29 March, 2024
Home2021Giugno (Page 7)

Eloise Carboni sfiderà la sindaca uscente Elvira Usai alle prossime elezioni amministrative a San Giovanni Suergiu.

46 anni, eletta 5 anni fa consigliera di minoranza con la lista Progetto Comune, Eloise Carboni ha annunciato la sua candidatura, della quale si parlava da diversi mesi, con una lunga lettera che pubblichiamo integralmente.

San Giovanni Suergiu è molto di più.  San Giovanni Suergiu merita di più.
Metaforicamente parlando è come se fossimo dinnanzi a una cartolina sbiadita e rovinata dal tempo, per larga misura raffigurata a tratti bianchi e neri.
In questi anni, chi poteva, ha fatto una scelta ben precisa, comprensibile ma non condivisibile: si è scientemente deciso di non osare, è mancato totalmente il coraggio di immaginare il sogno per San Giovanni Suergiu, ci si è adeguati ad una visione ordinaria e a breve termine della nostra comunità, senza particolari slanci o lampi di luce e priva di lungimiranza, rispetto alle sue enormi potenzialità e prerogative.
Ciò che preoccupa maggiormente è che nella visione comune, tale stato di fatto sia oramai assimilato al fine massimo perseguibile, quasi come in uno stato di assuefazione all’ordinario, in cui gioire per proclami di normalissime oltre che dovute iniziative o interventi afferenti l’ordinaria amministrazione o la cura del territorio.
Un modus operandi che in questi ultimi anni, con un’impostazione quasi chirurgica, giorno dopo giorno, ci ha privati della capacità di immaginare, in prospettiva, una gestione (in totale discontinuità con quella attuale), improntata allo sviluppo tangibile e concreto del nostro paese, partendo dall’esaltazione dei suoi punti di forza, quelli che si sarebbero dovuti valorizzare negli anni, ma che invece sono rimasti totalmente inespressi.
E’ innegabile, per chiunque conosca i principi dell’onestà intellettuale, che i margini per uno sviluppo concreto della nostra comunità siano sovrabbondanti: dal meraviglioso litorale alle estese, e per lunghi spazi fertili, campagne, passando per le popolose frazioni, fino al centro cittadino. Si è deciso di non rischiare, instillando la percezione che questa sia l’unica visione possibile, il meglio a cui ambire. Questa è una inesorabile verità. San Giovanni Suergiu non è solo un Paese in “bianco e nero”. Ma è anche una comunità umana, di persone in carne e ossa, che ambisce, per se stessa e le prossime generazioni che verranno, ad avere una possibilità reale di riscatto, una chance di ripartenza per i suoi, ossia per i nostri, figli.
Un luogo che oltre a rafforzare il proprio, importantissimo, ruolo di crocevia del Sulcis, capace di unire e indirizzare le principali arterie turistiche del territorio, possa un giorno diventare anche una fucina di opportunità economiche, sociali e culturali, e allo stesso tempo un attrattore di risorse e investimenti negli ambiti pubblico e privato. Un paese Nel quale i nostri giovani, dopo anni di ordinaria Amministrazione della cosa pubblica, non debbano più sopravvivere di assistenza, di lavori saltuari non sempre adeguatamente remunerati, o del sostegno di familiari o nell’attesa, prima o poi, di emigrare e ricercare opportunità di realizzazione personale altrove.
Convinzioni, queste, che ho maturato in tutti questi anni di impegno sociale nell’organizzazione di eventi per la valorizzazione dell’immagine del nostro Paese e per garantire alla nostra comunità visibilità, prestigio e momenti di svago e vera convivialità.
La medesima convinzione ha guidato il mio costante impegno politico come Consigliera comunale d’opposizione, sempre orientato alla responsabilità nelle scelte, intraprese nell’interesse unico dei cittadini, su mille battaglie.
Amministrare non è un compito semplice. Ritengo pertanto che sia irragionevole e insensato sabotare e/o ostacolare, per il solo fatto di rappresentare l’opposizione, ordinarie, usuali quanto necessarie iniziative promananti da questa amministrazione. Ho sempre collaborato, le ho sostenute, l’ho fatto e lo rifarei, sempre nell’ottica dell’interesse preminente della mia comunità.
Sono queste riflessioni che mi hanno indotto, sulla scia delle tante sollecitazioni arrivate da più parti, ad assumermi la responsabilità di intensificare il mio impegno per la nostra comunità capitanando una lista civica, nel ruolo di candidata Sindaca, che abbia come ambizione proprio quella di far tornare il nostro Paese a brillare e risplendere. Per arrivare a ridisegnare una cartolina nella quale San Giovanni Suergiu sia finalmente raffigurato a colori.
Colori che scaturiscano da una visione diversa, grandiosa ma realistica, rispetto a quelle espresse fin qui, dei punti di forza del nostro Paese. Per costruire una realtà urbana che, torni a essere un Luogo ove venire o restare a vivere, mettere su famiglia, e guardare al futuro con rafforzato ottimismo.
Il tutto grazie a un’azione politico-amministrativa portata avanti senza inutili proclami ma coraggiosa, senza il timore di cambiare e apportare cambiamenti reali. Un’azione amministrativa che, finalmente, ritorni ad esercitarsi nelle sedi istituzionali, appropriate ed adeguate, tali da rivitalizzarne l’autorevolezza ed il prestigio. “Un’altra storia”, insomma, un ‘altro profilo, che caratterizzerà gli obiettivi che perseguirò assieme a un nutrito gruppo di persone motivate, competenti, preparate che ho l’onore di rappresentare e che amano profondamente la nostra comunità, hanno stabilito in paese la loro dimora, lavorano e crescono i loro figli e per tale motivo ne sono i primi fruitori.
Perché solo chi è cresciuto a San Giovanni Suergiu e vive 7 giorni su 7 la nostra comunità può apprezzarne il valore e per questo lottare per migliorarla, ogni giorno ad ogni costo.
Persone valorose con le quali condivido la visione e il senso della politica come un’opera di costante volontariato sociale, piuttosto che come una professione o un modo per sbarcare ogni mese il lunario. E’ il nostro segno distintivo e la garanzia che anima la nostra missione.
Sarà una sfida impegnativa e stimolante, faticosa ma gratificante che come consuetudine affronterò a testa alta e schiena dritta, dedicando ad essa tutto il mio impegno ed energia, perché fuggire dinnanzi alle difficoltà di una battaglia, non è una mia prerogativa.
Con questa riflessione, cari compaesani, ufficializzo la mia candidatura al ruolo di Sindaca e vi invito a sostenere il nostro progetto che, ovviamente, avrete modo di conoscere approfonditamente nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, da qui alla data delle elezioni, perché sarà partecipato e vi coinvolgerà passo per passo, giorno per giorno.
Per riaffermare, in termini concreti, l’importante principio che «San Giovanni Suergiu è molto di più di ciò che ci è stato rappresentato finora».

Eloise Carboni

Lunedì le segreterie della Funzione Pubblica di CGIL CISL e UIL del Sulcis Iglesiente hanno incontrato i consiglieri regionali eletti nel territorio, Fabio Usai del Partito Sardo d’Azione e Michele Ennas della Lega, che hanno accolto l’invito per un confronto sulla situazione emergenziale della Sanità territoriale. 

Il problema è stato analizzato nelle più svariate declinazioni:

«La drammatica carenza di personale sanitario è tale che per garantire l’attuale organizzazione sanitaria territoriale servirebbero immediatamente almeno 120 figure sanitarie professionali del comparto e oltre una settantina di medici specialisti nelle varie discipline, liste d’attesa che in più di un caso contano migliaia di persone, l’omessa nomina dei primari, il pensionamento di personale cui non ha fatto seguito un adeguato turn over, la continua emorragia di personale sanitario e assistenziale che nella ASL 7 è interessato da procedure di mobilità sempre in uscita e mai in ingresso, interi reparti posti nell’impossibilità di funzionare a causa della mancanza delle unità minime per garantire l’avvicendamento nei turni, la mancanza del servizio di parto in analgesia, le insistenti avvisaglie di una possibile chiusura, anche parziale, dei servizi di Pronto Soccorso, l’aumento esponenziale ma necessitato del ricorso alla sanità privata per una popolazione che vive nella Provincia più povera d’Italia, fino ad arrivare al dato parimenti preoccupante: la contrazione della dotazione organica ha prodotto non solo servizi precari o la loro chiusura, ma anche una riduzione di occupazione tale che negli ultimi 10 anni sono venute a mancare progressivamente oltre 300 buste paga dirette, con conseguente riduzione della produzione e circolazione di ricchezza e consumi nel territorio, ed effetti collaterali gravi e non quantificabili su tutto l’indotto».

Le parti hanno concordato circa il fatto che l’arretramento dei servizi di sanità pubblica, al di là delle responsabilità politiche e gestionali pregresse e/o attuali, non possa più essere accettato passivamente dai cittadini del Sulcis Iglesiente. Per questo motivo le organizzazioni sindacali di categoria chiedono che i consiglieri regionali eletti in questo territorio promuovano subito un incontro urgente presso l’assessorato regionale della Sanità, per potersi confrontare sia con l’interlocutore politico che con i massimi vertici di ATS che detengono la responsabilità gestionale del servizio sanitario nel Sulcis Iglesiente, al fine di individuare in un clima di dialogo collaborativo tutte le possibili soluzioni atte a garantire interventi seri e strutturali, non improvvisati, necessari per riportare i livelli qualitativi della sanità territoriale almeno entro parametri di dignità, da cui attualmente è ben lontana. I rappresentanti sindacali e i consiglieri regionali presenti all’incontro hanno reciprocamente assunto l’impegno di non permettere che la questione sanitaria, di primaria e assoluta importanza per il bene comune della popolazione del Sulcis Iglesiente, venga strumentalizzata ed eterodiretta per finalità di interesse particolare, poiché in questo momento più che mai occorre anteporre la comunione d’intenti volti alla tutela del bene collettivo, alle velleità personali o alle divisioni di bandiera. Da questo spirito è animata la comune convinzione che le popolazioni di Carbonia e Iglesias e di tutti i paesi della Provincia saranno unite nel difendere a gran voce il servizio sanitario del Sulcis Iglesiente, sentendosi un’unica comunità territoriale. 

Al terzo tentativo, il comune di Carbonia ha affidato la gestione della sala prove musicali di Is Gannaus. Ieri è stata firmata la convenzione con l’Associazione Africa sarda presieduta dalla cantautrice Carla Cocco.
«C’è grandissima soddisfazione per aver portato a termine quest’iter e poter rilanciare le attività artistico-musicali destinate soprattutto a favore dei più giovani sviluppando in loro creatività e talento musicale», ha commentato il sindaco Paola Massidda.

E’ stata inaugurata lunedì sera, a Carbonia, presso la sala del Circolo Soci Euralcoop, in piazza Marmilla, la mostra fotografica 1921-2021 – 100 anni il P.C.I. e la Sardegna, organizzata dalla Fondazione Enrico Berlinguer ed allestita con la consulenza e ricerca fotografica di Renato Brotzu.

La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato, dalle 9.30 alle 12.30  e dalle 16.30 alle 19.30. fino al 3 luglio.

Vediamo uno stralcio dell’intervento di presentazione fatto da Mauro Esu, uno degli organizzatori della mostra.

   

E’ iniziata alle 8.30 di stamane, a Sant’Antioco, la seconda giornata della seconda fase della campagna vaccinale di massa per le isole minori italiane, riservata ai Comuni di Sant’Antioco e Calasetta, con l’inoculazione della seconda dose del vaccino Pfizer presso il Palazzetto dello sport di Sant’Antioco. La tappa antiochense conclude il programma avviato all’Isola di La Maddalena e proseguito nell’Isola di San Pietro.

Per consentire un regolare afflusso delle persone ed evitare code ed assembramenti, è stato predisposto, come già nella prima fase, un calendario che si dovrà rispettare scrupolosamente.

Occorrerà recarsi al palazzetto dello sport con il documento ricevuto all’atto della prima dose e con la tessera sanitaria.

Le vaccinazioni proseguiranno fino alle 13.00, riprenderanno nel pomeriggio, dalle 14.00 alle 17.30 e si concluderanno domani, giovedì 24 giugno, con gli stessi orari.

Sono diminuiti da 8 a 3 i casi positivi al Covid-19 a Portoscuso. Ne ha dato comunicazione in serata il sindaco Giorgio Alimonda.
«Si mantiene a zero il numero delle persone in quarantena obbligatoriaha aggiunto il sindaco di Portoscuso -. Non si documenta da due settimane nessun nuovo caso di covid 19, ma tra i 3 casi ancora positivi permangono 2 casi di ricovero ospedaliero. La situazione quindi segue un trend di miglioramento ma l’obiettivo è quello di giungere all azzeramento dei casi.»
«Per perseguire questo risultato e quindi avere condizioni maggiore sicurezza soprattutto nel periodo estivo ha concluso Giorgio Alimonda -, si invitano tutti i cittadini e i turisti ad osservare la massima prudenza nei comportamenti, ponendo in essere tutte le note misure anticontagio, distanziamento e proseguire con le vaccinazioni.»

Notte di passione per la Sardegna in musica e parole, quella di domenica 20 giugno presso “Corto Maltese”, al Poetto di Cagliari, dove il pubblico ha applaudito calorosamente l’esibizione di Claudia Aru e della sua band, formata da Matteo Marongiu al basso, Simone Soro al violino, Matteo Demuro alle chitarre e Simone Sassu al pianoforte. Una musica travolgente ben studiata ed armonizzata, a cornice di una voce calda e suadente: ora decisa e dai toni forti e poco dopo dolce ed accarezzante.

La cantautrice, artista dai toni poliedrici, racconta le tradizioni sarde per non farle dimenticare, per protrarle nei tempi e tramandarle alle nuove generazioni. Ironizza per certi versi su alcuni “modi di fare antichi” e allo stesso tempo ogni sua canzone nasconde un messaggio che invita a riflessioni profonde. Tra il serio ed il faceto, Claudia Aru monopolizza l’attenzione dei suoi fans accorsi ad ascoltarla e addirittura alcuni che la raggiungono sul palco per cantare due suoi pezzi con lei. Quando sul palco si esibisce Claudia Aru, è un continuo passare da una risata alla commozione o alla nostalgia e poi di nuovo alla risata, proprio come nella vita di tutti i giorni.

Vera, umile e dall’aspetto rigorosamente mediterraneo, Claudia Aru riesce a coinvolgere tutti: grandi e piccini, giovani e meno giovani. L’ultimo suo successo “Cento Concas” per la cui produzione si è avvalsa del contributo di due grandi artisti del panorama musicale sardo, Francesco Piu e Benito Urgu, è un vero e proprio inno alla multiculturalità, con un piccolo appunto sul fatto di essere “sardi” non come diritto acquisito alla nascita ma come scelta consapevole. Un successo, sarà sicuramente l’intera stagione estiva, nel corso della quale Claudia e la sua band comunicano e condividono gioia, speranza ed umanità, non solo per la propria terra, ma per il mondo intero, perché Claudia vuole fare come il “compasso”: un piede nella sua isola natìa e l’altro in movimento in giro per il mondo. A si biri otra bortasa poitta “su tasinanta” attendiri.
Nadia Pische

Intervista a Claudia Aru

            

Si è conclusa domenica 20 giugno, in piazza Giovanni XXIII, a Cagliari, la prima tappa della Festa del Gusto 2021, evento organizzato dall’associazione INVITAS di Ivan Scarpa ed Alessia Littarru, ormai più che noti nell’ambiente fieristico e delle sagre, con il patrocinio del comune di Cagliari. Il bilancio è sicuramente positivo… rivedere la piazza popolata seppur nel rispetto delle regole antic-Covid è stato davvero confortante, dopo tanto, tantissimo tempo in cui si è stati costretti a stare “chiusi in casa”, risentire i profumi e poter gustare i sapori della cucina internazionale “street food”, è una sensazione senza pari che non rinfranca solo le papille gustative ma sicuramente anche l’anima. È l’anima ce l’hanno messa non solo gli organizzatori ma anche i 65 espositori che, dopo tanto tempo, hanno potuto “riaffilare i coltelli e riaccendere i fornelli”, per deliziare i palati dei tantissimi visitatori. Perché poi, la mascherina, è vero nasconde il sorriso, ma girando tra i tavoli, dove la mascherine sono abbassate, è facile vederlo a testimonianza del piacere di essersi ritrovati. Ma non solo secondi piatti in vetrina, anche pizze, focacce, patatine, dolci, miele, birre…

I numerosi visitatori hanno potuto assaggiare sapori sardi, siciliani, genovesi e bolognesi sino ad arrivare in Brasile, Argentina e Cuba. Una ripresa con un respiro di sollievo per chi per tanto tempo ha visto “vietarsi il lavoro” ma ha dovuto continuare a pagare le tasse. Una festa che è stata resa possibile anche dalla professionalità dello staff: 20 persone tra uomini e donne che hanno vigilato per il corretto svolgimento della manifestazione. Oltre ai piaceri legati al gusto si sono potuti ammirare i capolavori di artigiani provenienti da diverse parti della Sardegna: monili, borse, accessori moda, suppellettili, tutti finemente rifiniti ed unici perché realizzati a mano. È non è mancato neanche lo schermo dove poter vedere la terza partita del girone A degli Europei, Italia-Galles, giocata allo Stadio Olimpico di Roma e terminata con la vittoria dell’Italia.

Il bello del “ritorno alla vita” è sentire, passeggiando tra gli stand, i dialetti e gli accenti che si mischiano e la piazza diventa internazionale oltre che per gusti e sapori, per battute e modi di dire. E neanche l’improvvisa pioggia accompagnata da preoccupanti folate di vento è riuscita a spegnere l’entusiasmo dei visitatori che, finita la partita, si apprestavano a scegliere il giusto gusto a “prova di palato”.

Quando anche i piccolissimi Manuel e Gabriele dai loro passeggini sorridevano felici… finalmente si rincomincia a vivere con mamma e papà e a gustare tante leccornie che solo alla Fiera del Gusto è possibile trovare in abbondante varietà. Ma l’unico ed imperdibile “gusto” che ci è mancato in tutti questi mesi di Pandemia, è stato quello dello “stare insieme” e condividere momenti di svago da serbare per sempre nel cuore.

Nadia Pische

          

Due diversi appuntamenti caratterizzano la terza serata di Mare e Miniere, mercoledì 23 giugno, a Portoscuso, dove sono in corso, fino a domenica 27, i seminari ed i concerti organizzati dall’associazione culturale Elenaledda Vox, con la direzione artistica del musicista e compositore Mauro Palmas.
Si comincia alle 21.30, alla Tonnara Su Pranu, con un momento letterario: Bruno Gambarotta, scrittore, giornalista, quarant’anni di esperienza in RAI come autore e regista, conduttore e attore di serie televisive, presenta il suo nuovo libro, “La confraternita dell’asino”, pubblicato lo scorso autunno da Manni editori: un romanzo divertente e coinvolgente, in cui si ride e si riflette sull’abuso della credulità popolare, sul mondo dell’informazione e sul precariato lavorativo e sentimentale.
Il secondo atto della serata, alle 22.15, è una produzione originale di Mare e Miniere: “Azadì”, un concerto di musica e poesia tra Sardegna e Kurdistan che nasce dall’incontro del polistrumentista curdo Mübin Dünen ed il sardo Mauro Palmas, mettendo a confronto il patrimonio delle danze delle rispettive tradizioni: due repertori di grande ricchezza ritmica e sonora. Mübin Dünen al nay, santur, percussioni e duduk e Mauro Palmas alla mandola, liuto cantabile e mandoloncello, saranno affiancati da Alessandro Foresti al pianoforte e alla fisarmonica, e da Silvano Lobina al basso. Alla parte musicale si accompagnerà un filo narrativo, costituito dai versi delle poesie di due autori curdi, Sherko Bekas e Choman Hardi, e delle sarde Lorena Carboni e Maria Gabriela Ledda, scelti e interpretati da Simonetta Soro. «Le voci dei poeti rappresentano con efficacia l’epopea del popolo curdo, perseguitato e sofferente, né domato né piegato, ma invece resistente – spiega la cantante e attrice sarda -: «Nella mia ricerca ho fatto la scelta di non privilegiare la poesia combattente, ma dei versi in cui la testimonianza di crude vicende storiche si alterni a narrazioni più familiari, affettive.»
 

E’ stata diffusa nei giorni scorsi l’intervista che il Direttore di “La Provincia del Sulcis Iglesiente”, Giampaolo Cirronis, ha raccolto dal dr. Rinaldo Aste il giorno della sua andata in pensione. Fino a pochi giorni fa, Rinaldo Aste era il Primario del reparto di Cardiologia dell’Ospedale Sirai di Carbonia. Ha lasciato l’Ospedale l’ultimo dei suoi Fondatori. In ordine storico, tra i “Primari fondatori” della Medicina Interna, si annoverano il dr. Enrico Pasqui, il dr. Cesare Saragat, il dr. Giorgio Mirarchi ed il dr. Rinaldo Aste.
I medici illustri che hanno fatto crescere il capitale di valore umano e scientifico del Sirai, sono molti, ma i componenti di questo elenco hanno generato, ognuno per la sua parte, nuove unità operative specialistiche che ora sono patrimonio definitivo della Comunità di Carbonia e del Sulcis: la Medicina Interna, la Cardiologia, la Neurologia, il Laboratorio, il Centro Trasfusionale, la Pediatria, la Nefrologia e Dialisi.
Come diceva il dr. Gaetano Fiorentino, primo Direttore Sanitario dell’Ospedale Sirai, «i Medici sono come l’acqua. Quando c’è, trovi naturale che ci sia e la ignori; quando manca ti accorgi della sua importanza». Ora stiamo facendo i conti con questa mancanza.
La politica di contabilità sanitaria degli ultimi 20 anni ha spogliato gli ospedali di personale, servizi ed attrezzature. L’Ospedale Sirai ha avuto un duro colpo che si è riflesso sul benessere fisico ed esistenziale del territorio; esso, infatti, non è soltanto una struttura muraria contenente Medici, Infermieri e Impiegati, è anche un luogo dell’identità collettiva. Nella visione popolare è il luogo sicuro, dove si registrano le fasi più importanti della vita, è cioè il luogo dove:
– si nasce in sicurezza,
– si curano le malattie,
– si muore in modo civile.
L’Ospedale è un luogo carismatico che appartiene alla sfera del sentimento popolare del conforto solidale nel momento della sofferenza. E’ ben distante dall’idea di Centro gestionale della Sanità, la cui separazione dal popolo è colmata dall’incomunicabilità burocratica.
L’Ospedale di cui qui si tratta, ha due nature, quella fisica e quella immateriale. Ognuna è rappresentata da soggetti diversi: la burocrazia da una parte, l’apparato assistenziale dall’altra.
Una è radicata nel sentimento popolare, l’altra no.
Dall’incapacità di capire la differenza tra queste due diverse nature deriva, in generale, il degrado della comunicazione tra la politica amministrativa di questi ultimi 20 anni e l’apparato sanitario. Gli effetti sono ricaduti sui cittadini e ne abbiamo avuto una potente prova durante l’epidemia di Covid-19.
L’uscita di figure carismatiche dal nostro Ospedale esalterà il danno identitario e ciò avrà conseguenze pratiche. E’ come se da un corpo uscisse la mente, come avviene in certe malattie degenerative del sistema nervoso centrale che distruggono le famiglie. Così pure l’Ospedale è diventato un corpo a sé stante che obbedisce correttamente a logiche giuridico contabili ma che ha perso l’anima popolare solidale idealizzata nell’articolo 32 della Costituzione. La perdita di anima della Nuova Sanità è coerente con gli algoritmi rigorosi e ben schematizzati, per il funzionamento di una macchina teorica, ma lontani dal bisogno popolare di fiducia nei suoi curanti e di conforto.
Il contatto con il popolo è interrotto. L’isolamento dell’Ospedale durante l’Epidemia ne ha esaltato la distanza. Oggi, sentita anche la protesta dei Sindaci della Sardegna che chiedono di partecipare al nuovo progetto di sanità finanziato dal Next Generation EU (prossima generazione europea), abbiamo la prova certa che esiste il bisogno diffuso di costruire quel luogo della mente del Sirai in cui deve tornare a rispecchiarsi l’alleanza sociale.
Se ciò non avvenisse, ne nascerebbe la delusione, la tristezza, il distacco. Togliendo l’Ospedale dalla città di Carbonia si annullerebbe l’idea stessa di città, e al suo posto si creerebbe la necessità di identificarsi in un altro luogo ideale a cui appartenere. Per i nostri giovani quel luogo potrebbe essere Cagliari, Sassari o Milano; cioè un luogo dell’immaginario collettivo dove i servizi essenziali esistono e funzionano. Ne nascerebbe la ricerca di un altro luogo dove andare a nascere, a farsi curare e a morire.
Non è strano che quest’anno, sino ad oggi, siano nati nella nostra ASL solo 133 bambini. Nel 1970 al Sirai nacquero 2.000 bambini, e altri 1.000 nacquero ad Iglesias. Mancano al conto 2.867 nuovi nati. Questo numero non si spiega con la curva demografica. Si spiega con lo spostamento delle giovani coppie in altri luoghi più serviti.
Lo spopolamento inizia così: con l’idealizzazione di un luogo in cui migrare alla ricerca di più sicurezza, cultura, solidarietà, giustizia, lavoro.
Queste sono le conseguenze pratiche della perdita delle istituzioni identitarie e dei carismi che vi risiedono.
L’uscita di scena di figure sanitarie, con il carisma di Fondatore dell’Ospedale, obbliga a riflettere sul fatto che la macchina sanitaria pubblica non è solo il luogo del padrone contabile del momento, ma è proprietà identitaria della popolazione, e la popolazione non si identifica con i manager ma con gli operatori sanitari che essa stessa ha generato. La Nuova Sanità non si può costruire solo con complessi algoritmi ma con l’introduzione di nuovo Personale che apporti umanità, creatività, passione e competenza.

Note biografiche e professionali del dr. Rinaldo Aste

E’ nato a Carloforte, 67 anni fa, dal mitico Maestro e Compositore di Opere musicali Angelo Aste. Questi era figlio di un altro Rinaldo, anch’esso musicista, ed era un artista talmente apprezzato che lo stesso papa Paolo VI lo investì del cavalierato dell’Ordine di san Silvestro.
La certificazione del DNA musicale del dr. Rinaldo Aste, cardiologo, è importante. Forse proprio per questo era destinato, nella vita professionale di Medico, ad accordare il ritmo cardiaco con i Pacemakers ai pazienti cardiologicamente fuori tempo.
Fu acquisito all’équipe del dr Enrico Pasqui a Carbonia nel 1983 e, nonostante fosse già specialista in Malattie Infettive, non resistette al richiamo dell’elettrofisiologia applicata alla Cardiologia. Nel 1988 applicò il primo PaceMaker nel Reparto Medicina dell’Ospedale di Carbonia quando era appena fresco di specializzazione. Erano tempi in cui, per la patologia della conduzione del ritmo cardiaco, bisognava rivolgersi alla Clinica Aresu di Cagliari, a Milano o a Londra. Chi lo vide eseguire l’intervento ricorda con quale precisione e freddezza introdusse una grossa cannula nella vena succlavia sinistra del paziente, ottenendo un iniziale impressionante fiotto di sangue. Per chi non lo sapesse quel metodo percutaneo era allora praticato in Italia da pochissime persone e l’abilità manuale, che ne riduceva la pericolosità, si acquisiva dopo un training di anatomia chirurgica molto severo.

Da precursore del metodo, Rinaldo Aste si trasformò in abituale impiantatore di stimolatori cardiaci e visse più tempo sotto le radiazioni degli intensificatori di brillanza in sala operatoria che alla luce del sole. Da allora, ha impiantato l’importante numero di oltre 2.500 pacemakers e defibrillatori biventricolari. Da alcuni anni aveva iniziato ad impiantare anche sistemi di controllo digitale a distanza del ritmo cardiaco nei pazienti a rischio. Per capirci, se il giocatore, della nazionale di calcio danese, Christian Eriksen, fosse passato all’Ospedale di Carbonia prima della partita Danimarca-Finlandia, il dr. Rinaldo Aste gli avrebbe impiantato sottocute l’antenna del rilevatore di anomalie del ritmo e l’arresto cardiaco sarebbe stato prevenuto.

Mario Marroccu