6 December, 2024
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Grande attesa a Sant’Antioco per il concerto-evento di Carmen Consoli dal titolo “Terra ca nun senti”. Dopo il violino elettronico di Andrea Casta e la straordinaria tromba di Roy Paci, a calcare il palcoscenico agostano della favolosa isola sulcitana sarà la grande artista siciliana Carmen Consoli, che mercoledì 21 agosto, alle ore 21.00, salirà sul palco dell’Arena Fenicia Festival in occasione di una delle tappe del suo tour mondiale dal titolo “Terra ca nun senti”.

Nato come omaggio alla tradizione musicale siciliana in scena lo scorso anno al Teatro Greco di Siracusa, oggi, lo spettacolo prodotto da OTRlive è diventato un tour mondiale e si appresta a sbarcare all’Arena Fenicia dopo la tappa iniziale del tour partito in primavera da New York.

La scaletta dello spettacolo è composta da brani tradizionali siciliani firmati dalla stessa Consoli ma anche da canzoni di artisti meravigliosi nati in Sicilia come Franco Battiato e Rosa Balistreri. L’insieme compone una grande narrazione in note della Sicilia con i suoi paesaggi, storie e personaggi, filtrata dallo sguardo e dalla sensibilità di Carmen.

Sul palco insieme all’artista ci saranno Gemino Calà ai flauti etnici, Valentina Ferraiuolo al tamburo a cornice e percussioni, Marco Siniscalco al basso e contrabbasso, Puccio Panettieri alla batteria, Adriano Murania al violino e chitarra acustica e l’inseparabile Massimo Roccaforte alle chitarre e mandolino.

Forte delle ultime trascorse edizioni che hanno portato sull’isola di Sant’Antioco alcuni dei più grandi nomi della musica italiana – da Francesco De Gregori a Max Gazzè, da Alex Britti a Vinicio Capossela -, l’Arena Fenicia Festival anche questa estate firma un cartellone musicale stellare grazie a tre straordinarie notti di musica dal vivo organizzate da Sardegna Concerti.

Info: biglietti 35 euro posto numerato, 25 posto in piedi

Trittico di grandi spettacoli per la nuova, attesa edizione dell’Arena Fenicia Festival, manifestazione musicale che questa estate torna a Sant’Antioco con tre straordinarie notti di musica dal vivo organizzate da Sardegna Concerti. A calcare il palcoscenico agostano della favolosa isola sulcitana saranno Andrea Casta, il violinista elettrico crossover italiano più celebre al mondo, in scena per la prima volta in Sardegna con “The Space Violin – Dance Experience” (giovedì 1 agosto); Roy Paci, straordinario trombettista, cantante, compositore col suo esplosivo “Rumba Tour” (sabato 3 agosto) e la cantantessa siciliana Carmen Consoli, che proprio a Sant’Antioco si esibirà in occasione di una delle tappe del suo tour mondiale partito lo scorso maggio da New York e dal titolo “Terra ca nun senti” (mercoledì 21 agosto). Forte delle ultime trascorse edizioni che hanno portato sull’isola di Sant’Antioco alcuni dei più grandi nomi della musica italiana – da Francesco De Gregori a Max Gazzè, da Alex Britti a Vinicio Capossela -, l’Arena Fenicia Festival questa estate firma, ancora una volta, un cartellone musicale stellare che promette di fare il tutto esaurito.

Il primo musicista ad infiammare il pubblico nella scenografica piazza Umberto, in occasione della 665ª edizione della festa padronale di Sant’Antioco Martire, giovedì 1 agosto (ore 21.00, entrata gratuita), sarà il violinista Andrea Casta, artista da 200 concerti all’anno e 30 milioni di views sui social network. Violinista e producer richiesto sia in Italia che all’estero, Andrea Casta ha un’anima da globe trotter che lo ha portato ad esibirsi anche in mondovisione alla cerimonia di apertura dei Mondiali di Sci di Cortina 2021. Il suo show dal titolo “The Space Violin – Dance Experience” è un rito collettivo pieno di energia sullo stile dei grandi festival elettronici internazionali, in cui si balla e si canta immersi nei suoni dance, in un racconto visivo arricchito da effetti speciali. Casta, con il suo inconfondibile archetto luminoso, si conferma uno degli artisti creativi più innovativi della scena pop-dance e porta sul palco la visione multimediale del violino elettrico come narratore del suo tempo. La sua è una comunicazione sintetica e veloce ma non priva di profondità, in cui si balla e canta insieme al pubblico mentre su giganteschi ledwall illuminati scorrono i temi dell’amore per la Natura e la salvaguardia del Pianeta. Ad accompagnarlo in consolle Andrea Laddo, deejay sardo noto nella scena dei club.

Sabato 3 agosto, spazio ai ritmi ska-jazz di Roy Paci e il suo nuovissimo “Rumba Tour”. Assieme a lui una rinnovata formazione di musicisti scelta appositamente per celebrare i venticinque anni di carriera artistica proposta in una versione aggiornata e totalmente rinnovata, più elettronica e dal gusto internazionale. Con il nuovo singolo dal titolo “Rumba D’estate” uscito a fine giugno 2024, Roy Paci & Aretuska infiammeranno il palcoscenico con uno spettacolo musicale carico di prorompente energia. Si spazia dalle sonorità e dai ritmi di radice latina contaminati con il resto del mondo, intercettando le musicalità delle tribù africane, fino alle fanfare delle bande musicali di paese. Con lui sul palcoscenico, Massimo Marcer alla tromba; Francesco Cangi al trombone; Raphael Nkereuwem, mc; Marco Di Martino alla chitarra; Antonio Amabile alle tastiere; Emanuele Cutrona al basso; Nico Roccamo alla batteria.

Mercoledì 21 agosto, grande attesa per il concerto-evento dal titolo “Terra ca nun senti”, prodotto da OTRlive e con cui Carmen Consoli, lo scorso anno, ha omaggiato la tradizione musicale siciliana al Teatro Greco di Siracusa. Oggi, quello spettacolo è diventato un tour mondiale e si appresta a sbarcare all’Arena Fenicia dopo le tappa iniziale andata in scena a New York il 22 maggio scorso. Una scaletta composta da brani tradizionali siciliani firmati dalla Consoli ma anche da canzoni di artisti meravigliosi nati in Sicilia come Franco Battiato e Rosa Balistreri e la stessa Carmen Consoli. L’insieme compone una grande narrazione in note della Sicilia con i suoi paesaggi, storie e personaggi, filtrata dallo sguardo e dalla sensibilità di Carmen Consoli. Con lei sul palco ci saranno Gemino Calà ai flauti etnici, Valentina Ferraiuolo al tamburo a cornice e percussioni, Marco Siniscalco al basso e contrabbasso, Puccio Panettieri alla batteria, Adriano Murania al violino e chitarra acustica e l’inseparabile Massimo Roccaforte alle chitarre e mandolino.

È partita la prevendita dei biglietti per i concerti dell’Arena Fenicia Festival, manifestazione musicale che torna a Sant’Antioco con due date in compagnia di altrettanti nomi del panorama musicale italiano: il trombettista, cantante, compositore e produttore discografico Roy Paci, in programma il 3 agosto; e la “cantantessa” Carmen Consoli, che si esibirà nel fazzoletto verde dell’Arena Fenicia, cuore del Parco Archeologico di Sant’Antioco, il 21 agosto.

L’Arena Fenicia Festival ha già portato grandi nomi della musica italiana, da Francesco De Gregori a Max Gazzè, da Alex Britti a Vinicio Capossela, dai Negrita ad Antonella Ruggiero (che peraltro ritorna quest’anno a Sant’Antioco il 31 agosto, in piazza Aldo Moro, per uno spettacolo gratuito nell’ambito della Festa di Bonaria), da Carl Brave a Ermal Meta e Gemitaiz. E adesso è il turno di due grandi big: Carmen Consoli e Roy Paci, pronti ad infiammare il pubblico di Sant’Antioco.

Roy Paci & Aretuska sbarcano nell’isola con il loro “Rumba Tour 2024”.

Carmen Consoli fa tappa a Sant’Antioco nell’ambito del tour mondiale “Terra ca nun senti” con il quale omaggia la musica siciliana.

Marco Belpoliti con il romanzo “Pianura” (Einaudi) ed Alessandro Rivali con la raccolta di poesie “La terra di Caino” (Mondadori) sono i “supervincitori” della trentaseiesima edizione del Premio “Giuseppe Dessì”. La proclamazione e la premiazione sono avvenuti questa sera (sabato 25 settembre) a Villacidro, nel corso della consueta cerimonia, affidata quest’anno alla conduzione di Neri Marcorè, con gli interventi musicali del duo Fantafolk di Vanni Masala all’organetto ed Andrea Pisu alle launeddas, e le letture di Emilia Agnesa e Giacomo Casti di pagine tratte dalle opere finaliste affidate.
Nel corso della serata sono stati consegnati anche i due premi speciali che affiancano il concorso letterario: il Premio Speciale della Giuria alla scrittrice, saggista e sceneggiatrice Dacia Maraini e il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna al compositore e pianista Nicola Piovani.
Oltre all’onore degli allori, i vincitori delle sezioni letterarie – Narrativa e Poesia – si aggiudicano un premio in denaro del valore di cinquemila euro, mentre vanno in dote 1.500 euro agli altri quattro finalisti: Eugenio Baroncelli con “Libro di furti. 301 vite rubate alla mia” (Sellerio) e Antonio Franchini con “Il vecchio lottatore e altri racconti postemingueiani” (NN Editore) per la sezione Narrativa; Franca Mancinelli con “Tutti gli occhi che ho aperto” (Marcos Y Marcos), Francesca Mazzotta con “Gli eroi sono partiti” (Passigli) per la sezione Poesia.
«Marco Belpoliti è un saggista, giornalista, curatore tra i più acuti e incisivi del panorama italiano di oggi»: così è definito nelle motivazioni della Giuria del Premio Dessì lo scrittore, critico e professore all’Università di Bergamo, nato a Reggio Emilia nel 1954; «ma qui (nrd nel romanzo “Pianura) abbandona la sua cifra più tipica per lasciare briglia sciolta alla scrittura e incontrare, senza remore e paure, la letteratura tout court. Nel suo libro più intenso, commosso, stupefatto e meditato, Belpoliti ricorre all’ibridazione dei temi e della scrittura per ottenere un condensato che non risulta definitivo: la nebbia, che è presenza obbligata del paesaggio, invade alla fine anche la pagina: e lascia tutto in sospeso, in attesa di altre narrazioni. Non a caso, l’ultima parola del libro è una riapertura: “Eccetera”. (…) Belpoliti in “Pianura” è riuscito nel difficile compito di farci sentire tutti parte di un paesaggio, pur non cedendo mai alla propria identità e riconoscibile vicenda biografica. È quello che la letteratura sa fare, e al massimo livello: dichiararci in una appartenenza. Siamo un po’ tutti di “Pianura”, dopo avere letto il suo libro e la Pianura è una chiave di lettura anche delle nostre esistenze anche se, geograficamente, stiamo da altre parti. Proprio per averci ricordato che uno dei doni della scrittura e della letteratura è quella di costruire un “noi” credibile e sentito e per il fatto che davvero, con Pianura, Belpoliti attraversa per noi e con noi il paesaggio naturale e umano, che rivive in immaginazioni, storie, memorie, contorni, radici, orizzonti e insomma, coincide con la vita, il suo libro vince, con pieno merito e convinzione, il Premio Dessì Narrativa 2021».
«La terra di Caino è il libro della piena maturità poetica di Alessandro Rivali», spiega la Giuria nelle motivazioni del premio assegnato al poeta genovese, classe 1977. «Tenuto a lungo sul telaio (il precedente, La caduta di Bisanzio, risaliva infatti al 2010) (ndr. volume selezionato nella terna dei finalisti dieci anni fa, alla ventiseiesima edizione del Premio Dessì), esso rivela una profonda unità d’ispirazione e una straordinaria coerenza espressiva. L’opera ha il respiro delle grandi visioni che aleggiano sui tempi e sui luoghi della storia, riportando ogni accadimento all’archetipo stringente di una scena originaria, passibile di infinite repliche. E l’archetipo, nella fattispecie, è quello biblico di Caino che uccide il proprio fratello, dando l’avvio a una sequenza interminata di spargimenti di sangue, di morti cruente, di vittime innocenti, che vanno, per intenderci, da Ötzi, la mummia dell’età del rame restituita dal ghiacciaio del Similaun, alla bomba atomica sganciata su Hiroshima. In questo senso, La terra di Caino allude senz’ombra di dubbio al ruolo dominante che la violenza ha sempre avuto nella storia umana. (…) Ma se Caino è l’archetipo della storia, vuol dire che anche per la storia è possibile un riscatto. La terra di Caino è, alla fine, una meditazione cristiana sulla storia, sospesa tra l’iniquità e la salvezza. (…) Opera visionaria e insieme escatologica, epigrafica e simbolica, colta e accattivante in ogni passaggio, La terra di Caino è un grande libro di poesia, che sa tenere insieme le analogie, le ellissi e le scorciatoie proprie della lirica con la narratività leggendaria caratteristica dell’epica. Per questo la giuria lo proclama vincitore del premio Dessì 2021 per la poesia».
I due superfinalisti sono stati selezionati tra le 321 pubblicazioni iscritte quest’anno al premio (197 per la narrativa e 124 per la poesia) dalla giuria presieduta da Anna Dolfi e composta da Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Luigi Mascheroni, Gino Ruozzi, Stefano Salis, Gigliola Sulis e dal presidente della Fondazione Dessì, Paolo Lusci. Oltre ad aggiudicarsi il premio di cinquemila euro (agli altri finalisti vanno in dote millecinquecento euro) Marco Belpoliti e Alessandro Rivali iscrivono i loro nomi nell’albo d’oro del Premio Dessì accanto a quelli delle trentacinque edizioni precedenti: un prestigioso elenco che comprende, tra gli altri, scrittori come Giulio Petroni, Nico Orengo, Laura Pariani, Salvatore Mannuzzu, Marcello Fois, Michela Murgia, Niccolò Ammaniti, Salvatore Silvano Nigro, Antonio Pascale, Maurizio Torchio, Edgardo Franzosini, Carmen Pellegrino, Giulio Angioni, Sandra Petrignani, Andrea Vitali, Francesco Permunian, Melania Mazzucco e, tra i poeti, Patrizia Valduga, Elio Pecora, Maria Luisa Spaziani, Giancarlo Pontiggia, Alda Merini, Eugenio De Signoribus, Gilberto Isella, Gian Piero Bona, Alba Donati, Mariagiorgia Ulbar, Milo De Angelis, Maria Grazia Calandrone , Alberto Bertoni e Maurizio Cucchi.
Nel corso della cerimonia sono stati consegnati anche gli altri due riconoscimenti abituali dell’appuntamento villacidrese. Il Premio Speciale della Giuria (sempre dell’importo di cinquemila euro) è andato alla scrittrice, saggista e sceneggiatrice Dacia Maraini che aggiunge così il suo nome nell’albo d’oro a quelli Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Alberto Bevilaqua, Arnoldo Foà, Francesco Cossiga, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Mogol, Philippe Daverio, Toni Servillo, Piera Degli Esposti, Salvatore Settis, Remo Bodei, Ernesto Ferrero, Claudio Magris e Luciano Canfora.
«La singolarità del percorso di Dacia Maraini comincia da lontano, da una famiglia nella quale talento e originalità, cultura e scrittura sono sempre state dominanti» scrive la Giuria nelle motivazioni del Premio Speciale: «Basti ricordare la figura del padre, Fosco Maraini, grande antropologo, etnografo, orientalista. I suoi studi lo avrebbero portato in Giappone, dove Dacia trascorse l’infanzia, per passare poi in Sicilia, in una villa di Bagheria cui avrebbe dedicato uno dei suoi romanzi (mentre da un quadro ritrovato in quella casa nobiliare sarebbe nato uno de suoi libri più fortunati, non a caso vincitore del Supercampiello: La lunga vita di Marianna Ucrìa). La giovinezza l’avrebbe vista invece a Roma, dove avviò i contatti con un ambiente letterario nuovo e vivace che sarebbe sempre stato suo; con amici d’eccezione come Maria Bellonci, Elsa Morante, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini; con autrici “madri” più volte indicate da lei come modelli: oltre la Morante, la Romano, la Ortese, la Banti, la Ginzburg…. La collaborazione precoce a riviste di punta, l’ingresso nel mondo teatrale avrebbero rafforzato la sua passione civile, la sua capacità di leggere e condannare le storture della società (dalla mafia alla discriminazione, alla violenza). Davvero importante il suo impegno a favore della condizione femminile: figure indimenticabili di donna sono al centro di romanzi e racconti di grande successo, della poesia, dei testi teatrali, di libri inchiesta. Di notevole importanza anche la sua presenza sui mezzi di comunicazione di massa, le sue riflessioni sulla scrittura, il suo lucido ribadire che in ogni caso non esiste “uno stile femminile”, ma un inevitabile “punto di vista”, una “soggettività storica”, sovente fatta di sofferenza, che porta la donna che scrive ad avere un’acuita attenzione per un mondo troppo spesso dimenticato ove a campeggiare sono figure femminili capaci di ribellione, coraggio, tenacia. Riconoscendole all’unanimità il suo Premio Speciale 2021, la Giuria del Dessì ha voluto sottolineare il significato del suo percorso letterario, il valore del suo impegno nel mondo della cultura, la rilevanza della passione civile che l’ha guidata, facendone un sicuro punto di riferimento anche per le più giovani generazioni».
Il compositore e pianista Nicola Piovani ha ricevuto, invece, il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna che nelle passate edizioni è stato riconosciuto a Vinicio Capossela, Giacomo Mameli, i Tenores di Neoneli, Carlo Ossola, Massimo Bray, Vittorino Andreoli, Ferruccio de Bortoli, Lina Bolzoni, Tullio Pericoli, Renata Colorni ed Andrea Kerbaker. Le motivazioni: «Il premio viene assegnato a Nicola Piovani – un artista che ha saputo dare voce al nostro tempo guardando sempre al futuro ma sapendo ascoltare la lezione dei maestri del passato – per aver contribuito, con la sua vasta e varia produzione artistica, ad affermare la musica italiana nel mondo e a promuoverne la conoscenza tra le nuove generazioni, di cui ha colto sempre desideri, sogni, ansie e speranze. Il punto più alto nella illustre carriera del maestro – tra i nostri più bravi e prolifici compositori – è la stata conquista nel 1999 dell’Oscar per le musiche del film La vita è bella di Roberto Benigni. Per esperienza, stile ed eclettismo è tra i massimi compositori contemporanei, e non solo per il cinema: oltre a numerose colonne sonore di film di grande successo, ha composto per il teatro, per la televisione e per la musica pop: Piovani – anche se non sempre viene ricordato – ha infatti lavorato come arrangiatore per molti artisti ed è coautore di due album di Fabrizio De Andrè. L’esordio nel mondo del cinema avviene, nel periodo delle lotte studentesche, con lungometraggi sperimentali. Uno dei quali attira l’attenzione del regista Marco Bellocchio, che nel 1972 gli affida la colonna sonora del suo film Nel nome del padre: da lì comincia una lunga collaborazione. La profondità e la capacità evocativa dei suoi suoni attira l’attenzione dei registi più importanti di quegli anni: collabora con artisti come Federico Fellini, Mario Monicelli, i fratelli Taviani, Giuseppe Tornatore, Nanni Moretti. La sua invidiabile e colorita visione dei suoni e della musica gli permette di cambiare sovente pelle e di adeguarsi alle più svariate esigenze, dal film drammatico alla commedia al film d’azione. Compositore instancabile, Piovani lavora in teatro e firma spettacoli per Luca De Filippo, Vittorio Gassman, Maurizio Scaparro e commedie musicali come I sette re di Roma di Garinei con Gigi Proietti. Non solo. Forma un sodalizio con Vincenzo Cerami e crea una nuova forma di teatro musicale dove la musica acquista pari dignità rispetto alla parola e fonda così “La Compagnia della Luna”. Personaggio tra i più quotati della scena internazionale e popolarissimo presso il grande pubblico, nel 2013 Piovani, a conferma della sua versatilità e della sua popolarità, è stato Presidente della giuria di qualità del Festival di Sanremo. La cultura italiana gli è grata per i contributi che ha dato e continuerà a fornire».

Celebrato il suo evento più atteso con la cerimonia delle premiazioni, la settimana villacidrese del Premio Dessì si chiude domani – domenica 26 settembre – con gli ultimi impegni in agenda: la mattina, alle 10.30 al Mulino Cadoni ritorna l’immancabile appuntamento con Quelli che il Premio, ovvero l’incontro con gli autori finalisti ed i vincitori. La conversazione sarà coordinata da Anna Dolfi, presidente della Giuria, con la partecipazione dei suoi componenti. Poi, in serata, alle 21.30 nel cortile di Casa Dessì, cala il sipario sulle note di Gavino Murgia al sassofono e alla voce, e di Rita Marcotulli al pianoforte, nel concerto “Il vento fra le corde”. Un duo di spessore assoluto e dal forte impatto emotivo per un incontro tra jazz e musica mediterranea, dove il vento del sax e le corde del pianoforte vanno a creare un suono d’insieme emozionante e coinvolgente.

 

Eugenio Baroncelli con “Libro di furti. 301 vite rubate alla mia” (Sellerio), Marco Belpoliti con “Pianura” (Einaudi) ed Antonio Franchini con “Il vecchio lottatore e altri racconti postemingueiani”, (NN Editore) per la sezione Narrativa; Franca Mancinelli con “Tutti gli occhi che ho aperto” (Marcos Y Marcos), Francesca Mazzotta con “Gli eroi sono partiti” (Passigli) ed Alessandro Rivali con “La terra di Caino” (Mondadori) per la sezione Poesia: sono questi i finalisti del trentaseiesimo Premio “Giuseppe Dessì”, in programma nell’abituale scorcio di fine settembre, dal 20 al 26, a Villacidro, la cittadina che fu così importante nella vita e nell’opera dello scrittore (1909-1977) cui è intitolato il concorso letterario, e dove oggi ha sede la Fondazione Dessì che promuove l’iniziativa con l’Amministrazione comunale.
Sono state 321 le pubblicazioni presentate entro il termine del 15 giugno scorso, previsto dal regolamento di questa edizione: 197 per la narrativa e 124 per la poesia, con la consueta partecipazione delle principali case editrici nazionali. Vagliate le opere, la giuria presieduta da Anna Dolfi (e composta da Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Luigi Mascheroni, Gino Ruozzi, Stefano Salis, Gigliola Sulis e dal presidente della Fondazione Dessì, Paolo Lusci) ha selezionato i tre finalisti di ciascuna delle due sezioni. Tra queste terzine gli stessi giurati avranno il compito di proclamare i vincitori nella cerimonia conclusiva del trentaseiesimo Premio Dessì, in programma sabato 25 settembre alle 18.00 in piazza Municipio; in palio, anche quest’anno, cinquemila euro per i primi di ciascuna sezione e millecinquecento per gli altri finalisti.
Nella stessa serata verranno assegnati anche gli altri due riconoscimenti abituali dell’appuntamento villacidrese: il Premio Speciale della Giuria (sempre dell’importo di cinquemila euro), che la commissione giudicatrice assegna a un autore o a un’opera di vario genere letterario, ed il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna, che viene invece riconosciuto a un personaggio del panorama culturale, artistico o musicale per l’attività svolta nell’annualità di riferimento. Il primo, nel cui albo d’oro figurano personalità del calibro di Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Alberto Bevilaqua, Arnoldo Foà, Francesco Cossiga, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Mogol, Philippe Daverio, Toni Servillo, Piera Degli Esposti, Salvatore Settis, Remo Bodei, Ernesto Ferrero, Claudio Magris e Luciano Canfora, quest’anno verrà consegnato alla scrittrice, saggista e sceneggiatrice Dacia Maraini. Va invece al compositore e pianista Nicola Piovani il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna, che nelle passate edizioni è stato riconosciuto a Vinicio Capossela, Giacomo Mameli, i Tenores di Neoneli, Carlo Ossola, Massimo Bray, Vittorino Andreoli, Ferruccio de Bortoli, Lina Bolzoni, Tullio Pericoli, Renata Colorni e Andrea Kerbaker.
Condotta da Neri Marcorè, con intermezzi musicali di Vanni Masala e Andrea Pisu, e letture affidate a Emilia Agnesa e Giacomo Casti, la cerimonia delle premiazioni – in sarà il momento culminante della consueta settimana culturale che da lunedì 20 a domenica 26 accompagnerà il Premio Dessì con un ricco e variegato cartellone di appuntamenti a Villacidro: presentazioni di libri, incontri con autori, spettacoli, concerti. Tra i protagonisti il giornalista Federico Rampini e la cantautrice Roberta Giallo con lo spettacolo “Morirete Cinesi”; Tullio Solenghi con il Nidi Ensemble nel recital musicale “Dio è morto e neanch’io mi sento tanto bene”; Marco Baliani con Cesare Chiacchiaretta alla fisarmonica e Giampaolo Bandini alla chitarra in “Rigoletto: la notte della maledizione”; Michele Mirabella che racconta Dante nello spettacolo “Ma misi me per l’alto mare” accompagnato dal Duo Mercadante; e, ancora, Gherardo Colombo intervistato sulla scorta dell’ultimo saggio dell’ex magistrato, “Anche per giocare servono le regole”; e poi il jazz del trombettista Fabrizio Bosso con il fisarmonicista Luciano Biondini, e per finire, il concerto fra jazz e musica mediterranea con la pianista Rita Marcotulli ed il sassofonista Gavino Murgia.

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È “Ballata per uomini e bestie” di Vinicio Capossela il più bel disco dello scorso anno per i molti giornalisti che hanno votato per il “Top 2019”, il referendum sui migliori album italiani del 2019 promosso dal “Forum del giornalismo musicale” (che si svolge da quattro anni nell’ambito del Mei di Faenza). A prevalere nella sezione riservata ai dischi d’esordio è stato invece Fulminacci con “La vita veramente”.

L’iniziativa, a cura di Enrico Deregibus, è stata realizzata in collaborazione con l’Agimp (la neonata Associazione dei Giornalisti e critici Italiani di Musica legata ai linguaggi Popolari) e sotto l’egida del Mei.

Fra i dischi assoluti, dopo Vinicio Capossela si è classificato Niccolò Fabi con “Tradizione e Tradimento”. Al terzo posto, a pari merito, Dimartino con “Afrodite” e Mina e Ivano Fossati con “Mina Fossati”. Al quinto, sempre ex aequo, Francesco Di Giacomo con “La parte mancante”, Umberto Maria Giardini con “Forma mentis”, Marracash con “Persona” e Willie Peyote con “Iodegradabile”.

Nelle opere prime dopo Fulminacci troviamo Coma_Cose con “Hype Aura”, seguiti da Mahmood con “Gioventù bruciata”, da I Hate My Village con l’album omonimo e da Giulia Mei con “Diventeremo adulti”. Giulia Mei riceverà un premio speciale del Mei come prima donna classificata tra gli esordienti.

Fulminacci cover

Nella categoria per il miglior album per il 2018 aveva vinto Riccardo Sinigallia con “Ciao cuore”, mentre per il 2017 c’era stato un pari merito fra Brunori Sas con “A casa tutto bene” e Caparezza con “Prisoner 709”. La categoria per il disco d’esordio, introdotta lo scorso anno, aveva visto l’affermazione di con “Canzoni ravvicinate del vecchio tipo”.

Quest’anno, mentre il mondo musicale attende il Festival di Sanremo, il Forum ha voluto di nuovo andare alla ricerca delle migliori produzioni italiane dell’anno da poco trascorso, consultando giornalisti di ogni provenienza ed età, da quelli delle grandi testate cartacee alle webzine, dalle tv alle radio. Un così ampio e rappresentativo ventaglio di votanti ha permesso di avere un quadro attendibile delle preferenze del giornalismo e della critica musicale italiana più attenta.

 

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Dopo proficui anni di collaborazioni e sinergie con partner internazionali, l’associazione culturale Palazzo d’Inverno rafforza ulteriormente le relazioni con l’estero, con la partecipazione all’evento “Festa di Fine Anno 2019” organizzata dal Comitato degli Italiani all’Estero di Madrid in collaborazione con il Circolo Sardo Ichnusa, l’Ambasciata d’Italia a Madrid, la Società Italiana di Beneficenza, la Camera di Commercio e Industria Spagna e la Regione Autonoma della Sardegna.

Alla serata di gala, che si terrà il 12 dicembre, a partire dalle ore 19.00 ,presso il Palacio di Santa Coloma, sede della Cancelleria Consolare dell’Ambasciata di Madrid, l’associazione Palazzo d’Inverno sarà presente alle ore 19,30, con il live “ROMANZI IN MINIATURA … quando le canzoni raccontano” di e con Alberto Sanna (voce, armonica, chitarra, grancassa, rullante). Si tratta di un concerto/indagine sulla cosiddetta “canzone d’autore italiana”, alla ricerca delle ragioni profonde della sua forza comunicativa e della sua capacità di nascere dal nostro immaginario, per poi nutrirlo fino a modificarlo … modificando così anche la realtà.

Il cantautore Alberto Sanna, icona del rock in Sardegna ed eccellenza nella scrittura di canzoni, compie per noi e con noi un tuffo nel mare dei grandi autori e cantautori italiani contemporanei, da Fabrizio De Andrè a Edoardo Bennato, Francesco Guccini, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Eugenio Finardi, Emanuele Bersani, Vinicio Capossela e tanti altri, fino a riscoprire anche piccole perle sconosciute o dimenticate di artisti “minori”. Durante il live sarà inoltre dato risalto alle grandi voci della nostra terra, come per esempio Piero Marras, passando ovviamente anche per il ricco repertorio originale di Alberto Sanna.

Dopo il concerto, la serata proseguirà alle ore 21.00 con la Cerimonia di consegna dei Premi alla Italianità 2019 a cui seguirà un raffinato buffet made in Italy a cura dello chef Alessandro Cresta.

Una serata importante, incastonata in una splendida cornice architettonica, in cui l’Associazione Culturale Palazzo d’Inverno porterà all’attenzione del pubblico e delle istituzioni estere, le peculiarità d’eccellenza artistica della nostra isola, nell’ottica di articolare dialoghi sempre più intensi con altri Paesi.  In particolare con la Spagna, già da anni l’Associazione Palazzo d’Inverno si è fatta portavoce dell’identità isolana partecipando, grazie all’impegno del Circolo Sardo Ichnusa e del suo Presidente Gianni Garbati, alla manifestazione “Passione Italia” a Madrid, un grande appuntamento con le eccellenze della gastronomia, turismo, artigianato e cultura italiana. Un evento di grande richiamo per tutti gli appassionati dei prodotti Made in Italy, che mediamente registra più di 20.000 presenze nei tre giorni di manifestazione.

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La notte del 18 agosto, nella suggestiva cornice del Parco dei Suoni di Riola Sardo (OR), Levante (all’anagrafe Claudia Lagona), ha incantato il pubblico accorso per l’occasione da tutta l’isola per quasi 2 ore di musica dal vivo, nel concerto organizzato da Sardegna Concerti e OTR Live. Accompagnata dalla sua band e da una sezione di archi, la cantante di origini siciliane e torinese d’adozione, ha alternato brani dei suoi precedenti album “Manuale distruzione(2014), “Abbi cura di te” (2015) e “Nel caos di stanze stupefacenti” (2017)) ad alcuni dei pezzi che saranno contenuti nel suo prossimo album “Magnamemoria”, la cui uscita è prevista per il 4 ottobre 2019. Levante canta, balla e suona la chitarra, in uno spettacolo che emoziona e spinge a momenti di riflessione con pezzi come “Andrà tutto bene”, che racconta il distacco e l’indifferenza che contraddistinguono la società moderna rispetto ai problemi che la caratterizzano, e “Gesù Cristo sono io”, brano che racconta la voglia di rinascita e riscatto di una donna vittima di violenza, durante il quale il pubblico non resiste più nella platea numerata e corre sottopalco ad applaudire e ammirare da vicino l’artista. Il concerto si chiude con l’ultimo singolo “Lo stretto necessario”, scritto dalla cantautrice ed interpretato in duetto con la conterranea Carmen Consoli, chiamata in causa a raccontare la malinconia ed il senso di richiamo di chi è costretto ad abbandonare la propria terra d’origine. La cantante saluta e ringrazia il pubblico sardo, invitandolo al concerto del 23 novembre al Mediolanum Forum di Milano, unica data che posticiperà l’uscita del nuovo album. Il tour estivo proseguirà con le date di Macerata (22 agosto), Taormina (1 settembre) per concludersi al Teatro Romano di Verona, il 3 settembre.
Il nome della cantautrice impreziosisce il ricco calendario di eventi musicali che hanno caratterizzato l’estate sarda del 2019, che ha visto il Parco dei Suoni di Riola Sardo tra le location più valorizzate. La stagione è partita con il concerto di apertura gratuito di Irene Grandi (22 giugno), seguito da quello di Vinicio Capossela (21 luglio), Carl Brave (27 luglio), Negrita (16 agosto) e Levante (18 agosto), e terminerà con l’Extra Sound Festival, che vedrà coinvolti gli SKA-P e gli Zen Circus, con i rispettivi tour, il 23 agosto.

Valentina Unali

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È entrata nel vivo l’estate di concerti e spettacoli a Sant’Antioco con il grande successo che sta riscuotendo la prima edizione del Sulky Jazz Festival. Ma cresce già l’attesa per il primo dei grandi eventi dell’edizione 2019 dell’Arena Fenicia Festival. Si parte sabato 13 luglio con la prima nazionale di Palma de Sols di Mauro Palmas. L’artista si esibirà (ore 21.00) insieme a Simonetta Soro (voce), alle cornamuse di Fabio Rinaudo, le percussioni e la batteria di Andrea Ruggeri, il basso di Silvano Lobina, il clarinetto e il sax di Marco Argiolas, gli Archaea Strings con Mauro Fabbrucci, Damiano Puliti, Riccardo Capanni e Marcello Puliti, le chitarre di Marcello Peghin, l’organo ed il pianoforte di Alessandro Foresti e, ancora, altri ospiti a sorpresa.

Ma il ricchissimo cartellone di musica proseguirà venerdì 19 luglio con il concerto di Vinicio Capossela, sempre alle ore 21.00, che presenterà al pubblico l’ultima sua raccolta di brani inediti: “Ballate per uomini e bestie”. Sempre Vinicio Capossela, il giorno prima (18 luglio, ore 21.00) sarà al MAB, Museo Archeologico Ferruccio Barreca (ingresso libero e gratuito), per una “chiacchierata” in compagnia del saggista Goffredo Fofi e del giornalista antiochense Stefano Salis. Gli spettacoli dell’Arena Fenicia festival proseguiranno il 28 luglio con il grande concerto di Carl Brave (ore 21.00). Il 12 agosto la musica di Fabrizio de Andrè risuonerà all’Arena Fenicia grazie allo spettacolo ‘La Buona Novella’ di Antonella Ruggiero (ore 21.00) che salirà sul palco con la Polifonica Santa Cecilia e Laborintus gruppo vocale, mentre la chiusura dell’edizione 2019 dell’Arena Fenicia sarà in mano ai Negrita il 17 agosto (ore 21.00) per celebrare nel migliore dei modi i loro 25 anni di rock.

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Dopo il successo dei Seminari di Musica, Canto e Danza Popolare andati in scena a Portoscuso dal 25 al 30 giugno, Mauro Palmas, direttore artistico di Mare e Miniere, torna dal vivo a Sant’Antioco il 13 luglio per la prima nazionale del suo nuovo album “Palma de Sols” che inaugurerà la terza edizione dell’Arena Fenicia Festival. La rassegna, che ospiterà tra gli altri Vinicio Capossela, Carl Brave ed un omaggio a Fabrizio De André della Polifonica Santa Cecilia con Antonella Ruggiero, si aprirà con l’atteso concerto del musicista e compositore sardo, per l’occasione, accompagnato da una formazione di ben dodici elementi composta da Simonetta Soro (voce), Fabio Rinaudo (cornamuse), Andrea Ruggeri (percussioni e batteria), Silvano Lobina (basso), Marco Argiolas (clarinetto e sax), Marcello Peghin (chitarre), Alessandro Foresti (pianoforte e organo) e gli Archaea Strings con Mauro Fabbrucci, Damiano Puliti, Riccardo Capanni e Marcello Puliti, ai quali si aggiungeranno alcuni ospiti d’eccezione. Mauro Palmas darà, così, vita ad un viaggio evocativo e senza tempo sulle antiche rotte del Mare Nostrum, testimone di molteplici destini e custode di inestimabili bellezze, ma anche teatro di indicibili sofferenze e veicolo di sogni e promesse di vita, tanto individuali quanto di interi popoli. Al centro della narrazione ci sarà, dunque, il Mediterraneo un tempo culla di civiltà diverse e di dialogo ed ora specchio di egoismi feroci ed intolleranza.

Da tempo immemorabile, in queste acque si addensano vite e destini che Mauro Palmas ha messo in musica traducendolo in composizioni suggestive e di grande lirismo, trasfigurando nelle pieghe del mito vicende che riguardano ancora le cronache dei nostri giorni. Ad incorniciare i brani il suggestivo dialogo tra corde, fiati e pianoforte sarà il racconto, scritto appositamente per questo lavoro da Maria Gabriela Ledda ed affidato alla voce di Simonetta Soro, che accompagnerà il pubblico attraverso quadri sonori di grande suggestione.
Pubblicato da Squilibri e molto apprezzato dalla critica nazionale, Palma de Sols è ispirato a Sant’Antioco, isola delle migrazioni per antonomasia, e intessuto nelle storie di quanti al mare affidano la propria vita e le proprie speranze, ai tanti che ce la fanno e ai troppi che invece vedono il proprio sogno frantumarsi tra le onde.  I protagonisti del racconto, Antoni e Adrià, assieme al timoniere Juan Edmond Ravel e al giovane mozzo Mohamed, sono in viaggio verso Palma de Sols dove si sono dati convegno i più grandi suonatori del mondo per una competizione senza eguali in onore di Sant’Antioco.

Il disco si apre con il Valzer degli increduli, un’accattivante melodia musicale a tempo di valzer, suonata tra liuto cantabile, organo ed organetto per accompagnare la danza vorticosa durante la festa in onore del santo “moro”. Ed è poi un susseguirsi continuo di suoni ed emozioni che prendono per mano l’ascoltatore e lo guidano alla scoperta di tutto un mondo: Éspero, a indicare la malinconia che accompagna l’inizio del viaggio, il tramonto e anche il vento di ponente; Juan Edmond Ravel, il mare aperto, l’audacia, la speranza e la musica nei pensieri del timoniere; Est, il desiderio di un ritorno a casa secondo nostalgie sempre fortissime, la struggente Suonata del corso, ispirata alla Corsicana, e poi a seguire ancora gli altri brani fino ai Gozos San Antìogo, l’unico brano cantato, affidato alla suadente voce di Simonetta Soro, esito di un lungo studio sui Cantìgas de Santa Maria, vale a dire oltre 500 componimenti popolari dedicati alla Vergine, per lo più voti per ottenere una liberazione o per guarire da qualche malattia.

Insomma, quello che andrà in scena il 13 luglio sarà evento unico e, per molti versi irripetibile.