5 December, 2025
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Sono in programma oggi e domani le partite della quinta giornata del campionato di serie D di basket maschile.

La Camping La Salina Calasetta, reduce dall’impresa compiuta sul campo della capolista Sant’Orsola, a Sassari, superata 79 a 76, gioca in casa questo pomeriggio contro la Sef Torres, fischio d’inizio ore 18.00, dirigono Claudia Seu di Quartucciu e Nicola Saddi di Quartu Sant’Elena.

La Scuola Basket Miners Carbonia dopo la seconda sconfitta esterna di misura subita sul campo della Demones Ozieri (83 a 86), gioca ancora in trasferta, domenica 26 ottobre, sul campo del Basket Antonianum Quartu Sant’Elena. Fischio d’inizio ore 18.30, dirigono Riccardo Solinas di Sestu e Simone Margaritella di Quartu Sant’Elena.

Sugli altri campi, si giocano Fisiokons Aurea Sassari – Olimpia Cagliari, oggi alle 20.00; Pol. Dinamo Sassari – Sant’Orsola Sassari, oggi ore 17.30; Sirius Pall. Nuoro – Ferrini Pisano Arredamenti, oggi ore 19.00.

Nella foto di copertina Simone Frisolone, coach della Camping La Salina Calasetta.

Carbonia piange il pittore Stefano Masili, scomparso all’età di 72 anni (era nato a Carbonia il 27 novembre 1952). «Si autodefiniva un fabbricante di immagini e di sogni, che ha sempre coniugato il suo lavoro di assistente amministrativo nella pubblica amministrazione con l’utilizzo di pennelli, pennini e inchiostri di china colorati – si legge in una nota-ricordo diffusa dal comune di Carbonia -. Una passione ereditata dal padre. I suoi capolavori si sono sempre articolati secondo sequenze narrative, riproducendo nature morte, ma è stato soprattutto il ciclo delle agavi il progetto che più lo ha affascinato.»
«Il sindaco Pietro Morittu e l’intera Amministrazione comunale esprimono cordoglio e si stringono in un forte abbraccio alla famiglia di Stefano Masili, un artista che ha dato lustro e ha portato il nome della città di Carbonia al di fuori dei confini nazionali, contribuendo a promuovere culturalmente l’arte del Sulcis Iglesiente. Numerose sono state, infatti, le mostre che lo hanno visto ospite in musei non soltanto italiani, ma di paesi quali Francia, Germania e Inghilterra. Una grave perdita per il mondo culturale e artistico della città di Carbonia.»
Stefano Masili lascia la moglie Ornella, il figlio Sergio con Emylie, il nipotino Antiogheddu, i fratelli Loriana e Alessio.
La cerimonia funebre si terrà lunedì 27 ottobre, alle 16.00, nella chiesa della parrocchia di Gesù Divino Operaio, a Carbonia.

Prenderà il via domani, sabato 25 ottobre, a partire dalle ore 9.30, a Villacidro, la prima edizione della Festa dell’Olivicoltore. Un appuntamento che unisce fede, tradizione e agricoltura, ospitato nell’azienda Masoni Becciu, dove sorge la nuova cappella della Madonna dell’Ulivo, simbolo di devozione e di buon auspicio per i raccolti. L’appuntamento segna anche l’avvio del progetto dell’azienda Solinas che apre una serie di spazi dell’azienda al mondo olivicolo.
Immersa tra gli uliveti di Villacidro la cappella della Madonna dell’Ulivo si propone di diventare da quest’anno il fulcro di una nuova festa come segno di ringraziamento e protezione per chi lavora l’olivo. La prima edizione si svolgerà sabato, con la celebrazione della messa e momenti di preghiera, convivialità e degustazione, tra espositori provenienti da tutta l’isola. L’iniziativa nasce come voto familiare dei Solinas, ma vuole diventare un appuntamento annuale di incontro e condivisione tra olivicoltori, produttori e cittadini. Dal prossimo anno la festa si terrà a settembre, in coincidenza con il periodo del raccolto, come auspicio di prosperità per l’intera filiera.
Accanto alla dimensione spirituale, la giornata lancerà anche l’idea di Nicola Solinas e Valentina Deidda di aprire la location aziendale come centro di aggregazione nel territorio del settore. L’azienda mette, infatti, a disposizione gratuitamente una sala panel e una serie di altri spazi per il mondo agricolo tra cui una sala convegni con nuovi ambienti dove poter ospitare degustazioni, corsi di potatura, agronomia, formazione e incontri tecnici. L’obiettivo è creare un ecosistema di olivicoltori, un luogo di confronto e crescita aperto a tutti i produttori del territorio.
«L’iniziativa rappresenta un esempio concreto di forte collaborazione e come si possa valorizzare il territorio attraverso l’agricolturasottolinea Coldiretti Cagliari offrire spazi di confronto e di formazione significa investire sul capitale umano e sulla qualità del nostro comparto olivicolo. L’agricoltura è presidio di vita, lavoro e coesione: iniziative come questa aiutano a costruire comunità e a rafforzare il legame tra fede, impresa e territorio.»
La manifestazione, organizzata con la collaborazione di Città dell’Olio, Coldiretti Cagliari, amministrazione Comunale e il sindaco di Villacidro, Federico Sollai e Pro Loco Villacidro, vedrà la partecipazione anche del vicepresidente nazionale di Città dell’Olio, Giovanni Antonio Sechi, della presidente del GAL Linas Campidano Mariella Amisani, di consiglieri regionali e delle istituzioni locali, insieme ai rappresentanti del mondo agricolo. Durante la giornata sarà consegnata al territorio la bandiera di Città dell’Olio, come simbolo di appartenenza e impegno verso la valorizzazione dell’olivicoltura.
Il programma prevede dalle ore 9.30 – Benvenuto agli ospiti, Apertura degli stand degli olivicoltori Assaggio dei prodotti locali; Ore 10.50 – Benedizione della Cappella della “Madonna dell’Olivo”; Ore 11.00 – Santa Messa nella Cappella della “Madonna dell’Olivo”, celebrata da don Giovanni Cuccu; Ore 12.00 – Saluti delle autorità; Ore 12.30 – Assaggi di bruschette e olio novello; Ore 13.00 – Pranzo conviviale; Ore 15.00 – Dimostrazione di potatura a vaso policonico a cura di Nicola Solinas e Antonio Pero; Ore 16.00 – Avvio all’assaggio dell’olio Evo.

Farsi male con le proprie mani è una cosa molto complicata. Si cerca di ottenere il massimo bene possibile per poi scoprire, dopo molti anni, che il risultato ottenuto è stato il peggioramento di ciò che si aveva. I filosofi lo chiamano “eterogenesi dei fini”. Pare che questo sia capitato alla Sanità pubblica italiana.
Sappiamo che per raggiungere il fine del benessere sanitario, dal 1948 ad oggi, sono stati fatti grandi sforzi per dare efficienza alla Sanità pubblica secondo l’articolo 32 della Costituzione e sono state varate leggi per migliorare la sua gestione che, tuttavia, una volta applicate, hanno portato ad una Sanità in cui la salute è realmente garantita solo ad una minoranza di cittadini dotati di risorse economiche proprie. I più devono iscriversi alle “liste d’attesa”.
Approvato l’articolo 32 della Costituzione per la Sanità, si dovette attendere il 1978 per avere la legge di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale n. 833/78. Il SSN nacque per superare il precedente sistema della Casse mutue che garantiva cure solo a specifiche categorie di lavoratori e cittadini lasciando ampie disuguaglianze nell’accesso alle cure.
L’obiettivo politico del dopoguerra era teso a realizzare un sistema universalistico basato su tre principi cardine:
1 – L’Universalità: assistenza per tutti,
2 – L’Uguaglianza parità di accesso alle cure,
3 – la Globalità: non solo cure ma anche prevenzione e riabilitazione.

Nacque così la Sanità di Stato per la tutela della salute di tutti nell’interesse della collettività. Il compito venne affidato alle USL (Unità Sanitarie Locali). Esse erano strutture organizzative sub-provinciali affidate alla gestione dei politici locali (sindaci). Il programmatore e finanziatore era lo Stato.
Dopo 14 anni quella Sanità finì perché troppo costosa. Venne ritenuta responsabile dello indebitamento dello Stato a causa della spesa sanitaria lasciata in mano ai politici territoriali. Di conseguenza, appena se ne presentò l’occasione, come fu nel 1992, si fecero leggi per estrometterli.
Tale operazione di estromissione degli amministratori locali dalle USL venne adottata per fermare le ingenti spese “a piè di lista” che a fine anno obbligavano lo Stato a ripianare i debiti contratti.
Si ritenne che le spese fossero frutto di sprechi provocati dalla lottizzazione del potere locale. La crisi del 1992 fu l’occasione per giustificare la trasformazione delle USL in ASL (Aziende Sanitarie Locali).
Le nuove istituzioni sanitarie erano aziende dotate di personalità giuridica pubblica ma di autonomia imprenditoriale, gestionale e patrimoniale tipiche delle aziende private. Eliminati i politici locali si provvide a nominare, a capo delle ASL, i “Manager”, ideali esecutori delle direttive che imponevano alle ASL l’obbligo del “pareggio di bilancio“. Essi vennero dotati di strumenti di contabilità per monitorare costi ed efficacia come fanno i privati. L’obbligo del pareggio di bilancio occupò il primo posto nella lista dei compiti di mandato del Manager.
La crisi istituzionale e politica del 1992, iniziata con “Tangentopoli, e la fine della “Prima Repubblica”, aveva creato un vuoto di potere e una forte spinta al cambiamento. Lo spirito della riforma Sanitaria di Tina Anselmi, basato su Universalità, Equità e Globalità crollò davanti alla necessità di stringere i cordoni della borsa per ottenere il pareggio di bilancio. Lo Stato si liberò del problema della gestione della Sanità e lo trasferì alle Regioni presentandolo come un atto di distribuzione democratica di prerogative statali alle amministrazioni regionali. Ne conseguì che da un’unica Sanità di Stato nacquero 21 Sanità regionali. La redistribuzione della competenza in sanità dallo Stato alle regioni, e la trasformazione gestionale da pubblica a privatistico-contabile, avvenne in un decennio circa e con plurime riforme: il DPR 502/1992 di Francesco di Lorenzo, il DPR 517 /1993 di Maria Pia Garavaglia, il DPR 229/1999 di Rosy Bindi.
Queste riforme ottennero l’equilibrio di bilancio nelle ASL ma i legislatori non previdero quali sarebbero state le loro conseguenze sul funzionamento del Sistema Sanitario futuro.
Nonostante le buone intenzioni delle riforme, da allora, l’universalità, l’equità e globalità delle cure sono andate decadendo fino allo stato attuale. Ad aggravare questa carenza si è aggiunta l’assenza di una programmazione sanitaria pubblica che tenesse conto delle modifiche nella composizione demografica della cittadinanza. Oggi, infatti, da quello che chiamiamo “inverno demografico”, stanno nascendo nuove e crescenti necessità di assistenza sanitaria.

L’evoluzione della curva demografica fa ritenere che fra 15-20 anni la metà della popolazione italiana sarà formata da pensionati. Dati i pochi bambini di oggi si può prevedere che fra 20 anni avremo pochi lavoratori attivi, capaci di produrre reddito e di conferire tributi alle casse dello Stato. Ne consegue che mancheranno i soldi sia per le pensioni sia per la Sanità pubblica. Già oggi gli ultra-sessantacinquenni sono, in Italia, il 25% della popolazione; in Sardegna sono di più. I nuovi nati sono 1,2 per coppia in Italia; in Sardegna sono 0,8 per coppia. Nel Sulcis Iglesiente la percentuale di bambini è ancora più bassa. Siamo nella via dello spopolamento. Lo spopolamento nel nostro territorio è vieppiù aggravato dall’emigrazione dei nostri giovani verso le città per lavoro. Pertanto, oltre allo spopolamento, stiamo registrando l’invecchiamento relativo degli abitanti della nostra Provincia. Il dato demografico che pesa sulle province è tale da suggerire ai governanti sardi l’immediata riattivazione di tutti gli ospedali provinciali, pena la rinuncia alle cure per molti. I tanti vecchi sempre più soli, che domani saranno più numerosi, avranno bisogno di essere assistiti in ospedali vicini.
Il fenomeno demografico è stato ignorato a favore degli indirizzi programmatici finalizzati alla riduzione della spesa pubblica. Ne è derivato il disimpegno progressivo dello Stato dalla Sanità. Il primo atto del disimpegno avvenne con le tre leggi di riforma sanitaria degli anni novanta: quelli che estromisero i politici dalla gestione della Sanità pubblica. Tuttavia la norma più radicale escludente le Province e i Comuni dalla Sanità avvenne con una modifica della Costituzione. Si tratta della variazione del Titolo V, parte seconda. Per dare l’avvio a questa nuova Sanità di oggi vennero modificati soprattutto gli articoli 114 e 117. La modifica passò con la legge del 3 ottobre 2001, dopo referendum popolare.
Con quella modifica la Sanità divenne competenza delle regioni (legislazione concorrente). Allo Stato restò solo il compito di enumerare i principi generali dell’assistenza: i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Nonostante l’intento democratico di coinvolgere pienamente le Regioni nella Sanità, si ebbe un effetto secondario non ricercato: la disgregazione della Sanità di Stato distribuita a 21 Regioni che dettero luogo a 21 diversi Sistemi sanitari regionali. Accadde che, nel rispetto dell’obiettivo dell’equilibrio di bilancio, le regioni ricche fecero bilanci ricchi mentre le regioni povere poterono fare bilanci modesti erogando un’assistenza sempre più inefficiente. L’aver ignorato questo aspetto condusse la Sanità nazionale in un percorso di divaricazione, tra nord e sud, della possibilità di tutti di poter accedere all’assistenza sanitaria e sociale con uguali diritti, e rese impossibile rispettare i parametri di Eguaglianza richiesti dalla Costituzione. L’opera formidabile attuata da Tina Anselmi (Equità, Universalità, Uguaglianza) venne demolita irreversibilmente con quell’atto costituzionale. Da allora sono comparse inaccettabili diseguaglianze regionali; l’equità nell’accesso all’assistenza sanitaria pubblica è ora un obiettivo irraggiungibile, ed è fonte di sofferenza per operatori e utenti. Oggi si comprende che, quando la Sanità pubblica era una competenza esclusiva dello Stato, esisteva un unico Sistema Sanitario Nazionale. In quel Sistema “unico” avevamo la garanzia di un unico gestore e di un unico Fondo per un unico Sistema Sanitario Nazionale, così come lo aveva ideato Tina Anselmi. Allo stato attuale le tre leggi di riforma degli anni novanta e le modifica del Titolo V della Costituzione hanno creato una vasta struttura sanitaria molto complessa e ormai i 21 Sistemi sanitari regionali sono entità definitive.
Dopo le riforme lo stesso assessorato regionale sardo è stato modificato: prima delle riforme era una struttura che gestiva direttamente il Sistema sanitario regionale. Dopo le riforme, a partire dal primo gennaio 2017, gli venne affiancata una nuova struttura chiamata ATS (Agenzia Tutela Salute) a cui vennero delegate molte storiche funzioni assessoriali. ATS era una espansione amministrativa della Regione concepita come una super ASL, posta a capo di tutte le ASL provinciali, con la funzione di ottimizzare i processi complessi come: gestione dell’erogazione di prestazioni sanitarie, pianificazione dei programmi di prevenzione, promozione della salute nel territorio, vigilanza sulla sicurezza alimentare, salute degli ambienti di lavoro, controllo delle strutture sanitarie, monitoraggio della spesa sanitaria, eccetera. Dopo tre anni il Governo regionale sardo ritenne più conveniente restituire alle ASL molte funzioni date ad ATS e, al suo posto, istituì ARES (acronimo di Azienda Regionale della Salute). Venne deliberata nel settembre 2020 allo scopo di gestire funzioni di supporto tecnico amministrativo per le ASL come: acquisti, personale, sanità digitale e formazione. Il suo obiettivo, che una volta era dell’assessorato, è quello di coordinare e rendere più efficienti i servizi sanitari e socio-sanitari in modo omogeneo su tutto il territorio regionale.

ARES è una struttura molto complessa che occupa, solo nel ruolo amministrativo, 415 dipendenti e svolge una funzione di intermediazione tra l’assessorato della Sanità e le ASL di tutta la Sardegna. Il complessivo apparato burocratico sanitario, che va dall’assessorato ad ARES e alle ASL, ideato per gestire la Sanità regionale è oramai definitivo, irrinunciabile e fondamentale per il funzionamento della Sanità pubblica sarda.

Nonostante questi grandi sforzi e la complessità strutturale raggiunta dal Sistema sanitario, le cose non sono migliorate. Davanti al quadro deprimente dello stato della sanità pubblica sarda, alla carenza di medici, infermieri e posti letto, alla difficoltà di essere inseriti in liste per interventi chirurgici, o per radioterapia, o per diagnostica endoscopica complessa, o per banalità come ricevere un consulto, non si può che valutare grave la crisi del sistema sanitario nostrano. Dopo tanti sforzi per escogitare nuove leggi l’assistenza sanitaria è peggiorata di anno in anno. E’ avvenuto il contrario di ciò che si voleva. L’espressione “eterogenesi dei fini” dei filosofi è un concetto che si attaglia bene al nostro caso: significa che eventi e progressi storici spesso non derivano dall’intenzione iniziale ma dall’azione complessa di diversi fattori e, spesso, gli esiti sono inaspettati e opposti a quelli voluti. Pensare, oggi, di poter risolvere il tutto con nuove riforme o nuove spese o nuova burocrazia, è probabilmente anch’esso un tentativo inane.
Partendo da queste considerazioni, probabilmente, si può tentare di intervenire su ciò che già abbiamo a disposizione, senza procedere a nuove, radicali ma inutili riforme.

Mario Marroccu 

Con la partita Ellebi Aurora – Madas Siliqua, in programma domenica alle 17.30 alla Ferrini di Quartu Sant’Elena (arbitri Comella e Loi), prenderà il via l’edizione 2025/2026 del campionato di basket Open Maschile organizzato dal Movimento Sportivo Popolare Sardegna.
Sono 21 le squadre iscritte, suddivise in tre gironi.
Nel raggruppamento “A”, oltre a Ellebi Aurora e  Siliqua, prendono parte Panda Monserrato, Gemma Villacidro, Phoenix Sport Club Capoterra, Sant’Eulalia (Cagliari) e Sinnai Basket.
Il girone “B” è invece composto da Basket Club San Sperate, Ferrini Quartu, Audax Frutti d’Oro, Virtus Cagliari, Jolly Dolianova, Basket Decimo e Old Basket Dolia (Dolianova).
Infine, nel gruppo “C”, si daranno battaglia Basket Settimo, Condor Monserrato, Primavera Gonnosfanadiga, Basket Assemini, Mistral Capoterra, Vitalis San Gavino e Basket Quartu.
Nella passata stagione i titoli Open Gold e Open Silver sono stati conquistati, rispettivamente, dalla squadra “A” del Basket Settimo e dai cagliaritani della Ellebi.
«Si riprende con la stessa passione che ci accompagna oramai dal 2012, anno di nascita del basket targato MSP ha commentato Alberto Manca, responsabile del settorel’augurio è che possa essere per tutti un anno ricco di soddisfazioni, divertimento e fair play in campo e sugli spalti.»

A partire dal 1° gennaio 2026, il mondo delle Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD) vivrà una vera e propria rivoluzione. La fase finale della Riforma dello Sport, avviata nel 2023, porterà con sé significative novità che impatteranno la gestione amministrativa, fiscale e lavoristica di oltre 100.000 realtà sportive dilettantistiche su tutto il territorio nazionale. Un cambiamento epocale che richiede attenzione e adeguamento, e che vede l’Unione Artigiani Italiani (UAI) già in prima linea per supportare le associazioni in questo delicato passaggio.
Cosa cambia dal 2026? Un impegno non da poco, con rischi concreti.
La riforma, pensata per modernizzare e professionalizzare il settore sportivo, introdurrà una serie di adempimenti e obblighi che le ASD dovranno rispettare. Tra le principali novità, si evidenziano aspetti legati alla gestione del personale, con nuove forme contrattuali e tutele previdenziali e assicurative per i collaboratori sportivi, che supereranno il vecchio regime dei compensi sportivi. Saranno inoltre previste modifiche a livello fiscale e maggiori oneri in termini di trasparenza e rendicontazione.
L’obiettivo è nobile: garantire maggiori tutele e un quadro normativo più chiaro e strutturato per chi opera nel mondo dello sport dilettantistico. Tuttavia, la complessità delle nuove disposizioni rischia di mettere in difficoltà molte piccole e medie ASD, spesso gestite su base volontaristica e con risorse limitate. In questo contesto, la UAI esprime un certo scetticismo sulla reale possibilità che tutte le oltre centomila ASD riescano, entro il 1° gennaio 2026, ad adeguarsi pienamente a questo nuovo sistema, dati i tempi stretti e la complessità degli adempimenti richiesti.
Vi è un altro elemento di preoccupazione: l’esigenza di disporre di personale sempre più qualificato per la gestione di questi nuovi e complessi adempimenti. Ciò rappresenta un onere aggiuntivo non indifferente. Il timore concreto è che la difficoltà di gestire tale mole burocratica e la mancanza di risorse umane e finanziarie adeguate possano spingere molte associazioni alla chiusura. Questo comporterebbe la scomparsa di realtà fondamentali per la diffusione dello sport, della cultura e dell’aggregazione sociale, impoverendo il tessuto comunitario, specialmente nelle aree più periferiche.
Consapevole delle sfide che attendono le associazioni sportive dilettantistiche e dei rischi di un depauperamento del settore, l’Unione Artigiani Italiani si sta attivamente organizzando per offrire un supporto completo e specializzato: «Il mondo delle ASDspiega Francesco Michele Abballe, dirigente UAI Unione Artigiani Italianiè un pilastro fondamentale del tessuto sociale italiano, un vero motore di inclusione, salute e valori per le nostre comunità. La riforma è un passo importante verso una maggiore dignità del lavoro sportivo, ma non possiamo lasciare sole le associazioni di fronte ai nuovi adempimenti, né permettere che la burocrazia soffochi lo spirito di volontariato e passione che le anima».
La UAI intende mettere a disposizione delle ASD la propria consolidata esperienza in materia fiscale, contabile e lavoristica. Saranno attivati sportelli dedicati, seminari informativi e percorsi di consulenza personalizzata per guidare le associazioni attraverso il labirinto delle nuove normative. L’obiettivo è duplice: da un lato, assicurare la piena conformità delle ASD alle nuove leggi; dall’altro, consentire loro di continuare a svolgere la propria preziosa missione sportiva e sociale senza gravare eccessivamente sulle proprie risorse e senza dover rinunciare alla propria esistenza.
«Stiamo preparando un pacchetto di servizi specifici per le ASD sottolinea ancora Francesco Michele Abballeche va dal supporto per il corretto inquadramento dei collaboratori alla gestione delle pratiche previdenziali e assicurative, dalla consulenza fiscale all’aggiornamento statutario. Vogliamo essere un punto di riferimento solido e affidabile. La nostra rete capillare sul territorio ci permette di essere vicini alle esigenze di ogni singola realtà e di fornire il personale qualificato necessario.»

L’appello della UAI è chiaro: le associazioni sportive dilettantistiche non devono affrontare questa riforma da sole. Con un’attenta pianificazione e il giusto supporto, la transizione verso il nuovo regime potrà avvenire senza intoppi, permettendo al mondo dello sport dilettantistico di continuare a crescere e a contribuire al benessere del Paese. A tal fine, la UAI sta già pianificando la sottoscrizione di un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) specifico per le ASD, dal quale nascerà un ente bilaterale dedicato, che offrirà ulteriori strumenti e servizi a tutela e supporto di questo fondamentale settore.

I paesi hanno bisogno di essere guardati. Non attraversati di fretta, non consumati come cartoline, ma osservati con quella forma di attenzione che sa riconoscere la vita anche nel silenzio, la bellezza anche nell’abbandono, la resistenza anche nella fragilità. Serve uno sguardo che curi, che restituisca dignità, che trasformi i luoghi in parola. Uno sguardo che sappia fare della geografia una forma d’arte, della mappa un racconto, del borgo un universo. Uno sguardo che non misuri il valore di un territorio in numeri, ma in relazioni, in memoria, in capacità di restare. Perché i paesi, come le persone, muoiono se nessuno li guarda con affetto.

Nel Sud Sardegna arriva chi di questo sguardo ha fatto una pratica quotidiana, una disciplina letteraria, un modo di stare al mondo. Franco Arminio – poeta, scrittore, paesologo – sarà protagonista di due incontri che dialogheranno a distanza, come due stanze della stessa casa.

Sabato 25 ottobre, alle ore 19.00, è Sant’Antioco ad aprirgli le porte, negli spazi intimi di Aperitivo con l’Autore, il festival che trasforma ogni incontro in un momento di condivisione dove la letteratura si fa esperienza comune.

Domenica 26 ottobre, alle ore 18.30, la Biblioteca comunale di Villasor lo accoglie per il prossimo appuntamento della V edizione di Letture in…Chiostro, il festival letterario che da cinque anni fa della lettura un gesto corale, una scelta di comunità.

Due festival, due territori, un’unica domanda: cosa significa abitare un luogo? Cosa vuol dire prendersene cura con lo sguardo prima ancora che con le mani?

Il dirigente del 4° settore del comune di Carbonia ha firmato la determina di nomina della commissione giudicatrice per la gara d’appalto dei servizi di igiene urbana e ambientale. E’ composta dal presidente ing. Enrico Maria Potenza e dai commissari ing. Giovanni Tocco e ing. Alessandro Di Gregorio.

Il valore stimato dell’appalto per gli otto anni di durata del contratto, ai sensi dell’art.14 del Codice, è pari a € 34.080.413,12 di cui € 33.360.413,12 quale costo per i servizi base e € 720.000,00 quale costo stimato del servizio di ritiro sfalci e triturazione a carico degli utenti richiedenti; 1/4 – l’importo complessivo a base di gara è pari a € 33.360.413,12, di cui € 32.276.013,12 per servizi (compreso dei costi della manodopera per € 19.620.386,96) ed € 84.400,00 per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso, oltre iva di legge.

Il termine ultimo per la presentazione delle offerte era fissato alle ore 18.00 del 10/09/2025 e la prima seduta di gara si è tenuta alle ore 9.00 dell’11/09/2025. Entro il termine di scadenza fissato sono pervenute 7 offerte: Ciclat Trasporti Ambiente Soc. Coop. con sede legale in Ravenna; COSIR s.r.l. con sede legale in Roma, in Avvalimento con Docks Lanterna S.p.A. con sede legale in Genova; De Vizia Transfer S.p.A. con sede legale in Torino; R.T.I. Gial s.r.l. (Mandataria) con sede legale in Taviano (LE) / Impregico s.r.l. (Mandante) con sede legale in Taranto; Idealservice soc. coop. con sede legale in Pasian di Prato (UD); Raccolgo srl con unico socio con sede legale in M odugno – Bari; TEKNOSERVICE s.r.l. con sede legale in Piossasco (TO);

 

Domenica 19 ottobre è stata commemorata, con una breve e sentita cerimonia nel piazzale del parcheggio del supermercato LIDL, la tragedia mineraria di Schisòrgiu in cui perirono 14 minatori e 8 rimasero feriti, nel più grave incidente sul lavoro mai accaduto in Sardegna. Certamente i poveri lavoratori carboniferi meritano un luogo più dignitoso ed idoneo di un piazzale per parcheggio come, ad esempio, la sistemazione di un terreno che si trova all’esterno dell’area recintata. Su questa ipotesi c’è un accordo di massima con l’attuale civica amministrazione di Carbonia ed interlocuzioni con un proprietario del suddetto terreno vicino. Si vedrà come andrà a finire.

La cerimonia è iniziata con il discorso introduttivo di Pierino Agus, presidente dell’associazione Amici della Miniera, che si occupa da alcuni anni anche di questa sentita celebrazione. Pierino Agus ha ricordato che la tragedia mineraria di Schisòrgiu si colloca tra i tanti incendi sul lavoro accaduti nel bacino carbonifero del Sulcis nel quale vi furono numerosissimi feriti e oltre 450 minatori morti, in ricordo dei quali si sta pensando di sistemare proprio un Memoriale monumentale, con i nominativi dei caduti, in uno spazio della Grande Miniera di Serbariu. Su questa idea sembrerebbe che sia d’accordo la stessa amministrazione civica di Carbonia ed è probabile che possa essere invitato all’inaugurazione del Memoriale il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con alte cariche dello Stato, rappresentanti del governo e delle due Camere, della nostra Regione Autonoma della Sardegna, di personalità religiose, militari e civili.
Subito dopo, come componente dell’associazione Amici della Miniera, ho ricordato le vere ragioni di queste tragedie. In una lettera riservata il prefetto di Cagliari, dott. Tito Cesare Canovai, chiedeva all’ing. Enrico Cori, Capo del Distretto Minerario della Sardegna, le ragioni di questi frequenti e numerosi incidenti minerari. L’ing. Enrico Cori rispose alla missiva del prefetto Tito Cesare Canovai, elencando tre cause fondamentali: il rapido incremento della produzione carbonifera giornaliera tanto da dover raggiungere una produzione di un milione di tonnellate all’anno; l’impiego di manodopera non specializzata, senza alcun addestramento e senza formazione professionale; e la deficienza di personale tecnico direttivo in particolare ingegneri soprattutto carboniferi.
Successivamente, a conclusione della cerimonia, il parroco don Giampaolo Cincotti, ha osservato che se questi adempimenti sulla sicurezza nel lavoro fossero stati predisposti dalle società minerarie carbonifere, certamente si sarebbero avuti meno incidenti sul lavoro e molte tragedie minerarie non sarebbero mai esistite.
Infine, guidati da don Giampaolo Cincotti, con le preghiere, i presenti hanno ricordato i poveri minatori caduti, veri martiri del lavoro.
Mauro Pistis
 

Il presidente della Provincia del Sulcis Iglesiente, Mauro Usai, questo pomeriggio, nella prima riunione del Consiglio post insediamento, ha conferito le deleghe ai consiglieri. Il vice presidente è Gianluigi Loru, sindaco del comune di Perdaxius, consigliere più votato.

Di seguito lo schema completo.

Ambiente, Agricoltura Caccia e pesca e vicepresidente: Gianluigi Loru

Ambito e funzioni principali: tutela ambientale e economia circolare, tutela della fauna selvatica, piani di gestione sostenibile; supporto all’agricoltura e alle filiere locali, miglioramento e recupero dell’efficienza delle infrastrutture irrigue; pianificazione e gestione sostenibile delle attività venatorie, gestione condivisa e trasparente delle politiche faunistico-venatorie. sviluppo del settore pesca e con particolare attenzione alla pesca del tonno, alle zone umide e alla biodiversità.

Viabilità, Trasporti e Infrastrutture strategiche: Sasha Sais

Ambito e funzioni principali: programmazione, manutenzione e messa in sicurezza della rete viaria provinciale; coordinamento degli interventi infrastrutturali di rilevanza territoriale. Integrazione del trasporto pubblico locale, pianificazione della mobilità sostenibile, collegamenti portuali e intermodali, accessibilità alle aree interne.

Istruzione superiore e universitaria: Daniela Massa

Ambito e funzioni principali: programmazione di un sistema formativo di qualità, inclusivo e connesso alle vocazioni produttive del territorio: programmazione dell’offerta formativa e raccordo con USR e Regione. Alta formazione e università diffusa; Orientamento, inclusione e contrasto alla dispersione Innovazione didattica e digitalizzazione.

Bilancio, Programmazione strategica e Attrazione di risorse: Pietro Morittu

Ambito e funzioni principali: coordinamento finanziario e controllo della spesa, pianificazione strategica provinciale e coordinamento con programmazione territoriale con il Programma Regionale FESR 2021-2027, Just transition fund e con gli altri strumenti regionali di programmazione, partecipazione a bandi europei e nazionali, attrazione di investimenti pubblici e privati.

Industria, Energia e Attività produttive: Romeo Ghilleri

Ambito e funzioni principali: promuovere uno sviluppo economico sostenibile, competitivo e integrato nel territorio provinciale, favorendo la transizione ecologica delle imprese, il rilancio dei poli industriali, la diversificazione produttiva e la piena valorizzazione delle risorse energetiche locali.

Patrimonio: Pierangelo Rombi

Ambito e funzioni principali: valorizzazione efficiente, trasparente e valorizzante del patrimonio provinciale.

Turismo e valorizzazione del territorio: Maria Beatrice Collu

Ambito e funzioni principali: promozione turistica, marketing territoriale, identità e memoria storica, eventi di valorizzazione e reti museali.

Pari opportunità, Coesione sociale e Politiche giovanili: Isangela Mascia

Ambito e funzioni principali: coordinamento delle politiche socio assistenziali territoriali, promozione dell’uguaglianza di genere, inclusione sociale, partecipazione giovanile e contrasto alle disuguaglianze territoriali.