21 December, 2025
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Il dirigente del 4° settore del comune di Carbonia ha firmato la determina di nomina della commissione giudicatrice per la gara d’appalto dei servizi di igiene urbana e ambientale. E’ composta dal presidente ing. Enrico Maria Potenza e dai commissari ing. Giovanni Tocco e ing. Alessandro Di Gregorio.

Il valore stimato dell’appalto per gli otto anni di durata del contratto, ai sensi dell’art.14 del Codice, è pari a € 34.080.413,12 di cui € 33.360.413,12 quale costo per i servizi base e € 720.000,00 quale costo stimato del servizio di ritiro sfalci e triturazione a carico degli utenti richiedenti; 1/4 – l’importo complessivo a base di gara è pari a € 33.360.413,12, di cui € 32.276.013,12 per servizi (compreso dei costi della manodopera per € 19.620.386,96) ed € 84.400,00 per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso, oltre iva di legge.

Il termine ultimo per la presentazione delle offerte era fissato alle ore 18.00 del 10/09/2025 e la prima seduta di gara si è tenuta alle ore 9.00 dell’11/09/2025. Entro il termine di scadenza fissato sono pervenute 7 offerte: Ciclat Trasporti Ambiente Soc. Coop. con sede legale in Ravenna; COSIR s.r.l. con sede legale in Roma, in Avvalimento con Docks Lanterna S.p.A. con sede legale in Genova; De Vizia Transfer S.p.A. con sede legale in Torino; R.T.I. Gial s.r.l. (Mandataria) con sede legale in Taviano (LE) / Impregico s.r.l. (Mandante) con sede legale in Taranto; Idealservice soc. coop. con sede legale in Pasian di Prato (UD); Raccolgo srl con unico socio con sede legale in M odugno – Bari; TEKNOSERVICE s.r.l. con sede legale in Piossasco (TO);

 

Domenica 19 ottobre è stata commemorata, con una breve e sentita cerimonia nel piazzale del parcheggio del supermercato LIDL, la tragedia mineraria di Schisòrgiu in cui perirono 14 minatori e 8 rimasero feriti, nel più grave incidente sul lavoro mai accaduto in Sardegna. Certamente i poveri lavoratori carboniferi meritano un luogo più dignitoso ed idoneo di un piazzale per parcheggio come, ad esempio, la sistemazione di un terreno che si trova all’esterno dell’area recintata. Su questa ipotesi c’è un accordo di massima con l’attuale civica amministrazione di Carbonia ed interlocuzioni con un proprietario del suddetto terreno vicino. Si vedrà come andrà a finire.

La cerimonia è iniziata con il discorso introduttivo di Pierino Agus, presidente dell’associazione Amici della Miniera, che si occupa da alcuni anni anche di questa sentita celebrazione. Pierino Agus ha ricordato che la tragedia mineraria di Schisòrgiu si colloca tra i tanti incendi sul lavoro accaduti nel bacino carbonifero del Sulcis nel quale vi furono numerosissimi feriti e oltre 450 minatori morti, in ricordo dei quali si sta pensando di sistemare proprio un Memoriale monumentale, con i nominativi dei caduti, in uno spazio della Grande Miniera di Serbariu. Su questa idea sembrerebbe che sia d’accordo la stessa amministrazione civica di Carbonia ed è probabile che possa essere invitato all’inaugurazione del Memoriale il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con alte cariche dello Stato, rappresentanti del governo e delle due Camere, della nostra Regione Autonoma della Sardegna, di personalità religiose, militari e civili.
Subito dopo, come componente dell’associazione Amici della Miniera, ho ricordato le vere ragioni di queste tragedie. In una lettera riservata il prefetto di Cagliari, dott. Tito Cesare Canovai, chiedeva all’ing. Enrico Cori, Capo del Distretto Minerario della Sardegna, le ragioni di questi frequenti e numerosi incidenti minerari. L’ing. Enrico Cori rispose alla missiva del prefetto Tito Cesare Canovai, elencando tre cause fondamentali: il rapido incremento della produzione carbonifera giornaliera tanto da dover raggiungere una produzione di un milione di tonnellate all’anno; l’impiego di manodopera non specializzata, senza alcun addestramento e senza formazione professionale; e la deficienza di personale tecnico direttivo in particolare ingegneri soprattutto carboniferi.
Successivamente, a conclusione della cerimonia, il parroco don Giampaolo Cincotti, ha osservato che se questi adempimenti sulla sicurezza nel lavoro fossero stati predisposti dalle società minerarie carbonifere, certamente si sarebbero avuti meno incidenti sul lavoro e molte tragedie minerarie non sarebbero mai esistite.
Infine, guidati da don Giampaolo Cincotti, con le preghiere, i presenti hanno ricordato i poveri minatori caduti, veri martiri del lavoro.
Mauro Pistis
 

Il presidente della Provincia del Sulcis Iglesiente, Mauro Usai, questo pomeriggio, nella prima riunione del Consiglio post insediamento, ha conferito le deleghe ai consiglieri. Il vice presidente è Gianluigi Loru, sindaco del comune di Perdaxius, consigliere più votato.

Di seguito lo schema completo.

Ambiente, Agricoltura Caccia e pesca e vicepresidente: Gianluigi Loru

Ambito e funzioni principali: tutela ambientale e economia circolare, tutela della fauna selvatica, piani di gestione sostenibile; supporto all’agricoltura e alle filiere locali, miglioramento e recupero dell’efficienza delle infrastrutture irrigue; pianificazione e gestione sostenibile delle attività venatorie, gestione condivisa e trasparente delle politiche faunistico-venatorie. sviluppo del settore pesca e con particolare attenzione alla pesca del tonno, alle zone umide e alla biodiversità.

Viabilità, Trasporti e Infrastrutture strategiche: Sasha Sais

Ambito e funzioni principali: programmazione, manutenzione e messa in sicurezza della rete viaria provinciale; coordinamento degli interventi infrastrutturali di rilevanza territoriale. Integrazione del trasporto pubblico locale, pianificazione della mobilità sostenibile, collegamenti portuali e intermodali, accessibilità alle aree interne.

Istruzione superiore e universitaria: Daniela Massa

Ambito e funzioni principali: programmazione di un sistema formativo di qualità, inclusivo e connesso alle vocazioni produttive del territorio: programmazione dell’offerta formativa e raccordo con USR e Regione. Alta formazione e università diffusa; Orientamento, inclusione e contrasto alla dispersione Innovazione didattica e digitalizzazione.

Bilancio, Programmazione strategica e Attrazione di risorse: Pietro Morittu

Ambito e funzioni principali: coordinamento finanziario e controllo della spesa, pianificazione strategica provinciale e coordinamento con programmazione territoriale con il Programma Regionale FESR 2021-2027, Just transition fund e con gli altri strumenti regionali di programmazione, partecipazione a bandi europei e nazionali, attrazione di investimenti pubblici e privati.

Industria, Energia e Attività produttive: Romeo Ghilleri

Ambito e funzioni principali: promuovere uno sviluppo economico sostenibile, competitivo e integrato nel territorio provinciale, favorendo la transizione ecologica delle imprese, il rilancio dei poli industriali, la diversificazione produttiva e la piena valorizzazione delle risorse energetiche locali.

Patrimonio: Pierangelo Rombi

Ambito e funzioni principali: valorizzazione efficiente, trasparente e valorizzante del patrimonio provinciale.

Turismo e valorizzazione del territorio: Maria Beatrice Collu

Ambito e funzioni principali: promozione turistica, marketing territoriale, identità e memoria storica, eventi di valorizzazione e reti museali.

Pari opportunità, Coesione sociale e Politiche giovanili: Isangela Mascia

Ambito e funzioni principali: coordinamento delle politiche socio assistenziali territoriali, promozione dell’uguaglianza di genere, inclusione sociale, partecipazione giovanile e contrasto alle disuguaglianze territoriali.

 

La flotta “No speculazione energetica” manifesterà domenica 26 ottobre da Carloforte a Portoscuso. La manifestazione vedrà la partecipazione di autorità locali, in particolare a Portoscuso, dei rais delle tonnare e di alcuni pescatori. E’ organizzata dal Comitato no speculazione energetica Carloforte e aperta a tutti: a chi vuole manifestare via mare rimanendo in barca in porto, a chi vuole fare la traversata da Carloforte a Portoscuso o a chi preferisce rimanere a terra. Non ha connotazione politica.

«La nostra etica di difesa del mare, dell’ambiente dell’isola di San Pietro, del Sulcis Iglesiente e della Sardegna in generale, è unitaria e supera le divisioni dei partiti.»

Sono nove gli impianti eolici offshore per cui è stata fatta richiesta di allaccio alla rete elettrica nel Sud Ovest della Sardegna: in totale si contano circa 500 aerogeneratori. La prima multinazionale proponente è stata l’Ichnusa Wind Power (2020).

La recente emissione di un parere sul sito del MASE (Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) a seguito della chiusura della procedura di Valutazione impatto ambientale (VIA) è stato il principale motivo della manifestazione a mare da noi organizzata l’11 ottobre a Carloforte, la cosiddetta flottiglia, nel timore che tale parere possa essere positivo e si proceda all’installazione dell’impianto offshore Ichnusa Wind Power (definito “parco” eolico), a nord ovest dell’Isola di San Pietro, davanti a Portoscuso. Installazione che richiederebbe circa 4 anni di lavori e conseguente inquinamento sonoro ed elettromagnetico.

L’impatto ambientale del solo progetto Ichnusa Wind Power è desumibile dalle dimensioni: 42 turbine eoliche alte circa 300 mt. (come un grattacielo di oltre 90 piani) basate su piattaforme semisommergibili triangolari con 6 cavi di ormeggio (due per ogni vertice) e 6 piloni cilindrici – diametro 2.44 mt., alti 49 mt. – infissi profondamente sul fondale marino che nell’area interessata è di profondità variabile da 300 ad oltre 700 mt. In totale l’impianto misura circa 30 km di  lunghezza, circa 10 km. di larghezza (occupa un’area di mare più vasta dell’isola di Sant’Antioco), dista dalla costa 19 miglia marine e ha una potenza complessiva di 504 MW.

Impianti industriali mastodontici di tali dimensioni costituiscono una grave  minaccia alla Sardegna e al suo mare, noti per essere un unicum al mondo di biodiversità.

Le osservazioni in opposizione presentate al MASE dal Comitato no speculazione energetica Carloforte riguardano l’intorbidimento delle acque causato dai lavori di cantiere, i rumori costanti, dati dalla rotazione delle pale e, su sollecitazione del moto ondoso di superficie, dagli schiocchi dei cavi di ormeggio dalle piattaforme ai piloni di ancoraggio. Altro elemento di disturbo: una selva di cavi che costituisce barriera per i tonni, l’elettromagnetismo derivante dal cavidotto lungo circa 50 chilometri, interrato sul fondale, di conduzione a terra dell’energia prodotta fino alla stazione di Portovesme e alla connessione con la rete Terna.

«Lo scopo del nostro Comitato è anche quello di garantire una transizione energetica che sia davvero ecologica per la nostra comunitàsottolinea il presidente Salvatore Obino -. Nel caso dell’isola di San Pietro e del Sulcis Iglesiente vogliamo fare notare come sia assurdo compromettere in modo irreversibile un ecosistema marino mediamente sano per raggiungere obiettivi di produzione di energia rinnovabile discutibili in termini quantitativi e qualitativi, comunque realizzabili in modo meno impattante per l’habitat. Mai una minaccia ambientale così epocale e irreversibile si è presentata di fronte alla comunità di Carloforte e delle altre coste della Sardegna! 

Il business delle imprese cosiddette green si basa sullo sfruttamento di beni comuni, come il mare e il vento e interessa, nel caso dell’impianto eolico offshore Ichnusa Wind Power, specie animali migratorie come il tonno rosso (Thunnus Thynnus) e il falco della regina (Falco Eleonorae), elementi identitari dell’isola di San Pietro e della vicina costa del Sulcis Iglesiente, specie considerate da recenti provvedimenti normativi di tutela della biodiversità, esse stesse patrimonio del pianeta, come indicato nella relazione scientifica per ICCAT del biologo marino Antonio Di Natale di prossima pubblicazione, gentilmente anticipata al nostro comitato. 

Secondo l’esperienza storica, le rotte migratorie del tonno rosso non possono essere alterate dall’intervento umano (specie con un impianto industriale e cavidotto elettrico di tale portata). Temiamo che tale mega impianto possa deviare la rotta del tonno rosso oltre a costituire un serio pericolo per la sicurezza della navigazione e il rischio di impatto sul turismo. Per le comunità di Carloforte e Portoscuso la fine delle tonnare significherebbe la perdita di un importante patrimonio identitario, che rappresenta elemento significativo dell’economia locale.

Siamo quindi passati a organizzare una flotta, che colleghi simbolicamente i due porti.

Invitiamo i cittadini tutti a partecipare alla manifestazione considerando l’ art. 9 della Costituzione Italiana, inserito tra i principi fondamentali della Repubblica, che oltre la promozione dello sviluppo della cultura, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione prevede di tutelare l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle nuove generazioni.»

Cinquanta Donne del Vino da tutta Italia, guidate dalla presidente Daniela Mastroberardino, saranno in Sardegna dal 23 al 26 ottobre per un viaggio studio che intreccia cultura, ricerca scientifica e tradizioni enogastronomiche.

L’isola, terra di vitigni autoctoni e di straordinaria longevità, accoglierà le protagoniste dell’Associazione nazionale Le Donne del Vino in un percorso di approfondimento dedicato ai vitigni sardi, ai segreti della lunga vita e ai valori di una comunità che ha saputo custodire la propria identità.

Cuore del programma sarà la tavola rotonda “Vino e longevità”, in calendario sabato 25 ottobre a Lanusei, nel cuore dell’Ogliastra, una delle aree appartenenti alle Blue Zone del mondo, le cinque regioni (insieme a Okinawa in Giappone, Ikaria in Grecia, Nicoya in Costa Rica e Loma Linda in California) dove la speranza di vita è più alta della media globale.

All’incontro interverranno esperti di viticoltura, medicina e cultura del vino, tra cui Gianni Lovicu (Agris Sardegna, progetto Akìnas), Luca Deiana (già docente Università di Sassari, studioso dei centenari), Mariano Murru (presidente Assoenologi Sardegna) e Angelo Concas (enogastronomo e sommelier). A moderare sarà Rossella Pisano, socia dell’Associazione e maestro assaggiatore di vino.

A seguire, una masterclass dedicata al Cannonau, simbolo dell’isola e vino emblema di salute e convivialità, e un pranzo nella suggestiva località di Perdefroris, nel cuore della Blue Zone, dove le Donne del Vino scopriranno i piatti della tradizione.

Non mancheranno momenti di scoperta del territorio e di approfondimento enologico, come la visita alla Cantina Argiolas e la masterclass sul Carignano ospiti della Cantina di Santadi, tra le più rappresentative dell’isola. Le Donne del Vino scopriranno le diverse sfumature di questo vitigno, coltivato ancora a piede franco su terreni sabbiosi che guadano il mare. La masterclass sarà guidata dal giornalista Ivan Paone.

La sera di venerdì 24 ottobre sarà dedicata a un viaggio sensoriale tra i sapori e le tradizioni della Sardegna con una cena al Convento San Giuseppe di Cagliari, ad accogliere le ospiti la padrona di casa Maria Luisa Carcangiu Bayre e la delegata delle Donne del Vino di Sardegna Nina Puddu. La cena sarà accompagnata dai vini offerti dalle Donne del Vino sarde: un’occasione per celebrare l’incontro tra l’ospitalità isolana e la cultura vitivinicola femminile italiana.

«Questo viaggio nasce dal desiderio di unire conoscenza e relazione – spiega Daniela Mastroberardino, presidente nazionale delle Donne del Vino -. In Sardegna, terra di centenari e di vitigni antichi, cerchiamo le radici della longevità non solo nel DNA ma nello stile di vita, nella comunità, nel tempo condiviso. È lo stesso spirito che anima la nostra Associazione: crescere insieme, confrontarsi e creare legami che durano.»

«Accogliere le Donne del Vino in Sardegna è un’occasione per mostrare la nostra identità più autenticaspiega Nina Puddu, delegata sarda. In ogni calice c’è la storia di una terra antica, la forza delle donne che la coltivano e il legame profondo con la comunità. Questo viaggio è anche un modo per riscoprire, insieme, il valore del tempo e delle relazioni, che qui da noi sono la vera ricetta della longevità.»

Il viaggio formativo in Sardegna, curato dalla consigliera Cristiana Cirielli, dalla vice delegata delle Donne del Vino della Sardegna Luisa Carcangiu Bayre e da Rossella Pisano maestro assaggiatore vino rappresenta una nuova tappa del percorso di formazione e condivisione dell’associazione Le Donne del Vino, che promuove la cultura del vino, la sostenibilità e il ruolo femminile nel mondo enologico italiano.

Chi sono Le Donne del Vino

Le Donne del Vino sono la più grande associazione mondiale di enologia al femminile. Fondata nel 1988, conta oggi 1.250 socie tra produttrici, enotecarie, sommelier, ristoratrici, giornaliste, architette, avvocate e professioniste del settore. È presente in tutte le regioni italiane attraverso delegazioni attive e coordinate. Associazione senza scopo di lucro, Le Donne del Vino promuovono la cultura del vino e il ruolo delle donne lungo tutta la filiera vitivinicola. Realizza studi sul gender gap in cantina, incentiva l’adozione del vetro leggero e collabora con università e enti formativi per offrire percorsi di aggiornamento e alta formazione, soprattutto nei settori del marketing e della comunicazione. Dal 2021 ha avviato il progetto D-Vino, un’iniziativa che porta l’insegnamento del vino negli istituti alberghieri e turistici italiani, con una partecipazione sempre più ampia delle regioni. Le Donne del Vino valorizzano l’identità locale attraverso progetti culturali come il primo ricettario italiano ispirato al vino e ai vitigni autoctoni, le degustazioni dedicate ai “vitigni reliquia” e ai “vigneti antichi”, e la promozione del turismo del vino. Dal 2019 Le Donne del Vino hanno avviato una storica partnership internazionale con 12 associazioni estere del vino al femminile, dando vita al Forum Mondiale delle Donne del Vino, un appuntamento annuale di confronto sui grandi temi del settore. L’ultimo incontro a Roma nel novembre 2024. Da sempre impegnata nel sociale, l’associazione contrasta la violenza sulle donne con campagne di sensibilizzazione, convegni e raccolte fondi. Scopri di più sul sito www.ledonnedelvino.com, sul blog ufficiale e su D-News, l’inserto mensile allegato al Corriere Vinicolo.

«Abbiamo una serie di fragilità e sofferenze che in questi anni sono cresciute, perché il sistema sanitario fa fatica a dare risposte immediate soprattutto in un contesto periferico e marginale come il nostro.»
Il sindaco di Carloforte spiega così Stefano Rombi i motivi che hanno spinto il comune di Carloforte ad aderire al progetto di Talità Kum. Da oggi, i cittadini dell’Isola di San Pietro che hanno difficoltà economiche anche temporanee, rilevate attraverso l’Isee, potranno beneficiare delle prestazioni specialistiche e infermieristiche del poliambulatorio di Iglesias (in via XX Settembre 42/a).
«Ringraziamo Casa Emmaus perché, attraverso questo progetto, ci consente di offrire a un’ampia fascia della popolazione questi servizi e nuove opportunità per affrontare i problemi di saluteprosegue Stefano Rombi -. Questa iniziativa si integra perfettamente con il Taxi sociale che abbiamo istituito qualche mese fa ed è dedicato alle persone più fragili: potremo trasportare i nostri cittadini direttamente nella sede di Casa Emmaus. In questo modo creiamo una sinergia positiva di cui beneficerà un bacino di utenza di circa 600 persone. Parliamo di una comunità che ha un indice di anzianità rilevante: l’età media della popolazione è la più alta di tutto il Sulcis Iglesiente. Inoltre, ci sono numerose fragilità anche dal punto di vista reddituale, che noi non possiamo trascurare.»

Dopo le prime esperienze nei campus di Ingegneria e Architettura e di Sa Duchessa, il progetto UNICAsa prosegue il suo percorso di crescita e approda al campus di Sant’Ignazio con l’inaugurazione di una nuova postazione mobile.

UNICAsa è un progetto coordinato e condotto da  UNICA Space Force, un gruppo di ricerca multidisciplinare attivo presso la Scuola di Architettura del DICAAR (dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura) dell’Università di Cagliari, sviluppato con la collaborazione dei dipartimenti e delle facoltà che ospitano gli interventi. L’iniziativa nasce per rendere più accoglienti e vivibili gli spazi universitari, rafforzando la dimensione comunitaria e la connessione tra Ateneo e città.

Dopo una fase laboratoriale e progettuale, studentesse e studenti coinvolti nel progetto hanno realizzato le strutture attraverso attività di autocostruzione, utilizzando materiali modulari, reversibili, riciclabili e facilmente trasportabili.

All’inaugurazione erano presenti il Magnifico Rettore Francesco Mola, i coordinatori scientifici del progetto Carlo Atzeni e Ivan Blečić, insieme a docenti, studentesse, studenti e rappresentanti delle strutture dipartimentali.

«Questo progetto rappresenta una forte operazione di appropriazione degli spazi da parte di studenti e studentesse – ha detto il rettore Francesco Mola -. Si tratta infatti di strutture versatili vicine agli studenti, pensate e ideate per le loro esigenze. Con questa nuova installazione, UNICAsa consolida la sua presenza nei principali poli universitari e si apre ulteriormente alla città. L’obiettivo è strutturare una rete di postazioni mobili e spazi condivisi che contribuiscano a costruire una comunità accademica sempre più attiva, inclusiva e radicata nel territorio.»

Si è spento, all’età di 82 anni, l’imprenditore Antonio Marotta. Originario di Carbonia, viveva da tempo a Cagliari, dove è mancato all’ospedale Santissima Trinità, alle 16.15 di ieri, 21 ottobre 2025.
Sono state numerose le esperienze professionali di Antonio Marotta: da responsabile della manutenzione presso lo stabilimento Eurallumina di Portovesme, a responsabile imprese esterne e programmazione della manutenzione ordinaria e straordinaria presso lo stabilimento Rumianca di Macchiareddu (gruppo Enichem) e direttore generale presso imprese operanti in diverse regioni italiane e in Medio Oriente e tutto il territorio Italiano. Infine, direttore dell’impresa SPI operante nel nucleo industriale di Portovesme.
Il nome di Antonio Marotta resta indissolubilmente legato ai primi anni di vita di Radio Gamma 102, una delle primissime radio sorte in Sardegna a metà degli anni ’70. Era e resterà per sempre, nel ricordo di chi non è più giovane e ha vissuto quegli anni, l’indimenticabile Mister Paper che conduceva con grandissimi ascolti il programma delle dediche negli studi della Torre Littoria, dove la radio era stata trasferita dalla sede originaria della vecchia miniera di Cortoghiana. E ancora agli anni d’oro della discoteca Il Bambù e del Gamma Night, a Cortoghiana, dove si sono esibiti alcuni dei più grandi cantanti del panorama musicale italiano, tra i quali un giovane Antonello Venditti.
Antonio Marotta lascia la moglie Betty e i figli Nenè, Marcello, Fabio e Christian. La cerimonia funebre si terrà giovedì 23 ottobre, alle 16.00, nella chiesa della parrocchia di San Ponziano, a Carbonia.

Domani, mercoledì 22 ottobre, le squadre di Abbanoa interverranno per la manutenzione straordinaria della condotta idrica situata in corrispondenza dell’attraversamento della linea ferroviaria Decimomannu-Iglesias al km 38,690, nel territorio del comune di Iglesias. Per l’esecuzione delle operazioni si renderà necessario sospendere l’erogazione idrica nel distretto di Serra Pedrosa dalle 9.15 fino alla conclusione dell’intervento, stimata per le 18.00: previsti cali di pressione e temporanee interruzioni. Il servizio riprenderà a pieno regime a conclusione dei lavori.

Sarà cura dei tecnici del Gestore contenere quanto più possibile l’orario di interruzione e anticipare il riavvio dell’erogazione qualora l’intervento dovesse essere concluso in anticipo. Qualsiasi anomalia potrà essere segnalata al servizio di segnalazione guasti tramite il numero verde 800.022.040 attivo 24 ore su 24. Abbanoa segnala che alla ripresa dell’erogazione l’acqua potrebbe essere transitoriamente torbida a causa dello svuotamento e successivo riempimento delle tubazioni.

Sanità in Sardegna e Vertenza Entrate

La Sanità in Sardegna rappresenta uno dei temi più delicati e controversi della politica regionale. A partire dalla cosiddetta Vertenza Entrate, promossa dall’ex presidente Renato Soru nei primi anni 2000, la Regione Sardegna ha ottenuto dallo Stato maggiori quote di compartecipazione alle entrate fiscali generate sul territorio. Questo riconoscimento si basa sul principio di specialità statutaria della Sardegna, una delle cinque regioni italiane a statuto speciale.

Tuttavia, uno degli effetti indiretti di questa vittoria politica è stato che la spesa sanitaria, tradizionalmente coperta dallo Stato centrale, è diventata progressivamente a carico della Regione, in misura crescente rispetto ad altre regioni. In sostanza, la Sardegna ha ottenuto più risorse fiscali, ma ha dovuto farsi carico anche di maggiori costi, in particolare proprio quelli legati al sistema sanitario regionale.

Le criticità attuali

Questa situazione ha generato nel tempo difficoltà strutturali nel bilancio regionale. Il sistema sanitario sardo è oggi segnato da:

  • Gravi carenze di personale sanitario (medici, infermieri, specialisti);
  • Liste d’attesa sempre più lunghe, con migliaia di cittadini costretti a rivolgersi alla sanità privata o a spostarsi fuori regione;
  • Difficoltà finanziarie nell’erogazione dei servizi essenziali, in un contesto insulare che presenta già ostacoli logistici e demografici;
  • Un crescente malcontento tra i cittadini per la qualità e l’accessibilità dei servizi sanitari.

La proposta: restituire il costo della sanità allo Stato

Alla luce di questo squilibrio, molti osservatori, economisti e politici regionali ritengono necessario riaprire il confronto in sede di Conferenza Stato-Regioni, con l’obiettivo di ricondurre il finanziamento della sanità sarda allo Stato centrale, così come avviene in gran parte delle altre regioni italiane.

Restituire allo Stato il costo della sanità consentirebbe alla Sardegna di:

  • Alleggerire il proprio bilancio regionale;
  • Investire le risorse liberate in sviluppo, infrastrutture e servizi;
  • Garantire un livello uniforme di assistenza sanitaria rispetto al resto d’Italia, come previsto dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

Conclusione

La sanità in Sardegna è oggi al centro di una crisi che non è solo gestionale, ma soprattutto sistemica e finanziaria. Senza un intervento strutturale e una rinegoziazione dei rapporti con lo Stato, il sistema rischia di collassare, aggravando le disuguaglianze territoriali e sociali. La revisione degli accordi della Vertenza Entrate, pur salvaguardando l’autonomia fiscale della Regione, deve passare necessariamente per un riequilibrio dei costi della sanità a favore di una maggiore equità nazionale.

Proposta: Sanità di prossimità itinerante nel Sulcis – Un poliambulatorio in ogni Comune

Premessa

Il territorio del Sulcis, composto da 24 comuni, soffre da anni di gravi carenze sanitarie, con liste d’attesa insostenibili, carenza di medici e difficoltà di accesso ai servizi sanitari di base e specialistici. L’attuale modello ospedalocentrico e la scarsa capillarità dei servizi ambulatoriali rendono difficile garantire il diritto alla salute sancito dall’art. 32 della Costituzione.

Obiettivo

  • Istituire un modello innovativo di sanità di prossimità itinerante, tramite:
  • L’apertura o il potenziamento di poliambulatori territoriali in ciascuno dei 24 Comuni del Sulcis;
  • Un sistema rotazionale in cui ogni giorno un medico specialista si sposta in un Comune diverso;
  • Ridurre le liste d’attesa a massimo 30 giorni, garantendo continuità e regolarità nei servizi.

Funzionamento del modello

24 Comuni coinvolti

24 giorni lavorativi al mese (escludendo sabati e domeniche)

Ogni giorno, uno specialista (es. cardiologo, diabetologo, ortopedico, dermatologo…) si reca in uno dei comuni secondo un calendario fisso mensile.

I poliambulatori devono essere dotati delle attrezzature minime standard (ECG, ecografi, connessione telematica con il Fascicolo Sanitario Elettronico).

L’agenda delle visite viene gestita centralmente tramite ASL o software regionale, con prenotazioni facili per i cittadini (anche via telefono o sportello comunale).

Vantaggi

  • Riduzione delle liste d’attesa fino a un massimo di un mese.
  • Accessibilità territoriale garantita anche nei comuni più piccoli e isolati.
  • Sgravio per i presidi ospedalieri principali (es. Carbonia, Iglesias).
  • Maggiore continuità assistenziale per patologie croniche e fragilità.
  • Presenza costante di figure sanitarie di riferimento, anche per l’educazione alla salute e la prevenzione.

Risorse necessarie

  • Personale sanitario: specialisti a contratto o in convenzione, infermieri, amministrativi.
  • Spazi attrezzati: riuso di immobili comunali, ex sedi ASL o scuole dismesse.
  • Mezzi di trasporto per il personale sanitario.
  • Sistemi digitali per gestione prenotazioni e cartelle cliniche.

Sostenibilità

Il modello è scalabile, sostenibile e adattabile. Prevede l’impiego ottimizzato delle risorse umane (un solo specialista può coprire 24 comuni in un mese) e riduce i costi di trasporto sanitario per i pazienti. Può essere finanziato con fondi PNRR, regionali o europei per la medicina territoriale.

Conclusione

Questo progetto rappresenta una risposta concreta, moderna e sostenibile alla crisi della sanità nel Sulcis. Riporta il medico vicino al cittadino, riduce le disuguaglianze territoriali e rispetta il principio di equità del sistema sanitario nazionale.

L’importanza dei dati sanitari per una pianificazione finanziaria realistica

La gestione efficace della sanità territoriale nel Sulcis – e più in generale in tutta la Sardegna – non può prescindere dalla disponibilità e analisi sistematica dei dati epidemiologici e amministrativi. In particolare, i dati sulle esenzioni per patologie oncologiche e cronico-degenerative rappresentano un indicatore fondamentale per comprendere:

Il carico reale di malattia sul territorio;

  • Il numero potenziale di pazienti che necessitano di cure continuative e specialistiche;
  • L’impatto economico che queste patologie hanno sulla sanità pubblica regionale.

Queste informazioni sono essenziali per la stesura del bilancio sanitario regionale. Senza una base dati solida, non è possibile:

  • Costruire un modello predittivo affidabile;
  • Stimare in modo realistico il fabbisogno finanziario annuo per i servizi sanitari;
  • Pianificare in anticipo le risorse umane, tecnologiche e infrastrutturali necessarie;
  • Garantire equità e omogeneità nell’erogazione dei servizi tra territori diversi.

L’assenza o l’incompletezza dei dati comporta il rischio concreto di sottostimare il fabbisogno reale, generando tagli impropri, carenze di servizi e diseguaglianze nell’accesso alle cure, soprattutto in aree fragili come il Sulcis.

Raccomandazione operativa

È urgente attivare:

  • Un sistema informatizzato regionale di raccolta e analisi dei dati sanitari, integrato con le banche dati nazionali;
  • Una collaborazione stretta tra assessorati regionali alla sanità e al bilancio per usare i dati nella costruzione del documento di programmazione economico-finanziaria;
  • La trasparenza dei dati epidemiologici, anche a livello comunale o distrettuale, per una maggiore accountability verso cittadini e amministratori locali.

Conclusione aggiornata

Solo attraverso l’uso corretto dei dati sanitari e una programmazione strategica basata su evidenze epidemiologiche, sarà possibile garantire una sanità efficiente, sostenibile e realmente vicina ai bisogni dei cittadini del Sulcis e dell’intera Sardegna. La restituzione dei costi sanitari allo Stato, associata a una riforma della medicina territoriale e a una migliore capacità previsionale, rappresenta l’unica strada percorribile per superare l’emergenza sanitaria regionale.

Proposta: istituzione di un Osservatorio epidemiologico e Centro di Ricerca internazionale nel Sulcis

Premessa

I dati epidemiologici emersi negli ultimi anni indicano una frequenza anomala e un’accelerazione preoccupante di alcune patologie oncologiche e rare nel territorio del Sulcis e in altre aree della Sardegna. Tale evidenza suggerisce la possibile presenza di fattori ambientali e industriali aggravanti, ancora non pienamente identificati né studiati in modo sistematico.

In particolare, il territorio risente di un carico storico di inquinamento generato da:

  • Bonifiche minerarie mai completate o mai iniziate;
  • Inquinamento industriale persistente (siti ex-Alcoa, Portovesme srl, Eurallumina, impianti chimici e metallurgici);
  • Poligoni militari e sperimentazioni belliche, che hanno rilasciato nell’ambiente sostanze chimiche, metalli pesanti e materiali radioattivi.

Questi fattori, combinati, potrebbero generare un fenomeno di magnificazione degli agenti inquinanti (effetto cocktail), con ripercussioni biologiche ancora poco comprese, che spiegherebbero l’accelerazione di alcune malattie tumorali e rare.

Obiettivo

Trasformare questa condizione critica in una piattaforma di ricerca internazionale, attraverso:

L’istituzione di un Osservatorio Epidemiologico Permanente del Sulcis, con sede in loco, incaricato di:

  • Raccogliere, validare e analizzare i dati sanitari e ambientali;
  • Fornire supporto scientifico alla pianificazione sanitaria e ambientale;
  • Collaborare con ASL, ARPAS, ISS e università nazionali e internazionali.

La creazione di un Centro di Ricerca Internazionale sulle Malattie Ambientali, con l’obiettivo di:

  • Studiare i meccanismi di accelerazione patologica legati agli inquinanti del territorio;
  • Coinvolgere ricercatori e professori da tutto il mondo (medici, biologi, chimici, geologi, fisici, ingegneri ambientali);
  • Attivare collaborazioni con case farmaceutiche, enti di ricerca europei (es. Horizon Europe), e agenzie ONU (OMS, UNEP);
  • Sviluppare studi clinici, progetti di bonifica integrata e trial terapeutici innovativi.

Fonti di finanziamento

Fondi europei per la ricerca e la transizione ecologica (Horizon Europe, Next Generation EU, LIFE)

Fondi strutturali e di coesione per le regioni svantaggiate

Accordi di programma con Ministero della Salute, Ambiente, Università

Partenariati pubblico-privati con università, fondazioni scientifiche e industrie biotech/pharma

Impatto atteso

  • Comprensione delle cause ambientali e genetiche di alcune patologie ad alta incidenza;
  • Sviluppo di terapie e protocolli specifici per malattie rare e tumorali in ambienti contaminati;
  • Bonifica scientificamente guidata delle aree a rischio;
  • Valorizzazione del territorio come hub scientifico di rilevanza internazionale;
  • Creazione di posti di lavoro qualificati nel settore della ricerca, della sanità e della rigenerazione ambientale.

Conclusione aggiornata

Il Sulcis, da simbolo di abbandono e ingiustizia ambientale, può diventare un laboratorio globale di studio, cura e rigenerazione. Ciò che oggi rappresenta una ferita profonda può trasformarsi in opportunità di rilancio, attirando investimenti, competenze e speranza, per restituire dignità, salute e futuro al territorio e ai suoi cittadini.

Francesco Giganti (Banca SOS alimentare e culturale)