggiungere risultati di grande qualità, a partire dal riconoscimento degli strumenti per il controllo del diabete giovanile».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha dichiarato che «il problema sollevato dalle mozioni è emblematico della situazione della sanità sarda, un disastro totale come dimostra l’ultimo esempio vergognoso della vicenda dei vaccini nel Sud Sardegna; i pazienti diabetici, in particolare, vengono rimpallati da una parte all’altra nonostante l’incidenza della malattia che richiederebbe un supplemento di attenzione». La sensazione è invece, secondo Michele Cossa, «che la situazione sia sfuggita di mano, col centro diabetologico di Cagliari che si regge solo con lo spirito di sacrificio di chi ci lavora e comunque la struttura fa una visita al giorno ed ha una lista d’attesa di un anno e mezzo, non c’è continuità nelle forniture, nessuno sa dare indicazioni su come un diabetico può rinnovare la patente: su queste cose servono risposte».

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd) ha evidenziato che «le mozioni fanno emergere un problema molto sentito nella società sarda, per cui è necessario un intervento immediato dell’amministrazione regionale, ponendo fine alle gravi lacune del sistema nella gestione di questa patologia, e fornendo ai pazienti i migliori supporti per il monitoraggio della malattia». E’vero che occorrono risorse, ha riconosciuto Giuseppe Meloni, «ma il risparmio per la sanità regionale sarebbe di gran lunga maggiore se si potesse disporre di un monitoraggio efficace della malattia, con un grande miglioramento della qualità di vita della persone, soprattutto dei bambini». Ad Olbia, ha ricordato infine il consigliere, «su 90 bambini c’è in servizio un solo specialista che deve svolgere anche altri compiti ma, al di là dei casi locali, c’è molto da fare in materia di prevenzione e formazione del personale».

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha messo l’accento sul fatto che «le malattie auto-immuni purtroppo primeggiano in Sardegna e le due mozioni hanno centrato il problema; siamo primatisti nella sclerosi multipla con 6600 casi,una malattia con una genesi simile al diabete di tipo1, entrambe sono patologie gravemente invalidanti che incidono fortemente sul benessere psico-fisico dei pazienti ed inoltre non ci sono solo conseguenze fisiche ma su molte altre parti dell’organismo». Farsi 3200 punture l’anno è un trauma che si può rimuovere, ha concluso Domenico Gallus, «ed i sardi hanno diritto a questa opportunità, bisogna quindi attivare percorsi terapeutici di supporto per evitare inutili spostamenti da una struttura all’altra».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha messo in luce che «le mozioni hanno ben rappresentato quella che è una grande e grave patologia sociale della Sardegna; io steso avevo presentato un emendamento (poi ritirato) rispetto al quale assessore aveva preso impegni precisi sul problema; non dubito che questi impegni saranno mantenuti».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato positivamente che «dopo qualche giorno dalla mozione si è riunita la consulta che il nostro gruppo aveva individuato come un organismo propulsivo nell’elaborazione di una nuova strategia contro il diabete; occorre però sapere quali risultati ha ottenuto, perché l’impressione è che non ci sia stato un coordinamento funzionale fra la stessa consulta e la struttura dell’assessorato, rendendo particolarmente difficile arrivare ad un approccio differente e molto più funzionale alle esigenze dei pazienti fondato su diagnosi e prevenzione».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha ricostruito in sintesi la sua vicenda familiare, quella della mamma malata di diabete che deve controllare con eccessiva frequenza l’andamento della glicemia in tutte le ore delle giornata, l’eventuale progressione della malattia e delle sue manifestazioni collaterali, coinvolgendo tutto il nucleo familiare nella cura del malato. Puntiamo sulla prevenzione soprattutto nell’interesse dei bambini, ha suggerito, «perché quando si arriva alla consapevolezza della patologia molto spesso è troppo tardi; la scienza fortunatamente ha fatto molti passi avanti e noi non possiamo fermarci ai problemi che riguardano alcuni strumenti di supporto».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha espresso parere positivo sulle due mozioni, precisando in apertura che «non c’è un problema di soldi». In tutto il modo occidentale, ha spiegato, «il quadro del diabete è diverso ma non per problemi tecnici quanto piuttosto perché ogni procedura viene sottoposta ad una valutazione sugli obiettivi di salute». Per quanto riguarda la Sardegna, ha aggiunto, «le stesse associazioni hanno riconosciuto il valore di quanto fatto nel 2016 e, quanto all’uso di determinati strumenti alcuni sono sconsigliati ai bambini al di sotto dei 4 anni non sono indicati in tutto il modo perché richiedono un particolare addestramento dei familiari e dello stesso bambino; piuttosto bisogna creare le reti di patologia e lo abbiamo tenendo conto nelle nostre specificità territoriali, intervenendo su un quadro a macchia di leopardo a riunendo attorno allo stesso tavolo medici ed infermieri». Da parte mia quindi c’è un impegno totale, ha concluso Luigi Arru: «entro 15 giorni sarà formalizzata la rete con nuovi strumenti ed un numero di specialisti in linea con la media nazionale che, in uno stretto coordinamento con i medici di famiglia, potranno garantire un lavoro efficace e di grande qualità».

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, intervenendo in sede di replica, ha espresso soddisfazione per il dibattito sulle mozioni in discussione ed ha affermato che si sono raggiunti obiettivi importanti, ad incominciare dalla convocazione degli organismi scientifici. «L’Aula – ha aggiunto il consigliere della minoranza – ha preso coscienza che il problema del diabete è un problema sociale che deve essere affrontato senza fare ragionamenti di quadratura del bilancio». «L’individuo al primo posto – ha proseguito Peru – e chi ha limiti del corpo attraverso la natura deve essere compensato senza fare ragionamenti di bilancio». «Ho trovato i colleghi e l’assessore sensibili al problema – ha concluso il vice presidente del Consiglio – e spero che nelle prossime settimane i pazienti sardi possano essere soddisfatti e possano avere una migliore qualità della vita».

Il consigliere del Partito dei Sardi, Augusto Cherchi, intervenendo in sede di replica come presentatore della mozione n. 400, avente per oggetto l’assistenza ai pazienti diabetici, ha mostrato cautela nel giudizio riguardo l’intervento dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, e ha domandato con tono polemico: «Cosa succede domani per i diabetici sardi?». Augusto Cherchi ha insistito inoltre perché vengano inseriti nel prontuario terapeutico regionale i presidi “freestyle” ed ha concluso auspicando maggiore tutela per i pazienti e azioni concrete volte a  eliminare “i lacci e i laccioli che limitano la dignità di vita dei pazienti diabetici”.

Michele Cossa (Riformatori) si è detto insoddisfatto delle dichiarazioni rese dall’assessore Arru ed ha lamentato che “i pazienti diabetici sardi si scontrano con problemi di natura pratica e con un sistema a loro ostile”. Il consigliere della minoranza ha quindi annunciato voto favorevole alle mozioni n. 399 e 400.

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha annunciato voto favorevole ed ha auspicato la dovuta considerazione “ai fattori innovativi e alle sperimentazioni in corso in grado di aiutare i diabetici”.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione la mozione n. 399 (Peru e più) che è stata approvata con 33 voti favorevoli e un astenuto e successivamente ha posto in votazione la mozione n. 400 (Congiu e più) che stata approvata con 33 voti favorevoli su 33 consiglieri votanti.

Tolta la seduta, il Consiglio è stato convocato al domicilio.

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Il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno sulla riorganizzazione delle sedi Inps in Sardegna.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha ripreso l’esame, iniziato nella seduta pomeridiana di ieri, della mozione n. 374 (Forma e più) sul piano di riorganizzazione delle sedi Inps ed il suo impatto sul territorio regionale. Alla mozione è stata accorpata la n. 265 (Truzzu e più) di analogo contenuto.

Prima dell’esame dei documenti il consigliere Piermario Manca (Pds), sull’ordine dei lavori, ha segnalato le numerose domande giacenti per gli allevatori del settore ovini bloccate per mancanza di personale, suggerendo di integrare gli addetti con unità appartenenti a Laore, come si è fatto in altre circostanze.

Riprendendo la discussione delle mozioni sulla riorganizzazione dell’Inps la consigliera del Pd Daniela Forma, prima firmataria della mozione n. 374, ha letto al Consiglio il testo di un ordine del giorno unitario, frutto della sintesi delle due mozioni e degli spunti emersi dal dibattito di ieri. L’ordine del giorno prevede, fra l’altro, che la riorganizzazione dell’Inps privilegi i parametri di copertura del territorio, di vicinanza all’utente ed ai contesti economicamente fragili con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali interessate. Inoltre, prosegue il documento, la Regione si attiverà sia per la sospensione dei licenziamenti che per assegnare alla Sardegna una quota di assunzioni previste all’interno della nuova pianta organica dell’istituto.

Successivamente i consiglieri sono intervenuti per dichiarazioni di voto.

Per i Riformatori sardi, il consigliere Michele Cossa, favorevole, ha evidenziato che in occasione dei tagli dello Stato o delle banche «ci si preoccupa delle conseguenze negative anche per l’occupazione, lasciando però sullo sfondo la questione dell’efficienza dei servizi su cui occorre puntare». Certamente, ha aggiunto, «quello dell’efficienza non è il caso dell’Inps come dimostrato dalla vicenda dei fondi per Garanzia giovani, bloccati per 4 mesi vanificando lo stesso intervento-elemosina; la politica si deve porre questo problema e, rispetto alla Gallura che rivendica la Provincia. c’è bisogno anche in questo caso di servizi efficienti alle imprese, che ora arrivano dopo 3 anni».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, favorevole, ha definito il documento un pannicello caldo rispetto ad una vertenza molto più ampia che deve avere al centro il fenomeno dell’arretramento dello Stato dal territorio regionale; questo è anche un costo reale dell’insularità deve che deve essere tenuto in grande considerazione, per cui il presidente della Regione deve riferire al Consiglio in tempi brevi sulle iniziative avviate perché altrimenti tutto il lavoro dell’Assemblea sarà stato inutile».

Sempre per Forza Italia il consigliere Giuseppe Fasolino, favorevole, ha sostenuto che «la mozione deve far riflettere perché l’Inps è l’ennesimo ente che si allontana dal cittadino, che giustamente protesta per l’aumento della distanza con le istituzioni, senza dimenticare che anche Abbanoa sta smobilitando gli uffici periferici in molti territori dell’Isola». Il Consiglio, a suo giudizio, «non può stare fermo a guardare e, sotto questo profilo, anche il discorso della provincia Gallura è una grande lamentela dei cittadini perché o le province non ci sono per nessuno o ci sono per tutti; la riforma di questi enti non si è fatta e quindi la Gallura ribadisce la volontà dell’autonomia, perché provincia vuol dire servizi reali alla comunità e se non interveniamo il risultato del 4 marzo sarà solo il primo di una lunga serie».

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta, favorevole, ha invitato tutti a «partire da una riflessione sulla presenza degli uffici sul territorio e, al di là dell’Inps, bisogna riflettere su molte altre funzioni importanti che progressivamente vengono meno». Ultimo esempio in ordine di tempo che riguarda La Maddalena che paga una sorta di doppia insularità, ha ricordato Pierfranco Zanchetta, «il cambio di rotta rispetto ai recenti accordi stipulati con la Difesa attraverso la Marina per la scuola sottufficiali che sarà dirottata a Taranto». Riprendendo il tema della provincia Gallura, Pierfranco Zanchetta ha affermato che «il collega Michele Cossa ha ragione quando dice che la Gallura ha bisogno di efficienza ma sbaglia quando dice che la provincia è stata un ente inutile».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, favorevole, ha sottolineato che «ci sono funzioni fondamentali che lo Stato deve assolutamente garantire ed è un dato di fatto che le province hanno subito tagli impressionanti e non sono più in condizione di poter erogare servizi ai cittadini soprattutto nelle zone interne, cosa che la Sardegna non si può permettere». Tornando al tema dell’Inps, ha concluso, «va ricordato che si occupa di pensioni e lavoro e questo basta per comprendere il suo ruolo strategico e farci capire che il Consiglio deve tenere alta l’attenzione su questi problemi».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, favorevole, ha osservato che «il documento è l’occasione per mettere a punto una nuova strategia della Regione che non ha fatto quanto poteva in materia di presenza dello Stato, ad esempio, su sicurezza e trasporti». Per quanto riguarda la Regione, ha proseguito, «la riforma degli Enti locali non è stata una risposta adeguata come quella sanitaria sanità; forse perciò non è solo l’Inps che sta abbandonando il territorio ma tutta la politica, perché nei nostri piccoli comuni stanno chiudendo scuole, caserme, uffici del lavoro e questo tema deve entrare con forza nell’agenda della politica».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha messo l’accento sul fatto che, dopo il dibattito di ieri, «il Consiglio ha positivamente virato su una impostazione complessiva profondamente diversa dal rivendicazionismo sterile e deferente per mettere a fuoco problemi veri; va bene l’acquisizione del piano di riorganizzazione dell’Inps come base di confronto con il territorio ed il Consiglio che non vogliono più subire scelte esterne, un livello di confronto inedito che deve essere applicato ed allargato non solo alla vicenda Inps (pur importante), come vedremo fra poco occupandoci delle politiche agricole».

Il consigliere di Forza Italia Mariano Contu, favorevole, ha ricordato che «sembra che l’Inps svolga i suoi compiti senza contropartite ma non è così perché la Regione ha spesso anticipato risorse ingenti per la cassa integrazione e la Regione ha fatto la sua parte sia pagando gli stessi servizi che a volte anche i costi degli uffici attraverso le amministrazioni locali; di qui l’invito a far pesare anche questo elemento sul tavolo delle trattative».

La consigliera del Pd Daniela Forma, nelle conclusioni, ha ringraziato tutti i gruppi per il senso di responsabilità dimostrato di fronte ad una questione molto sensibile per la Sardegna. L’impegno della Regione, h detto, «è molto concreto non solo sull’Inps ma sulla presenza complessiva dello Stato, fermo restando che l’Inps ha comunque un suo specifico di grande interesse perché si occupa di misure a sostegno del reddito, ammortizzatori sociali e pensioni che rivenstono molta importanza per la nostra Regione; positivo perciò l’impegno della Giunta a proseguire in modo serrato il confronto con Governo tenendo informato il Consiglio».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo ai voti l’ordine del giorno, che il Consiglio ha approvato all’unanimità.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame delle mozioni riguardanti i lavoratori dell’Aras e dell’Apa, presentate dal Pds e da Forza Italia.

Illustrando quella del Pds il capogruppo Gianfranco Congiu ha messo in evidenza che lo scopo del documento è quello di trasferire le risorse per il pagamento degli arretrati, risolvere contenzioso, attuare la legge regionale 3/2009 per il trasferimento dei lavoratori Aras nell’agenzia Laore. Da questo contesto, ha sostenuto Gianfranco Congiu, «emerge il problema trasversale del mondo zootecnico, perché troppe volte sentiamo parlare di associazioni private ma bisogna tener conto che la Regione agisce nell’interesse pubblico; aggiungerei di conseguenza alla mozione il fatto che la Regione ha emanato un decreto, già nel 1982, con cui riconosce giuridicamente l’associazione allevatori e non è fatto banale, significa che c’è il senso di tutela della specificità (anche genetica) del nostro patrimonio zootecnico e questo è l’approccio giusto che va contrapposto ad ogni ipotesi di fusione che sarebbe con-fusione».

Per il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, «il dibattito sta arrivando al cuore di molti problemi che hanno al centro la specificità della Sardegna e, se le agenzie agricole non fanno il proprio lavoro, è anche perché irresponsabilmente sono state lasciate libere in una situazione di sudditanza rispetto al continente come per il sangue dell’anglo arabo». In altre parole, ha aggiunto, «bisogna definire i compiti di chi lavora al miglioramento della genetica e alle attività di vero benessere animale e tutto in fondo nasce da qui, da una confusione di ruoli che vanifica gli effetti positivi degli interventi e delle risorse impiegate; le agenzie vanno quindi profondamente riformate ed i lavoratori riassorbiti, questo è il compito del Consiglio».

Illustrando la mozione di cui è primo firmatario il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «è necessario impegnarsi a fondo per il riconoscimento di un sacrosanto diritto dei lavoratori Ara e Apa perché ora non possiamo pensare che la responsabilità sia di qualcun altro o replicare mozioni e atti parlamentari». Bisogna fare qualcosa di più e la Giunta deve attivarsi con urgenza, ha esortato Pittalis, «per dire basta con la reverenza a Roma e con Sardegna che mette soldi ed altri che prendono le decisioni, secondo uno schema che deve essere invertito, richiamando all’ordine i commissari». La settimana scorsa, ha ricordato il capogruppo di Forza Italia, «abbiamo risolto i problemi della Hydrocontrol, per cui ora dobbiamo fare altrettanto perché la situazione è sostanzialmente la stessa; in conclusione delle due l’una, o hanno preso in giro l’assessore o si sta tagliando fuori il Consiglio ma è certo che bisogna immediatamente revocare i licenziamenti, peraltro di dubbia legittimità».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha detto di credere nelle istituzioni, nel Consiglio e nell’autorevolezza della Giunta, per cui «auspico che non si ripeta il film già visto dell’ordine del giorno che non serve a nessuno e soprattutto non serve ai lavoratori licenziati; è inammissibile che per i commissari nominati fuori della Sardegna il primo atto della riorganizzazione siano i licenziamenti». Ho fiducia anche nell’assessore, ha concluso Daniele Cocco, «però questo è il tempo delle risposte e la prima deve essere la revoca dei licenziamenti».

Per il Pd il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini, sul piano operativo, ha messo in luce che «il problema immediato del ritardo nei pagamenti degli stipendi ai lavoratori Ara, manifesta l’evidente incapacità della macchina amministrativa regionale, con alcuni profili da verificare che potrebbero portare anche alla rimozione da incarichi». Quanto alla vicenda dei lavoratori Apa, secondo Franco Sabatini, «non possiamo accettare imposizioni da Roma senza alcuna interlocuzione, con la Regione ed i sindacati, senza tralasciare il tema generale di una forte resistenza ad applicare il trasferimento dei lavoratori da Ara a Laore; assumiamoci dunque le nostre responsabilità rivendicando il ruolo dell’assistenza tecnica pubblica su zootecnia sarda magari con una agenzia regionale o una società in house, affidiamo alla commissione Agricoltura una istruttoria rapida per scrivere una riforma e portiamola in Aula».

Piermario Manca, del Pds, ha espresso dissenso su trattamento unitario dei problemi Ara e Apa che invece sono distinti. Per quanto riguarda l’Ara, ha precisato, «ci sono stati quattro anni di attese inutili e, a parte il problema contingente, dobbiamo capire quale deve essere il futuro per la zootecnia sarda». Dopo aver ricordato le vicende dell’Aia che «prima mette due commissari e poi licenzia i lavoratori pagati dalla Regione e trasferisce alcune attività nella Penisola» Manca ha sostenuto che «tutto questo significa che allora non contiamo niente di fronte ad una situazione che vede una legge regionale non applicata, molti professionisti che lavorano da 35 anni in una Regione che vive da zootecnia, ed una Regione che paga l’80% dei costi e non incide sulle scelte». Tutto questo è inaccettabile, ha concluso, «ed è urgente che la Regione recuperare il suo ruolo».

L’on. Alessandra Zedda (FI) è partita nel suo intervento dalla “necessità di rivedere le agenzie che si occupano del settore agropastorale” ed ha aggiunto: “Credo che la Regione debba agire con un solo strumento normativo e con un solo comportamento. Quando la Regione ha voluto sistemare i problemi delle agenzie lo ha fatto in passato egregiamente. Non possiamo essere noi i primi che ritardano nei pagamenti o nelle riorganizzazioni di Ara e delle Apa: per quale ragione si è fermata questa riorganizzazione? Noi ci lamentiamo dello Stato che depotenzia i servizi in Sardegna e spostiamo a Ravenna i conti correnti”. L’oratore ha parlato dei licenziamenti in atto: “Bisogna capire cosa sta succedendo una volta per tutte e stoppare una volta per tutte i licenziamenti, come d’altronde chiedono le mozioni che stiamo discutendo”.

Per il Pd ha preso la parola l’on. Luigi Lotto e ha detto: “Sembrava che il problema fosse in via di soluzione e invece non è così. Ma certo il Consiglio regionale ha fatto quello che doveva fare, questo sì. Una cosa voglio dire: le Ara e le Apa svolgono funzioni differenti e le Apa fanno parte del sistema nazionale ma sono state scaricate sulle Regioni. La soluzione è una società in house? Parliamone, sentiamo cosa ne pensa al Giunta. Qualche sindacato propone di costituire un’azienda speciale. Vediamo. Certo nessuno di noi può accettare che 350 persone da domani vadano a spasso”.

L’on. Giovanni Satta (Psd’Az) ha detto che “il problema della riforma riguarda tutta Italia e non solo la Sardegna. Non è accettabile che i commissari con tanta arroganza abbiano operato licenziamenti illegittimi nelle Aia sarde e chiedo all’assessore Caria di prendere a cuore questa situazione e di affrontarla, non fidandosi dell’Aia che ha una situazione deficitaria ed è piena di debiti. Intanto i licenziamenti vanno sospesi e poi per l’Ara dobbiamo metterci noi a fare una riforma in senso sardo, visto che la legge comunitaria ce lo consente”. Per LeU ha preso la parola l’on. Eugenio Lai, che ha detto: “I cittadini guardano lontano dalla politica quando la politica non è in grado di cogliere l’essenza dei problemi. Noi non accettiamo l’idea che la politica trovi capri espiatori: dobbiamo assumerci la nostra responsabilità di legislatori e salvare i 13 dipendenti Aia licenziati. E dobbiamo creare un ente sardo che possa dare risposte alle esigenze del mondo agropastorale.  Questo deve fare la buona politica”. Il Pd è intervenuto con l’on. Antonio Solinas, che ha detto. “Dal 2009 si discute di questi temi e il Consiglio approvò la legge regionale 3 subito all’inizio di quella legislatura. Non spetta a noi dare attuazione alle leggi, visto che le risorse sono disponibili E in quella legislatura si chiedeva alla giunta regionale di attuare le norme della legge 3. E’ inaccettabile che due commissari romani vengano e gestiscano soldi e licenziamenti: fermiamo le bocce e verifichiamo che fine hanno fatto i finanziamenti che abbiamo erogato”. “E’ paradossale la giornata odierna, con la Regione che per peccati di omissione determina una situazione molto grave in un pezzo fondamentale della nostra economia, il settore agropastorale e la zootecnia”: lo ha detto l’on. Michele Cossa (Riformatori). E ha aggiunto: “Dobbiamo dare seguito allo sdegno, bloccando i licenziamenti  e soprattutto trovando una soluzione definitiva a una soluzione di precariato che non ha senso”. Per l’on. Paolo Truzzu (FLI) “non è accettabile che si debba arrivare sempre con l’acqua alla gola ad affrontare i problemi. Anche io ho iniziato l’avventura in quest’Aula con una mozione Aras, nel luglio del 2014. Oggi lo ribadisco: o la legge non è applicabile e va cancellata; oppure la legge deve essere applicata. Non ci sono alternative e oggi siamo a bomba, sempre sullo stesso punto: nessuno deve poter decidere sul futuro della zootecnia sarda, se non i sardi. Ed è chiaro che questa giunta e non solo questa deve rispondere di cosa è accaduto in questi anni. Non c’è un disegno sul futuro della zootecnia in Sardegna e questo lo dicono alcuni della maggioranza, non noi. Avete perso quattro anni inseguendo le piccole cose e da come parlate si vede che avete ricominciato la campagna elettorale”. “Già ieri in capigruppo ho manifestato la mia preoccupazione su questo tema sul quale regna la confusione totale”, ha detto l’on. Gianluigi Rubiu (Udc). “Si tratta di associazioni private alle quali la Regione manda con molto ritardo il loro contributo. E non è accettabile. Come non è accettabile che noi andremo via da quest’Aula senza aver risolto il  problema dei lavoratori licenziati, mentre è in corso il tentativo di portare a Roma i registri degli alberi geneaologici zootecnici della Sardegna. Questi sono fatti gravissimi che vanno affrontati in commissione, per risolverli”. Per l’oratore “non si possono stabilizzare e regionalizzare i dipendenti di Apa e Ara ma possiamo costituire una società in house che si faccia carico di questa gestione e assumere i lavoratori. Ma non si possono bloccare i finanziamenti perché equivale a bloccare gli stipendi dei dipendenti”. Il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, ha ricapitolato le proposte in campo: “Prima di tutto dobbiamo fermare i licenziamenti ma è altrettanto vero che non si è data attuazione alla legge regionale del 2009. Dobbiamo sistemare le professionalità con gli strumenti giuridici consentiti oggi e con la consapevolezza delle differenze tra il personale Ara e quello Apa. Ci aspettiamo una proposta concreta dalla giunta e in tempi rapidi: la soluzione può essere un’azienda in house o un’azienda speciale”. Per la giunta ha preso la parola l’assessore Pierluigi Caria (Agricoltura), che ha espresso la posizione dell’esecutivo: “Condivido la mozione dell’on. Gianfranco Congiu ma deve essere chiaro che Apa e Ara sono due associazioni private che prestano servizi alla Regione per il tramite di Laore.  E se il problema dal 2009 non è stato risolto una qualche ragione ci deve essere. Ma la tutela dei posti di lavoro deve essere garantita e dobbiamo affrontare il problema degli stipendi non pagati da quasi un anno all’Apa  e pure quello della tutela del mondo dell’agricoltura e dell’allevamento. Io rilancio rispetto a quello che sta affermando l’Aula: sono pronto alla riorganizzazione delle agenzie, di tutte le agenzie, anche se siamo alla fine della legislatura”. L’assessore Pierluigi Caria ha proseguito su Apa e Ara: “In questi mesi ci siamo riuniti per affrontare il problema del personale e dei conti , visto che i debiti delle Apa hanno superato 4 milioni di euro, con 60 tecnici e 30 amministrativi in carico. Ma è chiaro che serve un piano industriale per capire come si devono riorganizzare le Apa e come devono rimanere in piedi una volta risanati i conti. Siamo disposti a dare una mano sulla riconversione del personale, sulla riformazione e sui pensionamenti anticipati ma in accordo con i dipendenti e con i sindacati. Io ho già chiesto la sospensione dei licenziamenti ai commissari e ho aggiunto che non è accettabile procedere in questo modo senza preventivamente informarci. Sto ancora aspettando il progetto dei due commissari ma posso già dire che l’incontro dovrà tenersi il 22 marzo. L’aspettative, invece, dei lavoratori dell’Ara è differente ce ne stiamo occupando”. Per l’assessore al Personale, Filippo Spanu “la situazione dell’Aras è quella che sto seguendo. direttamente e che sto cercando di risolvere ma abbiamo bisogno di un orientamento politico coeso e chiaro. La norma del 2009 aveva dei problemi di applicazione e i problemi si sono poi aggravati  con i decreti Brunetta e Madia. Abbiamo dunque cercato di dare esecuzione a una legge che si è rivelata, nei fatti, inapplicabile sotto il profilo dei vincoli che impediscono le assunzioni. Anche gli enti in house e le aziende speciali stanno sotto vincoli della Ue per il Piano di sviluppo rurale e della legge Madia, che dovranno essere esaminati prima di procedere: noi abbiamo il dovere di muoverci ma anche il dovere della verità. E’ chiara la posizione del Consiglio regionale: riformare con legge il sistema di sostegno e di aiuto alle campagne. Voglio però precisare che la Regione non ha fatto una stabilizzazione che non seguisse quanto previsto dalla legge del Consiglio regionale”.

In sede di replica, il capogruppo del Pds, Gianfranco Congiu (primo firmatario della mozione n. 392) ha riconosciuto la “buona fede” dell’assessore Pierluigi Caria ma ha lamentato con durezza la sottovalutazione del dato politico e cioè “che cosa  fare del sistema agricolo della  Sardegna”. «L’assessore è un politico – ha spiegato l’esponente della maggioranza – e dovrebbe avere scolpita la “Esse” di Sardegna e della sardità e non può dunque limitarsi ad una difesa d’ufficio del comparto zootecnico ma deve farsi carico del rilancio della zootecnia e dell’agricoltura in Sardegna».

Sempre in sede di replica, in qualità di presentatore dell’interpellanza n. 331, il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ribadito le volontà manifestate dal Consiglio regionale nel corso dell’articolato e partecipato dibattito: la salvaguardia dei posti di lavoro nell’associazione regionale allevatori (ARA) e a Apa insieme con l’invito alla commissione Agricoltura perché sia predisposto un disegno di legge che risolva definitivamente il problema. «L’assessore Pierluigi Caria – ha quindi concluso Attilio Dedoni – assuma però in Aula l’impegno per ritirare i licenziamenti in Ara».

Interpellanza 331 replica di Attilio Dedoni (Rifromatori), c’è la necessità ceh la commissione presenti un disegno di legge, perché ordini del giorno vengono vanificati. Il Consiglio vuole un animante salvaguardare i posti di lavoro e trovare le soluzioni adeguate per Apa e Ara. La commissione prepari un disegno di legge e lo porti subito in Aula: vogliamo risolvere il problema. Subito l’impegno all’assessore per ritirare i licenziamenti.

Il capogruppo di Art. 1 – Sdp, Daniele Cocco, ha ribadito la richiesta dello “stop ai licenziamenti dei tredici dipendenti Ara” e si è detto indisponibile a siglare “ordini del giorno inutili”. «Da qui si esce con qualcosa di immediatamente praticabile – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – o un disegno di legge o l’impegno della commissione di produrlo in tempi brevissimi».

Alessandra Zedda (Fi) si è detta siamo in linea con quanto affermato da Gianfranco Congiu, Attilio Dedoni e Daniele Cocco, ma ha ribadito che insieme con l’impegno del Consiglio serve un impegno serio da parte della Giunta: «Acceleriamo i tempi e se occorre una nuova norma siamo pronti a discutere da subito».

Piermario Manca (Pds) ha definito “limitate” le risposte fornite dagli assessori Caria e Spanu: «Serve riorganizzare la zootecnia e ricordo all’assessore che non si vive di parole ma servono fatti e serve dire entro quanto sarà proposta la legge».

Antonio Gaia (Upc): «Condivido le considerazioni dell’assessore Spanu e mi preme non prendere in giro i lavoratori: se si può fare qualcosa diciamo subito cosa possiamo fare, tenendo conto delle norme nazionali e costituzione».

Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp) ha ribadito l’invito al lavoro nella commissione Agricoltura con due obiettivi: dare prospettiva  al mondo agropastorale e tutelare i diritti dei lavoratori. «Ci sono 13 lavoratori che vanno a casa – ha concluso il consigliere della maggioranza – e quindi serve trovare una soluzione immediata».

Luigi Lotto (Pd) ha annunciato al disponibilità della commissione da lui presieduta a prendere in carico le questioni di Ara e della zootecnia ma ha rpecisato che “ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità”.

Valerio Meloni (Pd): «È necessario risolvere problema Ara e Apa ma non si perda l’occasione per affrontare la rivisitazione dell’articolazione della agenzie: cogliamo dunque l’occasione e portiamo in Aula anche la riforma delle agenzie agricole».

Alessandra Zedda (Fi): «Nessuno cerca stabilizzazioni non in linea con le norme e la costituzione ma Consiglio e giunta siano impegnati per risolvere il problema dei lavoratori e per la riorganizzazione di Agris, Laore e Argea».

Franco Sabatini (Pd) ha lamentato il continuo ritardo nei pagamenti all’Ara ed ha invitato l’assessore a ricercare le ragioni di tali ingiustificate pratiche. Il presidente della commissione Bilancio ha quindi incalzato l’esecutivo affinché “entro dieci giorni si presenti un disegno di legge, oppure provvederà la commissione Agricoltura in sede redigente”.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu (Udc) ha auspicato una soluzione immediata per i lavoratori: «La commissione stabilisca termini e date e non serve riparlare di tutto per poi non concludere niente».

Marco Tedde (Fi): «Il dato politico che emerge dal dibattito è la sfiducia del centrosinistra verso l’assessore dell’Agricoltura». A giudizio del consigliere della minoranza “spetta a lui l’onere della proposta e non serve scaricare responsabilità sulla commissione”.«Vogliamo la proposta della Giunta – ha concluso Tedde –  che salvaguardi i posti di lavoro dell’Ara e che riforma enti e agenzie agricole».

Il consigliere Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp) ha quindi chiesto una sospensione dei lavori sulle mozioni per consentire a Giunta e commissione di esaminare un’eventuale proposta normativa.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi ricordato che senza un ordine del giorno unitario devono essere votate le mozioni in discussione. Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, di è detto contrario alla sospensione ed ha chiesto lumi sulla programmazione dei lavori dell’Aula. Il capogruppo del Pds, Gianfranco Congiu, ha però reiterato la richiesta di sospensione per predisporre un documento unitario e il presidente del Consiglio ha accordato la sospensione ed ha annunciato la ripresa dei lavori al pomeriggio e l’immediata convocazione della conferenza dei capigruppo.

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Sul servizio delle guardie giurate nei presidi delle guardie mediche interviene anche il capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale, Pietro Cocco.

«Il servizio di vigilanza armata presso le sedi delle Guardie Mediche nei comuni della Sardegna deve continuare ad operare così come ha fatto in questi anni perché necessario per garantire la sicurezza e la tranquillità lavorativa di pazienti e medici – dice Pietro Cocco -. Noi pensiamo che il servizio non debba essere ridimensionato. Il gruppo del Partito Democratico reputa assolutamente urgente intervenire e, se le risorse a disposizione previste in finanziaria non dovessero essere sufficienti, proporremo rapidamente una variazione nei rispettivi capitoli di bilancio – conclude Pietro Cocco – per integrare i fondi necessari a garantire la continuità del servizio con  la presenza delle guardie giurate armate in ogni postazione di guardia medica.»