28 March, 2024
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La Manovra 2018 potrebbe approdare in Aula già il prossimo 5 dicembre: è questa l’ipotesi formulata dalla commissione Bilancio al termine della giornata di audizioni che ha avuto come protagonisti i vertici delle organizzazioni delle imprese e delle associazioni degli Enti locali. Il calendario proposto dal presidente, Franco Sabatini (Pd), ipotizza inoltre la scadenza dei termini per la presentazione degli emendamenti entro lunedì 20 novembre e la conclusione delle audizioni, martedì 14 novembre con l’intervento dell’assessore della Sanità, Luigi Arru.

Il parlamentino del Bilancio questa mattina ha ricevuto invece nella prima sessione delle audizioni, il presidente di Confindustria, Alberto Scanu, il segretario della Cna, Francesco Porcu, il segretario di Confartigianato, Stefano Mameli ed il presidente di Confapi, Mirko Murgia. I rappresentanti delle organizzazioni dei produttori, nel corso dei rispettivi interventi, hanno espresso apprezzamento per i tempi con i quali si procede nell’approvazione della Manovra da 7.7 miliardi («auspichiamo il via libera del Consiglio entro l’anno») e per il mantenimento del livello minimo delle aliquote Irap e Irpef, mentre hanno puntato il dito sui ritardi nella spesa delle risorse regionali e contro il cosiddetto appesantimento burocratico («rischia di vanificare le poche iniziative indirizzate allo sviluppo e all’occupazione»).

Alberto Scanu (Confindustria) ha rimarcato il condizionamento dell’economia sarda dalla spesa pubblica nazionale («alla luce della simpatie per la Catalogna ricordo ai sardi che la nostra Regione ha un residuo fiscale negativo di 5.3 miliardi di euro e i trasferimenti esterni pesano in Sardegna tremila euro per ciascun residente») e l’urgenza di misure strategiche per favorire la crescita. «Proponiamo – ha dichiarato Scanu – l’indizione di una conferenza regionale dell’industria, al fine di promuovere azioni e iniziative per attrarre investimenti e migliorare la competitività del sistema»).

Francesco Porcu della Cna ha definito il sistema regionale “poco competitivo” ed ha parlato di “spesa pubblica bloccata” evidenziando la carenza di interventi mirati al rilancio della piccola e media impresa nell’Isola. «La Sardegna – ha dichiarato Porcu – è la Regione che registra la più alta percentuale di riduzione delle impresse artigiane (-15% tra il 2009 e il 2016 che significano 6.515 aziende in meno) e la scarsa efficacia delle politiche dello sviluppo fa il paio con una scarsa qualità istituzionale, perché è evidente che dopo l’approvazione della riforma degli Enti locali, in Sardegna, vi è un disordine amministrativo conclamato».

Critica anche Confartigianato che con Stefano Mameli ha auspicato«un passo più coraggioso verso le imprese e gli artigiani». «Rivendichiamo un ruolo strategico per l’artigianato – ha dichiarato Mameli – e vogliamo che nella legge di stabilità ci siano riconosciuti incentivi per l’assunzione dei giovani e un piano straordinario per la rilevazione dei fabbisogni occupazionali».

Mirko Murgia (Confapi) ha criticato lo scarso confronto (nonostante precisi impegni assunti in tal senso)  con le organizzazioni dei produttori ed ha definito la proposta di finanziaria “buona ma poco coraggiosa”. Il presidente della Confapi ha inoltre denunciato “ingiustificabili” ritardi nelle graduatorie del “Piano Sulcis” ed ha auspicato un serio progetto di rilancio delle aree industriali e la riorganizzazione del sistema dei porti sardi.

Nella sessione riservata alle organizzazioni dell’agricoltura, Sergio Cardia, è intervenuto in rappresentanza di Agrinsieme, l’organismo che comprende Cia, Confagricoltura, Copagri e Agci Agrital, ed ha lamentato il mancato rispetto di quanto stabilito nel protocollo sottoscritto lo scorso 5 settembre con la Regione, dove si era previsto uno stanziamento di 20 milioni di euro a favore dei comparti del cosiddetto extraovino. «Chiediamo che siano stanziate le risorse promesse – ha affermato Cardia – e la conferma dell’impegno per la conferenza regionale del sistema agricolo».

Alfonso Orefice, in rappresentanza della Coldiretti, ha concentrato il suo intervento su alcuni aspetti tecnici ed in termini più generali ha criticato una serie di appesantimenti nelle procedure, ad incominciare da quelle relative al riconoscimento dei danni da calamità, ed ha concluso chiedendo lo stanziamento di ulteriori risorse rispetto ai 20 milioni ipotizzati nel protocollo del 5 settembre.

Pietro Tandeddu (Copagri) ha auspicato non solo la positiva definizione della vertenza accantonamenti ma la riapertura delle vertenza entrate («i costi di sanità e trasporti sono insostenibili come il peso degli accantonamenti»).

Luca Sanna (Confagricoltura) ha chiesto l’istituzione di un fondo per le assicurazioni contro i danni delle calamità naturali mentre il presidente dell’Oilos, Tore Pala, ha definito “indispensabile” un’accelerazione del Psr ed in particolare delle misure del cosiddetto pacchetto giovani.

Fabio Onnis, presidente di alleanza delle cooperative, l’organismo che raggruppa Agci, Confocoperative e Legacoop, ha chiesto l’incremento degli stanziamenti della legge 5/57 (legge quadro della cooperazione) ed ha affermato: «Il sistema cooperativistico è il primo sistema produttivo della Sardegna».

Nel pomeriggio Giuseppe Scura (Confcommercio) e Roberto Bolognesi (Confesercenti) hanno espresso le posizioni dei commercianti definendosi “tiepidamente ottimisti”. «Nella manovra c’è poco per le imprese – ha dichiarato Scura – e lo stanziamento di 180 milioni per energia, turismo, competitività e sviluppo economico è del tutto insufficiente».

«Il comparto è in grave difficoltà – ha dichiarato Bolognesi – e chiediamo al Consiglio interventi per abbattere i costi delle pratiche dei Confidi, una riduzione dei costi contributivi e interventi per l’ambulantato».

Le audizioni si sono concluse con l’intervento del presidente dell’Anci, Emiliano Deiana, che ha parlato anche a nome di Aisel e Aicre. «Serve riaprire la vertenza entrate – ha dichiarato Emiliano Deiana – insieme a quella degli accantonamenti e rivedere il sistema istituzionale sardo». Emiliano Deiana ha auspicato una modifica della riforma degli Enti locali, alla luce della mancata soppressione delle Province, ed ha denunciato il taglio di 300 milioni ai Comuni nel periodo 2009-2014. «Il sistema dei Comuni – ha aggiunto Emiliano Deiana – si regge solo sul fondo unico e bene fa l’assessore ad insistere per la regionalizzazione della finanza locale». Sui temi specifici della manovra, il presidente Anci, ha chiesto un incremento degli stanziamenti per il Reis e scelte strategiche per affrontare due questioni fondamentali: le zone interne e lo spopolamento.  

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Sarà modificato l’articolo 3 dell’ultima legge Finanziaria che metteva a disposizione 14 milioni di euro per l’acquisto di eccedenze di pecorino romano da destinare agli indigenti. La gran parte delle risorse (12 milioni di euro) sarà trasferita direttamente ai pastori come misura di sostegno al reddito, 2 milioni rimarranno invece nel fondo per l’acquisto del formaggio a scopi sociali.   

E’ quanto emerso questa mattina dal confronto in commissione “Attività Produttive” tra l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria, le associazioni di categoria ed i rappresentanti della cooperazione.

«Abbiamo accolto la proposta dell’Oilos – ha spiegato l’assessore Caria – non è questa una soluzione di carattere strutturale, siamo consapevoli che non risolveremo il problema del calo del prezzo del latte ma in questo momento di emergenza 12 milioni di euro possono dare un piccolo sollievo alle aziende. Ogni pastore riceverà circa 4 euro a capo dietro la presentazione di una certificazione delle produzioni di latte del 2016.»

Una decisione accolta con favore dalle organizzazioni di categoria: «E’ un provvedimento che sollecitavamo da tempo – ha detto il presidente di Confagricoltura Luca Sanna – la pastorizia ha subito un danno di circa 200 milioni di euro dal calo del prezzo del latte. Il sostegno al reddito è vitale». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente di Coldiretti Battista Cualbu che ha auspicato tempi rapidi per l’erogazione delle risorse, mentre qualche perplessità è stata sollevata dal presidente di Legacoop Claudio Atzori: «Non è un provvedimento che viene incontro alle esigenze dei trasformatori e non incide sul prezzo del latte – ha detto Claudio Atzori – è una risposta al mal di pancia dei produttori. Si cominci a vedere in quali settori le risorse stanziate hanno prodotto benefici, solo così potranno essere messi in campo interventi strutturali». Nettamente contrari i consiglieri di minoranza Gigi Rubiu, Mariano Contu e Marco Tedde che hanno parlato di “elemosina offensiva” per le aziende agropastorali e chiesto di pensare invece a un intervento più corposo a sostegno del mondo delle campagne.

«Questo è solo un piccolo intervento per tamponare l’emergenza – ha replicato Pierluigi Caria – cercheremo di trovare altre risorse nelle pieghe del bilancio da  destinare al comparto agricolo.»

Il presidente Luigi Lotto ha assicurato l’impegno della Commissione ad esaminare in tempi rapidi il provvedimento, una volta approvato dalla Giunta, per poi sottoporlo all’attenzione dell’Aula.

Successivamente l’assessore Pierluigi Caria ha illustrato alla Commissione l’attività dell’esecutivo sul fronte delle calamità naturali. «Ci sono tre partite aperte – ha spiegato Pierluigi Caria – per i danni delle nevicate la Sardegna è stata inserita nel decreto per il terremoto. 76 comuni sardi potranno presentare domanda per il risarcimento dei danni. Sulle gelate, invece, si è chiesta una deroga al Decreto ministeriale 102. Stiamo verificando l’ammontare dei danni, in seguito procederemo alla richiesta delle risorse. Sulla siccità è stata infine presentata una richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per l’intera Isola. Il vero problema è che il Fondo Nazionale di solidarietà, al quale farà riferimento anche la Sardegna, ha una esigua dotazione finanziaria. Attualmente sono disponibili solo 15 milioni di euro per tutta l’Italia». A questo proposito, su proposta del consigliere Piero Comandini, la Commissione approverà nei prossimi giorni una risoluzione per chiedere a Giunta e parlamentari un intervento nei confronti del Governo per l’integrazione del Fondo.

Pierluigi Caria ha poi parlato della situazione degli invasi: «I bacini hanno ancora una discreta riserva d’acqua. Le restrizioni per l’uso in agricoltura sono preventive – ha detto l’assessore – l’emergenza riguarda la Nurra e l’Iglesiente. E’ un problema ciclico al quale occorre porre rimedio con interventi strutturali». Pierluigi Caria ha confermato lo stanziamento di 50 milioni di euro per la messa a norma e riqualificazione di tutte le dighe sarde. Altri 30 milioni di euro, del Fondo FSC, saranno invece destinati ai Consorzi di Bonifica.

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Vanno avanti in Commissione Bilancio le audizioni sulla Manovra Finanziaria 2017. La seduta odierna è stata interamente dedicata all’agricoltura con particolare riferimento alla crisi del settore lattiero-caseario e alle misure da mettere in campo per provare ad arginarla. L’organismo consiliare, guidato da Franco Sabatini, ha sentito in audizione i rappresentanti di Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri, i rappresentanti dei pastori e il vicepresidente della Regione Raffaele Paci in sostituzione del presidente Pigliaru che ha assunto l’interim dell’Agricoltura dopo le dimissioni dell’assessore Elisabetta Falchi.

L’esponente dell’esecutivo ha illustrato alla Commissione le proposte della Giunta per il superamento della crisi determinata dal crollo del prezzo del latte ovino. Quattro le linee direttrici del documento messo a punto dall’assessorato, alcune di natura congiunturale, altre a lungo termine. «E’ necessario individuare soluzioni con ricadute positive per tutta la filiera – ha detto Paci – la Regione non può stabilire il prezzo del latte ma può invece fare molto per migliorare la filiera produttiva».

Per affrontare le emergenze Paci ha proposto tre diverse misure: 1) un fondo di 4 milioni di euro per la “rottamazione” dei capi ovini di età superiore ai 4 anni in modo da abbassare la quantità del latte prodotto;  2) l’inserimento del pecorino romano nell’elenco dei formaggi da acquistare con i fondi del bando Agea e da destinare agli indigenti; 3) un contributo per ridurre i costi di trasporto per le aziende che operano in zone di montagna.

Due invece gli interventi strutturali: un fondo da 8 milioni di euro per la diversificazione del prodotto e uno (da quantificare) per la destagionalizzazione delle produzioni.

Il vicepresidente della Giunta ha poi illustrato alla Commissione gli strumenti messi in campo per facilitare l’accesso al credito delle aziende agropastorali. «Ci sono misure già operative come l’accordo firmato da Regione e Abi che consente ai pastori di ottenere l’anticipazione del 100% dei contributi relativi a misure del Psr come l’indennità di compensazione e il benessere animale – ha affermato Paci – abbiamo inoltre già messo a disposizione 7 milioni di euro per potenziare il sistema dei Consorzi Fidi. Entro 15 giorni saranno invece attivati gli aiuti in conto interessi per il credito di esercizio. In questo caso la somma stanziata è di 2,5 milioni di euro». Altre due misure su cui si punta molto per venire incontro alla filiera sono il pegno rotativo e il pecorino bond: «La prima consentirà alle aziende di trasformazione di dare in garanzia le forme di pecorino romano per ottenere prestiti dalle banche. La seconda, invece, permetterà di trovare altri strumenti finanziari alternativi al credito. In questo caso potranno essere ricercate nuovi canali di finanziamento offrendo in pegno la propria produzione».

Altri interventi riguardano, infine, l’accelerazione dei pagamenti del PSR 2014-2020. Il mondo delle campagne deve infatti ricevere ancora 64 milioni di euro sui 156 complessivi. Il direttore generale dell’assessorato Sebastiano Piredda ha annunciato che questa mattina sono stati autorizzati i primi pagamenti per 2,5, mentre altri 10 saranno disponibili entro gennaio. Nella prima decade di febbraio, inoltre, si spera di ottenere l’85% delle anticipazioni sulle indennità compensative, circa 26 milioni di euro. La Regione infine chiederà di avere anche l’anticipazione dei premi per il benessere animale che, in caso di esito positivo, consentirebbe al comparto di incassare una cifra considerevole “tra i 52 e i 60 milioni di euro”.

E’ stato poi il turno delle associazioni di categoria che hanno espresso un giudizio critico sulla manovra. «La Finanziaria 2017 mette a disposizione 311 milioni di euro ma sono somme del Psr (153 milioni) o destinate a finanziare l’apparato (144 milioni di euro per le agenzie, i consorzi di bonifica e le associazioni degli allevatori) – hanno detto i rappresentanti di Copagri, Cia e Confagricoltura – per i produttori non c’è nulla». Alfonso Orefice di Coldiretti ha definito la manovra incoerente rispetto al Documento di programmazione economica regionale. «Manca un obiettivo, mancano le scelte strutturali e un piano a lungo termine. Se ne prenda atto».

Le associazioni dei pastori hanno invece sollecitato misure rapide per dare ristoro al mondo delle campagne. «Le aziende hanno bisogno di liquidità – ha detto il leader del Movimento pastori sardi Felice Floris – lo strumento sono gli aiuti de minimis della legge 15. I pastori sono disperati, servono risposte immediate». Anche Fortunato Ladu, pastore e attivista delle campagne, ha sottolineato l’esigenza di stanziare somme immediatamente disponibili. «Il 50% delle aziende non è bancabile – ha detto Ladu – inutile rivolgersi agli istituti di credito. Sarebbe invece utile e urgente ottenere dall’Inps la sospensione dei pagamenti previdenziali».   

Richiesta alla quale si sono unite, con qualche distinguo, le organizzazione di categoria. Secondo il segretario di Confagricoltura Luca Sanna la crisi si sarebbe potuta evitare con una seria programmazione: «I trasformatori hanno però rifiutato di sottoscrivere il piano per la produzione di pecorino romano – ha detto Sanna – i pastori sono stanchi di subire le conseguenze degli errori altrui. Per evitare questo serve un Authority del latte alla quale affidare poteri sanzionatori. Deve però essere un soggetto terzo, siamo contrari alla istituzione di un servizio dedicato al settore ovricaprino presso la Direzione Generale dell’Assessorato all’Agricoltura».

Il coordinatore di Copagri Pietro Tandeddu ha invocato maggior senso si responsabilità da parte di tutti gli operatori: «La crisi è dovuta alla sovraproduzione di pecorino romano – ha sottolineato Tandeddu – il settore deve essere capace di autoregolamentarsi. Non è ammissibile andare contro la regola principe del mercato della domanda e dell’offerta. I trasformatori puntino su altre produzioni. Gli incentivi devono essere finalizzati alla diversificazione dei prodotti caseari».

Martino Scanu, presidente della Cia ha infine suggerito un’accelerazione delle procedure per l’erogazione dei premi del Psr «E’ questo un modo per garantire liquidità alle aziende – ha detto Scanu – occorre allo stesso tempo impedire che le scorte di formaggio vengano svendute. Come? Ritirando dal mercato una quantità significativa di pecorino romano in attesa di tempi migliori».

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini, al termine delle audizioni, ha assicurato l’impegno del Consiglio a lavorare insieme alla Giunta per una soluzione condivisa. «In questo momento le polemiche non servono a nulla, occorre individuare strumenti efficaci per dare sostegno al mondo delle campagne». La crisi del settore lattiero-caseario sarà affrontata dall’Assemblea il prossimo 1° febbraio con la discussione della risoluzione approvata ieri dalla Commissione “Attività Produttive”.  

Procede in Quinta Commissione del Consiglio regionale l’esame del Testo Unico sull’apicoltura che unifica le proposte di legge n. 45 (Oscar Cherchi e più) e n. 61 (Piero Comandini e più).

Il parlamentino delle “Attività produttive”, presieduto da Luigi Lotto (Pd), ha sentito in mattinata i rappresentanti delle associazioni agricole, della cooperazione e delle organizzazioni dei produttori. Diversi i suggerimenti arrivati ai commissari per l’integrazione del testo e l’armonizzazione con le altre misure nazionali ed europee destinate all’allevamento delle api.

Il coordinatore regionale di Copagri, Pietro Tandeddu, ha posto l’accento sulla necessità di incentivare l’aggregazione degli apicoltori valorizzando il ruolo delle organizzazioni dei produttori.  Su questo punto, il rappresentante di Copagri ha chiesto alla Commissione di eliminare dal testo i riferimenti generici ad associazioni di apicoltori in materia di formazione professionale. «Il rischio – ha detto – è che si delegittimino le O.P, uniche associazioni riconosciute dalla legge». Tandeddu ha poi auspicato una maggiore attenzione per l’apicoltura “che produce reddito” da non confondere con quella di natura hobbistica.

Luca Sanna, presidente di Confagricoltura, si è soffermato sul tema della formazione professionale invocando un innalzamento della qualità. «Non bastano più le 40-50 ore dei corsi organizzati da Laore, per formare un apicoltore professionista ne servono almeno 200. Le lezioni devono essere quanto più istituzionalizzate, la presenza delle associazioni apistiche è superflua». Insufficiente, per Sanna, la dotazione di 2 milioni di euro prevista dal provvedimento: «Queste risorse – ha detto il presidente di Confagricoltura – non bastano per raggiungere gli ambiziosi obiettivi della legge».

Martino Scanu, presidente della CIA, ha espresso apprezzamento per la decisione di dotare il settore di una legge organica. «L’aspetto più interessante è il tentativo di inquadrare l’apicoltura come una attività “nomade”. Con piccole correzioni si può consentire agli operatori di lavorare al meglio e di trarre reddito dalle loro attività».

Concetto approfondito da Sergio Cardia, presidente di AGCI, che ha sottolineato l’esigenza di riconoscere agli apicoltori gli incentivi per l’uso del gasolio agricolo: «Le arnie vengono spostate continuamente, è ingiusto non riconoscere agli operatori la possibilità di pagare meno il carburante per i loro mezzi di trasporto». Il rappresentante del mondo della cooperazione ha inoltre invitato la commissione ad inserire nella legge un articolo specifico sulla ricerca e l’innovazione delle aziende.

Francesco Caboni, segretario dell’O.P “Terrantiga” ha suggerito una modifica alle disposizioni sugli investimenti aziendali: «L’erogazione dei contributi deve favorire chi svolge attività economiche – ha detto Caboni – occorre prevedere aiuti per l’acquisto di arnie, pacchi d’api, attrezzature per lo smielamento e la trasformazione del prodotto, mezzi di trasporto adeguati». Caboni ha infine rimarcato l’esigenza di una formazione di alto livello rivolta alle aziende: «C’è la necessità di un know how molto avanzato, sarebbe per questo utile confrontarsi con gli altri operatori internazionali (americani e australiani) per apprendere nuove tecniche  di allevamento e suggerimenti sul fronte del marketing e della commercializzazione dei prodotti». 

Nel corso dell’audizione si sono approfondite anche le questioni relative ai programmi di riforestazione degli areali di interesse apicolo, alla tutela degli ecotipi locali e non solo della specie di ape italiana “Spinola”, alle nuove disposizioni sanitarie e all’esigenza di controlli più efficaci per scongiurare l’introduzioni in Sardegna di malattie e parassiti.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

I rappresentanti delle organizzazioni agricole hanno aperto in Terza commissione la giornata dedicata alle audizioni sulla Manovra finanziaria, illustrata ieri, nel parlamentino del Bilancio presieduto da Franco Sabatini (Pd), dall’assessore della Programmazione, Raffaele Paci.

Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri, ha lamentato il ritardo con il quale è stata presentata la Manovra e soprattutto ha rivolto critiche all’esecutivo regionale per le scarse risorse a disposizione del comparto agricolo. Tandeddu ha quindi ribadito che le risorse comunitarie devono essere considerate aggiuntive  rispetto a quelle regionali e ricordato le rigidità che caratterizzano la spendita dei fondi Feasr (il programma di fondi europei per l’agricoltura).

«In ogni caso – ha denunciato il coordinatore di Copagri – se togliamo dal bilancio regionale gli stanziamenti per le agenzie e consorzi fidi, alle imprese agricole resta lo 0,1% delle somme complessivamente stanziate nella Manovra 2015». Tandeddu ha quindi auspicato l’impegno della Commissione per garantire adeguate risorse ai consorzi fidi in agricoltura, per favorire le aggregazioni dei produttori, per incrementare i fondi destinati ai centri di assistenza agricola e per il microcredito in agricoltura.

Il coordinatore Copagri ha inoltre lamentato come nell’annunciato piano regionale per le infrastrutture, finanziato con il ricorso ad un mutuo di 600 milioni di euro, non vi è traccia di proposte per realizzare infrastrutture al servizio dell’agricoltura. Tandeddu ha quindi concluso il suo intervento proponendo un piano di dismissioni delle terre pubbliche per destinarle alle attività agricole ed ha denunciato come dal 2012 al 2015 i fondi destinati alle organizzazioni agricole abbiano subito un taglio pari al 61%.

Il direttore regionale di Coldiretti, Luca Saba, ha marcato le distanze dalla finanziaria approvata lo scorso 23 dicembre dalla Giunta, «non solo per l’esiguità delle risorse a disposizione» ma soprattutto – così ha spiegato Saba – per l’assenza di strategia per il settore agricolo sardo». «Non registriamo differenze rispetto al passato – ha aggiunto il direttore Coldiretti – nonostante gli annunci e le promesse di rilancio fatte dal presidente della Regione. La nostra posizione critica, dunque, non cambia e evidenziamo che i 10 milioni “manovrabili” in più, rispetto al 2014, sono quelli destinati ai consorzi di bonifica».

A giudizio di Coldiretti nella Manovra non vi è traccia del riassetto del debito agricolo e si registrano diminuzioni negli stanziamenti destinati ai consorzi fidi (meno 300 milioni) e per i consorzi di “difesa” (meno 600 milioni). Saba ha poi criticato duramente l’esiguità del fondo per la partecipazione alle fiere, sottolineando come nell’anno dell’Expò la Regione sarda stanzi solo 750mila euro («non si investe dunque in una manifestazione di fondamentale importanza per l’agroalimentare»).

Il direttore della Coldiretti ha concluso denunciato una riduzione degli stanziamenti a favore delle organizzazioni agricole «in una misura non proporzionale a quanto fatto per le organizzazioni degli altri settori che anzi vedono aumentare le relative dotazioni». «Non faccio bottega – ha dichiarato Luca Saba – ma difendo la dignità delle organizzazioni agricole e invito la commissione regionale a verificare le relative rendicontazioni di spesa».

Luca Sanna, presidente di Confagricoltura, ha lamentato come dall’esame della Manovra 2015 emerga «la preoccupante assenza di una concreta programmazione per il rilancio del comparto agricolo sardo». Sanna ha quindi rivolto l’invito alla Regione perché si occupi del cosiddetto debito in agricoltura. «Il comparto agricolo sardo – ha spiegato – non è più in grado di indebitarsi e di conseguenza non è più nelle condizioni di investire per lo sviluppo».

Un ulteriore sottolineatura critica è stata rivolta a proposito della priorità di spesa dei fondi Ue rispetto ai fondi regionali e Sanna ha denunciato il pericolo che i fondi comunitari non possano essere spesi per mancanza della quota parte di cofinanziamento privato, previsto per la realizzazione della maggior parte delle misure europee.

Il rappresentante di Confagricoltura ha concluso il suo intervento rimarcando l’assenza di soluzioni per ciò che attiene la continuità territoriale per le merci e la riduzione del costo dell’energia per le aziende agricole.

Il presidente della Cia, Martino Scanu, nel ribadire le critiche espresse dai suo omologhi  di Copagri, Coldiretti e Confagricoltura, ha dichiarato la propria “insoddisfazione per i livelli di attenzione e la quantità di risorse destinate all’agricoltura”. «Con la Manovra 2015 – ha spiegato Scanu – resta insoluta la partito del debito e il tutto significa che per l’intero comparto non c’è alcuna possibilità di ricorrere al credito per fare investimenti». «Chiediamo alla Giunta e alla Regione – ha concluso il presidente Cia – di essere conseguente alle dichiarazioni fatte riguardo al rilancio del comparto agricolo sardo».

Franco Sabatini 2 copia

Il presidente della 3ª commissione del Consiglio regionale, Franco Sabatini, a conclusione delle audizioni sul documento di programmazione unitaria 2014-2020, ha annunciato che si sta lavorando «per cancellare del tutto l’#Irap, dopo averla ridotta sensibilmente nella passata Legislatura, e abbassare il costo del lavoro in Sardegna, ipotizzando un intervento della Regione sul cuneo fiscale, sono queste le sfide che devono impegnare la politica sarda, le organizzazioni delle imprese e quelle dei lavoratori.»

«Vogliamo realizzare una vera zona franca – ha aggiunto il consigliere del Pd – fatta di fiscalità di vantaggio e sburocratizzazione, ad incominciare dall’istituzione di un direttorio per il funzionamento dello sportello unico per le imprese (Suap) che cancelli tutte le disposizioni inadeguate del passato». «Dobbiamo lavorare insieme – ha concluso Sabatini – per trasformare il nostro territorio in uno straordinario attrattore di investimenti e di imprese che sappiano garantire sviluppo, reddito e lavoro buono per i sardi».

Con le dichiarazioni del presidente della Commissione si è così concluso il ciclo di audizioni sulla programmazione dei fondi comunitari che questa mattina ha registrato gli interventi dei rappresentanti dell’Anci (Emidio Contini), dell’Asel (Roberto Marchi), di Copagri (Pietro Tandeddu), della Confagricoltura (Luca Sanna), di Coldiretti (Battista Cualbu e Luca Saba), di Confindustria (Alberto Scano, Maurizio Depascale e Roberto Bormioli), della Css (Giacomo Meloni), della Confsal (Elia Pili) e della Cisal (Arturo Maulu). Le associazioni dei Comuni, del mondo agricolo, delle imprese e dei lavoratori hanno consegnato al presidente della Commissione i rispettivi documenti, contenenti valutazioni e proposte sul documento della Giunta in materia di programmazione unitaria 2014-2020 e che, entro il prossimo 22 luglio, dovrà essere trasmesso a Bruxelles, per la predisposizione dei piani operativi Fesr (fondo per lo sviluppo delle regioni), Fse (fondo sociale europeo), Psr (piano di sviluppo rurale) e Fsc (fondo di sviluppo e coesione).

L’intendimento della commissione consiliare è quello di portare all’esame dell’assemblea regionale un ulteriore documento che tenga conto delle posizioni espresse dalle rappresentanze del mondo economico e sociale dell’Isola. Tutti gli intervenuti hanno sottolineato l’urgenza dettata dalla ristrettezza dei tempi e hanno convenuto riguardo ad una marcata genericità riscontrabile nelle linee di indirizzo varate dalla Giunta lo scorso 28 maggio. Evitare l’eccessiva parcellizzazione degli interventi e garantirne una efficace concentrazione, insieme con le scelte strategiche che disegnino un nuovo sviluppo per la Sardegna, sono le ulteriori indicazioni condivise che sono emerse nel corso delle audizioni. Dove, non sono mancate le sottolineature critiche riguardo la scarsa capacità di spesa dei fondi comunitari dimostrata nel precedente settennio, insieme con gli auspici per una più efficace programmazione delle risorse europee per il periodo 2014-2020 e una spesa più rapida e con un  più elevato livello qualitativo, da raggiungersi attraverso una vera e propria azione rivolta alla sburocratizzazione degli apparati e delle procedure in capo alla pubblica amministrazione.