21 December, 2025
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Alessandra Todde – Voti 417 – 33,1%
Liste collegate Voti Percentuale
MoVimento 5 STELLE 67 5,6%
UNITI PER ALESSANDRA TODDE 29 2,5%
PROGRESSISTA 25 2,1%
PARTITO SOCIALISTA ITALIANO – SARDI IN EUROPA 29 2,5%
PARTITO DEMOCRATICO della SARDEGNA 127 10,8%
ORIZZONTE COMUNE 30 2,6%
FORTZA PARIS 4 0,3%
SINISTRA FUTURA 44 3,7%
DEMOS DEMOCRAZIA SOLIDALE 3 0,3%
ALLEANZA VERDI E SINISTRA 2 0,2%
Totale liste 360 30,6%
Paolo Truzzu – Voti 773 – 61,4%
Liste collegate Voti Percentuale
FORZA ITALIA BERLUSCONI – PPE 23 2%
SARDEGNA AL CENTRO 20VENTI 20 1,7%
RIFORMATORI SARDI 86 7,3%
ALLEANZA SARDEGNA – PARTITO LIBERALE ITALIANO 9 0,8%
FRATELLI D’ITALIA CON GIORGIA MELONI 587 49,9%
UDC SARDEGNA 4 0,3%
DEMOCRAZIA CRISTIANA con Rotondi 2 0,2%
LEGA SALVINI SARDEGNA 18 1,5%
PARTITO SARDO D’AZIONE 15 1,3%
Totale liste 764 65%
Renato Soru – Voti 51 – 4,1%
Liste collegate Voti Percentuale
LIBERU 8 0,7%
VOTA SARDIGNA 5 0,4%
+EUROPA -AZIONE con Soru 6 0,5%
MOVIMENTO PROGETTO SARDEGNA 12 1%
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA – SINISTRA EUROPEA 13 1,1%
Totale liste 44 3,7%
Lucia Chessa – Voti 17 – 1,4%
Liste collegate Voti Percentuale
SARDIGNA R-esiste 8 0,7%
Totale liste 8 0,7%

L’ex presidente della Regione Renato Soru prosegue il suo programma di incontri nell’Isola, in vista delle elezioni del prossimo 25 febbraio. Oggi, a Santadi, ha partecipato ad un incontro dedicato alla “Medicina territoriale”, nel centro di aggregazione sociale, coordinato dallo scrittore Cristian Nonnis.

«La prima promessa – ha detto Renato Soru – è impegnarsi per una politica che rimetta al centro quel diritto alla salute che sta venendo a mancare in questi anni: la politica deve selezionare le persone competenti e lasciarle lavorare senza andare in corsia a cercare il consenso, perché l’unico interesse è la salute delle persone.»

L’incontro odierno è stato aperto da interventi e testimonianze di chi lavora ogni giorno in corsia o opera a stretto contatto coni malati, dai quali è emerso un quadro con poche luci e tante ombre, ancora più marcate in un territorio in forte difficoltà come il Sulcis. Il candidato presidente della Coalizione sarda ha proposto la sua “ricetta” per riportare la sanità pubblica a buoni livelli di assistenza.

«La cosa fondamentale – ha sottolineato Renato Soru è il personale sanitario: dev’essere numericamente adeguato, preparato e motivato. Oggi abbiamo pochi medici, pochi infermieri e nei prossimi anni ne mancheranno sempre di più. Quindi l’urgenza è quella di un piano straordinario che aumenti il personale al lavoro, ma bisogna anche intervenire per rendere attrattive certe specializzazioni che oggi sono poco considerate dai giovani medici e per portare più giovani a scegliere anche le scienze infermieristiche. Un altro ingrediente di una buona sanità moderna è la transizione digitale perché la grande potenza degli strumenti tecnologici di oggi può cambiare in maniera radicale l’assistenza: i dati sono un tesoro per l’adeguatezza delle prestazioni, per la ricerca scientifica e la qualità del servizio sanitario per esempio. Per esempio, grazie a un fascicolo sanitario elettronico che funziona e che viene aggiornato possiamo assicurare cure migliori e più rapide. Ma potremmo anche ottenere esami specialistici senza penare col CUP: in altre regioni non esiste più e la prenotazione degli esami passa dai medici di medicina generale.»

«Non ci vuole un’ennesima riforma dell’organizzazione sanitaria. Il problema della sanità non è l’organizzazione delle ASL. Ci teniamo quella che abbiamo e dobbiamo farla funzionare. Anche sulla rete ospedaliera si è tanto litigato in questi anni, non sempre per ragioni nobili, e si è perso di vista che ciascuno di noi vuole essere curato il più vicino possibile a casa suaha concluso Renato Soru -. Bisogna rilanciare anche la medicina territoriale, ragionando in modo positivo sulle Case di comunità: per me sono un’opportunità perché garantisci ai cittadini che ci sia sempre un medico che li possa prendere in carico. Quello che conta non è l’edificio o metterli tutti sotto lo stesso tetto, ma il sistema organizzativo che metta a frutto reti organizzative funzionali tra medici.»

Turismo, lavoro e transizione energetica saranno i temi principali dei prossimi incontri pubblici facenti parte dell’iniziativa “La Sardegna di oggi e del futuro”, in cui il candidato presidente Renato Soru illustra i punti centrali di un programma per il governo della Regione nei prossimi cinque anni.

Il candidato Presidente sarà mercoledì 13 dicembre a Cagliari per partecipare all’incontro dal titolo “L’isola del turismo: moderno, sostenibile e responsabile”. Appuntamento nella sala Cis di viale
Bonaria alle 17.30. Sabato 16 dicembre, sempre alle 17.30, il dibattito sul turismo si sposterà a Santa Teresa Gallura, presso la sala convegni del centro Taphros – stazione marittima del porto.

Venerdì 15 dicembre si terrà l’incontro “Patto per il lavoro e la transizione energetica”, a Iglesias presso la sala Rita Lepori: interverranno, alle 17.30, Romina Mura, Francesco Agus e i rappresentanti dei sindacati regionali e delle associazioni di categoria.

Domenica 17 dicembre, invece, il candidato Presidente parteciperà all’assemblea pubblica del movimento civico e giovanile Sardegna Chiama Sardegna, dei movimenti indipendentisti iRS e ProgReS, alle ore 10.00, presso l’hotel Mistral 2 a Oristano. In programma interventi di vari rappresentanti delle forze politiche e della società civile, con una conclusione di Renato Soru.

Tutti gli incontri verranno trasmessi in diretta streaming sulla pagina Facebook ufficiale di Renato Soru.

Foto di Gianluca Vassallo

La stagione politica di Renato Soru rivisitata tredici anni dopo le dimissioni dalla presidenza della Regione Sardegna, quando il filtro del tempo trascorso consente riflessioni più equilibrate e forse meno parziali. Su questo s’interroga “Meglio Soru (o no)” La febbre del fare 13 anni dopo”, il libro di Massimo Dadea, che in quella Giunta fu assessore, la cui presentazione è in programma lunedì 24 aprile, dalle ore 17.30, al Centro culturale, in via Cattaneo, a Iglesias.
Che cosa è rimasto di un’esperienza di governo che ha rappresentato il più risoluto tentativo di modificare la realtà politica, culturale, sociale, economica e istituzionale dell’isola? Quanto di quel progetto, di quella idea di Sardegna è ancora attuale? Quale scenario si può aprire oggi alla luce del mutato ruolo della politica? Dopo il grande interesse suscitato nei precedenti incontri, di questo parleranno osservatori specializzati che quella stagione l’hanno vissuta da protagonisti, spesso critici e severi, o anche da spettatori.
Alla presentazione del libro, con l’autore dialogheranno il giornalista Ottavio Olita, la sociologa del lavoro Lilli Pruna, Claudia Zuncheddu, esponente dei medici per l’ambiente, Renato Soru e la deputata Francesca Ghirra (Verdi-Sinistra). Modererà l’incontro il giornalista Giampaolo Meloni. 

La proposta dello scrittore Marcello Fois di riprendere il progetto del Betile (il museo disegnato dall’Archistar Zaha Hadid, che la giunta di Renato Soru intendeva realizzare a Cagliari, poi abbandonato dal successivo governo regionale) e collocarne la costruzione a Porto Torres a significare il cambio di prospettiva nella ormai ex grande area industriale chimica del nord Sardegna, è rafforzata dal successo di esperienze simili, riscontrabili in molteplici regioni industriali europee. Il caso di Bilbao è solo quello più noto perché ha richiamato milioni di persone in una sorta di quasi pellegrinaggio verso la celebre architettura che Frank Gerhy ha realizzato per il Guggenheim della regione basca riconvertita dall’industria pesante ad altro. Non è il solo caso. In giro per il mondo si incontrano non solo nuove architetture dedicate alla cultura, ma anche stazioni ferroviarie, centrali termoelettriche, altre fabbriche industriali trasformate in contenitori d’arte. Fra i tanti casi, meritano la citazione, perché ben si attagliano alla situazione sarda, quelli del Louvre Lens e del Hepworth Wakefield, situati in centri minerari carboniferi consociati con la Grande Miniera di Serbariu. In un caso, il Louvre parigino ha decentrato in una città mineraria, Lens, della regione carbonifera francese Nord- Pas de Calais, una parte della sua collezione di reperti archeologici e di arte. Per ospitare la collezione è stato realizzato un nuovo museo, opera dello studio Sanaa di Tokyo, fortemente innovativo nella concezione architettonica e nel progetto di esposizione e di comunicazione. Nel secondo caso, nello Yorkshire, cuore della prima rivoluzione culturale inglese, l’Archistar David Chipperfield ha creato un centro per la l’arte contemporanea inserita in un complesso culturale di valore internazionale. Sono casi di successo testimoniati dal notevole numero dei visitatori.
Nel Sulcis, a completamento del grande contenitore culturale realizzato nel primo decennio del secolo, nella Grande Miniera di Serbariu, che già comprende il CICC, Centro Italiano della cultura del carbone, il museo dei paleo ambienti sulcitani (PAS), il centro di ricerche Sotacarbo, l’Auditorium, la Fabbrica del Cinema, la Sezione di Storia Locale, i centri per l’alta formazione e le associazioni culturali, un centro congressi e altro, fu proposto di riqualificare in Kunsthaus per l’arte del XXI secolo, la centrale termoelettrica, uno degli edifici più belli della miniera. Si deve soprattutto al compianto maestro Ermanno Leinardi il primo spunto propositivo.
L’amministrazione comunale preparò un progetto preliminare avvalendosi del Dipartimento di Architettura dell’Università di Cagliari. L’impegno finanziario risultava compreso fra 15 e 20 milioni di euro, compreso l’allestimento. Un impegno notevole, indubbiamente. Ma si trattava di fare qualcosa di unico nella Regione e di livello nazionale. Il progetto non incontrò il favore della Regione prigioniera di una visione centrata su Cagliari. Peraltro, la visione ristretta non prevale solo a Cagliari. In Italia è difficile immaginare che, per esempio, gli Uffizi di Firenze decentrino una propria sezione nel Sulcis o in un’area mineraria siciliana, come ha fatto il Louvre nella regione carbonifera francese. Il fatto che finora sia prevalso il disinteresse di certe istituzioni non deve indurre a rassegnazione.
La questione posta dallo scrittore Marcello Fois di “usare” un grande progetto culturale nella riconversione di un’area industriale è fondata e va sostenuta. Penso che anche il Sulcis Iglesiente abbia qualcosa di importante da proporre al riguardo e dovrebbe farlo. Ma a prescindere dal luogo, ciò che conta è che si realizzi il Betile o un suo equivalente in una visione policentrica della Sardegna.
Tore Cherchi

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La bellissima notizia rilanciata nei giorni scorsi dal quotidiano “L’Unione Sarda”, che annunciava la volontà del dott. Renato Soru, proprietario della mitica colonia marina di Funtanazza, di andare oltre le resistenze burocratiche sinora manifestate, per tornare all’origine del recupero della memoria storica, con nuova destinazione, è un’esperienza che nel territorio arburese ha già un precedente: il recupero e la riconversione della colonia marina di Piscinas, parte integrante della miniera di Ingurtosu.

Considerata fra le più importanti opere sociali del mondo imprenditoriale di metà secolo scorso, le aree minerarie dispongono di importanti volumetrie, anche di natura storica, che meritano d’essere recuperate a nuovi fini imprenditoriali. Non tutto può esser musealizato, ma gli immobili di pregio, testimoni del passato minerario, vedi direzioni, ospedali, alloggi impiegati, operai, cantine e gli stessi complessi industriali, ormai svuotati dai loro macchinari, possono dar lustro a nuove intraprese imprenditoriali.

Funtanazza, nel cuore del litorale arburese, frutto della lungimiranza e dell’attaccamento alla miniera di Montevecchio dell’ing. Giovanni Rolandi, allora amministratore delegato della Società Monteponi Montevecchio. Così, in una nota del 1951, scriveva all’allora direttore della miniera l’ing. Filippo Minghetti: «… Per i bimbi dei nostri operai Le ho già fatto cenno di un mio disegno di costruire una colonia molto moderna ed efficiente al mare. Scartata Cagliari, ormai troppo affollata nel suo Poetto, volgo il pensiero alla costa disabitata del nord di Montevecchio… Certo sarà un’impresa grossa e prevedo non poche opposizioni, ma sono perfettamente persuaso che gli industriali minerari devono dare un contributo concreto alla salute delle nuove generazioni, e mi sembra che sia questo momento di buona tenuta dei prezzi per realizzare un’impresa che pur molto desiderata richiede molto coraggio. Poi torneranno i tempi normali e le possibilità di realizzare ci verrà allora preclusa. … A mio modo di vedere, i benefici sono di pertinenza di tutti coloro che hanno contribuito a realizzarli. I nostri due azionisti dopo l’esborso iniziale di 23 milioni nel 1922 non hanno più concorso … mentre ora il capitale azionario è di 2.500 milioni, con riserve per altri 1.500 milioni. Sono quindi 2.500 milioni pervenuti gratuitamente ai soci, oltre i non pochi utili loro distribuiti. A pari valore monetario il nostro capitale è quindi uguale a 2,67 volte quello ante-guerra, mentre il potere di acquisto dei salari si è accresciuto nel contempo di 2,30 volte. Si compie quindi un atto di doverosa giustizia nei riguardi dei nostri operai distogliendo dagli utili futuri i benefici che serviranno a pagare la colonia…»

Così riporta l’ing. Giuliano Marzocchi, vice direttore tecnico della miniera di Montevecchio, nella sua “Cronistoria della miniera di Montevecchio”, che così prosegue: «Con la consueta snellezza e celerità nell’operare, nell’aprile del 1951 fu costruito il consorzio per 18 km di strada da Montevecchio a Funtanazza, il 18 dicembre a Milano l’impresa Manfredi ricevette l’ordine, per un importo di 500 milioni, del primo gruppo di lavori per la colonia, che fu intitolata all’ing. Sartori. Nel 1952 furono eseguite la linea elettrica e la condotta, diametro 100 m/m, lunga 12 km, per portare l’energia e l’acqua da Montevecchio a Funtanazza e la strada arrivò al mare (fu fatta anche una deviazione di circa 2 km per la spiaggia di Gutturu Flumini, che divenne poi Marina di Arbus) e nell’anno successivo fu asfaltata».

In quel periodo Montevecchio fu oggetto di numerosi interventi di natura sociale, come la costruzione del villaggio Rolandi e le tre case a villaggio Righi. Mentre a Gennas (Montevecchio) venivano realizzate le abitazioni degli impiegati  e la caserma dei carabinieri, oggetto di encomio per la moderna struttura e attrezzatura di dotazione, da parte del Comando Generale dell’Arma di Roma, venne inaugurata dal presidente della Regione Sardegna, on. Crespellani.

Dopo 5 anni, il 13 maggio 1956, così ancora leggiamo dalle pagine dell’ing. Marzocchi: «…, in una domenica smagliante, presente con i figli dell’ing. Sartori, cui la colonia era intitolata. 1.500 dipendenti di Montevecchio e San Gavino, i maggiori esponenti del mondo religioso, industriale militare e politico sardo, cui diede il benvenuto il presidente della società, conte Carlo Faina. Era costata 1.587 milioni di lire fra terreni (25 milioni), costruzione dei 18 km della strada (398 milioni), 16 km di acquedotti (59 milioni), 11,5 km di linee elettriche e cabine (92 milioni) costruzioni murarie, superficie mq. 2.262 e volumi mc. 36.160 (595 milioni), infrastrutture e arredamento (329 milioni), due piscine, di cui una olimpionica (89 milioni).

La colonia iniziò a funzionare il 15 giugno ospitando 200 bambini (100 maschietti e 100 femminucce) per un mese, cui seguirono altri due turni analoghi, accuditi da quattro funzionari (sostituiti poi dalle suore), un medico, 10 maestre vigilatrici e 31 addetti ai servizi, tutti a carico della società la colonia continuò a funzionare ancora per altri 20 anni, ospitando gratuitamente e amorevolmente 600 figli di minatori ogni anno».

Prof. Tarcisio Agus

Presidente Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna

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La commissione speciale per il riconoscimento del principio di insularità, presieduta da Michele Cossa (Riformatori), ha proseguito il suo ciclo di audizioni con l’intervento dell’ex presidente della Regione Renato Soru.

«Consapevole di rappresentare una posizione minoritaria nel dibattito su questo argomento – ha esordito Renato Soru -, ritengo che il tema ci porti fuori campo piuttosto che dentro il campo, nel senso che dovremmo concentrarci piuttosto sul fatto che non stiamo usando bene la nostra autonomia e le nostre risorse. Il mondo va avanti e cambia del tutto, ha proseguito, richiedendo sempre soluzioni nuove a problemi nuovi. La centralità della questione ambientale, ad esempio, e la crescita delle energie rinnovabili, secondo l’ex presidente della Regione potrebbe consentire alla Sardegna, di raggiungere posizioni di primo piano. Un dato, ha poi sostenuto, che si intreccia con il discorso dell’autonomia perché in base al nostro Statuto abbiamo molte competenze che non servono e ci mancano quelle che oggi servono: dalle energie rinnovabili alle telecomunicazioni, dai trasporti, dalla scuola, dall’alta formazione e ai beni culturali.

«Può darsi – ha concluso Renato Soru -, che io sia un “sognatore romantico”, ma le cose le fanno i sognatori che ci mettono il cuore ed è questo che auguro alla politica sarda.»

Nel successivo dibattito hanno preso la parola i consiglieri Nico Mundula (Fdi), Antonello Peru (Forza Italia), Giuseppe Meloni (Pd), Dario Giagoni (Lega), Francesco Agus (Progressisti), Roberto Li Gioi (M5S), Giovanni Satta (Psd’Az) e Roberto Caredda (Misto).

Nelle conclusioni, il presidente Michele Cossa ha ricordato che la battaglia sul riconoscimento dell’insularità è nata nel momento storico in cui le più ricche Regioni del Nord hanno rivendicato l’autonomia differenziata, per richiamare l’attenzione delle istituzioni nazionali ed europee sul fatto che c’è anche la Sardegna, dove una serie di problemi bloccano ogni processo di sviluppo. Ma insularità, ha concluso, significa anche accettare la sfida di grandi responsabilità, che chiamano i sardi a fare scelte decisive per il futuro, a cominciare dal prossimo ciclo di programmazione dei fondi europei.

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Si terrà venerdì 25 ottobre, a Cagliari, l’incontro pubblico organizzato dal gruppo consiliare regionale dei Progressisti e da “Possibile”, su urbanistica e governo del territorio in Sardegna.

«Ad ogni cambio di maggioranza del governo regionale si riapre puntualmente il dibattito sul modello di sviluppo della Sardegna e sugli strumenti urbanistici più adatti a garantirlo», sostengono i promotori dell’iniziativa», secondo i quali «il confronto su temi così rilevanti non può chiudersi all’interno del Consiglio regionale. Ritengono invece fondamentale attivare processi di confronto e partecipazione di cittadini. L’inedificabilità della fascia dei 300 metri dal mare, la tutela dei parchi e delle zone umide, dei beni culturali e degli usi civici, non sono principi che possano essere sistematicamente messi in discussione. Con i tentativi di diminuire il lotto minimo in agro – decisione che consentirebbe l’edificazione indiscriminata nelle campagne – si promuovono interventi e misure di contro-sviluppo.»

Le posizioni annunciate dagli organizzatori verranno sviluppate e dibattute a partire dalle ore 17.30 presso il Centro di Produzione per lo Spettacolo Intrepidi Monelli, in viale Sant’Avendrace 100.

L’incontro sarà articolato in due parti.
La prima avrà un carattere più tecnico e sarà introdotto da Thomas Castangia (Possibile) e coordinato da Umberto Aime (La Nuova Sardegna). Con i relatori Carlo Crespellani Porcella, Gianfranco Fancello, Barbara Cadeddu, Paolo Falqui e Sandro Roggio, verranno affrontate, tra le altre, le questioni inerenti la programmazione urbanistica, il sistema di mobilità interno dell’isola, lo sviluppo turistico e la semplificazione delle procedure.

La seconda prevede un dibattito politico, introdotto da Maria Laura Orrù, consigliera regionale e componente della commissione Governo del territorio, e coordinato da Alessandra Carta (SardiniaPost).
Interverranno Daniela Falconi (sindaco di Fonni), Francesca Ghirra (consigliera comunale di Cagliari, ex assessora alla pianificazione strategica e urbanistica), Antonio Piu (consigliere regionale, componente della commissione Governo del territorio), Renato Soru (ex governatore della Sardegna) e Massimo Zedda (consigliere regionale, ex sindaco di Cagliari).

 

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«Dopo tanti annunci di una “nuova Tiscali” auspichiamo che il ritorno di Renato Soru al comando della società di Sa Illetta riporti in auge la “vecchia Tiscali”, azienda leader che ha fatto conoscere la Sardegna in tutto il mondo

E’ il commento del segretario generale della Uilcom Sardegna Tonino Ortega a proposito del ritorno di Renato Soru alla guida della società insieme al banchiere Claudio Costamagna, numero uno della newco Amsicora (che ha acquisito una partecipazione del 22,059% in Tiscali).

«Confidiamo che anziché continuare a vendere pezzi di azienda come ha fatto la vecchia proprietà adesso venga finalmente definito e presentato un piano industriale, con idee chiare e concrete che puntino al rilancio di questa importante realtà in modo da salvaguardare l’intero perimetro aziendale e le tante professionalità che negli anni la stessa Tiscali ha costruito. E, soprattutto, auspichiamo ci sia la volontà di avviare subito questo rilancio coinvolgendo tuttiIl mercato delle TLC in cui opera Tiscali è particolarmente complesso – aggiunge Tonino Ortega – e ha visto una forte contrazione dei ricavi e un livellamento delle offerte. A fare la differenza può essere solo la qualità del servizio ma difficilmente si può garantire qualità se si continua a non avere sistemi efficienti, si risparmia su reperibilità e presidi specialistici, non si punta a risolvere tempestivamente le richieste dei clienti o, peggio ancora, si continua a pensare di affidare a terzi l’intera gestione dei propri clienti!»

«Auspichiamo, dunque, che con i nuovi vertici, messi in sicurezza i principali aspetti finanziari, si ragioni finalmente in termini industriali, ridando nuova vita a quella che era, e vuole ritornare ad essere, una delle principali e più ammirate realtà isolane, raro spiraglio di luce nel tormentato mercato del lavoro sardo

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E’ morto ieri, a Roma, all’età di 74 anni (era nato il 3 marzo 1945), Antonello Murgia, primo direttore del Museo del Carbone. Dopo una carriera lavorativa vissuta interamente nello stabilimento Alsar, poi Alumix, Alluminio Italia e, infine, Alcoa, a Portovesme, una volta collocato in pensione, nel mese di febbraio del 2006 è stato nominato direttore del nascente Museo del Carbone, nella Grande Miniera di Serbariu, dalla Giunta guidata dal sindaco Salvatore Cherchi. Il Museo del Carbone venne inaugurato il 2 novembre 2016, con una solenne cerimonia, alla quale parteciparono, tra gli altri, il presidente della Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti, il presidente della Giunta regionale Renato Soru, il presidente del Consiglio regionale Giacomo Spissu ed il presidente della provincia di Carbonia Iglesias Pierfranco Gaviano. Ha ricoperto l’incarico di direttore del Museo del Carbone fino al 20 gennaio 2011.

Da qualche anno, una volta conclusa l’esperienza alla direzione del Museo del Carbone, si era trasferito a Roma con la famiglia. La cerimonia funebre si terrà oggi nella Capitale.

Antonello Murgia.

Grande Miniera di Serbariu, 2 novembre 2016. Antonello Murgia al fianco di Fausto Bertinotti durante la visita al Museo del Carbone.