19 May, 2024
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Domattina,alle 10.00, il Consiglio regionale comincerà l’esame dei circa 300 emendamenti presentati dai diversi gruppi consiliari al Dl n. 408 che contiene una serie di norme in materia di edilizia ed urbanistica.

La maggior parte delle proposte di modifica del testo proviene da Forza Italia (240), cui si aggiungono quelle dell’Udc (6) e del Psd’Az (1). Per quanto riguarda la maggioranza 2 emendamenti portano la firma della Giunta, 11 sono sottoscritti dal vice presidente della commissione Governo del Territorio Antonio Solinas (Pd), 8 dal consigliere Piero Comandini ed uno ciascuno dai consiglieri Giuseppe Meloni, Gianmario Tendas, Salvatore Demontis e Daniela Forma, sempre del Pd. Completano le proposte della maggioranza i 6 emendamenti presentati dal capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta.

Per finire il consigliere del gruppo Misto Francesco Agus, che ha presentato 18 proposte di modifica.

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I consiglieri regionali Daniela Forma e Daniele Cocco esprimono soddisfazione per l’adozione da parte della Giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale della Sanità Luigi Arru, del protocollo operativo per l’informazione e l’assistenza ai soggetti che ritengono di aver avuto una pregressa esposizione ad amianto e per la sorveglianza sanitaria di coloro che vengono valutati come ex esposti.

«Con l’adozione di questo protocollo – dichiarano Daniela Forma e Daniele Cocco – siamo riusciti a fare un ulteriore passo in avanti rispetto agli obiettivi che ci siamo dati sulla Vertenza amianto. Una Vertenza sulla quale ci siamo impegnati fortemente e che continueremo a seguire passo a passo, affiancando la Giunta regionale. La Regione Sardegna risulta quindi Regione virtuosa e antesignana nella tutela dei diritti dei lavoratori che nel corso della loro vita lavorativa sono risultati esposti all’amianto – aggiungono Daniela Forma e Daniele Cocco – ed anticipa le risultanze dell’Accordo della Conferenza unificata alle quali ci uniformeremo nel momento in cui il suddetto Accordo verrà sancito.»

«Grazie a questa adozione verrà offerto alla nostra comunità regionale un Protocollo aggiornato in grado di garantire una diagnosi certa e precoce delle patologie asbesto correlate e saremo in grado di rendere uniforme la sua applicazione su tutto il territorio regionale. In questo modo – concludono Daniele Cocco e Daniela Forma – la Regione Sardegna ha accolto e fatto proprie le rivendicazioni dei tanti lavoratori che gridavano attenzione su questi aspetti e rispetto ai quali abbiamo anche noi abbiamo dato voce e risonanza.»

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Sarà necessaria una nuova configurazione della struttura del Mater Olbia per adattarla alla nuova rete ospedaliera e potenziare il settore della radio-terapia e consentire alla Sardegna di abbattere le liste d’attesa per questo trattamento, riducendo di conseguenza la consistente “mobilità passiva” (che ha una incidenza di oltre 25 milioni annui per il servizio sanitario regionale).

E’ quanto emerso al termine del sopralluogo che la commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra (Psi), ha effettuato presso la struttura che la Qatar Foundation sta realizzando nel centro gallurese.

Il nuovo assetto del Mater Olbia, che prevede anche una riduzione (ancora da quantificare) dei 242 posti-letto complessivi originariamente assegnati, deve ancora essere formalizzato ma non dovrebbe comportare lo slittamento dei tempi di completamento del nuovo ospedale.

Occorrerà però intervenire, come ha comunicato il manager della QF Lucio Rispo, sia sull’adeguamento dell’immobile (per circa 20 milioni) che sulla dotazione tecnologica (per altri 20 milioni). «Attualmente – ha detto ancora Rispo – la parte edilizia dell’intervento è completata per l’81% e contiamo di portarla  a termine in tempi molto brevi mentre per l’accreditamento procederemo per fasi in un percorso che prevediamo di concludere entro il 2018».

Nello stesso tempo, la Qatar Foundation ha perfezionato accordi con importanti istituzioni nazionali per la gestione della struttura e con centri di ricerca internazionali per dare vita ad un nuovo “polo” di ricerca scientifica che avrà sede al Mater.

Dopo il sopralluogo durato circa due ore, la commissione ha tenuto una riunione conclusiva assieme al management della Qatar Foundation. Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Lorenzo Cozzolino, Giuseppe Meloni, Daniela Forma e Rossella Pinna del Pd, Giorgio Oppi dell’Udc, Giovanni Satta ed Emilio Usula del Misto, Pierfranco Zanchetta di Cps, Attilio Dedoni dei Riformatori sardi, Daniele Cocco di art.1-Sdp, Edoardo Tocco e Giuseppe Fasolino di Forza Italia.

Molti consiglieri, con sottolineature diverse, hanno lamentato la mancanza di informazione alla commissione e indirettamente al Consiglio sulle modifiche della rete ospedaliera esprimendo però una valutazione positiva sia sull’esito del sopralluogo che, in prospettiva, sul ruolo che il Mater Olbia potrà esercitare nel miglioramento del sistema sanitario della Sardegna.

Il capogruppo del Cps, Pierfranco Zanchetta, in particolare, ha sollecitato un sopralluogo della commissione presso l’ospedale “Paolo Merlo” di La Maddalena.

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La seduta antimeridiana n. 233 si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau che, dopo le formalità di rito, ha comunicato all’assemblea l’elezione di Annamaria Busia (Cp) a presidente del gruppo Misto e del consigliere dei Rossomori, Emilio Usula, vice capogruppo.

Gianfranco Ganau ha inoltre comunicato la modifica della denominazione del gruppo Partito Sardo d’Azione in “Psd’Az-La Base” e la richiesta del capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, per l’istituzione di una commissione speciale d’inchiesta sul rischio amianto in Sardegna, nonché la sentenza della Consulta sulla illegittimità costituzionale di alcune parti della legge di stabilità 2016.

Quindi il presidente del Consiglio ha pronunciato un breve intervento per ricordare il drammatico attacco terroristico di Manchester e portare la solidarietà e la vicinanza dell’assemblea sarda al popolo britannico: «Consentitemi in apertura dei lavori di questa Assemblea di ricordare quanto accaduto avantieri a Manchester, di porre per qualche istante la nostra attenzione alle ventidue vittime, al momento accertate, di un nuovo e terribile attacco, frutto dell’odio jihadista che ha guidato purtroppo la mano di un giovane cittadino inglese, nato in Gran Bretagna da genitori libici fuggiti dal regime di Gheddafi. Un matto, un terrorista, un giovane di 22 anni con la mente annebbiata da una ideologia che semina orrore e terrore, che cresce e si insinua nel disagio che caratterizza le grandi periferie della nostra Europa». «Un ventiduenne che sceglie di farsi saltare in aria, uccidendo ventidue persone e mutilando decine di ragazze e ragazzi – ha proseguito Ganau – adolescenti e bambini, riuniti per un concerto, durante un momento di festa e divertimento per condividere la stessa passione. Colpisce la scelta e la giovanissima età delle vittime, la più piccola aveva appena otto anni, e il bilancio dei feriti. Oggiha concluso il massimo rappresentante dell’Assemblea sarda – qualsiasi commento rischia forse di stridere di fronte a tanto orrore, ma credo che l’Europa, l’Italia e con esse la nostra isola, abbiano ancora tanta strada da fare per non alimentare quest’odio e tutta questa follia. Alla Gran Bretagna e al suo popolo quest’Assemblea esprime tutta la propria vicinanza».

Al termine dell’intervento, l’Aula, su invito del presidente del Consiglio, ha osservato un minuto di silenzio.

Il presidente ha quindi introdotto il tema della sostituzione dei consiglieri regionali sospesi, a fare data dal 20 febbraio 2017, per effetto della legge Severino, Oscar Cherchi (Fi), Alberto Randazzo (Fi) e Mario Floris, e si è proceduto con il giuramento dei nuovi consiglieri Gennaro Fuoco e Mariano Contu, candidati nel collegio provinciale di Cagliari, rispettivamente nelle liste di Uds e Forza Italia, che sono così subentrati agli onorevoli Mario Floris e Alberto Randazzo.

Terminate le formalità del giuramento, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente del Consiglio ha accordato.

Alla ripresa, il presidente Ganau, ha informato l’assemblea che in merito alla sostituzione del consigliere Oscar Cherchi (Fi), la giunta delle elezioni – riconoscendo fondate le cause di ineleggibilità denunciate a partire dallo scorso febbraio da Domenico Gallus (secondo dei non eletti nella lista Fi del collegio provinciale di Oristano) contro Emanuele Cera (primo dei non eletti nella lista Fi del collegio provinciale di Oristano) per non avere rassegnato, entro il 13 gennaio 2014, le dimissioni da presidente della Saremar – ha proposto all’Aula la votazione della sospensione del giuramento di Emanuele Cera.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto la votazione segreta.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha annunciato l’abbandono dell’Aula («la giunta delle elezioni  è disorganica e conta sei componenti della  maggioranza e solo tre della minoranza»), seguito dal consigliere Psd’Az-La Base, Giovanni Satta («la Giunta delle elezioni non ha svolto il suo compito e investe il Consiglio di competenze che non sono proprie») e da Roberto Desini, Pds («evidenzio l’incongruità della legge Severino che consente al collega sospeso di percepire parte dell’indennità»). Il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha lamentato “una votazione al buio” («non ci sono stati i dovuti approfondimenti e non possiamo sostituirci al tribunale ordinario ed assistiamo all’oscena applicazione della legge Severino»).

Il presidente Gianfranco Ganau ha prima confermato che «spetta alla giunta delle elezioni la valutazione delle incompatibilità e ineleggibilità» ed ha quindi aperto la votazione a scrutinio segreto. L’Aula con 32 voti e favore e 12 contrari, ha accolto la proposta della giunta delle elezioni ed ha sospeso il giuramento di Emanuele Cera. 

Al termine dello scrutinio il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con Dl 415-Giunta regionale-che modifica le leggi regionali n.32 e 36 del 2016 in materia di bilancio 2016 e pluriennale 2016-2018 a seguito del ricorso del Governo e della sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito l’incostituzionalità delle norme.

Prima di affrontare il testo del provvedimento, sempre sull’ordine dei lavori, il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che «il 18 maggio scorso la conferenza di servizi relativa alla ripresa dell’attività dell’impianto della Portovesme srl si è conclusa con un nuovo rinvio determinando un forte allarme fra i lavoratori, i sindacati e la politica». L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, ha poi ricordato Gianluigi Rubiu, «ha esposto ieri alla commissione quella che potrebbe essere la tempistica ma è evidente che, di fronte alla possibilità di perdere mesi ad attendere i pareri del Genio civile e del ministero dei Beni culturali, occorre una azione molto incisiva della Giunta per accelerare le procedure ed evitare che il 15 giugno prossimo la società sia costretta a chiudere l’impianto».

Il presidente Gianfranco Ganau ha assicurato che il problema è all’attenzione della conferenza dei capigruppo, che incontrerà a breve i lavoratori e le organizzazioni sindacali.

Successivamente il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza del Dl 415, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) per illustrare il provvedimento.

Franco Sabatini ha affermato in apertura che la legge, approvata in commissione dalla maggioranza col voto contrari dell’opposizione, «nasce dalla necessità di adeguare le leggi regionali alle decisioni della Corte Costituzionale, pronunciatasi a seguito di un ricorso del governo relativo alla copertura di un disavanzo di 32 milioni». Una interpretazione rigorosa della Consulta, ha sottolineato Franco Sabatini, «che ha determinato una sorta di paradosso considerando sia la rivendicazione della Regione di ingenti crediti dallo Stato, sia la correzione già operata dalla Regione all’interno dei dati di bilancio». «Con il Dl 415 – ha poi sostenuto – si effettua l’adeguamento al nuovo quadro previsionale, riformulando in parte il testo per renderlo più comprensibile, al termine di un grande lavoro della struttura tecnica regionale per allinearsi al Dl 118 che ha introdotto il principio del bilancio armonizzato pur non avendo partecipato alla sperimentazione triennale fatta da altre Regioni». Restiamo comunque in un contesto normativo, economico e finanziario molto complesso, ha concluso il presidente della commissione Bilancio annunciando alcuni emendamenti concordati con gli uffici, la Corte dei Conti e lo stesso ministero dell’Economia, «che richiede in prospettiva il rafforzamento delle risorse umane, finanziarie e strumentali della Regione».

Intervenendo per la relazione di minoranza, il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha parlato di un provvedimento tecnico correttivo della legge di bilancio per questione «forse minimale» sollevata dalla Corte Costituzionale, chiarendo però che l’opposizione ha votato contro «per questioni politiche perché i problemi del passaggio al bilancio armonizzato sono stati determinati dalla scelta della Giunta e della maggioranza di saltare la fase di sperimentazione; oggi, di fatto, siamo di fronte alle conseguenze di quella scelta sbagliata che la Giunta ha voluto fare ignorando i nostri rilievi e forse non è finita qui perché ci sono perfino emendamenti che correggono la correzione». Riflettiamo, dunque, ha concluso il consigliere, «se questo sia il modo corretto di procedere, proseguendo la strada della leale collaborazione con lo Stato che nella realtà si è tradotta nella politica di confrontarsi con lo Stato con il cappello in mano».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sottolineato che «il comportamento della Giunta sulle leggi di bilancio è indefinibile, perché è vero che ci sono difficoltà oggettive ma questo non può far dimenticare che è stato concesso al Governo di fare a suo piacimento salvo poi bacchettare la Regione, che si è proceduto con parifiche della Corte dei Conti in tappe successive e perfino con emendamenti della Giunta all’ultimo momento scavalcando per l’ennesima volta il Consiglio». Insomma, ha sintetizzato la Zedda, «i tecnicismi non possono nascondere gli errori politici per cui il nostro giudizio resterà contrario, anche perché ogni momento di ritardo è una pena per chi deve ricevere fondi dalla Regione e molto spesso si tratta delle categorie più deboli della società sarda e del sistema delle imprese».

Per la Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha dichiarato che, ferma restando la natura tecnica del provvedimento che comporta un aggiustamento delle leggi di bilancio dopo sentenza della Consulta, ha riconosciuto che la situazione «non fa piacere come non fanno piacere gli emendamenti, mi auguro che ci sia la parola fine ma non ne sono certo, spero di sì». «Questi sono i formalismi di cui stiamo morendo – ha lamentato l’assessore – pur comprendendo che affrontiamo una materia complicatissima nella quale è auspicabile che la sentenza della Corte serva a fare chiarezza». «Gli uffici della Regione – ha ricordato Raffaele Paci – hanno lavorato per mesi per riallineare disposizioni formali senza niente di gestionale movimentando gli stessi numeri, per cui spero davvero che siamo arrivati alla fine del percorso». «Credo anche – ha continuato Paci – che la nostra macchina istituzionale debba essere adeguata ed integrata da esperti e riorganizzata, fermo restando che col bilancio armonizzato stiamo garantendo più trasparenza e la possibilità di una costante verifica dell’andamento della spesa, mi preoccupa piuttosto che gli uffici regionali abbiamo dovuto tralasciare in questi mesi altre cose molto importanti come la finanziaria 2017, spero perciò che ora si possano concentrate nel dare risposte dalla Sardegna».

Per dichiarazione di voto il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) si è chiesto se sia normale e compatibile con dignità del Consiglio «correggere a maggio 2017 la legge di stabilità 2016, è la terza o la quarta volta che lo facciamo mentre la Corte Costituzionale sottolinea la grande confusione della nostra Regione». «Mi chiedo a questo punto – ha aggiunto – quando arriverà un bilancio credibile e definitivo e quando si abbandoneranno l’approssimazione e la supponenza che ha caratterizzato la vertenza entrate con la pretesa di fare pure l’apripista». «Oggi – ha concluso – Raffaele Paci ammette che ci vogliono esperti ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo fatto la figura dei dilettanti allo sbaraglio davanti al Governo».

Il capogruppo sardista Angelo Carta, contrario, ha detto di non voler sparare sull’assessore «che comunque non può eludere la sua responsabilità è nonostante l’atteggiamento costruttivo nei confronti dell’Aula». E’vero che «gli uffici hanno il fiato corto», ha concluso Carta, auspicando che da subito si inizi a lavorare sulla parte corrente, di cui la Sardegna ha molto bisogno.

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sostenuto che «la Sardegna ha commesso l’errore di applicare per prima il Dl 118 per cui adesso occorre fermarsi e definire le azioni necessarie per trovare la strada maestra per procedere correttamente e possibilmente in tempi rapidi, attraverso una task force di specialisti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha definito forse superfluo affrontare i problemi della nostra Regione nei rapporti con lo Stato nella materia finanziaria. Esiste invece, a suo giudizio, «un serio problema politico perché ci sono debolezze strutturali da aggredire, dopo il contenzioso chiuso nel modo sbagliato col ritiro dei ricorsi che ha dimostrato la nostra debolezza, la mancanza di un tavolo di confronto e di una linea politica forte; la Sardegna ha bisogno di politiche di sviluppo e occupazione e di un fronte politico unitario disposto ad impegnarsi per il bene comune della Regione».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il Consiglio ha approvato gli articoli e gli emendamenti collegati alla legge, fino al voto finale, che ha visto 30 voti favorevoli e 19 contrari.

Dopo che l’on. Eugenio Lai ha chiesto l’inversione dell’ordine dei lavori per discutere subito le mozioni iscritte all’ordine del giorno, l’on. Antonio Solinas (Pd) ha sollecitato invece la discussione della proposta di legge sui funghi e così l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi). Per l’on. Roberto Deriu (Pd), invece, è opportuno meditare meglio sulla proposta di legge sui funghi.

Il vicepresidente del Consiglio Eugenio Lai, ha chiesto dunque la una breve sospensione dei lavori e il presidente Ganau ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa, il presidente Ganau ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha deciso di rinviare alla prossima seduta la discussione sulla proposta di legge sui funghi. I lavori sono dunque proseguiti con la mozione 239 del 18 giugno 2016 sul poligono militare di Teulada presentata dall’on. Gianluigi Rubiu (Udc). L’oratore ha detto: «Ho dialogato informalmente con il presidente Pigliaru e  abbiamo convenuto che sarebbe bene un approfondimento nella commissione competente. E magari in commissione possiamo chiedere ai rappresentanti delle Forze armate di essere presenti». Il Consiglio ha disposto il rinvio della mozione alla Prima commissione.

A seguire la mozione 136  (on. Paolo Zedda e più) sulla cannabis. L’oratore ha ricordato in premessa che il primo firmatario dell’atto fu l’ex on. Gavino Sale e ha aggiunto che «in Italia la cannabis è la sostanza psicotropa largamente più utilizzata, soprattutto dai giovani. Un mercato illegale che vale circa 60 miliardi di euro l’anno solo nel nostro Paese grazie al fallimento delle politiche proibizionistiche. Anche il dipartimento nazionale antimafia segnala la necessità di contrastare la criminalità organizzata con politiche di depenalizzazione della materia. I dati sulla legalizzazione sono incoraggianti, anche sotto il profilo della salute oltre che su quello della prevenzione della criminalità. Anche il consenso in ambito mondiale sta cambiando, nel senso che sta finendo l’associazione tra la cannabis e le altre droghe». L’oratore ha poi aggiunto: «Le caratteristiche della Sardegna consentono in modo ottimale la coltivazione della cannabis e la sperimentazione, con notevoli vantaggi per l’incremento delle entrate. Se legalizzassimo la cannabis in Italia, spenderemmo 541 milioni di euro in meno per i detenuti, 228 milioni di meno sull’ordine pubblico e 7 miliardi di incremento di entrate erariali. Evidenti sarebbero i riflessi per la Sardegna. Ecco perché noi chiediamo che la Sardegna sia capofila di un progetto sperimentale, in modo coraggioso».

Ha preso poi la parola l’on. Mariano Contu (FI), che ha detto: «Parlo da cittadino, da politico, da medico e da genitore di tre figli adolescenti. Da cittadino penso che i danni provocati da sostanze voluttuarie come alcol e fumo siano davanti a tutti. E da medico dico abbiamo bisogno di un ripasso sugli effetti dell’uso terapeutico della cannabis. Da genitore, poi, dico che è vero che i ragazzi si sballano col fumo della cannabis e questo è molto pericoloso per il loro sviluppo».

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto) «la cannabis è usata da millenni come analgesico. Un tempo regalavamo noi ragazzi la piantina alla nonna, che la coltivava per noi quando questo era proibito. E oggi siamo in grado di suggerire noi ai nostri nipoti come coltivare e usare la cannabis. Buona canna se uno vuole fumare».

Per l’on. Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) «non so che nonne avete avuto voi ma la mia non ha mai coltivato cannabis. Non sono però così convinto del fatto che l’Autonomia della Sardegna cresca approvando questa mozione. Attenzione che pure Luca Pani, il presidente della commissione del farmaco, ribadisce che un conto è l’uso a fine medico e un altro è la coltivazione libera. Se è vero che uno spinello non hai ucciso nessuno è anche vero che l’uso prolungato ha un impatto sul sistema sanitario e sociale».

Ha preso poi la parola l’on. Roberto Deriu (Pd), secondo cui «la mozione è troppo timida e non chiede nulla di speciale perché chiede al governo che ci pensi e che la Regione continui a pensarci. Se si vuole dare un segnale bisogna dire che questa pianta è dannosa per la salute quanto altre piante che noi abbiamo tra le più care e che ci danno quelle sostanze che consumiamo in modo abbondante. L’esito di questa mozione sarà minimo, quasi inesistente: dobbiamo impegnarci invece per intensificare un dibattito in Sardegna che ci porti a risultati concreti».

Luca Pizzuto (Sdp) ha invitato il Consiglio a riflettere sui vantaggi che il proibizionismo ha portato alle mafie e alle organizzazioni criminali. «La legalizzazione della cannabis consente di controllare il fenomeno, occorre liberarsi da posizioni ideologiche – ha detto Pizzuto – ricordo che Pasolini, pur contrario all’aborto, disse di essere favorevole alla sua legalizzazione perche consentiva di avere un controllo pubblico sulle interruzioni di gravidanza».

Il consigliere di Sdp ha quindi suggerito di provare a ragionare su come la Sardegna possa svolgere un ruolo d’avanguardia. «Non si può negare che molti ragazzi sardi si rechino in Olanda per sperimentare la cannabis. Quanto alla possibilità di coltivarla non è vero che nell’Isola non ci sia disponibilità di terreni, si tratta di una scelta. Possiamo provare a pensarci? Perché rinunciare a priori a produrre una sostanza che può avere effetti benefici per la salute?».

Il capogruppo di Cps, Pierfranco Zanchetta annunciando il suo voto favorevole alla mozione ha chiesto di poter aggiungere la sua firma al documento. «Finalmente si toglie il velo di ipocrisia. Stiamo parlando di legalizzazione e non di liberalizzazione della cannabis con prospettive interessanti per il suo uso a fini terapeutici».

Critico invece il giudizio del capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «Sono contrario alla liberalizzazione delle droghe. Contrario a discutere su un tema non decisivo per le sorti della Sardegna. Abbiamo rinviato legge sui funghi e discutiamo la mozione sulle droghe. Sono in difficoltà, da padre, a parlare di questo argomento. Mi vergogno delle cose sentite in quest’aula. Vorrei parlare della Sardegna dei pastori e dei centenari, mi dispiace invece parlare della Sardegna dei migranti, degli spacciatori di droga e dei delinquenti. Perché non liberalizzare anche le rapine in banca?».

Rubiu, infine, ha criticato l’intervento del consigliere Mariano Contu: «Il suo è stato un pessimo esordio. Gli agricoltori sardi non sono coltivatori di droga, Contu si vergogni di ciò che ha detto».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha preso le difese del collega Contu: «Si riferiva a un fenomeno diffuso e conosciuto. C’è una tendenza all’estirpazione di vigneti e alla coltivazione più redditizia della marijuana. Contu non parlava delle  aziende agricole ma di fenomeni criminosi che si verificano nell’Isola e sostituiscono forme sane di agricoltura».

Pietro Pittalis ha poi detto di essere contro ogni forma di protezionismo ma ha suggerito di affrontare il tema con attenzione. «Occorre pensare anche ai minorenni e una fascia di età che non ha la capacità di comprendere ciò che fa. Verso queste persone bisogna mostrare attenzione, la marijuana è porta d’ingresso per il consumo di droghe pesanti. Minimizzare dicendo che è meno pericolosa di altre droghe non ha senso. Se si parla di uso terapeutico stiamo parlando d’altro. Gli esperti confermano l’esistenza di danni all’apparato respiratorio. I consumatori abituali di cannabis sono a rischio più alto per schizofrenia e psicosi. Perché minimizzare e non tenere conto del problema?

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore alla Sanità Luigi Arru per il parere della Giunta.

Secondo Luigi Arru la discussione deve essere affrontata su piani diversi: «Non c’è dubbio alcuno sull’utilità della cannabis a fini terapeutici. La sostanza ha effetti benefici nella terapia contro il dolore cronico, nel trattamento associato a chemioterapia e nella cura delle spasticità dei pazienti affetti da sclerosi multipla – ha affermato l’assessore della Sanità – penso che sia da valorizzare l’ipotesi che la Sardegna possa svolgere un ruolo importante sul fronte della ricerca. Ho perplessità invece sull’utilizzo della cannabis a fine ludico, nei giovani c’è un rischio più alto di psicosi. Dal punto di vista sanitario va bene valorizzare il prodotto a fini terapeutici. La produzione della molecola è oggi affidata a un istituto militare di Firenze. Occorre capire se può essere facilitata la produzione in Sardegna. Sulla mozione la Giunta si rimette alla decisione dell’Aula».

Ha preso quindi la parola Paolo Zedda (Sdp) primo firmatario della mozione.

«La cannabis è nociva. Nessuno lo mette in dubbio, è importante combatterne l’abuso – ha detto Paolo Zedda – è però meno nociva del tabacco e dell’alcol. Non si giustifica il fatto che per i primi due la vendita sia normata e per la marijuana no».

Secondo il primo firmatario della mozione la legalizzazione funziona meglio della repressione: «In nove Stati americani la legalizzazione ha determinato un calo dei consumi soprattutto tra i più giovani. Con un atteggiamento repressivo i giovani tendono a consumarne di più. La legalizzazione consentirebbe di sperimentare altre modalità di consumo per esempio attraverso la nebulizzazione della cannabis meno dannosa dell’inalazione del fumo».

Paolo Zedda, infine, ha ribadito l’obiettivo della mozione: «In parlamento non si riesce ad approvare una legge. Se l’Italia non se la sente perché non fare noi da apripista? E’ una buon provvedimento che produce effetti benefici prima di tutto sulla salute e a caduta sul sistema sanitario e giudiziario. Ciò che chiedo è avere, in modo responsabile, un po’ di coraggio. Concordiamo con lo Stato una normativa utile e mettiamola in pratica».

Rossella Pinna (Pd) ha annunciato il suo voto contrario alla mozione per come è stata formulata. «L’intervento dell’assessore dimostra che la cannabis non è una sostanza innocua – ha detto Rossella Pinna – la letteratura dichiara e certifica rischi più alti di schizofrenia e psicosi per i consumatori, stati d’ansia e aumento degli incidenti stradali. Va potenziato l’altro aspetto quello dell’utilizzo a fini terapeutici per il trattamento del dolore cronico. Faccio una proposta: cerchiamo di stralciare dal testo le parti che trattano l’uso ricreativo e ludico e concentriamoci invece sull’aspetto del miglioramento della salute dei pazienti e sull’uso terapeutico per il trattamento del dolore. Non si tratta di scegliere tra repressione e legalizzazione ma tra informazione e disinformazione».

Giudizio condiviso da Daniela Forma (Pd): «Non è corretto mettere insieme una discussione sull’uso della cannabis a uso terapeutico con il tentativo di dare un taglio ideologico sull’utilizzo a fini ludici – ha detto Daniela Forma – c’è inoltre un problema di coerenza: in passato il Consiglio ha approvato leggi per combattere la fetopatia alcolica e la ludopatia,  ora si vorrebbero legalizzare altre dipendenze. Serve invece un’azione di sensibilizzazione e informazione sull’utilizzo della cannabis nelle scuole, nei giornali e nelle tv. Questo consentirebbe di combattere l’uso delle droghe tra i giovanissimi. La mozione va riformulata, così com’è non la voto».

Anche Augusto Cherchi (Pds) ha annunciato il suo voto contrario: «Non si possono fare differenze tra droghe più o meno dannose. Condivido la posizione dell’assessore. Chiedo al presidente della Commissione di mettere in discussione una proposta di legge sull’uso terapeutico della sostanza. C’è bisogno di un approfondimento, sono contrario all’uso ludico della cannabis».

Anche il neo consigliere Gennaro Fuoco si è detto d’accordo con l’assessore sulla necessità di distinguere i due aspetti. «A livello nazionale lo studio per l’uso terapeutico della cannabis è in fase avanzata, attualmente noi la compriamo all’estero a costi esagerati, sarebbe auspicabile la produzione in Italia. No invece all’uso ludico».

Voto contrario anche da parte di Paolo Truzzu (FdI): «Per una volta sono d’accordo con Arru, da oggi è iscritto al gruppo dei moralisti bigotti – ha affermato Paolo Truzzu – certi ragionamenti sono disarmanti: come Aula abbiamo il dovere di proporre soluzioni che aiutino la comunità che amministriamo a migliorare le condizioni sociali».

Roberto Deriu (Pd) dopo essersi schierato a favore della proposta avanzata dalla collega Rossella Pinna ha replicato ad alcuni interventi dei consiglieri che lo avevano preceduto: «Il problema ideologico non è posto da chi chiede la legalizzazione. Ideologica è la posizione che differenzia sostanze ugualmente nocive. Il proibizionismo ha fallito in tutto il mondo. E’ sbagliato continuare a dire che occorre tenere alta la guardia aumentando il sovraffollamento carcerario e criminalizzando l’uso di alcune sostanze per difendere posizioni securitarie che non sono utili alla società e che fanno aumentare i reati. Il protezionismo è praticato dagli amici della criminalità. Occorre consentire la libera scelta senza pensare al posto degli altri, l’atteggiamento paternalistico è insopportabile».

Fabrizio Anedda (Comunisti Italiani) ha dichiarato la propria astensione e sostenuto la necessità di arrivare alla legalizzazione della cannabis per uso personale.

Per Michele Cossa (Riformatori) serve un approccio pragmatico e senza ideologie. «Condivido la posizione equilibrata assunta da Rossella Pinna. Sono disposto a discutere di tutto ma non posso accettare che il modello siano gli squallidi coffee shop olandesi. Sull’ uso terapeutico nessuno può dire nulla, le posizione ideologica sulla liberalizzazione hanno nuociuto sulla discussione. Sì all’uso terapeutico, molta prudenza sugli aspetti ludici».

Angelo Carta (Psd’Az), firmatario della mozione, condividendo la posizione della collega Pinna ha invitato gli altri presentatori a modificare l’impianto del documento escludendo l’uso ludico: «Sarebbe in ogni caso un passo in avanti – ha detto Angelo Carta – io voterò a favore ma chiedo agli altri firmatari di fare uno sforzo accettando di legalizzare la parte sull’uso terapeutico e rinviare la discussione sull’uso ludico».

Alessandro Collu (Pd) ha annunciato il suo voto a favore: «Non capisco certe affermazioni. Non è vero che con la liberalizzazione si aumenta il consumo – ha detto Alessandro Collu – in questo modo verrebbe eliminato il principale soggetto portatore di interessi: lo spacciatore».

Il presidente Ganau ha quindi chiesto il parere dell’Aula sull’emendamento orale presentato da Rossella Pinna.

Paolo Zedda (Sdp) ha quindi chiesto una breve sospensione della seduta per valutare la proposta.

Alla ripresa dei lavori Paolo Zedda ha espresso contrarietà alle modifiche proposte dalla collega Pinna chiedendo di mettere ai voti la mozione: «Limitare l’uso della cannabis a fini terapeutici cambierebbe completamente il significato della mozione. Ci sono altre 11 regioni che lo hanno già fatto. Serve un cambio di passo, anche l’uso ludico si combatte  meglio con la legalizzazione e non con la repressione».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo ai voti il documento che è stato respinto con 23 no e 19 sì.

Al termine della votazione Gianfranco Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Il Consiglio sarà convocato a domicilio. 

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Il Consiglio regionale ha approvato la legge che individua gli interventi esclusi dall’autorizzazione paesaggistica e quelli sottoposti alla cosiddetta procedura autorizzatoria semplificata.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il presidente ha sospeso la seduta per convocare una conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha comunicato l’inversione dell’ordine del giorno, portando al primo punto la proposta di legge n.421/A (Solinas Antonio e più) “Disposizioni urgenti finalizzate all’adeguamento della legislazione regionale al decreto del presidente della Repubblica n.31 del 13 febbraio 2017 – Regolamento recante individuazione degli interventi esclusi dall’autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura semplificata; modifiche alla legge regionale 28/98”.

Successivamente, ha aggiunto, saranno esaminate le mozioni 302 (Cocco Daniele e più) sulla crisi industriale del polo di Ottana, la 293 (Rubiu e più) sulla situazione dei trapianti in Sardegna, la 298 (Dedoni e più) sulla fornitura di ausili e protesi da parte del servizio sanitario regionale e la 261 (Tedde e più) sui ritardi nell’attuazione del Piano di sviluppo rurale. Saranno rinviate ad altra data, ha concluso Ganau, la 239 (Rubiu e più) sulle servitù militari per l’indisponibilità del presidente Pigliaru a partecipare alla seduta e la 136 (Sale e più) sulla legalizzazione della cannabis.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha preso atto dell’indisponibilità del presidente Pigliaru, sottolineando però che «l’argomento va trattato con estrema urgenza e quindi inserito all’ordine del giorno della prima seduta utile per la necessaria discussione sul programma di implementazione della base di Teulada».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci, associandosi alle considerazioni di Rubiu, ha richiamato l’attenzione del Consiglio su un ordine del giorno approvato nel 2014 ed ormai superato, per cui «occorre riprendere dialogo con il ministero della Difesa sia per ridurre il carico di fuoco del territorio che, soprattutto, per sollecitare la realizzazione di progetti tecnologici che lo stesso ministero sta portando avanti».

Il consigliere del Pd Piero Comandini ha sollecitato l’unificazione della mozione Rubiu con una del Pd, presentata a suo tempo sullo stesso argomento.

Il presidente Ganau, dopo aver assicurato l’accorpamento dei documenti del Consiglio in materia di servitù militari, ha dato la parola al consigliere Antonio Solinas, del Pd, relatore della proposte di legge n. 421/A.

Antonio Solinas ha affermato in apertura che la proposta, approvata dalla quarta commissione all’unanimità, «ha registrato un consenso molto ampio in Consiglio e nella società sarda, fra i cittadini e le imprese, individuando gli interventi esclusi dalla autorizzazione paesaggistica e quelli sottoposti alla cosiddetta procedura autorizzatoria semplificata, per cui è opportuno approvarla quanto prima anche in vista della legge di manutenzione e di quella organica, sempre in materia urbanistica». «Il testo – ha aggiunto – riguarda in sostanza piccoli interventi edilizi come ad esempio le opere interne che non alterano la sagoma dell’edificio, i prospetti, le coperture e l’abbattimento delle barriere architettoniche mentre, quelli ammessi alla procedura semplificata, consistono in incrementi volumetrici non superiori a 10% od interventi di adeguamento alle misure antisismiche».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si è dichiarato d’accordo con lo spirito del provvedimento osservando peraltro «che poteva anche non essere oggetto di legge regionale perché quella nazionale si poteva applicare direttamente, ma comunque è sempre meglio precisare per evitare di innescare interpretazioni difformi da parte degli uffici tecnici comunali». «Positiva – ha detto Pittalis – anche la semplificazione che cancella inutili lungaggini per interventi di piccola entità; l’auspicio è che questa legge sia una buona premessa per la prossima legge urbanistica perché attualmente la Sardegna ha una normativa che immobilizza tutto il sistema ed ostacola lo sviluppo del settore edilizio e dell’economia della Sardegna».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha condiviso il testo della commissione che era inserito, in un primo momento, nel testo della legge di manutenzione. «Con questo provvedimento – ha proseguito – si recepisce regolamento entrato in vigore in tutta Italia dallo scorso mese di aprile e va ricordato che il decreto di riferimento, all’art. 13, prevedeva l’adozione di una norma ad hoc nelle Regioni speciali». «Stiamo intervenendo su una casistica molto ampia – ha detto ancora Erriu – che comprende oltre 70 procedimenti e dimezza la tempistica; uno strumento di semplificazione utile importante ed atteso che condividiamo».

Per dichiarazione di voto il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha annunciato il voto favorevole del gruppo, anche perché «si supera una fase di incertezza determinata dagli uffici regionali che hanno comunicato ai Comuni il blocco di tutte le pratiche su paesaggistiche». «Piuttosto – ha aggiunto Marco Tedde – resta sullo sfondo una normativa regionale inadeguata, la recente legge edilizia non ha funzionato ed anzi ha creato problemi; paradossalmente il nostro Piano casa della legislatura precedente, che il centro sinistra si è ostinato a non prorogare, è ancora oggi più nuovo della vostra nuova legge ancora in gestazione, mentre quella urbanistica è ancora in alto mare». «Su questo noi siamo molto critici e non da oggi – ha concluso Tedde – perché la maggioranza non ha mostrato coraggio, non è attenta alle ragioni della produzione e nemmeno alla stessa tutela dell’ambiente».

Subito dopo il Consiglio ha approvato gli articoli ed il testo della legge, all’unanimità, con 42 voti.

Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame della mozione n. 302 sulla crisi industriale di Ottana ed il presidente ha dato la parola al consigliere di Articolo 1-Sinistra democrazia e Progresso Daniele Cocco, per illustrarne il contenuto.

Daniele Cocco, dopo aver ringraziato tutti i capigruppo del Consiglio per l’attenzione sulla vicenda e gli assessori dell’Industria Maria Grazia Piras e del Lavoro Virginia Mura per la grandissima disponibilità, ha espresso preoccupazione «per la gravissima situazione di sofferenza economica ed occupazione della Sardegna centrale dove la complessità delle tante vertenze aperte non fanno ancora intravedere il rilancio di quell’area, con gravi ricadute su imprese, indotto e lavoratori, molti dei quali legati ad ammortizzatori ormai in scadenza». Il problema di Ottana, ha detto ancora Cocco, «è sostanzialmente legato a quello della centrale elettrica sul cui rilancio ruotano altre iniziative come il centro di stoccaggio del gas (gnl), il polietilene e l’impianto di Eni Versalis, impianti in larga parte fermi e con poca manutenzione, mentre avanza il dramma di centinaia di famiglie in cassa integrazione che vedono sempre più vicino licenziamento». «Rispetto ad un contesto così preoccupante – ha affermato Cocco –è necessario che la Regione, anche attraverso questa mozione, eserciti una forte pressione sul governo per accelerare rilancio dell’area di Ottana proteggendo nel frattempo i lavoratori e riferendo tempestivamente al Consiglio sulle iniziative che saranno attivate». «Chiediamo in altre parole – ha concluso – risposte concerete e riteniamo che, sotto questo profilo, che la vertenza debba essere trasferita alla presidenza del Consiglio dei ministri e, nello stesso tempo, vogliamo verificare la disponibilità privati e l’esistenza delle condizioni per far ripartire il sistema, mantenendo inoltre l’attenzione molto alta sul problema delle bonifiche».

La consigliera del Pd Daniela Forma, in apertura, ha ricordato che sulla vertenza di Ottana «il Consiglio è intervenuto più volte, così come la Giunta, mantenendo un contatto costante con i sindacati ed attivando un tavolo di confronto Regione-Governo per la proroga della mobilità in deroga a sostegno dei lavoratori». «La vertenza di Ottana – ha aggiunto – ha le sue specificità perché è l’unica della Sardegna centrale dove esistevano impianti di chimica pesante che cerca di ripartire secondo le condizioni del mercato di oggi e del domani; l’unica, inoltre, dove è scomparso, negli anni, il settore tessile con 5.000 posti di lavoro, trasformati in ammortizzatori sociali in perenne scadenza perché tessuto economico locale non riesce ad assorbirli». In definitiva, a giudizio della Forma, «occorre superare un pesante gap infrastrutturale, su cui incidono anche i costi dei servizi e la marginalità delle zone interne, che devono spingerci ad inquadrare il problema in una visione complessiva di un territorio in grande sofferenza, che potrebbe concretizzarsi anche in una politica fiscale speciale per uscire dall’assistenzialismo».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha sottolineato che «quella di Ottana è una vertenza della Sardegna che appartiene a tutta la comunità regionale, che rappresenta la speranza di un territorio dove ci sono ancora imprenditori». Ogni progetto di rilancio, ha ricordato la Zedda, «ruota attorno alla riconversione della centrale energetica che oggi potrebbe essere rilanciata positivamente dalla realizzazione del deposito gpl di Oristano ma la questione più importante è che manca una presenza incisiva del Governo nazionale». La nostra è una battaglia comune, ha ricordato la consigliera, «e per questo dobbiamo intervenire in modo forte sul Governo per attirare ulteriori investimenti ma le istituzioni regionali si devono muovere, anche per non ripetere gli errori un passato caratterizzato dal saccheggio improduttivo di fondi pubblici».

Dopo l’on. Zedda ha preso la parola l’on. Usula (Rossomori), secondo cui «questa è una mozione quanto mai opportuna. Ribadiamo che siamo consapevoli dello stato di preoccupazione dei lavoratori e delle famiglie di Ottana. Questa mozione non deve essere un passo liturgico ma un atto di impegno politico solenne per tutti noi. Dobbiamo pretendere certezze sulle opere di bonifica e sulle infrastrutture nuove di Ottana, dalla banda larga alla rete del gas, dalle ferrovie alle strade. Esistono imprenditori sani, non rapaci e disinteressati ai lavoratori, che voglia rilanciare il settore agroalimentare. Ottana potrebbe diventare un polo di attrazione per imprenditori così».

Per i Riformatori sardi l’on. Luigi Crisponi ha detto: «Purtroppo, spesso ci occupiamo di crisi industriale ma quando si parla di Ottana c’è sempre un brivido che corre dietro la schiena. E’ il territorio più martoriato e povero di tutta l’Isola. Ma perché Ottana non è stata inserita nell’elenco delle aree industriali più complesse? Ci preoccupa molto il silenzio su questi temi e sul sistema energetico della Sardegna».

L’on. Stefano Tunis è intervenuto per Forza Italia e ha affermato: «Cominciamo a distinguere i filantropi e a contare le risorse pubbliche che sono state impiegate a Ottana. E’ un conto salatissimo quello pagato per uno stabilimento chiuso a Ottana. Fatta salva la buona fede di chi ha fatto l’assessore sino a oggi, è accanimento terapeutico destinare ancora risorse pubbliche. Non parlerò di nulla che serva a puntare il dito contro qualcuno ma dobbiamo riconoscere che i player di oggi a Ottana hanno evidenti limiti. Chiedo dunque questo: che questa mozione, intelligente e condivisibile per il rilancio del territorio, sia integrata con qualcosa di nuovo e non sia un ennesimo riempirci la bocca di parole».

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha esordito dicendo: «Per trent’anni qualche risultato di crescita e di sviluppo il territorio lo ha ottenuto ma ormai negli ultimi anni la situazione è precipitata. Le responsabilità sono di tutti e dobbiamo tutti cercare uno sbocco per non lavarci la coscienza con una mozione. Ci sono iniziative che vanno accelerate. Certo ,la costruzione della dorsale del gas può dare una speranza: è arrivato il tempo che la Giunta e il Consiglio abbiano un confronto duro e forte, rispettoso ma deciso, con il Governo nazionale. Se non risolviamo il problema della Sardegna centrale stiamo creando problemi anche agli altri territori: servono incentivi fiscali per tutta la durata dell’investimento. Basta con i contributi a fondo perduto, che non generano sviluppo stabile».

Il sardista Angelo Carta è intervenuto per dire che“i sindacati hanno in corso una discussione su quale debba essere l’industria giusta oggi per Ottana”. A 48 anni dalla Commissione Medici «dobbiamo dare questa risposta, salvando prima di tutto quello che può dare davvero posti di lavoro da subito, come Ottana energia e Ottana polimeri. Ma dopo tutto questo è chiaro che ci deve essere un impegno ulteriore, che passa per l’agroindustria e la zootecnia. Non bastano i governi locali dei Comuni. Alitalia ha ingoiato otto miliardi in questi anni: per noi Ottana vale quello che Alitalia vale per lo Stato italiano perché è un simbolo di una Sardegna che non trova pace».

Per l’Udc l’on. Rubiu ha detto: «Chiediamo che la Sardegna incida soprattutto con il governo perché si trovino le soluzioni con il riconoscimento dello stato di crisi complessa, pensando soprattutto a una riconversione che salvi i livelli dell’occupazione. E può essere l’agroindustria il settore sul quale puntare. Mi viene da sorridere però per le misure straordinarie che vengono proposte: i capannoni di Ottana a un euro dopo le case di Ollolai ad un euro. Finirà che venderemo anche i nostri ospedali a un euro».

L’on. Congiu (Pds) ha esordito con l’indicazione dei contributi a favore degli imprenditori che volessero insediarsi a Ottana, secondo il bando di Invitalia pubblicato il 4 aprile. «Dal 16 dicembre 2016 Ottana è già inserita nelle aree di crisi non complesse  e l’offerta dei capannoni a un euro ha un senso. Vorrei capire con l’assessorato all’Industria se grazie al bando Invitalia ci sono richieste di insediamento di imprenditori a Ottana. Leggiamo di joint venture tra Sarroch e Versalis di Ottana ma non sappiamo di più».

L’on. Gaetano Ledda (Misto) ha esordito: «Sappiamo tutti quanto inquinamento c’è stato a Ottana e anche io provo  i brividi sulla schiena. Ripongo poca speranza nella chimica e sappiamo che il rilancio è legato alla sopravvivenza della centrale elettrica. La Regione ha buttato soldi e  li ha dati a imprenditori continentali che hanno costruito scatole vuote e se ne sono andati: non controlliamo mai i soldi che diamo. Abbiamo un’azienda a Ottana pronta ad assumere 50 operai investendo 40 milioni di euro ma la Regione deve svolgere il suo ruolo predisponendo il contratto di investimento, che deve essere pronto prima dell’estate».

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, ha detto che «l’Aula sembra sottovalutare l’importanza dell’argomento. Il 3 maggio 2016 ci fu l’incontro istituzionale col presidente  Pigliaru proprio sul futuro di Ottana. Ricordo il pomposo comunicato dell’ufficio stampa della Giunta: a oggi nulla è cambiato, se non in peggio.  Assessore, il problema è che da sempre questa vertenza è stata considerata una vicenda locale. Non lasciamo soli gli amministratori di quest’area, persone che quotidianamente ci mettono la faccia. Non possiamo continuare con le attese, con i tavoli tecnici e quelli politici».

L’assessore Maria Grazia Piras (Industria) è intervenuta per la Giunta e ha detto che «l’attenzione su Ottana è sempre stata massima, anche nei rapporti con la presidenza del Consiglio dei ministri. Abbiamo avuto spesso rapporti tesi con Terna e sono arrivati anche risultati come la proroga del regime di essenzialità per il 2014 e il 2015 di cui ha beneficiato anche la centrale di Ottana. Sul livello strategico abbiamo promosso le interlocuzioni con il Mise e con Terna, per le modalità di una continuità operativa: ci vuole di più e stiamo chiedendo proprio alla Presidenza del Consiglio per un tavolo che punti comunque alla riconversione del polo energetico di Ottana». Sul tema della metanizzazione della Sardegna, l’assessore Piras ha detto: «Nel Patto per la Sardegna abbiamo il fondamento del progetto di metanizzazione della nostra isola. E’ evidente che senza imprenditori che parlino lingue chiare l’impresa non può andare avanti: spetta a loro dire quali sono i progetti che intendono realizzare a Ottana e la Regione starà ad ascoltarli. Gli strumenti di aiuto ci sono, come il bando Invitalia che da subito dà risorse a fondo perduto e agevolazioni fiscali. Intanto, abbiamo chiesto specificamente a Invitalia di poter accedere ai finanziamenti che stanziano complessivamente 40 milioni di euro al livello nazionale».

Sempre per la Giunta l’assessore Virginia Mura (Lavoro) ha detto: «Sugli ammortizzatori sociali in deroga richiesti per i lavoratori dobbiamo purtroppo far presente che esiste un divieto di legge dal 2014. Per questo non è stato aperto lo sportello nel 2015 non solo per i lavoratori del tessile. Cosa siamo riusciti a fare, anche grazie al lavoro dei nostri parlamentari sardi in Senato? Siamo riusciti a ottenere la rimodulazione di risorse ancora disponibili e abbiamo aperto uno sportello a dicembre scorso per i lavoratori che hanno concluso il periodo di sostegno della legge 223 nel 2016. Prendo l’impegno per i 90 lavoratori del settore tessile, apriremo uno sportello per le domande on line che ovviamente andrà a favore di tutti i lavoratori che si trovano in quelle condizioni, non solo di quelli del Nuorese».

Dopo gli interventi della Giunta, l’on. Daniele Cocco (MDP) ha chiesto una breve sospensione dei lavori con lo scopo di emendare con gli spunti emersi dal dibattito il testo della mozione. Il presidente Ganau ha disposto una sospensione breve.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha dato la parola al capogruppo di Sdp Daniele Cocco che ha annunciato la presentazione di alcune integrazioni dal testo della mozione.

Cocco ha quindi presentato un emendamento orale che modifica la parte finale del documento. Il nuovo testo chiede un impegno della Giunta a promuover in tempi rapidi un incontro urgente con la Presidenza dei ministri per l’esame della situazione complessiva del sito industriale di Ottana.

«Obiettivo dell’iniziativa consiliare – ha detto Cocco – è quello di arrivare a un rilancio del polo industriale di Ottana attraverso la ricomposizione della filiera della chimica e la riconversione della centrale energetica. Occorre inoltre presentare un’istanza formale per far dichiarare Ottana sito di interesse nazionale, passaggio che renderebbe obbligatorie le bonifiche». Su quest’ultimo punto, Cocco ha inoltre sollecitato la Giunta a sostenere il Comune di Ottana nella causa amministrativa promossa presso il Tar con la quale si richiede la bonifica delle aree dismesse dalla società Montefibre.

Il presidente Ganau ha quindi messo ai voti la mozione che è stata approvata all’unanimità.

L’aula è quindi passata successivo punto dell’ordine del giorno: una mozione e un’interpellanza sulla situazione dei trapianti in Sardegna e sull’adeguamento delle provvidenze a favore dei trapiantati illustrate dal primo firmatario Gianluigi Rubiu (Udc).

Nel suo intervento, Rubiu ha messo in luce le difficoltà attraversate dal Centro Trapianti della Sardegna che ha visto una contrazione degli interventi nel 2015 per poi riprendersi nel 2016.

«C’è la necessità di garantire un livello adeguato e costante di trapianti in modo da evitare ai pazienti più gravi lunghi e dispendiosi viaggi nella Penisola per farsi operare – ha detto Rubiu – occorre poi intervenire per modificare l’attuale normativa in modo da garantire parità di trattamento a tutti i pazienti.»

Gianluigi Rubiu ha quindi manifestato l’esigenza di promuovere in Sardegna la cultura della donazione, attraverso un’attività rivolta soprattutto alle scuole e ha chiesto chiarimenti sulla gestione del Centro regionale dei Trapianti e sulle modalità di erogazione dei rimborsi ai trapiantati chiedendo una rivisitazione delle leggi di settore.

L’assessore alla Sanità Luigi Arru, rispondendo alle sollecitazioni contenute nella mozione, ha illustrato la situazione della Rete regionale dei trapianti. «Il sistema sanitario – ha detto Arru – è oggetto di una profonda ristrutturazione che coinvolgerà anche il Centro regionale dei Trapianti. Ristrutturazione che inevitabilmente ha creato qualche difficoltà ma, nonostante tutto, nel 2016 sono stati ottenuti buoni risultati con 98 organi trapiantati. Un successo ottenuto grazie all’impegno di tutti coloro che operano negli ospedali sede delle donazioni e nei Centri Trapianto».

Arru ha poi convenuto con il firmatario della mozione sulla necessità di promuovere la cultura della donazione e si è detto d’accordo sulle azioni di sensibilizzazione delle giovani generazioni attraverso attività mirate nelle scuole.

L’assessore si è quindi soffermato sulla situazione del Centro regionale dei trapianti. «Il Sistema regionale ha bisogno di una profonda riorganizzazione – ha sottolineato Arru – la Giunta sta lavorando in questa direzione. Fino al 2015 il Centro era diretto dal prof. Carcassi con un impegno part time e a titolo gratuito. A seguito delle sue dimissioni si è presentato il problema della individuazione del nuovo coordinatore attraverso le nuove procedure di legge. Oggi questa figura può essere parificata al direttore di una struttura complessa. La proposta di riorganizzazione ha determinato un allungamento dei tempi, ma arriveremo presto a una soluzione. L’Ats avrà il compito di dare una risposta. A breve risolveremo il problema del responsabile del Centro di coordinamento trapianti. Tra i suoi compiti ci sarà anche quello di promuovere la cultura della donazione».

Luigi Arru si è poi detto d’accordo sulla necessità di procedere a una rivisitazione delle leggi di settore che regolano le provvidenze a favore dei trapiantati. «Il riordino delle leggi di settore è stato previsto già dall’art. 48 della L.R. 23/2005 – ha detto l’assessore – attualmente non tutte le situazioni vengono trattate allo stesso modo, occorre intervenire attraverso l’applicazione dell’ISEE e ridefinendo i limiti di reddito, la misura dei benefici, i criteri di riconoscimento delle provvidenze e dei rimborsi spese, attraverso principi di equità e omogeneità in relazione alle condizioni di bisogno accertate. Serve uno sforzo da parte di tutti, è una misura di welfare, non si possono creare discriminazioni».

In sede di replica il consigliere Gianluigi Rubiu ha auspicato il massimo sforzo da parte della Regione per venire incontro alle necessità dei trapiantati. «Non possiamo più fidarci delle sole leggi di settore, c’è bisogno di un restyling complessivo della normativa. La questione dei trapiantati è un argomento che riguarda tutti. Propongo per questo l’approvazione di un ordine del giorno unitario».

E’ poi intervenuta la consigliera Daniela Forma che, in sintonia con il primo firmatario della mozione, ha manifestato apprezzamento per la proposta di promuovere la cultura della donazioni: «E’ un elemento rilevante su cui lavorare. E’ giusto che la Giunta si spenda in prima linea – ha detto Forma – su questo fronte occorre cercare sinergie con gli enti locali. I comuni potrebbero registrare la volontà  dei cittadini di donare gli organi al momento del rinnovo delle carte d’identità». Daniela Forma ha poi affrontato il tema dei sussidi e delle provvidenze ai trapiantati: «La legge prevede rimborsi solo per i trapiantati di rene, poi estesa ad altre patologia. E’ necessario oggi fare un passo in avanti. Il Pd è pienamente convinto della necessità di dare corpo alle nuove esigenze».

E’ quindi intervenuto il consigliere Gianluigi Rubiu che ha presentato un ordine del giorno firmato da tutti i capigruppo. Il documento impegna la Giunta ad adeguare la legge n.11 del 1985, al monitoraggio costante sull’andamento del numero dei trapianti, alla verifica dell’adeguatezza della pianta organica de Centri trapianti e a prevedere un ulteriore stanziamento per le cure odontoiatriche indispensabili per il buon esito dell’intervento dei pazienti in lista d’attesa.

Posto in votazione l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione la mozione n. 298 sulle modalità di fornitura di ausili e protesi con spesa a carico del Servizio sanitario regionale

Attilio Dedoni, capogruppo dei riformatori e primo firmatario della mozione, ha in premessa ricordato all’assessore la necessità di dare una risposta alla situazione del Centro per la Sclerosi Multipla dell’ospedale Binaghi. «I dati forniti non tornano, i casi sardi non sono 7.000 ma 9.000. Occorre potenziare il Centro del Binaghi non vogliamo che ci siano altre ipotesi in campo».

Attilio Dedoni si è quindi concentrato sulla mozione in discussione: «Questa mozione nasce dalla necessità di fare chiarezza sulle fornitura di ausili e protesi ai pazienti sardi – ha detto Dedoni – prima gli ospedali si rivolgevano a fornitori e ditte della Sardegna che garantivano un assistenza tecnica in loco. Oggi, con il nuovo sistema di appalto, i fornitori sono in Continent3e. Le protesi e gli ausili vengono spediti e non vi è più la possibilità di rivolgersi a un tecnico. Capita spesso che gli strumenti non siano adatti al paziente e hanno bisogno di essere sistemati».

Secondo Dedoni c’è, dunque, la necessità di intervenire razionalizzando il sistema e contenendo allo stesso tempo i costi. «La nostra priorità deve essere il malato – ha concluso Dedoni – il paziente deve avere la possibilità di ottenere protesi calibrate sulla sua patologia. Le Asl devono vigilare affinché il servizio di manutenzione, rigenerazione e sanificazione degli ausili protesici non degeneri un un semplice riciclo di vecchie forniture in disuso».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, in apertura del suo intervento in sede di replica ha definito “straordinario” il lavoro svolto sul tema della sclerosi multipla in Sardegna ed a proposito dell’ospedale Binaghi ha escluso con nettezza qualsiasi ipotesi di chiusura o ridimensionamento («Il Binaghi non si tocca ed abbiamo concluso una fase di transizione dovuta al pensionamento di tre medici e all’attesa della stipula del documento con l’Università per i ricercatori»). Sulle modalità di fornitura di ausili e protesi l’assessore ha ricordato le precedenti determinazioni in materia, la maggior parte riferite al 2012, ed ha affermato: «Abbiamo colmato il tempo sulle cose non fatte e abbiamo dato disposizioni affinché l’Asl 1 di Sassari potesse procedere per il bando di fornitura superando le modalità adottate in precedenza che erano più costose». «Tracciamo inoltre – ha aggiunto Arru – la fornitura di protesi secondo il sistema disposizione con il Sisar e non entro nel merito della gara d’appalto». L’assessore ha però assicurato puntuali e tempestive verifiche in ordine alle criticità evidenziate nella mozione ed in particolare relativamente ai tempi delle consegne, al numero di tecnici ortopedici, alla sanificazione, alla manutenzione e alla carenza di istruzioni al momento della consegna degli ausili, all’assenza dell’operatore sanitario.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, nella controreplica ha confermato le carenze indicate nella mozione ed ha invitato l’assessore a procedere con le verifiche e «riaprire un ragionamento sulle forniture guardando alle ditte del settore che operano in Sardegna».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato il voto a favore della mozione 289 («i problemi evidenziati nel documento meritano un’attenta verifica e se è il caso efficaci correttivi») seguito dal suo omologo del Psd’Az, Angelo Carta, che ha sottolineato come dall’Ats non siano pervenute indicazioni puntuali sulla spesa complessiva per la fornitura di ausili e protesi.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione la mozione 289 che è stata approvata ed ha concesso la parola al consigliere Marco Tedde (Fi), primo firmatario della mozione 261, sui ritardi nell’attuazione del Piano di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020. Una mozione, come ha sottolineato Marco Tedde, ormai datata (settembre 2016) ma che ha consentito al presentatore di evidenziare i ritardi con i quali si è proceduto nella pubblicazione dei bandi del Psr («sono passati tre anni e si continua a rinviare») nonché il rischio che le imprese sarde del comparto agricolo siano di fatto private delle opportunità offerte dai fondi comunitari. «Viste le ingenti risorse a disposizione – ha concluso Tedde – chiediamo alla Giunta di colmare il grave ritardo anche attraverso un rafforzamento delle strutture assessoriali interessate e una semplificazione delle procedure».

L’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, ha ripercorso l’iter burocratico amministrativo dei bandi del Psr e spiegato le ragioni dei rinvii che hanno interessato alcune misure del Psr ma ha affermato che «entro l’estate tutti i bandi del piano 2014-2020 saranno in pubblicazione». Caria ha inoltre dichiarato che la Regione Sardegna con circa 195 milioni di euro di fondi erogati a partire dal 1 gennaio 2016 è al quarto posto nella specifica graduatoria che vede in testa le province autonome di Trento e Bolzano, seguite dal Veneto. «Le criticità che hanno causato i ritardi – ha concluso l’assessore – non sono imputabili all’assessorato ma alle procedure informatiche utilizzate».

Il consigliere Marco Tedde preso atto delle rassicurazione dell’assessore Caria («lo aspettiamo alla prova dei fatti») e valutato che la mozione 261 si riferiva alla situazione Psr relativa al settembre 2016 ha annunciato il ritiro del documento ed ha però evidenziato la mancata risposta a due interrogazioni sul medesimo argomento presentate dai consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione dell’Aula al domicilio. 

 

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Sono proseguiti oggi i lavori del Consiglio regionale per l’esame della Legge di stabilità 2017 che detta le disposizioni in materia di sanità e politiche sociali. Sentito il parere del presidente della Commissione Bilancio e della Giunta, il presidente Ganau ha aperto la discussione generale.

Annamaria Busia (Misto), dopo aver sottolineato l’importanza dei contenuti del’articolo 4, ha puntato la sua attenzione sulla necessità di finanziare i Centri antiviolenza per l’assistenza dei  minori “vittime assistite” e dei maschi maltrattanti. «Avrei evitato ogni riferimento a questioni attuali ma anche ieri c’è stato un femminicidio – ha ricordato Busia – a marzo si sono registrati sei delitti contro le donne, uno dei quali in Sardegna. Ormai si tratta di un bollettino di guerra. Per questo l’argomento richiede il massimo impegno da parte di tutti».

La consigliera del Centro Democratico ha quindi auspicato l’approvazione dell’emendamento per l’incremento dei fondi destinati ai Centri antiviolenza: «Si propone un sistema di accoglienza per i minori vittime di crimini domestici. In Sardegna esistono attualmente solo strutture per minori abbandonati o devianti non per minori vittime assistite. Noi prevediamo un modesto finanziamento (100mila euro) che per il momento può bastare. A breve passerà in Senato la proposta di legge per le vittime di crimini domestici. E’ necessario completare il sistema di tutela a favore delle donne con la previsione di Centri che si occupino anche dei soggetti maltrattanti».

Edoardo Tocco (Forza Italia)  ha rimarcato come anche quest’anno la Legge di stabilità destini gran parte delle risorse al sistema sanitario. Il consigliere azzurro ha poi criticato l’operato dell’Azienda unica regionale: « Sarebbe importante capire i piani e i programmi dell’Ats e i criteri con i quali vengono deliberati i tagli. Il direttore Moirano però non si è ancora presentato in Commissione. La maggior parte delle risorse vengono destinate ai grandi ospedali della Sardegna, si dimenticano invece i piccoli nosocomi».

Edoardo Tocco ha poi parlato del Reis: «Abbiamo approvato il reddito di inclusione sociale ad agosto del 2016, da allora non si è saputo più nulla – ha affermato l’esponente della minoranza – c’è una grande aspettativa. Chiedo all’assessore Arru di catechizzare gli uffici regionali perché si colleghino con i comuni. C’è un’informazione distorta e no si riesce a dare risposte ai cittadini».

Rossella Pinna (Pd) ha invece concentrato l’attenzione sull’emendamento che autorizza l’Ats a contrarre un mutuo per il completamento del Centro di riabilitazione “Santa Maria Assunta” di Guspini. «Non è tematica locale ma riguarda tutta la Sardegna – ha detto Pinna – con questo provvedimento si  restituisce la speranza a chi ha la sfortuna di doversi curare ed è costretto a recarsi fuori dall’Isola». L’emendamento proposto, secondo la consigliera del Pd, potrebbe contribuire ad attenuare l’impatto che la modifica della rete ospedaliera avrà sull’organizzazione sanitaria regionale. «E’ un intervento di grande valenza, risponde alla esigenza di rendere omogenea la presenza di centri di riabilitazione in ambito regionale e rivitalizza un modello di eccellenza restituendogli operatività. Il piano di indirizzo per la riabilitazione ha stabilito che in ogni Regione deve essere attivata un’organizzazione capillare che consenta al paziente di avere un riferimento certo post ricovero. Attualmente il sistema sardo non risponde alle esigenze dei cittadini».

Ignazio Locci (Forza Italia), in apertura del suo intervento, ha richiamato il tema dei costi della Sanità. «Il tentativo di riformare il sistema non ha dato esiti positivi – ha detto Ignazio Locci – la spesa nona accenna a diminuire, segno che gli obiettivi che vi eravate posti non sono stati raggiunti. Basta guardare i dati del 2016 che hanno determinato un aumento dei costi di 305 milioni di euro. Per il 2017 si prevedono 330 milioni. Vedremo nel corso dell’anno quale sarà la performance».

Secondo Locci, ciò che salta all’occhio è la rinuncia del Consiglio a svolgere le proprie funzioni programmatorie in materia. «Assistiamo tutti i giorni a veri e propri interventi da parte dei manager delle Asl e della Giunta che sono caratteristici della riorganizzazione della rete ospedaliera. Anche in questa Finanziaria l’esecutivo propone un emendamento che va in questa direzione. E’ inutile discutere di programmazione se poi il Consiglio delega la propria funzione».

Sulle politiche sociali, Ignazio Locci ha ricordato che lo scorso 23 febbraio la Conferenza delle Regioni ha aggiornato il Patto della Salute. «La Sardegna perde 9 milioni di euro – ha rimarcato Ignazio Locci – che impatto avrà sul fondo per le non autosufficienze?».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha letto un elenco con i nomi delle donne vittime degli ultimi casi di femminicidio. «Stiamo in un vicolo cieco. Non esistono più politiche e strumenti per arginare il fenomeno che è comune a tutto il Paese – ha detto Alessandra Zedda – crediamo che la Sardegna avendo una sua specificità possa intervenire attraverso i Centri antiviolenza. Nonostante le misure messe in campo c’è ancora molto da fare. E’ un fenomeno culturale e su questo si deve intervenire».

Alessandra Zedda ha poi denunciato i ritardi nell’erogazione delle somme stanziate per il contrasto alle povertà, la non autosufficienza e il programma “Ritornare a casa”. «Sono programmi basilari su cui siamo tutti d’accordo. Abbiamo stanziato i soldi, perché arrivano in ritardo? Perché creiamo disagi a chi è già in difficoltà? Occorre stabilire un meccanismo che consenta di pagare nei termini».

Giudizio critico anche sul Reis: «E’ uno strumento importante ma non si può consentire un blocco di 8 mesi – ha detto Zedda – bisogna stringere e agire rapidamente».

Sulla spesa sanitaria, infine, la consigliera azzurra ha bocciato senza mezzi termini l’azione dell’esecutivo: «Quello che si è fatto fino ad oggi non è andato nella direzione voluta. La spesa sanitaria aumenta. Non siamo in grado di monitorare la diminuzione dei costi, Quanto bisogna aspettare ancora per la riforma della rete ospedaliera?».

Giovanni Satta (Uds) si è detto d’accordo sulla necessità di una razionalizzazione della spesa su larga scala. «Per questo mi sono astenuto sull’Ats, il principio è giusto ma purtroppo i costi della Sanità continuano a salire».

Giovanni Satta ha poi auspicato parità di trattamento per i territori. «Si è deciso di chiudere il punto nascita a La Maddalena, la razionalizzazione è giusta ma deve essere fatta su tutto il territorio nazionale, questo non avviene – ha affermato Giovanni Satta – a Nuoro l’Asl ha 163mila abitanti, solo tremila in più rispetto a Olbia, eppure ottiene 40 milioni di euro in più rispetto alla Gallura. Questo gap spero che venga presto colmato». Stesso discorso sui risparmi: « A Nuoro la questione del Project financing dell’ospedale San Francesco non è ancora risolta. I dipendenti, sono sottopagati, a chi vanno i soldi per i maggiori guadagni del Project?».

Giovanni Satta si è poi rivolto un plauso all’assessore Arru per l’attivazione del un servizio regionale di elisoccorso (“E’ importante perché consente di salvare vite anche nelle zone più isolate”) mentre ha sollecitato un potenziamento delle strutture per la terapia del dolore: «A Cagliari il reparto del Binaghi funziona per sole 5 ore alla settimana, il servizio potrebbe essere potenziato a costo zero».

Una bocciatura sull’operato della Giunta è arrivata invece da Giorgio Oppi, consigliere dell’Udc ed ex assessore alla Sanità. «Sfascio, disorganizzazione e fallimento come mai si era visto negli ultimi decenni. Costi aumentati e servizi peggiorati – ha detto Oppi – si è accentrato tutto nelle mani delle burocrazia mentre serve più autorevolezza della politica».

Secondo Giorgio Oppi, la Giunta ha introdotto una riforma «che non riforma nulla. La Sanità sarda non gode di buona salute, checché ne dica la stampa. Il progetto per il nuovo Polo pediatrico di Cagliari, voluto dalla Giunta Cappellacci, è fermo. A Nuoro la nuova macchina per radioterapia oncologica non funziona per la mancata formazione dei medici. Le liste d’attesa continuano ad essere lunghissime».

Critiche anche sull’Areu: «Non è ancora entrata in attività. Anzi, è stata uccisa prima di nascere. Non esiste ancora un programma. L’obiettivo – ha sottolineato Oppi – sembra essere quello di chiudere alcuni Pronto Soccorso». Per questo non convince nemmeno il recente accordo con la Lombardia: «La loro situazione è completamente diversa. La deliberazione della Giunta espropria il direttore dell’Areus delle proprie competenze. Siamo di fronte all’ennesimo pasticcio».

In conclusione del suo intervento Oppi ha parlato dell’ospedale Mater di Olbia: «Ci sono ritardi e continui cambi di programma. Proponenti accusano la Regione e voi siete in silenzio – ha affermato l’esponente della minoranza – non c’è traccia dei soldi, il Mater Olbia non aprirà mai, bisogna avere il coraggio di dirlo».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori), riprendendo gli interventi appassionati della Busia e della Zedda sui centri antiviolenza ha preannunciato un emendamento che prevede il finanziamento adeguato di queste strutture. Dopo un convegno svoltosi a Nuoro alla presenza di tutti i responsabili dei centri della Sardegna, ha ricordato Usula, «è stato lanciato un forte grido di dolore da parte di tutti gli operatori per dover gestire situazioni di grandissima complessità con pochissime disponibilità economiche». I centri anti violenza, ha detto ancora Usula, «chiedono in fin dei conti la ricostituzione della dotazione finanziaria del 2007 per cui, sotto questo profilo, apprezzo la proposta della collega Pinna ma la ritengo insufficiente perché spero in uno stanziamento più importante; c’è bisogno di certezze per permettere ai centri di dare speranza a tante donne sarde». Soffermandosi poi sul problema della nuova rete ospedaliera, il consigliere dei Rossomori ha espresso una posizione «contraria a micro emendamenti su situazioni particolari, perché compito della Regione, invece, è quello di individuare una risposta complessiva valida per tutto il sistema regionale».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sdp), in apertura, ha rinnovato la richiesta all’assessore Arru di riferire su situazione dell’Aias, mentre i lavoratori, ha ricordato, «sono impegnati in un presidio per sollecitare l’attenzione delle Istituzioni ed alcuni di essi sono addirittura in sciopero della fame». Parlando del problema della violenza di genere, Pizzuto ha auspicato fra l’altro «un lavoro avanzato in campo culturale per scardinare lo schema secondo il quale il genere maschile è di dominio e spesso di prepotenza e la donna è una sorta di oggetto». In materia di Reis (reddito di inclusione sociale), Pizzuto ha riconosciuto che «l’opposizione ha ragione a criticare alcune lentezze purché non si metta in discussione validità dello strumento,  ora la delibera della Giunta è stata modificata anche grazie a contributo dell’Anci e crediamo di aver imboccato la strada giusta». Piuttosto, ha osservato il consigliere di Sdp, «all’esterno c’è contrasto molto forte (anche mediatico) nei confronti del Reis, dimenticando che sulle povertà estreme in realtà il sistema pubblico assicurava ai destinatari, in media, circa 100 euro al mese». Forse qualcuno, ha polemizzato Pizzuto, «vuole mantenere gli ultimi in stato di oppressione e per questo serve uno scatto di volontà della politica anche perché abbiamo 40 milioni da spendere e il sistema può funzionare al meglio se le reti pubbliche fanno squadra; insomma i correttivi si possono fare ma senza può mettere in discussione il passo avanti che abbiamo fatto; la lotta è fra passato e futuro ed anzi questa conquista può essere una occasione di anzi riscatto per tutta la classe politica».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha dichiarato che «se dovessi misurare a spanne il valore della finanziaria basandoci sui report dei giornali sardi direi che è abbastanza mediocre ed in effetti difficile intervenire in un contesto in cui manca la percezione delle difficoltà del popolo sardo e non si fa un dibattito vero nel territorio e nell’opinione pubblica». Ciò accade, ha lamentato Dedoni, «anche perché, per esempio, la commissione d’inchiesta sulla sanità non riesce andare avanti senza dati e senza i necessari strumenti di analisi della situazione sarda ed è un gravissimo errore; la sanità non ha colore e dovrebbe accomunare tutti, gli sprechi ci sono ancora e sono tanti ma non si interviene, la magistratura indaga ma la politica non sembra cosciente di quanto accade e della necessità di dare risposte a cose concrete come le intollerabili attese al pronto soccorso». Nessuno vuole sparare nel mucchio, ha avvertito Attilio Dedoni, «ma la strategia giusta è quella di aggredire la mala sanità essendo noi magistrati di noi stessi e vorrei che questo fosse il grido di tutto il Consiglio».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, dopo essersi definito anch’egli «un membro disarmato della commissione d’inchiesta sulla sanità dove di fatto non si riesce a lavorare» ha messo l’accento sullo stato dei rapporti fra Consiglio e Giunta e fra questi e lo Stato per quanto riguarda il riconoscimento degli svantaggi dell’insularità che «deve necessariamente ricomprendere le isole minori». Carloforte e La Maddalena, ha aggiunto Zanchetta, «sono riconosciute nella riforma della sanità ma vorrei sapere se, rispetto a questo principio, siamo andati avanti perché, se vengono sottratti servizi a La Maddalena non è che si possono compensare a Carloforte». La cosiddetta protesta delle pance che ha fatto il giro d’Italia, ha ricordato il capogruppo di Cps, «non è altro che la richiesta delle di far nascere i bambini a casa loro; ho già detto all’assessore Arru che bisogna garantire le condizioni di sicurezza e l’elisoccorso può essere un elemento di garanzia su cui ragionare per aiutare le donne a partorire sull’isola, una possibilità da verificare insieme alla rotazione equipe sanitaria».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, parlando dei gravi problemi della sanità nuorese, ha ricordato che recentemente ha partecipato ad un incontro organizzato dalle forze sociali «dove è stato lanciato un forte allarme sulla sanità nel territorio condiviso anche dagli amministratori». La domanda che tutti si fanno, ha proseguito, «è sapere qual è la visione complessiva del settore che ha la Regione, quale può essere la nuova idea dei servizi e della geografia degli stessi sul territorio nuorese, come ci si può confrontare fra centro e periferia». Non abbiamo risposte chiare a queste domande, ha lamentato Congiu, «anzi vediamo che si va verso una dimensione del servizio che, se non condivisa, potrebbe creare difficoltà; il manager dell’Azienda unica Moirano ha preso contatto con gli amministratori promettendo incontro ma siamo lontani da un vero metodo partecipato e costruttivo e questi sono temi molto legati all’articolo che stiamo discutendo».

Subito dopo, il Consiglio ha iniziato ad esaminare gli emendamenti all’art. 3 respingendo una serie di proposte oppressive presentate dall’opposizione.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha richiamato l’attenzione del presidente su fatto che «molte delibere della Giunta inserite nel sito in realtà non sono cliccabili e quindi non si possono consultare; ho chiesto di verificare questo disservizio ai funzionari del mio gruppo e la risposta che hanno ottenuto è quella non sono autorizzati a dare copie nemmeno ai consiglieri regionali». Faccio appello a lei, presidente, ha concluso Pittalis, «perché questa situazione non può essere tollerata e la consultazione in tempo reale degli atti della Giunta è un diritto dei consiglieri».

Il presidente Gianfranco Ganau ha concordato sulla fondatezza della richiesta.

L’on. Michele Cossa (Riformatori) ha denunciato la chiusura dell’unico punto ristoro dell’ospedale Oncologico di Cagliari. “E’ inaccettabile che i malati in attesa della chemio non abbiano nemmeno la possibilità di prendere una cosa calda. Vorrei sapere dall’assessore Arru se si può affrontare e risolvere, anche a livello emergenziale, questo problema”.

L’emendamento 264 è stato respinto e così anche il 265. Ritirato l’emendamento 161, l’Aula ha poi respinto l’emendamento 266 identico al 409. Respinti anche il 267, 410, 268, 411, 269, 412, 270, 413, 271, 414, 272, 415, 273, 416, 274, 417, 275, 276, 277, 278, 418, 279, 280, 281, 282, 283, 419, 284, 420, 285, 421, 286, 422, 287, 423, 288, 424.

Approvato l’emendamento 651, sostitutivo totale, a firma dell’on. Pinna e più, relativo a uno stanziamento straordinario di 200 mila euro per contrastare il fenomeno del randagismo.

Sul punto l’on. Alessandra Zedda (FI) ha annunciato il suo voto favorevole ma ha chiesto che sia “maggiore l’attenzione verso gli enti locali, che gestiscono in prima persona i canili”. Per l’on. Sabatini “meglio intervenire sulla sterilizzazione che sulla costruzione di nuovi canili, anche se i 200 mila euro sono solo un parte del denaro necessario”. Favorevole anche l’on. Gianluigi Rubiu (Udc): “E’ una cifra simbolica ma in realtà stiamo sottraendo somme alla sterilizzazione e al compito delle Asl”. Anche l’on. Tedde (FI) ha annunciato il voto favorevole, pur con critiche: “I canili comunali sono sprovvisti di risorse, purtroppo questo stanziamento è un pannicello caldo”. Sul contributo ai canili è intervenuto anche l’on. Roberto Desini (Pds): “Spero sia l’inizio di un percorso e spero che in futuro si possano aumentare le risorse”.

L’on. Rubiu (Udc) ha illustrato l’emendamento 142: si tratta di un contributo di 400 mila euro alle associazioni di volontariato che gestiscono canili, centri di ricovero e di “oasi” e “villaggi”. Respinto l’emendamento 142 stessa sorte è toccata anche al 135.

L’articolo 4 è stato poi votato.

L’on. Michele Cossa (Riformatori) ha illustrato l’emendamento 6, relativo alla sicurezza materna e infantile a La Maddalena e ha sollecitato a tutta l’Aula un voto favorevole, vista l’importanza del tema. L’on. Giuseppe Fasolino (FI) ha ribadito il concetto: “Riusciamo o no a garantire il diritto alla salute anche agli abitanti di quest’isola? Non sono manco cittadini di serie B ma di serie C”.

L’on. Zanchetta (Upc) ha detto: “Mi fa piacere tanta attenzione per la mia isola ma in tante altre circostanze ci siamo trovati da soli, per problemi altrettanto seri. All’on. Satta mi permetto di dire che non sono d’accordo quando afferma che 37 parti all’anno in quel punto nascite non legittimano un punto nascite”.

Per l’on. Tocco (FI) “tutti ormai hanno capito l’importanza di questo problema. Io sono andato a La Maddalena sei mesi fa a toccare con mano la dimensione di questa vicenda, nonostante non sia il mio territorio e non faccia parte nemmeno di quella commissione”.

L’on. Giovanni Satta (Uds) ha detto: “Vorrei chiarire all’on. Zanchetta che non sono io ma le infermiere di La Maddalena che affermano come non sia il caso di far nascere un figlio all’ospedale di La Maddalena. Certo che se ci fossero tutte le condizioni di sicurezza, garantite dall’assessorato alla Sanità, sarebbe diverso”.   

Per l’on. Augusto Cherchi (Pds) “i punti nascita di Bosa, Ghilarza e Sorgono sono stati sospesi per ragioni di sicurezza. Questo non vuol dire che l’evento eccezionale non possa riguardare La Maddalena ma si tratta appunto di eventi eccezionali. La tutela della gravidanza è cosa ben diversa da quella del parto”.

Per l’Udc l’on. Oppi ha detto: “C’è sempre stata una posizione di favore del ministero a favore delle isole minori. Ma questo è un passo indietro. E’ chiaro che bisogna trovare una soluzione al problema”.

L’emendamento 6 è stato respinto, insieme al 66,

Approvati gli emendamenti 647 (Oppi e più) sul finanziamento della scuola di chirurgia robotica all’ospedale Brotzu e il 389 (Pietro Cocco e più) per il Centro di riabilitazione Santa Maria Assunta di Guspini.

L’on. Michele Cossa ha illustrato l‘emendamento 7, poi respinto, sul proposito di garantire l’assistenza indiretta alle donne di Carloforte e La Maddalena.

Ritirato l’emendamento 21 e respinto il 45 destinato a finanziare uno studio dell’Istituto superiore di Sanità sui rischi e i tassi di mortalità nelle aree sarde, in particolare tra quelle vicine alle zone industriali. Favorevole anche l’on. Ignazio Locci (FI).

Approvato l’emendamento aggiuntivo 636 illustrato dal capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco: “Stiamo parlando dei lavoratori in deroga dei Comuni e non c’è spesa aggiuntiva”. 

L’Aula ha dato l’ok anche all’emendamento 572 (Istituto zoo profilattico) e lotta alla peste suina)

Respinto 614 mentre l’on. Roberto Desini (Pds) ha illustrato l’emendamento 586 sul personale delle aziende sanitarie e in particolar modo “sui vincitori dei concorsi che vengono però scavalcati dal personale delle agenzie interinali. A Sassari non lavorano gli idonei ma chi non ha superato nemmeno le preselezioni”. Sul punto l’on. Rossella Pinna (Pd) ha detto: “Condivido tutte le ragioni del collega”.

Il capogruppo del  Pd, on. Pietro Cocco, ha chiesto e ottenuto una sospensione breve per  coordinare la maggioranza.

Al rientro in Aula il presidente ha posto in votazione l’emendamento 586 che è stato approvato con 24 favorevoli e 23 contrari e pertanto, in sintesi, le graduatorie dei concorsi delle vecchie Asl che sarebbero dovute scadere il 30 giugno 2017 scadranno il 31 dicembre 2017. Approvato anche l’emendamento n. 2 a firma della consigliera Rossella Pinna (Pd) con le medesime finalità. Decaduto il 587 e accolto l’invito al ritiro per gli emendamenti n. 73 e 74, il primo firmatario dell’emendamento n. 90, Marco Tedde (Fi) è intervenuto per ribadire la richiesta di un finanziamento di 1 milione in favore della casa residenziale per anziani di Alghero, così come nella precedente finanziaria era stato concesso all’analoga struttura di Iglesias. A sostegno dell’emendamento di Tedde è intervenuto Giorgio Oppi (Udc) che ha citato la richiesta della struttura algherese per il finanziamento già dal 28 settembre 2016 («mentre la maggioranza aveva affermato che l’unica richiesta pervenuta era stata quella della casa per anziani di Iglesias»). Posto in votazione l’emendamento 90 non è stato approvato. Il consigliere Lotto (Pd) ha ritirato il n. 76 e l’Aula ha dato il via libera all’emendamento della Giunta n. 573 che stanzia 20mila euro per il 2017, 280mila euro per il 2018 e 560mila euro per il 2019, per il progetto di prevenzione della corruzione “Areté”. Sul 210 il relatore Sabatini si è rimesso all’Aula. Luca Pizzuto (SdP), primo firmatario dell’emendamento 210 ha spiegato che la proposta di modifica va nel verso di un miglioramento della gestione dei cosiddetti Plus consentendone la gestione consortile. Respinto l’emendamento orale del consigliere Paolo Zedda (Sdp), il Consiglio ha approvato la proposta di Pizzuto. Non approvato il 46, l’emendamento n. 9 è stato dichiarato inammissibile, non approvato l’89, ritirato il n. 3, è stato approvato il n. 616 (Dedoni e più) che modifica la copertura finanziaria dell’emendamento n. 15 (Demonti e più) che stanzia 200mila euro per il potenziamento del sistema della governante regionale sul tema dell’accoglienza.

Annunciata la discussione dell’emendamento n. 479 (Rossella Pinna e più) numerosi consiglieri di maggioranza e minoranza hanno dichiarato di apporre la firma a sostegno della proposta che modificando la normativa in vigore (la legge n. 8/2007) rende più capillare e articolata la rete dei centri antiviolenza nell’Isola. Attualmente, infatti, la rete sarda ha raggiunto il numero massimo di centri antiviolenza (8) previsti in legge e alcuni territori, ad iniziare dal Sulcis, non possono contare sui servizi di tali fondamentali strutture.

La prima firmataria, Rossella Pinna (Pd), ha espresso soddisfazione per l’attenzione mostrata al tema ed ha ricordato alcune cifre drammatiche sulla violenza di genere. Pinna ha quindi evidenziato, insieme con la modifica delle norme, anche l’incremento dei fondi regionali da 300mila euro a 900mila euro. A sostegno dell’iniziativa, seppur con differenti sfumature critiche, sono intervenuti Fasolino (Fi), Rubiu (Udc), Dedoni (Riformatori), Busia (Cp-Misto), Usula (Rossomori-Misto), Pizzuto (Sdp), Pittalis (Fi) e Sabatini (Pd).

I consiglieri della minoranza, ad incominciare da Pittalis e Rubiu, ed anche il consigliere dei Rossomori Usula, hanno criticato lo stanziamento di soli 600mila euro in aggiunta ai 300mila iniziali, mentre il relatore di maggioranza Sabatini ha replicato ricordando che insieme all’intervento della Regione deve considerarsi quello di importo equivalente da parte dello Stato («In totale contiamo su 1.8 milioni di euro»).

Posto in votazione l’emendamento 479 è stato approvato all’unanimità (51 votanti).

Approvato di seguito l’emendamento n. 14 (Ruggeri e più) che all’articolo 4 dopo il comma 22 introduce la norma che condiziona l’erogazione del finanziamento pubblico a favore dei servizi educativi per la prima infanzia all’assolvimento degli obblighi vaccinali per ciascun minore ammesso alla frequenza di tali servizi.

Il consigliere de La Base, Gaetano Ledda, ha quindi illustrato l’emendamento di cui è primo firmatario (n. 26) e che subordina gli interventi regionali sul pacchetto latte ad “una proporzionale ricaduta sull’intera filiera del lattiero-caseario, con un prezzo minimo del latte al pastore stabilito con un accordo collettivo tra produttori e trasformatori, nonché con ricadute anche nelle stagione di conferimento in cui si attua”. «Solo con queste misure – ha concluso Ledda – possiamo salvare il settore, in caso contrario sarebbe meglio evitare di stanziare risorse regionali al comparto».

Il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) ha ribadito di non aver niente in contrario ad esprimere parere favorevole ma, ha avvertito, «su questo provvedimento non ci devono essere bandierine, lo abbiamo discusso e voluto tutti, dalla Giunta e Consiglio, per dare un segnale a settore lattiero caseario, per cui mi danno fastidio certe esternazioni inopportune».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha tenuto a ricordare che, oltre al formaggio, «i poveri hanno bisogno anche dei denti per masticare ed è strano che, da più di un anno, ci sia in lista d’attesa una legge per le cure odontoiatriche che non rientrano nella pubblica assistenza, auspico quindi che si trovino risorse necessarie per finanziarla». Quanto al pecorino, secondo Anedda «si rischia di non centrare l’obiettivo perchè gli allevatori hanno bisogno urgente di liquidità ne i soldi nostri bastano appena per la bolletta Enel o una rata di Equitalia».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che la proposta del consigliere Ledda «incide profondamente sul testo dell’art. 4 ed ha ragione il presidente Sabatini a ricordare che il provvedimento è stato voluto da Aula e Commissioni come punto di equilibrio notevolissimo per dribblare norme di carattere nazionale e sovra nazionale, usando la leva finanziaria in modo virtuoso per i produttori che soffrono». «Con l’emendamento – ha concluso Gaetano Ledda – si può aprire invece un pericoloso fronte di inapplicabilità e chiedo una verifica tecnica sul punto».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), condividendo la posizione del collega Sabatini ha espresso molte perplessità sull’emendamento «perché potremmo finire per danneggiare coloro che vogliamo aiutare; sono molto preoccupato, in particolare, per il riferimento ad accordo fra pastori e produttori che dovrebbe precedere ogni intervento normativo perché non si possono imporre i prezzi al mercato».

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto di rinviare votazione al pomeriggio, quando fra l’altro sarà presente l’assessore che potrà esprimere la posizione dell’Esecutivo.

Il consigliere Giorgio Oppi, nel merito si è detto d’accordo col collega Sabatini ma, sull’ordine dei lavori, ha invitato a mantenere gli impegni assunti per la conclusione dell’esame della Legge di stabilità entro la serata di domani.

Alla ripresa dei lavori, questo pomeriggio, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione dell’emendamento aggiuntivo n.26 presentato dal consigliere Ledda (Misto-La Base) all’art. 4 (disposizioni in materia di sanità e politiche sociali) del Dl n.393 (Legge di stabilità 2017). L’emendamento prevede fra l’altro che gli interventi della Regione nel settore lattiero-caseario siano “subordinati alla proporzionale ricaduta sull’intera filiera con un prezzo minimo del latte stabilito con accordo collettivo fra produttori e trasformatori.”

Aprendo il dibattito il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento precisando che «il collega Ledda ha posto correttamente il problema in conferenza dei capigruppo e in Aula, sostenendo giustamente che i 14 milioni della Regione non possiamo darli agli industriali ma indirizzarli perché gli effetti favorevoli ricadano soprattutto sui produttori, possiamo scrivere meglio il testo ma il contenuto va salvato».

Sull’ordine dei lavori, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) ha chiesto di far intervenire subito l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria.

L’assessore Caria ha sostenuto che «l’emendamento può anche andar bene ma esiste un problema nella parte finale in cui si parla di prezzo minimo del latte; il riferimento è generico e tuttavia si corre il rischio, lasciando questa dicitura finalizzata al sostegno degli allevatori, di violare il regolamento Ue/2012 che esclude la fissazione di prezzi minimi, per cui questo passaggio potrebbe far cadere l’impalcatura». Dopo il confronto con gli attori della filiera, ha continuato Caria, «è emerso il ruolo centrale dell’organismo inter-professionale ed inoltre, tenendo presente che al calo dell’offerta non corrisponde l’aumento del prezzo in tempi brevi, sarebbe forse opportuno allargare le maglie sulla destinazione dei 14 milioni, come l’aiuto alla diversificazione produttiva e quello previsto per le compensazioni dei maggiori costi di trasporto nelle aree svantaggiate».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro ha affermato che, «alla luce dei chiarimenti dell’assessore si può sospendere l’esame dell’emendamento per verificare una nuova stesura e proseguire nei lavori».

Il proponente Gaetano Ledda si è detto d’accordo per esaminare la proposta assieme all’art. 5.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ribadito, approfittando della presenza dell’assessore, la sua richiesta di esame tecnico del testo per verificare la presenza di potenziali conflitti giuridici perché «se resta questo vulnus non andiamo da nessuna parte».

Successivamente l’Aula ha respinto una serie di emendamenti.

Approvati invece il n. 91 (Daniele Cocco e più) che prevede, senza aumento di spesa, nuovi requisiti per i dipendenti a tempo indeterminato della Regione, il n. 92 (Alessandra Zedda e più) che prevede la collaborazione del Plus e delle associazioni sportive nel programma di sport terapia destinato ai disabili, il n.162 (Piscedda e più) che dà stabilità al lavoro delle strutture che operano a sostegno delle persone ammesse a pene alternative, il 525 (Agus, Busia) per le campagne di comunicazione sull’importanza dei vaccini, il 491 (Busia e più) sulla promozione di interventi di recupero rivolti agli autori di violenze di genere.

Via libera del Consiglio anche all’emendamento n.643 (Busia, Agus) che modifica l’emendamento n.486 e costituisce un fondo regionale a favore delle vittime di crimini domestici e degli orfani.

Su quest’ultimo emendamento si è sviluppato un breve dibattito.

La consigliera Busia (Campo Progressista) ha ricordato fra l’altro che, in base alla normativa vigente, «se non ci sono familiari superstiti mancano strutture e nessuno si può occupare delle vittime delle violenze; occorre quindi colmare un vuoto e serviranno altre risorse, mentre a livello nazionale c’è una proposta già approvata unanimità dalla Camera e, al Senato, il presidente Grasso ne ha disposto la calendarizzazione, con la Sardegna che si colloca all’avanguardia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha parlato di «buona finalità che tocca da vicino i diritti della persona però si scontra con una previsione finanziaria insignificante, poi non si può dire che ci rientrano le spese legali perché altrimenti questi fondi finirebbero agli avvocati».

L’Assemblea si è poi occupata del gioco d’azzardo patologico, discutendo l’emendamento n. 524 del consigliere Francesco Agus (Campo progressista) il quale ha ricordato che «la Sardegna è fra le poche Regioni che non hanno legiferato, una vergogna per i Sardi nell’auspicio che vengano calendarizzate al più presto le proposte di legge già presentate e stanziate risorse adeguate».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc Sardegna) ha osservato che, quanto alle risorse, «l’assessore Arru potrà confermare dirà che lo Stato ha assegnato recentemente la somma di 1.3 milioni».

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha ribadito l’impegno della Giunta nel riordino delle patologie da dipendenza, annunciando a breve una delibera con le risorse adeguate all’attuazione di interventi per la tutela delle persone.

Il consigliere del Pd Salvatore Demontis ha chiesto di aggiungere la sua firma, condividendo le riflessioni del collega Francesco Agus ed auspicando una legge regionale «su un fenomeno quanto mai attuale, anche perché la normativa nazionale non prevede misure come distanze minime fra esercizi abilitati all’utilizzo delle slot ed orari di apertura delle sale.

Anche il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino ha aderito alla proposta perchè, ha osservato, «si tratta di un fenomeno che crea grossi problemi sociali nelle comunità».

D’accordo anche il consigliere Luca Pizzuto (Sdp), secondo il quale il provvedimento è importante per il contrasto alla «nuova droga della società che colpisce gran parte della popolazione sarda, contro cui non basta la prevenzione ma servono strumenti ai servizi sanitari per le patologia complesse».

Parere favorevole anche dal vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, ad avviso del quale l’intervento della Regione «è comunque un pannicello caldo rispetto a patologia che ormai è epidemia, la nuova legge non può prescindere dalla costituzione di un centro regionale con ramificazioni presso territori, perché le famiglie non sanno come e dove curare i congiunti ludopatici».

L’emendamento n. 524 è stato poi ritirato dal consigliere Agus dopo le assicurazioni sulla disponibilità di risorse ma il vice capogruppo di Fi Marco Tedde lo ha fatto proprio, chiedendo di metterlo ai voti. In sede di scrutinio, la proposta è stata poi respinta.

Dopo l’emendamento 491 l’Aula ha affrontato il 507, che è stato ritirato dal proponente, on. Francesco Agus (CP).

Sull’emendamento 26 sul prezzo del latte e l’acquisto del formaggio invenduto l’on. Gaetano Ledda (Misto) è intervenuto per rileggere il testo finale della norma, così come modificato. L’emendamento è stato poi approvato.

Approvato anche l’emendamento 632, 633 e 655 all’articolo 2 sugli amministratori straordinari delle Province, sui consiglieri metropolitani. Ritirato, a seguito delle rassicurazioni della Giunta, l’emendamento Daniela Forma (Pd) sui cantieri verdi nei Comuni che abbiano un polo di incenerimento e di termovalorizzazione.

L’Aula è poi passato all’esame dell’articolo 5 e dei relativi emendamenti.

L’on. Pittalis (FI) ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressi a firma di Forza Italia e di FdI.

Approvato il testo dell’articolo, il Consiglio regionale è passato all’esame dei singoli emendamenti.

Approvato il 648 (Gavino Manca e più). Sul 514 (Agus e più) il presentatore ha insistito per fissare in 436 mila euro le spese per studi e ricerche a vantaggio delle società di cui la Regione abbia una quota maggioritaria. L’emendamento è stato respinto. Approvato l‘emendamento 649 e 474 (Gavino Manca e più) sulle società in house.

Si è poi passati all’art. 5 bis (Disposizioni in tema di istruzione, formazione, cultura, spettacolo e sport).

Nel dibattito generale Ignazio Locci (FI) è stato molto critico e si è soffermato soprattutto sul settore archivi e biblioteche. Dal 2014 questo settore – ha detto – ha visto diminuire la  dotazione finanziaria. Oggi la giunta propone un’ulteriore riduzione da 18 a 17 milioni di euro e non garantisce neanche la copertura finanziaria dei costi dei posti di lavoro. L’assessore Paci non è molto affezionato a questo tema dei beni culturali. Quindi la situazione non migliora rispetto allo scorso anno, nonostante le promesse. Noi non condividiamo questa impostazione. La commissione ha trovato una sintesi e poi la giunta stravolge tutto e diminuisce la dotazione finanziaria.

Alessandra Zedda (FI)  ha  aperto il suo intervento denunciando che “Sardegna ricerche” lunedì ha aperto un bando che poi è stato immediatamente chiuso. Oggi è stato aperto e dopo tre minuti è stato annullato. La vicecapogruppo di Forza Italia ha chiesto  all’assessore Paci di verificare e di intervenire. Passando nel merito dell’articolo 5 bis, Alessandra Zedda ha asserito che era  da tempo che non si vedeva in una finanziaria una “lista della spesa così spudorata”. Questo modo di legiferare è improponibile – ha detto – spesso ci sono richieste ad personam che non possono certo figurare in una finanziaria. Per il settore sport ha ringraziato gli assessori Paci e Dessena e la Terza  commissione  che stanno cercando di porre rimedio all’agonia del settore dello sport nell’isola.

Edoardo Tocco (FI) ha detto che l’articolo 5 bis prevede solo interventi parziali e improponibili  come i  70.000 euro destinati a favore dell’associazione nazionale degli ufficiali di stato civile  e d’anagrafe. Abbiamo necessità di valorizzare il settore sportivo e aiutare soprattutto  le società che devono fare le trasferte. Speriamo che nel 2017 le società possano avere i soldi in tempo reale.

Marco Tedde ha affermato che  la rubrica   è altisonante ma che poi, leggendo l’articolo ci si accorge che è frutto di una tecnica legislativa minimalista e furba. Un insieme di “marchette”  poco dignitose, solo “contributi previdenziali” per chi li propone. Tedde ha elencato i contributi previsti come quello  a favore degli architetti. Ironicamente ha chiesto alla maggioranza e alla giunta: “perché non dare qualcosa anche agli avvocati o agli  agronomi? Critico anche sul comma 10: “Niente da dire sulla figura storica di Antonio Gramsci, ma perché i contributi vengono erogati solo previa certificazione? 

Proprio su questa questione del comma 10 su cui l’on. Truzzu  ha presentato l’emendamento 311 (il comma 10 dell’articolo 5 bis è soppresso)  sono intervenuti: Paolo Truzzu (Misto) che ha spiegato le ragioni della presentazione dell’emendamento: “non si possono dare finanziamenti sulla base di una autocertificazione”; Pietro Pittalis  (FI) che ha detto che è necessario cassare il comma 10 perché si sta creando una eccezione al sistema. Non è in discussione la figura di Gramsci o della Fondazione – ha sottolineato – è sospetta la modalità. Pittalis ha annunciato la richiesta di votare l’art. 10 per parti. Anche la consigliera Anna Maria Busia ha chiesta una votazione per parti dell’articolo. E’ poi intervenuto il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini che ha spiegato che  l’autocertificazione proviene da una precedente finanziaria approvata dal centrodestra. Non ho fatto altro – ha detto – che riprodurre quello che è stato fatto in precedenza,. Se si vuole modificare non ho nulla in contrario.

L’emendamento soppressivo  311, con voto elettronico palese, è stato bocciato (votanti  49, si 16, no 33) .

Pietro Pittalis ha ritirato tutti gli altri  emendamenti soppressivi parziali.

In sequenza sono stati approvati  gli emendamenti: 

574, sostitutivo del comma 7 dell’articolo 5 bis presentato dalla giunta regionale. Questo emendamento prevede nuove procedure di erogazione in coerenza con i principi recenti di programmazione e di competenza finanziaria potenziata;

625, primo firmatario Pietro Cocco, che sostituisce nel comma 11 l’importo 18.000.000 con 16.300.000.

Poi è stato approvato il testo dell’articolo 5 bis votato per parti come richiesto dai consiglieri Pittalis e poi Busia.

L’articolo è stato votato dal comma 1 all’8 (votanti 47, sì 31, no 16); il comma 9 (votanti 47, sì 29, no 18); il 10 (votanti 46, sì 31, no 15); il comma 11 (votanti 45, sì 29, no 16), il comma 12 (votanti 46, sì 31, no 15); il comma 13 (votanti 46, sì 27, no 19); il comma 14 (votanti 46, sì 28 no 18); il comma 15 (votanti 46, sì 28, no 18), il comma 16 (votanti 47, sì 30 no 17), il comma 17 (votanti 49, sì 31, no 18); il comma 18 (votanti 48, sì 31, no 17) e infine i commi da 19 a 23 (votanti 47, sì 31, no 16).     

 Approvato l’articolo, Daniele secondo Cocco (Sinistra per la democrazia e il progresso) ha ritirato, dopo aver sentito l’assessore Paci che ha assicurato che i problemi dei Ricercatori del CNR erano all’attenzione della giunta, l’emendamento 20. 

E’ stato approvato l’emendamento 78 (Lotto e più) che prevede un contributo annuo di 800.000 euro in favore dell’ente concerti “Marialisa De Carolis di Sassari e il 638 (Dedoni e più) che prevede un contributo complessivo di 20.000 euro a favore dell’accademia delle belle arti di sassari e dei Conservatori di musica di cagliari e Sassari per il finanziamento di programmi di mobilità studentesca internazionale. Approvato anche l’emendamento 407 (Piscedda e più) .  

Dell’emendamento 575 sono stati approvati solo il  7 ter (350.000 euro per le attività musicali popolari)  e il 7 quater (1.300.000 campionati federali nazionali a squadre) 

Approvato anche l’emendamento 639 (Paolo Zedda )  che sostituisce nell’emendamento 581 le parole “1.400.000” con “1.600.000”, il 581 e l’emendamento 11 (Mario Tendas) che autorizza la spesa di 60.000 euro a favore del comune di Oristano per l’esercizio del diritto di prelazione per l’acquisto dell’immobile “Casa natale Giuseppe Pau”.

 Si è poi aperto un ampio dibattito sull’emendamento 24 presentato da Emilio Usula (Misto) sul patrimonio dei beni archeologici. Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri Alessandro Collu (Pd), Attilio Dedoni (Riformatori), Angelo Carta (Psd’az), Locci (FI), Sabatini (PD). L’emendamento è stato bocciato.  

Non approvato l’emendamento n. 97, l’Aula ha dato il via libera all’emendamento n. 640 (Dedoni e più) che destina 30mila euro alla Fondazione A. Segni; decaduto il 57 è stato approvato il 147 (Rubiu e più) con copertura finanziaria precisata dall’assessore Paci per 80mila euro destinati alla pontificia facoltà di teologia della Sardegna e al pontificio seminario regionale sardo. Approvato il 212 (Daniele Cocco e più) che destina 934mila euro alla Fondazione Sardegna film commission. Approvato il 576 (Giunta regionale) che autorizza la rimodulazione dell’Apq Politiche giovanili del 2008.

La consigliera di Fi, Alessandra Zedda, ha quindi proposto un emendamento orale all’emendamento n. 98 (Alessandra Zedda e più) che abroga le diciture “improrogabilmente” e sostituisce la data del 31 agosto con 30 novembre. Accolto dall’Aula l’emendamento orale, il consigliere Desini ha dichiarato di apporre la firma agli emendamenti 98, 99 e 100. Il Consiglio ha quindi approvato l’emendamento 98 che in via straordinaria stabilisce che i contributi alle società sportive sono erogati entro il 30 novembre 2017. Approvato anche l’emendamento n.99 (Alessandra Zedda e più) che fissa al 30 giugno la scadenza per il programma degli interventi nello sport. Via libera all’emendamento n. 100 (Tocco e più) che prevede la concessione di anticipazioni fino all’80% degli importi spettanti alle società sportive.

Decaduto l’emendamento 141, non approvato il 615, decaduto il 186, l’Aula ha dato disco verde all’emendamento n. 631 (Desini e più) che emenda il 588 (approvato) ed autorizza 200mila euro a favore delle società sportive dilettantistiche per la formazione di personale in qualità di esecutore Blsd.

Approvato il  101 (Tocco e più) che modifica i requisiti richiesti alle società sportive di cui al comma 20 lettera c) dell’articolo 5 bis della presente legge.

Approvato il 646 (Collu) che modifica la copertura finanziaria dell’emendamento n. 1 (Collu e più) che autorizza la spesa di 200mila euro a favore dell’Università della terza età.

Ritirato il 17, il 18 dichiarato inammissibile, non approvati in sequenza il 102, il 103, il 104, il 106, il 107, il 108 e il 109. 

Dopo la variazione della copertura finanziaria annunciata dall’assessore Paci  (200mila euro) approvato l’emendamento n. 209 (Pizzuto) che trasferisce 200mila euro ai “CSC” della Sardegna.

Approvato l’emendamento 641 (Dedoni) che autorizza un contributo di 30mila euro al comune di Milis per la sorveglianza del palazzo Boyl.

Approvato l’emendamento  n. 472 (Paolo Zedda)  e quello di sintesi 637 (Paolo Zedda e più) che autorizzano la spesa di 70mila euro per realizzare un festival itinerante della tradizione della Sardegna; 130mila euro per la promozione della tradizione poetica e musicale; 100mila euro a favore della proloco; 30mila euro per la formazione di studenti nel settore dell’etnomusicologia; 180mila euro per la tutela della lingua sarda; 100mila euro per il doppiaggio in lingua sarda di cartoni animati; 80mila euro a favore dei periodici regionali non quotidiani e delle testate giornalistiche on line per la programmazione di spazi in lingua sarda.

Non approvato l’emendamento n. 624 e con una nuova copertura specificata dall’assessore Paci approvato l’emendamento n. 477 (Christian Solinas e più) che autorizza la spesa di 100mila euro a favore dell’Archivio storico diocesano di Cagliari. Approvato anche il 478 (Christian Solinas e più) che autorizza la spesa di  50mila euro anche per l’Archivio storico diocesano di Sassari. Ritirati gli emendamenti 490, 519, 543, 546, 560 e 563. Approvato il 579 (Giunta regionale) che autorizza la spesa di 500mila euro nel triennio per interventi di sostegno alle politiche giovanili. Via libera anche al 589 (Desini e più) che stanzia 45mila euro a favore del centro sportivo educativo nazionale (Csen).

Decaduto il 444 e ritirato l’emendamento 480 si è passati all’esame dell’articolo 5 ter e degli emendamenti presentati.

Commissione e Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Successivamente il presidente ha tolto la seduta ed aggiornato i lavori del Consiglio a domattina, con inizio alle 10.00.

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I consiglieri regionali del Partito Democratico Daniela Forma e Lorenzo Cozzolino lanciano l’allarme su una possibile chiusura temporanea del reparto di radiodiagnostica dell’Ospedale Oncocologico “Businco” di Cagliari.

«La chiusura sarebbe determinata – scrivono in una nota Daniela Forma e Lorenzo Cozzolino – da importanti lavori di ristrutturazione e messa a norma di cui certamente il reparto necessita ma che se non organizzati al meglio rischiano di creare importanti disagi al funzionamento dell’Ospedale, minandone l’efficienza e mettendo a rischio l’efficacia delle prestazioni. Non sarebbe infatti auspicabile – a nostro avviso – dirottare l’attività radiologica all’esterno, anche se a breve distanza come nel caso si facesse riferimento all’Ospedale Microcitemico o all’Ospedale Brotzu, perché l’attività dell’Ospedale Oncologico richiede risposte rapide prima e durante un intervento chirurgico che possono essere date solamente da un servizio di radiologia convenzionale interno.»

«Per queste ragioni – aggiungono Daniela Forma e Lorenzo Cozzolino – abbiamo depositato un’interpellanza indirizzata all’assessore regionale della Sanità per sapere se siano veritiere le informazioni in nostro possesso e se ritenga opportuno intervenire presso la Direzione dell’Azienda Ospedaliera Brotzu-Oncologico-Microcitemico affinché sia scongiurata la chiusura del reparto e vengano individuate soluzioni logistiche alternative tali da consentire la prosecuzione dell’attività radiologica nell’Ospedale Oncologico “Businco”.»

 

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Si è concluso con la definizione di una precisa “agenda” di lavoro l’incontro della conferenza dei capigruppo, presieduta dal vice presidente Eugenio Lai, con una delegazione l’Aiea e la partecipazione degli assessori della Sanità Luigi Arru e dell’Ambiente Donatella Spano.

L’“agenda” prevede il proseguimento dell’istruttoria per inserire l’area di Ottana fra i siti nazionali delle bonifiche, accelerazione dei lavori del tavolo tecnico presso l’assessorato della Sanità per mettere a punto le migliori prestazioni sanitarie e medico-legali per i pazienti, approfondimento a tutto campo della materia dell’amianto attraverso una specifica riunione del Consiglio regionale aperta ai contributi della comunità scientifica ed alle esperienze dei lavoratori.

Nel corso dell’incontro, i rappresentanti dell’Aiea hanno particolarmente insistito sulla necessità di concludere in tempi brevi i lavori del tavolo tecnico incaricato di mettere a punto protocolli e procedure comuni a tutto il servizio sanitario regionale perché, ad oltre 10 anni di distanza dall’istituzione del registro dei pazienti colpiti da patologie collegate all’amianto, la “platea” degli iscritti (poco più di 1.300) è ancora troppo bassa rispetto alla realtà dei grandi insediamenti industriali (da Assemini a Porto Torres ad Ottana) in cui migliaia di lavoratori (molto probabilmente più di 50.000 negli anni) sono venuti a contatto col pericoloso materiale, contraendo gravi malattie tumorali al termine di un lungo periodo di incubazione.

Molti malati, purtroppo, hanno perso la vita (120 negli ultimi anni, 30 nel solo 2016) ma sono ancora tantissimi, è stato ricordato, quelli che attendono una risposta dalle Istituzioni, in termini di prestazioni sanitarie e di diagnosi precoce, ma anche di tutela medico legale e previdenziale e di miglioramento della qualità di vita.

«Quello di lavorare secondo metodologie unitarie e interdisciplinari assicurando un alto livello della qualità dei servizi – ha dichiarato l’assessore delle Sanità Luigi Arru – è il modello che abbiamo scelto per riorganizzare la sanità sarda e intendiamo applicarlo anche a questi pazienti particolari; ribadisco tutto il mio impegno, quindi, per favorire la conclusione dei lavori del tavolo tecnico e cominciare a lavorare secondo i nuovi standard».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano ha affermato, fra l’altro, che l’azione della Regione è ispirata al principio “chi inquina paga”, per cui, anche tenendo conto dei requisiti previsti dal ministero dell’Ambiente, «l’inserimento di Ottana fra i siti nazionali di bonifica è una battaglia giusta che sosterremo in tutte le sedi istituzionali». Per quanto riguarda le bonifiche extra-industriali la Spano ha ricordato la significativa disponibilità di risorse già impiegate (40 milioni) e ancora da spendere (25 milioni) per la bonifica del patrimonio edilizio pubblico (comprese le reti idriche) e privato per il quale però, ha precisato, «stiamo studiando una forma di incentivo perché al momento la rimozione delle coperture deve essere seguita dalla ricostruzione e in molti casi abbiamo incontrato difficoltà».

Nel dibattito hanno preso la parola i capigruppo Daniele Cocco (Sdp), Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi), Angelo Carta (Psd’Az), Gaetano Ledda (Misto), Attilio Dedoni (Riformatori sardi), Pietro Pittalis (Forza Italia) e la consigliera del Pd Daniela Forma.

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In 29 mesi di legislatura solo il 14% degli atti prodotti da Giunta e Consiglio ha riguardato le esigenze di sviluppo delle piccole imprese sarde. Infatti, sui 2.155 provvedimenti presentati da Assessori e Consiglieri solo 302 hanno contribuito alla crescita del sistema produttivo regionale.

Sono questi i dati generali, incontrovertibili e verificabili, emersi dalla presentazione della seconda edizione del “Rating della Regione Sardegna”, disponibile sul sito www.sardegnaimpresa.it, realizzato da Confartigianato Imprese Sardegna e OpenPolis, società specializzata in rilevazioni e studi.

Come negli anni passati, l’analisi ha “radiografato” gli atti di Giunta e Consiglio, prodotti nella prima metà del mandato, da marzo 2014 a fine di luglio 2016. Ben 2.155 tra delibere, proposte di legge, relazioni, interrogazioni, risoluzioni, mozioni, ordini del giorno e interpellanze; tutto è stato letto, analizzato, vagliato e valutato secondo 7 priorità che gli imprenditori avevano individuato già prima delle elezioni, quali burocrazia, fisco e costo del lavoro, credito e pagamenti, sviluppo territoriale e programmazione, istruzione e formazione, infrastrutture e trasporti e riforma dell’artigianato.

Numeri, quelli del Rapporto, che stridono con la capacità produttiva delle circa 36mila aziende artigiane (il 23% della forza produttiva sarda), che negli ultimi 12 mesi, con 3milardi e mezzo di valore aggiunto, hanno contribuito al PIL regionale per il 16%. Dal Rating, quindi, emerge una rapporto tra imprese e Giunta-Consiglio non coincidente con le necessità di cui avrebbe bisogno il sistema produttivo isolano.

«Sono dati incontrovertibili e incontestabili – ha affermato la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti, durante la presentazione questa mattina in conferenza stampa – perché sono quelli prodotti e messi a disposizione dall’Esecutivo e dalla Massima Assemblea regionale. Purtroppo, e non è una novità, in questi 2 anni e mezzo la Politica regionale è stata “sfuggente” nei confronti del nostro comparto che, quindi, è stato solo “incidentalmente” interessato dall’azione politica di Giunta e Consiglio.»

Ma nel Rapporto ci sono anche le azioni positive che Confartigianato ha voluto “premiare” come più “vicine” alle esigenze delle piccole realtà produttive, che hanno visto il coinvolgimento attivo dell’Associazione da parte della politica e che cominciano a dare i primi risultati. Gli atti che più si sono avvicinati alle esigenze degli artigiani sono stati quelli sull’internazionalizzazione delle imprese, dell’assessore Maria Grazia Piras,  sulla tutela del pane, realizzata dai consiglieri Daniela Forma e Luigi Crisponi e sulla semplificazione burocratica, a firma del presidente Francesco Pigliaru e dell’assessore Maria Grazia Piras.

Al contrario, tra le richieste delle imprese a oggi rimaste insoddisfatte le leggi sull’artigianato e sull’urbanistica (da fonti di stampa abbiamo letto che dovrebbe essere approvata questa settimana in Giunta per poi essere discussa in Consiglio e si spera anche con le associazioni Imprenditoriali) e la riforma dei Consorzi fidi (completamente da bocciare secondo Confartigianato).

«Un aspetto importante che rileviamo – ha sottolineato il segretario regionale di Confartigianato Sardegna, Stefano Mameli, nel suo intervento – è quanto spesso ci sia scollamento fra atti di programmazione condivisibili e una loro attuazione non all’altezza”. “E’ il caso, ad esempio, delle delibere di Giunta contenenti gli incentivi alle imprese ha proseguito – che hanno ricevuto un parere positivo nel rating per diversi motivi tra cui la procedura a sportello “veloce”, o perché prevedevano finanziamenti anche di piccola taglia per le piccole imprese (il cosiddetto T0)”. “Ad oggi notiamo un forte ritardo nelle procedure di istruttoria anche a distanza di 4 mesi le imprese non ne conoscono ancora gli esiti. In merito ai finanziamenti di piccola taglia (T0), la delibera è del 6 luglio 2016 e ancora oggi non è stato nemmeno pubblicato il bando. I tempi della Pubblica Amministrazione ancora una volta non sono quelli delle imprese.»

Dall’analisi generale, emerge che 1.110 atti sono stati giudicati “attinenti/coerenti con le priorità degli artigiani”. Di questi ben 784 (il 71%) sono “neutri”, ovvero che non incidono rispetto alle necessità delle imprese. Al contrario, quelli “buoni”, che incidono positivamente sulle priorità, sono risultati 302. Analisi confermata anche dai “tag” più ricorrenti. Quello relativo alle imprese risulta solo al 10° posto (presente in 127 atti) mentre quelli più frequenti sono ambiente (403 atti), “enti pubblici” (372 atti) e sanità (284 atti).

«Con certezza – ha aggiunto Maria Carmela Folchetti – sappiamo di non essere tra i primi pensieri di assessori e consiglieri, anzi siamo proprio relegati al ruolo di comprimari». Per la presidente di Confartigianato Sardegna «l’attenzione sui temi dell’artigianato è ancora insufficiente: i pochi atti favorevoli a imprese e artigianato sono sovrastati da atti “neutri e ininfluenti”, che non incidono sulla svolta che si chiede».

Ma non tutto è negativo ciò che non è stato inserito nel rating: «Tra le cose da segnalare – ha sottolineato Maria Carmela Folchetti – è soddisfacente anche l’attività che si sta realizzando sugli appalti pubblici, sulle infrastrutture e sulla programmazione territoriale. Al contrario, ancora assai deficitaria l’attività sulla formazione che necessita di un urgente intervento strutturale».

«In un contesto come quello attuale, fortemente condizionato dal dilagare dell’antipolitica – ha precisato la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – riteniamo che aver dato anche valutazioni di soddisfazione per alcuni risultati raggiunti, sia da stimolo per i nostri politici per continuare sulla strada della condivisione e dell’ascolto delle istanze del tessuto economico sardo». «In ogni caso, continueremo a lavorare nella direzione indicata da artigiani e piccoli imprenditori – ha concluso Maria Carmela Folchetti – chiedendo alla Politica, ancora una volta, un reale coinvolgimento delle nostre istanze, che sono quelle delle migliaia di piccole e piccolissime realtà che, con grande fatica e sacrifici, cercano di resistere alla crisi.»

Oltre alla valutazione sui temi che riguardano le imprese, è stata realizzata anche quella complessiva degli amministratori regionali. Come già gli scorsi anni, i risultati dello studio si sono concretizzati in una classifica virtuale che ha tenuto conto, per il presidente, gli assessori e i consiglieri, di tutti gli aspetti dell’attività istituzionale, delle ricadute che questa ha avuto sul mondo delle micro imprese.

Dei 2.155 atti analizzati (1.680 della Giunta e 475 del Consiglio), 1.110 sono quelli che sono stati rilevati come “attinenti/coerenti con le priorità degli artigiani” (52%). Di questi ben 784 (il 71%) sono stati giudicati “neutri” ovvero che non incidono rispetto alle necessità delle imprese. Al contrario, quelli “buoni”, che incidono positivamente sulle priorità, sono risultati 302 (27%). Quelli “contrari” alle necessità delle imprese artigiane sono solo il 2%.

Dal dossier emerge che, tra tutti gli atti (qualunque atto) sottoscritti come primo firmatario, l’assessore più produttivo è Donatella Spano (Ambiente) con 305 atti, il meno prolifico risulta l’ex assessore dell’Artigianato, Francesco Morandi con 39 atti. Tra i consiglieri, il più attivo è Pietro Cocco (PD) con 50 atti che lo vedono come primo firmatario mentre il meno dinamico di quelli che hanno firmato proposte, è Antonio Solinas (PD) con 9 atti.

Dal dossier emerge anche che l’assessore che ha prodotto più atti riguardanti il mondo dell’artigianato è Raffaele Paci (Programmazione) con 191 (di cui 71 pro, 108 neutri e 12 contrari).

In Consiglio, Pietro Cocco, capogruppo PD, è il Consigliere che ha messo la firma su più atti che riguardano le “7 priorità degli artigiani”: 22 atti di cui 7 pro, 15 neutri e 0 contrari. Seguono Paolo Truzzu (FDI) (10 atti di cui 5 pro, 5 neutri e 0 contrari) e Michele Cossa (Riformatori sardi) con 9 atti totali (di cui 1 pro, 8 neutri e 0 contrari). In coda, Christian Solinas (Psdaz) con 1 solo atto (tra l’altro neutro) che lo vede primo firmatario.

In Giunta, tra le priorità su cui gli artigiani hanno chiesto di intervenire, il primato va alla priorità “infrastrutture, trasporti ed energia” con ben 308 atti (73 pro, 234 neutri e 1 contro). Solo 43 (26 pro, 13 neutri e 4 contro) riguardano la “riforma dell’artigianato”.

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Nel corso dell’assemblea regionale dell’AIEA – Associazione Esposti Amianto – che si è tenuta a Bono sabato scorso, il consigliere regionale del Partito Democratico Daniela Forma ha comunicato la prima apertura politica dell’assessore regionale dell’Ambiente Donatella Spano, rispetto alla richiesta di attivarsi per richiedere formalmente al ministro dell’Ambiente il riconoscimento dello status di Sito di Interesse Nazionale ai fini delle bonifiche per l’area industriale di Ottana.

«Tale apertura – spiega Daniela Forma – è stata data in risposta ad una interpellanza che unitamente al consigliere regionale Daniele Cocco, abbiamo depositato lo scorso mese di Dicembre. Infatti,avevamo appena ottenuto l’istituzione e la convocazione del Tavolo Tecnico dell’Amianto da parte dell’assessorato regionale della Sanità che sta lavorando per aggiornare il protocollo di sorveglianza sanitaria degli ex esposti, al fine di garantire una diagnosi certa e precoce delle patologie asbesto correlate, e rendere uniforme la sua applicazione da parte degli SpreSAL su tutto il territorio regionale. A quel punto – aggiunge Daniela Forma – abbiamo concentrato la nostra azione politica rispetto alla Vertenza Amianto-Ottana sul filone ambientale, ossia quello delle bonifiche e del risanamento ambientale di un’area che, a nostro avviso, non ha ancora avuto un riconoscimento adeguato e proporzionato ai danni subiti dalla decennale presenza dell’industria chimica di Stato.»

Il decreto legislativo n. 152/2006 “Norme in materia ambientale” stabilisce all’articolo 252 i criteri di individuazione dei Siti di Interesse Nazionale (SIN) che vengono riconosciuti mediante Decreto del ministro dell’Ambiente d’intesa con le regioni interessate.

«A nostro avviso – sottolinea Daniela Forma – alcuni criteri previsti dal suddetto decreto legislativo dovevano essere necessariamente presi in considerazione e approfonditi dall’Assessorato Regionale dell’Ambiente per avvallare la richiesta a beneficio del sito di Ottana. In particolare si sarebbe dovuto tenere conto del rischio sanitario ed ambientale derivante dal superamento delle concentrazioni soglia di rischio, dell’impatto socio economico causato dall’inquinamento dell’area e dell’insistenza in passato di impianti chimici integrati.»

«L’assessorato regionale dell’Ambiente si è quindi attivato per istruire la pratica SIN Ottana, la quale risulta ancora parziale perché l’assessorato è in attesa degli esiti dei piani di caratterizzazione di un’area specifica e quindi della relativa analisi del rischio sanitario-ambientale ed inoltre necessita delle valutazioni di carattere sanitario da parte dell’assessorato competente. Ciononostante, poiché viene soddisfatta la previsione dell’art. 252 comma 2 lett. f) bis (presenza attuale o in passato di impianti chimici integrati), poiché emerge una contaminazione limitata all’acqua di falda e in attesa dell’acquisizione di ulteriori elementi che possano avvalorare tecnicamente l’avvio dell’istanza al ministero dell’Ambiente, l’assessore regionale dell’Ambiente è stata comunque in grado di dare una prima risposta politica alla nostra richiesta. Pertanto, nella risposta all’interpellanza presentata insieme al consigliere regionale Daniele Cocco, l’Assessore Regionale dell’Ambiente si rende disponibile a proseguire il confronto e ad acquisire ulteriori elementi per avvalorare l’avvio dell’istanza e per portare all’attenzione del Ministro dell’Ambiente la situazione ambientale dell’area industriale di Ottana. Si tratta di un’apertura politica importante – conclude Daniela Forma – che ora sono certa verrà riempita di contenuti tecnici e dovrà essere portata al più presto sul tavolo del confronto non solo con il ministero dell’Ambiente ma anche con il Governo e con l’ENI.»