15 December, 2025
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In questi giorni si fa un gran parlare dell’impianto di Biofuel che dovrebbe nascere nel Polo Industriale di Portovesme: C’è chi, non si sa bene a quale titolo, si spinge addirittura a lanciare un accorato appello, affinché venga impedito perché addirittura “in contrasto con le necessità del tessuto economico e produttivo della Sardegna”; altri, antindustrialisti a prescindere, si limitano a parlare del suo impatto inquinante; ma entrambi, per sostenere le proprie tesi, utilizzano lo spauracchio della distruzione del territorio da parte delle infestanti canne. Infine, altri ancora si affannano a difenderlo con opinioni e rassicurazioni personali.

Noi crediamo sia il caso di portare la discussione nell’alveo naturale della concretezza e della realtà. Intanto, ricordando un’ovvietà che ci pare non venga tenuta nel debito conto: l’impianto potrà essere realizzato se autorizzato e, per questo, sottoposto alla lunghissima serie di procedure burocratiche, di verifica e valutazione di rispondenza normativa, a garanzia della sostenibilità ambientale.

La sua allocazione è già frutto di scelte politiche assunte ai vari livelli governativi nazionale, regionale e territoriale! Ed è parte di un definito processo europeo di innovazione tecnologica nella produzione di carburanti biologici. Inoltre l’investimento non risulta essere condizionato alla coltivazione, diretta e massiva delle canne e tantomeno lo stesso deve sottrarre territorio agricolo al suo naturale utilizzo. E tra l’altro, da una parte non potrebbe esserlo in nessun caso perché nessuno può imporre la coltivazione di una qualsiasi coltura a chicchessia, e dall’altra, perché si può confidare che il territorio, nel settore dell’agricoltura e non solo, esprime una classe imprenditoriale che sa valutare e non è incline a utilizzare le sue terre migliori sostituendone le colture, più proficuamente remunerative, con le  canne.

Si può e si deve invece ragionevolmente dire che la decina di migliaia di ettari di terreni irrigui e coltivabili nel Sulcis Iglesiente (1.5 milioni in Sardegna), ad oggi totalmente incolti, sono un’opportunità per l’implementazione della produzione e della trasformazione alimentare. E che gli stessi, insieme alle ingentissime risorse ed incentivi a disposizione del settore, possono giustamente essere parte attiva, e per questo ci battiamo, per partecipare al contrasto alla crisi e al possibile sviluppo economico e sociale. Non è per questo intento che, fra le altre risorse, si è appena approntato il  progetto regionale di sviluppo rurale e di forestazione che da solo vale 1 miliardo e 300 milioni di euro?

D’altra parte è anche innegabile il fatto che la presenza di un impianto di Biocarburante può diventare un’opportunità di filiera e dunque, far ipotizzare la valorizzazione delle canne già presenti nel territorio, ovvero la loro coltivazione, dove e come possibile e conveniente, con tutti gli accorgimenti tecnologici per gestire la delimitazione dei terreni eventualmente dedicati alla sua piantagione. La stessa fabbrica, che peraltro niente toglie e distoglie da qualsiasi altro settore, può e deve essere parte di un progetto di ripresa produttiva e di valorizzazione del più grande e riconosciuto patrimonio del Sulcis Iglesiente: la sua competenza e professionalità, la sua cultura industriale, con le sinergie con il resto del comparto, e nel generale equilibrio e sostenibilità economica, ambientale, occupazionale e settoriale.

In conclusione, crediamo sia il momento di spostare la discussione, dalla sempre classica cultura del no a prescindere e dall’uno contro l’altro, al confronto. Una pratica che sta in capo alla Regione alla quale ribadiamo la sollecitazione di darvi urgentemente corso, nell’interesse della collettività.

Roberto Puddu

E’ stato un Natale diverso per i lavoratori ex Alcoa che da mesi vivono nel presidio allestito all’ingresso dello stabilimento per rivendicare la cessione dello stabilimento ed il rientro nel ciclo produttivo. Si sono ritrovati in tanti, per il cenone del 24 e per il pranzo e la cena del 25 dicembre. Un Natale con pochi sorrisi, vista l’estenuante attesa per uno sbocco positivo della vertenza che qualche settimana fa sembra aver avuto la svolta tanto attesa che, a breve, potrebbe rivelarsi decisiva, con l’interessamento della multinazionale Glencore a subentrare ad Alcoa nella produzione di alluminio in Sardegna.

Ieri sera al presidio, al fianco dei lavoratori, c’era tra gli altri Roberto Puddu, segretario generale della Camera del Lavoro, che sta seguendo da vicino la trattativa avviata tra Alcoa e Glencore e che ha manifestato ancora una volta un moderato ottimismo, derivante dal fatto che l’interessamento di Glencore è reale e forte, così come è forte la determinazione di Governo nazionale e Giunta regionale a raggiungere l’obiettivo.

Il nodo principale da sciogliere era è resta quello dei costi energetici, sul quale le parti in causa hanno assunto impegni precisi, come ha sottolineato alcune settimane fa, durante la sua visita in Sardegna, il sottosegretario della presidenza del Consiglio dei ministro Graziano Delrio. Dopo l’incontro preliminare avvenuto il 10 dicembre negli Stati Uniti tra Alcoa e Glencore, il prossimo incontro è previsto nella prima metà di gennaio 2015 presso la sede di Glencore in Svizzera. In discussione ci sono anche le questioni relative alle bonifiche ambientali da entrambi i gruppi.

Sui volti dei lavoratori ieri sera si leggevano i segni della stanchezza e la preoccupazione sui tempi di soluzione della vertenza ma l’ostinazione con la quale tengono alta la mobilitazione nel presidio, conferma ancora una volta che credono in una soluzione positiva e in un futuro dello stabilimento di Portovesme.

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Le segreterie nazionali di CGIL e UIL hanno indetto per venerdì 12 dicembre lo sciopero generale per contrastare le decisioni del Governo in merito al mercato del lavoro, alla legge di stabilità, per sollecitare l’adozione di diverse politiche economiche e fiscali e sulla Pubblica Amministrazione.

«Per l’occasione – dice Roberto Puddu, segretario generale della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente – abbiamo deciso di svolgere una manifestazione in Piazza Roma a Carbonia, con concentramento dalle ore 9,30 nel Piazzale Pietro Cocco (Centro Intermodale) e corteo che seguirà il seguente percorso: via Costituente, via Gramsci, via Fosse Ardeatine, via Manno.»

Nella Piazza sono previsti gli interventi dei lavoratori, giovani studenti, precari, rappresentanti delle Istituzioni e delle organizzazioni sindacali, con le conclusioni di Michele Carrus, segretario generale della CGIL sarda.

Il tutto sarà anticipato e seguito dalle note musicali dei Golaseca.

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Animato dibattito, ieri sera, nella sala conferenze della Grande Miniera di Serbariu, sulla realtà del Poligono di Capo Teulada, come risorsa, fonte di economia e di sviluppo per il territorio. All’incontro, organizzato dal Consorzio Fieristico Sulcitano, hanno partecipato il Capo di Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale, Filippo Spanu; i sindaci di Teulada e Sant’Anna Arresi, Daniele Serra e Paolo Luigi Dessì; i deputati del Partito Democratico Emanuele Cani e Francesco Sanna; il senatore di Forza Italia Emilio Floris; l’ex comandante del 1° Reggimento di Teulada, colonnello Sandro Branca; i consiglieri regionali di Forza Italia Stefano Tunis e Ignazio Locci; l’ex comandante della Brigata Sassari, generale Nicolò Manca; il sindaco di Perdasdefogu, Mariano Carta; i sindaci di Carbonia e Calasetta, Giuseppe Casti e Antonio Vigo; il segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, Roberto Puddu; amministratori locali, rappresentanti di associazioni e movimenti e semplici cittadini.

Diverse le posizioni emerse nel corso del dibattito. Da una parte la posizione del ministero della Difesa che rivendica il mantenimento dell’attuale situazione e degli oltre 7.000 ettari di demanio (demanio e non servitù, come ha rimarcato il colonnello Branca, in quanto i terreni sono stati acquistati dal ministero della Difesa da alcune centinaia di proprietari, ad un prezzo nettamente superiore a quello che allora era il prezzo di mercato, e solo in tredici casi si procedette con espropri) per lo svolgimento delle esercitazioni; da un’altra quella della Regione, manifestata dal governatore Francesco Pigliaru alla seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari e ribadita nell’occasione dal Capo di Gabinetto Filippo Spanu, in base alla quale «non si può essere gravemente sperequati da una prassi dello Stato di cui si fa parte non si può più ritenere scontato che la gran parte delle servitù militari della Repubblica italiana sia in Sardegna. Riequilibrio e bonifiche come grande occasione di lavoro, di educazione, di civiltà, di sviluppo, di recupero e riuso che vanno finanziate a valere sulla fiscalità generale della Repubblica»; e ancora quella delle comunità locali, con in prima fila i comuni di Teulada e Sant’Anna Arresi, i due comuni maggiormente coinvolti dalla presenza militare (Sant’Anna Arresi non ha suo territorio in area militare ma è direttamente a contatto con lo stesso), che rivendicano un alleggerimento del peso della servitù ed un maggior coinvolgimento in termini di ricadute economiche. Ci sono poi coloro che sono pienamente favorevoli alla presenza del poligono, vedi i pescatori, che ormai da anni usufruiscono degli indennizzi per il mancato esercizio della loro attività; e coloro che, viceversa, sono nettamente contrari, in quanto ritengono la presenza del poligono un freno allo sviluppo economico del territorio, soprattutto nel settore turistico.

Oggi – come ha sottolineato il colonnello Branca, il poligono rappresenta la principale azienda del territorio, con l’erogazione di ben 1.200 buste paga, tra militari e civili, e nelle considerazioni che vengono fatte circa la permanenza o meno del poligono, è una realtà della quale non si può non tenere conto, soprattutto in una fase di grave crisi economica come quella che vive il Sulcis Iglesiente. E nella prospettiva di un ridimensionamento anche parziale della servitù, con una restituzione di porzioni di territorio agli usi civili – come da parte sua ha rimarcato il senatore Emilio Floris – andrebbe affrontato preventivamente il problema delle bonifiche, per evitare il ripetersi delle situazioni vissute a La Maddalena, dove gli americani sono andati via ma il territorio, non essendo state effettuate le bonifiche, oggi è praticamente ancora inutilizzabile.

L’ipotesi più realistica, sostenuta tra gli altri, oltre che dal governatore Francesco Pigliaru, anche da Roberto Puddu, segretario generale della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, è quella di una riduzione della superficie destinata alle esercitazioni militari («perché niente è eterno – ha detto Puddu – come dimostrano i casi dell’industria e della stessa Carbosulcis, che sta chiudendo. E non si capisce perché debba essere eterna la superficie di territorio destinata alle esercitazioni militari»), con maggiori ricadute in termini economici per le comunità locali, possibili con il nuovo programma che prevede investimenti per ben venti milioni di euro.

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E’ stato firmato nel tardo pomeriggio, il Memorandum tra la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dello Sviluppo economico, la Regione Autonoma della Sardegna e la multinazionale svizzera Glencore, sugli impegni condivisi perché la stessa Glencore possa avviare la trattativa per l’acquisizione dell’impianto ex Alcoa di Portovesme.

Il Governo era rappresentato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, dal ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, dal vice ministro dello Sviluppo Economico Claudio De Vincenti, la Regione dal presidente Francesco Pigliaru, e Glencore International AG, dall’Amministratore Delegato Ivan Glasenberg, in data odierna.

Il Governo e la RAS perseguono l’obiettivo della ripresa della produzione nello smelter di Portovesme, cessata per decisione della proprietà Alcoa. Tale obiettivo è perseguito sulla base degli accordi fra Governo, RAS, Enti locali, Parti sociali e Alcoa che prevedono anche l’impegno di Alcoa a favorire, in assoluta buona fede, il riutilizzo produttivo dell’Impianto.

Il Governo e la RAS hanno pertanto invitato tutti gli operatori potenzialmente interessati a verificare le condizioni per rilevare l’impianto, prospettando a tutti identiche condizioni di contesto.
In questa prospettiva, il Governo e la RAS, come fatto anche con altri operatori, hanno invitato Glencore, proprietaria nella stessa area di Portovesme di altro impianto di produzione di metalli non ferrosi, a discutere quali condizioni fondamentali debbano sussistere per considerare la possibilità di riavviare l’impianto. Glencore è pronta a proseguire attraverso ulteriori approfondimenti in questa opportunità.
Il Protocollo rappresenta lo stato attuale, alla data della sottoscrizione, delle discussioni avviate da Governo, RAS e Glencore. Pertanto, il suo contenuto non costituisce in alcun modo vincolo contrattuale per nessuna delle Parti né potrà costituire fonte di affidamento per terzi.
Il confronto fra Governo, Regione e Glencore, si è sviluppato prevalentemente: sulle condizioni economiche di fornitura dell’energia; sulle possibilità di sostenere con risorse pubbliche gli investimenti necessari; sul miglioramento delle condizioni di contesto infrastrutturale.
L’Intesa conseguita fra Governo, RAS e Glencore, sul complesso dei suddetti punti, è basata su soluzioni di mercato e sul rispetto delle regole della concorrenza dell’UE e della Repubblica.

L’esito dell’operazione è tuttavia subordinato al completamento da parte di Glencore di una esaustiva due diligence in relazione all’impianto e alle condizioni della sostenibilità della gestione delle attività sul lungo termine.
Il Governo e la RAS faranno tutto quanto in loro potere per facilitare il buon esito dell’operazione.

«Finalmente si garantiscono le condizioni affinché un soggetto industriale (che non era stato preso in considerazione due anni fa) – ha commentato Roberto Puddu, segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente – possa interessarsi seriamente per la possibile ripresa produttiva dello smelter e, per noi, della ripresa di tutta la filiera industriale ed energetica, che può garantire ancora innovazione, sviluppo economico e lavoro. La strada è ancora lunga ed è merito dei lavoratori che non si sono arresi e con i quali, l’intero territorio e tutta la nostra organizzazione non mollerà mai!»

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La Commissione europea ha chiuso la procedura d’indagine sul caso Carbosulcis, sentenziando che la Miniera può usufruire ancora di un sostegno pubblico finalizzato alla sua dismissione, come previsto dalle norme europee (decisione 787/2010/UE) per accompagnare la graduale cessazione della produzione, con “tutela ambientale, ricerca e innovazione tecnologica, riqualificazione del personale”.

Ora, come nel più grottesco schema pirandelliano  fioccano le dichiarazioni entusiastiche dell’A.U. (in coro con vari ex assessori e politici), il quale come il “Gengè dell’Uno, Nessuno e Centomila”, provando ad estraniarsi da se stesso, parla di “un risultato positivo per un nuovo corso”, anziché della grave responsabilità di quella classe politica, della quale egli stesso è diretta emanazione, che ha impedito la possibilità concreta di valorizzazione dell’unica risorsa energetica nazionale.

Non si illuda, quelle “maschere”, così come nel romanzo, resteranno tali. La realtà, che rimarrà nella storia, è che “Lorsignori” hanno portato la Miniera, e quello che rappresenta nel territorio,  al disastro totale: da una parte per l’incapacità, la specifica incompetenza e la superficialità (certificate anche dal Consiglio regionale); e dall’altra mortificando chi ha operato nelle gallerie come nella ricerca di soluzioni tecnologiche che avrebbero permesso ben altra opportunità e sorte alla Carbosulcis.

Il tutto condito dal peggior esercizio clientelare del potere e senza alcuna remora nei riguardi del patrimonio  umano, professionale, tecnologico, operativo e culturale, verso il quale è in atto anche il peggior sciacallaggio industriale. E’, infatti, di questi giorni, la notizia della decisione di Carbosulcis  per la cessione, per qualche spicciolo, a Sotacarbo (della quale è presidente il D.G. della Carbosulcis), del Lavoro e dell’attività di ricerca costati impegno e circa 5 milioni di euro. Situazione, se ce ne fosse bisogno, che evidenzia ancora più chiaramente il conflitto di interessi di chi, nel tempo, avrebbe dovuto gestire le competenze tecniche e professionali della Carbosulcis, miranti ad attuare RICERCA E INNOVAZIONE a favore della miniera e della propria produzione, mentre invece ne ha eliminato attività e reparti.

Come è decisamente gattopardiano quanto dicono vada apertamente affermando l’A.U. rispetto alla sua sicurezza di restare alla guida di Carbosulcis: per la sua vicinanza all’attuale assessore dell’Industria e per il suo sostegno verso il deputato europeo e candidato alla leadership del PD sardo.

Infine, a conferma dell’assenza di gestione industriale, a favore di quella politica e clientelare, con la moltiplicazione della comunicazione interna ed esterna all’azienda, sulla disponibilità di milioni di euro per buonuscite e incentivazioni all’esodo, sui quali avrebbe ampia gestione e discrezionalità.

Noi continuiamo a pensare che sia perlomeno paradossale che i responsabili del disastro gestionale della realtà produttiva (ed emanazione del Governo regionale peggiore e deleterio della Storia dell’Autonomia della Sardegna), possano essere anche i gestori della fase, che deve accompagnare la Società alla dismissione, attraverso le linee fondamentali della ricerca, riconversione, riqualificazione e rioccupazione!

Da marzo proponiamo questo quesito alla Regione nella sua qualità di Azionista Unico, che ha sempre spostato la risposta all’esito della determinazione della Commissione europea. Ora che è arrivata vorremmo vedere l’atteso nuovo corso di gestione, di competenza, di serietà, passione e moralità per evitare che si passi dalla commedia al melodramma, e che al conclamato danno si aggiunga altra beffa!

Roberto Puddu

Segretario Generale della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente

Dopo l’incontro di ieri sera con il governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru, intervistato dal giornalista politico de L’Unione Strada Giuseppe Meloni, nuovi appuntamenti, questa sera, nel #Parco di Villa Sulcis, a Carbonia, alla “Festa di Sinistra Ecologia Libertà – Articolo 2. Se stiamo insieme ci sarà un perché”.

Alle ore 18,00 è previsto il primo appuntamento della giornata con il dibattito “Organizziamoci”, perché abbiamo bisogno di tutta la nostra forza. Parteciperano al dibattito Luciano Uras, senatore della Repubblica di #Sinistra Ecologia Libertà, Michele Carrus, segretario regionale della CGIL e gli studenti universitari di Unica 2.0 e UDS. Ancora alle 18,00, lo spazio riservato ai bambini verrà curato dall’artista Alessia Marroccu che terrà un laboratorio di aquiloni.

Alle ore 22,00 è previsto l’incontro “La politica per la pace e contro la guerra”, con il deputato di Sinistra Ecologia Libertà, Michele Piras, seguito dal concerto di Appino (The Zen Circus) in collaborazione col Pitosforo Art Music Bar. L’ingresso, ad ogni evento, è libero e gratuito.

Come negli scorsi giorni, a partire dalle 20,00, sarà possibile cenare al punto di ristoro “Sotto le Stelle” dove ogni prodotto è a km 0.

Ieri sera, l’incontro con Francesco Pigliaru è stato ricco di spunti, per certi versi arrivati anche a sorpresa. Il governatore ha parlato a 360 gradi su tutti i piccoli e grandi problemi che affliggono la Sardegna, soprattutto in campo economico, e non ha mancato di deludere almeno una parte della nutrita platea.

Ha iniziato facendo il punto sulla vertenza #Alcoa, sottolineando che se oggi c’è una trattativa aperta per la cessione dello stabilimento ad una nuova multinazionale, il merito è esclusivamente della sua Giunta, ed annunciando sviluppi entro alcune settimane. Ha confermato che sono due i gruppi internazionali interessati, ma non ha chiuso la strada ad altri gruppi.

Ha poi parlato di #Igea, di bonifiche, di ammortizzatori sociali, di nuove iniziative imprenditoriali, di turismo, di formazione professionale, di sanità, di scuola, di agricoltura e tanto altro. Sulla lunga intervista ci soffermeremo con ampi spazi in altri articoli, sia in questo sito internet sia nella versione cartacea de “La Provincia del Sulcis Iglesiente”, in pubblicazione la prossima settimana.

Francesco Pigliaru – su esplicito invito di Giuseppe Meloni – ha detto di essere un “Renziano” della prima ora, di condividere la linea politica del presidente del Consiglio, anche se ha rimarcato di non riconoscersi in alcune sue esternazioni, ed effettivamente le linee politiche e programmatiche espresse sono assai simili a quelle del Premier; queste sue convinzioni – assolutamente nuove per la sinistra e per molti versi assai più vicine ad una visione liberista della crisi economica e dei modi con i quali affrontarla -, hanno motivato alcuni degli interventi successivi, ad iniziare da quelli del segretario generale della #Camera del lavoro del Sulcis Iglesiente, Roberto Puddu, e di Bruno Usai, della Fiom CGIL. Il dibattito è proseguito con l’intervento dell’ex consigliere regionale Giampiero Pinna, presidente della #Consulta delle associazioni per il Parco Geominerario e numerose domande su vari argomenti.

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Venerdì è in programma un nuovo vertice su Alcoa, al ministero dello Sviluppo economico, al quale parteciperà anche il governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru. Potrebbe essere, nel caso di esito positivo, sul quale in ambienti sindacali c’è una moderata fiducia, l’ultimo incontro interlocutorio e quindi “quasi” decisivo per la soluzione della delicata vertenza legata alla cessione dello stabilimento da Alcoa ad altra multinazionale (interessata c’è la svizzera #Glencore), chiuso ormai da oltre due anni. L’annuncio del vertice lo ha dato Roberto Puddu, segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, al termine dell’incontro svoltosi questa sera, dalle 19.45 alle 21.00, nel presidio dei lavoratori all’ingresso dello stabilimento di #Portovesme, al quale ha partecipato Susanna Camusso, segretario generale nazionale della CGIL, giunta in Sardegna per partecipare domani a #Buggerru, alla prima delle due giornate delle celebrazioni dei 110 anni dell’uccisione dei tre minatori nel corso del primo sciopero svoltosi in Italia, organizzate dalle segreterie confederali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con l’Amministrazione comunale guidata da Silvano Farris e la cooperativa “Piccola Parigi” ed il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna e della gestione commissariale dell’ex #Provincia di Carbonia Iglesias.
Susanna Camusso e’ stata accolta in un clima molto cordiale ma fin dai primi interventi dei lavoratori sono emerse la grande preoccupazione e, soprattutto, la tensione di chi non ha certezze per il proprio futuro e di chi vive un presente difficilissimo, come e’ il caso dei lavoratori degli appalti, molti dei quali non ricevono il sussidio della cassa integrazione da parecchi mesi.
Il segretario regionale Michele Carrus, Bruno Usai, Roberto Forresu, Marco Loi, Massimo Cara della Cisl, Pierpaolo Gai, hanno inquadrato la situazione di attesa vissuta dai lavoratori e sollecitato il segretario nazionale a porre nella vertenza tutto il peso politico in suo possesso, con la giusta pressione sul Governo affinché faccia per intero la sua parte in tempi brevi, considerato che ormai sono rimasti solo quattro mesi di tempo prima che i lavoratori vengano tutti licenziati.
Susanna Camusso ha sottolineato come la scelta di Alcoa di lasciare il Sulcis, l’Italia e l’intera Europa, non sia stata determinata da ragioni oggettive ma, piuttosto, da scelte aziendali che hanno orientato la produzione su altre regioni dove sono presenti condizioni più favorevoli per fare profitto. L’Italia – ha detto ancora Susanna Camusso – non può permettersi di perdere un altro pezzo del proprio sempre più precario tessuto produttivo, perché non ci sono alternative. Il leader della Cgil ha rimarcato come il Governo debba fare la sua parte, invitando il Premier Matteo Renzi a venire nel Sulcis per toccare con mano in prima persona lo stato delle cose. Il termine del 31 dicembre – ha aggiunto Susanna Camusso – non può e non deve essere ultimativo, perché se c’è in piedi la trattativa con un potenziale acquirente ed emerge la necessità di allungare questi tempi di qualche mese, il Governo deve farsene carico e fare i passi necessari a garantire il buon esito della stessa.
Susanna Camusso ha ribadito come il problema dei problemi sia il costo dell’energia, sulla soluzione del quale, come ha ricordato Bruno Usai, pare siano emerse novità importanti, ma una volta superato questo, ne restano altri, come la sistemazione delle infrastrutture, ad iniziare dal porto che va adeguato alle esigenze delle aziende che operano a Portovesme.
Per quel che riguarda i lavoratori degli appalti e gli ammortizzatori sociali, secondo il segretario della Cgil va modificato l’approccio al problema che deve assumere un carattere universale, cioè gli ammortizzatori sociali devono essere garantiti a tutti i lavoratori e non sono ad alcuni e non ad altri con scelte assolutamente discrezionali ed inaccettabili, perché a tutti i lavoratori deve essere riconosciuta la stessa dignità.
Al termine dell’incontro, l’annuncio del segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente sul vertice di venerdì a Roma, che ha aperto tra i lavoratori una nuova speranza sul buon esito della trattativa per il passaggio di proprietà ed il rilancio della produzione di alluminio primario.

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I segretari generali della #CGIL e della #CISL del #Sulcis Iglesiente, Roberto Puddu e Fabio Enne, hanno scritto una lettera aperta al #governatore della Sardegna Francesco Pigliaru. Il testo integrale.

Ill.mo Presidente,

Da molti mesi sollecitiamo un incontro formale col capo dell’Esecutivo regionale per ragionare ed evidenziare le proposte dei sindacati  territoriali al fine di dare una sferzata alla recessione economica e alla drammatica situazione occupazionale nel #Sulcis Iglesiente. Un confronto parti sociali – Giunta regionale per tramutare belle parole e buoni propositi in atti e fatti, in scelte politiche e legislative che permettano l’avvio di percorsi economici diversi.

Pur essendo strenui e fieri difensori del settore industriale, vorremmo/vogliamo poter ragionare sui temi di crisi del territorio e sulle non poche opportunità di diversificazione economica. Tra l’altro, richiamare la Sua attenzione su alcuni progetti che potrebbero essere pronti per essere realizzati senza interventi finanziari pubblici. Per Cgil e Cisl, (la UIL è impegnata nei propri congressi), si tratta di opportunità di sviluppo, che renderebbero più agevole uno scenario di adeguamento sui servizi, sulle infrastrutture, e inoltre creerebbero sinergie e sistema con l’agricoltura, l’artigianato, commercio, turismo e sanitario.

Con educazione, le abbiamo provate tutte – Segretari Particolari, Gabinetti, Assessori – per poter avere un incontro col Presidente Pigliaru. Inutilmente.

Ci stiamo domandando se la convocazione dell’incontro richiesto, sul quale Lei stesso si è dichiarato disponibile, debba dover sottostare alla messa in atto di iniziative di mobilitazione, sit in, occupazioni di spazi pubblici, etc. Sembra, infatti, che solamente la voce rumorosa e plateale arrivi e sia ascoltata dai responsabili delle istituzioni. Situazioni che accadono per le grandi vertenze industriali e “incomodi” che, per molti, fanno di noi il sindacato affezionato alle sole lotte per l’industria, quindi poco moderno e lungimirante nelle proposte.

Spesso è accaduto, in passato ma anche in questi ultimi mesi, di vedere  stupore fra le facce dei vari amministratori politici della Regione, quando sotto i palazzi degli Assessorati si radunano lavoratori che dimostrano le proprie difficoltà quotidiane a causa delle irrisolte vertenze; dell’assenza del lavoro; perché sono da mesi senza ricevere lo stipendio o l’indennità dell’ammortizzatore sociale.

Singolare ma molto evidente è il senso di fastidio che procurano rivendicazioni legittime che a volte restano inascoltate fino a che, non si è obbligati a quei “raduni”.

Nella maggior parte dei casi il Sindacato dimostra cauti comportamenti e comprensione verso chi è da poco al Governo della Regione. Tuttavia se per una specifica vertenza industriale possiamo dare atto dell’interessamento politico e una concreta attività, non si riesce a capire perché, per altre situazioni di stallo, sembra che l’interesse manchi totalmente, compresa la vicenda inconclusa della PORTAL che vale una lungaggine autorizzativa compromettendo il riavvio dello stabilimento.

Continuiamo a pensare ad un approccio relazionale diverso, ad un percorso condiviso e produttivo. Ma se per avere il giusto confronto risulta necessaria altra pratica, che sta nelle nostre prerogative e nel nostro ruolo, è bene che si sappia che per noi il tempo è già maturo per dare programmazione alle iniziative!

In attesa di un cortese e positivo riscontro, inviamo i più cordiali saluti.

I segretari Generali di CGIL e CISL

Roberto Puddu – Fabio Enne

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Sulla situazione preoccupante in cui versa la vertenza Alcoa, emersa chiaramente nella riunione svoltasi il 7 luglio al ministero dello Sviluppo economico, è intervenuto oggi con una breve nota Roberto Puddu, segretario generale della #CGIL Sulcis Iglesiente.

«Il dato di fatto è che al ministero, oltre a poltrire, evidentemente non ci hanno creduto – denuncia Roberto Puddu -. Poltrire perché non hanno esercitato alcuna vera attività di scouting, limitandosi convenientemente a pendere dalle varie fisime di #Klesch (che però è dagli stessi dichiarato inaffidabile ed inconsistente in ogni altra situazione nel paese); non ci ha creduto perché non ha seriamente messo in campo iniziativa adeguata (e propria dei compiti del #Mise), per avvicinare gruppi industriali o aggregazione di imprese, come fatto con efficacia in Germania e Francia. Inattività alla quale sta supplendo la Regione, che ha ricercato (e lo sta facendo anche con altri possibili interlocutori) ed avuto una disponibilità a ragionare dalla #Glencore e, per la parte energia, dall’Enel. Tanto è vero che questa mattina la multinazionale si ritrova al Mise, con il presidente Pigliaru e l’Enel, per verificare le condizioni che il viceministro Claudio De Vincenti, a parole, dice di garantire sul tema energia e contratto di sviluppo.»

«Infine mi preme segnalare una “cosettina” che ha detto l’Alcoa al tavolo pieno (perché neanche lei fa parte della “task force”), in merito a Klesh, della quale, oltre alla mancanza di capacità finanziaria, ne ha evidenziato (con preciso riferimento all’acquisizione e smantellamento di un’altra e ben nota realtà industriale) – conclude Roberto Puddu – la sua spregiudicatezza nel depredare risorse e lasciare tutti con un palmo di naso…»

La situazione è drammatica per i lavoratori dell’indotto che rischiano seriamente di non avere neppure il sostegno minimo degli ammortizzatori sociali.

«A tutti i livelli siamo impegnati a denunciare e far capire che il problema degli ammortizzatori sociali in deroga, dipende dalla mancanza delle risorse che il Governo, data la situazione di crisi, dovrebbe (per noi deve!) garantire e che invece, al momento, ha specificamente deciso di non mettere a disposizione – aggiunge Roberto Puddu -. Pertanto, le risorse che al momento neanche ci sono ma che dicono di mettere a disposizione, potranno essere a malapena sufficienti a garantire l’ammortizzatore sociale fino al mese di agosto. Inoltre nella riunione per Alcoa al Mise è emersa chiaramente la stessa contraddizione: nel senso che Claudio De Vincenti dice di una possibilità di garantire gli ammortizzatori sociali fino a dicembre per la trentina di lavoratori che avrebbero questa difficoltà per il termine della CIGS, mentre il funzionario presente al suo fianco, a domanda, ha asserito che non c’è alcun decreto che la permette.»

Il 26 giugno scorso la #Direzione generale per le Politiche attive e passive del lavoro del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha inviato una nota agli assessorati al Lavoro delle #ioni e #Province Autonome e, per conoscenza, al dottor Paolo Onelli della Direzione generale relazioni industriali e rapporti di lavoro e al Direttore generale dell’Inps, Mauro Nori, sulla situazione degli ammortizzatori sociali in deroga per l’anno 2014.

«Con nota n. 43332 del 16 dicembre 2013, questo ufficio – si legge nella nota -, al fine di garantire la continuità dell’intervento del sostegno al reddito nelle crisi occupazionali territoriali, ha invitato le Regioni e le Province Autonome a provvedere nel 2014 a concessioni di ammortizzatori in deroga limitati nel tempo e, comunque, non superiori a 6 mesi, nel limite delle risorse finanziarie disponibili, nelle more dell’entrata in vigore dei nuovi criteri per il riconoscimento degli interventi di cui all’articolo 4, comma 2, del decreto legge n. 54/2013, convertito in legge n. 85/2013.»

 «Considerato che l’iter di emanazione del citato decreto da emanare ai sensi dell’articolo 4, comma 2 del decreto legge n. 54/2013 non si è ancora concluso – aggiunge la nota – ed in considerazione della necessità di non pregiudicare l’efficacia dei limiti quantitativi di durata in esso previsti, si invitano le Regioni e le Province Autonome a non stipulare accordi o concedere prestazioni di cassa integrazione in deroga alla normativa vigente per periodi superiori ad 8 mesi nell’anno 2014.»

«Con riferimento alla concessione di trattamenti di mobilità – conclude la nota della #Direzione generale per le Politiche attive e passive del lavoro del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – si invita a non superare i limiti massini di fruizione previsti dall’articolo 3, comma 4, del testo presentato per il parere delle competenti commissioni parlamentari».