15 December, 2025
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Questa è la storia di una casa, di una famiglia che ha accolto, in 33 anni, circa 6.000 ragazzi in gravi difficoltà, perché avevano smarrito la strada e perso l’amore per la vita. Persone con problemi psichiatrici, dipendenze patologiche, ridotte in uno stato di grave povertà, migranti, detenuti, minori. A casa Emmaus sono sempre stati considerati solo e soltanto come esseri umani, senza fare alcuna distinzione all’ingresso.
Parla di questo il libro “Nessun Destino è segnato”, racconta una storia iniziata a Iglesias alla fine degli anni ’80, grazie ad un gruppo di volontari e ad un professore di storia e filosofia, Nico Grillo, che ha avuto il sogno ed il coraggio di tramutare un’utopia in realtà.
Casa Emmaus, nata nel 1988 in una casetta ai piedi del Marganai, come piccola comunità per minori, opera oggi attraverso sei strutture accreditate dalla Regione Autonoma della Sardegna e gestite con grande professionalità e dedizione da equipe multi-professionali e qualificate, composte da 80 persone, suddivise nelle diverse strutture.
Autore del libro è il giornalista Luca Mirarchi, collaboratore de L’Unione Sarda, che con queste risposte rilasciate per un’intervista dopo l’uscita del libro – pubblicato da Alfa Editrice e presente in tutte le principali librerie della Sardegna, oltreché sugli store online – ci racconta la sua esperienza di scrittura in modo chiaro e diretto.

Come nasce il libro “Nessun destino è segnato”?

«Ho trascorso un anno collaborando alla comunicazione di Casa Emmaus. Nei primi sei mesi mi sono dedicato, soprattutto, all’organizzazione di un congresso, “Aprire Orizzonti”, che si è svolto nel novembre 2019. Gli altri sei mesi li ho dedicati principalmente alla realizzazione del libro. L’idea è venuta alla direttrice della comunità, Giovanna Grillo, e io non mi sono tirato indietro, anche se non è stata un’esperienza facile. La professione ti spinge ad indagare più a fondo possibile nella storia dell’intervistato, la sensibilità ti fa indietreggiare quando ti rendi conto che stai andando a toccare delle corde emotive sensibili dell’interlocutore. In questo caso le tematiche trattate, il dolore che hanno provato molti degli intervistati e le difficoltà che hanno dovuto fronteggiare nella vita hanno reso l’operazione ancora più complessa: bisognava muoversi lungo un crinale sottile, cercando di equilibrare le due esigenze. È quello  che ho cercato di fare. Ognuno di loro mi ha trasmesso qualcosa».

Le storie ci aprono ad un mondo di cui non siamo i soli abitanti. Di quale mondo ci parla il tuo libro?

«Sono le storie di chi ha smarrito la strada ma ha trovato la forza di mostrare la sua debolezza, il coraggio di farsi aiutare. Sono le storie di persone che spesso provengono da contesti socioculturali fortemente penalizzanti, ma anche quelle di persone che pur non avendo incontrato particolari ostacoli, in apparenza, sono cadute vittime della dittatura delle dipendenze: questo le rende ancora più vicine a noi, perché viene da chiedersi cosa avremmo fatto, se ci fossimo trovati al loro posto. E poi ci sono le storie degli operatori – educatori, psicoterapeuti, psichiatri, coordinatori delle varie strutture – che ogni giorno investono tutte le loro energie nello sforzo di migliorare la vita di persone che la società aveva dimenticato. A prescindere dal risultato che sarà ottenuto. Perché anche solo fare qualcosa per aiutare una persona in difficoltà ripaga dello sforzo che è stato impiegato».

Il racconto si colloca nella relazione tra chi narra e chi accoglie ciò che viene narrato. A chi ti rivolgi con questo libro?
«Non avevo in mente un lettore ideale mentre scrivevo. Certo, ho pensato che sarebbero stati interessati gli animi più vicini a tematiche di carattere sociale, ho immaginato che il libro sarebbe potuto diventare un testo utile da presentare nelle scuole, ma essenzialmente quando scrivo cerco soprattutto di fare bene il mio lavoro, il resto viene da sé. In questo caso si trattava di dare voce a chi non ha voce, nel modo più chiaro, neutrale e dettagliato possibile. Chiunque dimostri interesse verso queste pagine mi rende felice».

All’interno delle tante presenti nel libro, qual è la storia che ti ha colpito maggiormente?
«La storia di una signora elegante e discreta di circa sessant’anni che nel libro ho scelto di chiamare Fabrizia, per tutelare la sua privacy come ho fatto con gli altri utenti o ex utenti della comunità che mi hanno offerto la loro testimonianza. Mi ha colpito perché apparentemente aveva tutto per essere felice, mentre invece la sua vita si sgretolava senza che quasi se ne rendesse conto, senza che quelli che la circondavano muovessero un dito, forse per quella scarsa attitudine a interessarsi del prossimo che troppo spesso si maschera come discrezione, riservatezza o qualche sinonimo di “buona educazione borghese”.
Per aiutare le persone a volte bisogna superare queste ritrosie. Fabrizia poteva essere nostra madre o una nostra zia, nascosta dietro la rispettabilità delle nostre case. Ma in ogni casa, spesso senza rendersene conto, o addirittura col proposito di fare del bene, si mettono in moto dinamiche che possono lasciare cicatrici profonde nel cuore di chi le abita. È un invito che rivolgo a me stesso: fare una domanda in più, se qualcuno non riesce a dire con le parole la sofferenza che rivela il suo sguardo; chiedere cosa c’è che non va, non accontentarsi di risposte evasive, trovare un po’ di tempo in più per capire come si sente davvero chi abbiamo di fronte. Potrebbe valerne la pena.»

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L’associazione Casa Emmaus, che da anni affronta i problemi di grave disagio sociale sul territorio, ha unito le sue forze con quelle del Volontariato Vincenziano della parrocchia di San Pio X e delle Acli di Iglesias per dare vita a “L’Armadio Solidale”, un servizio rivolto alle persone in difficoltà della comunità cittadina.

Infatti, un welfare poco incisivo, l’aumento della disoccupazione e del costo della vita, uniti ad altri fattori hanno fatto sì che un numero crescente di persone non riesca nemmeno a reperire dei capi di vestiario. Per venire incontro a questa esigenza “L’armadio solidale” si propone due obiettivi: sensibilizzare lopinione pubblica sulla necessità di donare – a chi è meno fortunato – capi di vestiario puliti e in buone condizioni di usura, prevenendo gli sprechi e diminuendo anche lo smaltimento dei rifiuti; garantire alle fasce di popolazione del territorio bisognose la possibilità di dotarsi di capi di abbigliamento estivi e invernali e delle attrezzature per i figli che vanno a scuola o di età inferiore (come passeggini, culle e giochi).

La raccolta di indumenti usati si svolge il giovedì dalle 9.30 alle 12.30, mentre la il servizio di distribuzione di scarpe, vestiario e attrezzatura varia alle famiglie indigenti è aperto nella stessa fascia di orario il martedì ed il venerdì. La sede è quella delle ACLI di Iglesias, in via Crocifisso 90, grazie all’impegno del Volontariato Vincenziano della parrocchia di San Pio X. L’associazione Casa Emmaus si occupa di allestire i locali per il servizio, lo stoccaggio, la selezione del vestiario e il trasporto presso i capannoni che gestisce; si fa garante inoltre del rendiconto annuale e di pubblicizzare e coordinare l’attività.

Per garantire la trasparenza verso chi darà la sua disponibilità a donare, è previsto un programma che contabilizza quanto viene offerto alle persone in difficoltà. Il rendiconto annuale reso pubblico, oltre a garantire la serietà dell’operazione, offrirà uno stimolo alla cittadinanza per diventare parte attiva del progetto attraverso le donazioni.

«Il progetto dell’Armadio Solidale – spiega Paola Piras, presidente Gruppo Vincenziano della parrocchia di San Pio X a Iglesias – è fra le iniziative che ci permettono di avere un rapporto speciale con le persone in difficoltà nel nostro territorio, iniziative che svolgiamo sempre riferendoci al nostro parroco, don Giorgio Fois. Speriamo che possano arrivare buoni frutti».

«Casa Emmaus offre un servizio presente e senza clamori alla città – aggiunge Giovanna Grillo, direttrice dell’associazione Casa Emmaus -. Insieme alle istituzioni e agli altri enti che si occupano di volontariato, si spende ogni giorno per venire incontro alla difficoltà delle persone che soffrono. Il progetto dell’Armadio Solidale rappresenta un’opportunità rivolta a chi ha bisogno e un’occasione per la città per donare ed essere presenti in maniera concreta nei confronti di chi ha meno degli altri».

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Si terranno a Gonnesa, da martedì 24 a sabato 28 ottobre, nella splendida cornice de “S’Olivariu”, cinque giorni di incontri sul tema “Emigranti e migranti”. Organizzano diverse organizzazioni del Sulcis: Associazione culturale “Radici e ali”, Associazione Casa Emmaus, Arci Sardegna, con il patrocinio del comune di Gonnesa e la collaborazione del “Gruppo Folkloristico Nuraxi Figus” e di SO.SA.GO.

Obiettivo della giornata valorizzare l’accoglienza come opportunità per le persone e le comunità che accolgono.

Il programma completo.

24 ottobre – Ore 10.00:

Presentazione del calendario eventi “Emigranti e migranti” e inaugurazione della mostra “Storie, non solo numeri”

Ore 18.00:

Presentazione del libro “L’oltraggio della sposa” ultima opera di Ottavio Olita. Introduce Ennio Meloni.

25 ottobre – Ore 18.00:

Presentazione del libro “Come figlie, anzi” ultima opera di Giacomo Mameli. Introduce Michela Calledda di “Archivio Distratto”

26 ottobre – ore 18.00:

Tavola rotonda sul tema “L’accoglienza possibile, l’integrazione necessaria”. Partecipano l’on. Michele Piras, l’on. Francesco Sanna, il Sindaco di Gonnesa Hansel Cabiddu, il Sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo, due operatori del settore: Giovanna Grillo, di “Casa Emmaus” e Giovannimaria (noto Mimmia) Fresu, della Cooperativa “Il seme” di Santa Giusta.

Coordina: Franco Uda, segretario regionale Arci Sardegna.

27 ottobre – ore 18.00:

“Saperi comuni: fregola e cuscus” materie prime e gestualità comuni per ottenere prodotti molto simili, sulle sponde del Mediterraneo, guidati da operatrici di Casa Emmaus e del Gruppo Folkloristico di Nuraxi Figus

“Contaminazioni musicali”: musicisti e strumenti di paesi diversi, improvvisano in diretta, coordinati da Adrian Fernandez

28 ottobre – Dalle 19.00 alle 21.00:

“Sapori comuni: fregola e cuscus” si assaporano fregola e cuscus in due diversi piatti della cucina Mediterranea, preparati da operatrici di Casa Emmaus e del Gruppo Folkloristico di Nuraxi Figus: 2 € possono bastare, i fondi raccolti saranno devoluti al progetto “Solidali senza confini”

“Contaminazioni musicali”: musicisti e strumenti di paesi diversi, improvvisano in diretta, coordinati da Adrian Fernandez

Tutti i giorni dal 24 al 28 ottobre

Dalle 10.00 alle 12.00:

“Storie, non numeri”: mostra fotografica sulla integrazione, realizzata per Casa Emmaus, dalla fotografa Cècile Massie, nell’ambito del progetto SPRAR

Dalle 16.00 alle 18.00:

“Solidali senza confini”: raccolta di fondi e articoli di abbigliamento (vestiario, scarpe…) e per l’infanzia (vestiario, giocattoli, pannolini, biberon e affini…) per famiglie bisognose del Sulcis e del Libano.

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“Migranti, inclusione e integrazione” è il tema dell’incontro pubblico, promosso dalla Regione, che si svolge sabato 21 ottobre, nell’Aula Magna degli istituti “Giorgio Asproni” e “Enrico Fermi”, in via Roma, a Iglesias, con inizio alle 9.30.
Al momento di confronto partecipano l’assessore degli Affari Generali Filippo Spanu, la delegata del presidente Francesco Pigliaru per le questioni che riguardano l’accoglienza dei migranti, Angela Quaquero, gli studenti e gli insegnanti della scuola, la dirigente scolastica Maria Romina Lai, il sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo, la mediatrice culturale Genet Woldu Keflay, la direttrice di Casa Emmaus Giovanna Grillo e Angely Poullette Stefano, assistente del progetto EASO Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.
Nel corso dell’incontro, aperto al pubblico, verrà approfondito, con diversi contributi e punti di vista, il tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo con particolare riferimento alla situazione dei minori non accompagnati e delle donne.
Gli studenti dovranno preparare un video sui contenuti del dibattito. Il servizio, con stile giornalistico, sarà costituito da immagini e interviste realizzate al termine della mattinata.
L’evento rientra nel ciclo di conferenze-dibattito “La Regione incontra le scuole”. Lo scorso 27 maggio l’assessore Filippo Spanu si era confrontato, sempre sul tema delle migrazioni, con gli studenti dell’Istituto “Primo Levi” di Quartu.

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Verrà inaugurata domani 26 luglio, alle ore 18.30, in Piazza Municipio, a Iglesias, la mostra fotografica “Storie non numeri”, organizzata da Casa Emmaus, Associazione di Volontariato Impresa Sociale, in collaborazione con l’associazione culturale Radici e Ali e l’ARCI Regionale.

Aprirà la serata il sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo, proseguirà la direttrice di Associazione Casa Emmaus Giovanna Grillo.

Venti foto 60×40 cm che raffigurano sguardi, sorrisi e pensieri di chi ha attraversato il Mediterraneo e cerca qui una vita migliore. Arricchiranno la mostra anche cinque panelli descrittivi che raccontano i numeri dell’accoglienza in Europa e in Italia nel 2016.

A partire da giovedì 27 luglio, giorno successivo all’inaugurazione, le foto saranno allestite ogni giorno, dalle ore 18.00 alle ore 20.00, in Piazza Municipio, fino al 12 agosto. Faranno da guide gli stessi beneficiari del servizio SPRAR, in collaborazione con gli ospiti  delle altre strutture gestite da Casa Emmaus e destinate ai migranti.

La mostra fotografica fa parte della campagna di comunicazione del progetto SPRAR (Sistema di Protezione per richiedenti Asilo e Rifugiati) attuato dal comune di Iglesias e gestito dall’associazione Casa Emmaus Impresa Sociale.

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Sabato 21 gennaio l’Aula consiliare del comune di Laerru ospiterà il “Convegno di Prevenzione_Educazione alla Salute – Per Non Perderci la Testa” promosso dall’Amministrazione del comune di Laerru e organizzato in collaborazione con l’Associazione Sarda Traumi Cranici Onlus. Si tratta di un evento particolarmente importante per la comunità di Laerru, un momento di sensibilizzazione e informazione, attraverso il quale si vuole dare maggiore attenzione a tutti gli atteggiamenti, che possono, in modo diretto o indiretto, mettere a repentaglio il benessere dei cittadini.

Durante il convegno, moderato dal dott. Giuseppe Berti, fisiatra della Neuroriabilitazione A.O. Brotzu di Cagliari, verranno affrontate due tematiche principali:

  • Alcol e Droghe: le conseguenze individuali, sociali e le esperienze;
  • Il Trauma cranico: il cambiamento, le conseguenze sociali e le esperienze.

Nella prima parte si metteranno in luce gli stili di vita potenzialmente pericolosi per la salute fisica, cognitiva e sociale, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza del rischio dell’uso/abuso di sostanze e alcool.

Il dott. Marcello G. Tanca, psicologo ed assessore dei Servizi Socio-Culturali del comune di Laerru, introdurrà la sessione, a seguire dott. Paolo Loffredo, psichiatra – SER.D ASL Sassari si dedicherà ai problemi alcolcorrelati: un approccio di Comunità. La chiusura della prima parte del convegno sarà a cura della dott.ssa Giovanna Grillo, direttrice “Casa Emmaus” Iglesias.

Il convegno di Prevenzione_Educazione alla Salute proseguirà con la sessione dedicata alle gravi cerebrolesioni acquisite, le principali cause, le conseguenze cognitivo comportamentali e sociali.

Relatori della seconda parte saranno i volontari dell’Associazione Sarda Traumi Cranici Onlus, il dott. Marco Chelo, fisiatra – U.O. Riabilitazione territoriale ASL Sassari e componente del comitato scientifico ASTCO affronterà la tematica partendo dalla persona con disabilità: dall’evento traumatico al ritorno alla quotidianità. La dott.ssa Azzurra Solinas, educatrice professionale approfondirà l’argomento dal punto di vista della riabilitazione educativa della persona con grave cerebrolesione acquisita supportata dalla testimonianza di un familiare.

Il convegno sarà aperto dal sindaco del comune di Laerru dott. Pietro Moro, dalla presidente dell’Associazione Sarda Traumi Cranici Onlus, dott.ssa Maria Deiana e dall’assessore dei Servizi Socio-Culturali del comune di Laerru, dott. Marcello G. Tanca.

Il pomeriggio di prevenzione_Educazione alla Salute vuole essere un momento di confronto e di informazione con tutta la comunità.