29 March, 2024
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La Procura di Cagliari disporrà una perizia tecnica cinematica per ricostruire il terribile incidente che, lo scorso 23 febbraio, lungo la strada provinciale 2 tra Villamassargia e Carbonia, causò la morte di due giovani, Nicola Medda, 25enne di Sant’Antioco, e Federico Pinna, 24enne di San Sperate. Domani (mercoledì 29 marzo), infatti, il Pubblico ministero Giangiacomo Pilia conferirà l’incarico ad un proprio consulente tecnico per fare piena luce sul terribile incidente stradale.

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Si chiude con l’archiviazione definitiva, richiesta dal Pubblico ministero Giangiacomo Pilia, il procedimento giudiziario nei confronti del direttore generale di Abbanoa, Sandro Murtas, degli ex amministratori unici, Carlo Marconi ed Alessandro Ramazzotti, e dell’ex credit manager Massimo Cossu, durato sei anni.

A darne notizia è la stessa Abbanoa con un comunicato diffuso questo pomeriggio.

Il PM aveva già richiesto l’archiviazione l’anno scorso: il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto un supplemento d’indagine accogliendo la richiesta di opposizione da parte di due dipendenti che sostenevano di essere state soggetti a mobbing da parte dell’Azienda e, in particolare, dal direttore generale.

Nel provvedimento di archiviazione “Murtas”, si legge nell’atto firmato ieri dal Gip Lucia Perra, «agì spinto dall’interesse pubblico di risollevare la società Abbanoa spa dallo stato di crisi in cui si trova». Da qui la conclusione del procedimento con l’archiviazione: «Il modo di operare – prosegue il Giudice – non integra estremi di alcun reato».

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Il Nucleo Investigativo di polizia ambientale e forestale (NIPAF), del Corpo Forestale della Regione Sardegna, è intervenuto l’altro ieri a Quartucciu, per arrestare C.L., su ordine del GIP Massimo Poddighe, per i reati di discarica, combustione di rifiuti e incendio. L’intervento, che ha portato ad applicare una misura di arresti domiciliari, si inserisce nelle attività di repressione dei reati di incendio e combustione dei rifiuti portate avanti dal Corpo Forestale nella cintura dell’Area Metropolitana di Cagliari con l’operazione ribattezzata: “Fogu Malu”.

Da diversi anni l’area di Sant’Isidoro e quelle circostanti sono interessate da incendi estivi che presentano le stesse caratteristiche, poiché innescati da cumuli di rifiuti scaricati illegalmente in terreni abbandonati.

Il Corpo Forestale ha documentato dal 2017 al 2018, 21 incendi, tra cui alcuni gravi, il cui spegnimento ha richiesto l’impiego di mezzi aerei.

Qualcuno esercitava da tempo una lucrosa attività illegale di gestione di rifiuti, anche pericolosi, mediante la loro raccolta indifferenziata, attraverso il loro trasporto e successivo abbandono nelle campagne, fino allo smaltimento finale, ottenuto dando fuoco all’immondezzaio, senza alcuna cautela.

L’autore dei reati non dimostrava alcuna considerazione delle conseguenze provocate alla salute della collettività e agiva e in totale dispregio del patrimonio ambientale e dell’incolumità fisica delle persone residenti nelle aree interessate dagli incendi.

A tale grave situazione il Corpo Forestale ha risposto attraverso un’accurata attività investigativa, anche con l’utilizzo di sistemi di video investigazione, giungendo a inchiodare C.L. alle sue responsabilità. Le indagini sono state coordinate dal Pubblico Ministero Giangiacomo Pilia.

Nei confronti dell’arrestato, il Corpo Forestale ha raccolto le prove dei seguenti reati.

– La discarica: C.L. nell’ambito di un’attività di impresa, trasportava, smaltiva e realizzava una discarica di rifiuti di vario genere provenienti da case di civile abitazione, e derivanti dalla sua attività imprenditoriale. Fra i rifiuti sono state rinvenute anche numerose tesi di laurea, onduline in eternit, elettrodomestici e parte di essi, contenitori con residui di vernici e solventi , pneumatici, materiale plastico e in vetroresina.

– La combustione dei rifiuti: nell’ambito della sua attività di impresa, C.L. appiccava fuoco a un notevole cumulo di rifiuti di vario genere, generando fumi tossici.

– L’incendio: appiccando fuoco ai rifiuti, C.L. provocava quindi un incendio a carico dell’adiacente macchia mediterranea, che veniva domato solo dopo l’intervento (protrattosi per circa due ore) di tre persone e un mezzo dei Volontari N.O.S. di Quartu Sant Elena.

La scorsa primavera, gli uomini del Corpo Forestale erano riusciti a risalire al luogo di provenienza di alcuni rifiuti di una discarica.

Qualche cittadino aveva incautamente affidato i propri rifiuti, ai fini del regolare smaltimento, a un soggetto terzo, sul quale si sono concentrate le indagini.

Con l’obiettivo di individuare il responsabile, gli inquirenti si sono serviti di telecamere accertando che lo scorso settembre, la discarica era stata data alle fiamme e un incendio si era propagato alla vicina macchia mediterranea, espandendosi fino a minacciare alcune abitazioni.

Con le telecamere è stato registrato anche l’autocarro intestato a C.L., sia durante il trasporto dei rifiuti nella discarica abusiva che a seguito dell’incendio.

Nell’estate del 2017, i Forestali avevano accertato a carico di C.L., sempre in località S’Isidoro, un’attività di sversamento di rifiuti in una discarica abusiva da cui si sviluppavano numerosi incendi. In quell’occasione, C.L. più volte ha chiamato il 1515 segnalando incendi che lui stesso aveva appiccato. Il GIP Massimo Poddighe ha quindi ravvisato la ricorrenza di un pericolo serio e immanente di commissione, da parte di C.L., di ulteriori analoghi reati.

L’operazione “FOGU MALU” si aggiunge a numerose altre del Corpo Forestale per la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente e in particolare al recente intervento effettuato a Sestu, nella zona del Policlinico.

Il fuoco “cattivo” nelle campagne non ha alcun nesso col fuoco “buono”, utilizzato in agricoltura e selvicoltura in modo lecito, responsabile, esperto e controllato, anche per ridurre il carico di combustibile vegetale e prevenire gli incendi. I fuoco infatti può facilmente trasformarsi in fonte di disastri e di pregiudizi per la salute, se utilizzato da soggetti non abilitati e autorizzati, ovvero con imprudenza e specialmente in violazione delle norme vigenti: la combustione dei rifiuti è un grave reato punito con la reclusione fino a cinque anni (art. 256 bis TU Ambiente).

Il Corpo Forestale si appella ai cittadini, affinché gestiscano i propri rifiuti in conformità alle norme vigenti presso i Comuni di residenza. Nel caso si debba fare ricorso a terzi, i rifiuti non possono essere affidati a chicchessia e in assenza di adeguate cautele. Occorre rivolgersi ad aziende specializzate, solo dopo avere accertato che le stesse siano in possesso di autorizzazione al trasporto dei rifiuti per conto terzi. Viceversa si incrementa inevitabilmente il fenomeno delle discariche e della combustione dei rifiuti, che compromettono la salute delle persone e l’ecosistema, anche in occasione di incendi estivi.

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È un pregiudicato di 68 anni l’uomo individuato quale presunto responsabile per l’incendio dello scorso 29 luglio nel territorio di Serrenti, dopo l’analisi delle videocamere e la raccolta di prove eseguite dal Nucleo investigativo dell’Ispettorato di Cagliari del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale.

L’indagine parte dalle segnalazioni arrivate proprio il 29 luglio al centro operativo del Corpo forestale sugli incendi nella zona industriale di Serrenti (località Villasanta) che, colpendo soprattutto l’alberatura lungo la strada statale 131, hanno compromesso per il fumo la sicurezza della circolazione. Le notizie ricevute dal Corpo forestale riguardavano anche la presenza di un individuo che appiccava le fiamme. L’immediato intervento del Nucleo investigativo del Corpo forestale ha consentito di raccogliere le testimonianze e acquisire tutte le immagini delle telecamere di sorveglianza degli stabilimenti circostanti.

Dall’analisi della documentazione video, è emerso che l’uomo ha percorso una strada sterrata e poi ha fermato il proprio veicolo per dare fuoco alle sterpaglie. Da qui le fiamme sono divampavate sugli olivi e altre essenze. Solo per una semplice casualità l’incendio non si è sviluppato con più gravi conseguenze interessando un vicino distributore di carburante. Gli inquirenti del Corpo forestale hanno svolto immediate indagini per risalire alla identità dell’incendiario, individuandolo in un 68enne di Serrenti, pregiudicato ed ex componente della locale compagnia barracellare.

 Il reato contestato è tentato incendio doloso, sanzionato con una pena sino a dieci anni di reclusione. Per la gravità delle esigenze cautelari, il giudice delle indagini preliminari Roberto Cau, su richiesta del pubblico ministero Giangiacomo Pilia, ha applicato la misura coercitiva degli arresti domiciliari. Il movente dell’incendiario potrebbe consistere in una forma di ritorsione nei confronti dei proprietari terrieri della zona. Inoltre sono in corso ulteriori indagini per accertare la responsabilità dell’uomo su altri incendi che hanno interessato le aree circostanti nei giorni precedenti.

In questo caso è stata determinante la collaborazione e cooperazione attiva dei cittadini, i quali mediante segnalazioni al numero di emergenza 1515 del Corpo Forestale e attraverso le proprie testimonianze, hanno permesso  di individuare il responsabile di un’azione che, solo per una circostanza fortuita, non ha determinato gravi danni alle strutture e pericoli per le persone.

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L’assessore regionale dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, si è dimesso. Lo ha fatto inviando una lettera al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nella quale sottolinea che si tratta di dimissioni che hanno «radici personali», di essere «molto stanco» e di voler «riprendere a vivere con ritmi umani e ad insegnare perché l’educazione è la base di qualsiasi rivoluzione e io voglio fare una rivoluzione non violenta, pacifica, serena, ma la voglio fare».

Nato a Sassari nel 1961, Paolo Maninchedda è professore Ordinario di Filologia Romanza, Facoltà di Lingue dell’Università di Cagliari.
Ha insegnato nelle scuole superiori, è stato editorialista dell’Unione Sarda e della Nuova Sardegna e direttore della rivista Bollettino di Studi Sardi. È stato consigliere regionale nella XIII e XIV legislatura ed ha presieduto le Commissioni Permanenti Autonomia e Bilancio.

E’ fondatore, con Franciscu Sedda, del Partito dei Sardi, oggi secondo partito della coalizione di centrosinistra che sostiene la Giunta Pigliaru.

Ecco la lettera di dimissioni integrale.

Carissimo presidente,

ti prego di voler prendere formalmente atto di questa mia lettera, con la quale mi dimetto dalla carica di Assessore dei Lavori Pubblici.
Le mie dimissioni hanno radici personali: sono molto stanco. Le leggi e l’attività tipica dell’ufficio non consentono periodi di riposo per gli assessori.
Ti ringrazio moltissimo per la fiducia che hai riposto in me e non ho niente da rimproverarti.
Non riesco però a liberarmi anche da un senso di solitudine molto profonda, inestinguibile.
È vero che io ho tirato fuori Abbanoa dal tribunale fallimentare, ma Abbanoa non riguarda solo me come Assessore. Invece è iniziato una sorta di tiro al piccione personalizzante, un clima di mistificazioni che celano solo un grande desiderio di ritorno al passato, a quel passato che aveva creato la drammatica situazione che abbiamo affrontato nel 2014. Se si vuole tornare indietro lo si può fare, ma credo che lo si debba fare senza di me. Io porterò al PM Giangiacomo Pilia che mi interrogò appena nominato Assessore i cd con il risultato dei miei anni di lavoro. Da quel giorno in poi saranno altri ad assumersi altre e nuove responsabilità.

È vero che i primi cantieri nelle aree alluvionate li ho aperti e conclusi io con i dirigenti del mio Assessorato. Ma ora sembra che la salvaguardia di Olbia riguardi solo me: i ministeri si prendono tutto il tempo che vogliono, l’Anac pure; altre amministrazioni locali o si contrappongono o non riescono a svolgere i loro compiti e solo una ha dimostrato di avere le competenze e la determinazione giuste. Il rischio idrogeologico o è fronteggiato in modo corale o è una frontiera insostenibile per un solo assessorato e invece abbiamo faticato anche ad avere il personale necessario (che infatti attualmente è insufficiente).

È vero che abbiamo sbloccato tanti cantieri sulle strade sarde, ma è anche vero che la grande questione Anas è lì che incombe sul nostro futuro. Io non accetto che 2 miliardi di euro della Sardegna siano gestiti a Roma da un elefante burocratico tutt’altro che efficiente.
Non accetto che nessuno, dico nessuno, si sia mai chiesto perché gran parte dei lotti della Sassari Olbia siano stati assegnati a imprese che versavano in condizioni disperate. Ed è accettabile che adesso queste stesse imprese che hanno fatto le offerte per vincere gli appalti le vendano ad altri a condizioni sulla cui sostenibilità è sempre legittimo nutrire qualche dubbio? Eppure, nonostante tutte le proteste, tutto prosegue come se niente fosse, con una forte cortina di protezione governativa sull’Anas e nessuno schieramento collettivo sulle posizioni da me rappresentate.

È vero che ho lavorato tanto a mettere ordine in Area, ma è anche vero che, non essendo stupido, so perfettamente di non godere del consenso politico per smontare l’antica e mai sopita articolazione dell’azienda abitativa della Sardegna in sultanati indipendenti coincidenti con i vecchi Iacp. Ho fatto una fatica immensa per fare le prime ristrutturazioni a Sant’Elia e per farne partire delle altre, ma sono drammaticamente solo, immerso in un oceano di burocrazia, di immobilismi standardizzati, di abitudini inveterate.
Voglio anche aggiungere alcune ragioni psicologiche e culturali.
Mi sento particolarmente isolato, all’interno della Giunta, nel percepire come straordinariamente dannosa per la Sardegna la crisi dello Stato italiano. È uno Stato disordinato, violento, immobile, con strutture istituzionali anacronistiche dotate di poteri esorbitanti e interdittivi, che non riesce a produrre ricchezza, che minaccia continuamente le libertà individuali, che ha rinunciato ad investire in educazione, in conoscenza e in solidarietà.

È vero che Giunta e maggioranza, trascinati dal Partito dei Sardi, hanno iniziato a muoversi su terreni nuovi attraverso la legge per l’Agenzia Sarda delle Entrate e i rapporti internazionali (con la Corsica e le Baleari, con l’UE, con la Cina…) ma la gravità delle conseguenze di questa crisi strutturale della Repubblica italiana non è entrata a pieno nell’ordine del giorno e nella coscienza della Giunta, lasciandomi una sensazione di solitudine nel percepire l’urgenza di cambiamenti epocali per noi Sardi.
Sai bene, perché l’ho ripetuto diverse volte, che sogno e lavoro per una rivoluzione pacifica che ponga la questione sarda sotto il titolo di una questione di Stato, di libertà, di autogoverno.

La questione sarda è la questione dello Stato Sardo.

Una sola cosa rende credibili questi ideali: il sacrificio.

Ho patito profondamente, senza darlo a vedere, la faciloneria con cui in diversi ambienti politici, non solo dei partiti ma anche della Giunta, si è sostenuto che in fin dei conti ero pronto a accettare più o meno tutto da parte dei partiti e dello Stato italiano pur di mantenere il mio ruolo. Così, mentre lavoravo con dedizione per dimostrare che i Sardi possono governarsi meglio se si assumono integralmente la responsabilità del loro autogoverno, vi era chi mi rappresentava come un uomo di potere per il potere. Questa campagna per me calunniosa è stata ed è insopportabile.
Mi spoglio di tutti gli incarichi e le responsabilità istituzionali. Da domani riprendo servizio nell’Università, leggo, studio, scrivo e faccio conferenze.
Lo faccio a freddo, senza preparare alcunché.

Sono certo che questo non determinerà alcun problema al prosieguo del tuo governo: il Partito dei Sardi è un Partito dalle spalle forti e con un altissimo senso di responsabilità e penso non ti farà mancare il sostegno per rilanciare la sfida e mantenere l’impegno preso con gli elettori. Ma il partito di cui mi onoro di far parte è un partito di passioni, ricordatelo. Serve un cuore per parlare con loro, serve una bandiera non solo una tabella excel. Parlaci e sicuramente troverai il modo migliore per sostituirmi. Io starò lontano mille miglia dal negoziato. Noi abbiamo teorizzato l’indipendentismo di governo perché sosteniamo che dimostrare di saper fare educhi a far bene e a sapersi autogovernare. Ma abbiamo bisogno che simbolicamente il nostro desiderio di libertà e di autogoverno siano simbolicamente rappresentati. Pensaci.

È solo una scelta personale: voglio riprendere a vivere con ritmi umani e ad insegnare perché l’educazione è la base di qualsiasi rivoluzione e io voglio fare una rivoluzione non violenta, pacifica, serena, ma la voglio fare.

So di darti un dispiacere, ma la decisione è presa.

Ti prego di prenderti cura di alcune cose in itinere che meritano la tua attenzione.
Difendi la Sardegna dall’Anas.

Entro luglio deve essere aperto il lotto 9 della Sassari-Olbia e il Lotto 3 della SS 195.
Porta in Aula la legge per l’Anas sarda e falla votare: senza di me ti sarà più facile. Magari riesci anche a far approvare la legge sugli appalti che invece, presentata da me, si copre di muffa in Commissione senza che alcuno se ne occupi.

Siamo ad un passo dal garantire alla Regione il possesso delle centrali Tirso 1 e Tirso 2. Non mollare la presa.

A fine mese usciranno i primi bandi di progettazione per le piste ciclabili: ti prego di non abbandonare questo grande piano che abbiamo costruito insieme.
I tecnici dell’assessorato stanno ultimando le istruttorie sulla misura 5.1.1. del Por dedicata ai canali tombati. È il primo intervento sulla maggiore situazione di pericolo dei nostri paesi: concludi la procedura.

È pronto il piano dei Porti: alcuni hanno bisogno di interventi urgenti.
È pronto il piano di 100 milioni di euro di manutenzione delle nostre dighe. Adottalo.
Area ha predisposto un piano straordinario di manutenzione della case popolari, a comiciare da Sant’Elia. Ci ho lavorato tanto. Avrei voluto vedere  tutte le palazzine popolari circondate dai ponteggi.

Lo farai tu.

Nei prossimi giorni Abbanoa presenterà i bandi per il triennio 2017-2020 per un ammontare di circa 300 milioni: aiutali, non lasciarli soli.

Certo della tua comprensione, ti saluto fraternamente

Paolo Maninchedda

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Nove anni di carcere ed interdizione perpetua dai pubblici uffici: è la pesantissima condanna inflitta, per bancarotta fraudolenta, dai giudici del tribunale di Cagliari al sindaco di Carloforte Marco Simeone, nel processo per il crac della Sept Italia, società specializzata nelle produzione di vernici industriali che aveva sede a Cagliari, fallita sei anni fa. Tra i condannati (2 anni e sei mesi) anche l’ex presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, oggi consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

E’ stato condannato a due anni e mezzo di carcere anche l’avvocato Dionigi Scano. Ugo Cappellacci e Dionigi Scano sono stati dichiarati inabilitati all’esercizio di imprese commerciali per dieci anni ed incapaci a esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa. Marco Simeone ha ricevuto anche l’inibizione all’esercizio di imprese commerciali per 10 anni, e per lo stesso arco di tempo non potrà esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa.

Pesanti anche le condanne inflitte agli altri imputati: 4 anni a Luigi e Maria Simeone, 2 anni a Stefano Fercia e 1 anno a Elisabetta Morello, Oscar Gibellini, Antonello Melis e Riccardo Pissard.

Tre le assoluzioni, per Carlo Damele, Marco Isola e Marcello Angius.

Marco Simeone ha annunciato che non si dimetterà da sindaco di Carloforte e che attenderà con serenità e fiducia il secondo grado di giudizio, convinto di riuscire a dimostrare la propria innocenza.

Marco Simeone 9 copiaUgo Cappellacci copia