7 December, 2024
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Il cantante Jovanotti e il velista Giovanni Soldini ieri hanno fatto una visita a sorpresa agli ospiti della comunità “Lo Specchio” di Domusnovas, un centro di eccellenza nazionale nella cura dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione. Accompagnati da un loro caro amico, genitore di una ragazza che sta facendo un percorso nella struttura, sono stati accolti dalla presidente della cooperativa sociale Casa Emmaus (di cui Lo Specchio è un autentico fiore all’occhiello), Giovanna Grillo, dal direttore sanitario della struttura, Pablo Belfiori, e dal coordinatore della comunità Claudio Onnis. Jovanotti e Soldini hanno raccontato le loro esperienze, soprattutto i periodi di difficoltà vissuti da loro in diverse circostanze, e lanciato messaggi di speranza e incoraggiamento. Non sono mancati i momenti di commozione, tra le note dei brani più noti del repertorio del rapper scoperto negli anni Ottanta da Claudio Cecchetto, quando – come lui stesso ha spiegato ieri – non pensava di diventare un cantante perché il suo sogno era quello di fare il deejay. Sia lui che Soldini, prima di lasciare Lo Specchio, si sono intrattenuti con gli psichiatri e gli operatori del Centro e hanno fatto loro tante domande sulle patologie e le cause che inducono tanti giovani a diventare anoressici o bulimici. Dall’insorgenza della pandemia Covid in poi, in tutta l’Italia è stato registrato un aumento di tali disturbi dell’alimentazione pari al 35-40%, con un preoccupante allargamento della fascia d’età dei pazienti: Lo Specchio, infatti, ospita anche alcuni adolescenti.

Si sono conclusi i lavori di realizzazione dell’OrtoFrutteto Solidale presso uno dei terreni della Cooperativa sociale Casa Emmaus, che aiuta persone che si trovano in situazioni di marginalità. L’intervento è stato realizzato grazie al sostegno di Enel Global Trading, nell’ambito della campagna OrtoFrutteto Solidale Diffuso, promossa da AzzeroCO2 e Legambiente, con l’obiettivo di unire la sostenibilità ambientale e l’aiuto concreto alle persone fragili, promuovendo l’inclusione sociale e le opportunità occupazionali.

Casa Emmaus da oltre 35 anni collabora con strutture accreditate della Regione Autonoma della Sardegna nel fornire supporto a persone che affrontano problemi psichiatrici, dipendenze patologiche, gravi povertà e a detenuti, migranti e minori. Il lavoro della cooperativa si basa sulla filosofia del mettere le persone al centro, fornendo loro le competenze e gli strumenti necessari per raggiungere l’autonomia e il reinserimento nella società.

Il progetto sostenuto da Enel Global Trading prevede il coinvolgimento diretto delle persone ospitate nelle diverse strutture con cui collabora Casa Emmaus nella messa a dimora di 200 ulivi appartenenti a quattro specie diverse, tra cui Bosana, Semidana, Pizz’e Carroga, Tonda di Cagliari e Nera di Gonnos. La scelta di mettere a dimora piante di ulivo è stata motivata dalla necessità di ampliare un uliveto preesistente in modo da aumentare la produzione di olive e dare continuità ad un progetto già avviato dalla cooperativa.

L’intervento è stato realizzato grazie al contributo di 30 dipendenti Enel che hanno partecipato all’iniziativa di volontariato aziendale: oltre a completare la messa a dimora degli ulivi con il posizionamento delle ultime piante, i volontari hanno avuto l’opportunità di partecipare a un laboratorio sulle erbe aromatiche organizzato dalla cooperativa stessa. All’incontro, che è stato anche occasione per presentare l’iniziativa, sono intervenuti Marco Favarato, Responsabile Innovazione GECM e CPO di Enel Global Trading, Chiara Marino, Product Specialist sostenibilità di AzzeroCO2, Sara Palliccia, Project Manager della campagna OrtoFrutteto Solidale di AzzeroCO2, Giovanna Grillo di Casa Emmaus e il sindaco di Iglesias Mauro Usai che ha fatto gli onori di casa.

Le persone coinvolte in questo progetto socioeducativo si occuperanno anche della cura e manutenzione dell’uliveto, che sarà gestito da un referente agronomo che coordinerà, insieme agli educatori, le attività degli ospiti delle varie strutture. Le olive che verranno raccolte saranno utilizzate all’interno della cooperativa e il lavoro svolto nell’uliveto consentirà a coloro che vi parteciperanno di acquisire competenze trasversali. Prendersi cura delle piante stimolerà inoltre il senso di responsabilità e favorirà la socializzazione, contribuendo positivamente al loro benessere psicofisico. Altrettanto importante sarà l’acquisizione di nuove abilità, autonomie e competenze che saranno funzionali all’inserimento o al reinserimento nel mondo del lavoro.

«A questo importante progetto, abbiamo collegato una iniziativa di volontariato aziendale per costruire un ambiente lavorativo inclusivo, capace di valorizzare le diversità e le unicità, promuovendo lo sviluppo individualeha detto Daniele Olivi, Responsabile Wholesale and Trading Italy di Enel Global Trading, che all’interno del Gruppo Enel opera sui mercati dell’energia e nei mercati all’ingrosso delle commodity energetiche a livello globale -. La sostenibilità è la nostra visione del futuro come unica strada possibile per creare relazioni durature e collaborative con i nostri stakeholder, realizzando così un progresso sostenibile, equo ed inclusivo.»

«Vogliamo ringraziare Enel Global Trading, AzzeroCO2 e Legambiente per l’opportunità di partecipare a questa importante iniziativaspiega Giovanna Grillo, presidente di Casa Emmaus -. L’ortofrutteto solidale, infatti, rappresenta per noi un luogo non solo di produzione, ma anche di crescita personale e comunitaria. Offre ai nostri ospiti l’opportunità di impegnarsi attivamente nella cura e nella gestione dello stesso e questo coinvolgimento promuove un senso di responsabilità individuale verso l’ambiente e la comunità, favorendo la socializzazione e lo sviluppo di relazioni interpersonali significative. Attraverso le attività quotidiane di piantumazione, irrigazione, potatura e raccolta, i nostri ospiti hanno la possibilità di sperimentare il ciclo naturale della vita delle piante, di apprendere preziose competenze pratiche e di coltivare nuove passioni. Ciò ha un importante valore terapeutico, poiché contribuisce ad alleviare lo stress e l’ansia attraverso un contatto diretto con la natura.»

L’intervento realizzato a Iglesias rientra nella campagna Ortofrutteto Solidale Diffuso promossa da AzzeroCO2 e Legambiente, un progetto di integrazione sociale e ambientale in grado di tutelare la biodiversità, attraverso la creazione di frutteti solidali, e unire competenze e valori per generare un progresso umano, ambientale, economico e civico.

«L’Ortofrutteto solidale presso Casa Emmaus, realizzato in partnership con Enel Global Trading, rappresenta un modello virtuoso di agricoltura socialeha detto Sara Palliccia, Project Manager della campagna OrtoFrutteto Solidale di AzzeroCO2 -. Con l’intervento di messa a dimora di 200 piante di ulivi, che andranno ad accrescere un uliveto già esistente, e il coinvolgimento attivo delle persone seguite dalla Cooperativa, il progetto intende unire la promozione di un’attività agricola sostenibile all’opportunità di crescita individuale per mezzo dell’acquisizione di competenze spendibili a livello lavorativo. Crediamo che iniziative come questa, capaci di coniugare sostenibilità, solidarietà e inclusione, siano strategiche per generare benefici condivisi a livello ambientale, sociale ed economico per l’intero territorio.»

 

 

 

Lunedì 20 novembre, alle ore 18.30, nella struttura comunale in via Argentaria n. 14 a Iglesias, è in programma la presentazione del progetto “Alimentazione” della cooperativa sociale “Casa Emmaus”, finanziato dall’Unione Europea (Next Generation Eu – Interventi socio-educativi strutturati per combattere la povertà educativa nel Mezzogiorno a sostegno del Terzo settore).

Dopo i saluti istituzionali, la presidente della cooperativa sociale “Casa Emmaus”, Giovanna Grillo, farà un intervento introduttivo che illustrerà le finalità dell’intervento. La coordinatrice del progetto, Maria Giovanna Dessì, presenterà i partner coinvolti nell’iniziativa e le attività svolte sino ad oggi a partire dallo scorso 29 maggio, data di avvio del progetto che si concluderà il 30 maggio 2025. In chiusura di questo evento, organizzato in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, sarà possibile ascoltare le testimonianze del personale scolastico e dei bambini coinvolti in questo percorso di apprendimento di una corretta alimentazione, con la guida dei professionisti di Casa Emmaus e della comunità “Lo Specchio” di Domusnovas, specializzata nei disturbi alimentari.

 

Venerdì 22 settembre al Caesar’s Hotel di Cagliari, ai margini del convegno “Aprire Orizzonti 2023”, si terrà il forum giovani “Le sfide internazionali della cooperazione italiana”, organizzato dalla cooperativa sociale “Casa Emmaus” di Iglesias, la cui presidente Giovanna Grillo aprirà i lavori coordinati da Alessandra Rubelli, una giovane che partecipa al progetto Generazione Cooperazione. Il forum rientra fra le attività di tale progetto di cui Casa Emmaus è partner, organizzato da un gruppo di giovani attivisti partecipanti al progetto col supporto di Casa Emmaus per sensibilizzare decisori politici e società civile all’importanza della cooperazione.
Sono previsti numerosi interventi: Gianni Chessa, assessore regionale del Turismo, artigianato e commercio; Ada Lai, assessora regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale; Ivana Borsotto, portavoce della Campagna 070 e presidente del Focsiv Ets; Simona Pilleri, servizio Rapporti istituzionali – Unità organizzativa affari istituzionali della Presidenza della Regione Sardegna; Ahmed Naciri, Rete sarda cooperazione internazionale; Roberta Manca, Asecon Odv; Roberto Copparoni, Amici di Sardegna Odv; Marco Sechi, servizio Attuazione delle politiche per i cittadini della Regione Sardegna. Sono previsti anche gli interventi di quattro giovani: Maria Capai e Luca Siddu presenteranno una ricerca sulla cooperazione decentrata sarda, mentre Eleonora Cabboi e Davide Secci parleranno del progetto Generazione Cooperazione. L’ingresso è libero.
Il progetto Generazione Cooperazione è promosso da Focsiv con un partenariato di 24 organizzazioni e grazie al finanziamento dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Di fronte a queste urgenze (climatiche, guerre e crescenti disuguaglianze), numerose realtà e reti della società civile nazionali e locali si sono unite per il progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda! – Giovani e territori per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo sostenibile” per valorizzare le azioni territoriali in 11 regioni e 39 province, garantendo capillarità alle attività progettuali in un quadro coordinato a livello nazionale. Questo progetto intende sensibilizzare e promuovere l’indispensabile cultura della cooperazione tra i popoli, con l’educazione alla cittadinanza globale e azioni affinché i politici sia livello nazionale che sardo assumano più impegni di solidarietà internazionale con le organizzazioni della società civile.
La Campagna 070, invece, è promossa da Focsiv, Aoi, Cini e Link2007, le più grandi reti e Federazioni di Ong di cooperazione internazionale della società civile italiana, con il patrocinio di Asvis, Caritas Italiana, Forum nazionale del Terzo settore e Missio. Il nome della Campagna deriva dall’impegno sottoscritto dal nostro Paese in ambito internazionale di destinare lo 0,70% della ricchezza nazionale a sostegno di obiettivi di sviluppo. Purtroppo, sinora, non si è andati oltre gli intenti e le dichiarazioni: al momento siamo lontani dai dati della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza del settembre 2018, che prevedeva di passare allo 0,36% nel 2020 e allo 0,40% nel 2021.

Tra le patologie che hanno conosciuto un aumento preoccupante negli ultimi due anni, ci sono i disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (DAN). Sono quasi 4 milioni gli italiani che ne soffrono, il 70% di loro sono adolescenti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella fascia d’età tra i 12 e i 25 anni questo tipo di patologie rappresenta la seconda causa di morte, con circa 4 mila decessi l’anno nel nostro Paese.

È ormai certo che la possibilità di avere accesso in tempi brevi alle cure può fare la differenza tra la vita e la morte. In Italia, purtroppo, la risposta non corrisponde alla richiesta e molti centri per la cura di queste patologie chiudono. “Lo Specchio DAN”, realtà che si occupa da anni di questi disturbi – accogliendo pazienti da tutta Italia tramite il SSN – ha deciso di invertire la rotta ed inaugura una nuova struttura, per poter curare un maggior numero di persone.

Mercoledì 9 novembre, alle ore 11.00, a Domunovas, nel corso di una conferenza stampa, in via Cagliari 83, verrà presentata questa nuova realtà, alla presenza di rappresentanti istituzionali, medici, operatori e testimonianze di pazienti.

Saranno presenti:

  • Dott. Mario Nieddu Assessore alla Sanità della Regione Sardegna
  • Dott.ssa Isangela Mascia, Sindaco Domusnovas
  • Dott. Mauro Usai, Sindaco di Iglesias
  • Dott.ssa Francesca Locci, Assessore Servizi Sociali Domusnovas
  • Dott. Giovanni Salis, Direttore Struttura Complessa del Distretto di Cagliari Area Vasta – ASL n. 8 di Cagliari.
  • Francesca Fialdini, conduttrice televisiva
  • Giovanna Grillo, Presidente e Responsabile legale de Lo Specchio
  • Ingegnere Emanuele Fresa, Direttore aria Piemonte Istituto Auxologico Italiano IRCCS
  • Dott. Leonardo Mendolicchio medico psichiatra direttore scientifico de Lo Specchio. Responsabile U.O.C. Riabilitazione DAN, Direttore U.O. Auxologia dell’Istituto Auxologico Italiano di Piancavallo. Uno dei maggiori esperti di DAN in Italia.
  • Dott. Pablo Belfiori, Medico Chirurgo specialista in scienze dell’alimentazione – Direttore Sanitario Lo Specchio
  • Fabrizia Falco, psicologa coordinatrice de Lo Specchio
  • Aurora Caporossi, Founder Associazione Animenta
  • Maria Giovanna Masala, Presidente dell’Associazione Canne al Vento  Sassari
  • Testimonianze di pazienti

“Fili emozionali” è il titolo dell’iniziativa, promossa dall’associazione “Socialismo Diritti Riforme” e da Casa Emmaus per valorizzare le attività creative delle persone private della libertà della sezione femminile della Casa Circondariale di Cagliari-Uta e delle ospiti della struttura di Iglesias. Ideato e curato da Alma Piscedda, artista del ricamo, originaria di Domusnovas, il progetto, che ha impegnato le donne per alcuni mesi, sarà presentato mercoledì 15 giugno nel Parco Scarzella di Domusnovas, alla presenza della sindaca Isangela Mascia. Inserita nella “Festa del Bambino”, allestita dall’associazione “Elda Mazzocchi Scarzella”, la mostra “Fili emozionali” proporrà ai visitatori pregiati lavori di ricamo. Aldilà della qualità delle proposte, l’iniziativa ha un importante significato sociale e culturale com’è nello spirito di chi è impegnato nella salvaguardia dei valori della solidarietà e dell’impegno civile.
«Nel 2018, quando per la prima volta ho incontrato le detenute della Casa Circondariale, non pensavoricorda Alma Pisceddache il ricamo avrebbe suscitato tanto interesse. Il tempo e la pratica invece hanno sviluppato nelle donne private della libertà il desiderio di appropriarsi di quest’arte e la loro dedizione le ha rese padrone di ago e filo. L’esperienza è stata poi trasferita tra le ospiti di Casa Emmaus dove i risultati sono stati sorprendenti. Nella mostra si potranno vedere i lavori realizzati e spetterà ai visitatori valutare gli esiti. Per chi, come me, ha curato il percorso una grande soddisfazione anche per aver contribuito a alleviare il senso di solitudine che spesso domina in queste persone.»
«L’impegno del volontariato nella Casa Circondariale è sempre particolarmente apprezzatosottolinea il direttore Marco Porcu ancora di più quando gli esiti contribuiscono a creare ponti tra associazioni e Comunità di Recupero. Un plauso dunque alla maestra di ricamo e a SDR che propone iniziative di crescita culturale e integrazione dentro e fuori dal carcere.»
«Siamo particolarmente grati ad Alma Piscedda ha aggiunto Giovanna Grillo, presidente di Casa Emmausper avere coinvolto, con la passione che la contraddistingue, le nostre ospiti. I lavori che sono stati realizzati parlano da soli. Ma siamo soprattutto soddisfatti di avere iniziato un percorso di collaborazione con SDR che siamo certi produrrà ulteriori progetti solidali.»
«Mondi fragili, talvolta poco indagati nelle loro espressioni più profondeosserva Maria Grazia Caligaris, socia fondatrice di “Socialismo Diritti Riforme”si affermano con forza nelle pratiche artistiche e mostrano tutta la loro più intima umanità contribuendo ad arricchire il nostro sguardo. E’ così nei “fili emozionali”, dove ogni creazione è ispirata dall’inclusione e dalla passione civile.»

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Questa è la storia di una casa, di una famiglia che ha accolto, in 33 anni, circa 6.000 ragazzi in gravi difficoltà, perché avevano smarrito la strada e perso l’amore per la vita. Persone con problemi psichiatrici, dipendenze patologiche, ridotte in uno stato di grave povertà, migranti, detenuti, minori. A casa Emmaus sono sempre stati considerati solo e soltanto come esseri umani, senza fare alcuna distinzione all’ingresso.
Parla di questo il libro “Nessun Destino è segnato”, racconta una storia iniziata a Iglesias alla fine degli anni ’80, grazie ad un gruppo di volontari e ad un professore di storia e filosofia, Nico Grillo, che ha avuto il sogno ed il coraggio di tramutare un’utopia in realtà.
Casa Emmaus, nata nel 1988 in una casetta ai piedi del Marganai, come piccola comunità per minori, opera oggi attraverso sei strutture accreditate dalla Regione Autonoma della Sardegna e gestite con grande professionalità e dedizione da equipe multi-professionali e qualificate, composte da 80 persone, suddivise nelle diverse strutture.
Autore del libro è il giornalista Luca Mirarchi, collaboratore de L’Unione Sarda, che con queste risposte rilasciate per un’intervista dopo l’uscita del libro – pubblicato da Alfa Editrice e presente in tutte le principali librerie della Sardegna, oltreché sugli store online – ci racconta la sua esperienza di scrittura in modo chiaro e diretto.

Come nasce il libro “Nessun destino è segnato”?

«Ho trascorso un anno collaborando alla comunicazione di Casa Emmaus. Nei primi sei mesi mi sono dedicato, soprattutto, all’organizzazione di un congresso, “Aprire Orizzonti”, che si è svolto nel novembre 2019. Gli altri sei mesi li ho dedicati principalmente alla realizzazione del libro. L’idea è venuta alla direttrice della comunità, Giovanna Grillo, e io non mi sono tirato indietro, anche se non è stata un’esperienza facile. La professione ti spinge ad indagare più a fondo possibile nella storia dell’intervistato, la sensibilità ti fa indietreggiare quando ti rendi conto che stai andando a toccare delle corde emotive sensibili dell’interlocutore. In questo caso le tematiche trattate, il dolore che hanno provato molti degli intervistati e le difficoltà che hanno dovuto fronteggiare nella vita hanno reso l’operazione ancora più complessa: bisognava muoversi lungo un crinale sottile, cercando di equilibrare le due esigenze. È quello  che ho cercato di fare. Ognuno di loro mi ha trasmesso qualcosa».

Le storie ci aprono ad un mondo di cui non siamo i soli abitanti. Di quale mondo ci parla il tuo libro?

«Sono le storie di chi ha smarrito la strada ma ha trovato la forza di mostrare la sua debolezza, il coraggio di farsi aiutare. Sono le storie di persone che spesso provengono da contesti socioculturali fortemente penalizzanti, ma anche quelle di persone che pur non avendo incontrato particolari ostacoli, in apparenza, sono cadute vittime della dittatura delle dipendenze: questo le rende ancora più vicine a noi, perché viene da chiedersi cosa avremmo fatto, se ci fossimo trovati al loro posto. E poi ci sono le storie degli operatori – educatori, psicoterapeuti, psichiatri, coordinatori delle varie strutture – che ogni giorno investono tutte le loro energie nello sforzo di migliorare la vita di persone che la società aveva dimenticato. A prescindere dal risultato che sarà ottenuto. Perché anche solo fare qualcosa per aiutare una persona in difficoltà ripaga dello sforzo che è stato impiegato».

Il racconto si colloca nella relazione tra chi narra e chi accoglie ciò che viene narrato. A chi ti rivolgi con questo libro?
«Non avevo in mente un lettore ideale mentre scrivevo. Certo, ho pensato che sarebbero stati interessati gli animi più vicini a tematiche di carattere sociale, ho immaginato che il libro sarebbe potuto diventare un testo utile da presentare nelle scuole, ma essenzialmente quando scrivo cerco soprattutto di fare bene il mio lavoro, il resto viene da sé. In questo caso si trattava di dare voce a chi non ha voce, nel modo più chiaro, neutrale e dettagliato possibile. Chiunque dimostri interesse verso queste pagine mi rende felice».

All’interno delle tante presenti nel libro, qual è la storia che ti ha colpito maggiormente?
«La storia di una signora elegante e discreta di circa sessant’anni che nel libro ho scelto di chiamare Fabrizia, per tutelare la sua privacy come ho fatto con gli altri utenti o ex utenti della comunità che mi hanno offerto la loro testimonianza. Mi ha colpito perché apparentemente aveva tutto per essere felice, mentre invece la sua vita si sgretolava senza che quasi se ne rendesse conto, senza che quelli che la circondavano muovessero un dito, forse per quella scarsa attitudine a interessarsi del prossimo che troppo spesso si maschera come discrezione, riservatezza o qualche sinonimo di “buona educazione borghese”.
Per aiutare le persone a volte bisogna superare queste ritrosie. Fabrizia poteva essere nostra madre o una nostra zia, nascosta dietro la rispettabilità delle nostre case. Ma in ogni casa, spesso senza rendersene conto, o addirittura col proposito di fare del bene, si mettono in moto dinamiche che possono lasciare cicatrici profonde nel cuore di chi le abita. È un invito che rivolgo a me stesso: fare una domanda in più, se qualcuno non riesce a dire con le parole la sofferenza che rivela il suo sguardo; chiedere cosa c’è che non va, non accontentarsi di risposte evasive, trovare un po’ di tempo in più per capire come si sente davvero chi abbiamo di fronte. Potrebbe valerne la pena.»

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L’associazione Casa Emmaus, che da anni affronta i problemi di grave disagio sociale sul territorio, ha unito le sue forze con quelle del Volontariato Vincenziano della parrocchia di San Pio X e delle Acli di Iglesias per dare vita a “L’Armadio Solidale”, un servizio rivolto alle persone in difficoltà della comunità cittadina.

Infatti, un welfare poco incisivo, l’aumento della disoccupazione e del costo della vita, uniti ad altri fattori hanno fatto sì che un numero crescente di persone non riesca nemmeno a reperire dei capi di vestiario. Per venire incontro a questa esigenza “L’armadio solidale” si propone due obiettivi: sensibilizzare lopinione pubblica sulla necessità di donare – a chi è meno fortunato – capi di vestiario puliti e in buone condizioni di usura, prevenendo gli sprechi e diminuendo anche lo smaltimento dei rifiuti; garantire alle fasce di popolazione del territorio bisognose la possibilità di dotarsi di capi di abbigliamento estivi e invernali e delle attrezzature per i figli che vanno a scuola o di età inferiore (come passeggini, culle e giochi).

La raccolta di indumenti usati si svolge il giovedì dalle 9.30 alle 12.30, mentre la il servizio di distribuzione di scarpe, vestiario e attrezzatura varia alle famiglie indigenti è aperto nella stessa fascia di orario il martedì ed il venerdì. La sede è quella delle ACLI di Iglesias, in via Crocifisso 90, grazie all’impegno del Volontariato Vincenziano della parrocchia di San Pio X. L’associazione Casa Emmaus si occupa di allestire i locali per il servizio, lo stoccaggio, la selezione del vestiario e il trasporto presso i capannoni che gestisce; si fa garante inoltre del rendiconto annuale e di pubblicizzare e coordinare l’attività.

Per garantire la trasparenza verso chi darà la sua disponibilità a donare, è previsto un programma che contabilizza quanto viene offerto alle persone in difficoltà. Il rendiconto annuale reso pubblico, oltre a garantire la serietà dell’operazione, offrirà uno stimolo alla cittadinanza per diventare parte attiva del progetto attraverso le donazioni.

«Il progetto dell’Armadio Solidale – spiega Paola Piras, presidente Gruppo Vincenziano della parrocchia di San Pio X a Iglesias – è fra le iniziative che ci permettono di avere un rapporto speciale con le persone in difficoltà nel nostro territorio, iniziative che svolgiamo sempre riferendoci al nostro parroco, don Giorgio Fois. Speriamo che possano arrivare buoni frutti».

«Casa Emmaus offre un servizio presente e senza clamori alla città – aggiunge Giovanna Grillo, direttrice dell’associazione Casa Emmaus -. Insieme alle istituzioni e agli altri enti che si occupano di volontariato, si spende ogni giorno per venire incontro alla difficoltà delle persone che soffrono. Il progetto dell’Armadio Solidale rappresenta un’opportunità rivolta a chi ha bisogno e un’occasione per la città per donare ed essere presenti in maniera concreta nei confronti di chi ha meno degli altri».

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Si terranno a Gonnesa, da martedì 24 a sabato 28 ottobre, nella splendida cornice de “S’Olivariu”, cinque giorni di incontri sul tema “Emigranti e migranti”. Organizzano diverse organizzazioni del Sulcis: Associazione culturale “Radici e ali”, Associazione Casa Emmaus, Arci Sardegna, con il patrocinio del comune di Gonnesa e la collaborazione del “Gruppo Folkloristico Nuraxi Figus” e di SO.SA.GO.

Obiettivo della giornata valorizzare l’accoglienza come opportunità per le persone e le comunità che accolgono.

Il programma completo.

24 ottobre – Ore 10.00:

Presentazione del calendario eventi “Emigranti e migranti” e inaugurazione della mostra “Storie, non solo numeri”

Ore 18.00:

Presentazione del libro “L’oltraggio della sposa” ultima opera di Ottavio Olita. Introduce Ennio Meloni.

25 ottobre – Ore 18.00:

Presentazione del libro “Come figlie, anzi” ultima opera di Giacomo Mameli. Introduce Michela Calledda di “Archivio Distratto”

26 ottobre – ore 18.00:

Tavola rotonda sul tema “L’accoglienza possibile, l’integrazione necessaria”. Partecipano l’on. Michele Piras, l’on. Francesco Sanna, il Sindaco di Gonnesa Hansel Cabiddu, il Sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo, due operatori del settore: Giovanna Grillo, di “Casa Emmaus” e Giovannimaria (noto Mimmia) Fresu, della Cooperativa “Il seme” di Santa Giusta.

Coordina: Franco Uda, segretario regionale Arci Sardegna.

27 ottobre – ore 18.00:

“Saperi comuni: fregola e cuscus” materie prime e gestualità comuni per ottenere prodotti molto simili, sulle sponde del Mediterraneo, guidati da operatrici di Casa Emmaus e del Gruppo Folkloristico di Nuraxi Figus

“Contaminazioni musicali”: musicisti e strumenti di paesi diversi, improvvisano in diretta, coordinati da Adrian Fernandez

28 ottobre – Dalle 19.00 alle 21.00:

“Sapori comuni: fregola e cuscus” si assaporano fregola e cuscus in due diversi piatti della cucina Mediterranea, preparati da operatrici di Casa Emmaus e del Gruppo Folkloristico di Nuraxi Figus: 2 € possono bastare, i fondi raccolti saranno devoluti al progetto “Solidali senza confini”

“Contaminazioni musicali”: musicisti e strumenti di paesi diversi, improvvisano in diretta, coordinati da Adrian Fernandez

Tutti i giorni dal 24 al 28 ottobre

Dalle 10.00 alle 12.00:

“Storie, non numeri”: mostra fotografica sulla integrazione, realizzata per Casa Emmaus, dalla fotografa Cècile Massie, nell’ambito del progetto SPRAR

Dalle 16.00 alle 18.00:

“Solidali senza confini”: raccolta di fondi e articoli di abbigliamento (vestiario, scarpe…) e per l’infanzia (vestiario, giocattoli, pannolini, biberon e affini…) per famiglie bisognose del Sulcis e del Libano.

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“Migranti, inclusione e integrazione” è il tema dell’incontro pubblico, promosso dalla Regione, che si svolge sabato 21 ottobre, nell’Aula Magna degli istituti “Giorgio Asproni” e “Enrico Fermi”, in via Roma, a Iglesias, con inizio alle 9.30.
Al momento di confronto partecipano l’assessore degli Affari Generali Filippo Spanu, la delegata del presidente Francesco Pigliaru per le questioni che riguardano l’accoglienza dei migranti, Angela Quaquero, gli studenti e gli insegnanti della scuola, la dirigente scolastica Maria Romina Lai, il sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo, la mediatrice culturale Genet Woldu Keflay, la direttrice di Casa Emmaus Giovanna Grillo e Angely Poullette Stefano, assistente del progetto EASO Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.
Nel corso dell’incontro, aperto al pubblico, verrà approfondito, con diversi contributi e punti di vista, il tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo con particolare riferimento alla situazione dei minori non accompagnati e delle donne.
Gli studenti dovranno preparare un video sui contenuti del dibattito. Il servizio, con stile giornalistico, sarà costituito da immagini e interviste realizzate al termine della mattinata.
L’evento rientra nel ciclo di conferenze-dibattito “La Regione incontra le scuole”. Lo scorso 27 maggio l’assessore Filippo Spanu si era confrontato, sempre sul tema delle migrazioni, con gli studenti dell’Istituto “Primo Levi” di Quartu.