19 April, 2024
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La seduta solenne del Consiglio in occasione della ricorrenza de “Sa Die de sa Sardigna” è stata aperta dal presidente Michele Pais che ha comunicato l’ordine dei lavori. Dopo lo stesso presidente, hanno preso la parola l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi, ed i capigruppo. Sono seguiti una rappresentazione scenica del Comitato “Sa Die de sa Sardigna” e, in chiusura, l’intervento del presidente della Regione Christian Solinas.
Di seguito il testo integrale del discorso pronunciato dal presidente del Consiglio.

«Oggi celebriamo Sa Die de sa Sardigna, un grande momento di riflessione per noi sardi. Dal 1993, anno della sua istituzione, è questo il giorno in cui il comune sentire del popolo sardo celebra i valori più alti della sua cultura e della sua storia millenaria.
Sa Die de sa Sardigna è nata per essere luogo di incontro e di confronto, di fiducia e di speranza, una giornata in cui la normale dialettica politica, spesso caratterizzata da forti contrapposizioni, lascia spazio al dialogo costruttivo. Così è stato in tutti questi anni e così deve essere oggi.
I tempi difficili che stiamo vivendo richiedono a tutti noi uno sforzo unitario, ispirato alla memoria storica e all’insegnamento dei nostri padri, nella convinzione che solo la conoscenza e la consapevolezza del proprio passato possono essere il fondamento di scelte meditate per il futuro.
In questa giornata solenne celebriamo i Vespri Sardi dell’aprile del 1794 che portarono a maturare un condiviso spirito di ribellione nei confronti, allora, dei dominatori piemontesi.
È la giornata in cui ricordiamo i nostri eroi: Giommaria Angioy, Michele Obino, Francesco Cilloco. Ma è soprattutto la giornata in cui si esalta lo spirito identitario del popolo sardo che in questo evento si rinnova e si rafforza.
È l’occasione per mostrare la determinazione della nostra terra che, pur segnata da sofferenze e secoli di dominazioni, è riuscita a mantenere immutati i suoi caratteri originali con una propria lingua e una cultura di radici antichissime.
Su queste solide basi si fonda il nostro agire quotidiano, questo patrimonio di conoscenze ci dà la forza di affrontare senza paura le difficoltà del presente.
Oggi il nemico è più subdolo, non ha più le uniformi dei soldati sabaudi e le parrucche dei funzionari regi. Oggi il nemico non si vede, colpisce indistintamente uomini e donne, si insinua nei luoghi di cura, di lavoro e di svago. E, per questo, è un avversario ancora più difficile da combattere.
Subiamo in queste settimane una situazione mai vissuta. Uno scenario inimmaginabile fino a pochi mesi fa con centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo, uccisi da una pandemia virale devastante.
Un’emergenza sanitaria a livello globale con conseguenze economiche e sociali pesantissime per tutti, nazioni ricche ed evolute, paesi poveri e sottosviluppati.
La Sardegna, purtroppo, non è stata risparmiata. Anche noi piangiamo i nostri morti e lottiamo quotidianamente per arginare la diffusione dei contagi. Lo facciamo da settimane grazie al sacrificio di tutti: uomini e donne, vecchi e bambini costretti a rivoluzionare il loro modo di vivere, confinati nelle proprie abitazioni dalle rigide e inevitabili misure di distanziamento sociale.
Ma consentitemi, in questa occasione solenne, di rivolgere un ringraziamento particolare a chi, in questi giorni, opera nella prima linea del fronte: medici, infermieri, operatori sanitari e personale che, a vario titolo, garantisce la sicurezza dei nostri ospedali e di tutti i presidi della salute pubblica.
Ogni giorno, senza sosta e con spirito di abnegazione, assicurano cure ed assistenza ai pazienti colpiti dal Covid-19 pagando spesso a caro prezzo la loro esposizione all’aggressione virale.
La Sardegna sta pagando un tributo pesantissimo. Fino ad oggi ben 109 persone sono scomparse a causa del coronavirus. Morti solitarie e nel silenzio. Tra le vittime anche due medici di altissimo valore umano e professionale: Nabeel Khair, medico di base a Tonara e Marco Spissu chirurgo stimatissimo del policlinico sassarese.
Un grazie va anche a tutti i volontari della Protezione civile. Agli uomini e alle donne delle nostre forze dell’ordine, del Corpo Forestale, dei Vigili del fuoco e delle compagnie barracellari impegnati nelle operazioni di controllo del territorio per il rispetto delle misure di contenimento imposte dal Governo nazionale e dalla Giunta regionale. Se la Sardegna è riuscita a limitare la diffusione del virus lo si deve a loro, oltre che al grande senso di responsabilità mostrato dai cittadini sardi.
Un grazie va inoltre a tutti i lavoratori che, nei vari ambiti, assicurano alle famiglie i beni primari.
Ma il mio pensiero va soprattutto alle famiglie colpite nei loro affetti più cari, a coloro che hanno visto morire i loro congiunti: si tratta soprattutto di anziani, dei custodi della nostra memoria, dei depositari dei nostri saperi. Una perdita, per questo, ancora più dura da sopportare.
Questo virus, però, non colpisce solo gli uomini. Rischia di uccidere anche centinaia di attività produttive costrette alla chiusura dalle misure di contenimento adottate a livello nazionale e regionale.
E, insieme alle imprese, rischiano di scomparire centinaia di posti di lavoro nei settori trainanti della nostra economia: turismo, artigianato e commercio. A loro va tutta la nostra attenzione, alle aziende e ai lavoratori deve essere riservato il massimo sostegno da parte delle istituzioni regionali.
In questa direzione vanno le misure adottate dal Consiglio e dalla Presidenza della Regione nelle scorse settimane. A questo proposito voglio rimarcare il grande spirito di collaborazione tra maggioranza e opposizione che ha caratterizzato i lavori dell’Assemblea in questi giorni difficili.
Tutte le forze politiche hanno dismesso le casacche di appartenenza per perseguire il bene comune. Ciò ha consentito di approvare in tempi rapidissimi la manovra finanziaria che ha liberato risorse immediatamente spendibili per contrastare l’emergenza sanitaria, economica e sociale che ha colpito la nostra Isola.
Il Consiglio ha approvato le prime misure straordinarie urgenti a sostegno delle famiglie e dei lavoratori.
Nell’imminente saranno approvate importanti misure a favore delle imprese e dei lavoratori stagionali. È uno sforzo economico senza precedenti che la Regione ha deciso di attuare senza tentennamenti. Il momento impone decisioni rapide e mirate, solo così potremo evitare la catastrofe.
Una battaglia nella quale è coinvolto tutto il sistema degli enti locali. Province e comuni svolgono un ruolo fondamentale per consentire alle misure adottate dal Consiglio e dalla Presidenza della Regione di avere immediata efficacia. I sindaci e tutti gli amministratori locali, grazie alla conoscenza diretta dei luoghi e delle singole situazioni personali e aziendali, hanno un quadro chiaro dei bisogni e delle difficoltà. Il loro contributo e i loro suggerimenti ci consentono di prendere decisioni ponderate e allo stesso tempo rapide.
Tutti gli eventi inaspettati e sconvolgenti, lo dice la storia, portano a inevitabili trasformazioni offrendo opportunità che, se sapute cogliere, ci consentiranno di costruire un futuro migliore. Questo virus, con il suo carico di lutti e di sofferenze, ha risvegliato il nostro spirito comunitario, sopito pulsioni individualistiche e innescato una spontanea catena di solidarietà.
Come nel 1794, la Sardegna fa fronte comune. Il nemico da scacciare sembra oggi più resistente e determinato ma sono sicuro che oggi, come allora, il popolo sardo unito riuscirà a vincere la sua battaglia.»

Successivamente ha preso la parola l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi che in apertura si è soffermato sulla vastità dei cambiamenti che l’epidemia ha imposto alla nostra società. Cambiamenti, ha affermato, che interrogano nel profondo l’uomo con domande sul senso più autentico della sua esistenza e ci consegnano una lezione di convivenza, di consapevolezza del legame fra scelte individuali e bene comune, sulla centralità della cura della vita, della necessità di superare l’indifferenza nei confronti del mondo che ci circonda. «La sofferenza degli ammalati e dei poveri ci ha toccato nell’animoha detto ancora monsignor Giuseppe Baturi -, richiamando alla nostra attenzione i valori della persona e della comunità. Adesso, ha concluso il vescovo di Cagliari, avvertiamo i primi segnali di una crisi economica che rischia di mettere a dura prova la popolazione e la sua parte più debole; per questo servono un nuovo inizio ed una nuova energia spirituale e morale aperta al futuro, che dovrà essere attraversata da un grande amore per la vita, da veri sentimenti di amicizia sociale e di creatività comunitaria. L’augurio quindi, ha detto infine Baturi, è che questa nostra celebrazione a cavallo fra memoria e speranza sia ricordata come l’inizio di nuova epoca di amicizia sociale e solidale del popolo della Sardegna.»
Ha quindi preso la parola Salvatore Cubeddu in rappresentanza del Comitato pro sa Die de sa Sardigna che ha svolto il suo intervento in forma bilingue (sardo-italiano).
«I Sardi celebrano oggi la propria festa e la ripropongono in condizioni del tutto straordinarie, ma lo fanno con convinzione, con impegno e persino con gioia ha esordito Salvatore Cubeddu anche se l’Isola è chiusa da quasi due mesi per la pandemia, anche se da noi i deceduti sono a decine, i malati a centinaia e le restrizioni continuano a permanere anche per il futuro.»
Salvatore Cubeddu si è quindi soffermato sul profondo significato che assume Sa Die de sa Sardigna: «Il 28 aprile del 1974 segna una data fondamentale per l’Isola. Non bastavano più le richieste ai regnanti piemontesi. Come nel resto dell’Europa i sardi rivendicavano libertà, eguaglianza e fraternità. Dopo essersi difesi in armi contro le armate conquistatrici francesi il popolo sardo cacciò i piemontesi dall’Isola. La Sardegna ha avuto i suoi eroi e i suoi martiri che oggi vogliamo ricordare, facendo parte di una Repubblica democratica. Oggi i sardi hanno una loro identità nazionale che postula ulteriori spazi istituzionali, idonei a consentire di rispondere in maniera più rappresentativa, efficace ed adeguata agli attuali problemi epocali»
Salvatore Cubeddu, nell’ultima parte del suo intervento, ha indicato nell’Assemblea Costituente lo strumento più adatto per costruire il riscatto del popolo sardo: «Se ne parla da oltre 20 anni ha ricordato Salvatore Cubeddu -, ci sono atti ufficiali approvati da questo Consiglio, proposte di legge presentate in Parlamento. E’ tempo di riscrivere le regole del nostro vivere comune. I 60 consiglieri regionali possono farlo presentando una proposta di nuovo Statuto da sottoporre a referendum. L’Assemblea Costituente sarebbe utile per rinnovare le nostre istituzioni, ricostruire un’economia secondo le vere risorse della nostra terra, valorizzare quel patrimonio di lingua, economia e cultura che esiste e resiste nonostante tutto e tutti nelle campagne, nei paesi e nelle moderne città».
Al termine dell’intervento del rappresentante del Comitato pro sa Die è andato in scena una drammatizzazione teatrale, tra storia e poesia, dei fatti del 28 aprile del 1794. In scena la poetessa Anna Cristina Serra e gli attori Gisella Vacca, Rita Atzeri, Elio Turno Arthemalle e Franco Siddi accompagnati dai suoni ancestrali del gruppo Cuncordia a Launeddas.
Chiusa la rappresentazione teatrale, il presidente Michele Pais ha dato la parola ai capigruppo.
Il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha ricordato che «oggi è la festa del polo sardo anche se c’è poco da festeggiare perché viviamo una situazione drammatica, una giornata che ha suscita in noi tante riflessioni sul nostro futuro e deve spingerci a lavorare per la ripartenza della Sardegna con uno sforzo straordinario, con la forza e l’orgoglio che ci hanno lasciato i nostri padri. L’emergenzaha aggiunto Daniele Cocco non è passata e non sappiamo quando passerà; questo perciò non è il momento della polemiche ma della responsabilità perché siamo poveri e siamo colpiti da ulteriore gravi povertà, abbiamo problemi enormi e dobbiamo essere capaci di rispondere con atti straordinari, proponendo soluzioni e risposte forti e nuove. Dobbiamo essere realisti ma anche ottimisti, ha poi auspicato il capogruppo di Leu, per cui al presidente Christian Solinas dico che dobbiamo fare di più, innanzitutto per mettere in sicurezza operatori del sistema sanitario e di quel mondo formato dalla protezione civile, dai volontari e dalle associazioni, dai Sindaci anche loro impegnati quotidianamente. In particolare per quanto riguarda la prevenzione in campo sanitario occorre che i protocolli stabiliti siano estesi ed attuati in tutta la Regione perché, ad esempio, mi risulta che tamponi e protezioni individuali ci siano dappertutto a differenza di quanto accade ora, quando queste buone pratiche vengono seguite a Cagliari e non come Nuoro, perché in definitiva il nostro compito politico e morale è combattere con ogni mezzo il virus».
Francesco Mura, capogruppo di Fdi, ha auspicato che «la comunità regionale sappia andare oltre eventi storici di 226 anni fa ed impegnarsi a fondo in uno sforzo importante per pensare agli sardi di oggi, con stessa reazione decisa e coraggiosa di allora, per essere all’altezza della grande di questo momento epocale di cambiamento; lo dobbiamo alle vittime alle quali dovrebbe essere dedicata questa giornata. Abbiamo il dovere ha sostenuto Francesco Mura di mettere in campo una reazione adeguata alla crisi e di costruire tutti assieme un percorso di risalita, un percorso politico nuovo con i parlamentari sardi di tutte le forze politiche ed il sistema produttivo, per arrivare ad una Sardegna libera da ogni oppressione. L’ assistenza pubblica oggi è un dovere ma è necessario preparare la ripartenza per lavorare con dignità, per tenere viva la nostra tradizione di grandi lavoratori, per il nostro riscatto. Il vero cambiamento, ha proseguito, sta in questa nostra rivoluzione culturale: ripartire dai nostri valori antichi riprendendo in mano con coraggio il nostro destino, consapevoli del fatto che abbiamo tante emergenze da affrontare e dobbiamo batterci con nostri concittadini per dare prospettiva al nostro popolo e soprattutto ai giovani.»
Per Forza Italia, Angelo Cocciu ha messo l’accento sull’importanza della giornata e per una data storica che quest’anno ricordiamo con tanto dolore in più, anche se in misura minore rispetto ad altre parti d’Italia. Il presidente Solinas finora ha fatto tanto e lo ringraziamo, ha detto ancora Cocciu, esprimendo poi speranza che è anche un po’ il sogno per i sardi, di poter avere un controllo sanitario capillare, per consentire alla nostra Regione di ricominciare davvero a lavorare e ad accogliere quanti vorranno visitare la nostra terra in sicurezza.
Roberto Caredda (Misto) ha ricordato che «i sardi di allora difesero grandi valori come dignità e diritti conquistando la loro autonomia con spontanea rivolta patriottica, elementi che oggi devono essere attualizzati trasformandosi in un sentimento di speranza e di riflessione per i sardi, per tramandare nel modo più nobile le tradizioni e la storia della Sardegna. Una riflessione che – ha continuato Roberto Caredda -, dovrà concretizzarsi in un forte impegno a difendere nostra identità, combattendo oggi una battaglia difficile che sta colpendo tutto il mondo. Ma non siamo soli, ha osservato il consigliere, perché abbiamo vicino tanti eroi, molti con camice e divisa, capaci di tanti esempi che contribuiscono a creare un nuovo senso di comunità di cui far tesoro. Servirà un comportamento responsabile per vincere tante sfide, ha concluso Caredda, chiamando ognuno a fare la sua parte per uscire da questa crisi più forti di prima».
Aldo Salaris (Riformatori sardi) ha parlato di «una festa del popolo sardo in tono minore ma non certo per intensità e passione». «Oggi come allora ha dichiarato il capogruppo di maggioranzasiamo davanti a una rivoluzione e il 28 aprile ci fa sentire un popolo nei valori della lingua, dei costumi e dei riti». Salaris ha insistito sul concetto di sardità e, nel corso del suo intervento, ha rilanciato con forza la battaglia politica per l’inserimento in Costituzione del principio di insularità».
Molto critico, invece, nei confronti dell’operato del presidente della Giunta, l’intervento della capogruppo Cinque Stelle, Desirè Manca, che ha ricordato quelle che, a suo giudizio, sono state le promesse tradite dal governatore nel suo primo anno e mezzo alla guida della Regione. «Ricordoha incalzato l’esponente della minoranzale promesse elettorali e quelle fatte nelle dichiarazioni programmatiche, ricordo i buoni propositi di allora e le parole appassionate sulla identità». La consigliera M5S ha quindi parlato «di fatti che vanno nel senso contrario rispetto alle riforme enunciate” ed ha lamentato il ricorso all’esercizio provvisorio, le leggi impugnate dal Governo centrale e gli “otto mesi impegnati nella nomine” nonché “la presa in giro del latte a un euro fatta ai pastori sardi”.
«Le auguro un’inversione di rotta – ha concluso Desirè Manca – mentre riaffermo con fierezza il mio essere sarda con la promessa di lavorare nell’esclusivo interesse dei sardi e della Sardegna».
Il capogruppo Udc-Cambiamo, Gianfilippo Sechi, ha ripercorso l’iter politico e istituzionale della legge per Sa Die, ricordandone il profondo significato storico e i valori legati alla sardità, all’orgoglio e al coraggio dei popolo sardo. «Il popolo che smarrisce la memoria ha affermato l’esponente della maggioranzaperde l’identità e fare memoria storica significa schiodarsi dalla passività e farsi forza col ricordo di eventi che dimostrino la nostra capacità di autogoverno se non addirittura di indipendenza».
Gianfranco Ganau (capogruppo Pd) ha ricordato in apertura del suo intervento il significato delle celebrazioni della festa del popolo sardo ed ha citato Giovanni Lilliu «La rivolta di una Sardegna asservita al feudalesimo per una Sardegna libera e una nazione protagonista».
A giudizio dell’esponente della minoranza a trent’anni dalla proclamazione della legge istituiva di Sa Die «è necessaria una riflessione sul significato e sui valori più profondi della festa del popolo sardo ma l’obiettivo a cui tendere ha spiegato Gianfranco Ganauè quello di proseguire insieme nel verso dell’esercizio dell’autonomia. Sa Die ci invita a compiere ogni giorno una rivoluzione e la moderna sarda rivoluzione di oggi, dopo i tempi difficili della pandemia – è costruire un’Isola che sia un modello si sviluppo sostenibile e attrattivo».
Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha invece replicato con un certo disappunto alle critiche dei 5 Stelle ed ha parlato di “occasione perduta” riferendosi alla dimostrazione di scarsa unità offerta dal Consiglio regionale «in una giornata così importante per la Sardegna».
L’esponente della maggioranza ha più volte invocato una vera “unità” tra i sardi per superare il difficile momento ed ha chiesto scusa per «l’ennesimo teatrino della politica andato in scena in Aula anche nella giornata celebrativa di Sa Die». «Da questa Aula ha concluso Franco Mula – deve partire un segnale di unità e di speranza e il tutto, in giornate come quella odierna è più importate dell’ego di ciascuno di noi».
Accorato e appassionato l’intervento del capogruppo della Lega, Dario Giagoni, che ha fatto più volte riferimento ai sacrifici dei sardi nei mesi dell’emergenza Covid. «Il virusha dichiarato l’esponente della maggioranzaha posto in evidenza le nostre fragilità e messo alla prova anche gli spiriti più temerari».
«La giornata odierna – ha proseguito Giagoni – deve essere un momento di riflessione per le azioni concrete da condurre con coraggio per il riconoscimento del principio di insularità e per rivendicare maggiore autonomia decisionale.»
Il capogruppo della Lega ha concluso il suo intervento rivolgendo un pensiero «a quei sardi che in questi tempi difficili non hanno potuto neppure dare l’ultimo saluto ai propri cari».
La consigliera dei Progressisti, Maria Laura Orrù, ha ricordato il significato della cacciata dei piemontesi ma ha anche evidenziato come «quel periodo durò troppo poco e quanto i Savoia, una volta ritornati nell’isola la fecero pagare ai sardi». «La resilienza – ha aggiunto l’esponente della minoranzasi rilevò la nostra condanna e la storia ci insegna che oggi dobbiamo ritrovare la forza per rovesciare i tavoli».
Riferendosi all’emergenza Covid, ha aggiunto: «La ripartenza della Sardegna deve essere diversa e avviata in modo giusto, serve ripartire dalla terra e incanalare la speranza per trasformare la crisi in una grande opportunità per la nostra Isola».
Il presidente Pais ha quindi dato la parola al presidente della Regione Christian Solinas che ha svolto l’intero intervento in lingua sarda: «La storia ha riservato alla Sardegna prove difficili – ha detto Christian Solinasdisastri naturali, carestie, invasioni, saccheggi, dominazioni, siccità e malattie. Sofferenze e solitudini profonde che hanno lasciato segni indelebili nelle nostre comunità e nel modo di costruire le nostre relazioni, il nostro linguaggio e le nostre tradizioni. L’identità collettiva è il risultato di una tradizione che si rinnova, nella mentalità e nella comunicazione ma sempre con il passo che arriva da un modo di vivere senza fretta e che rappresenta la lente con la quale guardiamo il mondo e noi stessi».
L’identità, secondo Christian Solinas, è oggi ancora più importante per affrontare le difficoltà del presente: «Ci troviamo a combattere una pandemia che colpisce il nostro vivere quotidiano. L’affrontiamo senza paura, con misure importanti per cercare di contenerla. Da alcune settimane siamo chiamati a duri sacrifici che stanno mettendo i difficoltà le nostre imprese, i lavoratori e tutto il sistema economico e produttivo. Sa Die de sa Sardigna assume quindi una dimensione simbolica che mette alla prova la nostra capacità di reagire e fa leva nella potenza della nostra identità per darci la forza di superare quest’altra tragedia. Noi teniamo duro, tutti insieme ce la faremo».
Christian Solinas ha quindi rivendicato la bontà delle misure adottate dalla Regione per contrastare la pandemia: «Era dalla fine della seconda guerra mondiale che non si conosceva un’emergenza di queste dimensioni ha affermato il presidente della Regione – oggi lottiamo contro un nemico invisibile, un virus che si diffonde seminando lutti e sofferenze. Eppure siamo riusciti a mantenerne il controllo e a limitarne la diffusione. Ora è arrivato il momento di pensare a ripartire e, con le dovute cautele, a ritornare alla normalità. Per questo il 28 aprile assume un significato nuovo: nel 1794 con la cacciata del vicerè e dei funzionari piemontesi si cacciarono i soprusi di un sistema di governo che affogava città e campagne, oggi facciamo appello all’unità del nostro popolo per sconfiggere l’epidemia, per fermare la catena dei contagi e per ricominciare tutti insieme».
Ma non tutti i mali vengono per nuocere: per Christian Solinas, pur nelle difficoltà, questa esperienza servirà a disegnare una nuova identità collettiva, adeguandola alla nuova realtà globale, al continuo confronto tra culture e bisogni messi in luce dallo sviluppo delle nuove tecnologie. La lezione di questo tempo conferma il bisogno di mettere a confronto il grande patrimonio delle diversità, prendendo coscienza della nostra identità. L’omologazione non conviene a nessuno. La convivenza globale, nel rispetto reciproco delle differenti esperienze è invece l’orizzonte migliore al quale i sardi devono guardare. L’identità che nasce dall’autocoscienza è il risultato di un confronto che riconosce le diversità e ne rispetta il valore».
Il presidente della Regione ha quindi elencato i valori su cui fondare il riscatto del popolo sardo: «La sardità è la nostra coscienza collettiva che declina i nostri valori storici, tradizionali, culturali, paesaggistici e linguistici. E’ questo che rende viva e vera la nostra identità. Per questo dobbiamo chiederci cosa vogliamo per noi e per la nostra terra – ha detto Christian Solinas – credo che dobbiamo avere il coraggio e la forza di restare noi stessi salvaguardando il primo elemento della nostra esistenza: la parola. Ciò vuol dire che occorre restituire ai sardi la loro lingua materna. Il nostro modo di comunicare è fatto di silenzi e di espressioni chiare. Ciò non vuol dire non comunicare ma esprimere con poche parole il senso profondo del nostro sentire senza rimangiarsi le cose dette. La lingua sarda ha voce e suono, canta, e il suono ha lo stesso valore del significato della parola. Parlare in sardo significa scegliere un modello alternativo di sviluppo, una crescita a vantaggio di chi vive nella nostra terra. Oggi possiamo parlare in modo diverso rispetto al passato e raccontare un nuovo mondo di libertà. Oggi che stiamo per tornare liberi dopo settimane di quarantena lo dobbiamo fare con fede e speranza. Solo così si potrà ricostruire ciò che è stato distrutto dall’emergenza virus. Dobbiamo indicare una via per la rinascita del popolo sardo. Lo dobbiamo fare ripartendo da qui, da Sa Die de sa Sardigna che ci porta valori comuni di unità e di condivisione».
Christian Solinas ha quindi concluso il suo intervento citando alcuni versi dell’inno sardo di Francesco Ignazio Mannu: Como ch’est su filu ordidu/A bois toccat a tèssere/Mizzi chi poi det essere/Tardu s ‘arrepentimentu/Cando si tenet su bentu/Est prezisu bentulare.
Il presidente del Consiglio Michele Pais ha quindi chiuso la seduta ringraziando gli ospiti e i rappresentanti delle forze politiche: «Quasi tutti hanno compreso il senso di questa giornata in cui si lasciano da parte le normali contrapposizioni politiche in uno spirito di solidarietà e unità che si fonda sui valori della sarda rivoluzione di Giommaria Angioy».

(INTERVENTO INTEGRALE DEL PRESIDENTE SOLINAS IN LINGUA SARDA)
Sennore Presidente, Onorèvoles collegas, Cumponentes de su Comitadu pro Sa Die,
òmines e fèminas de Sardigna.
S’Istòria at parau in antis a sa terra nostra e a su Pòpulu nostru maicantas proas: disacatos naturales, carestias, invasiones, assàchios, dominatziones, sicagna e epidemias. Patimentos e soledades profundas, males pedrales chi ant lassadu su sinnu in sas intrannas de cadaunu de nois, de sas comunidades nostras; sa manera de fraigare sas relatas nostras, su limbàgiu e sas traditziones nostras. Est a nàrrere, s’identidade culletiva nostra a dies de oe est su frutu de una traditzione chi s’annoat, semper bia, die cun die, chi si fràigat faghende, in sos pensos e in sa comunicatzione ma semper cun su passu chi arribat dae unu vìvere bene pasadu, chi rapresentat sa lente cun sa cale, comente sardos, abbaidamus su mundu e nois matessi.
E no est de badas chi professor Lilliu istimadu apat, cun abbistesa, naradu chi “sos sardos pensant in tundu”. Ca, abbaidende bene, sa nostra est una cultura tzirculare, dae semper. No amus sa sìntesi dimensionale chi si bidet in su cùcuru de sas piràmides o de su fronte de sos tèmpios grecos.Tundos sunt sos nuraghes e su chircu distinghet sas planimetrias issoro, che a sos putzos sacros, gasi comente pro sos printzipales trastos de s’artesania artìstica – còrbulas, cannacas – e pro sos cuiles. Tundu est su ballu e in chircu si cantat a tenore. Pro leare detzisiones de importu sa comunidade si sedet in tundu, totu parìviles mancari cun ruolos diferentes.
Custa die dat s’oportunidade de nche barigare s’alabantzia e su ritu, chi sunt importantes, eja, in sas cosas de s’òmine: est sa die de nois sardos, de sa Sardigna! Una data nòdida, gasi comente ant ammentadu in medas, de unu fatu istòricu, de cussèntzia natzionale, de fràigu de unu esperimentu autonomìsticu acumpridu a pustis de sèculos dae s’edade giuigale e in armonia cun sas ideas rivolutzionària e illuminìsticas, resumidas in sos printzìpios universales de sa libertade, de s’uguagliàntzia e de s’ amistade.
Ma s’atualidade de sos valores identitàrios de Sa Die si medit oe cun unu tempus particulare, chi ponet domandas noas e nos presentat trintzeras noas pro gherrare contra a una pandemia traitora e mortale, cun unu virus chi est corfinde a manera ferotze sa bida fitiana nostra, sos antzianos nostros, e non custos ebbia. Una Epidemia chi semus cuntrastende a petorra parada, cun misuras poderosas pro li pònnere làcana chi ant custrintu pro chidas meda totu sos Sardos a sacrfìtzios mannos meda, chi sunt ponende in pelea sas impresas nostras, sos traballadores, su setore econòmicu e produtivu.
In custu tempus, su meledu nostru pro sa Die si prenat de capias noas e leat una dimensione simbòlica chi porrogat sa capatzidade nostra de poderare, de èssere fortes e invocat, in s’identidade de su Pòpulu nostru sa capatzidade de si nche torrare a pesare e torrare a cumentzare, lassendsi a palas cust’atera tragedia de s’Istòria. L’amus iscritu: Sa Sardigna est prus forte. Nois poderamus. Sa fortza nostra, Totu paris pro torrare a cumentzare.
Fiat dae s’ùrtima gherra mondiale de su sèculu passadu chi su mundu non connoschiat una emergèntzia de custa mannària. E custa est comente chi siat, cun piessinnos noos e diferentes, sa de tres gherra mondiale chi s’umanidade totu pìnniga gherrat contra a unu nèmigu invisìbile, de unu virus chi si ispàrghiat e intrat a totue messende vìtimas e lassende in caminu dolore e timòria.
Fiat dae s’ùrtima gherra mondiale de su sèculu passadu chi sa mundu non connoschiat una emergèntzia de custa mannària. E custa est comente chi siat, cun piessinnos noos e diferentes, sa de tres gherra mondiale chi s’umanidade totu pìnniga gherrat contra a unu nèmigu invisìbile, de unu virus chi si ispàrghiat e intrat a totue messende vìtimas e lassende in caminu dolore e timòria.
In s’ìsula nostra amus mantesu suta controllu s’isparghinamentu de sos contàgios, ponende làcana a sos dannos sanitarios. Ma como, comente càpitat a pustis de cada gherra, mancari cun sa prudèntzia netzessària, osservende unu printzìpiu de cautela màssima leende misuras adeguadas de preventzione e amparu, depimus torrare a cumintzare, abèrrere s’àndala a una normalidade noa chi permitat a sos sardos de nche essire a pagu a pagu dae s’isulamentu e torrare a fraigare valore e traballu.
Su 28 de abrile, duncas, leat unu significadu simbòlicu nou: comente in su 1794, boghendenche su Visurè e sos funtzionàrios piemontesos si che catzaiant a manera ideale sos abusos de unu poderiu allupadore chi sas tzidades e sas campagnas, sos istamentos e sa casta noa de sa burghesia cummerciale non podiant prus bajulare, oe faghimus apellu a s’unidade de su Pòpulu nostru pro che bogare s’epidemia, pro firmare sa cadena de sos contagios e pro torrare a cumentzare totu paris.
Custa esperientzia metzana puru at a servire a sestare s’identidade culletiva nostra.
Mescamente in s’urgentzia chi no si podet trantzire de isòrvere su chertu semper prus craru de sa relata cun una dimensione globale de sa realtade, de s’intretzire sighidu de sas culturas e de sos bisòngios chi su progressu e sa lestresa de sos istrumentos modernos at acurtziadu, moende dae sa tecnologia.
Pro comente la bido deo. sa letzione de custu tempus cunfirmat su bisòngiu de afrontare su cunfrontu chin sa richesa manna de sas diversidades, leende una cussèntzia acumprida de s’identidade sarda, chi no est unu ammiru lunàdigu de unu bìvere a tesu, eredidade materiale o immateriale de esperientzias anzenas, ma apartenèntzia resonada a una cultura e a una traditzione chi intrant oe in su fràigu de cada pessamentu e atzione nostros, leendenos a lèghere sas cosas de su mundu chi bivimus cunforma a unu paradigna antropològicu chi orientat sas reatziones cara a istìmulos esternos de su sìngulu e de sa comunidade.
S’omologatzione non cumbenit a nemos, sa summa est pari a nudda. Sa convivèntzia globale, in su rispetu pari-pari, de identidades diferentes rapresentat imbetzes s’orizonte culturale prus ricu e de bonucoro, a su cale sos sardos – e pro mene de prus puru, che sadista – podimus petzi abbaidare cun pressiu mannu.
S’identidade chi naschet dae sa cussèntzia de sesi est su resurtadu de unu cunfrontu chi reconnoschet sas diversidades, cumprendet e rispetat su valore.
Sa sardidade duncas est sa cussèntzia culletiva de su Pòpulu nostru chi declinat in su tempus presente sos valores istòricos, traditzionales, culturales, artìsticos, paesagìsticos e linguìsticos suos. Custu protzessu de atualizatzione fitiana rendet galu oe bia e bera s’identidade nostra, dende unu sensu craru a custa die e a s’alabantzia sua.
Pro cussu chi afirmamus cumbintos sa volontade nostra de non medire comente sardos cun su presente e comente sardos desinnare su benidore nostru, rispondende pro cada faina nostra a sas duas domandas fundamentales chi apo propostu a cumintzare dae sas decrarassiones prorammaticas in printzìpiu de custa legisladura: cale profetu pro s’ìsula nostra? cale profitu pro sos Sardos?.
Si custu est su percursu sestadu, depimus àere su coràgiu e sa fortza de abarrare semper nois fintzas chin s’elementu creatore de s’esistèntzia, sa paràula. Custu cheret nàrrere torrare a sos sardos sa limba issoro, sa limba de sa mama, torrare in fines a a acurtziare a su significadu de cada descritzione, fatuale o emotiva, su signifcante cosa sua.
Est a beru, su limbazu fundamentale de sos sardos est su mudore, fatu a s’ispissu de espressadas firmas. E non cheret nàrrere a non comunicare, o pejus puru a no àere nudda ite nàrrere: nono, sas paràulas sunt pagas, ca sa paràula est unu arriscu in su bìvere istòricu e no est fàtzile, in sa cultura nostra, a torrare a coa cando una cosa est narada.
Pro su restu, s’impreu de sas paràulas est risparmiosu: pagas, ma cada frase est belle una sententzia, mescamente in cussa riserva perenne de valores e traditziones rapresentada dae su mundu agropastorale.
FInas sas mòvidas sunt fraigadas, punnant a non dare a bìdere su sentidu. Mancari, in pagos tratos, arribet a una potentzia espressiva ispantosa, comente cando si ghetat una mirada simpre.
Finas s’avesu est cumpostu, non lassat bìere perunu sentidu. Mancari chi a bias tenet una fortza de espressada ispantosa, comente in una ograda ebbia.
Epuru, s’arrastu prus craru de s’identidade est in sa limba etotu. A faeddare prus limbas est una prenda cunfirmada dae totu sos istùdios. Onni limba retratat su mundu in manera diferente, cae in su sinnu gràficu o fonèticude una allega crobat s’ammentu de una comunidade. A chistionare sa limba nostra nos ponet in su mundu cunforma a s’identidade nostra e nos lassat bìvere esperièntzias a sa sola, pro nde buscare su sentidu de cada meledu.
Sa limba sarda at boghe e sonu, cantat, e su sonu tenet su matessi importu de su significadu de sa paràula. Sa limba faeddat a manera diferente su tempus de oe.
A faeddare in sardu cheret nàrrere a seberare unu modu distintu de isvilupu, una crèschida a torracontu de sa zente de su logu.
Oe podimus nàrrere in limba cosas chi no amus pòdidu nàrrere in tempos colados, e gasi faeddare unu tempus nou de libertade. Una limba sarda aberta a su cambiamentu e a s’arrichimentu. Una manera de faeddare est una manera de fàghere. Sa limba no est petzi unu mèdiu pro comunicare, est finzas una testimonia de sentidos, de afetos e de pensamentos.
Semus acante de liberare sos sardos dae chidas de barantena, cajonada dae s’emergèntzia epidemiològica. Non podimus mantènnere sa limba inserrada in domo, acorrada. Depimus liberare finas a issa, ca si potzat chistionare in sardu in cale si siat logu o faina de sa vida fitiana: in iscola, in ufìtziu, in sas istitutziones o in crèsia.
Oe galu de prus tenimus a in antis su bisòngiu de ammaniare progetos e programmas, cun una fide e una ispera noa, pro torrare a fraigare su chi est derrutu pro s’ùrtima emergèntzia e custu tempus istentosu de crisi. Depimus inditare una caminera pro sa crèschida e s’isvilupu pro totu su Pòpulu Sardu. Lu depimus fàghere como, moende dae inoghe, dae sa Die de sa Sardigna chi nos giughet a valores a cumone de unidade e cumpartzida.
Amus cosas de contare e de produire: b’at meda de nàrrere e meda prus de fàghere.
Bivimus torra su tempus firmadu dae Frantziscu Innàtziu Mannu in sas ùrtimas allegas de su cumponimentu suo chi est como s’Innu ufitziale de sa Sardigna. Nos tocat a totus sa matessi responsabilidade e nos tocat de traballare totus pro nche pesare s’ìsula nostra dae custos tempos malos siat dae su ghetu sotziale chi econòmicu:
Como ch’est su filu ordidu
A bois toccat a tèssere,
Mizzi chi poi det essere
Tardu s ‘arrepentimentu;
Cando si tenet su bentu
Est prezisu bentulare.
Sardos istimados,
Augùrios sìncheros de bona Die de sa Sardigna. Augùrios mannos pro sa Festa de su Populu nostru.

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Mercoledì prossimo 2 ottobre, alle 11.00, nella sala Transatlantico del Consiglio regionale, sarà presentato il libro “Dalla prima radio libera alla scoperta del web”, una sorta di “racconto di viaggio “dell’informazione in Sardegna attraverso articoli, retroscena, testimonianze, aneddoti e ricostruzioni di quanto accaduto nell’Isola in circa 70 anni, illustrati da foto di repertorio e soprattutto di archivio provenienti da aziende editoriali e singoli professionisti del settore.

Il volume, scritto a più mani dai più importanti giornalisti del panorama regionale che hanno lavorato a titolo gratuito, conclude un lavoro (anche questo a più mani) durato circa 2 anni, che ha visto impegnati due ricercatori della facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Cagliari per la raccolta e selezione del materiale ed il giornalista Alessandro Zorco per la revisione editoriale conclusiva.

«E’ stato un bel lavoro di squadra – dice il presidente del Corecom Sardegna Mario Cabasino, promotore dell’iniziativa – un po’ simile a quello delle redazioni che ogni giorno propongono al pubblico il loro prodotto sperando di aver centrato le notizie più importanti della giornata.»

«Certo – ammette – non ha la pretesa di rappresentare un’opera dal taglio e soprattutto dal rigore scientifico ma, nello stile del buon giornalismo, vuole essere un libro che si fa leggere e sfogliare riuscendo a soddisfare anche, perché no, un bel po’ di curiosità.»

«Vista da questa particolare angolazione – spiega ancora Mario Cabasino – la Sardegna viene fuori per certi aspetti come una terra che è stata capace di essere sempre un passo avanti; penso alle reti televisive regionali e locali private, al mondo di internet ed allo stesso cambio generazionale dei giornali, dalla stampa a caldo alla fotocomposizione, tutto è partito da qui. E poi – conclude il presidente del Corecom Sardegna – anche nell’informazione la Sardegna ha riflesso la sua specificità e la sua voglia di pluralismo, anche nei momenti difficili quando certi editori facevano sentire tutto il peso dei loro interessi economici.»

Il libro sarà presentato dal presidente del Consiglio regionale Michele Pais al quale seguiranno gli interventi di un ricco parterre: l’assessore dell’Informazione Andrea Biancareddu; il presidente della commissione, Alfonso Marras; il vice presidente nazionale dei Corecom, Alessandro De Cillis; l’ex direttore dell’Unione Sarda, Gianni Filippini; il presidente di Confindustria Radio-Tv, Franco Siddi; il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna, Francesco Birocchi; e, infine, il presidente dell’Associazione della Stampa Sarda, Celestino Tabasso. Al termine un dibattito, moderato dal presidente del Corecom Sardegna, Mario Cabasino.

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Il calendario AES al Salone del libro di Torino si è concluso con uno speciale tributo alla memoria di un grande intellettuale come Paolo Pillonca, un personaggio scomparso lo scorso anno, proprio come Manlio Brigaglia, lasciando un grande vuoto e una straordinaria eredità culturale. Tramite le testimonianze del figlio Pier Sandro, dell’antropologo Bachisio Bandinu, del giornalista Franco Siddi e di Enzo Cugusi, presidente dell’Associazione dei sardi in Torino “Antonio Gramsci”, sono emersi i numerosi tratti che accomunavano queste due straordinarie figure del mondo intellettuale isolano, dall’amore per l’editoria a quello per il giornalismo e per la storia della Sardegna. Ma l’aspetto che probabilmente distingueva Paolo Pillonca era la sua maggior vicinanza al mondo della lingua sarda.

Per Bachisio Bandinu, che si è espresso proprio in lingua sarda, Paolo Pillonca è stato un eccezionale conoscitore di tutti i poeti della letteratura dell’isola: «Il suo merito è stato quello di aver colto la memoria, di averla pubblicata e commentata. Dunque di averla tenuta viva nella comunità sarda».

Franco Siddi lo ha invece ricordato per essere stato, «oltre che uomo della parola, anche uomo del silenzio», estimatore di una comunicazione vasta in cui il silenzio è capace di esprimersi anche oltre la parola. Perché alla parola è necessario aggiungere in qualche modo una riflessione.

«Ha amato la poesia e il suo mistero, ma l’ha anche praticata – ha detto Franco Siddi -. E quella riflessione in Paolo è sempre stata rivolta alla Sardegna, alla sua tristezza e alla sua ansia di futuro.»

Per quanto riguarda il giornalismo, Siddi lo ha menzionato per aver vissuto questa affascinate professione come un’occasione per essere un homo civis, impegnato (senza escludere tutte le altre arti) a creare occasioni di giustizia per la persona e per la comunità.

Ma se tutti lo ricordano come un impareggiabile intellettuale sardista, per il figlio Pier Sandro è stato soprattutto un grande antifascista, aspetto che forse più di ogni altro lo ha accomunato a Manlio Brigaglia: «Credo che oggi sia importante ricordarlo qui a Torino perché in tutta la sua vita ha seguito quella linea, e poi in particolare per la grande stima che nutriva nei confronti di Gramsci, che riteneva l’intellettuale sardo più lucido nell’analisi delle tematiche sulla lingua».

Sono state tantissime le iniziative che hanno segnato questa sentita partecipazione dell’AES alla 32ª edizione del Salone, sia all’interno degli spazi del Lingotto che in altre prestigiose location torinesi. Tra gli appuntamenti più importanti, la presentazione di “Books in Sardinia”, esito del progetto di internazionalizzazione “Liber y Liber” curato dall’AES nell’ambito della Programmazione Unitaria 2014-2020. Il progetto prelude a una evoluzione sul piano internazionale, della piattaforma già presente in ambito europeo che, tramite una joint venture tra le associazioni che promuovono l’editoria all’estero, permetterà a breve la creazione di un portale che riunisce tutte le diverse esperienze.

Nel tracciare un primo bilancio, la presidente Simonetta Castia ha evidenziato che, come ogni altro anno, «l’editoria isolana ha partecipato al Salone del libro con grande compattezza, spirito di servizio e progettualità, nonostante gli ostacoli oggettivi dati dal mancato sostegno della Regione Sardegna, che ha preferito, del tutto arbitrariamente, seguire un percorso anomalo e in contrasto perfino con gli obiettivi del Salone».

Parole decise con le quali la numero uno dell’AES ha lanciato un messaggio chiaro e inequivocabile: «Abbiamo garantito a trenta imprese editrici sarde la presenza e la partecipazione attiva con un progetto di alto profilo culturale e professionale. Ora non ci resta che seguire il cammino tracciato e il successo ottenuto. Abbiamo ancora una volta ampiamente dimostrato di saper gestire la promozione del libro sardo alle principali fiere del settore, in maniera autonoma – ha affermato Simonetta Castia -, e ci auguriamo che la professionalità degli operatori culturali e i diritti del mondo del libro sardo siano finalmente tutelati dalle istituzioni politiche, che hanno il dovere di stare affianco agli stessi operatori, sostenendoli e vigilando sul rispetto e sulla corretta attuazione della legge».

Nessuna volontà di scatenare polemiche, ma la ferma convinzione che le competenze debbano essere rispettate e, nello specifico, ricevere l’opportuna tutela prevista dalle normative. Infine, un invito a una maggiore sobrietà per chi, nei giorni scorsi, ha millantato cifre di affluenza insostenibili forse in preda ad euforiche e illusorie smanie di protagonismo: «Il Salone del libro si è chiuso con un bilancio ufficiale di 148mila ingressi unici – ha indicato la presidente -. E se qualcuno nello stand della Regione Sardegna ha dato i numeri, dichiarando il passaggio di 250mila visitatori, ha sommato una figura ridicola al tentativo di coprire, con comunicati di carta velina, magre comparsate e l’assenza degli editori isolani in una postazione finanziata con risorse destinate al sostegno dell’editoria locale».

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La giornata di sabato al Padiglione Oval del Salone del libro di Torino ha portato in dote una serie di appuntamenti imperdibili per gli appassionati di storia della Sardegna. Curiosità e chicche messe in campo dall’AES per far scoprire l’isola dei retabli, quella di Vico Mossa, del “sassarino” Michele Papandrea, e infine, quella del viceré Baltasar de Zuñiga, che dalla Sardegna finì in America per fondare San Antonio del Texas.

Il tutto in una terza giornata salutata fin dal primo mattino da lunghe file ai cancelli del Lingotto, con linee internet intasate e a tratti inutilizzabili a causa del sovraffollamento. All’interno di una vivace e caotica atmosfera, la stessa che da sempre contraddistingue questa importante manifestazione, lo stand AES ha dato il via ai lavori accogliendo gli studenti del Liceo linguistico Eleonora d’Arborea di Cagliari, ai quali sono stati evidenziati gli aspetti più crudi della guerra e della propaganda attraverso le vicende di Michele Papandrea, “sassarino” ex primo cittadino di Nuoro. La storia di questo personaggio è stata approfondita da Marina Moncelsi nel libro “Michele e gli altri. Un sindaco tra i caduti della prima guerra mondiale”, edito da Aipsa. L’autrice, in compagnia di Annamaria Baldussi, ha parlato ai ragazzi di questo convinto antimilitarista che, ai tempi della Grande Guerra, grazie al ruolo istituzionale avrebbe potuto essere esonerato dal servizio militare, e invece decise di partire, per restare ucciso in battaglia.

Ad appassionare il pubblico è stata anche la presentazione di “La via dei retabli”, un volume edito da Carlo Delfino e realizzato dalla compianta Carla Virdis Limentani assieme a Maria Vittoria Spissu la quale, in un vivace dibattito con Valerio Mosso e Stefano Manavella, ha illustrato il lavoro di ricerca. Un lavoro che mette in relazione queste straordinarie opere con la più vasta cultura artistica mediterranea ed europea.

Nel pomeriggio, tra un via vai di curiosi, l’attenzione si è rivolta a “Io rido perché ho paura”, una pubblicazione Poliedro dedicata a Vico Mossa e all’architettura sarda tra ruralità e modernità, realizzata in collaborazione con il comune di Serramanna. A Torino hanno portato il loro contributo Guido Carcangiu (comune di Serramana), Enrico Pusceddu (Presidente Associazione Internazionale “Città della Terra Cruda”), Alessandra Mocci (Archivio d’Architettura Vico Mossa), Roberto Podda (Curatore della mostra che si tiene al Politecnico di Milano e del libro, Alceo Vado (architetto), Enrico Pinna (giornalista e fotografo), Paola Gambero (curatrice della mostra) e Marco Biraghi (storico dell’architettura).

Forte curiosità ha suscitato infine un personaggio poco conosciuto, la cui vita avventurosa rischia di sembrare quasi leggendaria. Quella del nobile spagnolo don Baltasar de Zuñiga, che in un mondo di complesse evoluzioni da viceré di Sardegna divenne governatore oltreoceano della Nueva España, per poi presiedere il Consiglio delle Indie. La storia è descritta nel libro “La spada e la gloria dalla Sardegna all’America” edito da Carlo Delfino, che l’autore Umberto Oppus (direttore generale dell’ANCI Sardegna)  ha ben descritto coadiuvato dagli interventi della presidente Fasi, Serafina Mascia e del giornalista Massimo Boccaletti.

In serata il Bar letterario Da Pietro è stato teatro della presentazione dell’ultimo libro di Flavio Soriga, “Nelle mie vene”, edito da Bombiani. In compagnia dello scrittore hanno parlato Emila Zazza, Alberto Urgu e Nicola Muscas. Sempre al Bar letterario di via San Domenico, l’autore Giulio Concu con Daniela Falconi hanno presentato “Cadono dal cielo”, edito dal Maestrale. Entrambi gli appuntamenti sono stati realizzati in collaborazione con l’Associazione dei sardi in Torino Antonio Gramsci.

Stasera, all’Oratorio San Filippo Neri, si terrà l’“Omaggio a Paolo Pillonca”, con gli interventi del figlio Pier Sandro, di Bachisio Bandinu e di Franco Siddi. Verranno tracciati i tratti di uomo, di fine poeta e scrittore e attento giornalista, straordinario conoscitore della lingua e letteratura sarda, nonché direttore di una delle riviste più lette in Sardegna. Seguirà il tributo offerto da Peter Marcias, che proporrà, in anteprima nazionale e in collaborazione con la Sardegna Film Commission, la proiezione degli estratti-intervista a Manlio Brigaglia durante le riprese di “Uno sguardo alla terra”.

Programma di oggi (12 maggio)

La Sala Ciano stamane accoglie la presentazione di Books of Sardinia, piattaforma di marketplace e interscambio culturale e professionale. Partecipano Simonetta Castia, Anita Molino, Ana Urrestarazu, Marian Val e Marco Zapparoli.

La sezione “Tra Isola e mondo” propone allo stand AES “Luce degli addii” (Condaghes), con l’autore Eliano Cau. È offerto uno sguardo sulla Sardegna remota fra il Barigadu e la “Mandra Olisày”, sullo sfondo del XVIII secolo, in cui si consumano le drammatiche vicende di padre Benedetto Loy e Cipriana Podda.

Alle 12.00, Claudia Desogus dialoga con Giovanni Fara del suo “Il viaggio incantato. Racconti di janas, surbiles e altre figure leggendarie della tradizione sarda” (Catartica). Alle 13.00, l’autore Giulio Concu incontra i lettori per presentare “Maschere e carnevali della Sardegna” (Imago multimedia) e, alle 16.00, Flavio Passi presenta “Nel regno di Xij” (Effetto Ed.) in un aperto confronto con l’autore Bernardo De Muro.

Alle 19.00 all’Oratorio San Filippo Neri un altro momento molto atteso, l’“Omaggio a Paolo Pillonca” a cura di AES e dell’Associazione dei Sardi in Torino “Antonio Gramsci”.

Alle 20.00, a conclusione del programma, seguirà “Uno sguardo alla terra. Omaggio a Manlio, 2018”, con la proiezione degli estratti-intervista a Manlio Brigaglia durante le riprese di “Uno sguardo alla terra”, a cura dell’AES, dell’Associazione dei Sardi in Torino “Antonio Gramsci” e della Sardegna Film Commission. Interverrà il regista Peter Marcias.

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Cinque giornate per testimoniare la profondità e il valore dell’editoria libraria sarda, raccontare l’insularità come superamento dei confini ispirandosi a una celebre idea di Maria Lai, e manifestare il ricordo di due grandi intellettuali come Manlio Brigaglia e Paolo Pillonca. La partecipazione degli Editori sardi alla 32esima edizione del Salone internazionale del libro di Torino sembra calzare a pennello con il tema proposto quest’anno dalla più importante manifestazione italiana nel campo dell’editoria.

Dal 9 al 13 maggio l’AES mette in campo una squadra compatta, formata dalle trenta aziende isolane più importanti e titolate – associate e non – forti dell’apporto di ben tremila libri e ottocento titoli. Gli editori troveranno casa nel Padiglione Oval, uno dei più frequentati del Lingotto, al fianco di case come Mondadori, Adelphi, E/O, Sellerio e Feltrinelli e in totale autonomia rispetto allo stand della Regione.

L’iniziativa è svolta in partenariato con l’Associazione dei sardi in Torino “Antonio Gramsci”, il festival “Sulla terra leggeri” e la Sardegna Film Commission, e con il patrocinio e parziale sostegno della Fondazione di Sardegna. Numerosi eventi sono in programma nelle sale Ciano e Avorio e negli spazi extra-Lingotto del Salone off, in prestigiose location del capoluogo piemontese.

Se il tema generale della manifestazione ruota intorno a “Il gioco del mondo” (titolo dell’iper-romanzo di Julio Cortàzar) come invito a oltrepassare le barriere e a superare le divisioni, nella proposta dell’AES la Sardegna si inserisce perfettamente in questa direzione, in quanto isola tra più continenti, esito e strumento di meticciati linguistici, identitari e culturali, che si creano e definiscono all’interno della vasta rete di relazioni e legami con il mondo. Un’isola che, nell’offrirsi agli altri, attraversa l’esperienza del mare e dell’ignoto verso e oltre il Mediterraneo, utilizzando i legami tra “Noi e il mondo” in luogo delle divisioni, cogliendo l’ulteriore suggestione proveniente da una delle copertine dell’omonima rivista dei primi del Novecento; dove in cima al pianeta, illuminato dalla luce sfolgorante del Sole, una fila di lettori proietta la propria ombra terrena per disegnare il titolo della testata. Come a dire dei legami che la cultura crea nel mondo.

L’intero programma AES avrà così per filrouge “Noi e il mondo”, traendo spunto da un evento d’arte performativa che intende mettere in relazione il concept del Salone con la straordinaria operazione realizzata nel 1981 da Maria Lai, l’artista internazionale che condivise con gli abitanti di Ulassai l’azione di legare tra di loro, con un nastro celeste, le case e il monte del paese, quale esortazione a superare le divisioni interne della comunità.

L’idea è quella di replicare questa fortunata esperienza a Torino il 9 maggio, come evento illustrato in sede inaugurale in Sala Avorio, e messo in atto a partire dalla sera, nel Padiglione OVAL. La proposta dell’AES e di Casa Falconieri, cui si aggiunge come partner il Comune di Cagliari, si lega all’idea di un’Isola che si offre al mondo attraverso pagine di stoffa, arricchite e personalizzate da passi letterari. L’operazione di pura creatività artistica e relazionale, potrà così “invadere” così gli spazi del Lingotto, creando contaminazioni inaspettate.

Questa edizione sarà segnata dal ricordo commosso di due grandi personalità del mondo intellettuale sardo, scomparse lo scorso anno. La figura di storico, scrittore, giornalista e “editore” quale è stato Manlio Brigaglia, sarà commemorata il 10 maggio in Sala Avorio, in occasione del primo anniversario dalla morte, attraverso il ricordo di amici, collaboratori e persone a lui vicine. Agli interventi di Simonetta Castia, Costantino Cossu, Simonetta Fiori, Guido Melis e Flavio Soriga. La replica serale nel Salone OFF vedrà la proiezione del film-intervista realizzato da Tonino Oppes per Rai Sardegna.

Risalta, nel quadro degli eventi, la presentazione dell’opera “Printizipàles e pastori sardi. Origine e trasformazione di un allevamento ovino mediterraneo”, sempre il 10 maggio, nel Salone OFF, sotto l’Alto Patrocinio del Senato della Repubblica e a cura di Condaghes, AES e Associazione dei sardi in Torino “A. Gramsci”. Sarà occasione di un dibattito animato dai contributi del senatore Gianni Marilotti, dell’autore Jean Christophe Paoli e dell’editore Giovanni Manca.

Domenica sera, all’Oratorio San Filippo Neri, si terrà l’“Omaggio a Paolo Pillonca”. Attraverso gli interventi del figlio Pier Sandro, di Bachisio Bandinu e di Franco Siddi, verranno tracciati i tratti di fine poeta e scrittore, giornalista attento, grande conoscitore della lingua e letteratura sarda, nonché direttore di una delle riviste più lette in Sardegna. Seguirà il tributo offerto da Peter Marcias, che proporrà, in anteprima nazionale e in collaborazione con la Sardegna Film Commission, la proiezione degli estratti-intervista a Manlio Brigaglia durante le riprese di “Uno sguardo alla terra”.

Tra gli appuntamenti più interessanti sul piano delle potenzialità delle nuove tecnologie, in Sala Ciano domenica si terrà la presentazione di Books in Sardinia, una piattaforma di interscambio culturale e professionale che ospita un catalogo collettivo di circa seimila titoli, e un’area riservata per gli editori e le agenzie di diritti. È l’esito del progetto di internazionalizzazione “Liber y Liber” curato dall’AES nell’ambito della Programmazione Unitaria 2014-2020.

Il ricco patrimonio culturale dell’isola sarà messo a disposizione del pubblico attraverso la presentazione di volumi che attraversano i più diversi settori, storia paesaggi, società e tradizioni, arte, narrativa e poesia. Sono previsti oltre venti appuntamenti tra presentazioni di libri, dibattiti e incontri.

Programma dettagliato.

Giovedì 9 maggio

Alle 12 nella Sala Avorio si terrà “Noi e il mondo” come evento inaugurale della partecipazione della Sardegna al Salone di Torino, a cura di AES e Casa Falconieri, al quale presenzieranno la presidente Simonetta Castia con Efisio Carbone (Direttore del MACC di Calasetta), Gabriella Locci e Dario Piludu (Casa Falconieri). L’iniziativa vera e propria si terrà a partire dalle 17.00, nello stand AES, all’interno del Padiglione Oval.

Alle 19 nel Salone off, l’Associazione dei Sardi in Torino “A. Gramsci” presenta il volume “La valle delle anime” (Europa ed.) di Danilo Scanu, che dialogherà con Enzo Cugusi. Un libro nel quale storie di straziante violenza e di amore sensuale si fondono in una Sardegna afflitta dalla tragedia del fascismo.

Venerdì 10 maggio

Alle 11 nello stand AES va in replica la performance d’arte partecipata “Noi e il mondo”, a cura di AES e Casa Falconieri. Alle 13.30 la Sala Avorio accoglierà uno dei momenti più attesi tra le iniziative in cartellone, “Nel ricordo di Manlio Brigaglia”, a cura di AES e “Sulla Terra leggeri”. Interverranno Simonetta Castia, Costantino Cossu, Simonetta Fiori, Guido Melis e Flavio Soriga.

L’appuntamento con le novità librarie per la sezione “Tra Isola e mondo”, è per le 17.00, allo stand AES in compagnia di Giampaolo Manca, che presenta il suo “Le cose che sono nell’aria” (La Zattera ed.) assieme ad Alessandro Cocco. È un viaggio interiore sull’attitudine a ritornare nei luoghi delle origini e della memoria per trovare serenità e pace.

Alle 18.00, Giovanni Sanna Laina, in compagnia di Dario Maiore illustrerà il suo romanzo “Il viaggio” (Taphros ed.) tra intrighi, amori e misteri e dei protagonisti della Sarda Rivoluzione del 1794. Alle 19.00, al Salone Off Jean Christophe Paoli presenta “Printizipàles e pastori sardi. Origine e trasformazione di un allevamento ovino mediterraneo”, un approfondito lavoro di ricerca sull’allevamento sardo alla luce della lunga evoluzione degli ultimi due secoli. Interverranno il senatore Gianni Marilotti e l’editore Giovanni Manca con la moderazione di Anthony Muroni. L’iniziativa, che gode dell’Alto Patrocinio del Senato della Repubblica, è realizzata a cura di Condaghes, AES e Associazione dei Sardi in Torino.

Alle 20 sarà ricordata ancora una volta la figura di Manlio Brigaglia, nella Sala San Massimo dell’Hotel NH Carlina, in piazza Carlo Emanuele II. Interverranno Simonetta Castia, Costantino Cossu, Simonetta Fiori e Guido Melis. Nel corso dell’appuntamento, realizzato da AES e Associazione dei Sardi in Torino “Antonio Gramsci”, sarà proiettato il documentario RAI “Manlio Brigaglia. 80 anni di storia”, a cura di Tonino Oppes.

Sabato 11 maggio

Lo Stand AES, alle 11.00, ospita Marina Moncelsi che, assieme ad Annamaria Baldussi, presenta la sua opera “Michele e gli altri. Un sindaco tra i caduti della prima guerra mondiale” (Aipsa), incentrata sul tema della proiezione forzata e dolorosa della Sardegna nel terribile “gioco” della guerra. Intervengono gli alunni della terza A del liceo Linguistico Eleonora d’Arborea di Cagliari nell’ambito del progetto Alternanza scuola lavoro “A lezione di Storia”.

Alle 12.00, Maria Vittoria Spissu introdurrà “La via dei retabli. Le frontiere europee degli altari dipinti nella Sardegna del Quattro e Cinquecento” (Carlo Delfino Ed.), uno straordinario lavoro di ricerca realizzato insieme a Caterina Virdis Limentani su questi tesori d’arte, testimonianze storiche del passato catalano-aragonese della Sardegna. Assieme all’autrice interverranno gli storici dell’arte Valerio Mosso e Stefano Manavella.

Alle 15.30, allo Stand AES arriva “Io rido perché ho paura. Vico Mossa, architettura sarda tra ruralità e modernità” (Poliedro). Daranno il loro contributo Guido Carcangiu (Comune di Serramanna), Enrico Pusceddu (presidente Associazione Internazionale “Città della Terra Cruda”), Alessandra Mocci (Archivio d’Architettura Vico Mossa), Roberto Podda (Curatore della mostra che si tiene al Politecnico di Milano e del libro, Alceo Vado (architetto), Enrico Pinna (giornalista e fotografo) e Paola Gambero (curatrice della mostra).

Alle 17.00, sarà presentato il volume “La spada e la gloria dalla Sardegna all’America. Storia del viceré don Baltasar de Zuñiga fondatore nel 1718 di San Antonio nel Texas” (Carlo Delfino ed.). Con l’autore Umberto Oppus (Direttore generale dell’ANCI Sardegna) dialogano Serafina Mascia (presidente FASI) ed il giornalista Massimo Boccaletti. Don Baltasar fu allo stesso tempo spettatore e protagonista di un mondo globale che contribuì, nel suo piccolo, a costruire con la sua azione politica e amministrativa.

Alle 18.30, teatro delle manifestazioni sarà il Bar letterario “Da Pietro”, in via San Domenico 34, dove Flavio Soriga presenta, in prima nazionale, la sua ultima fatica letteraria “Nelle mie vene” (Bompiani), in compagnia di Emilia Zazza, Alberto Urgu e Nicola Muscas.

Alla Libreria Il Ponte sulla Dora, alle 19.00, Giulio Concu presenta “Cadono dal cielo” (Maestrale) assieme alla sindaca di Fonni, Daniela Falconi. I due appuntamenti sono realizzati in collaborazione con l’Associazione dei Sardi in Torino “Antonio Gramsci”.

Domenica 12 maggio

La Sala Ciano alle 10.30 accoglie la presentazione di Books of Sardinia, piattaforma di marketplace e interscambio culturale e professionale. Partecipano Simonetta Castia, Anita Molino, Ana Urrestarazu, Marian Val e Marco Zapparoli.

La sezione “Tra Isola e mondo” alle 11 propone allo stand AES “Luce degli addii” (Condaghes), con l’autore Eliano Cau. È offerto uno sguardo sulla Sardegna remota fra il Barigadu e la “Mandra Olisày”, sullo sfondo del XVIII secolo, in cui si consumano le drammatiche vicende di padre Benedetto Loy e Cipriana Podda.

Alle 12.00, Claudia Desogus dialoga con Giovanni Fara del suo “Il viaggio incantato. Racconti di janas, surbiles e altre figure leggendarie della tradizione sarda” (Catartica). Alle 13.00, l’autore Giulio Concu incontra i lettori per presentare “Maschere e carnevali della Sardegna” (Imago multimedia) e, alle 16, Flavio Passi presenta “Nel regno di Xij” (Effetto Ed.) in un aperto confronto con l’autore Bernardo De Muro.

Alle 19.00, all’Oratorio San Filippo Neri un altro momento molto atteso, l’“Omaggio a Paolo Pillonca” a cura di AES e dell’Associazione dei Sardi in Torino “Antonio Gramsci”. Intervengono Bachisio Bandinu, Franco Siddi e Pier Paolo Pillonca.

Alle 20.00, a conclusione del programma, seguirà “Uno sguardo alla terra. Omaggio a Manlio, 2018”, con la proiezione degli estratti-intervista a Manlio Brigaglia durante le riprese di “Uno sguardo alla terra”, a cura dell’AES, dell’Associazione dei Sardi in Torino “Antonio Gramsci” e della Sardegna Film Commission. Interverrà il regista Peter Marcias.

Case editrici presenti a Torino

ABBÀ Edizioni – Cagliari

AIPSA Edizioni – Cagliari

ALFA Editrice – Quartu Sant’Elena (Ca)

AM&D Edizioni – Cagliari

ARKADIA Editore – Cagliari

CARLO DELFINO Editore – Sassari

CATARTICA Edizioni

CONDAGHES Edizioni – Cagliari

CUEC Editrice – Cagliari

DOMUS DE JANAS Editore – Sestu

EDES – Sassari

EDIZIONI DELLA TORRE – Cagliari

EDIZIONI ENRICO SPANU – Cagliari

GC Edizioni – Quartu S. Elena (Ca)

GRAFICA DEL PARTEOLLA – Dolianova (Ca)

ILISSO Edizioni – Nuoro

IMAGO MULTIMEDIA – Nuoro

Edizioni IL MAESTRALE – Nuoro

ISKRA Edizioni – Ghilarza

LA ZATTERA Edizioni – Cagliari

LOGUS MONDI INTERATTIVI – Cagliari

MAGNUM Edizioni – Sassari

MEDIANDO Edizioni – Sassari

Edizioni NOR – Ghilarza (Or)

PAOLO SORBA Editore – La Maddalena (OT)

PAPIROS – Nuoro

POLIEDRO Edizioni – Nuoro

PTM – Mogoro (Or)

SOTER Editrice – Villanova Monteleone (SS)

Editrice TAPHROS – Olbia.

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Domani, giovedì 11 aprile, omaggio ad Antonio Gramsci con SCHIZZALORU. La forza assoluta della verità, significativo titolo dello spettacolo – nuova produzione del Crogiuolo – che viene proposto (in collaborazione con Anpi e Cgil) alle 21.00 nella SALA BANCRI di FUCINA TEATRO e che sarà prima introdotto da un intervento dello storico Gianluca Scroccu. L’ideazione, il testo e la regia sono di Rita Atzeri, in scena con Luca Lai (vero protagonista di questo lavoro con l’interpretazione del vissuto di Gramsci, dall’infanzia all’età adulta, ha iniziato il suo percorso in teatro con il progetto Migranti di Cada Die, finalizzato a fornire alla disabilità, sia fisica che psichica, voce ed espressione) e Franco Siddi (storico attore della compagnia Teatro Olata di Quartucciu). Le musiche, originali, verranno eseguite dal vivo da Chiara Effe.

“Schizzaloru” è un termine sardo che fa riferimento agli schizzi d’acqua con cui Gramsci si divertiva da bambino a far veleggiare brigantini e sciabecchi. L’assunto su cui si fonda lo spettacolo, partendo e ritornando alle parole dette dall’intellettuale e politico di Ales, è che il destino della sua vita si sia delineato negli anni dell’infanzia. Quei giochi evidenziano il legame profondo con la Sardegna, che Nino, non a caso, userà richiamando l’infanzia, appunto, come metafora per spiegare i concetti di giustizia, di impegno, di uguaglianza, e quindi la storia e la politica, ai propri figli bambini. A raccontare questo Gramsci, nei panni di una cantastorie che vuole trasferire ai giovani di oggi un messaggio di impegno, è la cantautrice Chiara Effe. Le sue note (le canzoni sono composte da lei) evocano sul palco, facendo prendere loro vita, gli spiriti di Ciccitto (Franco Siddi), il padre di Antonio, di Antonio bambino (Luca Lai), ma consapevole di quello che sarà il suo domani, e della sorella Teresina (Rita Atzeri).
Fonti d’ispirazione per la stesura del testo dello spettacolo sono state le biografie di Gramsci, quella, famosa, di Giuseppe Fiori e la più recente di Angelo D’Orsi, le lettere dal carcere, il libro di Alessio Paulesu “Nino mi chiamo”, alcune fiabe, come “L’albero del riccio”. In scena il dialogo impossibile tra padre e figlio, l’uno alla ricerca dell’altro, e il rovesciamento per Gramsci dal ruolo di figlio a quello di padre, circondato da un’aura di incompiutezza per la lontananza dalla famiglia a cui venne costretto dalla lunga detenzione in carcere fino alla morte, causata dalle sofferenze, fisiche e psicologiche, patite e dalle sempre precarie condizioni di salute.

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Si è conclusa l’8 marzo l’edizione 2018-del Premio “Gianni Massa” organizzato dal Corecom presieduto da Mario Cabasino, in collaborazione con Giulia giornaliste Sardegna, guidata da Susi Ronchi, sul rapporto tra media e parità di genere. La cerimonia ufficiale di premiazione si è tenuta all’Auditorium del Conservatorio di Cagliari, una grande macchina messa in moto lo scorso anno con un tributo al grande maestro di giornalismo Gianni Massa e a Piera Mossa, prima programmista e regista RAI in Sardegna (e seconda in Italia) per riflettere sul tema di forte attualità come quello della parità di genere nel mondo dell’informazione e della comunicazione.

Centosedici le proposte pervenute all’organizzazione per le tre sezioni del concorso Giornalismo, Università e Scuola. «Ci siamo trovati a lavorare in perfetta sintonia con il Corecom su un terreno comune, spinti e motivati dall’impegno di cercare di contrastare qualsiasi forma di discriminazione, purtroppo ancora presenti nei media – ha spiegato Susi Ronchi -. Questa serata non è la conclusione di un percorso ma è la prima tappa fondamentale di un progetto che ha visto il coinvolgimento di 50 Giulie giornaliste e la realizzazione del bellissimo spettacolo “La conosci Giulia?” che ha riscontrato un grande successo con sold out in tutte e due le date di Cagliari e in quella di Sassari, oggi richiesto in diversi territori della Sardegna e in alcune regioni d’Italia. La pièce teatrale è diventata anche un laboratorio didattico per le scuole, con le Giulie abbiamo lavorato in tutti questi mesi anche con diverse classi degli Istituti superiori e dell’Università di Cagliari, tenendo seminari sul tema e coinvolgendo gli studenti in questa operazione di sensibilizzazione.»

Un premio per ricordare quanto la parità di genere ancora oggi «sia fortemente condizionata negli stereotipi e nella cultura sessista spesso promossa anche dagli organi d’informazione, tra i cardini della società democratica che hanno il dovere di garantire la libertà di stampa, la diversità di opinione e il pluralismo, di promuovere il rispetto della dignità umana e di lottare contro tutte le forme  di disuguaglianza», hanno ricordato le conduttrici della serata Incoronata Boccia, giornalista RAI e Valeria Aresti, avvocato. «Gianni Massa è stato un maestro di giornalismo, ha formato tanti di noi. Un professionista di grande sensibilità, fondatore dell’Agi in Sardegna che ha posto le basi anche per l‘istituzione del Corecom, sempre attento a tutte le difficoltà dei giovani giornalisti che muovevano i primi passi in quegli anni, ai più deboli», ha commentato Mario Cabasino, ricordando la figura di uno dei grandi maestri del giornalismo in Sardegna scomparso a 79 anni nel 2015. 

Una serata speciale ricca di interventi, momenti musicali e spassose gags, in cui hanno partecipato esponenti del mondo dell’università, della scuola, del giornalismo, della magistratura e della politica, oltre alle irriverenti Tanya e Mara (Lucido Sottile di Tiziana Troja e Michela Sale Musio). Ai vincitori la consegna delle targhe e diversi premi in denaro. In particolare gli elaborati premiati delle scuole sono il risultato della partecipazione allo spettacolo “La conosci Giulia?”, promosso da Corecom e dall’associazione Giulia Giornaliste Sardegna, e ai diversi seminari tenuti in alcuni Istituti superiori dalle “Giulie” che hanno posto l’attenzione sul difficile rapporto tra media, linguaggio e discriminazioni di genere.

Premio Giornalismo” per la categoria Carta stampata e Web a Federica Ginesu per l’articolo “I loro insulti peri nostri tacchi” pubblicato sul settimanale Grazia: «un esempio di giornalismo moderno per il riconoscimento dei diritti delle donne». A consegnare il premio il capo della politica de L’Unione Sarda Giulio Zasso. Per la categoria “Giornalismo radio televisivo” sul podio del vincitore la trasmissione di Videolina “Monitor”, “una delle poche trasmissioni, se non l’unica, a livello regionale, che propone all’opinione pubblica spunti di riflessione su temi di grande attualità. Premio a Simona De Francisci, Egidiangela Sechi e Nicola Scano. A consegnare loro la targa la giornalista e vice presidente dell’Assostampa Simonetta Selloni. Infine premio per la categoria dedicata al Giornalismo per immagini a Elisabetta Messina, consegnato dal giornalista Franco Siddi. Un’immagine, simbolo di integrazione in una giornata speciale di festa che celebra il rito del matrimonio selargino. In uno scatto la profondità dei valori irrinunciabili che fondano una società democratica.

Per la sezione “Università”, in collaborazione con i Corsi di Laurea in Scienze della Comunicazione, premiate due tesi di Sassari e due di Cagliari. Per l’Ateneo di Sassari premio alla neolaureata Laura Dettori per la sua tesi dal titolo “Walter Benjamin: narrazione e società”, relatrice la professoressa Romina Deriu, consegna del premio da parte del prorettore Pietro Ciarlo dell’Università di Cagliari. La tesi affronta alcuni dei principali temi della comunicazione nella società contemporanea, analizzando il ruolo e le nuove responsabilità che le professioni dell’informazione assumono nei nuovi scenari comunicativi.

Secondo vincitore per Sassari Carlo Mandras con la tesi dal titolo” Linguaggio di genere: (non) usi e prospettive nella Pubblica Amministrazione”, con la relatrice prof.ssa Patrizia Patrizi, premiante Roberta Celot, Responsabile Ansa Sardegna. La tesi affronta la questione del linguaggio di genere nella dimensione della comunicazione politica e istituzionale.

Premio per le due migliore tesi dell’Università di Cagliari a: Clara Zucca per il lavoro dal titolo “La percezione della donna vittima di violenza di genere: uno studio su un campione di giovani e adulti”, del Corso di Laurea Magistrale in Psicologia dello Sviluppo e dei Processi Socio-Lavorativi, relatrice la Professoressa Cristina Cabras, premiante il prof. Camillo Tidore dell’Università di Sassari; Roberta Spiga, con la tesi  su “Il linguaggio di genere all’interno della Pubblica Amministrazione: evoluzione, prospettive e linee guida per l’utilizzo di un linguaggio inclusivo”, Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione con la relatrice professoressa Elisabetta Gola, premiante Lia Serreli, Direttrice generale del gruppo “L’Unione Sarda”. La tesi ha affrontato un tema di grande attualità, che viene trattato con consapevolezza e da una prospettiva multisfaccettata.

Per la sezione Scuola un ex aequo per due classi vincitrici: classe Quarta A, guidata dalla professoressa Sandra Pani, Indirizzo Finanza E Marketing Istituto Tecnico Primo Levi di Quartu Sant’Elena accompagnati dal prof. Francesco Podda e classe Quarta I del Liceo Scientifico A. Pacinotti di Cagliari, accompagnati dalla prof.ssa Maria Annunziata Lenigno. L’Istituto Primo Levi ha partecipato con un video dal titolo “Il valore delle parole, frutto di un percorso formativo che ha stimolato la creatività dei ragazzi attraverso la partecipazione a seminari, conferenze e a iniziative come lo spettacolo “La conosci Giulia?” sul contrasto alle discriminazioni, agli stereotipi ai pregiudizi, premiato perché: «Ben pensato il progetto e ben costruito il video proposto, per sottolineare l’importanza della scelta delle parole, il valore del linguaggio». Premiante la giornalista Maria Paola Masala.

Da una rappresentazione stereotipata della violenza e del femminicidio a una rappresentazione corretta e rispettosa dell’identità e della dignità della vittima il Liceo Scientifico Pacinotti, Classe Quarta I, ha partecipato con il video “Una donna come te”. Studentesse e studenti hanno realizzato un breve filmato capace di destrutturare gli stereotipi e creare, una duplice condizione nel rapporto sentimentale e di coppia. Ha consegnato il premio Micaela Morelli, prorettrice dell’Università di Cagliari.

Tre infine le menzioni speciali: la prima alla redazione “La Nuov@Scuola”, «un progetto straordinario di approfondimento del linguaggio, realizzato da studentesse e studenti nelle pagine del quotidiano La Nuova Sardegna che ha promosso una collaborazione continuativa con le scuole del territorio», guidato da Daniela Scano, Caporedattrice Sassari de “La Nuova Sardegna” e coordinatrice del progetto. Ha consegnato la targa Maria Grazia De Matteis, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza; Menzione speciale alle agenzie di stampa Agi e Ansa, sul palco Roberta Celot, responsabile ANSA, e Roberta Secci (giornalista AGI), per il loro delicatissimo ruolo di fonte primaria di notizie. Consegna della targa da Francesco Birocchi, Presidente Ordine dei Giornalisti della Sardegna. Menzione speciale a Eugenia Tognotti, Professoressa presso l’Università di Sassari Editorialista Nuova Sardegna e La Stampa e Federico Palomba, Alto Magistrato, ex parlamentare ed ex presidente della Regione, per il contributo culturale dato al premio con la loro partecipazione. Per la professoressa Eugenia Tognotti ha ritirato la targa Valentina Guido, Ufficio stampa Università di Sassari. A consegnare il premio il giornalista Gianni Filippini.

La cerimonia di premiazione si è arricchita di tanti contributi da parte degli ospiti, attraverso una serie di interventi, momenti di riflessione e di spettacolo. Tra questi la cantante Ambra Pintore (nel cast di “La conosci Giulia?”) che ha portato con i suoi musicisti (Roberto Scala al basso; Federico Valenti alla chitarra; Diego Milia, violino) il brano “Sa Este”, profonde e eleganti atmosfere che restituiscono il fascino di una Sardegna arcaica e sensuale, con un dolcissimo omaggio recitato a tutte le donne; il trio femminile della classe di musica d’insieme fiati sotto la guida del prof. Luigi Muscio del Conservatorio Pierluigi da Palestrina, costituito dalle giovanissime Selene Gaviano al flauto, Giulia Marongiu al clarinetto e Consuelo Anedda al fagotto, in repertorio Minuetto e Trio e Rondò finale dal Divertimento n. 3 di W.A. Mozart; e ancora il duo cult delle Lucido Sottile (Tiziana Troja e Michela Sale Musio), anche loro protagoniste dello spettacolo “La conosci Giulia?” di cui hanno curato anche la regia (Tiziana Troja) e la produzione. Un doveroso salto nella periferia che “ogni tanto non guasta” con i loro esilaranti personaggi, Tanya e Mara, tra colorito slang e irresistibile ironia, sempre sul pezzo in un pieno di risate e paradossi esplosivi sui temi attuali della politica, delle recenti elezioni regionali, e naturalmente su discriminazioni e parità di genere.

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E’ stata presentata questa mattina, nella Sala Transatlantico del Consiglio regionale, la prima edizione del Premio regionale “Gianni Massa” sui temi delle disparità di genere. Erano presenti i relatori: Mario Cabasino, presidente del Corecom Sardegna, Susi Ronchi, coordinatrice di Giulia giornaliste Sardegna, Gianfranco Ganau, presidente del Consiglio della Regione Sardegna, Francesco Mola, Prorettore Vicario dell’Università di Cagliari, Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”.

Inoltre sono intervenuti alcuni dei nomi storici del giornalismo in Sardegna quali Franco Siddi, Gianni Filippini, Gianni De Candia, e ancora Cristina Maccioni, Marzia Cilloccu, assessore delle Attività produttive, Turismo e Politiche delle Pari opportunità del Comune di Cagliari, Dandy Massa, figlio di Gianni Massa a cui è dedicato il Premio, Tiziana Troja delle Lucido Sottile che ha curato la drammaturgia e la regia dello spettacolo teatrale “La conosci Giulia?”, promosso dal Corecom e da Giulia giornaliste Sardegna.

«Ringrazio il Corecom per il grande lavoro che sta portando avanti, rispondendo appieno in questi anni al mandato che il Parlamento sardo e questa Presidenza gli ha dato al momento del suo insediamento – ha detto il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau -. Per noi è stato da subito evidente appoggiare la scelta, accogliendo la richiesta di patrocinio, di lavorare al progetto per istituire un premio regionale intitolato a Gianni Massa e dedicato a Piera Mossa. Quando la memoria di figure così autorevoli e significative che hanno contribuito a rendere migliore la nostra terra serve a promuovere iniziative di questo genere, credo sia il modo migliore e forse più giusto per onorarle e ricordarle. Un plauso va anche all’associazione “Giulia giornaliste Sardegna” per il contributo e la collaborazione che sta offrendo al Corecom in questi mesi, non solo con l’organizzazione del premio ma anche per la realizzazione dello spettacolo “La conosci Giulia”. Dopo il successo cagliaritano, lo spettacolo verrà replicato anche a Sassari, a gennaio al teatro Verdi, nell’ottica di un’attività di decentramento anche dei servizi che in questi anni abbiamo portato avanti insieme al Corecom.»

«Parto da un dato molto aggiornato che ci fa riflettere: siamo molto lontani oggi dal trovare una pari rappresentanza all’interno dell’informazione, tra i generi – ha detto Susi Ronchi, coordinatrice di Giulia giornaliste –. Lo spazio mediatico riservato alle donne è solo il 21% e da lì non ci allontaniamo, un dato fermo da anni. Uno spazio dedicato alle donne come voci qualificate, come esperte. Cosa significa? Che il restante spazio del 79% è riservato agli uomini. Ne consegue che il mondo è raccontato, visto e interpretato sotto un unico punto di vista, con occhi e con voci di uomini. Quindi noi, Giulia giornaliste, con questo primo Premio regionale sulla parità di genere vogliamo prima di tutto arrivare a tutte le fasce di età tra scuola, università e professione, per orientare l’opinione pubblica su queste tematiche e superare insieme questo squilibrio del 79% che al giorno d’oggi è veramente diventato inaccettabile. Il premio è dedicato al giornalista Gianni Massa, per me un grande maestro, e per la sezione “Giornalismo” abbiamo proposto al Corecom che fosse intitolato a una donna, Maria Piera Mossa, regista e programmista della sede Rai Sardegna. Una professionista che malgrado non fosse iscritta all’Ordine dei Giornalisti ha portato avanti un grande lavoro di informazione sulla cultura e sulla identità della Sardegna. Ci ha lasciato decine e decine di documentari e filmati che sono stati super premiati. È stata inoltre una donna attentissima alle questioni di genere, e ha lavorato all’interno del centro di produzione Rai finché era attivo.»

«Il motivo principale del mandato del Rettore è quello di portare l’Università fuori dall’Università e quindi questa diventa un’occasione ghiotta per fare questa operazione, e per questo ringraziamo abbiamo aderito all’invito del Corecom e di Giulia giornaliste per collaborare alla realizzazione del premio Gianni Massa – ha sottolineato Francesco Mola, prorettore vicario dell’Università di Cagliari -. Ci sarebbero tanti motivi per giustificare il perché. Io sono anche il presidente del Comitato di garanzia dell’Ateneo dove trattiamo anche i temi della parità di genere. Uno per tutti è legato a quello che fa l’Università: la ricerca. Per definizione “discriminazione” e “ricerca” non vanno mai a braccetto. Anzi. Per un ricercatore accettare la discriminazione significa fare ricerca nascondendo dei risultati, nascondendo quindi l’evidenza, e questo non appartiene al nostro modo di operare. L’impegno quindi diventa un meccanismo fondamentale e questo impegno della ricerca si rivolge anche alla didattica. E la prossima settimana proprio nell’ambito delle comunicazioni verrà presentato il Corso magistrale di produzioni multimediali. Era un corso che mancava, una cosa importante proprio perché tra Cagliari e Sassari si possa dare la possibilità ai nostri giovani di rimanere qui a fare quello che poi per necessità farebbero fuori dall’isola.»

«Ringrazio tutti i presenti che hanno accolto calorosamente il nostro invito a partecipare: il Presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, il Prorettore dell’Università di Cagliari Francesco Mola,  Susi Ronchi coordinatrice di Giulia giornaliste Sardegna, Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti e Riforme”, la Commissaria delle Pari opportunità, l’Ordine degli Avvocati, tutte le associazioni di donne quali i centri antiviolenza, Maria De Matteis, con cui abbiamo portato avanti un bel lavoro sulla tutela dei minori, i maestri del giornalismo, Gianni Filippini, direttore storico dell’Unione Sarda, Gianni De Candia, Franco Siddi, Giorgio Greco, Mauro Manunza, Filippo Peretti, e tantissimi colleghi», ha detto Mario Cabasino, presidente del Corecom Sardegna.

«Ringrazio il presidente Gianfranco Ganau per l’ospitalità, Mario Cabasino per essere riuscito a promuovere e sostenere con determinazione il Premio “Gianni Massa” – ha detto Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”. Grazie anche a Giulia giornaliste e a Susi Ronchi per avermi concesso questa opportunità. Gianni Massa è stato socio fondatore, ideologo e segretario della associazione “Socialismo Diritti e Riforme”, l’unica in Sardegna che entra nei penitenziari, che vuole dare voce ai diritti in un periodo in cui il rispetto delle prerogative dei cittadini senza aggettivi e delle comunità sono spesso calpestate. Un’associazione che cerca di interpretare e dare corpo allo spirito di Gianni Massa, un giornalista integerrimo, militante, idealista: un giornalista che è entrato nella storia della professione per le scelte che ha fatto.»

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Sarà presentato sabato 12 maggio, alle 10.00, nella sala Fondazione di Sardegna in via san Salvatore da Horta 2, a Cagliari, il dossier sul giornalismo sardo a cura dell’Ucsi (Unione cattolica della stampa italiana) Sardegna.

Modererà i lavori Mario Girau, giornalista, già presidente regionale Ucsi Sardegna e co-autore del dossier. Intervengono S.E. monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda, Franco Siddi, consigliere di amministrazione della Rai e già segretario nazionale della Federazione nazionale della stampa italiana, Alessandro Zorco, giornalista, componente della Giunta e del Consiglio nazionale dell’Unione cattolica della stampa italiana e anch’egli co-autore del dossier, Francesco Birocchi, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, Mario Cabasino, presidente del Corecom Sardegna e Celestino Tabasso, presidente dell’Assostampa Sardegna.

Il dossier sarà presentato anche a Sassari sabato 19 maggio, alle 11.00, nei locali del Seminario arcivescovile, nel largo Seminario. La presentazione del dossier sarà preceduta dalla Messa presieduta da S.E. monsignor Gianfranco Saba, arcivescovo di Sassari, nella cappella del Seminario arcivescovile. Modererà la presentazione del dossier Mario Girau, già presidente regionale dell’Ucsi Sardegna e co-autore del dossier. Interverrà S.E. monsignor Gianfranco Saba, arcivescovo di Sassari e Alessandro Zorco, giornalista, componente della Giunta e del Consiglio nazionale dell’Unione cattolica della stampa italiana e anch’egli co-autore del dossier.

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«Questa mattina in sede di commissione di vigilanza, il direttore della Rai Mario Orfeo ha espressamente indicato la lingua sarda tra quelle che devono essere contemperate nella stesura del contratto di servizio Rai.» Ne hanno dato notizia ieri i senatori sardi del Pd Sivio Lai, Giuseppe Luigi Cucca ed Ignazio Angioni che avevano sollecitato formalmente l’attenzione della delegazione del Partito democratico in commissione e del vicepresidente Francesco Verducci, anche sottoscrivendo l’interpellanza a prima firma Luciano Uras.

«Apprezziamo molto le parole del direttore generale che rappresentano la risposta positiva dovuta al grande lavoro svolto in questi anni dalla nostra delegazione regionale per ottenere il riconoscimento della lingua sarda in Rai e anche alla preoccupazione che il lavoro andasse in fumo dopo l’allarme lanciato dal consigliere Rai Franco Siddi, che ringraziamo per il grande lavoro che sta svolgendo – aggiungono i tre senatori Pd -. Presenteremo, dunque, un emendamento al contratto di servizio Rai, in sede di discussione, lavorando congiuntamente con il vicepresidente Verducci e la delegazione Pd per ottenere la modifica formale ma le parole e l’impegno del direttore generale di questa mattina sono un segnale rassicurante di attenzione e rispetto del lavoro svolto in maniera bipartisan.»