29 March, 2024
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La XXXII edizione del Festival Internazionale “Ai Confini tra Sardegna e Jazz” si avvia alla conclusione. Dopo i concerti di ieri del Kassa Overall Trio e del Tyshawn Sorey Trio, oggi, per la penultima serata, sul palco di piazza del Nuraghe sarà protagonista la Burnt Sugar The Arkestra Chamber, con la produzione originale «A Tribute to Max Roach’s “Freedom Now Suite”».

Fondata dal leader dei Village Voice, Greg Tate, e co-condotta dal 1999 con l’incredibile bassista Jared Michael Nickerson, Burnt Sugar the Arkestra Chamber è una band tentacolare formata da musicisti la cui personalità prodigiosa permette loro di destreggiarsi liberamente su una banda larga sperimentale dal soul-jazz-hip sino all’hip hop.

Burnt Sugar è stato originariamente concepito come un forum di improvvisazione rivolto ai musicisti di New York  per comporre, registrare e realizzare materiale che riflettesse la varietà e la profondità della musica americana del 21° secolo. L’intento della Camera Arkestra, attraverso il ricorso al sistema di conduzione di Butch Morris, è quello trasformare ogni spettacolo in una nuova interpretazione delle sue parti costitutive.

Piuttosto che costringerci dentro le camicie di forza che l’industria discografica commerciale utilizza per il mercato della musica nera contemporanea, Burnt Sugar si muove liberamente tra molti stili, epoche e generi ed  elabora i propri eccitanti ibridi. Questi ibridi si basano su  solide fondamenta che affondano nelle diverse tradizioni musicali e sull’uso della tecnologia musicale d’avanguardia. In questo senso la missione del gruppo onora le sue ispirazioni più profonde, il primo postmodernismo della musica americana – Duke Ellington, Sun Ra, Funkadelic e The Art Ensemble of Chicago.

Questo equipaggio molto esperto scommette su assi che vanno da Melvin Van Peebles, Toshi Reagon, DJ Logic, Gary Lucas, TV On The Radio, Tamar Kali, Phish, William Parker, Liz Wright, The Holmes Brothers, Wadada Leo Smith, The The, David Murray a Joseph Bowie.

Il Direttore dell’Arkestra, Greg Tate, dice: «Burnt Sugar ha il coraggio di rivendicare Sly Stone, Morton Feldman, Billie Holiday, Jimi Hendrix e Jean Luc Ponty come progenitori. Le nostre fila di musicisti includono noti violinisti irlandesi, AACM refugees, Afro-punk rejects, unpenitent beboppers, rapper femministe, doowoppers jitter bugging, frankly loud funk-a-teers e Rodeo stars del digital divide».

Allegato l’album fotografico dei due concerti di venerdì sera.

                                                 

 

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Grande anteprima del XXXII Festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, questa sera a Palmas, con il progetto “Percussion Evolution” di Boni Gnahorè, Aly Keita e Hamid Drake. Per il secondo anno il sagrato della millenaria chiesetta di Palmas Vecchio ospita un concerto organizzato in coproduzione dall’associazione Palmas Vecchio e dall’Associazione Punta Giara.
Aly Keita, suonatore di balafon della Costa d’Avorio nato a Abidjan nel 1969. Fin da piccolo, è stato iniziato allo studio di questo strumento che è l’antenato musicale dello xilofono e del marimba, dal padre, anch’egli a sua volta suonatore di balafon. In altre parole, nella famiglia Keïta il balafon è una cosa seria. Il balafon di Aly è prima di tutto un opera d’arte. In un certo senso, Aly può essere definito il “re” dell’accordatura: egli ha personalizzato le corde ed il corpo in legno del suo strumento aggiungendo zucche di risonanza di diverse dimensioni, il che rende il suono diverso da qualsiasi altro balafon sulla terra. Nelle sue composizioni, Aly parla della vita di tutti i giorni, di orfani e di madri, e della vergogna degli uomini. Il risultato musicale è quello di un virtuoso delle bacchette. Aly diventa parte del suo strumento, accarezzandolo con tenerezza, o colpendolo con forza a grande velocità. Lui è un mago, uno stregone che esprime gioia di vivere attraverso la sua arte. Aly Keita si costruisce da solo i suoi balafon e li suona ininterrottamente al fine di prolungare al massimo il meglio del suono che possano produrre.
Hamid Drake: brillante, sensibile, infinitamente ritmico, intelligente, spirituale e potente batterista di Chicago. Nato a Monroe in Louisiana nel ‘55, la sua famiglia si trasferisce ad Evanston-Chicago qualche anno dopo, proprio mentre un altro musicista, faceva lo stesso tragitto, con la propria di famiglia: Fred Anderson. Hamid si è immerso fin da adolescente nell’ascolto R&B e funk, di tutto il Motown, Stax e Atco. Ha iniziato a suonare in rock and R&B bands, ancor giovanissimo, attirando l’attenzione di Fred Anderson col quale dal 1974 in poi si instaura una collaborazione professionale che diviene sempre più stabile. È lo stesso Fred Anderson che lo introduce presso Douglas Ewart, Gerge Lewis e gli altri componenti dell’AACM ( Chicago’s Association for the Advancement of Creative Musicians). Le sue influenze musicali più significative per quanto riguarda le percussioni risalgono a quel periodo, ovvero ad Ed Blackwell, Adam Rudolph, Philly Joe Jones, Max Roach, Jo Jones. Altro incontro fortunato è quello con Don Cherry da cui scaturirà un’altra avventura musicale duratura. Dopo aver conosciuto Don Cherry, Hamid ha viaggiato molto al suo seguito in Europa, occasione per dedicare più tempo all’esplorazione dell’infinito universo percussivo, condividendo profondamentecon Don Cherry il significato della spiritualità applicata alla musica e delle sue infinite possibilità di trasformazione ed evoluzione. Negli anni è stato inventivo supporto ritmico di lungimiranti artisti tra cui Borah Bergman e Peter Brotzmann, con il quale ha suonato in quartetto con William Parker e Toshinori Kondo, MArylin Crispell, Pierre Dørge, il pianista compositore norvegese Georg Gräwe, Herbie Hancock, Misha Mengelberg, Pharoah Sanders, Wayne Shorter, Malachi Thompson, David Murray, Archie Shepp, Bill Laswell, Gigi, Herbie Hancock, Nicole Mitchell, Michel Portal, M. Zerang con cui celebra dal 1991 il Solstizio d’Inverno, Kent Kessler e Ken Vandermark nel DKV trio. Negli ultimi anni nonostante i molteplici impegni di lavoro, dedica sempre più, parte della sua attività a progetti perso¬nali quali Bindu, Indigo trio (con Nicole Mitchell ed Harrison Bankhead) e collabora con alcuni tra i più interessanti musicisti del panorama italiano (Pasquale Mirra, Antonello Salis, Paolo Angeli).
Boni Gnahorè: Cantante e percussionista della Costa d’Avorio è tra le figure musicali più importanti dell’Africa: interpreta le proprie composizioni in differenti lingue africane – Betè, Fon, Baoulè, Lingala, Wolof, Malinkè, Mina e Bambara, oltre che in francese e in inglese, in una miscela di elementi sonori e ritmici, dalle melodie mandingue alla rumba congolese, dal ziglibiti ivoriano al bikoutsi camerunense, dall’hig-life ghanese ai cori zulu, dai canti betè ai canti pigmei centrafricani. Dispone di una voce calda e possente e di una grande presenza scenica. Le sue performance catturano l’attenzione fin dal primo istante unendo alla forza espressiva della voce e le sonorità delle percussioni.

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La prima esibizione della Nublu Orchestra, l’ultima creazione di Butch Morris, ieri sera ha segnato uno degli eventi simbolo della XXX edizione del Festival “Ai confini tra Sardegna e Jazz”, interamente dedicato all’indimenticato musicista californiano, una delle personalità più innovative del jazz degli ultimi decenni, ma soprattutto è una delle menti più immaginifiche della musica improvvisata nell’accezione più ampia del termine, sfociando nel più vasto bacino delle musiche d’oggi. E per rappresentare il suo personale approccio alla materia sonora, Butch Morris ha coniato il termine di conduction, esplicativo di un modo di dirigere organici di ampie dimensioni nel quale la gestualità ricopre un ruolo determinante.

Ieri il suo ruolo nell’orchestra è stato interpretato magistralmente dal batterista Kenny Wollesen. Ed oggi la Nublu Orchestra concederà il bis, con il sassofonista Ilhan Ersahin, il chitarrista Doug Wieselman, lo stesso batterista-direttore Kenny Wollesen, il cornettista Graham Haynes, figlio del leggendario batterista Roy Haynes ed apprezzato sia per varie incisioni a proprio nome che per collaborazioni con Cassandra Wilson, David Murray, Vernon Reid, Bill Laswell e molti altri.

L’esibizione di ieri della Nublu Orchestra è stata preceduta da quella del quartetto di Evan Parker, protagonista di oltre un’ora di ottimo jazz con Barry Guy, Paul Lytton e Peter Evans. Ad aprire la serata odierna, quinta e penultima del XXX Festival “Ai confini tra Sardegna e Jazz”, sarà il trio formato da William Parker, John Dikeman e Hamid Drake.

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L’Associazione Culturale Punta Giara, organizzatrice storica del festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz” di Sant’Anna Arresi, annuncia la pubblicazione dell’album “Possible Universe” la Conduction n. 192 del grande maestro Lawrence “Butch” Morris, scomparso nel 2013 all’età di 65 anni.

L’album verrà presentato ufficialmente durante la conferenza stampa in programma per le ore 12 di lunedì 29 dicembre, presso la Cantina Mesa di Sant’Anna Arresi. La conferenza sarà seguita da un aperitivo e i concerti di Jean Paul Bourelly e Sadiq Bey in duo e Riccardo Pittau in solo. Sia Bourelly che Pittau fecero parte della Conduction 192, e la loro performance sarà chiaramente dedicata alla memoria di Butch.

Il live in Sant’Anna Arresi, registrato il 29 agosto 2010 sul palco del festival che da ventinove anni porta nel sud della Sardegna i migliori interpreti mondiali del Jazz, da chi ne ha fatto la storia sino alle avanguardie più nascoste e interessanti, si preannuncia già da ora un capitolo importante della storia del Jazz.

 Dopo una florida carriera musicale da cornettista al fianco di David Murray, Morris si distinse per l’ideazione di un nuovo tipo di conduzione orchestrale, studiata per dirigere orchestre nell’improvvisazione, creando ad ogni performance brani unici e irripetibili. La sua tecnica, da lui nominata Conduction, prevede una serie di gesti codificati, che i membri delle ensemble sanno riconoscere e impiegare in tempo reale per liberare la propria espressività musicale.

Dopo la prima Conduction, tenuta a New York nel 1985, Butch girò il mondo conducendo 199 ensemble. Non esisteva un gruppo stabile di musicisti che prendessero parte alle varie Conduction, i partecipanti appartenevano spesso al luogo in cui la performance veniva eseguita. Nella Conduction 192, infatti, affianco a ospiti eccelsi quali David Murray, Evan Parker, Joe Bowie e Hamid Drake troviamo alcuni importanti esponenti del jazz italiano come Pasquale Innarella, Silvia Bolognesi, Riccardo Pittau e Tony Cattano.

CONDUCTION® No. 192, Possible Universe

Sant Anna Arresi,  29 August 2010

Lawrence D. “Butch” Morris – Ensemble: David Murray (tenor sax and bass clarinet), Evan Parker (tenor sax), Pasquale Innarella (alto sax), Greg Ward (alto sax), Joe Bowie (trombone), Tony Cattano (trombone), Meg Montgomery (electro trumpet), Riccardo Pittau (trumpet), Jean Paul Bourelly (guitar), On Ka’a Davis (guitar), Hamid Drake (drums), Chad Taylor (drums, vibraphone), Harrison Bankhead (double-bass), Silvia Bolognesi (double-bass), Alan Silva (sinth, bass, piano)

“‘Ai confini tra Sardegna e Jazz” è organizzato dall’Associazione Culturale Punta Giara con il patrocinio di Regione Sardegna, assessorati al Turismo e Pubblica Istruzione, Ministero dei Beni Culturali, Gestione Commissariale ex-provincia di Carbonia Iglesias, Fondazione Banco di Sardegna, amministrazioni di Sant’Anna Arresi e San Giovanni Suergiu e la sponsorizzazione di Cantina Mesa di Sant’Anna Arresi e Cooperativa Pescatori di Arborea.

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