3 May, 2024
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La posizione del coordinamento sindacale FSM-CISL sulla vertenza Alcoa dopo l’incontro svoltosi al Mise.

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Sull’esito dell’incontro svoltosi due giorni fa al Mise sono stati espressi giudizi più o meno positivi, da forze politiche e sindacali, sugli sviluppi che la vertenza Alcoa potrà assumere nei prossimi mesi.Uscita di scena la Glencore, che non ha risposto alle proposte del Governo, sono emersi fatti nuovi che richiedono ulteriore tempo (12-18 mesi quello chiesto dal Governo per verificare la disponibilità di nuovi soggetti interessati all’acquisizione ed al rilancio dello stabilimento) per giungere a risultati concreti.

Oggi a prendere posizione sull’esito dell’incontro romano di martedì è il coordinamento sindacale Alcoa della FSM-CISL, con un lungo comunicato.

«Il dato inequivocabile, che ogni volta suscitava preoccupazione – si legge nel comunicato -, è sempre stato quello della scarsa assunzione di responsabilità e di iniziativa da parte del Governo che già dall’accordo sottoscritto il 27 marzo 2012 al Mise permise alla Multinazionale Alcoa di potersi arrogare il diritto di scegliere i soggetti con i quali avviare le trattative e di conseguenza di valutarne l’affidabilità, il livello di strutturazione e la consistenza dal punto di vista economico-imprenditoriale. Una scelta, col senno di poi, annoverabile come deleteria, ingiustificata ed estremamente dannosa perchè Alcoa, che non ha mai realmente avuto intenzione di cedere lo stabilimento a terzi e di subire un diretto competitor al centro del mediterraneo, ha fatto di tutto per non individuare soggetti realmente motivati a rilevare lo smelter.
Oggi il “re è nudo” e questa incontrovertibile verità, può essere espressa senza paura di smentita. Concedere questa licenza ad Alcoa, senza affrontare i nodi legati alla competitività dello stabilimento, ha fatto perdere 4 anni di tempo ai lavoratori e ha seriamente messo a rischio la risoluzione finale della vertenza.»

«Fino a tre giorni fa – aggiunge il coordinamento sindacale Alcoa della FSM-CISL -, la posizione ufficiale di Alcoa era quella di voler, innegoziabilmente, smantellare gli impianti e di non ritenere più possibile l’individuazione di qualsivoglia potenziale acquirente per la cessione dello stabilimento. D’altro canto, anche nell’eventualità di trovarne uno, la stessa multinazionale affermava di sentirsi sollevata (a causa del superamento dei tempi previsti negli accordi) da tutte le clausole sottoscritte il 27 marzo 2012 per la parte che la impegnavano a elargire interamente le risorse economiche per il riavvio a chiunque rilevasse lo Smelter, per una cifra di 31 milioni di euro. Di fatto la multinazionale Americana, dopo 4 anni dalla cessazione dell’attività produttiva e da due della collocazione in mobilità di tutti i lavoratori, decretava la conclusione definitiva , negativa e irrinviabile della vertenza.
Questo, in estrema sintesi, era lo Stato dell’Arte della vertenza fino all’incontro di tre giorni fa tra ministro e rappresentanti di Alcoa. In tale incontro il ministro ha avanzato alla multinazionale Statunitense delle innovative proposte, sottoposte integralmente il giorno dopo all’attenzione delle Organizzazioni Sindacali nel vertice tenuto al Ministero, per consentire la riapertura della trattativa cambiando radicalmente lo “schema di gioco” finora utilizzato e anche i ruoli degli attori in “campo”.»
«La proposta, tradotta e semplificata, si articola su pochi ma fondamentali passaggi – spiega il coordinamento sindacale FSM-CISL -. Il punto di partenza è quello della rinuncia da parte di Alcoa ad avviare le operazioni per lo smantellamento degli impianti. In questo frangente il ministro Calenda, valutato e constatato ciò che è abbiamo già spiegato in premessa, ovvero che il potere concesso ad Alcoa di potersi scegliere, senza alcun controllo o verifica esterna, i potenziali interlocutori industriali con i quali eventualmente intavolare le trattative è stato un gravissimo errore, ha proposto che da oggi in poi sia il Governo a decidere con quali acquirenti portare avanti la trattativa riservandosi anche di valutarne la consistenza economico-industriale in perfetta autonomia. Per concretamente fare questo, una volta individuato un potenziale acquirente realmente interessato al sito produttivo, il Governo si impegna ad acquisire lo stabilimento con l’agenzia pubblica Invitalia e ad avviare le trattative col soggetto interessato fino alla conclusione finale positiva della vertenza.
Di fatto, inequivocabilmente, questa iniziativa governativa di porsi come intermediario di garanzia nelle trattative, detronizza la possibilità da parte di Alcoa di fare ostruzionismo così come, purtroppo, è accaduto negli ultimi anni.»
«L’altro dato importante inserito nella proposta, è quello della richiesta ad Alcoa di garantire la famosa dote economica di 31 milioni di euro per far fronte ai costi di riavvio, da assegnare a chiunque acquisisca la fabbrica. Come precedentemente scritto, questa dote era già stata messa in discussione da Alcoa che forte degli accordi ormai scaduti, aveva dichiarato la sua indisponibilità a erogarla.
Il ministro ha quindi chiesto ulteriori 12-18 mesi di tempo per provvedere alla finalizzazione della vertenza secondo lo schema sopraesposto. In cambio ha proposto ad Alcoa che se entro questo arco temporale le operazioni di cessione dello stabilimento non dovessero andare in porto, il Governo si farà integralmente carico delle operazioni di smantellamento degli impianti. Mentre, in ogni caso, rimarranno a carico di Alcoa tutti gli oneri inerenti le bonifiche superficiali e in profondità dell’intera area dove sorge lo smelter.
Alcoa ha dato la disponibilità a discutere questa proposta e intende chiarire tutti questi aspetti entro e non oltre la fine di ottobre.
E’ evidente che questo è un cambio di rotta e una nuova stagione di protagonismo inaugurata nella vertenza da parte del Governo che se fosse arrivata prima, forse oggi non staremo ancora parlando di uno stabilimento fermo. D’altronde dal 10 maggio c.a., data di insediamento del nuovo ministro Calenda, abbiamo positivamente accolto la risoluzione di diversi nodi strategici per il riavvio dello smelter come la definizione dell’entità economica e della durata delle tariffe energetiche riequilibrate, la conferma da parte della Commissione Europea della legittimità degli strumenti utilizzati per garantire tali tariffe, e, in questi giorni, il nuovo approccio ministeriale da protagonista nella vertenza.
Ricapitolando, tutto ciò che invano chiedevamo da parecchi anni ai diversi ministri che si sono succeduti e che ogni volta han fatto orecchie da mercanti o forse erano impegnati (come la vicenda delle intercettazioni al ministro Guidi ha dimostrato) in ben altre faccende che invece quelle legate alla risoluzione della vertenza. Resta il rammarico per non esser stati ascoltati e perché queste azioni fondamentali per promuovere la cessione e il riavvio lo stabilimento potevano esser fatte molto prima. Invece abbiamo perso 4 anni inutilmente.

Possiamo ritenerci definitivamente soddisfatti dell’operato del Ministro? Assolutamente no! Si può essere definitivamente soddisfatti esclusivamente quando lo stabilimento riattiverà la propria marcia produttiva e i lavoratori saranno ricollocati nel proprio posto di lavoro. Fino ad allora – conclude il coordinamento sindacale FSM-CISL – analizzeremo criticamente ogni avanzamento, vigilando e attuando un’azione propositiva di concerto col Ministro per l’individuazione dei percorsi propedeutici alla risoluzione finale della vertenza.»

Alcoa a Rioma 16 febbraio 2016 2

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