8 May, 2024
HomePoliticaConsiglio regionale della SardegnaIl Consiglio regionale della XV legislatura si insedia domani mattina con la grande novità di 60 consiglieri, 20 in meno della precedente ma lo stesso numero della prima.

Il Consiglio regionale della XV legislatura si insedia domani mattina con la grande novità di 60 consiglieri, 20 in meno della precedente ma lo stesso numero della prima.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

La XV legislatura prenderà il via domani mattina nell’Aula di Via Roma con venti seggi in meno rispetto a quella che si è appena conclusa ma con lo stesso numero di consiglieri – sessanta – che contava l’assemblea legislativa sarda nella prima seduta della storia dell’Autonomia, tenutasi a Cagliari il 28 maggio 1949. Alle elezioni regionali dell’8 maggio del 1949, per aggiudicarsi i 60 scranni del Consiglio, parteciparono 11 liste (Dc, Indipendenti, Msi, Pci, Pli, Partito nazionale monarchico, Psd’Az, Partito Sardo d’Azione socialista, Psdi, Psi e Uomo Qualunque) e nove conquistarono almeno un seggio: Dc (22), Msi (3), Pci (13), Pli (1), P.N.M (7), Psd’Az (7), Psd’Az S. (3), Psdi (1) Psi (3). Alle regionali dello scorso 16 febbraio le liste in campo erano 27 e hanno ottenuto seggi solo le 18 liste che facevano parte delle due principali coalizioni: il centrosinistra (Pd, Sel, Upc, Sinistra sarda, Idv, Cd, Pds, Rossomori, Irs, La Base e Psi) che ha eletto Francesco Pigliaru alla presidenza della Regione e il centrodestra (Zona Franca Randaccio, Fi, Udc, Riformatori, Uds, FdI e Psd’Az) che era guidato dal governatore uscente Ugo Cappellacci.

Sarà il presidente numero venticinque quello che si accingono ad eleggere i sessanta componenti l’assemblea legislativa regionale. Il primo presidente dell’Autonomia sarda è stato Anselmo Contu (Psd’Az) rimasto in carica dal 31 maggio 1949 fino all’11 ottobre 1951. La presidente uscente, Claudia Lombardo, invece è stata la prima presidente donna e anche la più giovane in assoluto a guidare il Consiglio regionale. La sua mancata ricandidatura alle ultime elezioni regionali e la conseguente assenza dall’Aula nella seduta inaugurale, conferma, ancor prima dell’insediamento del nuovo Consiglio, il primato appartenente ad Agostino Cerioni, quale presidente del Consiglio rimasto più al lungo in carica. Il docente cagliaritano, esponente della Democrazia Cristiana, eletto nella I, II, III, IV e V legislatura rimane, infatti, con i suoi dieci anni continuativi alla guida dell’assemblea legislativa sarda, il recordman della presidenza del Consiglio (1958-1968). Carica nella quale è stato eletto per la prima volta il 14 novembre 1958. Riconfermato il 5 luglio del 1961 e riletto per la terza volta l’8 luglio 1965.

Il presidente del Consiglio regionale è eletto a scrutinio segreto e nella prima votazione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti l’assemblea: 40 voti. Se nessuno dei consiglieri riporta la maggioranza richiesta si procede, entro i successivi tre giorni, ad una nuova votazione, nella quale è richiesta la maggioranza dei due terzi dei votanti e sono computate tra i voti anche le schede bianche. Dal terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei componenti l’assemblea: 31 voti. I componenti l’ufficio di presidenza (due vice presidenti, tre questori e un segretario) sono eletti nella seduta successiva a quella dell’elezione del presidente del Consiglio.

Con l’inizio della XV Legislatura del Consiglio Regionale entrerà in vigore il nuovo Regolamento dell’Assemblea, modificato il 22 luglio dell’anno scorso e già on line sul sito del Consiglio nella sezione “primo piano”, che propone il testo integrale del documento e segnala “in neretto” le parti oggetto di modifica, facilitando il confronto con le disposizione precedenti.

Complessivamente, rispetto ai 135 articoli che compongono il Regolamento, sono cambiati in modo abbastanza significativo 20 articoli che fanno riferimento a 5 grandi “aree” tematiche: composizione e funzionamento dei Gruppi consiliari, riduzione del numero delle Commissioni e riordino delle competenze,, sessione finanziaria e di bilancio, disciplina dei lavori dell’Aula e restrizione della casistica del voto segreto, riduzione dei tempi degli interventi.

La finalità delle modifiche apportate è principalmente quella di snellire e semplificare il lavoro dell’Assemblea legislativa, sia delle Commissioni che dell’Aula, intervenendo fra l’altro sui provvedimenti più complessi quali il Programma regionale di sviluppo (PRS), il Documento di programmazione economica e Finanziaria (Dapef) e la stessa Legge finanziaria in modo da evitare per quanto possibile uno “sforamento” dei tempi di approvazione che avrebbe ricadute negative sia sull’efficienza dell’amministrazione che sulla comunità regionale.

Il nuovo “tetto” per la costituzione di un Gruppo consiliare autonomo è fissato a 4 consiglieri. I gruppi con meno componenti, fra l’altro, potranno indicare solo il nome del Presidente e di un vicario, senza altre figure di vertice, ferma restando la loro collocazione nel Gruppo Misto. Il calendario dei lavori dell’Aula, inoltre, potrà essere predisposto e modificato da un numero di Capigruppo rappresentativo dei tre quarti del Consiglio, lasciando al Presidente la facoltà di definire e comporre eventuali divergenze in assenza di tale maggioranza.

Per quanto riguarda le Commissioni, passeranno da 8 a 6 con una evidente simmetria rispetto alla composizione dell’Assemblea, Al di là degli aspetti numerici, comunque, i cambiamenti regolamentari hanno praticamente riordinato e riscritto le materie di competenza portando all’interno della Terza Commissione – Bilancio, ad esempio, le attività della Regione sulle politiche comunitarie, i rapporti con la UE e la cooperazione internazionale. E inserendo, ancora, fra le competenze della IV Commissione – Urbanistica, i provvedimenti legislativi legati alla gestione ed allo smaltimento dei rifiuti, alle risorse idriche, alle politiche abitative.

Questo il dettaglio delle nuove competenze della Commissioni, in base al nuovo Regolamento:

Prima Commissione (Autonomia e ordinamento regionale): autonomia, ordinamento regionale, rapporti con lo Stato, riforma dello Stato, enti locali, organizzazione regionale degli Enti e del personale, polizia locale e rurale, partecipazione popolare.

Seconda Commissione (Lavoro, cultura e formazione professionale): lavoro, cultura, formazione professionale, istruzione, beni e attività culturali, identità linguistiche, informazione.

Terza Commissione (Programmazione, bilancio e politiche europee): programmazione, bilancio, contabilità, credito, finanza e tributi, partecipazione finanziarie, demanio e patrimonio, politiche europee, rapporti con l’Unione Europea, partecipazione alla formazione degli atti europei, cooperazione internazionale.

Quarta Commissione (Governo del territorio, ambiente, infrastrutture, mobilità): governo del territorio, pianificazione paesaggistica, edilizia, tutela dell’ambiente, parchi e riserve naturali, difesa del suolo e delle coste, pianificazione per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti, risorse idriche, politiche abitative, lavori pubblici, porti e aeroporti civili, mobilità e trasporti.

Quinta Commissione (Attività produttive): industria, commercio, artigianato, turismo, cooperazione, energia, attività estrattive, forestazione, agricoltura, caccia, pesca, acquacoltura.

Sesta Commissione (Salute e politiche sociali): salute, politiche sociali, personale delle Asl, igiene veterinaria, attività sportive, alimentazione, emigrazione e immigrazione.

Passando ai tempi degli interventi dei consiglieri, la riduzione è sensibile: nella discussione generale di proposte e disegni di legge si scende da 20 minuti a 10 e a 15 per le dichiarazioni programmatiche, mentre per illustrare le mozioni saranno assegnati 15 minuti al presentatore e 6 minuti al consigliere. Per gli ordini del giorno, infine, le dichiarazioni di voto avranno un tempo massimo di 3 minuti (a fronte dei 5 previsti in precedenza).

Le espressioni del voto saranno sempre palesi in Commissione, fatta eccezione per i casi riguardanti persone. Per l’Aula le disposizioni sono più articolate solo: «Le votazioni sulle mozioni di sfiducia o di sfiducia, sulle mozioni o gli ordini del giorno di censura politica e sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione» saranno per appello nominale. Su singoli atti e provvedimenti, invece, si potrà procedere al voto segreto dietro richiesta di un quarto dei componenti dell’Assemblea o di un Gruppo consiliare, tramite il suo Presidente.

Un’ultima novità riguarda il numero “legale” necessario per la validità delle deliberazioni dell’Assemblea. Non sarà più la Presidenza a doverlo accertare “d’ufficio” ma la richiesta di verifica dovrà essere formulata da cinque consiglieri o dal Presidente di un Gruppo «e il Consiglio stia per procedere ad una votazione per alzata di mano».

(Af)

 

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