29 April, 2024
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Nel carcere di Sassari Bancali un detenuto ha tentato il suicidio e, una volta arrivato all’ospedale, ha tentato la fuga.

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Altra vita umana salvata dai poliziotti penitenziari del carcere di Sassari Bancali. Un detenuto ha tentato il suicidio e, una volta arrivato all’ospedale, ha tentato la fuga.

A dare la notizia è stato il segretario regionale dell’O.S.A.P.P. Roberto Melis. Ieri, alle ore 13.40 circa, è stato sventato un tentativo di suicidio di un detenuto italiano, il quale ha tentato di togliersi la vita tramite impiccagione, ancora sconosciute le motivazioni dell’insano gesto, pronto è stato l’intervento dei poliziotti in servizio che anche questa volta hanno evitato il peggio.

Il detenuto (ricoverato in osservazione) è stato subito soccorso e trasportato presso l’ospedale cittadino dove secondo le prime indiscrezioni parrebbe che abbia tentato anche l’evasione, in questo frangente per sventare la fuga due poliziotti sono rimasti contusi e sono stati medicati dai sanitari in loco.

«Ormai siamo al collasso – aggiunge Roberto Melis -, organico ridotto all’osso il sindacalista dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) chiede interventi immediati e preannuncia lo stato di agitazione da parte del personale aderente alla sigla.»

«Negli ultimi tempi – afferma ancora Roberto Melis – la situazione sta diventando sempre più problematica per vari motivi tra cui la mancanza di un commissario penitenziario con mansioni di comandante di reparto, ma soprattutto per la carenza d’organico, in considerazione dell’aumento esponenziale del carico di lavoro.»

La pianta organica della casa circondariale di Sassari prevede oltre le 450 unità, mentre il personale amministrato è di 317 unità, alle quali vanno sottratti gli oltre 40 distacchi in altre sedi e le numerose “Assenze per malattia” a conti fatti si superano di poco le 200 unità in servizio.

La richiesta del sindacato Osapp è che «ci siano provvedimenti finalizzati a sanare o quantomeno ad alleviare l’enorme carico di lavoro, anche tramite un tavolo di confronto tra Provveditorato e le parti sindacali».

«In assenza di riscontri – conclude Roberto Melis – non si escludono manifestazioni di protesta per far  sentire la voce degli agenti.

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