26 April, 2024
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Il Parlamento europeo, in una risoluzione adottata oggi, condanna la situazione dei diritti umani in Egitto e chiede lo stop delle esportazioni di tecnologie di sorveglianza e la verità per Giulio Regeni.

I deputati dichiarano che il Parlamento continuerà a esercitare pressioni sulle autorità dell’UE affinché si impegnino con le loro controparti egiziane a accertare la verità sulla morte di Giulio Regeni. I deputati ricordano anche che l’Egitto ha nuovamente respinto la richiesta della procura italiana di identificare gli agenti coinvolti nella scomparsa e morte del giovane ricercatore.

Il Parlamento europeo chiede agli Stati membri di porre fine all’export verso l’Egitto di tecnologie di sorveglianza che possono facilitare gli attacchi informatici contro i difensori dei diritti umani e gli attivisti, anche tramite i social media.

Secondo Reporter Senza Frontiere, attualmente sono almeno 38 gli operatori dei media detenuti in Egitto. La situazione si è ulteriormente aggravata nel luglio 2018, quando il governo egiziano ha approvato una legge che amplia la definizione di stampa per includere qualsiasi account social con più di 5.000 follower, rendendo tali account perseguibili per la pubblicazione di fake news o di qualsiasi notizia ritenuta un incitamento a violare la legge.

Il Parlamento europeo esorta l’Alto rappresentante Federica Mogherini e gli Stati membri a mantenere una posizione unitaria in materia di diritti umani in occasione della riunione del Consiglio di Associazione UE-Egitto prevista per il 20 dicembre 2018 e ad esprimere con fermezza le conseguenze, anche sanzionatorie, che il Governo egiziano dovrà affrontare se non invertirà la sua tendenza all’abuso dei diritti fondamentali.

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«I libici chiedono all’Europa di parlare con una voce unica, con un messaggio univoco che rafforzi il coordinamento di tutti gli sforzi in atto. In accordo con il Primo Ministro, Fayiez Serraj, organizzeremo il prossimo 10 ottobre al Parlamento europeo, a Bruxelles, una giornata di lavoro sulla Libia, insieme all’Alto Rappresentante europeo per la Politica estera, Federica Mogherini. Questo incontro riunirà attorno ad uno stesso tavolo tutte le parti interessate ai diversi temi di cooperazione e all’organizzazione delle future elezioni democratiche in Libia. Vogliamo che il voto sia un momento di riconciliazione e di lavoro comune che, partendo dal consolidamento democratico, possa estendersi anche alla stabilizzazione economica e al sostegno alla ricostruzione», ha annunciato il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a conclusione della sua visita ufficiale a Tripoli.

«Con la missione compiuta oggi, ho voluto sottolineare l’importanza di rafforzare le relazioni tra Ue e Libia. La stabilità del Paese è essenziale per la stabilità dell’Africa, del Mediterraneo e dell’Europa stessa. Per questo, dobbiamo lavorare insieme per promuovere crescita economica e sicurezza per il popolo libico e rafforzare, al contempo, le istituzioni, l’apparato statale e la sanità pubblica», ha aggiunto Antonio Tajani.

«L’Unione è pronta a fare maggiori investimenti in tale direzione, nel quadro del rifinanziamento del Trust Fund per l’Africa, approvato di recente dall’ultimo vertice del Consiglio europeo. Ora è fondamentale che la Libia intraprenda, con decisione, un percorso che conduca alle elezioni: tappa essenziale per il futuro democratico del Paese. Come concordato con il presidente della Commissione elettorale, il Parlamento europeo è pronto a fornire tutta l’assistenza necessaria per il corretto svolgimento del voto, in collaborazione con i deputati europei e gli osservatori elettorali», ha precisato il presidente Antonio Tajani.

«Come l’Europa, anche la Libia è vittima dell’immigrazione fuori controllo. Non vogliamo più vedere morti, nel deserto o in mare. Per questo servono più risorse Ue per la cooperazione, per il rafforzamento del controllo delle frontiere meridionali e per la Guardia costiera. Dobbiamo intensificare la lotta senza quartiere ai trafficanti di esseri umani e armi. Ho proposto, quindi, di lavorare insieme a una ‘Lista nera’ che metta al bando i responsabili di queste attività criminali», ha dichiarato Antonio Tajani.

«Per essere pienamente efficaci, la nostra strategia deve affrontare le cause profonde dei flussi migratori. Serve un ‘Piano Marshall’ per l’Africa, finanziato dal prossimo bilancio Ue. Ci vorranno almeno 40 miliardi di euro, per mobilitare 500 miliardi di investimenti complessivi. L’obiettivo è gettare le basi per un’industria manifatturiera in Africa, capace di generare posti di lavoro e ricchezza nel continente. Solo così potremo offrire opportunità ai giovani africani nei loro Paesi, e dare loro speranza per il futuro.»

«Mi batterò per fare in modo che una parte consistente di queste risorse siano usate per la Libia. Ma non basta, dobbiamo fare di più. L’ho detto con chiarezza ai capi di Stato e di governo Ue, in occasione dell’ultimo vertice a Bruxelles. Servono almeno 6 miliardi di euro da investire nel Mediterraneo, nei prossimi anni. La prossima settimana sarò a Niamey, in Niger, dove incontrerò anche i Presidenti dei Parlamenti dei Paesi del Sahel per discutere questi temi», ha concluso il presidente del Parlamento europeo.

Nel quadro del Fondo fiduciario europeo per l’Africa, sono già stati avviati 6 diversi programmi di sostegno alla Libia, per un totale di 237 milioni di euro. Grazie a questi programmi si stanno riabilitando scuole, ospedali, asili e caserme di polizia.

Questi fondi servono anche per formare insegnanti e fornire servizi di base. La scorsa settimana, l’Ue ha sbloccato fondi aggiuntivi per 29 milioni di euro, destinati all’assistenza degli immigrati vulnerabili, in Libia. Sono stati stanziati, quindi, 500 milioni aggiuntivi per il Fondo fiduciario europeo.

Il Parlamento europeo è pienamente impegnato nel processo di stabilizzazione della Libia: un mese fa, ha adottato una raccomandazione che definisce un quadro completo d’azione e, lo scorso 23 maggio, una delegazione di deputati europei ha compiuto una prima visita nel Paese nordafricano.

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«La stabilità dell’Europa passa dalla stabilità della Libia. L’Unione europea deve parlare con una sola voce e tutti i nostri sforzi devono essere volti a sostenere la ricostruzione di uno Stato che diventi un nostro solido partner. Il Parlamento europeo resta al fianco del popolo libico, che merita pace, stabilità, democrazia e prosperità»: lo ha affermato il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, in apertura della sua visita ufficiale a Tripoli, dove sarà ricevuto dal Primo Ministro libico, Faiez Serraj, e dal presidente dell’Alto Consiglio di Stato, Khaled al Meshri.

L’agenda della visita prevede anche un incontro con il Presidente dell’Alta Commissione elettorale nazionale, Emad al-Sayeh, con il quale il Presidente Tajani discuterà il sostegno concreto che il Parlamento può offrire, anche attraverso l’organizzazione di una conferenza aperta a tutti gli interlocutori interessati a contribuire all’organizzazione di elezioni democratiche in Libia.

«Oggi sono in Libia per discutere il ruolo che il Parlamento europeo può svolgere a favore del processo di stabilizzazione del paese e per sostenere l’organizzazione e lo svolgimento, in futuro, di elezioni democratiche. Il Parlamento Ue è pronto a fornire il suo contributo, offrendo assistenza per la transizione democratica e per la cooperazione parlamentare», ha aggiunto Antonio Tajani.

I flussi migratori e la situazione dei migranti saranno discusse con il vice-Rappresentante speciale e coordinatore umanitario per la Libia delle Nazioni Unite, Maria do Valle Ribeiro, e con il personale dell’Alto Commissariato per i Rifugiati ONU (UNHCR) e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) che operano nel paese.

Il Presidente effettuerà, inoltre, un sopralluogo presso la base navale di Tripoli, nel corso del quale potrà osservare le attività di sorveglianza delle coste e di intervento in mare effettuate anche grazie ai programmi di formazione finanziati dall’Unione europea. 

Al suo rientro in Italia, nel tardo pomeriggio di oggi, il presidente Tajani terrà una conferenza stampa di presentazione, alle 18.45, all’Associazione Stampa Estera, via dell’Umiltà 83/C.

La situazione in Libia è estremamente fragile e il Paese affronta numerose sfide per la stabilità politica, lo sviluppo economico e la sicurezza interna.

Per l’Unione europea è fondamentale garantire la stabilità politica del Paese, quale prerequisito fondamentale per migliorare la situazione economica e sociale. Attraverso l’azione diplomatica e un sostegno concreto, l’Ue sta assistendo la transizione politica della Libia verso un ordinamento stabile e funzionante, e sostiene gli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite.

Il Paese costituisce un punto di transito e di partenza per i migranti che cercano di raggiungere l’Europa, in particolare dall’Africa Sub-Sahariana. Questa crisi ha un enorme impatto sulla popolazione civile della Libia e coinvolge, inoltre, l’intera regione circostante e l’Ue.

Il Parlamento europeo è pronto a sostenere il dialogo nazionale tra i libici. La visita del presidente Antonio Tajani fa seguito a quella compiuta da una delegazione di deputati europei, che ha valutato la situazione nel Paese nel maggio 2018. Le conclusioni di questa precedente missione sono state incluse nell’ultima raccomandazione del Parlamento europeo (30 maggio 2018) al Consiglio, alla Commissione e all’Alto rappresentante europeo Ue per la Politica estera, Federica Mogherini.

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«Avendo constatato il preoccupante immobilismo del governo italiano nei riguardi della rotta Algeria-Sardegna – che soltanto la scorsa settimana ha portato circa 500 migranti sulle coste sarde -, ho deciso di sottoporre il problema direttamente alle Istituzioni europee: presenterò un’interrogazione all’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Federica Mogherini, per cercare di capire quali misure si intendano adottare per arginare i flussi migratori diretti verso la Sardegna, quali strategie, piani o risoluzioni si vogliano elaborare per arrestare un fenomeno allarmante e in costante crescita.»

Lo ha detto ieri sera l’europarlamentare di Forza Italia Stefano Maullu. 

«Nonostante le nostre continue sollecitazioni, infatti, il Governo ha accuratamente evitato di affrontare l’argomento, chiudendosi in un silenzio imbarazzato e imbarazzante. Se si vuole evitare che la rotta Algeria-Sardegna si trasformi nella nuova rotta libica, le Istituzioni hanno il dovere di intervenire. È per questo che presenterò un’interrogazione alle Istituzioni Europee – ha concluso Stefano Maullu -: gli abitanti della Sardegna e di tutto il Paese hanno bisogno di risposte concrete.»

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Venerdì 14 luglio, dalle 10.30, l’aula magna del polo giuridico-economico (viale Sant’Ignazio 78), per la giornata di chiusura del corso di studi in Relazioni internazionali, ospita la conferenza di Nathalie Tocci su un tema di straordinaria attualità: “EU Global Strategy: dove va l’Europa nel mondo?”.

Direttrice dell’Istituto affari internazionali (Iai), professore onorario all’Università di Tübingen, Special Adviser di Federica Mogherini Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza) sulla nuova strategia di politica estera dell’Unione europea, Nathalie Tocci è stata ricercatrice al Centre for European Policy Studies (Ceps) di Bruxelles, all’Istituto universitario europeo di Fiesole e alla Transatlantic Academy di Washington. Nel 2008 le è stato assegnato il premio “Anna Lindh” nell’ambito dell’European Foreign and Security Policy Studies Programme. Attualmente la professoressa Nathalie Tocci si occupa di politica estera europea, risoluzione dei conflitti, Mediterraneo e Medio Oriente.

Il corso di laurea magistrale dell’Università di Cagliari diretto dalla professoressa Barbara Onnis fornisce una solida preparazione sugli aspetti storici, politici socio-economici e giuridico internazionali, relativi al sistema globale contemporaneo. Il corso è costruito per dare vita alla figura di esperto negli affari internazionali, in grado quindi di confrontarsi con le istanze relative ai nuovi assetti della politica estera, rendendo il laureato in Relazioni Internazionali il candidato ideale per le carriere nelle istituzioni, nella diplomazia e nella molteplice varietà di enti governativi e non, che interagiscono con il fenomeno dell’internazionalizzazione, in ambito regionale, italiano ed estero.

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Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha parlato con i giornalisti dei drammatici eventi accaduti in Siria, della discussione tenutasi in plenaria questa mattina e del voto sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. 

Con più di 500 voti a favore è stata approvata una risoluzione che esprime chiaramente l’orientamento del Parlamento in vista delle prossime trattative.

Antonio Tajani ha fatto la seguente dichiarazione:

Sulla Siria:

«Permettetemi innanzitutto di esprimere la forte condanna da parte del Parlamento europeo dell’orribile attacco chimico in Siria. Quasi 100 persone sono morte, molti di loro sono bambini. Diverse centinaia sono feriti. Voglio esprimere le condoglianze del Parlamento europeo alle vittime, alle loro famiglie e a tutto il popolo siriano.

L’uso di armi chimiche è in sé una barbarità, ma il suo utilizzo contro bambini innocenti oltrepassa ogni limite. Questo non è solo un altro attacco contro il popolo siriano. È una ferita aperta per tutta l’umanità.

Oggi non possiamo limitarci alla retorica. È il momento di essere uniti e agire.

Stamattina, ho parlato con l’Alto Rappresentante Federica Mogherini per esprimere il forte sostegno del Parlamento per il suo lavoro e per la Conferenza sulla Siria che si sta svolgendo oggi a Bruxelles.

Invito i nostri Stati membri ad agire con determinazione – in collaborazione con la comunità internazionale – per porre fine a questo conflitto. Dobbiamo ottenere l’accesso immediato agli aiuti umanitari in Siria. Sosteniamo gli sforzi delle Nazioni Unite verso il raggiungimento della pace e della stabilità, anche al fine di avviare la ricostruzione e ridare una speranza.

L’uso di armi chimiche è un crimine contro l´umanità. I responsabili devono essere identificati e consegnati alla giustizia.»

Sulla Brexit:

«A seguito di un aperto dibattito, in cui sono stati espressi diversi punti di vista, una larga maggioranza di 516 voti ha approvato la risoluzione che definisce chiaramente la posizione iniziale del Parlamento europeo sulla Brexit. Il messaggio del Parlamento è chiaro: gli interessi dei nostri cittadini sono la nostra assoluta priorità.

Un’uscita ordinata, condotta in buona fede e in piena trasparenza, è sia nell’interesse dell’UE che del Regno Unito. È un requisito fondamentale e una condizione preesistente per qualsiasi potenziale partenariato tra UE e Gran Bretagna.

Come rappresentanti direttamente eletti da milioni di cittadini europei segnati dall’uscita del Regno Unito, abbiamo il dovere di difendere i loro diritti.

Questi studenti, lavoratori e famiglie, alcuni dei quali hanno trascorso tutta la loro vita in un altro paese dell’UE, meritano assoluta certezza sul loro futuro.

Una costante cooperazione con il Regno Unito in materia di difesa, polizia, intelligence e giustizia rappresenta un interesse comune. Il terrorismo non conosce confini e non viene influenzato dalla Brexit. La sicurezza dei nostri cittadini deve essere sempre la priorità.

Dobbiamo lavorare per preservare i risultati positivi dell’Accordo del Venerdì Santo.

Vorrei chiarire che, mentre il Consiglio definisce i parametri e la Commissione svolge i negoziati, il Parlamento deve essere colui che stabilisce un possibile accordo. 

Invito pertanto il Consiglio e la Commissione a prendere attentamente nota della nostra posizione; tutte e tre le istituzioni dovranno lavorare insieme.»

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Federica Mogherini.

Federica Mogherini.

I deputati del Parlamento europeo condannano con forza il divieto di ingresso negli Stati Uniti nel dibattito con Federica Mogherini.

Il Capo della politica estera dell’UE Federica Mogherini ha accolto con favore il chiarimento da parte delle autorità statunitensi che i cittadini dell’UE non saranno interessati dal divieto di ingresso, anche se in possesso della cittadinanza di uno dei sette Paesi interessati. Ha comunque chiarito che «ciò non cambia la nostra valutazione complessiva degli ordini esecutivi. (…) L’UE non respingerà nessuno che gode della protezione internazionale», aggiungendo che «questo è il nostro punto di vista e continueremo a difenderlo».

«Trump è stato eletto e noi vogliamo il dialogo», ha detto il leader del gruppo PPE Manfred Weber (DE). «Quando Trump dice che sta combattendo l’immigrazione clandestina o l’islamismo radicale, ci trova d’accordo. Ma il divieto di ingresso non è così. Il sospetto generalizzato di Paesi e di persone conduce alla xenofobia. Gli Stati Uniti sono sempre stati un Paese di libertà e di diritti fondamentali, ora Trump tollera la tortura». Così facendo, «uno Stato diventa esso stesso un criminale», ha concluso.

Gianni Pittella, in nome del gruppo S&D, ha dichiarato: «I provvedimenti di Trump sono un attacco alla civiltà giuridica europea e ai suoi valori fondamentali. (…) Siamo chiari: il “travel ban” contro alcuni cittadini non è diretto contro il terrorismo, è una bugia, è demagogia, colpisce alcuni Stati e altri no, quelli con cui Trump fa affari! Chiedo alle compagnie aeree di non rifiutare passeggeri di quei Paesi. (…) E noi dovremo evitare una visita di Trump in Europa fino a che le restrizioni restano. Porte sbarrate nei suoi confronti!»

Syed Kamall (ECR, UK) ha dichiarato che «questo divieto arbitrario invia il messaggio che vi sarebbe contraddizione tra l’essere un buon musulmano e l’essere un buon cittadino di una democrazia occidentale. Sta dalla parte di Daesh e di altri estremisti, che fanno esattamente la stessa affermazione […]. Tuttavia, gli americani hanno votato per il candidato, che sta facendo ciò che ha promesso di fare. Dobbiamo quindi accettare che questo Presidente, le sue priorità e le politiche siano la conseguenza della crescente ondata di malcontento».

Secondo Guy Verhofstad (ALDE, BE), il fatto che nessun terrorista proveniente dai Paesi vietati abbia mai compiuto attentati sul suolo degli Stati Uniti dimostra che si tratta di “pura discriminazione”, di una misura destinata ad alimentare il populismo e il nazionalismo. Anche l’Europa è minacciata da quelle forze, ha aggiunto, auspicando che i leader europei, quando si riuniranno a Valletta, si dichiarino contrari «al gruppo di populisti e nazionalisti che vogliono distruggerci». 

La leader del gruppo GUE/NGL Gabrielle Zimmer (DE), ha chiesto di «mettere i nostri valori contro il disprezzo di Trump, di mostrare, con una politica migratoria caratterizzata dalla solidarietà, che le persone in cerca di protezione non sono la causa di tutti i mali. (…) Che cosa sarebbe diventata l’Europa democratica del dopoguerra se i rifugiati del nazismo non avessero trovato un rifugio sicuro?»

«Chi avrebbe mai pensato che le libertà e i diritti che noi diamo per scontati avrebbero potuto dileguarsi così in fretta. Questo, apparentemente, è come muore una democrazia liberale», ha osservato la leader del gruppo verde Ska Keller (DE). Ha quindi invitato l’UE a essere il «campione della protezione del diritto internazionale, dei diritti umani e delle libertà. Cerchiamo di fare dell’Europa, ha concluso, il contraltare del modello Trump». 

Per Nigel Farage (EFDD, UK), quello che sta accadendo negli Stati Uniti è che «un verace eletto democratico stia facendo quello per cui è stato eletto». Le rimostranze europee sono una prova dell’“antiamericanismo comunitario” e ha proposto di invitare il Presidente Trump a venire al Parlamento, per tenere un «dialogo aperto con il più potente uomo neoeletto al mondo».

Il co-presidente del gruppo ENF, Marcel De Graaff (NL), ha invitato il presidente del Consiglio europeo Tusk e la Commissione a «seguire l’esempio del Presidente Trump, installando controlli alle frontiere nazionali. Tenere fuori i jihadisti. Non solo dai sette Paesi indicati da Trump, ma da molti di più».

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Mercoledì 1 febbraio, in occasione del dibattito annuale sullo “Stato dell’Unione Energetica”, il vice presidente della Commissione Maroš Sefčovič presenterà i progressi fatti e i prossimi passi da compiere per completare il processo di integrazione a livello europeo su efficienza energetica, sicurezza delle forniture, prezzi competitivi sia per l’industria che per i cittadini e impegni climatici.

Per proteggere al meglio i bambini adottati e le loro famiglie, gli europarlamentari chiedono che la Commissione europea stili regole comuni per l’accettazione delle adozioni internazionali che siano valide in tutti gli Stati membri dell’Unione. Una risoluzione legislativa sarà posta al voto dopo il dibattito di giovedì.

Gli europarlamentari interrogheranno la Commissione su come intenda superare le difficoltà sulle certificazioni di pesticidi a basso rischio. La certificazione permetterà a questi prodotti di sostituire gradualmente quelli sospettati di essere nocivi per l’ambiente e per la salute umana. Una risoluzione sarà poi posta al voto (dibattito mercoledì e voto giovedì).

Gli europarlamentari voteranno sull’esenzione dai visti per i cittadini georgiani quando viaggiano nell’Unione Europea. Il Parlamento ha garantito in un voto passato a dicembre che, se necessario, i visti di viaggio da Paesi terzi all’Unione possono essere sospesi per ragioni di sicurezza interna. (Dibattito e voto giovedì).

Le commissioni Affari esteri e Ambiente voteranno, giovedì, delle proposte per proteggere meglio l’Artico contro il cambiamento climatico e prevenire tensioni internazionali che potrebbero emergere a causa delle nuove opportunità di accesso alle risorse naturali e della presenza militare russa nella regione.

Da lunedì a mercoledì, i deputati di tutta Europa e gli europarlamentari si ritroveranno in occasione della “Settimana parlamentare europea” 2017 per discutere di economia, budget e temi sociali. La governance economica, l’unione monetaria, i diritti sociali e dei lavoratori così come la riforma del budget dell’Unione e l’inchiesta sui Panama Papers sono tra i temi del dibattito. Il Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, terrà il discorso di apertura.

Lunedì, il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, incontrerà l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini, e il presidente della Bulgaria, Rumen Radev. Mercoledì incontrerà il sotto-segretario italiano per gli Affari europei, Sandro Gozi, e il presidente del Parlamento georgiano, Irakli Kobakhidze.

Expo Milano 2015 è sempre più il centro del mondo. Oltre all’apprezzamento delle migliaia di visitatori che in questi giorni stanno popolando il sito espositivo, l’Esposizione universale ha fatto registrare una nutrita presenza di autorità di numerosi Paesi.

Oggi, in occasione delle celebrazioni della Giornata nazionale della Svizzera, ha fatto visita il presidente della Confederazione elvetica, Simonetta Sommaruga. Nei giorni scorsi è stata la volta del Presidente della Romania, Klaus Iohannis, del vice primo ministro della Spagna, Soraya Saenz de Santamaria Anton e – per la Giornata Nazionale della Repubblica Ceca – di Karla Slechtova, ministro per lo Sviluppo regionale.

In ogni caso, dall’inaugurazione dell’Esposizione universale è un vero e proprio via vai di personalità politiche: a cominciare da Federica Mogherini e Martin Schulz, rispettivamentealto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza e Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo. Giusto per fare qualche nome, passando ai Paesi, hanno fatto tappa al padiglione belga il ministro dell’Economia, Kris Peeters, il ministro dell’Interno, Jan Jambon, e il ministro degli Affari esteri, Didier Reynders. Per la Francia ecco Laurent Fabius, ministro degli Affari esteri e dello Sviluppo Internazionale, Segolene Royal, ministro dell’Ecologia, Sviluppo sostenibile e dell’Energia, e Stephane Le Foll, ministro dell’Agricoltura. Passando all’Africa ecco Mebrahtu Meles, ministro dell’Industria dell’Etiopia, il presidente della Repubblica del Congo, Denis Sassou N’Guesso, il Primo ministro della Costa d’Avorio, Sem Daniel Kablan Duncan, il ministro dell’Industria e del Commercio estero dell’Egitto, Mounir Abdel Nour.

E ancora: Rachmat Gobel, ministro del Commercio dell’Indonesia; Margarita Cedeno de Fernàndez, vice presidente della Repubblica Dominicana; il vice Primo ministro della Malesia, Muhyiddin bin Mohammed Yassin; il ministro del Commercio estero dell’Ecuador, Diego Aulestia Valencia.

Senza dimenticare il vice ministro dell’Economia nazionale della Palestina, Taisir Amre; il ministro dell’Economia e del commercio del Qatar, Sheikh Ahmed Bin Jassim Al-Thani; Kim Jong Deok, ministro della Cultura, sport e turismo della Corea del Sud; Francisco Pascual Obama, vice Primo ministro della Guinea equatoriale.

Insomma, davvero Expo Milano 2015 è sempre più “l’ombelico del mondo”.