28 March, 2024
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La commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus, ha approvato a maggioranza (contraria l’opposizione, astenuti i Riformatori sardi) la legge di riforma del sistema sanitario regionale, che ora passa all’esame del Consiglio. Designati, inoltre, i relatori del provvedimento: il presidente della commissione Domenico Gallus per la maggioranza, il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau per l’opposizione.
Dopo l’approvazione del testo, il presidente della commissione, Domenico Gallus, ha dichiarato che «la commissione ha concluso in modo brillante un lungo lavoro affrontato con grande impegno e caratterizzato dalla volontà di ascolto di tutti i portatori di interesse».
«La legge ha aggiunto Domenico Gallus dal nostro punto di vista rappresenta uno spartiacque fra passato e futuro, fra una visione centralista fondata sull’Ats ed una rivolta ai territori, più vicina al paziente, ai suoi bisogni ed alle sue aspettative. E’, del resto, quanto ci hanno detto le istituzioni, le categrie e le persone che abbiamo ascoltato in questi mesi di confronto.»
«E’ quanto dice, in sostanza – secondo Domenico Galluslo stesso Cal nel suo parere, quando individua nell’Ats l’errore di fondo di sistema sanitario regionale che non ha funzionato. Noi, ha concluso, quella impostazione la correggeremo; stiamo iniziando a farlo con il “governo” del sistema e proseguiremo con la sanità territoriale e la rete ospedaliera che saranno le naturali conseguenze della scelta di fondo che abbiamo compiuto.»

«Ma, attenzioneha concluso il presidente della commissionesono due cose diverse che affronteremo correttamente in modo separato, per arrivare ad una buona riforma nell’interesse dei sardi.»

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La commissione Sanità ha approvato a tarda mattinata l’articolato della riforma sanitaria, ossia il disegno di legge 112 che è collegato alla proposta di legge 121 targata Udc. Dopo il parere della Terza commissione e del Cal, il testo sarà calendarizzato e portato in Aula, prima della pausa di agosto, per la discussione ed il voto finale.
Il parlamentino presieduto da Domenico Gallus (Udc) ha lavorato senza sosta affrontando oltre ottanta emendamenti: alcuni sono stati ritirati per consentire alla maggioranza un approfondimento e un’intesa prima della seduta d’Aula. Altri, invece, come quello di Stefano Schirru (PSd’Az) relativo alla formazione del personale del servizio 118 o quello di Gianfranco Ganau (Pd) sul commissario che curerà lo scioglimento di Ats, sono stati approvati. Nel primo caso è stabilito che la formazione sarà in capo ad Areus e non alle Asl mentre nel secondo caso sarà il commissario di Sassari a curare la liquidazione di Ats, che ha sede legale a Sassari.
Soddisfatto il presidente Domenico Gallus: «In poche ore maggioranza e opposizione hanno licenziato un testo complesso e non si tratta di un risultato scontato, vista la mole di emendamenti. L’approvazione dell’articolato è merito della collaborazione di tutti e sono fiducioso anche per quanto riguarda il futuro della riforma sanitaria, sulla quale gravano ancora alcune incognite ma non insormontabili».

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Sarà scontro aperto con la maggioranza anche sul Dl 162 della Giunta regionale che prevede azioni si sostegno a imprese e lavoratori colpiti dall’emergenza Coronavirus.
Ad annunciarlo questa mattina, in una conferenza stampa, sono stati i gruppi di opposizione del Partito Democratico, Progressisti, Movimento Cinque Stelle e Liberi e Uguali Sardigna.
«Il ritardo con il quale si procede per gli aiuti al sistema economico sardo – ha sottolineato Gianfranco Ganau, capogruppo del PDsono tutti della Giunta e della sua maggioranza, basta considerare che le opposizioni hanno rinunciato anche ai dieci giorni regolamentari per la relazione di minoranza, e lunedì, dopo aver favorito un iter veloce nelle commissioni, saremo in Aula con una serie di proposte migliorative per tentare di dare ai sardi le risposte che attendono da mesi.»
«L’esecutivo regionaleha aggiunto Desirè Manca, capogruppo del M5S ha impiegato 132 giorni per portare in Aula il testo che punta ad aiutare l’economia dell’Isola per fronteggiare la crisi da Covid, ma piuttosto che concentrarsi sulle emergenze, non ha mancato di inserire norme e aiuti che niente c’entrano con le difficoltà e i drammi provocati dalla pandemia.»
«Il centrodestra ha rimarcato Eugenio Lai, capogruppo di LeU Sardigna cerca di scaricare sulle minoranze le responsabilità e i ritardi che gli appartengono, per provare a nascondere le divisioni interne e le spaccature tra e nei partiti che la compongono».
Calendario alla mano, Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti, afferma: «Il Dl 162 è stato approvato dalla giunta lo scorso 17 aprile ma è stato trasmesso al Consiglio soltanto un mese fa, con una formulazione irricevibile per la stessa maggioranza che, infatti, l’ha riscritto in commissione».
Nel mirino di centrosinistra e pentastellati finisce l’ipotesi di un click day per catturare gli aiuti, la scarsa efficacia e la poca tempestività della maggior parte delle misure proposte e in particolare, gli stanziamenti per i proprietari dei cavalli (450 euro a puledro), i fondi per gli indigenti destinati però alle imprese di trasformazione del latte (5 milioni) e la scarsità di risorse per la Cultura, gli operatori culturali e dello spettacolo.
Alcune di queste, sostengono Piero Comandini (Pd), Roberto Li Gioi (M5S) e Laura Caddeo (Progressisti), possono essere condivise ma sono «pochi 65 milioni per il fondo “resisto” ed è impensabile stanziare un solo milione per il sociale e la cultura. Troppe le risorse sottratte a Lavoras»
«La verità – ha concluso Massimo Zedda, dei Progressisti – è che giunta e maggioranza dimostrano di non avere la percezione della profondità della crisi che attraversa la Sardegna, mentre a noi è facile comprendere che l’intero sistema rischia di andare per aria, con la fine del blocco dei licenziamenti, con il Pil regionale precipitato a meno 12 per cento e un crollo del turismo quantificato nell’80 per cento in meno delle presenze.»
Antonio Caria

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La presidenza del Consiglio si farà carico di rappresentare alla Giunta regionale e all’assessore alla Sanità la grave situazione di disagio in cui sono costretti a lavorare i dipendenti delle aziende sanitarie della Sardegna. Lo ha assicurato il presidente dell’Assemblea sarda, Michele Pais, ai sindacati confederali. Una delegazione di Cgil, Cisl e Uil è stata ricevuta dalla Conferenza dei capigruppo al termine della manifestazione organizzata questa mattina sotto il palazzo di via Roma per denunciare i problemi irrisolti della sanità sarda.

I sindacati lamentano gravissimi deficit organizzativi e gestionali oltre alla cronica carenza di personale: «A due mesi dalla fine del lockdown, la sanità sarda è ancora in emergenza ha detto la segretaria regionale della Funzione pubblica della Cgil Roberta Gessa – l’attività ordinaria non è ancora ripresa. Per la carenza di personale molti servizi restano chiusi e, senza un piano di assunzioni, non potranno essere riaperti in sicurezza. E’ necessario procedere alle stabilizzazioni e rafforzare gli organici. Gli operatori sanitari meritano di più: abbiamo i salari più bassi d’Italia e, rispetto ai nostri colleghi europei, guadagniamo in media il 50% in meno».

«L’emergenza Covid non ha insegnato niente ha aggiunto Fulvia Murru della UIL FPL la politica prima ci ha riempito di elogi e poi ci ha dimenticati. La nostra categoria ha pagato un prezzo altissimo a causa della pandemia, abbiamo avuto due morti e 150 contagiati. Eppure non si vuole far nulla. Il progetto di riforma della sanità non dà risposte ai cittadini e agli operatori sanitari. Niente si dice sulle liste di attesa e sull’assistenza sanitaria nei territori.»

Della difficile situazione gestionale ha parlato anche il segretario regionale della Cisl FP Massimo Cinus: «La sanità è senza governo le aziende sanitarie continuano ad essere commissariate, non può essere questo il modello di gestione ordinario».

I capigruppo hanno convenuto sulla necessità di un immediato cambio di rotta: «La politica ha il dovere di dare una sterzataha detto il capogruppo di Leu Daniele Cocconon è ammissibile che alcune decisioni prese all’unanimità in commissione Sanità non siano state attuate. C’è una risoluzione sulle liste d’attesa che è rimasta lettera morta. Stesso discorso sulle stabilizzazioni».

«Le belle parole non bastano piùha aggiunto il capogruppo dei M5S Desirè Mancaè ora di dare risposte concrete ai cittadini e agli operatori sanitari. Questa situazione non può andare avanti». Più cauto il consigliere di Fratelli d’Italia Antonio Mario Mundula: «Il Covid è stato uno tsunami per la sanità. E’ vero che la politica ha dettato le linee guida ma occorre capire se le strutture sanitarie siano in grado di applicarle in sicurezza. Serve senso di responsabilità».

Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha definito “inaccettabile” la mancata ripresa delle normali attività ospedaliere: «La sensazione è che ci sia stato un black out nella catena di comando. Sulla necessità di intervenire sul contratto integrativo degli operatori sanitari siamo d’accordo. Il problema è vecchio, la politica deve portare avanti un’azione comune nei confronti delle aziende sanitarie».

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, infine, ha auspicato un’inversione di rotta sul modello di governance: «I commissariamenti sono un limite. Non si capisce perché non si nominino i direttori generali almeno nelle strutture dove questo è possibile come il Brotzu e l’Aou di Sassari. Il problema va superato».

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«Invitalia ad oggi non ha ancora pubblicato i bandi per le imprese e per la presentazione di piani di investimento nelle aree interessate, sono trascorsi ormai cinque anni senza che sia stata data attuazione ad uno strumento nato per dare immediata ed efficace risposta alla crisi territoriale, generata da chiusure e dismissioni di interi settori produttivi con relativa espulsione di centinaia di lavoratori.»
A denunciarlo è il consigliere regionale del Partito democratico, Gianfranco Ganau che, insieme ai suoi colleghi di partito, ha presentato un‘interrogazione all’assessore dell’industria, Anita Pili, ed al Governatore, Christian Solinas «per chiedere quali interventi siano stati posti in essere o si intenda mettere in atto per sollecitare la pubblicazione del bando.»
«Nel 2018sostengono i consiglieri del Pd veniva approvato il Prri (Piano di Riconversione e Riqualificazione Industriale) da parte del gruppo di coordinamento costituito da RAS-assessorato industria, Provincia e Comuni ricompresi nell’area, l’anno successivo, il 21 gennaio 2019 il MISE, con proprio decreto attribuisce un fondo di 30 milioni a favore dell’area di crisi Sassari-Porto Torres e Porto Vesme integrati da 3 milioni di risorse regionali, infine, il 22 ottobre 2019, con delibera della Giunta regionale 42/18 veniva approvato l’Accordo di Programma.»
Antonio Caria

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Con le audizioni dei sindacati confederali di settore, degli ordini degli infermieri e delle strutture private la commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc-Cambiamo), ha proseguito il ciclo di audizioni sulla riforma del sistema sanitario regionale.
Per la Cgil è intervenuta la segretaria regionale di categoria Caterina Cocco che, lamentando il mancato confronto di merito con le parti sociali, non ha condiviso l’impostazione generale della riforma, che fra l’altro appare particolarmente carente nella parte socio-sanitaria e prevede deleghe molto ampie alla Giunta. Inoltre, ha poi osservato, le proposte in campo non sembrano in grado di modificare un quadro regionale in cui esistono ancora troppe diseguaglianze in termini di personale e qualità del servizio e, quanto alla governance, non viene chiarito come potrà essere superata e soprattutto migliorata con l’Ares l’esperienza negativa dell’Ats.
A nome della Cisl anche Francesco Piras ha affermato che sulla riforma sarebbe stato preferibile un confronto “a monte” anche perché, ha precisato, la fase di emergenza che si è attenuata e la fase successiva impongono nuovi obiettivi e nuove priorità in termini di strutture, personale, miglioramento dell’offerta, prevenzione e residenze sanitarie assistite. Dire “no” all’Ats e “sì” al territorio non basta, ha aggiunto, se non si imbocca con decisione la strada di una riforma di sistema in tre direzioni principali: emergenza-urgenza, medicina territoriale e rete ospedaliera.
Illustrando la posizione della Uil la segretaria regionale Francesca Ticca ha messo l’accento sul fatto che i cittadini sardi “pretendono” dal sistema sanitario regionale le stesse risposte delle altre Regioni d’Italia e sappiamo tutti che non è così. Non vorremmo – ha continuato – che questa riforma avesse gli stessi principi ispiratori della precedente (l’aziendalismo spinto ed il risparmio) perché altrimenti sarebbe la riproposizione sotto altre forme della solita “macchina” di spesa pubblica che non scalfisce i “nodi” del sistema: i mancati investimenti su personale e strutture, e dall’altro sulla medicina territoriale, a cominciare dalle liste d’attesa.
Andrea Pirastu, in rappresentanza dell’Aiop che raggruppa il maggior numero di strutture private operanti in Sardegna (circa 1000 dipendenti diretti e 300 professionisti), non è entrato nel merito delle proposte di riforma, preferendo soffermarsi sulla funzione delle stesse come “presidi ospedalieri” che vanno considerati a tutti gli effetti “parte” del sistema sanitario regionale. In questo ambito – ha spiegato – nella fase di emergenza le nostre aziende hanno subito un forte contraccolpo perché sulla base delle disposizioni del Ministero della
Salute sono costrette ad interrompere l’attività di base e, in molti casi, ad anticipare la cassa integrazione per i dipendenti. Chiediamo perciò alla Regione, in vista della scadenza dell’accordo triennale fissata per il 2021, un adeguamento delle tariffe che in termini reali sono ferme dal ’97 e lo slittamento del budget 2020 (che sicuramente non sarà possibile coprire per interno) al prossimo anno.
Sempre per quanto riguarda il settore privato il rappresentante di Confindustria-Sanità Luca Moi ha espresso soddisfazione per la scelta strategica di puntare su una sanità territoriale, che può essere uno dei fattori determinanti per il miglioramento dell’efficienza complessiva del sistema.
Analoga considerazione è arrivata dal presidente dell’Ordine degli Infermieri di Cagliari Pier Paolo Pateri, che ha parlato a nome di tutti gli Ordini della Sardegna. Superare l’attuale situazione con al vertice l’Ats, ha dichiarato, significa portare le decisioni più vicino ai cittadini ed è una scelta giusta anche per quanto riguarda la gestione del personale e delle assunzioni, Ma, soprattutto, ha auspicato, è necessario potenziare e ridisegnare la rete della medicina territoriale prevedendo anche l’apporto degli infermieri che possono migliorare la
qualità dell’assistenza mettendo a disposizione le loro competenze e le loro capacità. Per queste ragioni, ha concluso, chiediamo di poter essere rappresentanti negli organismi di consultazione previsti dalle proposte di riforma.

Durante il dibattito hanno preso la parola il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, quello dei Progressisti Francesco Agus e di Leu Daniele Cocco ed il consigliere dell’Udc-Cambiamo Antonello Peru.
Nelle conclusioni, il presidente della commissione Domenico Gallus ha evidenziato la grande utilità di tutti i contributi arrivati alla commissione e ribadito la volontà di fare una riforma per i cittadinisardi. Quella di modificare la governance della sanità regionale dall’Ats all’Domenico Gallus una scelta sempre più condivisa, in grado di fornire soluzioni efficaci  a problemi strutturali come le liste d’attesa e la mobilità passiva e ad una condizione complessiva di fragilità del nostro sistema che anche l’emergenza Covid ha fatto emergere  in maniera evidente.

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La commissione sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc-Cambiamo) ha proseguito le audizioni sulla riforma ascoltando Anci, organizzazioni sindacali confederali ed autonome, Università, Ordini dei Medici e degli Psicologi, Ordine delle professioni Infermieristiche e sindacati dei dirigenti amministrativi.

Per i Comuni, come ha evidenziato il presidente dell’Anci Emiliano Deiana che ha annunciato un documento articolato sui testi all’esame della commissione, occorre che la riforma tenga conto delle caratteristiche dell’intero territorio regionale e di un diritto alla salute che proietti una visione nuova oltre l’aspetto tipicamente sanitario (Rsa, sport e scuola, ad esempio), in un sistema di strutture coordinate fra loro. Gli atti aziendali, inoltre, non dovranno più essere solo una espressione dell’alta burocrazia ma il frutto di un processo di condivisione con i territori.

I sindacati invece, dopo aver ricordato il contributo determinante di tutto il personale sanitario (che, nonostante ciò, non ha avuto alcun riconoscimento) durante l’emergenza Covid, hanno insistito molto sulla necessità di colmare gli enormi vuoti di organico con un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni. Inoltre, sempre in materia di personale, le organizzazioni sindacali hanno criticato a fondo la precedente esperienza dell’Ats avvertendo le istituzioni che, nei diversi progetti di riforma, sembra che con l’Ares si voglia ripercorrere la stessa strada, vanificando ogni azione di potenziamento della sanità territoriale. Infine, dai rappresentanti dei lavoratori, è arrivato un appello per la rapida ripartenza del servizio sanitario, rimasto sostanzialmente bloccato a causa dalla pandemia.

Soffermandosi sul tema del rapporto fra Università, sanità e formazione, il rettore dell’Università di Cagliari Maria Del Zompo (anche a nome del collega di Sassari), ha messo in luce che sia il rating che la capacità di attrarre  finanziamenti delle aziende ospedaliero universitarie dipendono anche dal ruolo svolto da queste strutture nel campo dell’assistenza, che però non è governato dagli atenei ma dipende dalla sanità. Senza finanziamenti adeguati e senza un numero di posti letto in linea con norme attuali, ha paventato la Del Zompo, le aziende rischiano di perdere opportunità importanti a livello finanziario e professionale.

I problemi del personale, dei sistemi informatici e della sanità territoriale sono stati al centro degli interventi dei rappresentanti degli Ordini dei Medici, secondo i quali in questa prima fase post-Covid è necessario anche accelerare i processi di riforma. Va superata, secondo i medici, l’esperienza “centralista” precedente che ha caratterizzato l’azione dell’Ats, senza cedere a tentazioni di continuità con l’Ares e tornando semmai alla visione di una sanità “universale” che è stata, assieme alla prevenzione, il principio cardine della legge istitutiva del servizio sanitario nazionale.

Gli psicologi hanno messo l’accento sul fatto che, proprio l’esperienza della pandemia, anche in Sardegna, consegna una “domanda” di questo specifico supporto, soprattutto a livello di base. Mentre gli infermieri (era presente l’Ordine di Carbonia Iglesias) hanno suggerito di definire con chiarezza le funzioni dell’Ares, limitandole a quelle amministrative.

Ancora di Ares ha parlato il sindacato dei dirigenti Fedirets che ha espresso una ulteriore valutazione negativa sull’esperienza dell’Ats, anche nel capo negli acquisti che doveva essere il fulcro della sua missione. Per questo, ad avviso dei dirigenti, bisogna decidere se si vuole davvero il decentramento perché, se come pare si intende restare a metà strada con l’Ares, il sistema non funzionerà.

Nel dibattito hanno preso la parola Gianfranco Ganau del Pd, Annalisa Mele della Lega, Giovanni Antonio Satta dei Riformatori sardi, Daniele Cocco di Leu, Francesco Agus dei Progressisti, Antonello Peru e Giorgio Oppi di Udc-Cambiamo.

La commissione ha inoltre approvato all’unanimità la Pl n.161 in materia di borse di studio nominando relatore per l’Aula la consigliera della Lega Annalisa Mele. Inoltre, su sollecitazione del consigliere Giovanni Antonio Satta poi condivisa anche dal vice presidente Daniele Cocco e dal capogruppo della Lega Dario Giagoni, sarà programmata a breve una audizione dell’Unità di progetto della Regione sulle problematiche del precariato del personale veterinario che sta operando nel settore della prevenzione e del contrato dalla blue tongue e della peste suina.

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I cinque ordini del giorno, rimasti fuori dalla discussione nell’ultima riunione del Consiglio regionale, ritornano sull’uscio dell’Aula sotto forma di mozioni, firmate da Pd, Leu e Progressisti «per offrire – cosi affermano gli esponenti dell’ala sinistra della minoranza – proposte, idee e progetti sui temi chiave della ripartenza sarda».

All’ex presidente dell’assemblea, oggi capogruppo dei democratici, Gianfranco Ganau, è spettato  il compito  di spiegare ai giornalisti, le ragioni della contestazione per l’esclusione dei documenti delle opposizioni dal dibattito che ha visto il presidente della Regione riferire sulla gestione dell’emergenza Covid e sulla Fase 3. «Gli ordini del giorno dei gruppi di minoranzaha affermato Gianfranco Ganau dovevano essere ammessi alla votazione, perché il Consiglio è stato convocato sulla base delle disposizioni dell’articolo 54 del regolamento e non già, come erroneamente asserito dalla maggioranza, in applicazione degli articoli 121 e 122 che, come è noto, non prevedono votazioni a conclusione del dibattito».

La sostanza delle mozioni che saranno proposte per l’esame in Aula, riguarda il succo del post pandemia e cioè la questione nodale delle risorse del Mes (meccanismo europeo di stabilità) e del Recovery fund (750 miliardi da distribuire ai paesi membri dell’Unione europea) insieme con le priorità che attengono il ritorno a scuola, la connessione a banda larga anche nei piccoli centri e le regole per la riapertura in sicurezza delle strutture turistiche dell’Isola.

A giudizio del centrosinistra (ma non del M5S, assente infatti alla conferenza stampa) serve che il presidente della Regione si attivi con «tutti gli strumenti politici, istituzionali e persuasivi per sensibilizzare il Governo nazionale a cogliere l’occasione offerta dall’Ue per poter utilizzare le risorse del Mes (37 miliardi per l’Italia) e del Recovey fund, per realizzare un moderno piano di sviluppo» Cesare Moriconi (Pd) ha parlato di «occasione irripetibile per ridisegnare e rammodernare strutture e servizi sanitari in Sardegna» ed intervenire per colmare «con una quantità di stanziamenti che mai più avremo a disposizione» i gap dell’insularità che, a suo giudizio, sono soprattutto infrastrutturali e riguardano principalmente acqua, trasporti e reti materiali ed immateriali.

Il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, ha criticato la proposta dell’esecutivo regionale, contenuta nella «presunta legge quadro per gli aiuti alle imprese», contenente l’emissione di titoli per finanziare la ripresa post pandemia («è molto pericolosa e altre Regioni anche nel recente passato l’hanno pagata assai cara») ed ha insistito sulla necessità di risposte “certe” sul tema dell’accoglienza dei turisti in sicurezza («al momento si fa confusione anche sul numero dei turisti nell’Isola, scambiando i pernottamenti per gli arrivi»). «Non sono più ammissibili ritardi – ha aggiunto Francesco Agus – e gli albergatori chiedono protocolli univoci per certificare la correttezza delle procedure applicate insieme con la sicurezza degli ospiti e dei  lavoratori».

«Nei nostri documenti – ha spiegato Eugenio Lai (Leu) – sollecitiamo dunque un confronto sui temi concreti e indichiamo soluzioni, progetti e risorse, mentre la maggioranza, con in testa il presidente Solinas, che dimostra di soffrire l’Aula e continua a promette vagonate di euro, cerca di portarci sulle polemiche sterili e improduttive». «Mes e Recovery Plan – ha dichiarato Piero Comandini (Pd) – sono indicazioni concrete mentre i fondi che ci propone il governo regionale rischiano di essere soltanto un’illusione». «Siamo pronti a contare uno per unoha incalzato l’esponente del Pdi 500 milioni annunciati da Solinas per la Fase 3 ed invito tutti a verificare dove siano gli euro degli stanziamenti promessi dalla Giunta nei diversi provvedimenti a sostegno delle imprese».

«Parliamo di questioni fondamentali, come il Mes e il Recovery ha concluso Massimo Zedda (Progressisti)e di temi centrali come la scuola, l’innovazione tecnologica, il turismo; mentre la Giunta delibera interventi con coperture finanziarie incerte e in parte frutto di rimodulazioni, e la maggioranza ci propone due testi di legge: uno per la speculazione edilizia sulle coste e nell’agro e l’altro sulla moltiplicazione delle poltrone con la creazione di enti inutili.»

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«La maggioranza di centrodestra vuole utilizzare il Piano Casa per scardinare i vincoli del Piano paesaggistico regionale.»

Lo denuncia il centrosinistra che, in mattinata, ha convocato una conferenza stampa in Consiglio regionale. «Ieri siamo stati chiamati in Commissione “Governo del territorio”, ufficialmente per decidere la proroga di 6 mesi del Piano Casaha detto il consigliere regionale del Pd Valter Piscedda ci siamo invece trovati a discutere un provvedimento con diverse norme intruse. La legge presentata dal centrodestra (primo firmatario il capogruppo del Psd’Az Franco Mula) oltre alla proroga del Piano introduce un’altra norma con la quale si chiede di sottrarre alla pianificazione congiunta Regione-Governo gli interventi su beni identitari, fasce costiere e zone agricole. Tutto questo utilizzando la scusa del completamento di due importanti reti viarie: la Sassari-Alghero e la Olbia-Palau. La cancellazione dei vincoli del Ppr sarebbe una iattura per la Sardegna perché aprirebbe la via all’assalto degli speculatori.»

Giudizio condiviso dai consiglieri dei Progressisti Maria Laura Orrù e Antonio Piu. «E’ assurdo che per risolvere casi particolari come il completamento di due reti viarie si cerchi di cambiare una normativa di carattere generaleha rimarcato Orrùse passasse questo concetto si aprirebbe una breccia pericolosissima. Sui beni identitari si costruisce il nostro futuro, fondato su un modello di sviluppo alternativo».

«Noi siamo favorevoli alla proroga del Piano casa e al completamento delle due strade – ha chiarito Antonio Piuchiediamo alla maggioranza di eliminare dal testo le norme intruse che mirano alla cancellazione dei vincoli del Ppr.»

Per il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau la proposta di legge, se approvata, sarebbe sicuramente impugnata dal Governo: «Non si può modificare con legge ordinaria una norma di rango costituzionaleha detto l’ex presidente del Consiglio – il Piano casa non ha nulla a che vedere con l’interpretazione del Ppr». Critico anche il consigliere del M5S Michele Ciusa: «In Commissione ci hanno impedito di sentire in audizione le componenti tecnicheha sottolineato Michele Ciusa la maggioranza continua a comportarsi in modo irresponsabile utilizzando lo stesso metodo che ha perseguito per affrontare l’emergenza Covid-19».

Il leader dei progressisti Massimo Zedda va oltre: «Da mesi la Giunta e la maggioranza utilizzano il tema della salute e dell’emergenza sanitaria come arma di distrazione di massa. In questo clima di confusione si tenta di far passare sotto silenzio provvedimenti che aprono alla devastazione della Sardegna. La legge sarà sicuramente impugnata. La Corte Costituzionale si è già espressa in materia. La mia preoccupazione è che si blocchino interventi importanti come quelli sulla rete viaria del Nord Sardegna a causa di questo modo bizzarro di procedere».

Dai consiglieri regionali del centrosinistra è arrivato, infine, un appello alla maggioranza: «Portino in aula la legge di proroga del Piano Casa e stralcino le altre norme. Siamo pronti a votarla anche domani».

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L’assessore regionale della Salute, Mario Nieddu ed il direttore generale dell’Areus, Giorgio Lenzotti, insieme al direttore amministrativo, Angelo Maria Serusi, sono stati auditi nella Sesta commissione del Consiglio regionale (presidente, Domenico Gallus, Udc-Cambiamo) sull’emergenza Covid-19.

L’assessore Mario Nieddu, in apertura del suo intervento, ha parlato “di numeri stabili” ed ha confermato il positivo trend dell’evolversi della pandemia nell’Isola, evidenziando l’assenza di nuovi focolai di contagio, la riduzione dei ricoveri in terapia intensiva ed il solo caso di positività riscontrato a Sassari nella giornata di ieri. Il responsabile della Salute nell’esecutivo Solinas si è quindi concentrato sulla cosiddetta “Fase 2”, con particolare riferimento, in ambito sanitario, alla ripresa delle attività ambulatoriali. «Puntiamoha dichiarato Mario Niedduad una omogeneità di comportamenti, pur in assenza di specifiche linee guida da parte dell’Inail, con l’auspicio di garantire al più presto la ripresa, in sicurezza e con l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, delle attività ambulatoriali, anche alla luce della necessità di arginare l’incremento delle liste di attesa».

Il direttore generale dell’azienda regionale per l’emergenza e urgenza, Giorgio Lenzotti, non è si è risparmiato nell’illustrare con schiettezza i due mesi di battaglia, condotta senza risparmio di risorse e energie, da parte di soccorritori e medici, contro il Covid in Sardegna ed a proposito della “Fase 2”, ha affermato: «La battaglia contro il virus si vince sul territorio e non già negli ospedali».

Nel mezzo, la cronache di due mesi che hanno messo a dura prova dirigenti, lavoratori, operatori e volontari dell’Areus, chiamati a gestire, in alcuni frangenti in “perfetta solitudine”, un’emergenza epocale con una serie di difficoltà aggiuntive, prima tra tutte quella legata all’approvvigionamento di mascherine, guanti e tute protettive. «Abbiamo fatto tutto il possibile ha spiegato Giorgio Lenzotti per dotare le postazioni 118 dei Dpi, seppure non sia in capo ad Areus la gestione diretta di tali postazioni, così come abbiamo introdotto un sistema di monitoraggio per avere contezza delle disponibilità dei presidi che, è bene precisarlo, sono stati assicurati anche alle associazioni di volontariato, tenendo conto del numero degli interventi da loro effettuati. Ancora oggi riscontriamo enormi difficoltà nel reperire le tute protettive, soprattutto per le dotazioni nell’area Nord dell’Isola, così come abbiamo avuto difficoltà per la certificazione delle barelle biocontenitrici». Giorgio Lenzotti ha rimarcato il «ruolo dell’associazioni del volontariato e delle cooperative sociali» nella complessa gestione dell’emergenza ed urgenza («l’Areus non può farne a meno visto che svolgono più della metà degli interventi») e non ha nascosto una sottolineatura critica per la decisione dell’Ats di trasformare in punti di primo intervento, i pronto soccorso di Muravera, Isili, Sorgono, La Maddalena, Ghilarza, Bosa. «È chiaroha spiegato il direttore generaleche i codici rossi e gialli trasportati dai mezzi dei volontari non possono essere condotti negli hub regionali del pronto soccorso ma vengono accompagnati all’ospedale più vicino, per la cosiddetta stabilizzazione del paziente».

Nell’immediato futuro, il dottor Giorgio Lenzotti, immagina un’attività ancora più intesa dell’emergenza e urgenza nel territorio, con ancora maggiori sollecitazioni per equipaggi e postazioni del 118 regionale. «Incrementare gli equipaggi con il medico a bordoha aggiunto il direttore ed anche quelli con a bordo l’infermiere, è una esigenza non più rinviabile, così come serve registrare la presenza dei mezzi del soccorso in quei centri particolarmente difficili da raggiungere nel tempo stabilito di venti minuti».

I costi sostenuti, nei primi due mesi di lotta al Covid, dall’Areus, ammontano a circa 500 mila euro e – così ha affermato il direttore amministrativo, Angelo Maria Serusi – riguardano principalmente l’acquisto di mascherine, guanti e tute protettive.

Nel corso nell’audizione non è mancato il confronto, a tratti polemico, con alcuni consiglieri. La consigliera della Lega, Annalisa Mele, ha chiesto chiarimenti sulle procedure adottate per la stipula o la modifica di alcune convenzioni sottoscritte con alcune associazioni di volontariato ed ha ricordato la nota di protesta trasmessa ai prefetti lo scorso 11 maggio. Il consigliere Schrirru (Psd’Az) ha difeso l’operato dell’Areus ed ha posto in dubbio la rappresentatività delle associazioni promotrici della protesta. «Tante associazioni e numerose cooperativeha confermato Giorgio Lenzottici hanno scritto per dissociarsi formalmente dalla nota dell’11 maggio e ricordo che dall’agosto scorso, per la prima volta, abbiamo introdotto una serie di regole, prima inesistenti, per la stipula delle nuove convenzioni».

Il consigliere Francesco Agus (Progressiti) e Antonio Mario Mundula (Udc-Cambiamo), seppur con differenti accenti politici, si sono soffermati sulla “Fase 2” e sulla necessità di riattivare i servizi ambulatoriali e garantire la sicurezza negli ospedali sardi.

Articolata, invece, la richiesta di chiarimenti del consigliere Gianfranco Ganau che, tra gli altri, ha sollevato il caso del direttore della centrale operativa 118 di Sassari, Piero Delogu, ritornato al lavoro dopo il pronunciamento del tribunale che ha annullato “le ferie forzate” ordinate dal direttore Giorgio Lenzotti. «Basta con atteggiamenti persecutori verso il dottor Deloguha tuonato il capogruppo Pde basta interferenze nell’organizzazione della centrale sassarese da parte del neo direttore sanitario, dottor Marcello Acciaro». Il direttore dell’Areus ha quindi escluso qualunque atteggiamento persecutorio nei confronti del dottor Delogu («l’ho invitato a qualche giorno di riposo, considerato che conta 140 giorni di ferie arretrate») ed ha raccontato di una situazione di “fortissima tensione” nella direzione del 118 sassarese («il dottor Piero Delogu ha litigato fino allo scontro fisico con un medico») culminata nella lettera sottoscritta da cinque medici, su sei in servizio, contro l’operato del direttore.

Daniele Cocco (Leu), unitamente ai consiglieri di maggioranza e minoranza prima indicati, con il presidente della commissione Domenico Gallus, hanno quindi rivolto una serie di quesiti all’assessore su specifiche vicende e su singole questioni che vanno dalle forniture dei Dpi, all’impiego dei medici rianimatori di Oristano, piuttosto che sull’attivazione delle Usca.

L’assessore Mario Nieddu, nel suo intervento conclusivo, ha ribadito le difficoltà della Regione nel garantire l’approvvigionamento costante dei dispositivi di protezione individuale («il governo di recente ci ha spedito delle tute da imbianchino invece che quelle protettive») ed ha ammesso di essere preoccupato «per una possibile recrudescenza della patologia infettiva in autunno».