21 December, 2025
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Sono 5.870 le denunce di infortunio sul lavoro ricevute dall’Inail da gennaio a giugno 2025 in Sardegna, 70 in più rispetto allo stesso periodo del 2024, sette le vittime. Solo a giugno sono state registrate 961 denunce di infortunio sia a lavoro che in itinere. Il settore più colpito è quello dell’industria e dei servizi (di cui fanno parte manifattura, edilizia, ma anche ristorazione, sanità), con 4.227 infortuni. Sono i dati riportati dalla statistica Inail aggiornata al 30 giugno scorso.

«E’ un numero troppo elevato – denuncia la UIL Sardegna -. Si deve investire molto di più su prevenzione e formazione.»

L’allarme arriva alla vigilia dell’anniversario dell’eccidio di Buggerru e del patto siglato lo scorso anno tra sindacati e Regione proprio sugli infortuni sul lavoro. Un patto che al momento è rimasto solo sulla carta, come dimostrato dalla mancata previsione nell’assestamento di bilancio regionale delle risorse. L’accordo prevedeva, tra le altre cose, azioni per promuovere la sicurezza sul lavoro in Sardegna puntando su prevenzione, formazione e controllo.

«L’articolo 5 del patto – ricorda la segretaria generale della UIL Sardegna, Fulvia Murru – prevedeva il finanziamento triennale delle varie attività, ma non è stato fatto nulla salvo che ‘dimenticare’ le risorse per attuarlo. Scriverò alla presidente Alessandra Todde. Chiederemo un incontro urgente e l’apertura di un tavolo permanente sul tema infortuni sul lavoro.»

Secondo Fulvia Murru bisogna assolutamente investire sulla sicurezza: «Non può essere sottovalutataevidenzia la segretaria della UIL – servono controlli ma non solo. L’azione pubblica e imprenditoriale deve puntare di più sulla prevenzione e la formazione dei lavoratori. Servono interventi mirati».

Per la segretaria generale della UIL è necessario penalizzare le aziende che non rispettano le norme sulla sicurezza: «Devono essere escluse dal mondo del lavoroconclude Fulvia Murru -. Solo puntando di più su controlli, sicurezza, formazione e prevenzione si ridurrà il numero di morti e infortuni sul lavoro e non saremo costretti a leggere costantemente un bollettino di guerra».

 

È stato firmato questa sera a Villa Devoto l’Accordo di Programma tra la Regione Autonoma della Sardegna, il Comune di Cagliari e l’Università degli Studi di Cagliari per la riqualificazione e la messa in sicurezza dell’area verde compresa tra il polo universitario di viale Fra’ Ignazio, via don Bosco e viale Merello, nel cuore del centro storico cittadino.
L’accordo, finanziato con un contributo regionale straordinario di 2,2 milioni di euro, consentirà la creazione di un grande parco urbano integrato che metterà in connessione l’Orto dei Cappuccini, i giardini universitari e le aree oggi intercluse, favorendo l’accessibilità, il recupero del patrimonio naturalistico e archeologico e la valorizzazione degli spazi universitari.
«La nostra visione di sviluppo urbano parte dall’idea che il verde e la cultura debbano diventare parte integrante della vita quotidiana delle personeha dichiarato la presidente della Regione, Alessandra Todde -. Con questo progetto vogliamo restituire a studentesse e studenti, cittadine e cittadini, uno spazio pubblico accessibile, sostenibile e vivo, dove l’università incontra la città, e dove il paesaggio, la storia e il futuro si tengono per mano. È un esempio concreto di come Regione, Comune e Università possano lavorare insieme per costruire bellezza, benessere e coesione sociale.»
I lavori, previsti nel cronoprogramma triennale, includono la realizzazione di percorsi pedonali, la sistemazione del verde, il recupero delle cisterne romane, nuovi arredi, illuminazione a LED, impianti fotovoltaici e un punto ristoro.
Il comune di Cagliari sarà soggetto attuatore dell’intervento e curerà le fasi progettuali e realizzative, con la collaborazione dell’Università degli Studi di Cagliari per la parte di competenza e il coordinamento della Regione Autonoma della Sardegna attraverso l’assessorato della Difesa dell’Ambiente.
L’accordo ha una durata triennale e prevede l’istituzione di un Collegio di vigilanza composto dalla Presidenza della Regione, dal sindaco di Cagliari e dal rettore dell’Università, con l’obiettivo di monitorare lo stato di avanzamento delle attività e garantire il rispetto del cronoprogramma.

I sindaci dell’Unione dei Comuni del Sulcis hanno inviato una richiesta urgente di potenziamento e infrastrutturazione della rete irrigua nei Comuni del Sulcis – Sviluppo agricolo, occupazione giovanile e contrasto allo spopolamento, alla presidente della Regione Alessandra Todde, al presidente del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale Efisio Perra, agli assessori regionali dei Lavori pubblici Antonio Piu, dell’Agricoltuyra Gian Franco Satta e della Difesa dell’Ambiente Rosanna Laconi, all’amministratore straordinario della provincia del Sulcis Iglesiente Sergio Murgia e, infine, alla Coldiretti sede di Cagliari.

Il testo integrale.

Noi sottoscritti Sindaci dei Comuni Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, San Giovanni Suergiu, Santadi, Sant’Anna Arresi, Tratalias e Villaperuccio, uniti da obiettivi condivisi e da esigenze territoriali comuni, sottopongono alla Vostra cortese attenzione la presente istanza formale e urgente: il potenziamento funzionale e infrastrutturale della rete irrigua nei rispettivi territori comunali. Le aree interessate sono storicamente caratterizzate da una solida vocazione agricola e zootecnica, che tuttavia risulta oggi fortemente limitata dalla carenza di una rete irrigua adeguata. Un sistema di irrigazione efficiente rappresenterebbe non solo uno strumento tecnico, ma una leva strategica per favorire lo sviluppo economico locale, creare occupazione stabile – in particolare giovanile – e contrastare in modo concreto il fenomeno dello spopolamento rurale. Tale urgenza si inserisce nel più ampio contesto della crisi occupazionale derivante dalla progressiva dismissione del polo industriale del Sulcis. In tale quadro, l’agricoltura e l’allevamento possono svolgere un ruolo chiave nel rilancio socio-economico del territorio, a condizione che siano supportati da un’infrastruttura irrigua moderna e capillare. Nel comprensorio sono già presenti due dighe operative, che tuttavia non risultano ancora integrate in una rete efficiente e diffusa. Si segnala, inoltre, la presenza nel territorio del comune di Nuxis di un bacino idrico naturale, noto come “Crabi”, che potrebbe essere adeguatamente valorizzato se inserito in un sistema infrastrutturale coerente e pianificato.

Alla luce di quanto sopra, si chiede:

  • la progettazione e la realizzazione di un sistema irriguo efficiente e diffuso nei territori agricoli dei Comuni firmatari;
  • l’ammodernamento e l’estensione delle condotte esistenti, molte delle quali obsolete o frammentarie;
  • l’integrazione delle risorse idriche naturali e industriali, inclusi gli invasi attualmente presenti;
  • il coinvolgimento attivo dei Comuni interessati nella pianificazione, nella progettazione e nella definizione delle priorità;
  • l’attivazione di specifiche linee di finanziamento regionali, nazionali e/o comunitarie finalizzate alla realizzazione delle opere.

Siamo convinti che tale intervento rappresenti non solo un doveroso sostegno a comunità da sempre legate alla terra, ma anche un’occasione concreta per rilanciare l’economia locale, incentivare l’insediamento rurale e tutelare il paesaggio agricolo. Manifestiamo sin d’ora la nostra disponibilità per partecipare a un incontro istituzionale operativo, volto ad approfondire gli aspetti tecnici e procedurali della proposta. Ringraziando sin d’ora per l’attenzione, porgiamo i più cordiali saluti. I Sindaci dei Comuni di Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, San Giovanni Suergiu, Santadi, Sant’Anna Arresi, Tratalias e Villaperuccio.

 

«Le nuove e più stringenti esigenze finanziarie degli Enti Locali richiedono uno sforzo maggiore da parte della Regione Sardegna: 100 milioni di aumento del Fondo Unico spalmati su tre anni non sono sufficienti a soddisfare le incombenze che gravano sui Comuni. Siamo molto sorpresi di apprendere che, nell’assestamento di bilancio appena varato dalla Giunta Regionale della presidente Alessandra Todde, non figurino gli auspicati 40 milioni di euro aggiuntivi all’aumento del Fondo Unico per l’anno 2025, per ora fermo a 60 milioni. Occorrono almeno 100 milioni complessivi ad annualità, per provare a fronteggiare l’emergenza “casse comunali”. Ma, stante questa situazione, per il 2025 sono previsti 60 milioni di incremento, 20 nel 2026 e altrettanti nel 2027: un totale di 100 milioni sul triennio che rappresenta “poca cosa” in confronto alle reali esigenze. Soprattutto se si considera che quest’anno saranno 60, ma nei successivi si ridurranno a un quinto della cifra richiesta dagli Enti locali.»

Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, presidente del Cal, Consiglio delle autonomie locali.

«Dopo i confronti alla vigilia della Finanziaria, pensavamo fosse legittimo ritenere che si arrivasse ad ottenere almeno 100 milioni in più già da quest’anno finanziario, anche se va sottolineato che non sarebbero stati ancora sufficientiaggiunge Ignazio Locci – .Dispiace che si faccia un sostanziale passo indietro su questa importantissima “partita”, lasciando i Comuni in trincea con le armi a mezzo servizio. Gli Enti locali, infatti, stanno in generale attraversando un momento complicato a causa degli aumenti di ogni bene e servizio: energia, acqua, contratti dei lavoratori, personale, servizi per i cittadini, manutenzioni e via discorrendo. Senza un deciso aumento sin da adesso, in tanti Comuni si rischiano seri problemi di tenuta.»

«Auspico un ripensamento da parte della presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, nonché l’impegno incisivo del Consiglio Regionale: un passo in avanti in soccorso degli Enti, che significherebbe metterli nelle condizioni di amministrare, oltre che un segnale di vicinanza verso chi ogni giorno cerca di dare risposte ai cittadini», conclude il presidente del Consiglio delle autonomie locali.

 

«La legge approvata non risolve nulla e certo non supera i commissariamenti degli enti intermedi, così come invece dispone la Delrio, legge ancora in vigore e alla quale anche la Regione Sardegna dovrebbe adeguarsi, anziché prendere tempo perpetuando le gestioni commissariali. La competenza di questa materia è chiaramente del Parlamento nazionale, che peraltro sta lavorando anche ad altre proposte sempre nell’alveo dell’elezione diretta di Presidenti e Consigli.»

Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, sindaco di Sant’Antioco e presidente del Consiglio delle Autonomie locali.

«Il nodo da sciogliere è come reggere la spesa necessaria delle Province, che a livello nazionale si aggira intorno a 1,2 miliardi di euro, secondo le recenti stimeaggiunge Ignazio Locci -. Allo stato attuale in tutta Italia le province sono governate da amministrazioni elette con procedure di secondo livello, in ossequio all’approvazione della legge Delrio, che risale al 2014. Noi siamo invece l’unica Regione ad avere ancora i commissari: un’anomalia non più sostenibile e spiegabile né ai cittadini, né ai Comuni, soprattutto di fronte all’approvazione in Consiglio Regionale di una legge che non cambia di una virgola l’attuale gestione e non fa alcun passo in avanti.»

«È abbastanza chiaro che quella approvata dal Consiglio Regionale è una proposta di legge nazionale che dovrà affrontare un iter lunghissimo, che naturalmente non promuoverà lo sblocco della situazione. Appare, al contrario, una novità volta a mascherare la vera volontà di questo governo regionale: prorogare i commissari in carica. Un atteggiamento che riteniamo profondamente sbagliato e non in linea con il buon senso, né tantomeno con gli impegni che il governo regionale aveva assunto a suo tempo con i sardiconclude Ignazio Locci -. Faccio, dunque, un appello alla Presidente Alessandra Todde affinché convochi i comizi elettorali entro il mese di luglio al fine di rispettare i termini della legge in vigore sui commissariamenti.»

Un filo di pace realizzato con il lino della Normandia ei fili delle reti dei pescatori del Sulcis. Lo hanno realizzato gli alunni e le alunne dell’Istituto Comprensivo “Taddeo Cossu” di Sant’Anna Arresi e Teulada insieme ai loro coetanei della Tunisia, della Francia e del Galles con lo scopo di unire simbolicamente le sponde dei mari su cui si affacciano i quattro paesi coinvolti nel progetto e creare un ponte di pace.

Questa mattina i bambini e le bambine dell’Istituto “Taddeo Cossu”, accompagnati dai loro insegnanti, sono stati ricevuti nel giardino di Villa Devoto dalla Presidente della Regione Alessandra Todde e dall’assessora della Pubblica Istruzione Ilaria Portas e hanno avuto modo di raccontare il progetto di educazione alla cittadinanza globale che attraverso l’arte dà un segnale di grande speranza.

«Spesso i conflitti sono causa dalla paura e dalla mancanza di conoscenza dell’altro», ha detto ai bambini e alle bambine il presidente Todde, evidenziando l’importanza di costruire la pace, ogni giorno ed in ogni circostanza. «Scegliere il dialogo è più difficile che alzare muri ha aggiunto la Presidente della Regionema è l’unica strada che ci rende umani. Il Filo di Pace è un’opera collettiva, simbolica e concreta. Un ponte tra sponde lontane, un messaggio di speranza che parte dalle scuole.»

«La Pace è l’elemento più rivoluzionario in un tempo di guerre e di riarmoha aggiunto l’assessora Ilaria Portas -. La voce delle bambine e dei bambini, che in questo particolare momento storico subiscono l’orrore della guerra, si alza attraverso un’opera delle loro mani e racconta la loro e la nostra speranza.»

La presidente Alessandra Todde ha poi ringraziato il Corpo forestale della Regione Sardegna, che con i propri mezzi ha accompagnato la delegazione e ha menzionato la docente Daniela Selis, che con intensità e delicatezza ha interpretato il canto Juste quatre lettres di Malika Bazega. «La sua voceha detto Alessandra Toddeha ricordato a tutti noi che la pace si insegna, si coltiva, si trasmette.»

Inserito nel Piano triennale dell’offerta formativa (Ptof), il progetto Un filo di Pace è un percorso di sensibilizzazione e di educazione alla pace che si inserisce all’interno di una formazione più ampia per l’educazione della cittadinanza e la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. In questi mesi ha coinvolto circa 800 alunni sardi. Il manufatto, esposto all’inizio di giugno nella spiaggia di Porto Pino, sarà donato dalla scuola ad una personalità che si è impegnata per la costruzione della pace.

«Quello metalmeccanico è un settore strategico nell’ambito del processo di industrializzazione del Paese e della Sardegna, e pertanto la Regione non può che auspicare una risoluzione della vertenza del rinnovo contrattuale in tempi congrui.»
Lo ha detto l’assessore dell’Industria Emanuele Cani in conclusione dell’incontro con i rappresentanti delle segreterie regionali di Fiom-Cigil, Fsm-Cisl e Uilm-Uil per fare il punto sulla proposta di rinnovo contrattuale dei metalmeccanici, a seguito dello sciopero nazionale indetto per la giornata odierna.
Alla riunione, tenuta nel primo pomeriggio nella sede dell’assessorato, ha preso parte anche l’incaricato per le relazioni sindacali della presidente Alessandra Todde, Mario Arca.
«La Presidenza e l’Assessorato hanno risposto positivamente alla richiesta di incontro in quanto sensibili alla questione, e non per mera solidarietà nel rispetto di una disposizione costituzionale, ma perché questa vertenza rappresenta un problema per la società e per l’industria italiana, e quindi anche per l’industria sarda. Un contratto non rinnovato è un ostacolo al rilancio industriale, per l’Italia così come per la Sardegnaha sottolineato Mario Arca -. Le rivendicazioni salariali, in un Paese in cui le retribuzioni del settore industriale sono tra le più basse in Europa, e in Sardegna tra le più basse a livello nazionale, sono assolutamente legittime.»
 

Alessandra Todde non s’arrende alla sentenza del tribunale di Cagliari e annuncia un nuovo ricorso.

«A differenza di chi sceglie lo scontro con la magistratura, noi rispettiamo il ruolo dei giudici e le loro decisioni, anche quando non le condividiamo, come in questo casoscrive Alessandra Todde in una nota diffusa alcuni minuti fa -. Proprio perché crediamo nello Stato di diritto, che prevede tre gradi di giudizio, abbiamo il diritto e dovere di difenderci nel processo, non dal processo. Quindi andiamo avanti: impugniamo la sentenza, perché le violazioni contestate non sussistono, come pure rilevato dalla Corte dei Conti e dalla Procura della Repubblica di Cagliari.»

«In primo luogo, il Tribunale dice che il Collegio di garanzia era incompetente a esprimersi sulla decadenza. Quindi avevamo ragioneaggiunge Alessandra Todde -. Tuttavia, la sentenza presenta diversi punti discutibili e controversi, che i nostri legali stanno puntualmente valutando, ma fin da ora si possono rilevare come siano incongruenti alcuni passaggi. Non ci convince affatto il ragionamento sulla proporzionalità della sanzione della mia decadenza da presidente e dell’intero Consiglio regionale.»

«Inoltre, è paradossale il passaggio della sentenza in cui si sostiene che pur in assenza di un’espressione e contestazione formale, avrei dovuto comprendere la necessità di rendicontare in prima persona e non per il tramite del Comitato, pur non avendo personalmente speso nullaprosegue Alessandra Todde -. Infatti, il Comitato è stato l’unico soggetto ad aver ricevuto contributi e ad aver effettuato spese. Una dichiarazione, anche se ritenuta irregolare, non può essere equiparata a una mancata presentazione di documenti. Ribadisco che non c’è nessuna violazione della trasparenza, perché è noto quante e quali sono state le somme versate, da chi, e come sono state spese dal Comitato. Infatti, la Corte dei Conti ha confermato la correttezza del rendiconto.»

«Mentre da cinque mesi ci attaccano, noi abbiamo sempre continuato a lavorare nell’interesse della Sardegna e continueremo a farlo: stasera c’è una giunta, un’altra è convocata per venerdì. Nei prossimi giorni abbiamo programmato riunioni e incontri, come quello a Tortolì con i ragazzi delle scuole. Siamo e rimaniamo concentrati per risollevare questa terra annichilita dalla destra, dalla tutela di interessi personalistici a scapito del bene comune. Da diverse ore il centrodestra chiede le mie dimissioni da Presidente perché vorrebbe tornare a mettere le mani nella gestione della Regione ma la sentenza dice che è il Consiglio regionale a doversi esprimere in ultima istanzaconclude Alessandra Todde -. Questa è una battaglia che si combatte nei tribunali. E lì la combattiamo. Sono nel pieno delle mie funzioni, e intendo onorarle fino in fondo.»

Il Tribunale di Cagliari ha rigettato il ricorso di Alessandra Todde avverso l’ordinanza-ingiunzione del Collegio Regionale di Garanzia Elettorale presso la Corte d’appello di Cagliari adottata il 20.12.2024 e notificata il 3.01.2025.

Gli addebiti formulati a carico della presidente della Regione sono i seguenti: 1) non conformità della dichiarazione di spesa e di rendiconto a quanto previsto dall’art. 7, comma VI, legge 515 del 1993; 2) mancata nomina del mandatario ex art. 7, comma III, legge 515 del 1993; 3) mancata apertura di conto corrente dedicato esclusivamente alla raccolta di fondi ai sensi dell’art. 7, comma IV, legge 515 del 1993; 4) mancata sottoscrizione e asseverazione del rendiconto da parte del mandatario; 5) mancata produzione dell’estratto del conto corrente bancario o postale; 6) carenza di informazione e documentazione circa il conto corrente sul quale sono confluite le somme indicate nell’elenco prodotto dalla candidata ai sensi dell’art. 7, comma I, legge 515 del 1993.

La lunga sentenza (65 pagine) emessa dal tribunale di Cagliari, si conclude rilevando che «le violazioni contestate alla ricorrente con il provvedimento impugnato, sono risultate tutte sussistenti. Le stesse non sono mere irregolarità o vizi formali, ma sono violazioni sostanziali e gravi (oltre che plurime), in quanto disattendono integralmente la disciplina in materia di spese elettorali, rendendo impossibile verificare con sicurezza i fondi ricevuti dalla ricorrente, il soggetto finanziatore e l’impiego delle somme. Deve quindi confermarsi anche l’importo della sanzione, come quantificato dal Collegio di Garanzia, che appare determinato secondo il corretto procedimento giuridico dell’individuazione della sanzione per la violazione più grave e l’incremento fino al triplo per ogni ulteriore violazione, conformemente a quanto previsto dell’art. 8, legge 689 del 1981. 16)».

Per quanto concerne la sanzione della decadenza, viene osservato che «il provvedimento contestato non ha disposto la decadenza, ma, ritenendo che le violazioni accertate comportassero detta conseguenza, ha disposto la trasmissione degli atti al Presidente del Consiglio regionale» e che «non rientra nella competenza del Collegio di Garanzia né in quella del Tribunale adito per l’impugnazione dell’ordinanza-ingiunzione, pronunciare l’eventuale decadenza della ricorrente. La competenza è rimessa dalla legge al Consiglio regionale. All’organo amministrativo di controllo e poi a quello giurisdizionale, che non intende esondare dall’alveo delle proprie competenze, è rimesso esclusivamente l’accertamento della violazione delle norme in materia di spese elettorali. Effettuato detto vaglio, che rimane insindacabile dal Consiglio regionale, quest’ultimo assumerà le sue determinazioni sulla decadenza, tenendo fermo quanto accertato in questa sede.»

I sindaci dei 23 Comuni del Sulcis Iglesiente hanno chiesto un intervento urgente all’amministratore straordinario della provincia del Sulcis Iglesiente Sergio Murgia, al presidente della Regione Autonoma della Sardegna Alessandra Todde, all’assessore regionale dei Lavori pubblici Antonio Piu e, infine, al prefetto di Cagliari Giuseppe Castaldo, per l’esecuzione della manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade provinciali del Sulcis Iglesiente.

«Noi Sindaci del Sulcis Iglesiente intendiamo sottoporre alla Vostra attenzione la grave e crescente criticità relativa allo stato di numerose strade provinciali ricadenti nel nostro territorio, frequentemente teatro di gravi incidenti stradalisi legge nella richiesta -. Le arterie viarie in questione, che collegano diversi centri abitati e rappresentano percorsi fondamentali per la mobilità locale, versano in condizioni particolarmente precarie, a causa della: 

  • presenza diffusa di buche, crepe e dissesti del manto stradale;
  • mancanza o inadeguatezza della segnaletica orizzontale e verticale;
  • assenza di guardrail in tratti pericolosi;
  • crescita incontrollata di erbacce e vegetazione ai margini della carreggiata, che riducono la visibilità, ostacolano la circolazione e aumentano il rischio di incidenti.»

«L’attuale stato di degrado di queste infrastrutture compromette seriamente la sicurezza degli utenti della strada, in particolare dei mezzi di soccorso, del trasporto pubblico e dei cittadini che quotidianamente vi transitano – aggiungono i sindaci -. Inoltre, le difficoltà nei collegamenti intercomunali rischiano di aggravare ulteriormente l’isolamento di alcune aree e di ostacolare l’accesso ai servizi essenziali. Alla luce di quanto esposto, si richiede un intervento tempestivo da parte della provincia Sud Sardegna, volto al ripristino delle condizioni di sicurezza e funzionalità dell’infrastruttura viaria attraverso l’esecuzione delle opere di rifacimento del manto stradale, della rimozione della vegetazione infestante e la messa in sicurezza dei tratti più a rischio. Fiduciosi nella Vostra sensibilità istituzionale e nella consapevolezza della gravità della situazione, chiediamo un incontro per gli indispensabili approfondimenti tecnici e i sopralluoghi congiunti», concludono i 23 sindaci dei Comuni del Sulcis Iglesiente.

Giampaolo Cirronis

Nella foto di copertina, la strada provinciale 81 che collega Cortoghiana a Nuraxi Figus