29 March, 2024
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Maria Amelia Lai è la nuova presidente regionale di Confartigianato Imprese. Lo hanno deciso, all’unanimità per acclamazione, i delegati regionali dell’Organizzazione Artigiana, riuniti in assemblea regionale questa mattina a Sassari.
Maria Amelia Lai, imprenditrice 56enne di Ozieri del settore delle costruzioni, attualmente unica donna in Sardegna alla guida di una Associazione Imprenditoriale, rappresenterà nel prossimo biennio le oltre 6mila imprese associate a Confartigianato in tutta la Sardegna. Attualmente è presidente di Confartigianato Imprese Sassari.
Nel suo incarico verrà affiancata dal nuovo vicepresidente vicario Fabio Mereu, 44enne imprenditore di Cagliari del trasporto persone, e supportato da altri 2 vicepresidenti: Giacomo Meloni, imprenditore edile di Olbia e Giuseppe Pireddu, autoriparatore di Macomer. Antonio Matzutzi viene nominato Past President.
L’Assemblea ha provveduto a eleggere anche la Giunta regionale di cui fanno parte, oltre a Presidente e vicepresidenti, anche Norella Orrù (Sud Sardegna), Sandro Paderi, Antonio Matzutzi ed Elisa Sedda (Oristano), Albino Casu  (Nuoro), Marco Rau (Sassari) e Simone Ballo (Gallura).
La neo Presidente, nel suo primo discorso, ringraziando il l’uscente, Antonio Matzutzi, per l’impegno svolto in questi ultimi 4 anni, ha analizzato la situazione politica, economica e sindacale della Sardegna e, illustrando le prospettive del comparto, ha ribadito l’impegno di Confartigianato Sardegna a dialogare con la Giunta guidata dal presidente Christian Solinas e con il Consiglio regionale,
proseguendo il percorso avviato Politica, Istituzioni e Amministrazioni, per dare coraggio, energia, credito e opportunità alle oltre 34mila imprese artigiane e ai circa 62mila addetti.
«Noi artigiani siamo quelli che non si arrendonoha esordito la neo Presidenteperché crediamo nel valore dell’impresa, nella qualità del lavoro individuale, nella potenzialità del territorio, nell’investimento in tecnologia ma soprattutto noi siamo quelli che non abbandonano le loro radici ma credono nel presente e nel futuro.»
«Ogni territorio custodisce la qualità manifatturiera del made in Sardegna ha aggiunto Maria Amelia Lai se adeguatamente valorizzati, questi rappresentano un volàno strategico per la competitività dell’artigianato e delle Pmi. I dati ci raccontano di una vocazione imprenditoriale importante nonostante gli ostacoli naturali, gap infrastrutturali e svantaggi normativi che possono, anzi devono, essere affrontati nel futuro prossimo anche attraverso il PNRR, che dovrà porre al centro dell’agenda della Politica le PMI, l’ambiente e l’innovazione tecnologica.»

«Come artigiani non chiediamo favoritismi ma pretendiamo pari opportunità con il resto dell’Italia e del Mondo. Per esempio chiediamo infrastrutture viarie e tecnologiche per essere competitivi non con le zone limitrofe, ma con il mondo intero. Abbiamo necessità di strade e di linee web ad alta velocità per la movimentazione dei beni che produciamo e per la veicolazione della conoscenza, della cultura e dei prodotti dell’ICTha rimarcato Maria Amelia Lai -. Abbiamo necessità di utilizzare le risorse europee in arrivo per interventi finalizzati a sostenere le attività produttive e a colmare i gap infrastrutturali che comprimono le potenzialità economiche dei territori più svantaggiati.»

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Distribuzione dei “kit sicurezza” e formazione on line ma anche conoscenza delle linee guida contro il Coronavirus, aggiornamento sulle nuove disposizioni nei cantieri con check list e schede grafiche.

In Sardegna i cantieri edili sono sospesi ma l’attività delle imprese delle costruzioni e, soprattutto, degli addetti, non è di certo ferma. Anzi, il settore si prepara alla ripresa dei lavori all’insegna della sicurezza, la formazione la conoscenza.

Ed è proprio su questi 3 elementi che ha voluto puntare la CAES, la Cassa Artigiana dell’Edilizia della Sardegna, Organismo bilaterale delle costruzioni costituito da Confartigianato Imprese Sardegna e Feneal-UIL, Filca CISL e Fillea-CGIL, che negli ultimi anni ha assistito 2.000 imprese artigiane e 7.000 lavoratori del settore.

«Per essere pronti a ripartire nelle costruzioni abbiamo deciso di puntare contemporaneamente sugli addetti e sulle imprese commenta Giacomo Meloni, presidente della CAES, Organismo che da 25 anni sostiene, tutela e forma le imprese e i lavoratori del settore per i primi sul loro aggiornamento professionale e sulla tutela della salute contro gli infortuni e i rischi connessi al Covid-19, mentre per le seconde sulla conoscenza e applicazione delle norme di settore, anche quelle varate recentemente nate al fine di contenere l’epidemia. Per questo stiamo distribuendo gratuitamente alle nostre imprese ed ai nostri dipendenti, i kit di protezione individuale, al contempo rendendo disponibili i corsi e supportando le aziende nell’applicazione di tutte le norme in materia di sicurezza.»

Sono più di 1.600, per ora, i “kit sicurezza” in distribuzione agli addetti delle imprese artigiane edili, contengono i dispositivi di protezione contro gli infortuni sul lavoro, ovvero un paio di scarpe antinfortunistiche, un occhiale trasparente, 3 paia di guanti e una polo, e quelli per la prevenzione del contagio da Covid-19, quindi una confezione di gel igienizzante e 5 mascherine.

Ma la lotta contro il Coronavirus si può attuare anche con l’aggiornamento a distanza tramite pc, tablet e smartphone. Per i dipendenti delle costruzioni, infatti, saranno disponibili, gratuitamente, i corsi on line. Gli operai potranno aggiornarsi sul protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto ed il contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti di lavoro e sull’utilizzo corretto dei DPI, tutto secondo le ultime disposizioni del D.L. Cura Italia del 17 marzo 2020, n. 18.

Ma l’attività della CAES non si ferma ai dipendenti. L’Organismo bilaterale edile artigiano supporterà le imprese nell’interpretazione ed attuazione delle indispensabili misure da adottare alla ripresa delle attività nei cantieri. Numerosi Protocolli contro il Virus, infatti, individuano regole specifiche e dettagliate per il contenimento del Covid-19 nei cantieri edili con l’intento di aiutare imprese e lavoratori nella fondamentale opera di  correttamente ed efficacemente gli addetti coinvolti nella filiera dell’Edilizia. A supporto delle imprese, inoltre, sarà anche a realizzata dalla Commissione Nazionale Paritetica, proprio in attuazione del protocollo condiviso Coronavirus. Imprese, dipendenti e cittadini che accedono al sito dell’Ente (www.caesardegna.it), potranno, inoltre, consultare un utile regolamentazione relative all’emergenza in corso, dalle indicazioni operative da seguire in cantiere alle novità in materia di ammortizzatori sociali.

«Attraverso la Cassa Artigiana dell’Ediliziaconclude Giacomo Meloni – vogliamo continuare a fornire, soprattutto in questo periodo, servizi efficaci, offrendo a imprese e dipendenti strumenti che trasformino la “quarantena” del settore in una irrinunciabile occasione di crescita delle proprie capacità produttive, in vista della prossima ripresa delle attività del settore edile.»

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I presidenti delle Categorie Identitarie Sarde, Confederazione Sindacale Sarda (Giacomo Meloni), Liberi Agricoltori Sardegna (Riccardo Piras), Liberi Pastori (Roberto Congia), CASCOM Impresas de Sardigna (Antonello Pranteddu), Assotziu Consumadoris Sardigna (Marco Mameli), riunitisi in video conferenza, hanno deciso di inviare un appello con la richiesta per annullare immediatamente le imminenti esercitazioni militari Nato in terra sarda, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella; al presidente della Regione Sardegna Christian Solinas; al ministro della Difesa Lorenzo Guerini; al sottosegretario della Difesa Giulio Calvisi; ai prefetti di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano; ai sindaci di Arbus, Decimomannu, Perdasdefogu, Teulada, Villasor, Villaputzu, Terralba ed Oristano; al presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana.

«Mentre ovunque nel mondo, in Italia e qui in Sardegna si osservano norme severe di contenimento per difendere le popolazioni dal contagio del Covid-19, ci giungono notizie non smentite di preparativi di una grande esercitazione militare in Sardegna con ampio spiegamento di mezzi aerei, navali, terrestri con una movimentazione di truppe in numero di 30 mila uomini mai visto in terra sardasi legge nella lettera appello -. La contraddizione è palese e assurda, né occorre certo essere pacifisti come noi che sottoscriviamo questo Appello per capire che, proprio in presenza di questa drammatica emergenza sanitaria ed economica, questa esercitazione offende la comune intelligenza e sensibilità e grida vendetta al cospetto di Dio e delle nostre popolazioni. Queste ultime già così colpite da tanta sofferenza in termini di morti, malati per contagio, costrette nelle proprie case per lunghi periodi con conseguente blocco di ogni attività di lavoro e produzione, stremate da una crescente, diffusa e disastrosa disoccupazione che crea uno stato di indigenza, malessere e povertà con pericolosi risvolti sociali.»

«Vi chiediamo come sia possibile che, a fronte di centinaia di migliaia di persone di fatto private delle più elementari libertà di movimento per evitare il propagarsi del contagio di Covid-19, si possa assistere senza un’ inevitabile dura reazione ad una vera e propria “invasione” di eserciti nel nostro territorio – aggiungono i presidenti delle cinque associazioni -. Assurde ci appaiono talune giustificazioni di un addestramento militare indispensabile e non rinviabile – in quanto assimilabile tra i servizi essenziali del rango di difesa della patria – e comunque addestramento mirato a prepararsi per un ipotetico conflitto verso Potenze straniere.Facciamo appello alle vostre coscienze e alle vostre autorevoli persone perché, ognuno per la sua competenza, possiate intervenire urgentemente per annullare questa esercitazione, facendo pressioni presso le Autorità dei Governi, parte della  Nato, perché si blocchi nel nascere l’azione di comando e si eviti questa “sciagura” che, tra l’altro, aggraverebbe l’attuale situazione di conclamata epidemia.»

«Non servono altre motivazioni, benché le scriventi Associazioni e Movimenti abbiano da anni fatto scelte etiche a favore della Pace, quale potente leva di sviluppo e di progresso, ”aborrendo la guerra”, fedeli all’art.11 della Costituzione Italiana alle numerose autorevoli dichiarazioni dell’ONU si pensi in ordine di tempo all’Appello urgente del suo Segretario generale Antonio Guterres per l’immediato cessate il fuoco in ogni parte del Mondo, a cui fanno eco le Dichiarazioni della Comunità europea e gli accorati appelli dei Capi di tutte le Religioni del mondo, primo fra tutti Papa Francescosottolineano ancora i presidenti delle cinque associazioni -. Basta Guerre, Basta Armi. Tutti questi immensi capitali e finanziamenti si utilizzino per la sanità, per la ricerca e l’istruzione, per debellare la fame, per la difesa dell’ambiente e della Terra. Facciamo appello ai Sindaci, nei cui territori è in programma nei mesi di aprile e maggio lo svolgersi di questa esercitazione, perché loro stessi e le popolazioni attuino la resistenza passiva ad ogni tipo di attività di “guerra simulata”, che mira ad aggredire altri popoli e a diffondere divisioni e odio nel mondo.»

«Il nostro esercito si tenga lontano da queste attività e continui, come ora, ad operare a favore delle popolazioni colpite dal Covid-19 e da altre disgrazie, perché questo modo di agire attira ad esso rispetto e gratitudine. La Sardegna è un’isola di Pace e come tale vuole affermarsi nel Mondo per cui respinge non solo queste esercitazioni “stagionali”, ma chiede che venga definitivamente riconvertita la Fabbrica di Bombe della RWM di Domusnovas/Iglesias e chiusi tutti i poligoni e le basi militari site nel suo territorio, perché sono vere e proprie occupazioni che bloccano la capacità di sviluppo socio economico della Sardegnaconcludono i presidenti delle cinque associazioni -. Questa volta i sardi non sono disposti a subire e sono pronti a mobilitarsi con azioni pacifiche, ferme e determinate.»

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Venerdì 29 novembre si è riunito il Consiglio nazionale della Confederazione Sindacale Sarda – CSS presso il salone parrocchiale di San Massimiliano Kolbe, in via Sulcis, a Cagliari. Il Consiglio ha votato all’unanimità, l’elezione del consigliere Claudio Deligios (del Territoriale di Sassari) segretario nazionale, completando così la segreteria eletta nel congresso nazionale della CSS il 22 marzo 2015; la cooptazione nella direzione nazionale dello stesso Claudio Deligios, di Riccardo Piras, segretario regionale di Liberi agricoltori e del consigliere Flaviano Atzori della segreteria nazionale della FTS/CTM; la cooptazione dei nuovi consiglieri Carlo Piras della SAS/CSS dell’AIAS, Francesco Suella della SAS/CSS sell’ARPAS, Mauro Zedda presidente di Ambulantando/CSS ed Antonello Pranteddu, presidente del CASCOM; ha approvato i bilanci consuntivi del 2017/2018 e la rendicontazione gennaio/novembre 2019.

Il Consiglio nazionale della CSS ha deciso all’unanimità di aprire la fase congressuale in preparazione dell’VIII Congresso nazionale, che si terrà nel mese di maggio 2020, in coincidenza della festa per i 35 anni della fondazione della CSS e del suo primo Congresso nazionale del 1985. Ha deliberato la festa dell’inaugurazione della nuova sede della CSS, in via Marche, a Cagliari, alla fine del mese di gennaio 2020 con la commemorazione di Eliseo Spiga, fondatore e primo segretario generale nazionale della CSS a 10 anni dalla morte.

Il Consiglio, infine, s’è impegnato a rendere operativa la delibera del VII Congresso nazionale, con la quale è stata istituita la Festa annuale il 4 maggio, con manifestazione a Montevecchio in ricordo della tragica morte do 11 donne cernitrici della Miniera di carbone.

Il segretario generale della CSS Giacomo Meloni.

 

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«Spero che il ministro della Sanità Roberto Speranza disponga che i suoi ispettori ascoltino tutte la parti, non solo l’assessore regionale della Sanità ed i consiglieri regionali che, ascoltando la relazione dell’on. Gianfranco Ganau, presidente della Commissione d’inchiesta dell’AIAS, si son lasciati convincere che i 107 milioni in 5 anni di fatture pagate all’AIAS erano un’enormità. Quanto fa 107 milioni diviso 5? Meno di quanto ammontano le spese per anno di gestione delle 42 strutture AIAS
in tutta la Sardegna con 3.800 assistiti e 1.200 e più lavoratori e collaboratori occupati!!! Ma la matematica non deve essere materia facile dei nostri politici né dei responsabili sindacali di Cgil/Csl/ Uil e USB che in AIAS non sono firmatari di Contratto Nazionale e sono fortemente in minoranza come iscritti tra i lavoratori AIAS.»

Lo scrive in una nota, Giacomo Meloni, segretario nazionale della CSS, la Confederazione Sindacale Sarda.

«Caso emblematico quello della Uil che ha un solo iscritto, la USB nessuno e la CGIL 7 iscritti e la CISL 50 – aggiunge Giacomo Meloni -. Però questi sindacati di minoranza in AIAS sono regolarmente convocati dall’assessore e dai politici, al contrario dei sindacati di maggioranza firmatari del contratto AIAS (UGL/FIALS/CONFINTESA/ISA/CSS/COMITATO SPONTANEO LAV. AIAS) e spingono perché la Regione/ATS revochi la convenzione all’AIAS, come avevano fatto proditoriamente dr. Fulvio Moirano e l’ex assessore Luigi Arru, che sospendendo la convenzione hanno causato anche il blocco del fido delle Banche. Ci ha pensato però il Tribunale di Sassari ad obbligare l’ATS a restituire la convenzione per il 2019/2020 e questo non è piaciuto a chi vuole il fallimento dell’AIAS, sperando nella promessa dei politici di fondare SA DOMOS che assorbirebbe tutti i 1.200 lavoratori ed i 3.800 assistiti attualmente nelle 40 strutture territoriali dell’AIAS. Promesse vane, visto che ATS con la chiusura dei punti nascita, nonostante gli accordi sindacali, NON ha ancora assunto i 34 operatori dichiarati in esubero!!!»
«Ma vogliamo dire la VERITÀ sui 12 stipendi non ancora pagati da AIAS? Tanto di rispetto per la sofferenza dei lavoratori che hanno il sacrosanto diritto di essere retribuiti e che vanno ringraziati per aver continuato ad assistere gli ammalati anche senza stipendio – sottolinea Giacomo Meloni -. Ma la VERITÀ è che i 4 stipendi di luglio/agosto/settembre e ottobre 2019 potrebbero essere pagati subito se ATS pagasse all’AIAS i soldi delle fatture bloccati dal mese di giugno e altre somme dovute ed ora sotto la sorveglianza del Tribunale Fallimentare di Cagliari. Restano i 7 stipendi da pagare maturati tra il 2016 e 2018. Si tratta di 2 stipendi e mezzo per anno tutti coperti da contributi INPS, ma sempre soldi mancanti dalle tasche dei lavoratori che hanno diritto ad essere pagati fino all’ultimo euro. Nondimeno non corrisponde a VERITÀ scrivere sulla stampa che questi lavoratori sono senza stipendio da 12 mesi!!! Sapete come se ne esce? Non facendo fallire l’AIAS che deve assicurare i posti di lavoro, pagare mensilmente gli stipendi correnti e gli stipendi arretrati con un piano di rientro serio e vigilato.»
«La Regione pensi agli altri 4.000 ammalati che attendono assistenza in Sardegna e sono in lista d’attesa e per loro costruisca tante e vere DOMOS senza distruggere ciò che esiste- conclude il segretario nazionale della Confederazione Sindacale Sarda -. E la stampa, per favore, chiami per nome i Sindacati senza fare confusioni.»

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Mirtò punta sempre di più sulla Sardegna. Un marchio che diventa incubatore di eccellenze artigiane, promotore di iniziative e veicolo di marketing per i campioni della manifattura artistica dell’Isola. Nasce da qui l’accordo tra il Festival internazionale del mirto, il comune di Samugheo e la Confartigianato Gallura. Una partnership che punta dritta alle iniziative di Mirtò, a partire da Ollolai dove il 10 agosto ci sarà la presentazione ufficiale del Festival del mirto e che si svolgeranno tra Olbia e Porto Rotondo. Un inizio a suo modo emblematico, significativo dell’idea di Mirtò di valorizzare i paesi dell’interno. Progetti sostenuti dal sindaco di Olbia, Settimo Nizzi e dall’assessore della Cultura, Sabrina Serra. Nasce così un vero e proprio Expò itinerante che valorizza i borghi della Sardegna, i piccoli paesi dell’entroterra, portando l’artigianato al centro della scena turistica. A cominciare dall’accordo con Samugheo, che ha visto come promotore Valerio Oliva, artista.

«Partendo da Tessingiu, la mostra dell’artigianato artistico di Samugheo inaugurata la scorsa settimana, abbiamo accolto l’invito di Mirtò per portare ad Olbia la nostra tradizione dell’artigianato tessile, ma anche ceramica, legno e ferro – spiega il sindaco Antonello Demelas -. Saremo rappresentati da una selezione dei migliori interpreti della nostra tradizione dell’artigianato di qualità: oltre al tessile avremo la coltelleria, l’oreficeria e la cestineria. Olbia per noi rappresenta una scommessa, è una piazza turistica molto importante nella quale potremo raggiungere un pubblico nuovo. Samugheo potrà farsi conoscere per le sue eccellenze.»

Un progetto condiviso da Confartigianato Gallura, grazie alla collaborazione tra il presidente Giacomo Meloni, il segretario Federico Fadda e Piermario Pirina, maestro del legno, artigiano molto conosciuto in Costa Smeralda, che fa parte del direttivo di Mirtò.

«La nostra collaborazione con Mirtò nasce sulla base del progetto di valorizzare le imprese dell’artigianato artistico di qualità, vogliamo raccontare questo mondo, la sua identità, il patrimonio culturale che riveste per il nostro territorio – sottolinea Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Gallura -. Mirtò rappresenta un attrattore straordinario, all’interno di un progetto di alto livello, una filosofia che valorizza il territorio, le sue imprese e le loro specificità.»

Il progetto prevede come centro nevralgico il teatro Michelucci di Olbia, che si trasformerà in un’area espositiva, dove gli artigiani galluresi e quelli di Samugheo allestiranno i loro stand con prodotti che rappresenteranno la grande capacità manifatturiera della Sardegna. Un’ occasione per proporsi con uno spirito nuovo a livello commerciale, raccontando le storie di eccellenza del territorio.

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Le sette sigle sindacali presenti tra i lavoratori dell’AIAS sono state ascoltate ieri pomeriggio in Consiglio regionale dalla commissione d’inchiesta presieduta dall’on. Gianfranco Ganau. Piergiorgio Piu (Ugl) ha affermato che «sino al 2016 i lavoratori AIAS hanno ricevuto gli stipendi ma dal 2017 questo non è accaduto più mentre il servizio, comunque, viene effettuato». Per il leader della CSS Giacomo Meloni, «molti lavoratori sono senza stipendio da aprile scorso ma anche i mesi precedenti ad aprile sono stati pagati soltanto in parte».

Critiche verso i ritardi del tavolo tecnico convocato in Regione da settimane sono arrivate da Martino Sarritzu (Isa): «E’  necessario conoscere al più presto gli esiti di questi confronti tra ATS ed AIAS. In ogni caso da dieci giorni AIAS ha firmato la convenzione con la Regione ma i lavoratori non sono stati ancora pagati”.

Per i confederali la prima a parlare è stata Fulvia Murru (UIL), che ha offerto una ricostruzione della complessa vicenda a partire dal 2007: «In passato la cassa integrazione è stata gestita secondo le simpatie della proprietà e ancora oggi ci sono grandi situazioni debitorie verso i lavoratori: parliamo undici stipendi arretrati. In più, i lavoratori iscritti ai confederali sono vessati e talvolta anche licenziati per questo: siamo convinti che la riabilitazione debba tornare al pubblico e se alla politica non piace la soluzione di Sas Domos allora ci indichi un’altra soluzione». Sulla stessa linea Roberta Gessa (CGIL): «Questa è la vertenza più grossa della Sardegna, con oltre mille lavoratori e una situazione di evidente monopolio che deve cessare». Per Efisio Aresti (UIL), invece, «come fa AIAS a pagare 20 milioni di euro ai suoi creditori tra stipendi e forniture se i suoi crediti verso la Regione sono molto inferiori? E’ chiaro che versa in una situazione fallimentare».

Mentre per Luisella Spignesi (CISL) «è chiaro ormai che Aias ha trasferito sui suoi dipendenti il rischio di impresa», la CGIL è intervenuta con Giorgio Pintus, che ha denunciato «un enorme stato di insoddisfazione dei lavoratori» e ha annunciato una richiesta di intervento ai carabinieri «per verificare se le prestazioni erogate sono rispettose degli standard previsti per la sicurezza sul lavoro».

A conclusione delle audizioni, il presidente Gianfranco Ganau ha detto: «Sono soddisfatto per gli incontri di oggi che ci hanno permesso di conoscere a fondo la vicenda attraverso i differenti punti di vista. La commissione d’inchiesta attenderà gli esiti del tavolo tecnico convocato in assessorato e alla fine lavorerà ad individuare entro l’anno una soluzione politica da proporre al Consiglio regionale per la vertenza AIAS e sul fronte della riabilitazione, nell’interesse esclusivo dei pazienti e dei lavoratori».

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(Murale di F. Del Casino a Nuxis sulla latitanza dell’avv. S. Cadeddu – 1812/13)

Per Nuxis, nel Sulcis, e per i democratici sardi, in occasione de Sa Die de sa Sardinia, domenica 5 maggio sarà una giornata importante. Su iniziativa dell’associazione culturale “Le Sorgenti” di Nuxis, alle 10.00, dalla piazza Satta, vicina al Municipio, partirà la carovana lungo il “Cammino della Libertà”, il percorso che dal centro del Paese conduce alla Grotta di Conch’è cerbu, nei luoghi dove fra il novembre del 1812 e la primavera del 1813 fu latitante l’avv. Salvatore Cadeddu, capo della Rivolta di Palabanda.
Da Cagliari un pullman speciale parte domenica 5 maggio alle ore 8,30 dal piazzale degli Uffici comunali di via Sonnino: Per prenotazioni chiamare Giacomo Meloni tel. 331 8553428 (viaggio + pranzo al rinomato Ristorante Letizia euro 30).
Chi vuole recarsi in auto deve prenotare il pranzo, menù fisso 20 euro, al Ristorante Letizia tel. 0781 957021.
La Grotta è in un bel bosco, quindi una gita interessante sotto il profilo culturale, naturalistico e culinario.

A Nuxis due anni fa, a cura della Pro loco, venne realizzato un murale meraviglioso da Francesco Del Casino, dedicato alla latitanza dell’Avv. Salvatore Cadeddu, ora, in occasione de Sa Die de sa Sardinia, si percorre il “Cammino della Libertà” fino alla Grotta dove trovò rifugio Cadeddu.
Verrà evocato un fatto rilevante della storia sarda: nei dintorni di Nuxis, ad inizio Ottocento, il capo di Palabanda ha trovato rifugio per alcuni mesi. Dice Antioco Pabis in un memoriale del 1857, che l’avv. Salvatore Cadeddu, ispiratore della Rivolta di Palabanda, alla fine del 1812 si rifugiò nel Sulcis con l’intento di imbarcarsi nelle coste vicine per raggiungere la Corsica, luogo di primo asilo per gli esuli sardi, perseguitati dai Savoia. Pabis ci dà una descrizione così precisa dei luoghi della latitanza, il “furriadroxiu” di Tatinu, del rifugio, la grotta di Conch’e Cerbu, del capraro che lo accolse, Luigi Impera (i luoghi sono ancora di questa famiglia), da non poter essere messo in discussione, da non suscitare dubbi circa la sua attendibilità. Pabis del resto era di casa presso i Cadeddu in quanto era precettore dei figli dell’avv. Giovanni, fratello di Salvatore Cadeddu.
Sono previsti una relazione su Salvatore Cadeddu ed i fatti di Palabanda, canti e letture di Piero Marcialis e Roberto Deiana.

Andrea Pubusa

 

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Sono quasi 18 i milioni di euro che il Governo, con la legge 30 dicembre 2018 n. 145, ha messo a disposizione di 361 comuni della Sardegna, con meno di 20mila abitanti, per investimenti per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e del patrimonio comunale.

«Poter avere tra 100 e 40mila euro per investimenti in opere pubbliche di manutenzione – commenta Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Edilizia Sardegna – è un’importante opportunità per la maggior parte dei Sindaci della nostra regione anche per animare l’economia edile artigiana del loro territorioLa legge 145 è, infatti, tra le novità che consideriamo positive della legge di Bilancio e da oggi avviamo una massiccia azione di sensibilizzazione da un lato verso i primi cittadini, che contatteremo, e verso i nostri associati edili, per descrivere l’occasione. E’ indubbio – conclude Giacomo Meloni – anche alla luce della modifica del Codice degli Appalti (comma 912 della L. 145 del 2018) che prevede l’innalzamento della soglia per l’affidamento diretto dai 40.000 ai 150.000 euro, che la ripartizione tra i Comuni di queste prime risorse destinate agli investimenti potrebbe avere un impatto positivo sulla partecipazione delle micro e piccole imprese agli appalti relativi alle piccole opere pubbliche.»

In Sardegna 15 comuni, riceveranno 100mila euro ciascuno per un totale di 1milione e mezzo di euro; 58 riceveranno 70mila euro per un totale di 4milioni; a 78 comuni arriveranno 50mila euro per un totale di quasi 4 milioni; 210 riceveranno 40mila euro per un monte investimenti di 8milioni e 400mila euro.

La legge di Bilancio per il 2019 (legge 30 dicembre 2018, n. 145) contiene, infatti, ai commi 107 e ss., alcune misure che assegnano ai Comuni, nel limite di 400 milioni di euro per tutta l’Italia, contributi per investimenti per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale. La legge di bilancio contiene anche modalità e tempistiche per rendere la norma operativa. Nel far seguito al dettato della norma, il 14 gennaio 2019 è stato pubblicato in G.U. il Comunicato relativo alla pubblicazione sul sito del D.A.I.T. (Direzione centrale della finanza locale) del decreto del Capo del Dipartimento per gli Affari interni e territoriali del ministero dell’Interno.

I contributi destinati ai Comuni fino a 20.000 abitanti, pari complessivamente a 394.490.000 euro, sono erogati – in base alla comunicazione che il ministero dell’Interno è tenuta a fare entro il 15 gennaio a ogni singolo Comune relativamente all’importo a esso spettante – ai beneficiari, in ragione del 50% previa verifica dell’avvenuto inizio dell’esecuzione dei lavori e del restante 50% dopo la trasmissione del certificato di collaudo al ministero dell’Interno.

L’esecuzione dei lavori deve iniziare entro la data del 15 maggio 2019 e, in caso di mancato rispetto del termine dell’inizio dell’esecuzione dei lavori o in caso di utilizzo parziale dei contributi, le risorse assegnate vengono revocate, in tutto o in parte, entro il 15 giugno 2019 da parte del ministero dell’Interno e redistribuite agli altri Comuni, che dovranno avviare i lavori entro il successivo 15 ottobre.

Per accedere alle risorse i Comuni devono proporre investimenti aggiuntivi rispetto a quelli già indicati nei piani triennali e i contributi sono diversificati in base al numero degli abitanti: 40.000 euro per i Comuni fino a 2.000 abitanti, 50.000 euro ai Comuni con una popolazione compresa tra 2.001 e 5.000 abitanti, 70.000 euro ai Comuni con una popolazione compresa tra 5.001 e 10.000 abitanti, 100.000 euro ai Comuni con popolazione tra 10.001 e 20.000 abitanti.

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Alcune associazioni hanno presentato nuove osservazioni al progetto di ammodernamento dello stabilimento Eurallumina di Portovesme, alla vigilia della Conferenza dei servizi in programma il 21 e 22 gennaio.

Secondo Legambiente Sardegna, «per l’area di Portoscuso tutte le analisi evidenziano la situazione di grave inquinamento diffuso su aria, suolo e falde conseguentemente ai ritardi nelle attività di bonifica ed ai necessari adeguamenti tecnologici e ambientali. La priorità assoluta è il radicale disinquinamento del territorio con la bonifica delle falde e dei suoli. Pertanto, sono inaccettabili i progetti aziendali di ampliamento del bacino fanghi rossi, incompatibili anche con le rigorose normative di tutela paesaggistica. Il DM 430/2018 – aggiunge Legambiente Sardegna – prevede la dismissione della centrale a carbone ENEL, per cui il vapordotto non appare realizzabile. La centrale a carbone dovrebbe essere convertita in una alimentata con GNL di cui però non esiste neppure il terminale. In sintesi, il progetto della Eurallumina appare fortemente contraddittorio con il complesso delle recenti normative e con la strategia espressa nella proposta di Piano nazionale integrato per l’energia ed il clima varata dal Governo».

Legambiente Sardegna sostiene che «la bonifica dei siti inquinati costituisce la priorità, da cui non si può prescindere e da attuare in tempi stretti: non sono più accettabili i tempi del piano di risanamento di Portoscuso ancora non concluso dopo oltre vent’anni; non appare corretto che il territorio di Portoscuso venga considerato un’area condannata alla compromissione irreversibile e nella quale alla situazione di inquinamento diffuso si proponga di aggiungere altri impianti inquinanti. E’ necessario che vengano affrontati con urgenza i problemi connessi con l’inquinamento diffuso del suolo, al fine di giungere rapidamente al superamento dell’ordinanza di limitazione al consumo per i prodotti alimentari. Qualsiasi nuovo intervento deve essere subordinato alla realizzazione del disinquinamento assolutamente indifferibile della falda e dei suoli (già previsti 20 anni fa dal piano di disinquinamento), adottando opzioni tecnologiche efficaci, specie in relazione a quelle che, in altri SIN, hanno dimostrato diverse criticità. Risulta contraddittoria ed inaccettabile dal punto di vista paesaggistico ed ambientale – aggiunge Legambiente Sardegna – la proposta di ampliare il bacino fanghi rossi che comporterebbe di lasciare in eredità alle generazioni future una collina artificiale, in riva al mare, da circa 60 milioni di tonnellate. L’attuazione del DM 430/2018 prescrive la chiusura della centrale a carbone di Portoscuso entro il 2025, rendendo di fatto improponibile la fornitura di vapore all’Eurallumina. Infatti, l’impianto deputato alla fornitura di vapore ed energia elettrica all’Eurallumina dovrebbe prevedere l’alimentazione a gas naturale (con necessaria riconversione della centrale esistente) la cui fornitura potrebbe però avvenire tra molti anni, dal momento che allo stato attuale non esiste né in Sardegna né a Portoscuso un terminale idoneo. In estrema sintesi, i contenuti del progetto Eurallumina risultano totalmente contraddittori con il complesso di recenti normative improntate ad una strategia basata sul disinquinamento dei territori, sviluppo delle fonti di energia da fonti rinnovabili e di chiusura delle centrali a carbone entro il 2025. Il progetto – conclude Legambiente Sardegna – appare non compatibile con la prospettiva ultimamente ribadita in maniera autorevole dalla proposta di piano nazionale integrato per l’energie edil clima, approvata dal ministero dello Sviluppo economico congiuntamente al ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti».

Altre osservazioni sono state avanzate da Giacomo Meloni, segretario della Confederazione Sindacale Sarda; Domenico Scanu, presidente di ISDE, Medici per l’Ambiente – Sardegna; Graziano Bullegas, presidente di Italia Nostra Sardegna; e Marco Mameli, presidente di Assotziu Consumadoris Sardigna Onlus, secondo i quali «le principali criticità rilevate riguardano la mancata attribuzione di un codice univoco ai fanghi destinati al Bacino dei Fanghi Rossi (BFR), criticità che si ripresenta anche nel nuovo progetto; le tecniche di coltivazione dei bacini C e D, che non appaiono conformi alla normativa sulle discariche, come già evidenziato in precedenti osservazioni il massiccio impiego di carbone per la fornitura di vapore all’Eurallumina da parte dell’ENEL; la generale assenza di benefici emissivi legati alla cogenerazione e, anzi, un peggioramento rispetto agli anni precedenti. Si fa anche notare che l’intervento dell’assetto cogenerativo ricade nella fattispecie per la quale è necessaria una nuova Valutazione di Impatto Sanitario (la precedente era stata realizzata sulla base del precedente progetto). Desta, infatti, preoccupazione l’impatto sulla salute pubblica dell’intero progetto, localizzato all’interno di un Sito d’interesse nazionale per bonifica (S.i.n.) dove diversi studi epidemiologici hanno evidenziato l’esistenza di una situazione sanitaria problematica».

Giacomo Meloni, Domenico Scanu, Graziano Bullegas e Marco Mameli manifestano la loro contrarietà al rilancio della produzione di allumina da bauxite ed evidenziano una serie di carenze che – a loro parere – «rendono improcedibile la Valutazione d’impatto ambientale» e sostengono che «una delle principali novità del nuovo progetto dell’Eurallumina consiste nella rinuncia all”impianto CHP di proprietà, a favore del vapordotto ENEL-Eurallumina. L’impiego della centrale ENEL “Grazia Deledda” (già inserita dall’Agenzia Europea per l’Ambiente tra i 190 impianti più inquinanti d’Europa) in assetto cogenerativo comporterà la combustione di oltre 730.000 tonnellate di carbone/anno all’interno di un S.i.n, la cui caratteristica fondamentale è la necessità che i carichi inquinanti diminuiscano anziché aumentare. L’effetto di questo intervento – concludono Giacomo Meloni, Domenico Scanu, Graziano Bullegas e Marco Mameli – consiste nel rilanciare il ruolo del termoelettrico alimentato a carbone come erogatore di un servizio di base, proprio quando il nuovo corso della politica energetica comunitaria e italiana (vedi il recente Decreto 430/2018) prevede l’abbandono dei combustibili fossili.»