19 April, 2024
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Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari e Università insieme in campo per la formazione. Lo ha annunciato il Rettore dell’Ateneo cagliaritano, Maria del Zompo, durante Fattore K la giornata dedicata ai pazienti che hanno conosciuto il percorso di diagnosi e cura del tumore: «Attiveremo un modulo ad accesso libero per tutti gli studenti di Medicina e infermieristica sulla comunicazione operatore sanitario-paziente con una parte pratica grazie all’Oncologico e all’Hospice. E anche i pazienti saranno in parte docenti del corso».

Un corso importante, ha spiegato il commissario dell’Aou di Cagliari. Giorgio Sorrentino: «La formazione e la ricerca sono nel nostro dna e la buona comunicazione è la prima medicina che possiamo e dobbiamo dare ai nostri pazienti».

Davanti a centinaia di pazienti, familiari e studenti universitari, sono state raccontate le storie di dolore ma anche di speranza. Il Progetto Fattore K, nato dall’iniziativa di Sardegna Medicina e dell’infermiera Maria Dolores Palmas, ha vissuto una prima fase all’Oncologico Businco: per questo l’evento è stato aperto dal simbolico passaggio di consegne dal gruppo di pazienti, medici e infermieri dell’Oncologico ai pazienti e agli operatori del Policlinico Duilio Casula di Monserrato. Ai racconti delle esperienze dei malati sono seguiti gli interventi di Emilio Lai sull’hospice e le cure di fine vita e di Mario Scartozzi, il direttore dell’Oncologia Medica all’Aou di Cagliari, che ha fatto il punto sulle regole della buona comunicazione operatore sanitario-paziente. Maria Teresa Ionta, Responsabile della Struttura semplice dipartimentale di Day Hospital Oncologico dell’Aou di Cagliari, ha parlato dell’impatto della comunicazione nel percorso di cura e ha raccontato l’esperienza del Progetto “Informa Cancro”. Infine la tavola rotonda coordinata dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna, Francesco Birocchi.

Un’unione di competenze e risorse in una mattinata dedicata ai pazienti che hanno conosciuto il percorso di diagnosi e cura del tumore: le loro testimonianze e i loro racconti sono stati il punto di partenza sullo stato dell’arte e le prospettive future della formazione alla comunicazione per gli operatori sanitari. Informare ed educare una persona che si ammala di cancro è un aspetto essenziale delle cure; la comunicazione della prima diagnosi e in tutto il periodo di cura, segna in maniera indelebile il rapporto operatore sanitario-paziente, un’alleanza essenziale per riuscire ad affrontare in maniera efficace il percorso terapeutico.

«Questo sarà possibile – conclude il Rettore di Cagliari, Maria Del Zompo – grazie alla collaborazione dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, con il supporto dell’Associazione Sardegna Medicina. Su questi temi fare le cose insieme è indispensabile».

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Fattore K, la staffetta non si ferma. Ora l’ospedale Oncologico cede il testimone all’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari e all’Ateneo cagliaritano per far passare il messaggio: la giusta comunicazione è la prima medicina. Venerdì 25 settembre 2015 “Fattore k e formazione. L’importanza della giusta comunicazione” approda al Policlinico e alla Cittadella universitaria di Monserrato, l’appuntamento è a partire dalle 9.00 nell’Aula B. Una mattinata per ascoltare ancora una volta la voce dei pazienti, le loro testimonianze, i loro racconti, ma anche per fare il punto con i protagonisti sullo stato dell’arte, criticità e prospettive future della formazione alla comunicazione per gli operatori sanitari.

L’incontro sarà aperto dal passaggio di consegne dal gruppo di pazienti, medici e infermieri dell’Oncologico, protagonisti della prima fase del progetto Fattore K, ai pazienti e agli operatori del Policlinico Duilio Casula di Monserrato.

Ai racconti delle esperienze dei malati seguiranno l’intervento di Emilio Lai sull’hospice e le cure di fine vita e di Mario Scartozzi, direttore dell’Oncologia Medica all’Aou di Cagliari, che farà il punto sulle regole della buona comunicazione operatore sanitario-paziente. Maria Teresa Ionta, responsabile della Struttura semplice dipartimentale di Day Hospital Oncologico dell’Aou di Cagliari, parlerà dell’impatto della comunicazione nel percorso di cura e racconterà l’esperienza del Progetto “Informa Cancro”.

Informare ed educare una persona che si ammala di cancro è un aspetto essenziale delle cure. La comunicazione, della prima diagnosi e in tutto il periodo di cura, segna in maniera indelebile il rapporto operatore sanitario-paziente, un’alleanza essenziale per riuscire ad affrontare nella giusta maniera il percorso terapeutico.

Comunicare una diagnosi di cancro o una prognosi negativa è un compito complesso e difficile che richiede una preparazione specifica, preparazione che spesso il percorso formativo di medici e infermieri non offre. Sono questi i temi al centro della seconda parte dell’incontro in cui i partecipanti si confronteranno sulla formazione alla comunicazione degli operatori sanitari nel corso di una tavola rotonda moderata dal presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna Francesco Birocchi.

Intorno al tavolo Maria Del Zompo, Rettore dell’Università di Cagliari, Luigi Arru, assessore regionale alla Sanità, Giorgio Sorrentino, commissario straordinario Aou, Oliviero Rinaldi, direttore sanitario Aou, Paolo Contu, presidente del Consiglio di Facoltà di Medicina e Chirurgia, Paola Fadda, presidente corso di laurea di Infermieristica, Elena Sanna, rappresentante degli studenti nel Consiglio di Facoltà di Medicina e Chirurgia.

L’incontro, nato dall’iniziativa di Sardegna Medicina e Maria Dolores Palmas, infermiera del Businco, è stato realizzato grazie alla collaborazione dell’Azienda ospedaliera universitaria e dell’Università di Cagliari, con il patrocinio di Sipo, Società italiana psiconcologia, Aiom, Associazione italiana oncologia medica, e della Regione Sardegna.

«Fattore K arriva all’università, nella culla della formazione dei professionisti di tutte le professioni sanitarie – spiega Maria Dolores Palmas –. Da questo incontro ci aspettiamo molto perché crediamo che un’adeguata comunicazione di una diagnosi, di una prognosi, sia la prima terapia nel percorso di cura che ogni giorno i malati di tumore devono affrontare.»

La segreteria organizzativa è di Metasardinia. L’evento è stato realizzato con il contributo non condizionato di Celgene.

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L’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari garantisce le cure odontoiatriche ai trapiantati. Il commissario straordinario Giorgio Sorrentino e il direttore sanitario Oliviero Rinaldi hanno deciso di mettere a disposizione la Clinica Odontoiatrica, diretta dal professor Vincenzo Piras, per venire incontro alle difficoltà dei pazienti del Brotzu.

Il direttore sanitario dell’Aou Oliviero Rinaldi e il direttore sanitario dell’Azienda Brotzu, Nazareno Pacifico, hanno costituito un gruppo di lavoro per  organizzare il servizio, molto delicato, per pazienti che hanno bisogno di cure da effettuare in massima sicurezza.

«Si tratta – spiega il commissario straordinario Giorgio Sorrentino – di un lavoro di squadra tra aziende ospedaliere e la Regione. La collaborazione è importantissima per garantire un servizio sanitario migliore ai cittadini.»

Il paziente sarà inviato dall’Azienda Brotzu alla Clinica Odontoiatrica dell’Aou di Cagliari munito della documentazione sanitaria di legge, comprendente la richiesta a firma del responsabile del Centro Trapianti interessato.

La Clinica Odontoiatrica dovrà effettuare gli accertamenti diagnostici e successivamente provvedere all’inizio delle cure previste, con i tempi stabiliti dalle linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica.

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Nuovo passo da gigante della chirurgia ultra specialistica del Policlinico Duilio Casula di Monserrato. Per la prima volta in Sardegna è stato effettuato un intervento di  colectomia totale per via laparoscopica con tecnica single port, cioè con una piccolissima incisione: una metodica che consente di effettuare grossi e complicati interventi chirurgici senza ricorrere alle classiche incisioni con il bisturi della chirurgia tradizionale. Sotto la guida di una telecamera, l’equipe guidata dal professor Francesco Scintu e dal professor Luigi Zorcolo, del Centro di Chirurgia Colon-Rettale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, ha operato con appositi strumenti inseriti nell’addome attraverso piccole incisioni della parete. In questo modo si riduce il trauma chirurgico, rispettando maggiormente l’integrità anatomo-funzionale dei tessuti e dell’intero organismo.

«Ancora una volta – dice il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino – ci dimostriamo centro di eccellenza e altissima specializzazione, punto di riferimento per i pazienti sardi e non solo.»

La paziente operata era affetta da poliposi adenomatosa familiare del colon in cui l’asportazione dell’organo è indicata per prevenire l’insorgenza di un tumore maligno. La tecnica utilizzata è un’evoluzione di quella laparoscopica e permette di operare all’interno dell’addome introducendo la telecamera e gli strumenti chirurgici attraverso un unico dispositivo che viene introdotto riaprendo la cicatrice ombelicale. Risultato finale: è stato possibile rimuovere l’intero organo (lungo circa 150 cm) senza quasi lasciare cicatrici chirurgiche. I vantaggi sono minor dolore nel post-operatorio, rapida ripresa delle attività fisiche, degenza più breve, migliore estetica.

Qualche giorno fa, al Policlinico è stato eseguito, sempre per via laparoscopica, anche una proctocolectomia restaurativa in una giovane paziente affetta da Retto Colite Ulcerosa. In questo caso è stato rimosso oltre al colon anche il retto, ed il transito intestinale è stato ripristinato ricongiungendo l’intestino tenue direttamente all’ano dopo aver creato un nuovo serbatoio per contenere le feci. Si tratta di interventi che già con la tecnica tradizionale vengono effettuati in Italia in pochi centri specialistici. La loro esecuzione per via laparoscopica è stata possibile grazie all’esperienza ormai acquisita dal Centro, dove negli ultimi 2 anni sono stati eseguiti con questa tecnica più di 100 interventi di resezione colica per neoplasia o per patologie infiammatorie. Oltre all’innegabile vantaggio di un migliore risultato estetico, la laparoscopia ha consentito di migliorare il decorso post-operatorio e ridurre i tempi di ricovero di questi pazienti.  

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Dopo l’eccezionale trapianto di epitelio pigmentato, un’altra tecnica rivoluzionaria per l’oculistica arriva in Sardegna ed è il San Giovanni di Dio di Cagliari il primo ospedale a tagliare il traguardo: interventi in 3D sulla cataratta e sulla retina, senza ausilio del microscopio, ma guidando gli strumenti chirurgici semplicemente guardando un maxi schermo in sala operatoria. Ieri la prima, eseguita dall’equipe di Enrico Peiretti, responsabile del Centro di retina medica del San Giovanni di Dio. Altri interventi sono stati eseguiti per tutta la giornata anche dal direttore della Clinica oculistica dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Maurizio Fossarello, e da Marco Mura, docente all’Università di Amsterdam.

«Si tratta di un’altra giornata importante per la nostra struttura – dice il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino – ci confermiamo centro di alta specializzazione. Con i nostri presidi del San Giovanni di Dio e del Policlinico Duilio Casula di Monserrato ormai siamo un punto di riferimento per la sanità non solo sarda ma italiana. L’integrazione tra assistenza e ricerca, il valore aggiunto che porta l’Università di Cagliari, il lavoro dei nostri straordinari medici e infermieri, ci consentono di raggiungere risultati davvero all’avanguardia.»

La microchirurgia oculistica prevede dall’inizio degli anni Ottanta l’utilizzo di un microscopio che ha la funzione di ingrandire e illuminare le varie parti dell’occhio in modo da consentire al chirurgo di effettuare tutte quelle micro manovre che altrimenti non sarebbero possibili data l’estrema minuziosità dei particolari delle strutture oculari. «Da circa 2 anni – spiega Peiretti – la scienza e la tecnologia stanno studiando una metodica che permette, attraverso l’utilizzo di una fotocamera ad altissima risoluzione, di poter registrare tutti i più piccoli dettagli dell’occhio per poi trasmetterli in tempo reale a un monitor speciale che trasmette in 3 dimensioni. Lo schermo viene sistemato in sala operatoria di fronte al chirurgo che, tramite gli  occhiali che consentono la visione in 3D, riesce ad operare guardando non più nel microscopio ma direttamente nello schermo».

Questo sistema eccezionale di visualizzazione permette innanzitutto di rendere partecipe tutta l’equipe di sala operatoria durante l’intervento oculare, ma soprattutto di ingrandire in maniera mai vista prima tutti i dettagli dell’occhio. I benefici sono notevoli: interventi più veloci, meno traumatici, estrema sicurezza e percentuali di riuscita altissime, riducendo i rischi e le complicanze. Un notevole passo avanti che apre le porte al futuro e agli interventi robotizzati.

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L’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari è in lutto per la scomparsa del suo ex direttore sanitario Roberto Sequi. «Ci lascia un grandissimo amicodice il commissario straordinario dell’Aou di Cagliari Giorgio Sorrentinoun grandissimo professionista. Roberto Sequi è stato uno dei migliori direttori sanitari della Sardegna. Insieme abbiamo vissuto anni difficili ma fantastici, al Brotzu e al Policlinico Universitario. Sequi ha contribuito ad aprire la strada ai trapianti d’organo e a trasformare il Brotzu in un grande ospedale. Successivamente ha inaugurato la struttura universitaria di Monserrato. É stato un grande  direttore sanitario e verrà ricordato da tutti con affetto e gratitudine».

«Roberto Sequi – dice ancora Sorrentino – ci consegna in eredità un grande insegnamento: la sanità va guidata mettendosi sempre dalla parte di chi riceve il servizio. Lui lo ha sempre fatto e i suoi grandi risultati sono lì a dimostrarlo.»

Roberto Sequi

Sabato 6 giugno, alle 9.00, all’ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari verrà effettuato un trapianto di epitelio pigmentato, un intervento particolarmente complesso e delicato che viene eseguito soltanto in pochissimi centri europei (Amsterdam, Rotterdam, Londra, Verona) e adesso – per la prima volta in assoluto – anche in Sardegna a Cagliari. Il San Giovanni di Dio e l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari entrano così nella Top Five internazionale della chirurgia oculistica.

Giornalisti, fotografi e operatori potranno assistere all’eccezionale intervento che sarà trasmesso in diretta, dalla sala operatoria, nell’Aula Dermos del San Giovanni di Dio e sarà preceduto da una breve presentazione del direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliero universitaria di Cagliari, Oliviero Rinaldi.

Per Giorgio Sorrentino, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, «si tratta di un altro passo importante per la sanità sarda, grazie all’alto valore scientifico e professionale dei nostro personale medico e infermieristico che ho trovato e ho intenzione di coltivare per portarlo ai vertici della comunità medica internazionale».

L’intervento sarà eseguito dalle equipe del professor Marco Mura, 40 anni, sardo, direttore del servizio di chirurgia vitro retinica e docente di oftalmologia all’Università di Amsterdam, e del dottor Enrico Peiretti, 42 anni, responsabile del Centro di Retina Medica della Clinica oculistica del San Giovanni di Dio e speaker dei più importanti congressi mondiali di retina medica.

Ospedale Civile di Cagliari

E’ stato un vero e proprio boom di visitatori per “San Giovanni-Non solo un monumento”. Quasi 10mila (9.362, per la precisione) sono le persone che hanno potuto ammirare i tesori del San Giovanni di Dio, opere d’arte e i sotterranei nei primi due giorni e mezzo di apertura al pubblico (dal pomeriggio del 1 maggio alle 20 di ieri).

«Decisamente un successo – dice il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino – che ha dimostrato l’attenzione e l’amore dei cagliaritani e non solo per il San Giovanni di Dio. Un successo merito dei dipendenti dell’Azienda dell’Associazione Mariposa e dei volontari che si sono messi a disposizione gratuitamente per accogliere le migliaia di visitatori, ma anche dello sforzo di tutto il personale che ha fatto veramente sforzi incredibili per permettere quest’apertura al pubblico.»
Le visite guidate riprenderanno sabato 9 e domenica 10, orario continuato dalle 10 alle 20, in collaborazione anche col  Gruppo speleo-archeologico “Giovanni Spano” di Cagliari in occasione di Monumenti aperti.
«Il San Giovanni di Dio – dice ancora Sorrentino – è un patrimonio storico e culturale di Cagliari e di tutta la Sardegna. Una grande opera d’arte, la storia della città, dei suoi abitanti che all’interno delle sue mura hanno cercato salute ma anche salvezza. Salvezza anche dalle bombe del 1943 che devastarono il capoluogo.» 
Ieri sera grande successo di pubblico per il concerto di musica gospel dei Black Soul Choir. Un altro concerto si terrà dopodomani, mercoledì 6 maggio, alle 17.00 in Aula Costa: sul palco i giovani talenti della Sezione musicale scuola Media Rosas di Quartu Sant’Elena.
Questo pomeriggio è previsto anche un appuntamento (alle 16.00, hall San Giovanni di Dio) con i bambini e i ragazzi a cura della Clinica Pediatrica e Ludohospital “Il Sole”. Spazio riservato ai bimbi e ai ragazzi anche sabato 9 e domenica 10, sempre dalle 16.00 alle 20.00.
Infine questa settimana sono previsti due convegni: il primo, venerdì 8 maggio alle 17.00 (Aula Costa) sulla Sanità e Cagliari, con Luigi Minerba (assessore Servizi Sociali Comune di Cagliari), Rosanna Laconi (direttore Pronto Soccorso San Giovanni), Emilio Montaldo (Medicina Generale), che verrà moderato da Marco Noce (giornalista dell’Unione Sarda); il secondo domenica 10 maggio su “Cagliari e la guerra” con il partigiano Geppe, Nino Garau, alle 10.30 Aula Dermos.

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È stata inaugurata questa mattina, nella hall principale del San Giovanni di Dio di Cagliari “San Giovanni di Dio – Non solo un monumento” per i 171 anni dell’Ospedale Civile. Da domani (dalle 16.00, vista la concomitanza con la sagra di Sant’Efisio) si aprono le porte del San Giovanni di Dio, dove saranno visitabili sino al 10 maggio le opere d’arte, la struttura storica e i suggestivi sotterranei dove trovarono rifugio i cagliaritani durante i bombardamenti del 1943.

Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino (accompagnato dai direttori sanitario e amministrativo, Oliviero Rinaldi e Vincenzo Serra), l’assessore regionale della Sanità Luigi Arru, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, il rettore dell’Università di Cagliari Maria Del Zompo, l’arcivescovo Arrigo Miglio e numerose autorità civili e militari.

«Il San Giovanni di Dio – ha detto Sorrentino – è un patrimonio storico e culturale di Cagliari e di tutta la Sardegna. Una grande opera d’arte”. Il San Giovanni non è solo un ospedale. E neppure soltanto un monumento. È la storia della città, dei suoi abitanti che all’interno delle sue mura hanno cercato salute ma anche salvezza. Salvezza anche dalle bombe del 1943 che devastarono il capoluogo. Al suo interno, nei suoi sotterranei migliaia di cagliaritani trovarono riparo e la vita.»

Quei sotterranei che, assieme alle altre opere d’arte, da domani saranno visitabili grazie allo sforzo dell’associazione dei dipendenti dell’Aou di Cagliari, Mariposa. Si parte alle 16.00 e si andrà avanti sino alle 20.00. Le visite guidate proseguiranno anche sabato e domenica la mattina dalle 10.00 alle 13.00 e il pomeriggio dalle 16.00 alle 20.00. Poi il 9 e il 10 visite guidate (questa volta in collaborazione col  Gruppo speleo-archeologico “Giovanni Spano” di Cagliari.

Le visite all’ospedale e ai sotterranei sono solo una parte del ricco programma culturale messo a punto dall’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari. Sono previsti appuntamenti con i bambini e i ragazzi 4, il 9 e il 10 maggio (dalle 16.00 alle 19.00, hall San Giovanni di Dio, a cura della Clinica Pediatrica e Ludohospital “Il Sole”), mostre di pittura e fotografiche (da oggi sino al 10 maggio, corridoi San Giovanni), concerti (3 maggio Black Soul Choir – concerto di musica gospel, alle 18, Aula Costa – San Giovanni di Dio e 6 maggio Giovani talenti in concerto – Sezione musicale scuola Media Rosas di Quartu Sant’Elena alle 17.00, Aula Costa, sempre San Giovanni). Infine, due convegni: il primo, l’8 maggio alle 17.00 (Aula Costa) sulla Sanità e Cagliari, con Luigi Minerba (assessore Servizi Sociali comune di Cagliari), Rosanna Laconi (direttore Pronto Soccorso San Giovanni), Emilio Montaldo (Medicina Generale), che verrà moderato da  Marco Noce (giornalista dell’Unione Sarda); il secondo il 10 maggio su “Cagliari e la guerra” con il partigiano Geppe, Nino Garau, alle 10.30 Aula Dermos.

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Da domani 30 aprile al 10 maggio, l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari organizza “San Giovanni di Dio – Non solo un monumento” per festeggiare i 171 anni del San Giovanni di Dio: la posa della prima pietra dell’opera del Cima, progettata nel 1842, è infatti del 1844.

«Abbiamo organizzato un programma fitto di eventi – spiega il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino – visite guidate al monumento e ai suggestivi sotterranei, dove i cagliaritani hanno trovato riparo e salvezza durante i tragici bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre sono previsti concerti, mostre, dibattiti e spazi riservati ai bambini e ai ragazzi. L’idea è quella di rendere sempre più fruibile, anche dal punto di vista culturale quello che è davvero un tesoro della città di Cagliari.» 

Le visite guidate e l’organizzazione dell’evento sono a cura dell’Associazione dei dipendenti “Mariposa”. Nei giorni di Monumenti aperti le visite ai sotterranei saranno coordinate del Gruppo speleo-archeologico “Giovanni Spano” di Cagliari.

L’evento sarà inaugurato domani, giovedì 30 aprile, alle 10.30 nella hall principale del San Giovanni di Dio in via Ospedale, dal commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino, dall’assessore della Sanità, Luigi Arru, dal sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, dal rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo e dalle altre autorità nella hall principale del San Giovanni di Dio in via Ospedale.

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